Università di Macerata Corso in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni Economia Politica GLI ACCORDI COLLUSIVI Gli accordi collusivi possono avere diverse forme, le imprese possono accordarsi su: i prezzi di vendita; la spartizione della produzione; la divisione dei mercati; altre variabili. Anche la struttura degli accordi può variare: può consistere in un cartello ben organizzato; può essere sostenuta da diverse forme di comunicazione tra le imprese; può essere una collusione tacita. La definizione di collusione suggerita dalla teoria economica è diversa da quella offerta dalla impostazione giuridica. La differenza riguarda la nozione di accordo. Nella IMPOSTAZIONE GIURIDICA l’accordo è un elemento necessario e fondante per identificare una pratica collusiva e deve manifestarsi in forma esplicita. Secondo la TEORIA ECONOMICA, un cartello può essere implementato anche senza espliciti accordi e comunicazione tra le imprese. Date le caratteristiche di un mercato e la prevalenza di forme di concorrenza olipogolistica, esisterà una configurazione di equilibrio raggiunta in assenza di cooperazione tra le imprese, definito anche equilibrio non cooperativo. Si ha collusione nel caso in cui le imprese riescano a praticare prezzi più elevati rispetto a quelli dell’equilibrio non cooperativo. Non è semplice conseguire un risultato collusivo perché ogni impresa avrà la tentazione a deviare dall’accordo. Una deviazione consente all’impresa di incrementare i suoi profitti nel breve periodo. ESEMPIO: ci sono due venditori di frutta in un mercatino, entrambi vendono pere di identica qualità e sanno che il prezzo di monopolio è di 2 euro al kg. Ogni venditore deve scegliere il suo prezzo di vendita. Il venditore A pensa che il suo concorrente stia fissando un P=2€ ha due alternative: 1.se anch’egli pratica il P di 2 euro, conquisterà metà degli acquirenti. Si configura una collusione tacita. 2.Se devia, dovrà imporre un P più basso del rivale. Supponiamo che devia, fissando un prezzo di 1,9 euro al kg. In questo caso tutti i consumatori compreranno da lui. CONCLUSIONE: il venditore A pur rinunciando a O,1 € su ogni Kg venduto, raddoppierà le vendite e aumenterà i profitti. Gli ELEMENTI PRINCIPALI di una collusione sono due: 1. 2. I suoi partecipanti devono scoprire tempestivamente la deviazione. Deve seguire una punizione, che riduce nel lungo periodo i profitti dell’impresa deviante, attraverso un incremento delle quantità prodotte da parte dei rivali oppure attraverso la vendita a prezzi più bassi. Sull’esempio precedente poniamo che il mercatino sia molto piccolo e che i venditori affiggono i loro prezzi, questo permette di scoprire subito una eventuale riduzione rispetto al prezzo collusivo. Dopo aver individuato la deviazione, l’altro venditore che fino a quel momento ha praticato il prezzo di 2 euro al kg, reagirà subito iniziando a vendere ad un prezzo inferiore a 1,9 euro. Questo porterà ad una guerra di prezzi che ridurrà i profitti di entrambe le imprese. CONCLUSIONE: 1) la consapevolezza che una deviazione sarà facilmente scoperta e che essa sarà seguita da una punizione sul mercato, tratterrà ogni venditore dal deviare e lo convincerà a rispettare l’accordo collusivo. 2) Affinché un esito collusivo sia sostenibile le imprese non devono comunicare necessariamente tra loro. Nella COLLUSIONE TACITA, che non prevede alcun tipo di comunicazione, le imprese rischiano di compiere errori, scegliendo un prezzo/quantità che non è congiuntamente ottimale e che può essere complicato cambiare. Possiamo avere due casi: 1. se un’impresa crede che il prezzo ottimale per l’industria sia più alto di quello corrente ed essa procede ad incrementare il suo prezzo per lanciare questo segnale, essa perderà quote di mercato durante il periodo di aggiustamento. 2. Se un’impresa riduce i suoi prezzi, perché vuole coordinarsi su di un prezzo di equilibrio più basso, questo movimento potrebbe essere frainteso ed interpretato come una deviazione provocando una inutile guerra di prezzi. CONCLUSIONE: il ricorso a cambiamenti di prezzo per coordinarsi su altri equilibri collusivi può essere troppo costoso. Quando le imprese ricorrono alla COLLUSIONE ESPLICITA, possono comunicare tra loro e coordinarsi su di un equilibrio congiuntamente ottimale,senza dover ricorrere al mercato che può rivelarsi costoso. Inoltre, se le condizioni di mercato mutano, a causa di shock che colpiscono la domanda o i costi, la comunicazione permetterà alle imprese di scegliere un nuovo prezzo collusivo, senza il rischio che si scateni un ingiustificato periodo di punizione. Un primo fattore che incide sulla sostenibilità di un accordo collusivo è l’analisi dei profitti. Se la crescita nei profitti che l’impresa ottiene inizialmente con una deviazione è limitata mentre la riduzione nei profitti, conseguente la fase di punizione, è rilevante c’è una maggiore probabilità che ci sia una collusione. Concentrazione Entrata Proprietà incrociate Regolarità e frequenza degli ordini Potere degli acquirenti Elasticità della domanda Evoluzione della domanda Simmetria Contatti multimercato Omogeneità dei prodotti Giacenza di magazzino e capacità produttive in eccesso La collusione è più sostenibile quanto più piccolo è il numero delle imprese presenti nell’industria, questo per tre ragioni: 1. con un numero minore di imprese il monitoraggio reciproco e l’individuazione di comportamenti devianti è più semplice, rendendo più veloce e certa la punizione. 2. Il numero di imprese influenza anche i profitti ottenuti dalla collusione a dalla deviazione. 3. Minore è il numero dei concorrenti nell’industria, più semplice sarà per loro individuare un’allocazione su cui coordinarsi. La collusione è più difficile da sostenere in un mercato nel quale l’entrata sia agevole, rapida e poco costosa, questo per due ragioni: 1. l’entrante può non volere perseguire una strategia collusiva e per questo motivo si comporta aggressivamente. Questo comporta la riduzione delle quote di mercato dei partecipanti al cartello che devono ridurre i prezzi con la conseguente caduta dell’accordo collusivo. 2. Le nuove imprese vogliono aderire all’accordo collusivo ma l’aumento del numero dei partecipanti indebolisce la sostenibilità dell’accordo. Se una società possiede una partecipazione nel capitale di un’impresa concorrente, gli incentivi a colludere aumentano: diventa più facile coordinare le politiche di prezzo e di marketing; diventa più semplice scambiarsi informazioni riguardo tali politiche, con la conseguenza che il monitoraggio delle altre imprese diventa più facile; gli incentivi a farsi concorrenza sul mercato si riducono. La stabilità della domanda e la regolarità degli ordini che le imprese ricevono facilitano l’implementazione di un accordo collusivo. Un ordine insolitamente grande o un shock positivo alla domanda rappresentano una forte tentazione a deviare, in quanto l’impresa realizzerebbe profitti molto elevati, questo per due motivi: 1. la dimensione del mercato risulta in quella fase accresciuta, 2. l’impresa che devia aumenta la propria quota di mercato a svantaggio dei rivali. Il grado di concentrazione degli acquirenti può incidere sulla sostenibilità dei prezzi collusivi. Un forte acquirente può ricorrere al suo potere contrattuale per stimolare la competizione tra i venditori: sia minacciando di rivolgersi ad altri fornitori, sia minacciando di internalizzare la produzione del bene. Un potente acquirente può riuscire perfino a spezzare un accordo collusivo, qualora provveda a concentrare i suoi ordini su uno o pochi produttori che offrono le condizioni migliori, inducendo i fornitori a deviare dalla strategia collusiva. L’elasticità della domanda incide su entrambi i lati del vincolo di incentivo a colludere ed il suo effetto sulla sostenibilità della collusione rimane ambiguo. Se la domanda è molto elastica, una riduzione di prezzo determinerà un incremento nella quantità domandata. Ma un incremento della domanda è consistente sia quando il prezzo viene ridotto a seguito della deviazione che nel momento in cui tutti i prezzi vengono ridotti durante la fase della punizione. I mercati caratterizzati da domanda instabile,soggetta ad improvvisi shock o invece ad una progressiva e prevedibile espansione o contrazione, determinano effetti rilevanti sulla sostenibilità della collusione: quando la domanda subisce shock non anticipabili e non persistenti, l’implementazione di un cartello diventa più difficile; se le variazioni della domanda sono correlate nel tempo, gli incentivi a colludere risultano rafforzati. La variabilità della domanda influenza inoltre la capacità delle imprese di monitorarsi reciprocamente. La simmetria tra le imprese è un fattore che facilita la collusione. Più le imprese sono simili su vari aspetti come la capacità produttiva, i costi, le conoscenze tecnologiche, il numero delle varietà di prodotto, più è facile sostenere un accordo collusivo. La letteratura economica offre molti contributi a sostegno di questa tesi, si ricorda il modello di COMPTE, JENNY e REY ed il modello di KÜHN e MOTTA. I contatti multimercato, ossia la contemporanea presenza di un gruppo di imprese su più mercati, facilitano la collusione. Questo perché le imprese che sono presenti contemporaneamente su più mercati , qualora dovessero deviare da un accordo collusivo in un mercato, subirebbe una punizione più severa poiché estesa a tutti i mercati. Nella pratica antitrust si considera l’omogeneità dei prodotti un fattore che facilita la collusione. La teoria economica non dà una definizione generale su quale sia l’effetto collusivo di questo fattore. Se consideriamo prodotti differenziati possiamo avere due effetti: 1. un effetto anticollusivo, dato che è più difficile punire un’impresa che devia poiché anche una considerevole riduzione nei prezzi da parte dei rivali lascerebbe l’impresa che ha deviato con una domanda positiva. 2. Un effetto procollusivo, in quanto la deviazione consente un minore incremento nella domanda e nei profitti: un impresa che devia in presenza di prodotti differenziati non è in grado di strappare ai rivali grandi quote di mercato, a meno che non riduca di molto il suo prezzo. Una elevata elasticità dell’offerta delle imprese, dovuta all’esistenza di consistenti giacenze di magazzino o di elevata capacità produttiva in eccesso esercita effetti ambigui sulla possibilità di sostenere un accordo collusivo: da un lato, le elevate capacità produttive in eccesso accrescono l’incentivo a deviare; dall’altro lato, se anche i rivali sono dotati di capacità produttiva in eccesso, la punizione sarà più dura e questo incentiva la collusione. GREEN e PORTER hanno mostrato che se le imprese non possono osservare i prezzi praticati dai rivali né possono conoscere i livelli della domanda di mercato, diventa più difficile sostenere la collusione. In questo caso per scoraggiare le imprese a praticare sconti segreti proteggendosi dietro la scarsa osservabilità delle azioni reciproche, vengono effettuate periodicamente revisioni dei prezzi verso il basso, si tratta di un meccanismo fisiologico interno all’accordo collusivo. CONCLUSIONI: 1. Green e Porter hanno dimostrato come l’esistenza di prezzi bassi in alcuni periodi non è un elemento sufficiente ad escludere un accordo collusivo. 2. La minore trasparenza del mercato ha un costo per le imprese, dovuto alle periodiche revisioni verso il basso dei prezzi. Lo scambio di informazioni su prezzi e quantità passati di ogni singola impresa facilita la collusione, poiché permette di individuare con più precisione chi devia e di applicare meglio le punizioni di mercato. La disponibilità di stime più precise sulla domanda di mercato aggregata è un altro elemento di aiuto agli accordi collussivi, in quanto consente alle imprese di capire se una riduzione nella domanda individuale è dovuta ad una deviazione da parte dei rivali o a shock negativi alla domanda di mercato. La letteratura economica ha affermato che lo scambio di informazioni possono essere motivati da finalità collusive o derivare dal desiderio di ridurre le incertezze del mercato producendo effetti di efficienza. KÜHN sostiene che l’osservazione di prezzi e quantità individuali passati e presenti rappresenta uno strumento per implementare un accordo collusivo. Lo scambio di informazioni sulla domanda di mercato, invece, produce effetti di efficienza in quanto consente di ridurre l’incertezza delle imprese. CONCLUSIONI: gli accordi finalizzati allo scambio di informazioni su prezzi e quantità individuali poiché aiutano le imprese a monitorare ognuna il comportamento dell’altra, sono oggetto di particolare attenzione da parte della politica della concorrenza. L’annuncio di prezzi futuri o dei piani di produzione può aiutare la collusione. Gli annunci possono essere: 1. PRIVATI, ovvero rivolti ai soli rivali. 2. PUBBLICI, con valore vincolante nei confronti dei consumatori. Gli annunci privati sono rivolti solo ai concorrenti, un esempio potrebbe essere quello di un’ impresa che invia un fax ai rivali, comunicando che essa dal mese successivo intende praticare un certo prezzo. Gli annunci privati di futuri cambiamenti di prezzo svolgono due funzioni essenziali: 1. aiutano le imprese a coordinarsi su di un prezzo collusivo e, quindi, facilitano la collusione, evitando costosi periodi di guerre di prezzi; 2. consentono di adattare un accordo collusivo a nuove condizioni che si verificano nel mercato evitando i costi e i pericoli legati ad incontri e scambi di informazioni. Il caso AIRLINE TARIFF PUBLISHERS ne è un esempio. Le aste simultanee al rialzo sono un esempio di come le imprese sfruttino la comunicazione per raggiungere degli esiti collusivi, infatti i vari giocatori possono usare le loro tariffe per segnalare il modo di spartirsi gli oggetti. Gli annunci di prezzo sono pubblici quando sono conosciuti dai consumatori oltre che dalle imprese rivali, un esempio potrebbe essere un’impresa che pubblicizza sulle pagine di un giornale i prezzi dei propri prodotti. La trasparenza dei prezzi aiuta la collusione ma è utile anche ai consumatori. Quest’ultimo effetto è considerato più forte dell’effetto collusivo perché genera efficienza e fa abbassare i prezzi. Quando i prezzi sono trasparenti sia per i consumatori che per le imprese rivali, la pubblicità non dovrebbe essere considerata come uno strumento anticompetitivo. In alcuni casi, i prezzi sono resi pubblici con lo scopo di facilitare la comunicazione tra le imprese rivali, piuttosto che per beneficiare i consumatori. Un esempio a riguardo c’è dato dal caso ETHYL, dove quattro produttori di additivi per benzina annunciavano attraverso la stampa gli aumenti di prezzo. Dato che in questa industria esistevano pochi acquirenti ed i prezzi erano determinati attraverso la negoziazione, fu chiaro che le dichiarazioni di stampa avevano il fine di far conoscere ai rivali le proprie intenzioni sui cambiamenti di prezzo. Nei contratti a lungo termine tra venditore e cliente possono essere inserite delle clausole che influenzano il prezzo di vendita dei prodotti. Le clausole possono essere di due tipi: 1. le most-favoured nation clauses; 2. le meeting-competition clauses. Una MFN clause impegna un venditore ad applicare ad un cliente le stesse condizioni offerte agli altri acquirenti. La clausola può essere di due tipi: 1. RETROATTIVA: stabilisce che all’acquirente sarà praticata una riduzione del prezzo, se i futuri acquirenti compreranno lo stesso bene a prezzi più bassi. 2. CONTEMPORANEA: impegna un venditore ad offrire ad un acquirente il bene allo stesso prezzo praticato anche agli altri acquirenti. Gli effetti sono due: 1. effetto di allentamento della concorrenza, poiché le imprese che vogliono attrarre nuovi clienti devono ridurre i propri prezzi anche nei confronti dei clienti esistenti, quindi diventa più costoso praticare sconti di prezzo ai singoli clienti. 2. Effetti sulla sostenibilità di accordi tra le imprese. Da un lato, la clausola rende meno attraente deviare da una collusione, dall’altro lato rende meno severa la punizione. Le meeting-competition clauses prevedono che se un acquirente riceve un’offerta di prezzo migliore, da parte di un altro venditore, il venditore corrente, cui l’acquirente si è rivolto, offrirà a sua volta quel prezzo. Le meeting-competition clauses influenzano: 1. 2. la concorrenza mediante una riduzione nella elasticità della domanda, in quanto se un’impresa abbassa il proprio prezzo non attrarrà i consumatori che già si servono dei rivali ai quali possono richiedere analoghe condizioni. Con una domanda meno elastica i prezzi di equilibrio diventano più elevati. La sostenibilità di un accordo collusivo è maggiore. La clausola, infatti, funziona come uno strumento per rendere pubbliche tra i concorrenti le informazioni sui prezzi e riduce gli incentivi a deviare. La clausola di MFN e quella di meeting-competition producono anche effetti di efficienza, perché hanno alcune proprietà di assicurazione contro i rischi del mercato a favore dei consumatori: una MFN RETROATTIVA assicura dalla possibilità che solo i clienti futuri beneficino di shock futuri nei prezzi; una MFN CONTEMPORANEA assicura dalla possibilità che i clienti dei rivali acquistino lo stesso input a prezzi inferiori; una meeting-competition clause assicura dalla possibilità che gli altri venditori offrano una riduzione di prezzo che è preclusa ad un cliente vincolato da un contratto con un’altra impresa. Il RPM è un accordo verticale, con il quale un produttore impone ad un rivenditore il prezzo al quale il bene deve essere venduto sul mercato finale. Il RPM può facilitare la collusione tra i produttori, poiché consente di rendere uniforme il prezzo praticato da tutti i distributori di un prodotto, facilita il monitoraggio e consente di individuare le eventuali deviazioni. PREZZI UNIFORMI DI CONSEGNA: si tratta di una pratica che facilita la osservabilità dei prezzi tra i rivali. Un’impresa fissa un prezzo con l’inclusione dei costi di trasporto, uguale su tutto il territorio e indipendente dalla localizzazione dei consumatori. LA DETERMINAZIONE DEL PREZZO A PARTIRE DA UNA SPECIFICA LOCALITÀ: sistema con il quale ogni produttore fissa il prezzo di fabbrica in corrispondenza di una località comune, per poi aggiungervi il costo di trasporto da quel punto alla destinazione finale. Investigare e/o prevenire la collusione Valutazione di ogni variabile lasciando spazio alla discrezione in modo da comprendere come tali fattori interagiscono tra di loro • Più è basso il profitto da deviazione rispetto al profitto collusivo e più è basso il profitto nella fase punitiva (punizione più severa), più è probabile che la condizione sia rispettata e che quindi si possa sostenere la collusione • Ogni impresa si comporta in modo collusivo finché lo fanno anche tutte le altre imprese ma se una di esse devia dalla strategia collusiva allora scatta la punizione • È meno probabile che vi sia collusione negli stati buoni della domanda. In queste fasi la tentazione a deviare è più forte • La probabilità di collusione si abbassa nella misura in cui le quote di mercato di due imprese sono asimmetriche in quanto l’impresa piccola ha più incentivo a deviare perché riducendo i prezzi conquisterebbe una maggiore fetta di mercato • Nei contratti multimercato (stesse imprese in mercati differenti) le imprese uniscono i loro vincoli di incentivo e possono utilizzare il fatto che in un mercato il vincolo non è stringente per rafforzare la collusione nell’altro mercato. esaminare quali elementi possono contribuire ad accertare con il minor margine di errore l’esistenza di pratiche collusive basandosi su evidenze verificabili nel corso di un procedimento antitrust Definizione economica di COLLUSIONE = situazione in cui i prezzi sono sufficientemente alti Pur avendo a disposizione dati affidabili, non sempre le tecniche econometriche riescono a fornire risposte certe sull’esistenza di prezzi collusivi • prezzi non disponibili • prezzi disponibili ma non è possibile individuare se ricadano sotto forme di concorrenza oligopolistica o nell’ambito di intese vietate • gli accordi possono essere presi in modo tacito (es. Soda-Ash / Wood pulp / Cartello ferroviario USA) Dimostrare l’esistenza di un cartello analizzando i dati di mercato appare una strada rischiosa e poco efficace mentre può risultate di maggiore impatto concentrare le indagini su condotte e pratiche particolari Legislazione europea La CE può emanare delle linee guida indicanti la lista nera delle pratiche che violerebbero il Trattato Istitutivo CE all’art 81 (comma 1: “Sono incompatibili con il mercato comune e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all'interno del mercato comune” ) ma le imprese possono chiedere un’esenzione individuale purché dimostrino di produrre dei guadagni di efficienza (comma 3) • Annunci sui prezzi e quantità future • Coordinamento tra imprese volto a migliorare l’osservabilità degli incrementi dei prezzi includono Definizione di regole, regolamenti e linee guida che scoraggino o rendano più difficile la nascita di pratiche collusive Attività di enforcement: poteri di scoperta ed indagine relative a cartelli illegali posti in essere dalle imprese Es. Ispezioni a sorpresa SANZIONI PROGRAMMI DI CLEMENZA garantiscono totale o parziale immunità dalle sanzioni alle imprese che collaborano con l’autorità Antitrust Division del Department of Justice (USA) – 1978 introduce leggi che assicurano l’immunità dalle condanne penali a particolari condizioni. : 1993 modificati criteri: • CLEMENZA AUTOMATICA per le imprese che rivelino l’esistenza di un cartello PRIMA dell’inizio dell’istruttoria a condizione che: 1. L’impresa sia stata la prima a collaborare 2. Cessi di partecipare all’attività illegale 3. Collabori pienamente e stabilmente 4. Risarcisca le parti offese 5. Non abbia costretto altre imprese a partecipare all’attività • CLEMENZA DISCREZIONALE per le imprese che rivelino l’esistenza di un cartello DOPO l’inizio dell’istruttoria a condizione che il DOJ non sia ancora in possesso di prove conclusive contro l’azienda che consentano di giungere con un’altra probabilità ad una condanna. estende la possibilità di clemenza alle imprese che collaborano DOPO l’inizio dell’istruttoria programma definito in termini più chiara e certi poiché l’immunità è automatica e NON DISCREZIONALE • sanzione ridotta del 75-100% se un’impresa informa la CE PRIMA dell’inizio dell’indagine • sanzione ridotta del 50-75% se la collaborazione ha inizio DOPO che l’investigazione sia avviata ma prima che la Commissione abbia in mano elementi sufficienti ad aprire un’istruttoria • sanzione ridotta del 10-50% se l’impresa ha collaborato nell’indagine senza che fossero soddisfatte le precedenti condizioni In entrambe i casi l’azienda - deve essere la prima a collaborare - deve porre fine a tutte le attività di carrello - non deve essere l’azienda promotrice 1. 2. La politica non ha prodotto i risultati sperati: la clemenza veniva accordata in modo discrezionale in modo che le imprese non sapevano quali ammende avrebbero ricevuto fino alla decisione finale Le imprese non ottenevano l’immunità se l’istruttoria era già cominciata • Completa immunità delle ammende alle imprese che rivelino l’esistenza di un cartello e ne forniscano le prove • Ogni impresa può aspirare a ricevere l’immunità qualora non abbia obbligato altre a partecipare al cartello Motta e Polo: se un’impresa, dopo aver aderito ad un cartello , decidesse di uscirne aderendo ad un programma di clemenza perderebbe il flusso di profitto collusivo e beneficerebbe di uno sconto nella sanzione MA se il flusso dei profitti supera il costo della sanzione piena e se la probabilità di essere condannati non è cambiata (non è ancora stata avviata un’indagine) allora non converrà abbandonare il cartello autodenunciandosi Accordi tra imprese concorrenti con cui si crea una nuova entità che andrà ad eseguire alcune attività al posto dei singoli partecipanti. Entità ibrida collocabile tra i cartelli e le fusioni Trattazione a parte per gli accordi di collaborazione tra imprese sulle attività di ricerca e sviluppo (R&S) perché caratterizzata da : • Spillovers = tecnologia e know how si diffondono da un’impresa all’altra andando a ridurre l’incentivo ad innovare • Non rivalità = l’accordo può essere usato contemporaneamente da altri soggetti senza che la sua utilità si riduca. Le joint-ventures consentono di creare livelli appropriati di R&S: • Se le imprese collaborano nell’attività di ricerca esse condivideranno il costo della R&S • Le imprese collaboratrici hanno accesso immediato ai risultati della loro attività innovativa •Le imprese coordinano anche gli sforzi evitando così una duplicazione degli investimenti Precauzioni: • elevati spillover in modo da evitare che le imprese si approprino dei propri sforzi innovativi e le cooperazione permetta di incrementare i loro investimenti in R&S •Le autorità devono accertarsi che la cooperazione non si estenda fino a ricomprendere anche il mercato del prodotto e devono sottoporre ad un accurato scrutinio le limitazioni accessorie al contratto di JV al fine di individuare clausole anticompetitive. TRATTAMENTO JV USA = non vengono considerate illegali di per se. Lo sono solo quando una corte giudichi le imprese partner colpevoli di violazione normativa sella concorrenza UE = alcune forme di R&S non sono vietate dietro soddisfacimento di determinate condizioni 1. Le imprese partner sono libere di usare i risultati della R&S in modo indipendente 2. Quando esse sono imprese concorrenti le loro quote di mercato aggregate non debbono superare il 25% LICENZE INCROCIATE: due imprese acconsentono reciprocamente tramite licenze all’uso della propria tecnologia protetta da brevetti RAGGRUPPAMENTO DEI BREVETTI = una società o un’altra organizzazione possiede i diritti di brevetto di due o più imprese e li concede a parti terze sotto forma di pacchetto FISSAZIONE DI STANDARD COMUNI = consente di evitare incertezza su quale protocollo sia il dominante liberando i consumatori dal timore di scegliere il prodotto perdente