puglia (l’autoctono r i t r o vat o ) Per la leggenda fu Diomede a portare questo vitigno in Italia dall’antica città dell’Asia Minore. Per gli studiosi ha invece origine dall’area adriatica. E dopo aver rischiato l’estinzione, oggi si erge ad alfiere della zona Nero di Troia simbolo di Murgia di Andrea Gabbrielli foto di Giuseppe Digiglio In questaipsum Lorem pagina, dolor i vigneti sit ipsum con Castel dolordel sitMonte, etiam aquosque 18 km datuAndria, brutu sullo consecutor sfondo. L’edificio et loremdel ipsum XIII secolo dolor fu sitvoluto etiamdall’imperatore quosque ipsumFederico dolor sit II. Aetiam fianco,tul’uva brutucheconsecutoLorem darà vita al Nero ipsum di Troia.dolor Attualmente, sit ipsumè dolor sittrovare possibile etiam ilquosque tipo Ruvese, tu brutu ad acino consecutor grande e aetgrappolo lorem ipsum serrato,dolor e il Canosino, sit etiamadquosque acino piccolo ipLorem e grappolo ipsumspargolo, dolor sitmeno ipsumdiffuso dolorperché sit etiam menoquosque produttivo. tu Oggi brutuè proprio consecutor quest’ultimo et lorem il piùipsum ricercato. dolo SPIRITO diVINO 2 SPIRITO diVINO 3 Côte Rôtie sul banco degli imputati 1 2 3 45 67 10 13 1718 11 14 15 19 12 16 20 21 1. Lo chef Pietro Zito dell’osteria Antichi sapori a Montegrosso di Andria (www.pietrozito.it). 2. Sebastiano de Corato dell’azienda Rivera (www.rivera.it). 3. Le vigne di Nero di Troia. 4. Come d’incanto, Cantine Carpentiere (www.cantinecarpentiere.it). 5 e 14. I prodotti del Caseificio Olanda (www.caseificioolanda.it). 6. Gal (Gruppo di azione locale) attua progetti di sviluppo e gestisce finanziamenti pubblici destinati alla valorizzazione delle aree rurali (www.galcdm.it). 7. Riserva Il Falcone, Rivera. 8. Gli uliveti di cultivar Coratina. 9. Francesco Liantonio di Torrevento (www.torrevento.it). 10. Cantine Carpentiere. 11. Carlo de Corato. 12. Il porto e la cattedrale di Trani. 13. Riserva Vigna Pedale Torrevento. 15. Castel del Monte, Andria. 16. Maria Capece Minutolo di Villa Schinosa (www.villaschinosa.it). 17. Vittoria Cisonno, direttore Movimento turismo del vino Puglia. 18. Roberto Perrone Capano, Santa Lucia (www.vinisantalucia.com). 19. Jazzo Tarantini, Cantine Carpentiere. 20. Marco de Corato. 21. La famiglia Olanda nel caseificio. SPIRITO diVINO 4 (l’autoctono La Murgia è una terra dove un occhio curioso non si annoia mai. Trani, Corato, Andria sono l’immagine di un’Italia che non cessa mai di stupire. Da sola la cattedrale di Trani che si specchia sul mare è un unico irripetibile, così come gli altri centri storici, simbolo di storie altrettanto illustri (la cattedrale di Andria conserva le spoglie di due delle tre spose di Federico II), spesso messi in risalto da una modernità non sempre così elegante, che oggi li circonda. Lo splendore essenziale del maniero federiciano di Castel del Monte, al di là delle tante suggestioni (non esistono notizie certe né sull’origine e né sulla sua reale funzione) che il suo mito suscita, «esalta la bellezza della geometria, quasi che presentisse il Rinascimento», osservava con il consueto acume Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia. Un luogo dell’anima, un genius loci che esprime forza e luce sul più aspro paesaggio dell’interno. Non a caso il toponimo Murge deriva dal latino murex, cioè roccia aguzza. Vuol dire suoli carsici, calcarei e argillosi, dove spiccano le formazioni tufacee canosine e la pietra bianca tranese: i buoni sapori dell’Alta Murgia nascono in questo contesto. Una cultura materiale che spazia nei prodotti caseari (latticini, canestrato pugliese Dop, burrata soprattutto) di cui il caseificio della famiglia Olanda di Andria è un esempio; nell’olio extravergine di oliva di Villa Schinosa di Trani di proprietà dei Capece Minutolo dei Duchi di San Valentino che ottengono dalle cultivar Coratina, FS17- Favolosa; nelle erbe aromatiche e ai mille ortaggi, che trovano, nell’orto-giardino dell’osteria Antichi sapori di Pietro Zito a Montegrosso di Andria, una celebrazione di altissimo livello. E naturalmente al Nero di Troia, il vino simbolo della Murgia che qualche anno fa ha seriamente rischiato di scomparire. Il Nero di Troia ha sofferto a lungo per la scarsa attenzione che gli è stata dedicata. Basti pensare che anche sulla sua origine c’è ancora molto da scavare. Secondo il professor Attilio Scienza, un’autorità in materia, il Nero di Troia sarebbe geneticamente vicino a un gruppo di varietà appartenenti all’area culturale adriatica. Un notevole passo avanti rispetto alla leggenda, tuttora in voga, di Diomede che lo avrebbe portato da Troia. In passato era stato considerato, come altri vini pugliesi, un ottimo ingrediente per il taglio con i vini nordici bisognosi di colore e di struttura. Solo successivamente si è arrivati a comprenderne tutte le sue potenzialità come solista. Da qui la messa a punto di protocolli di vinificazione in grado di valorizzare le sue caratteristiche e la finezza dovuta alla maturazione tardiva (metà/fine ottobre). Secondo la definizione di Riccardo Cotarella, enologo di vasta esperienza e conoscenza: «È un’uva interessante, ricca, che dipende molto dell’andamento stagionale e ha delle somiglianze con l’Aglianico con cui condivide la capacità di invecchiare». Dal Nero di Troia nasce un vino rosso di colore molto intenso, che peraltro mantiene molto a lungo, ben strutturato e dalla buona acidità. L’aspetto può essere austero (un’altra similitudine con l’Aglianico) e in questo caso con l’invecchiamento si arricchisce di toni balsamici e speziati. Non ha l’esuberanza e l’alcolicità del Primitivo o l’immediatezza del Negroamaro: ha bisogno della lunga distanza per esprimersi al meglio. Sono molte le cantine che interpretano il Nero di Troia in modo originale e con un ampio ventaglio di stili. La tannicità, che a lungo è stata un ostacolo alla sua affermazione tra i grandi rossi pugliesi, è stata domata diventando un elemento di forza. Oggi il Nero di Troia è molto diffuso nelle campagne di r i t r o vat o ) Corato, Andria, Barletta, Canosa, Cerignola, San Ferdinando e Trani. È presente, in varie percentuali, in numerose denominazioni pugliesi e in particolare nella Docg Castel del Monte Nero di Troia Riserva (almeno il 90% della composizione totale delle uve). Tra i protagonisti del lancio di questo vino, l’azienda Torrevento occupa un posto di primo piano. Situata nel Parco rurale dell’Alta Murgia, sui rilievi in prossimità di Castel del Monte sin dal 1993 ha puntato con grande convinzione sul Nero di Troia. Il Vigna Pedale Castel del Monte Riserva è ottenuto dai vigneti di proprietà situati nella omonima contrada, tra i 400 e i 500 metri, da cui il vino prende il nome. Nella versione 2008 al colore rubino fitto si accompagna un fruttato molto intenso e persistente insieme a eleganti note speziate. Le botti da 50 quintali hanno reso i tannini eleganti, deliziosamente morbidi e speziati. Da segnalare il Murgia Igt Torre del Falco Nero di Troia, affinato in acciaio e in bottiglia, dove gli aspetti di fruttato (sentori di lampone e di mirtillo) sono perfettamente accordati con una struttura piena ma fragrante. Il suo rapporto qualità/prezzo è consolante (in enoteca 6-6,50 euro). Rivera, storica cantina di Andria, sin dagli anni 2000 ha vinificato sia in purezza sia con altre varietà. Dal fresco e fragrante Violante 2009 al più strutturato Puer Apuliae 2007, in una versione elegante, di grande piacevolezza e affinato in fusti di legno nuovi, dimostra una versatilità stimolante. Il Falcone Riserva 2007 vede affiancato, come un tempo, il Nero di Troia (70%) al Montepulciano (30%). Si tratta di un vino armonico, austero, da lungo invecchiamento e di grande complessità. Un simbolo per la famiglia de Corato (lo producono sin dagli anni 50), ma anche per la regione. Sempre sulle colline del Parco dell’Alta Murgia, Luigi ed Enzo Carpentiere hanno fondato a Corato l’omonima azienda. La cantina è stata costruita accanto a un duecentesco jazzo (luogo di sosta dei pastori durante la transumanza dal Salento agli Abruzzi) restaurato. Anche qui il Nero di Troia ha trovato degli straordinari interpreti. Nel Castel del Monte Rosso Pietra dei Lupi 2006 si avvertono delle intense note di marasca e di piccoli frutti rossi. Elegante ed equilibrato, ha una scorrevolezza piacevolissima. Si sale di livello con il Castel del Monte Rosso Armentario Riserva 2006. Prima la vinificazione in acciaio, poi l’affinamento 24 mesi in rovere di Slavonia da 25 ettolitri e il riposo in bottiglia lo rendono etereo ma avvolgente all’olfatto, armonico e di grande bevibilità al sapore. Un discorso a parte è il Come d’incanto, un particolarissimo Nero di Troia vinificato in bianco. Ha colore giallo paglierino intenso, spiccate note balsamiche, di frutti maturi e acidità equilibrata con una spiccata sapidità. Incantevole. A confermare le grandi doti di longevità del Nero di Troia l’azienda Santa Lucia di Corato di Roberto Perrone Capano offre una retrospettiva della prestigiosa Riserva Le More Castel del Monte delle annate 1996, 1998, 2003, 2004, 2006, 2007, 2008 e del 2010 in corso di affinamento. Nata nel 1990, Le More dal 2001 viene prodotta con le sole uve Nero di Troia in purezza, in circa 5mila unità. Grande struttura con un’intensità di colore che anche nelle annate più vecchie non mostra cedimenti. I profumi vanno dalla rosa appassita ai sentori di more mature alle prugne rosse e al ribes con note di legno e spezie. È una delle più alte espressioni di questo vino-vitigno. Best vintage: 1996, 2003, 2004, 2008. Il Nero di Troia è destinato a fare ancora una lunga strada. Se negli anni 70 gli ettari coltivati erano 13mila, oggi ne sono rimasti poco meno di 1.500 di Carlo Ricci foto di Guido Cesari 89 L puglia SPIRITO diVINO 5