Abolizione della feudalità a Grottaglie
Cronaca di una transizione difficile
Rosario Quaranta
1. Sfortunata situazione feudale di Grottaglie
L'abolizione della feudalità venne salutata con particolare entusiasmo a
Grottaglie. E ciò non è senza motivo se si tiene conto della sfortunata situazione feudale che storicamente ha penalizzato in maniera pesante l'attivo centro
salentino, soggetto a due padroni.
Anzitutto agli arcivescovi di Taranto, ai quali i re normanni donarono l'antico casale Criptaliarum, insieme con altri centri e terre', e al feudatario laico
che amministrava la giustizia criminale e l'appello delle cause civili con comprensibile e preoccupato disappunto dell'Università grottagliese.
Questa, già nel 1478 faceva rilevare al Cardinale Giovanni d'Aragona, arcivescovo di Taranto e figlio di re Ferdinando, che "dicta Università sia quasi divisa et sempre posta in gravii volumptati per non si potere parere all'uni et all'altro da li quali dicta Università pate sempre damni et grandi interessi" 2 .
Alle complicate vicende feudali di Grottaglie dalle origini, ossia dalla presunta donazione dei Normanni alla Mensa Arcivescovile (diplomi di Boemondo e di Ruggero II) alla
vendita del feudo fatta da Carlo III a Perrino de Confaloneriis in danno degli arcivescovi, al
possesso legale da parte di Ottino de Caris detto il Malacarne, all'intervento armato di Giovanni Antonio Orsini, principe di Taranto, che ricuperò a favore degli arcivescovi tarantini
l'antica baronia, ritenendo per sè la giurisdizione criminale, ha dedicato recentemente alcuni studi G. CARDUCCI, Giovanni Antonucci e la polemica sulle vicende feudali di Grottaglie,
in "Bollettino Storico di Terra d'Otranto", 6, 1996, Congedo, Galatina 1996, pp. 35 80. IDEM,
Un capitolo di storiografia grottagliese nelle lettere di Michele Rigillo a Ciro Cafforio
(1933 35), in "Cenacolo", N. S. VIII (XX), 1996, pp. 127-139; R. QUARANTA L'infeudazione di Grottaglie a Giovanni Scriva (1497), in "Kryptaliae", Annuario del Liceo ScientificoClassico "G. Moscati" di Grottaglie, n. 3 (1999), pp. 53-66; G. CARDUCCI, Il Principe di Taranto e il Malacarne, Sulla signoria feudale di Ottino De Caris in Terra d'Otranto, in G.
CARDUCCI - A. KIESEWETTER - G. VALLONE, Studi sul Principato di Taranto in età orsiniana,
Editrice Tipografica, Bari 2005, pp. 89 141. Per un primo approccio alla città della ceramica cfr. R. QUARANTA, Grottaglie nel tempo. Vicende Arte Documenti, Taranto 1995.
2 Logica conseguenza dello sdoppiamento feudale fu la contemporanea presenza in Grottaglie dí due Capitani di giustizia dipendenti dai feudatari. La lamentela esplicita dell'Università grottagliese per tale singolare situazione si ritrova in un documento dell'ARCHivio
CAPITOLARE DI GROTTAGLIE (ACGr) A VIII, 2, 4) e cioè i Capitoli e le gratie, richieste dai
grottagliesi probabilmente nel 1478 al proprio feudatario ecclesiastico che, per essere anche
figlio del Re, avrebbe potuto risolvere il difficile problema: "E imprimis dieta Universita at1
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La stessa Università lamentava pure un'altra situazione tipica creatasi da lungo tempo, e cioè il numero strabocchevole di preti e di persone ecclesiastiche
indigene o forestiere che in forza di immunità ecclesiastiche, estese fraudolentemente in alcuni casi anche a parenti, finiva per gravare ai fini fiscali sulla stessa Università: "dicta Università se sente multo [gravata] da dicti previti et personi ecclesiastici perché so de gran numero et jascuno de loro tengono patre matre fratelli, et parenti sotto de se [...] et cussi vanno ad essere esenti da li pagamenti fiscali fando franche più vendendo permutando donando et dando et recipiendo et in onne altra [...]ctione de contratti ficti et falsi in grande danno et
preiudicio de dieta Università, et fiscali pagamenti (...) Altramenti per essere in
tanto numero certo le cose remarranno in li loro mani, et li regii pagamenti serano defraudati in danno preiuditio de interessi de dieta Università, siccome la
Maiestà del S.R. ha proviso, ordinato et comandato per una regia prammatica" 3 .
Un problema, questo, che sino ai primi dell'800 condizionerà negativamente, e in alcuni casi anche tragicamente, la storia del feudo grottagliese 4 . Si spiegano così le divisioni popolari, le piccole e grandi rivoluzioni, gli assassini di
personaggi in vista, come quello dell'arciprete Caraglio nel 1662 5 .
que homini de quella exponono ad dicto Ill.mo et R.mo Segnore Cardinale Archiepiscopo de
Tanto loro Signore como in dicta Università so dui Capitanii una in li causi criminali per parte de la Magesta de lo S.R. et l'altro per parte de dieta Ill.ma et R.ma.S. in li causi civili per
la qual causa non po essere che dicta Università non sia quasi divisa et sempre posta in gravii volumptati per non si potere parere alluni et allaltro de li quali dicta Università pate sempre dapni et grandi interessi per la qual cosa desiderando vivere in pace et quietamente senza alcuna divisione et scandalo suplica devotamente ad dicta Ill.ma et R.ma .S. per lo bon
statu de dicta Università fare interponere et oprare con la M. del S. R. che dicti dui officii videlicet civile et criminale se l'abia ad esercitare per uno officiale sul quale dicta Universita
se offere dare la provisione de una siccome fa al presente al Capitanio del criminale et cussi
dicta Ill.ma et R.ma S. de questo non pateria alcuno detrimento et essa Università seria relevato in tanto affanno quanto bisogna ottemperare ad dui Capitanei." Ma non se ne fece nulla! Sul cardinale d'Aragone cfr. O. SANTORO, Cronotassi episcopale della Chiesa di Taranto, in Taranto. La Chiesa - Le chiese, Taranto 1992, p. 132.
3 ACGr, A VIII, 2, 4, Capitoli e gratie le quali (...) la Università de le Grottaglie allo
Ill.mo et R.mo Segnor Don Iohanne de Aragonia.
4 Le sollevazioni popolari in Grottaglie non iniziarono perciò, solo ed esclusivamente, per
le vessazioni ed angherie della potestà laica, ma anche a causa dei possessi e pretese della
mensa arcivescovile. Non è quindi storicamente corretto dedurre che i grottagliesi fossero
particolarmente affezionati alla tutela feudale ecclesiastica; la verità è che essi erano schiacciati e costretti a servire due feudatari, e in questa situazione essi non potevano sottostare volentieri a nessuno dei due. D'altra parte i popolani, gli artigiani, i contadini, i piccoli commercianti erano i soli a pagare gabelle, decime e servitù varie, dal momento che privilegi ed
esenzioni accomunavano nobili e clero.
5 11 problema viene affrontato da V. DE MARCO, La diocesi di Taranto nell'età moderna
(1560-1713), Roma 1988, specialmente nel capitolo quinto: Tra sinodi, gabelle e sollevazioni (pp. 151-191); qui è proprio il caso di Grottaglie a esplodere nella sua emblematicità: "Il
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Inutile invocare provisioni, regie prammatiche o privilegi acquisiti, anche in
gran copia dall'Università lungo i secoli 6 : lo scontro si farà sempre più aspro e
serrato con i contendenti pronti a far valere in ogni modo le proprie ragioni: gli
ecclesiastici, appoggiati dagli arcivescovi, alla difesa tenace delle proprie immunità, gli amministratori dell'Università e i feudatari laici nel tentativo difficile di limitare, se non di abolire, i privilegi di un ceto troppo numeroso (ecclesiastici e mensa arcivescovile) per un centro piccolo come Grottaglie 7 .
Il 20 maggio 1497, data del diploma regale di concessione 8 , ritroviamo co-
clero difendeva con una passione fuori dal comune quelli che considerava diritti inalienabili (...) Era la continua e sorda lotta tra clero e barone - che più tardi investirà lo stesso arcivescovo -; tra un clero qual era quello di Grottaglie, non ricco ma neanche povero, e la prepotenza di una corte baronale che, verso la fine del secolo, si macchierà del delitto dell'arciprete Caraglio. Al centro una università sempre sull'orlo della bancarotta, costretta a "inventare" nuova gabelle e a chiedere continuamente aiuto al clero e al vescovo, incapace di
scrollarsi debiti sempre crescenti, svuotata d'autorità e incapace di ogni riscatto. Al di sotto
la massa dei popolani, quasi tutta contadina che, priva di immunità, era spesso costretta a
subire le triplici angherie del barone, dell'università e del clero" (p. 180). Conclusione dolorosa fu lo spopolamento che a metà del secolo XVII interessò massicciamente il paese: il 50
per cento degli abitanti preferì migrare in altri centri, vicini o lontani, ove la pressione fiscale era più sopportabile (p. 187).
6 Una serie di privilegi concessi a Grottaglie si può riscontrare nell'Inventario dell'Università della Terra delle Grottaglie, compilato il 1 gennaio 1478 "dai nobili e provvidi uomini Natale Caraglio, sindaco della Terra di Grottaglie per lo stesso anno, Cesare D'Alessandro, Leonardo Caraglio, Mito Miranò e il notaio Nicola Galeone della stessa Terra, uditori e ordinati dell'anno predetto" (ACGr, A VIII 2, 4). In questo si enumerano i privilegi e
le scritture "da riporsi e conservarsi in una cassa a tre chiavi da tenersi dagli uditori", i beni
immobili e mobili (questi ultimi messi in inventario da Francesco Quaranta). E' un documento di una certa importanza in cui si fa menzione, oltre a una dozzina di privilegi del Re
Ferdinando D'Aragona, a diplomi più antichi (da Ruggero II, a Roberto imperatore costantinopolitano, a re Ladislao, alla Regina Giovanna). Di un certo rilievo la notizia delle dodici
bombarde esistenti, segno di una utilizzazione militare del castello grottagliese; come pure
la presenza di giudei.
7 V. DE MARCO, La diocesi di Taranto nel Settecento (1713 1816), Roma 1990: "(nel Settecento) il feudatario laico approfittò della breve permanenza di cinque vescovi su nove,
quanti ne contò il secolo, per continuare ad usurpare le sempre più deboli prerogative feudali della mensa arcivescovile sulla terra di Grottaglie. (...) fino ad arrivare all'epilogo di Mons.
Capecelatro che nel 1781 affittò definitivamente i diritti feudali e la Foresta ai Cicinelli Caracciolo di Grottaglie. D'altronde il mondo delle immunità ecclesiastiche verso le quali i Cicinelli di Grottaglie si erano sempre avventati, ricevette un duro colpo dal Concordato del
1741" (p. IX).
8 "La città di Ostuní e le terre di Grottaglie e di Torre di Mare furono concesse con lo stesso diploma allo Scriva, ond'è che potendo trovar la data di concessione dell'una sapremo la
data della concessione dell'altra: or noi sappiamo che Torre di Mare fu venduta a Giovanni
Scriva il 20 maggio 1497" (Repert. Quinternioni, cit., fol. 257 t. ), in L. PEPE, Storia della
Città dí Ostuni dalle origini al 1806, a cura di A. MINNA — M. ANTONIETTA MORO — ANNA M.
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TANZARELLA,
Lacatta editore, Manduria 2001, cit., p. 248.
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me barone ecclesiastico l'arcivescovo commendatario Giovanni Battista Orsini 9 da una parte, e come barone laico Giovanni Scriva di Valenza, ambasciatore e parente del re di Castiglia presso gli Aragonesi di Napoli. 10
Questo feudatario laico, come apprendiamo dai documenti riportati dal citato Pepe, ebbe un ruolo non trascurabile presso gli ultimi re aragonesi: "il Valenzano Giovanni Scriva, ambasciatore di Sua Maestà Cattolica appresso re
Ferrante Secondo e poi appresso Federico, i quali aveva seguito in Sicilia", in
cambio dei suoi servigi e buoni uffici venne ricompensato con un piccolo stato
appositamente creato per lui che mantenne per dieci anni, consistente appunto
in Grottaglie, Ostuni con Villanova e Torre di Mare.
Una signoria, quella dello Scriva, poco gradita e mal tollerata perché volta
esclusivamente a trarre beneficio personale in forza delle varie imposizioni fiscali, raramente mitigate grazie all'intervento delle autorità superiori. E' da notare, comunque, che il decennio di signoria del nobile signorotto spagnolo si
svolse in una evidente confusione politico - militare, tra guerre, saccheggi, cambiamenti di alleanze, contemporanea presenza nelle nostre contrade di milizie
straniere (aragonesi, francesi, spagnoli, veneziani).
Il 1507 portò per Grottaglie e Ostuni una nuova infeudazione così efficacemente descritta dal Pepe: "per effetto della pace conchiusa tra il Re Cattolico e
il Cristianissimo, il 12 ottobre 1505, doveva il primo restituire ai baroni angioini le terre nel regno di Napoli tolte loro per le vittorie di Consalvo. A questa restituzione attese Ferdinando nella sua venuta a Napoli (18 ottobre 1506 I giugno 1507). Isabella d'Aragona, duchessa di Bari, si trovava di avere nel
suo stato di Rossano in Calabria le terre di Burrello e Rosarno che bisognava
restituire ai primitivi possessori. Privare Isabella di quelle terre non era possibile al Re Cattolico, il quale a 10 di ottobre 1502 aveva confermato lo stato di
Bari e Rossano a quella Duchessa che aveva appunto da Bari tanto favorito la
Su questo arcivescovo cfr. O. SANTORO, Cronotassi, cit., p. 133: il cardinale Giovanni
Battista Orsini "il 5 novembre 1490 fu nominato commendatario della sede di Taranto della
quale prese ufficiale possesso solo nel 1494 per mezzo di Berardino, abate di Albiano, e a cui
rinunciò nel 1498 (...). Caduto in disgrazia di Papa Alessandro Borgia, l' Orsini, ormai cieco,
fu rinchiuso nel Castel Sant'Angelo in Roma, dove morì, pare, di veneficio il 22 febbraio
1503".
10 Sullo Scriva cfr. L. PEPE, Storia di Ostuni, cit., pp. 248-250. In particolare i capitoli terzo e quarto, ricchi anche di interessante documentazione relativa a Grottaglie. Inoltre dello
stesso A.: Storia della successione degli Sforzeschi, cit., p. 117-118. Inoltre: M. RIGILLO, Vicende feudali della terra di Grottaglie, Cagliari s.d. (ma 1908), p. 3-4. Riteniamo inutile riportare gli scarni e talvolta inesatti riferimenti di tutti gli altri studiosi che hanno trattato le
vicende feudali grottagliesi e che, pertanto, non hanno utilizzato le preziose informazioni del
Pepe. Cfr. pure: G. CARDUCCI, Giovanni Antonucci e la polemica sulle vicende feudali di
Grottaglie, cit. p.42, 46, 48; e R. QUARANTA, L'infeudazione di Grottaglie a Giovanni Scriva (1497), cit.
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causa di Spagna contro i Francesi. Ed in cambio pensò di darle Ostuni, Villanova e Grottaglie, il piccolo stato cioè dello Scriva (meno Torre di Mare), al
quale non sappiamo se ancora pensasse di dare altre terre o denaro. E così fu
fatto. Sotto la data del 17 febbraio 1507, la città di Ostuni e la Torre di Villanova venivano concesse ad Isabella con le entrate della Dogana e Fondaci, e
con la giurisdizione criminale di Grottaglie, appartenendo la giurisdizione civile e le entrate baronali di questa terra all'Arcivescovo di Taranto. E poiché le
entrate di Borrello e Rosarno superavano quelle delle nuove terre in ducati 157
annui, fu concessa tale somma in supplemento sopra i pagamenti fiscali di Ceglie di Bari e Capurso." 11
La nuova situazione creatasi fu certamente migliore: l'antica terra degli arcivescovi tarantini poté godere, oltre alla relativa tranquillità sociale e politica
(pur nel peculiare sdoppiamento giurisdizionale che comportava inevitabili
conflittil 2 tra Università, clero e feudatari), un consistente rifiorire delle attività economiche, artigianali, culturali e artistiche che non si ripeterà più. 13 E' da
notare anche un costante aumento demografico, favorito pure dalla immigrazione da centri vicini e lontani, di commercianti artigiani e contadini che rese
Grottaglie, come pure Ostuni, uno dei più popolosi di Terra d'Otranto 14 .
I Cfr. pure M. RIGILLO, Vicende feudali, cit., p. 4-5; giustamente l'A. definisce Grottaglie (ma anche le altre località in questione) "una di quelle terre a disposizione della Curia
Reale, che se ne serviva come di zavorra politica, per bilanciare certe relazioni diplomatiche". Lo Scriva, probabilmente, tornò in Spagna, come spiega il Pepe: "e, poiché non troviamo che sia stato dato altro in cambio allo Scriva, crediamo, che, dovendo costui essere richiamato in Ispagna per non aver più ragion d'essere un ambasciatore spagnolo a Napoli, gli
fu forse dato in Ispagna il compenso" (Storia della successione degli Sforzeschi, cit., p. 119).
12 "Contro la casa di Polonia insorse dapprima, il 22 ottobre 1552, l'arcivescovo Pier Francesco Colonna iniziando quel "Processo N. 4255" che fu poi esibito dall'Università di Grottaglie alla Commissione feudale sotto il titolo: "Processo originale per R.mo Arcivescovo di
Taranto contro la Sereniss. Regina di Polonia sopra i diritti della detta Terra di Grottaglie.
Cancelliere Russo", pretendendo "le entrate, frutti e proventi feudali". Contro gli eredi della
suddetta regina rappresentati da Giacomo Cosso e dal Regio Fisco, ne continuò la lite l'arcivescovo Lelio Brancaccio; ma il 2 marzo 1581 la Regia Camera della Sommaria, con sentenza contraria all'ottimo Presule, pose fine all'annosa vertenza" (G. BLANDAMURA, La Baronia Arcivescovile e il Castello episcopio di Grottaglie, Taranto 1933, p. 19-20). Su altre liti del Cardinal Marco Antonio Colonna contro privati cittadini di Taranto e Martina che possedevano beni siti in territorio di Grottaglie e non pagavano la vigesima dei frutti cfr. G. CARDUCCI, I confini del territorio di Taranto, cit. pp. 128-133; l'A. riporta un ricorso del presule alla Camera della Sommaria (1561) e una difesa dei cittadini di Taranto presso la stessa
Camera (20 novembre 1562).
13 R. QUARANTA, Capitolo e clero contro artigiani rumorosi: una curiosa lite a Grottaglie
nel 1538-39 al tempo della regina Bona Sforza di Polonia, in AA. Vv., All'alba del terzo Millennio, Miscellanea di studi in onore di ANTONIO CHIONNA, Schena Editore / Edizioni 11
Punto", Fasano 2004, pp. 453-470.
14 Grottaglie, infatti, nel 1512-13. con i suoi 579 fuochi contava più nuclei tassabili di
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Nel 1512-13, infatti, il paese risultò tassato per 572 fuochi 'S; nei catasti del
1532 e 1545 i fuochi sono notevolmente aumentati e cioè 978 16 ; alla fine del
secolo gli abitanti aumentano ancora e nel 1611 l'arcivescovo dí Taranto mons.
Frangipane riferisce al Cardinal Prefetto della Congregazione deí Vescovi in
Roma che il paese contava 1500 fuochi con circa 8.000 abitanti 17 .
Con l'appesantirsi della pressione fiscale in seguito all'incredibile mercimonio feudale e alle difficoltà legate allo smisurato numero di ecclesiastici, il paese conoscerà un autentico spopolamento, al punto che nel 1644 fu tassato per
1.200 fuochi, ma in realtà non ne aveva che 600, e cioè tanti quanti ne contava
nei primi anni sotto la rimpianta signoria degli Sforza' 8 !
Con la morte di Bona 19 per il paese ricomincia il triste calvario feudale. Do-
Ostuni (513), di Francavilla (406), Brindisi (400), Galatina (464), Gallipoli (458), Laterza
(447), Oria (404), Ceglie (210): un numero superiore di fuochi avevano Lecce (1905), Taranto (1418), Matera (1399), Martina (846), Castellaneta (678), Mesagne (615), Nardò (599).
I dati riferiti si possono riscontrare in: C. COLAFEMMINA, I contributi fiscali ordinari di Terra d'Otranto nel registro del Percettore provinciale Gerolamo De Gennaro (1512-1513), in
"Cenacolo", N.S., II, 1990, pp. 13-94. Si avverte, naturalmente, che la consistenza dei fuochi non si deve ritenere elemento assolutamente sicuro e preciso per la quantificazione numerica degli abitanti, sia perché il valore di un fuoco non corrispondeva sempre allo stesso
numero (in genere equivaleva a 4,5), sia anche perché non venivano compresi nei fuochi coloro che erano esenti dalle tassazioni (nobili, clero, forestieri, mendicanti, ecc.) per cui è ragionevole supporre che in Grottaglie, nell'anno suddetto 1512, la popolazione doveva essere ben più consistente, stante il numero elevato di ecclesiastici e loro parenti e di forestieri
immuni dalle tassazioni. Cfr. pure G. CARDUCCI, La ricostruzione del castello di Taranto nella strategia difensiva aragonese (1487-1492), in "Archivio Storico Pugliese" XLVIII (1995).
pp. 109-111.
15 Cfr. C. COLAFEMMINA, I contributi, cit., p. 44: "Groctaglie taxato in dicto cedulario fochi DLXXII. Li pagamenti ordinarti deli quali si exigeno per la lll.ma signora duchessa de
Milano. Deve dare per lo carlino a foco imposto cum ciascuno deli tre terzi del presente anno prime indictionis duc. CLXXI, tr.111"(... ).
16 M. RIGILLO, Vicende feudali, cit., p. 5: "Solo dopo quest'ultima operazione diplomatica
Grottaglie comincia a essere venduta come una vera signoria, più o meno utile, anzi come un
feudo:
Infatti già i primi catasti del 1532 e del 1545 avevano tassati a questa terra la cospicua cifra di 978 fuochi. La quale terra non era poi molto diversa da quella della vicina città di Ostuni e da altre città".
17 V. DE MARCO, La diocesi di Taranto nell'età moderna (1560-1713), cit., p. 32. L'arcivescovo Frangipane fece certamente una valutazione eccessiva del numero degli abitanti, per
giustificare l'alto numero di preti e chierici nel paese! Il numero degli abitanti non doveva
raggiungere i 6.000.
18 Ivi p. 187.
19 Morì il 19 novembre 1557, dopo aver fatto testamento a favore di Filippo Il al quale
pervenne perciò lo Stato di Bari, il Principato di Rossano, le città e le terre di Ostuni, Grottaglie e Monteserico. Scrive il Pepe: "Ritenuto Bari con Monteserico e S. Lorenzo, e Rossano con Longobucco in regio damanio, furono Ostuni, Grottaglie, Palo e Modugno a diversi
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