indirizzo? facebook mail sito? altri dati? metodi e pensiero di una scuola di non solo tennis DOVE, QUANDO e COME “Il tennis è uno sport del quando e non del come” (cit. Marco Vecchi). Questa massima espressa anni fa da un grande maestro lombardo ci ha sicuramente colpito e influenzato. Ampliandola abbiamo iniziato a ragionare su 3 e non 2 categorie: il Dove il Quando e il Come. Le abbiamo messe in quest’ordine non casualmente e cercheremo di spiegarvene i motivi. No, non stiamo per darvi informazioni pratiche sull’indirizzo del centro sportivo o sugli orari di gioco oppure sulle modalità d’iscrizione; cercheremo invece di introdurvi alla filosofia di pensiero che sta alla base dei nostri metodi di insegnamento; questo nell’intento di creare il più possibile complicità e unità di intenti nell’educazione sportiva dei vostri figli. Chi vorrà approfondire tali concetti o chiarirsi le idee è caldamente invitato a partecipare al g.simposio di ottobre, una riunione secondo noi utilissima per creare subito un contatto costruttivo fra maestri e genitori. DOVE Dove sta andando la palla? Dove devo portare il mio corpo per colpirla? Il tennis è uno sport nel quale si utilizzano 2 attrezzi estranei: la racchetta e la pallina. Se ci pensate, sport con 2 attrezzi estranei non sono poi molti. Di questi 2 attrezzi, nell’esecuzione di un’azione tennistica, il primo in ordine cronologico ad essere utilizzato è la pallina. Essa va: localizzata visivamente. Poi bisogna calcolarne: direzione, velocità, traiettoria e parabola. Mentre si fanno queste operazioni bisogna muovere il proprio corpo per giungere in tempo all’appuntamento con essa. Senza delle buone fondamenta non si potrà costruire una casa stabile, quindi, come ci insegnano i vecchi saggi muratori, essendo questa valutazione e ricerca della palla la prima operazione che il tennista deve compiere è la più importante. Senza delle buone capacità in questo settore sarà impossibile giocare bene a tennis. QUANDO Quando devo lanciare il mio braccio e la mia racchetta verso la palla? Ultimate le fasi del dove mi trovo (si spera) vicino alla palla abbastanza da poterla colpire con la racchetta. Ora il mio cervello deve scegliere il momento ideale. Nel golf la palla è ferma. Il dove è già risolto, il quando dipende solo da una mia scelta di concentrazione. Nel tennis (purtroppo e per fortuna) la palla è sempre in movimento e in tutta la vostra vita non giocherete mai una palla perfettamente 03 identica a un’altra. Ogni singola palla ci sottopone quindi a una sempre diversa e adattata scelta di tempo. Per colpire si possono fare scelte di tempo anche non perfette ma per fare il colpo perfetto ci vuole la scelta di tempo perfetta. Un solo decimo di ritardo o di anticipo nell’esecuzione del colpo causerà un colpo assai inefficace. Avere un buon quando è una qualità decisiva ma essendo la seconda operazione che il tennista deve compiere è condizionata dalla prima cioè dal dove. Giocatori con ottima scelta di tempo ma con scarse capacità di ricerca della palla non ottengono grandi risultati semplicemente perché se si trovano in cattiva posizione rispetto alla palla, la loro ottima capacità di scelta di tempo potrà solo salvarli da un errore precedente consentendo loro di eseguire un colpo discreto ma non certo un colpo perfetto. COME Come devo colpire la palla? Eseguendo quale gesto devo muovere la racchetta verso la palla? In base a dove si trova la palla, nel tennis vanno eseguiti diversi tipi di colpi: il diritto, il rovescio, la volee, lo smash, il servizio. Ognuno di questi colpi ha una sua gestualità di base che va gradualmente costruita per permettere alla racchetta di essere sfruttata al meglio nell’intento di dare ai colpi il massimo di velocità e precisione. Qui siamo nel regno della famigerata tecnica che non riguarda solo il modo in cui utilizzare il braccio dominante (il destro per i destri) ma anche altre parti del corpo fondamentali (le ginocchia, l’altro braccio, le anche, la testa...). Si badi bene: esiste un solo colpo in cui l’aspetto tecnico è determinante: il servizio, in quanto è l’unico colpo nel quale la palla è nelle mie mani e teoricamente, attraverso un buon lancio, posso posizionarmela sempre nello stesso punto. Quindi l’importanza del dove diventa minima e il mio quando non dipende dall’avversario ma dai miei automatismi. Per tutti gli altri colpi, la tecnica è una parte certamente non irrilevante ma essendo questa fase del colpo (il come) l’ultima in ordine cronologico ad essere eseguita è ovviamente la meno importante. Questo è il fulcro della nostra tesi e probabilmente sconvolgerà molti dei nostri 25 lettori... A noi invece pare una verità semplice ed evidente e nel paragrafo successivo cercheremo di convincervi. ADATTAMENTO ALLE SITUAZIONI Esistono molti sport tecnici, cioè sport in cui il gesto è fondamentale e determinante. Sono quegli sport in cui il dove e il quando hanno poca o nulla rilevanza. Molti sport senza palla sono tecnici: i tuffi, la ginnastica artistica, lo sci... tutti sport nei quali il modo di muovere il proprio corpo nell’attuazione di un gesto è determinante. Attraverso una tecnica perfetta e l’acquisizione di automatismi gestuali perfetti, si possono ottenere ottime prestazioni. A questo vanno aggiunte ovviamente grandi qualità atletiche e mentali ma siamo comunque lontani dal regno del dove e del quando semplicemente perché in questi sport non esiste una palla in movimento che va, ogni volta in maniera diversa, cercata e colpita. Abbiamo già accennato al golf dove, pur essendoci una palla, è ferma e quindi i miei piedi e i miei occhi possono stare immobili nei secondi precedenti l’impatto. Il come muoverò la mazza verso la palla è quindi, nel golf, la fase più importante. Ci sono poi altri sport con la palla in movimento nei quali, infatti, il dove e il quando sono aspetti importantissimi ma sulle differenze fra questi e il tennis torneremo in seguito. Tornando a noi crediamo di avervi reso evidente che l’oggettiva sequenza cronologica delle azioni che il tennista deve compiere è: dove, quando, come. 1) Dove sta andando la palla e dove devo portare il mio corpo rispetto ad essa. 2) Quando il mio cervello deve ordinare al braccio di muoversi verso la palla. 3) Come, con quale gesto, il mio braccio deve muovere la racchetta a colpire la palla. In base a questa sequenza diventa quindi secondo noi importante sviluppare prima di tutto una buona capacità di ricerca della palla attraverso esercizi mirati in cui le modalità di utilizzo della racchetta sono pressoché irrilevanti. Poi allenare le capacità di scelta di tempo facendo conoscere all’allievo le caratteristiche di velocità e rimbalzo della palla. Infine, dopo aver creato le condizioni per poterla utilizzare, perfezionare la tecnica d’esecuzione del colpo, il gesto. Quest’ultima parte non potrà mai essere buona in assenza di buone capacità di ricerca della palla e di scelta di tempo, semplicemente perché per eseguire un movimento perfetto ottenendo un risultato efficace serve una palla posizionata in un punto ideale e l’esecuzione del gesto in un momento ideale. Il dove e il quando sono condizioni non sufficienti ma necessarie per poter eseguire un buon come. Quindi, quando nel primo anno dei corsi ci vedrete parlare poco di diritti e rovesci state tranquilli! Stiamo solo lavorando per il futuro e per costruire tutte quelle capacità che permetteranno di fare del diritto e del rovescio non 2 semplici gesti stilistici ma 2 colpi funzionali in ogni situazione di palla. Per essere ancora più concreti parliamo di match: un giocatore dotato di un ottimo come, cioè un’ottima tecnica, ma scarso nel dove e nel quando, cioè nella ricerca di palla e nella scelta di tempo, perderà sempre contro un giocatore con un come scarso ma con ottime capacità nel dove e nel quando. Tutti quelli che hanno provato a cimentarsi in questo strano sport sono ben consci di questo e lo sanno. È una verità inspiegabile? No, è molto semplice: la tecnica non può essere sfruttata in assenza di buona ricerca di palla e di buona scelta di tempo; il 05 gesto tecnico è la ciliegina sulla torta ma se non c’è la torta... Roger Federer: immenso, stilisticamente sublime, braccio meraviglioso, tecnica perfetta, il miglior giocatore di tutti i tempi. Non sto esprimendo miei pareri ma sto citando fans e addetti ai lavori. Ma attenzione! La bellezza stilistica, la facilità e la perfezione dei suoi colpi non devono far dimenticare che Roger Federer è un grande atleta, ha capacità di ricerca della palla e scelta di tempo fuori dal comune (certificate in anni di test scientifici fatti su di lui) e ha qualità di percezione degli oggetti e di visione periferica nettamente superiori alla media. Senza queste straordinarie capacità la sua tanto decantata tecnica perfetta non esisterebbe. Vi siete mai chiesti perché guardando i diritti dei primi 50 del mondo si notano solo piccole differenze e invece guardando 50 simpatici giocatori della domenica le differenze tecnico-gestuali fra uno e l’altro spesso sono macroscopiche e macrocomiche? Semplicemente perché nei campioni il dove e il quando sono a un livello di perfezione. La palla per i campioni è quasi sempre nel punto ideale per poter mettere in atto un’ottima scelta di tempo e il gesto perfetto; la palla dei giocatori della domenica è quasi sempre un canguro imbizzarrito che si cerca in qualche modo di domare con la racchetta dovendo quindi adattare il proprio gesto tecnico a una imprecisa (siamo buoni...) ricerca di palla. Partendo da un buon allenamento del dove e del quando, il perfezionamento del come sarà una parte abbastanza facile nel lavoro di un maestro di tennis. Questo perché il dove e il quando condizionano il come e non il contrario. Una buona tecnica non aiuta la mia ricerca di palla. Avere la palla sempre nel posto giusto aiuta e facilita, eccome, la mia tecnica. Quello che noi cerchiamo di evitare attraverso i nostri metodi di insegnamento è la costruzione di belle statuine capaci di eseguire eleganti rovesci in condizioni di palla lenta e facile e incapaci di adattarsi alle miriadi di possibilità di velocità, traiettoria, rotazione, angolazione e parabola che, nella realtà di una partita, la palla, beffarda e ribelle, può assumere. Noi in sostanza riteniamo che l’oggetto più importante del tennis sia la palla e non la racchetta. Nel tennis non c’è un giudice che dà un punteggio di 9.90 al mio rovescio ma una palla che deve superare la rete, e stare all’interno delle righe. Il tennis non è uno sport tecnico ma uno sport di adattamento alle situazioni. La tecnica la collochiamo quindi al terzo posto (per ora) in ordine di importanza dopo ricerca di palla e scelta di tempo. IL TENNIS E GLI ALTRI SPORT È l’unico sport di questo tipo? No, per ogni sport dove c’è una palla e un avversario si può dire la stessa cosa ma cerchiamo di scoprire un po’ di differenze: Sport con la palla ma senza attrezzi: il calcio, il basket, la pallavolo sono sport in cui è fondamentale sviluppare nell’allievo un buon feeling con la palla. I piedi e le mani devono conoscerla e imparare a controllarla. Nel tennis tale operazione di feeling con la palla è ancora più importante e complessa da raggiungere perché la palla va toccata non con una parte del proprio corpo ma con un attrezzo estraneo: la racchetta. Ecco perché, nel tennis, la tecnica scivola al quarto posto, in ordine di importanza. La sensibilità (il controllo di palla, il feeling palla-racchetta, il tocco, chiamatela come volete) è una qualità fondamentale perché senza di essa non ci potrà essere precisione e, senza precisione, un’ottima tecnica creerà solo un bell’effetto visivo ma un’impietosa serie di palle out. Ecco allora il motivo per cui facciamo fare ai vostri figli svariati esercizi di semplice controllo fra palla e racchetta per rendere gradualmente l’attrezzo una parte del corpo e non un ferro da stiro estraneo e sconosciuto. Quanti giocatori, nelle loro giornate no, dicono “oggi non sento la palla!” e in quei momenti la tecnica va in crisi perché non può appoggiarsi sulla rassicurante sensazione di controllo dei propri colpi. L’importanza della sensibilità la si capisce in maniera molto chiara quando si prova a fare un esercizio di controllo con l’altra mano (la sinistra per i destri). Ci si sente subito goffi e inefficaci e anche giocatori espertissimi e tecnicamente validi tornano a sentirsi pressoché principianti. Al di là di questa importante differenza (l’uso di un attrezzo estraneo) il calcio, il basket e la pallavolo hanno tanti punti in comune col tennis; il dove e il quando sono fondamentali e la palla è sempre un fattore sorpresa da seguire e decifrare e a cui adattarsi. Non a caso ragazzi che arrivano al tennis dopo aver praticato questi sport partono avvantaggiati e si adattano facilmente mentre chi arriva da sport tecnici senza palla come la ginnastica o il karate o il nuoto fa molta più fatica all’inizio. Gli sport più simili al tennis sono ovviamente quelli con palla e attrezzo e lasciamo a voi il gusto di individuarne il più possibile! Sappiate che non sono poi tanti.... Noi ci limitiamo a ricordare il ping pong e il badminton (volano) che infatti spesso facciamo praticare ai nostri allievi. ABBIAMO DETTO TUTTO? Assolutamente no. Ci sono altri fondamentali aspetti che in questa sede ci limiteremo ad accennare. “Il tennis è uno sport di testa” frase assai sentita da appassionati e addetti ai lavori. Sarebbe meglio dire: il tennis è uno sport di pancia. Se preferite un termine più serioso, di psiche. Il fattore emotivo è basilare in molti sport ma vi assicuriamo che (e per cause concrete e scientificamente dimostrabili) in nessuno lo è come nel tennis. Noi, a qualsiasi livello, cerchiamo di mettere l’allievo nelle condizioni emotive più 07 adatte a esprimersi al meglio. Lavoro complicatissimo ma bisogna provarci. Nel settore agonistico tale crescita la cerchiamo anche attraverso una scienza che si chiama bioenergetica che studia le relazioni fra corpo e mente per mettere un’atleta nelle migliori condizioni possibili di fiducia e rilassamento muscolare durante l’esecuzione di un colpo. Se sono ansioso e insicuro mentre colpisco, la mia tecnica non può essere completamente sfruttata quindi la tecnica scivola al quinto posto, in ordine di importanza. Conta essere buoni atleti? 60% testa, 30% gambe, 10% braccio. Questo dicono spesso i coach dei campioni. Avere buone qualità atletiche è molto importante: se le mie gambe si muovono lente e non ho una buona coordinazione braccio-gambe arriverò tardi e male sulla palla e la mia tecnica non potrà essere completamente sfruttata. Quindi la tecnica scivola al sesto posto, in ordine di importanza. Qualche riga fa abbiamo detto che il tennis è uno sport di adattamento alle situazioni: devo adattarmi a una palla sempre diversa e devo cercare di rimetterla di là dalla rete e dentro le righe. Ma questo non basta; c’è un avversario e possibilmente dovrei cercare di metterlo in difficoltà, dovrei mettere in atto delle strategie. Siamo nel regno della tattica. Giocatori superiori all’avversario tecnicamente ma privi di capacità tattiche, soccombono inesorabilmente. Quindi la tecnica scivola addirittura al settimo posto! Gli istinti tattici in alcuni allievi sono innati; in altri vanno costruiti anche attraverso esercizi senza racchetta. Il tennis con le mani può essere utilissimo per i principianti perché elimina le difficoltà di utilizzo dell’attrezzo e rende quindi più facile la messa in atto dei propri pensieri strategici. Gli argomenti accennati in questo paragrafo meriterebbero ovviamente chilometri di approfondimento. Al g.simposio di ottobre ci proveremo ma qui era importante chiarirvi quanti sono i motivi per cui noi riteniamo sia riduttiva e inefficace una scuola tennis che basa i propri metodi sulla spiegazione tecnica dei colpi. Prima e durante l’esecuzione di un colpo ci sono molteplici qualità che vengono messe in atto e che consentono la perfetta riuscita del colpo. I nostri sono metodi folli ed azzardati? No, non siamo certo gli unici a pensarla così e inoltre i 15 anni abbondanti di lavoro in questa direzione e i risultati quantitativi e qualitativi raggiunti ci confortano e ci danno umile sicurezza nelle nostre convinzioni. E LA TECNICA? Povera tecnica... è al settimo posto... e avremmo potuto anche declassarla ulteriormente con un po’ di pignoleria! Ma attenzione, tutte le qualità di cui abbiamo parlato e che cerchiamo di costruire in un allievo, resterebbero incomplete se non si arrivasse a valorizzarle attraverso un grandioso diritto vincente! Sosteniamo solo che costruire un diritto efficace in ogni condizione di palla e non solo su palla facile sia impossibile senza aver prima sviluppato un’elaborato lavoro preliminare. I messaggi tecnici vanno inseriti gradualmente in parallelo ai progressi dell’allievo. Quando il dove e il come saranno di buon livello sarà molto semplice affinare la tecnica; e quando avremo buone capacità atletiche, tattiche, di controllo della palla e di gestione delle emozioni sarà possibile rendere la propria tecnica concreta e funzionale al risultato. Riguardo ai nostri metodi tecnici saremo molto brevi: noi guardiamo i campioni, li studiamo allo slow motion in ogni dettaglio e cerchiamo di far giocare i nostri allievi come loro. Fantascienza? Non crediamo. È molto più facile imitare il come di un campione che non il dove e il quando. Molto più facile eseguire un diritto mimicamente simile a quello di Federer che non cercare la palla con la sua rapidità e precisione o essere impeccabili come lui nella scelta di tempo. Va da sé quindi che noi non insegneremo il diritto come negli anni ‘70 e neppure come negli anni ‘90 perché il diritto di Federer è diverso da quello di Becker o di Panatta. Ogni sport evolve, soprattutto quelli in cui il materiale, le dimensioni e il peso degli attrezzi subiscono modifiche radicali, e noi cerchiamo di stare aggiornati. Riteniamo che sarebbe preoccupante in ogni campo se un figlio ricevesse gli stessi identici insegnamenti, con gli stessi identici metodi, ricevuti da un genitore! Saremmo ancora qui a giocare a pallacorda... IN SINTESI Quando ci vedrete fare ‘cose strane’ in campo e vedrete i vostri figli giocare con ‘regole strane’ noi, attraverso il gioco e il divertimento, stiamo provando a far crescere: • la manualità con la racchetta e la sensibilità nel controllo di palla-racchetta • la capacità di valutazione della palla nella sua velocità, traiettoria, altezze di rimbalzo... • la rapidità di spostamento unità alla precisione e alla coordinazione dei movimenti • la reattività fisica e mentale • la capacità di scelta di tempo nel momento dell’impatto palla-racchetta • la fiducia e la convinzione nei propri mezzi Allenare queste caratteristiche richiede tempo ed esercizi mirati e personalizzati. Solo dopo aver portato a buoni livelli queste capacità, potremo inserire i perfezionamenti tecnici. Luca Prandi 09 La g. progressione: metodo incrementale e principio della gradualità Se vogliamo quindi fare in modo che le osservazioni fin qui fatte possano tradursi in pratiche concrete, occorre elaborare un metodo di lavoro o quantomeno un principio ispiratore. Noi lo abbiamo messo insieme, dopo 15 anni circa di prove ed errori, cercando di dare coerenza a varie teorie e metodologie e cogliendo ciò che di interessante e stimolante è stato proposto dentro e fuori dalla nostra disciplina. Il punto di partenza è l’affermazione di una convinzione: “ogni apprendimento è tanto più veloce quanto è proporzionata, in tutti i sensi, la situazione di gioco proposta”. Ne consegue che il lavoro del maestro è di individuare, insieme all’allievo, il personale processo conoscitivo con cui trovare la modalità di raggiungimento di un obiettivo (fermare la palla con la mano, fare un’arresto e rimando della palla, colpire di rovescio, fare una smorzata) che va calibrato sulle caratteristiche individuali. La motivazione dell’allievo cresce solo se l’obiettivo, ogni volta ricalibrato secondo il principio della gradualità, viene percepito come raggiungibile, “alla mia portata”; in questo caso la soddisfazione del risultato conseguito insieme alla “strategia del divertimento” (“se mi diverto, imparo prima”) sono il carburante che alimenta il circolo virtuoso del processo di apprendimento. Pertanto la gradualità permette, passo dopo passo, di incrementare le capacità degli allievi, la loro motivazione, e di raggiungere, seguendo un percorso “morbido” di apprendimento, una crescita costante e equilibrata sul lungo periodo. Luigi Bertino, maestro/tecnico/formatore torinese, afferma: “Ci sono 2 vie per insegnare il tennis a un bambino: la via dell’addestramento tecnico/motorio che passa attraverso esercitazioni di carattere generale sulle abilità motorio/ coordinative appunto, ed esercitazioni di carattere specifico quali drills e giochi, in un contesto di grande divertimento; la via della specializzazione precoce, che porta invece ad un arricchimento rapido delle abilità tecniche attraverso alti volumi di lavoro tecnico/statico sui “colpi”, trascurando però la crescita armoniosa di tutte le altre componenti che definiscono la capacità di prestazione di un tennista completo. Mi sento di consigliare a tutti i genitori la prima via.” Anche noi. E quindi, quando il genitore di un bambino principiante, intento in qualche cervellotico esercizio di coordinazione, non raramente ci chiede “ma quando mio figlio inizierà a giocare a tennis veramente?” occorre solo rassicurarlo sul fatto che sta già giocando a tennis, un tennis alla sua portata, con le regole del gioco adeguate alle sue capacità, un tennis nascosto per allenare abilità fondamentali, in attesa che il consolidamento di tali abilità gli consentirà, prima o poi, di confrontarsi con il tennis “vero”. I bambini non sono adulti in miniatura! Tutto ciò a partire dagli strumenti più adeguati (dimensioni del campo, dimensione e peso degli attrezzi, il tipo di palle) e dalle condizioni e modalità di gioco più appropriate (le “regole” del gioco), sempre nell’ottica della disponibilità alla sperimentazione e al cambiamento, perché variare non è confondere ma progredire. Quindi mini-campi, midi-campi, campi interi. E ancora palle normali, palle mid, palle soft, palle di spugna, palloncini, etc. E poi ancora go-back, back&drive*, racchette da 19/21/23/25/26 pollici, racchette standard. E infine tennis con le mani, multirimbalzo, con arresto e rimando (lo stop&shot), regolamentare. Le velocità di passaggio da una proposta di gioco all’altra sarà diversa da allievo ad allievo in base ai livelli di apprendimento, ma il percorso sarà quello tracciato, per arrivare ad affrontare anche eventualmente il periodo della specializzazione agonistica con i corretti presupposti per il raggiungimento della prestazione di alto livello. * racchettine in legno da indossare tipo guanto La G.PROGRESSIONE Quello che segue è un tentativo di organizzare i principi esposti per darne una schematizzazione che serva da traccia per il nostro lavoro. Come ogni schema soffre di una qualche rigidità ma l’utilizzo deve essere duttile e plasticamente adattabile, soprattutto considerando che è fatto su un valore medio che non comprende i picchi in alto e in basso. Abbiamo identificato 8 livelli a cui corrispondono diverse età di riferimento, a cui sono legati diversi obiettivi motori e coordinativi, diverse “regole del gioco”, da allenare con adeguati strumenti didattici e molteplici situazioni di gioco. Con così tante variabili a disposizione si ottiene anche un altro vantaggio. La possibilità cioè, agendo sulle 11 “regole del gioco”, di far interagire anche allievi non propriamente appartenenti a livelli omogenei, fino ad arrivare, paradossalmente a far allenare proficuamente un ventenne di seconda categoria con un undicenne al secondo anno. la loro conoscenza reciproca, il confronto (auspicabilmente) positivo e l’interazione dentro e fuori dal campo, contribuendo a creare un clima di familiarità e socialità che è un obiettivo (per noi g.maestri) importante tanto quanto l’acquisizione delle conoscenze tecnico/tennistiche. Come? Le nostre chiacchiere, speriamo non noiose, sono finite. La tabella che trovate in ultima pagina è stata stilata più per gli addetti ai lavori che per voi quindi alcuni termini potranno risultare ostici. In occasione del g.simposio o, perché no, davanti a un buon bicchiere, saremo ben lieti di dare ai più curiosi tutti i chiarimenti del caso. In questa sede ci sembrava comunque utile e importante pubblicare tale schema di lavoro per mostrarvi come tutti i nostri pensieri e le nostre riflessioni sul tennis possano tramutarsi in regole e logiche di lavoro programmate. Una piccola legenda che troverete sotto la tabella vi darà una mano. Meno paradossalmente è più facile organizzare giochi, eventi e competizioni (dentro e fuori l’ora di lezione) in cui la possibilità di tenere insieme più allievi fa vivere il nostro sport non solo e puramente in forma individuale, ma anche e soprattutto come se fosse un vero e proprio sport di squadra come da anni capita con la nostra Coppa Davis tanto amata dai nostri g.tennisti. Ciò di conseguenza aumenta la socializzazione degli allievi, Paolo De Vitali Facendoli semplicemente palleggiare in condizioni diverse. L’undicenne, avendo a disposizione per esempio una palla soft, il multirimbalzo e un campo intero, giocherà una serie prolungata di colpi consolidando tecnicamente i fondamentali in una situazione semplificata. Il ventenne, obbligato a giocare con la mano sinistra, con un rimbalzo e con un campo limitato, migliorerà la capacità di adattamento alle situazioni, la sensibilità e la scioltezza del braccio non-dominante (e quindi indirettamente allenerà il suo rovescio bimane). Dove, quando, come ... e perché g.tennis? Perchè ci chiamiamo g.tennis? G come Gorgonzola, facile; qui nacque tutto 16 anni fa... ma anche g come gioco, g come gara, g come gruppo, g come gusto, g come giovani. Tutte queste g ci hanno spinto, anni fa, a scegliere questa semplice sigla per la nostra scuola tennis e ci spingono ogni anno a cercare di fare in modo che i nostri corsi insegnino ai Giovani a stare in Gruppo vivendo il Gusto della Gara sotto forma di Gioco. Cercheremo di raggiungere questi obiettivi tenendo presente un’altra massima che ci ha colpito e influenzato: “Il tennista è un’individuo” (cit. Alberto Castellani) e quindi tenteremo di personalizzare il lavoro e di conoscere ogni singolo allievo nella sua individualità valorizzandone caratteristiche umane e capacità sportive. Ci riusciremo sicuramente? No, molte volte abbiamo fallito; ma sicuramente ci proveremo con impegno, attenzione e passione. Perché quindi (lo diciamo con Grande modestia...) farete un’ottima scelta iscrivendovi alla g.tennis??? Perché insegnare tennis non ci basta e quando, come per nostra fortuna spesso è accaduto, ci viene riconosciuto, dall’allievo stesso o dai suoi genitori, un piccolo merito per i miglioramenti dell’individuo e non solo del tennista, allora sì che tutti i nostri sforzi vengono ampiamente ripagati! La g.progressione tecnico / coordinativa Obiettivi motori e coordinativi Gestione della palla/ Regole del gioco Tecnica dei colpi Strumenti didattici Tipo di palla Lunghezza racchetta Età Livello 1 Coordinazione grezza generale; Propriocettività (1); Schemi motori di base; Orientamento e conoscenza spazio/ temporale Capacità di arresto della palla a terra e a rimbalzo. Rialzo della palla a terra Familiarità racchetta/palla; Primi cenni su altezza e lateralità dell’impatto Tennis con mani; Go-back e back&drive(2); Doppia racchetta; Birillo/racchetta; Gioco finalizzato con e senza palla; Palleggio semplificato Soft 19/21 pollici 5/6/7 Livello 2 Coordinazione grezza generale; Propriocettività; Schemi motori di base; reazione, equilibrio e differenziazione; Orientamento e conoscenza spazio/ temporale Multistop; Mantenimento della palla rimbalzante; Rimbalzo infinito a tempo Familiarità racchetta/ palla; Altezza e lateralità dell’impatto; cenni sulla forza e la direzione; cenni sulla gestione della parte non dominante(3) Go-back e back&drive; Doppia racchetta; Esercizi con palle, birilli, bersagli, etc; Gioco finalizzato con e senza palla; Esercitazione al cesto; Palleggio semplificato Soft 19/21 pollici 7/8 Livello 3 Coordinazione intermedia; reazione, equilibrio, differenziazione, trasformazione e combinazione; Orientamento e conoscenza spazio/ temporale Doppio arresto (diversificazione dell’arresto); doppio rimbalzo Ricerca di palla e posizionamento; Altezza, lateralità, forza e direzione all’impatto; cenni sulla tecnica del diritto; introduzione dei colpi al volo Esercizi con palle, birilli, bersagli, etc; Gioco finalizzato; Esercitazione al cesto; esercitazione al muro; Palleggio semplificato; e.t.t(4) Soft/mid 21/23 pollici 8/9 Esercizi con palle, birilli, bersagli, etc; Gioco finalizzato; Esercitazione al cesto; esercitazione al muro; Palleggio semplificato; e.t.t. Mid Livello 4 Coordinazione intermedia; Singolo arresto e reazione, equilibrio, primi colpi diretti; differenziazione, 1 o 2 rimbalzi trasformazione e combinazione; Orientamento e conoscenza spazio/ temporale Ricerca di palla e posizionamento; Altezza, lateralità, forza e direzione all’impatto; scelte di tempo d’impatto; tecnica del diritto, rovescio e voleè 23/25 pollici 9/10 Obiettivi motori e coordinativi Gestione della palla Tecnica dei colpi Strumenti didattici Livello 5 Coordinazione fine; reazione, equilibrio e differenziazione, trasformazione e combinazione; Orientamento e conoscenza spazio/ temporale Tiro diretto; 1 o 2 rimbalzi; Ricerca di palla e posizionamento; tecnica del diritto, rovescio e voleè; cenni sullo smash e rovescio a una mano; timing: palla in salita, palla in discesa , volo Livello 6 Coordinazione fine; reazione, equilibrio e differenziazione, trasformazione e combinazione Tiro diretto; 1 rimbalzo Livello 7 Coordinazione fine stabilizzata e fase della disposizione variabile; capacità di anticipazione motoria cambi di ritmo; cenni di tattica Livello 8 Lunghezza racchetta Età Gioco finalizzato; Mid esercitazione al muro; Esercitazione al cesto; esercizi fisico/ coordinativi; e.t.t. palleggio 25/26 pollici 10/11 ricerca di palla e appoggi diversificati; diritto, rovescio e voleè dall’alto, dal basso, controbalzo; profondità e angolazione di palla; cenni su rotazioni e servizio Esercitazione al cesto; esercitazioni con schemi; esercizi fisico/ coordinativi; circuit training e.t.t. palleggio Mid/dure 26 pollici/ standard 11/12 Tiro diretto; 1 rimbalzo Tutte le variazioni su tutti i colpi; spostamenti tecnici e appoggi diversificati; gestione della parte non dominante servizio Esercitazione al cesto; esercitazioni con schemi; esercizi di situazione; circuit training; e.t.t. palleggio con variazioni Dure standard 12/13 Coordinazione fine Tiro diretto; stabilizzata e fase della 1 rimbalzo disposizione variabile capacità di anticipazione motoria, cambi di ritmo; tattica e strategia (schemi) Tutte le variazioni su tutti i colpi; spostamenti tecnici e appoggi diversificati; gestione della parte non dominante; variazioni sul servizio Esercitazione al cesto; e.t.t. palleggio con variazioni in condizione dinamica; esercitazioni pre-competitive matches Dure standard > di 14 1) Propriocettività= La percezione di se stessi in rapporto al mondo esterno 2) Go back e back and drive= racchettine in legno da indossare tipo un guanto 3) Parte non dominante= per un destro, il braccio sinistro 4) e.t.t.= esercitazioni tecnico-tattiche, cioè partitelle con obblighi precisi per sviluppare una determinata capacità Tipo di palla Le palle: Soft= di spugna, leggere e con un rimbalzo poco aggressivo Mid= Il peso è simile alle soft ma il rimbalzo è più vicino a quello di una palla normale Standard= palle normali da tennis