Il carattere del cane Urs Lüscher 1. Introduzione Lo scopo del presente articolo è offrire una panoramica dei fattori che influenzano il carattere di un cane e, più in particolare, del San Bernardo. Tali fattori sono molteplici e su ciascuno di essi si potrebbe scrivere un intero libro, ma dato lo spazio limitato a disposizione in questa sede ci limiteremo a una trattazione generale. Uno o più aspetti potrebbero essere oggetto di un futuro approfondimento in un articolo dedicato. In questo articolo ci soffermeremo brevemente sui diversi fattori che influiscono in maniera determinante sul carattere di un cane: addomesticamento genetica selezione influenza del sesso e della castrazione influenza dell’ambiente sullo sviluppo del cucciolo processo di apprendimento e addestramento età 2. Addomesticamento La storia dell’addomesticamento del cane è avvolta da molte supposizioni. Vari aspetti sono stati tuttavia appresi dallo studio di culture in cui i cani continuano a essere allevati (o piuttosto tenuti) in modo tradizionale. Oggigiorno si ritiene in generale che i cani si separarono dai lupi molto tempo fa (forse già 140.000 anni or sono) e si avvicinarono agli stanziamenti umani, nutrendosi dei rifiuti che trovavano. I cani più docili e meno timorosi erano avvantaggiati, poiché più propensi ad avvicinare l’uomo e gli stanziamenti umani rispetto ai cani di indole più schiva. Si ebbe così una selezione del tutto inconscia legata alla loro docilità. Un’analoga selezione si verificò in Russia con le volpi. Uno studio ha notato in particolare che nel corso di questo processo di selezione legato alla docilità sono apparsi negli animali dei segni fisici di addomesticamento, quali orecchie pendenti, code arrotolate e maculatura del pelo. Inoltre – fattore questo di notevole rilevanza per comprendere il carattere del cane – il comportamento delle volpi addomesticate è rimasto allo stadio di volpacchiotto anche negli esemplari adulti. A differenza dei lupi, loro lontani cugini, i cani selezionati appunto in virtù della loro docilità restano cuccioloni per tutta la vita: anche quando raggiungono l’età adulta, ad esempio, adorano giocare, apprezzano il contatto fisico, assumono spesso un atteggiamento sottomesso e abbaiano. In aggiunta, la maggior parte delle razze (con l’eccezione forse dei terrier) mostra un’attitudine predatoria solo rudimentale. E per fortuna, giacché un lupo adulto non sarebbe certo un compagno di giochi molto adatto per i bambini! I San Bernardo fanno parte dei cani più cuccioloni. Per quanto esista una grande varietà all’interno della razza, tale caratteristica è ciò che li rende una delle razze più socievoli nei confronti dell’uomo. La socievolezza e l’assenza di aggressività e di comportamento predatorio sono aspetti che dovrebbero quindi essere tenuti in particolare considerazione nell’allevamento e nell’educazione dei San Bernardo. A tale riguardo, va precisato che non solo l’uomo ha svolto un ruolo nell’addomesticamento del cane, ma che il cane stesso ha influenzato lo sviluppo della razza umana. In principio, l’homo sapiens era infatti molto più aggressivo e intollerante di oggi! Gli individui meno aggressivi e più tolleranti nei confronti dei cani avevano un vantaggio: potevano usare i cani (che diversamente dai lupi abbaiano spesso, anche in età adulta) come sistema di allarme per segnalare l’avvicinarsi di un pericolo. I cani stessi selezionarono pertanto gli esseri umani in funzione della loro tolleranza e docilità. Fu così che per molto tempo l’evoluzione dei cani e degli esseri umani è progredita in un rapporto di interdipendenza e interazione tra le due specie. Fatto questo che andrebbe costantemente ricordato ai politici ostili ai cani! Un’altra tappa importante per l’integrazione dei cani nella società umana risale a circa 12.000-14.000 anni fa, quando i cani furono accettati come vero e proprio compagno di adulti e bambini. Si è persino scoperta una tomba in cui il defunto era stato sepolto con un cucciolo di cane tra le braccia. Oggigiorno e nella nostra cultura il cane è il migliore amico dell’uomo ed è un membro a tutti gli effetti della famiglia in cui vive. Le persone sentono la necessità di condividere il cibo con il proprio cane, di lasciarlo salire sul letto durante la notte, di conversare con lui, ecc., soddisfacendo attraverso la relazione con il proprio cane molti dei bisogni sociali ed emotivi spesso inappagati nella nostra società. I cani rispondono molto bene alla gestualità degli esseri umani, ne percepiscono lo stato emotivo e si comportano di conseguenza. Questa funzione primaria del cane dovrebbe sempre essere fatta prevalere nell’allevamento dei cani. 3. Influenze genetiche e selezione Le influenze genetiche sul carattere del cane sono state documentate già molto tempo fa da Scott e Fuller e più di recente da altri ricercatori, in particolare da alcuni scienziati svedesi. Tali studi hanno mostrato chiaramente che diverse tipologie di comportamento sono influenzate da singoli geni o da gruppi di geni, che esistono sostanziali differenze comportamentali tra le razze determinate dalla composizione genetica e che vi sono importanti differenze genetiche individuali anche all’interno delle singole razze. Si è già visto che a differenza dei lupi certe razze di cani, come quella dei San Bernardo, hanno un comportamento più cucciolone rispetto ad altre (come i terrier) e sono pertanto più adatte come animali da compagnia. In generale vanno inoltre più d’accordo con gli altri cani e apprezzano il contatto sociale e fisico. I ricercatori svedesi hanno osservato molti comportamenti canini diversi e hanno notato che variano con modalità catalogabili in gruppi (un semplice esempio: comportamenti schivi sono in genere accompagnati dalla coda tra le gambe). Hanno pertanto individuato le seguenti principali caratteristiche: giocosità/curiosità, intrepidezza, predisposizione al riporto (un elemento dell’istinto predatorio) e aggressività sociale. Le prime tre variano poco tra loro e possono quindi essere raggruppate in una dimensione primaria del carattere di un cane: “coraggio ↔timore”. Per contro l’aggressività presenta variazioni distinte rispetto agli altri tratti caratteriali. L’aspetto più importante da ricordare è che questi tratti caratteriali sono in larga misura determinati dalla composizione genetica e che possono esserci grosse variazioni, anche all’interno di una stessa razza. Motivo per cui vale la pena procedere alla selezione genetica in funzione del comportamento – con una selezione rigorosa è possibile ottenere rapidi progressi sul fronte dell’allevamento. Sfortunatamente al giorno d’oggi la tendenza prevalente è quella di selezionare i cani quasi esclusivamente in funzione della conformazione fisica della razza. Si è però constatato che i cani provenienti da allevamenti in cui il metodo di selezione è quello della conformazione fisica sono sì meno aggressivi, ma anche più timorosi di cose, persone e altri cani, oltre a essere meno giocosi e meno curiosi. Tuttavia, la socievolezza e la giocosità sono due caratteristiche essenziali per un buon cane di famiglia. In termini di dimensione “coraggio↔timore”, si ottengono quindi cani ben lontani dalle caratteristiche auspicate in un animale domestico. Inversamente, si è scoperto che le razze giocose propense al contatto sociale sono degli ottimi cani da tenere in famiglia. Ciò nonostante non sono le razze più popolari, poiché anche i futuri proprietari di cani selezionano per lo più la razza da acquistare in funzione dell’immagine del cane o del modo in cui è ritratto nei romanzi o nei film, e non sulla base del temperamento e comportamento. 4. Influenza del sesso e della castrazione Il feto maschio produce del testosterone per un breve lasso di tempo appena prima della nascita. Quest’ormone sessuale ha un’influenza decisiva sullo sviluppo del cervello: lo mascolinizza e defeminilizza (come riscontrabile ad esempio nel fatto che il comportamento sessuale del cane non è ciclico come quello della femmina). Ciò predetermina il maschio ad adottare un comportamento maschile, quale l’essere aggressivo verso gli altri maschi, sollevare la zampa per urinare e marcare il territorio, girovagare e avere una sessualità maschile. La castrazione non può inibire completamente tali caratteristiche e, tranne casi isolati, non ha alcun impatto rilevante sul comportamento. Tantomeno è possibile bloccare questo tipo di comportamenti effettuando la castrazione prima della pubertà, in quanto si manifestano comunque in certa misura una volta raggiunta la normale età della pubertà. 5. Influenza dell’ambiente sullo sviluppo del cucciolo Per poter valutare l’influenza dell’ambiente circostante sullo sviluppo comportamentale dei cuccioli è importante comprendere che il sistema nervoso, compresi gli organi sensoriali quali gli occhi e le orecchie, si sviluppano solo in risposta agli stimoli ambientali. Alcune parti del sistema nervoso non si sviluppano affatto in mancanza di stimolazione e non possono più essere sviluppate una volta trascorso il periodo cosiddetto “sensibile”, ossia dopo circa 4 mesi di età nel caso dei cani, anche se l’animale si trova successivamente in un ambiente appropriato. L’ambiente influenza il cucciolo già prima della sua nascita. L’apporto di ossigeno e di alimenti nutritivi al feto svolge un ruolo fondamentale per il suo sviluppo e dipende dalla salute, dall’alimentazione e dallo stato psicologico della cagna gravida. I cuccioli possono persino sviluppare una preferenza per il gusto del cibo ingerito dalla madre mentre sono ancora nell’utero. I cuccioli appena nati reagiscono al calore, all’odore e al tocco e dovrebbero fin da subito essere manipolati regolarmente da un essere umano. Reagiscono inoltre positivamente a un lieve (!) stress: si sviluppano più rapidamente, diventano cani adulti più equilibrati e acquisiscono una maggiore facilità a socializzare con le persone. Con lo sviluppo degli altri sensi, in particolare dell’udito e della vista, è bene aggiungere stimoli appropriati. Si è ad esempio scoperto che i cani esposti al traffico in tenera età (non solo al suo rumore, ma anche alla vista delle automobili per strada) sono meno propensi a sviluppare fobie al rumore successivamente (ad esempio paura dei tuoni o dei colpi di arma da fuoco o del tintinnio delle chiavi) rispetto ai cani che non hanno avuto la stessa esperienza. Chiaramente gli stimoli devono sempre essere dosati per evitare che il cucciolo venga spaventato o stressato. La socializzazione con diverse categorie di esseri umani (individui di diversa razza ed età, persone affette da disabilità fisiche), nonché con altri cani (di varie razze) e altre specie animali (gatti!) è molto importante, in particolare tra la 4 a e la 14a settimana di età. Analogamente, bisognerebbe desensibilizzare il cucciolo a interazioni come farsi toccare le zampe, mettere una mano in bocca, ecc. Una trattazione approfondita della prevenzione dei problemi comportamentali sarà pubblicata a breve sul sito Internet della Fondazione Barry. I cani che non hanno fatto esperienze di tale tipo avranno degli scompensi sensoriali e/o presenteranno anomalie comportamentali, in particolare paure e aggressività. Esperienze traumatiche nelle prime fasi di vita di un cane avranno molto probabilmente conseguenze durature, negative e irreversibili. Dovrebbero pertanto essere evitate quanto più possibile, senza tuttavia impedire al cucciolo di andare alla scoperta del mondo circostante. 6. Processo di apprendimento e addestramento Lo spazio limitato a disposizione in questa trattazione non consente di approfondire i principi dell’apprendimento, su cui sarà forse possibile tornare con un articolo dedicato. Tre aspetti tuttavia vanno sottolineati. In primo luogo, un cane apprende sempre ad associare una data situazione con l’esperienza che ne ha avuto, a prescindere dal contesto. Ciò è particolarmente importante per quanto riguarda il ricorso alle punizioni: quando viene punito, l’intera situazione diventa spiacevole per il cane, che mostrerà paura e adotterà un comportamento conflittuale in situazioni analoghe – e tenterà peraltro di evitarle quanto più possibile in futuro (ad es. il terreno di addestramento). Per contro, l’utilizzo di un metodo di addestramento basato sulla ricompensa rende la situazione stessa piacevole e il cane avrà in futuro piacere a riviverla e sarà più ricettivo all’apprendimento. Se si ricorre a una combinazione di punizioni e premi, il cane non saprà probabilmente mai se essere contento o spaventato in simili situazioni e avrà sicuramente un comportamento conflittuale. In test in cui sono state utilizzate tecniche miste di tale tipo, i cani hanno reagito in modo estremamente negativo! In secondo luogo, un comportamento appreso a un’età avanzata è in genere reversibile (ossia è possibile insegnare al cane a comportarsi diversamente in quella stessa situazione), mentre un comportamento appreso in tenera età (entro le prime 14 settimane circa) è generalmente irreversibile o solo difficilmente modificabile, anche con l’ausilio di medicine. È per questo che le primissime settimane di vita sono estremamente importanti. Ciò nondimeno, il successo dell’addestramento o della modifica comportamentale dipende anche sempre dal temperamento del cane (in particolare per quanto riguarda la paura). In terzo luogo, l’addestramento deve essere sistematico e coerente. Ciò significa che bisogna sempre reagire immediatamente e in maniera prevedibile al comportamento del cane. Altrimenti il cane perde il controllo sul suo ambiente e sulle interazioni sociali e diventa destabilizzato e frustrato (esattamente come succede a noi quando il computer non risponde ai nostri comandi come ci attendiamo, ossia è imprevedibile!). Ciò vale soprattutto per i cani di razze facili da addestrare (come il pastore belga malinois e il border collie) che, per frustrazione, possono allora diventare aggressivi e persino sviluppare psicopatie. Fortunatamente i San Bernardo sono cani estremamente tolleranti. Si dovrebbe tuttavia tenere ben presente questo aspetto, per evitare di sovraccaricare inutilmente il cane o spingerlo ai limiti della sua tolleranza. 7. Età Con l’età le capacità sensoriali e cognitive dei cani diminuiscono. I cani anziani sentono meno bene e la loro vista si affievolisce. Bisogna sempre tenerlo presente se un cane avanti nell’età cambia comportamento, smette di obbedire ai comandi o diventa ansioso, facilmente spaventato o persino aggressivo. I dolori, causati ad esempio dall’artrosi, possono altresì modificare il comportamento del cane e provocare aggressività. Le medicine (analgesici!) e un atteggiamento comprensivo nei confronti del cane possono essere d’aiuto. Molti cani anziani sviluppano inoltre una malattia molto simile al morbo di Alzheimer. Possono sentirsi disorientati, non riuscire a non sporcare in casa, non riconoscere più il loro padrone, smettere di obbedire, soffrire di insonnia, essere costantemente agitati o timorosi, scappare, ecc. Diventa molto difficile vivere con un cane affetto da tali disturbi, l’animale soffre molto a causa della malattia e spesso si isola dal mondo e dalla sua famiglia. Si tratta di una malattia incurabile, ma i sintomi possono essere alleviati con le medicine, consentendo talvolta al cane di continuare a condurre una vita normale per molti anni. I nostri amici a quattro zampe più attempati meritano di essere trattati con particolare riguardo. Prevedibilità, rispetto e routine sono molto importanti per i cani anziani, che dovrebbero inoltre continuare a essere inclusi il più possibile nella vita quotidiana della famiglia in cui vivono. Molti centri di addestramento hanno iniziato a offrire corsi speciali per cani anziani, in cui le capacità che ancora possiedono sono stimolate tenendo chiaramente conto della loro età e del loro stato di salute. 8. Conclusioni L’auspicio conclusivo è di aver mostrato che l’amore e l’intuito, per quanto indispensabili, non sono sufficienti a orientare il comportamento del cane nella direzione desiderata. Ci vogliono conoscenze e strategie consapevoli, che possono dischiudere molte nuove promettenti possibilità. Una certa dose di risolutezza e autodisciplina è altresì utile, in particolare per la selezione degli animali per l’allevamento. In tale ambito le possibilità sono ancora ben lungi dall’essere state sufficientemente esplorate. Quest’analisi della situazione non dovrebbe essere presa come una critica: significa semplicemente che possiamo allevare ed educare cani persino migliori di quanto si è fatto in passato, il che dovrebbe fungere da stimolo per rendere quest’attività ancora più gratificante.