IL DISAGIO ABITATIVO DEGLI ANZIANI A MILANO Esiti di un recente questionario predisposto dallo Spi Cgil Nazionale e che ha coinvolto 270 anziani residenti nel territorio di Milano Relazione di ALFREDO COSTA – Segretaria SPI CGIL Milano Prima dell’avvio della campagna elettorale per le elezioni amministrative (a Milano e in altre importanti città) e della campagna elettorale per le elezioni politiche del 9 e 10 aprile, la Segreteria Nazionale dello Spi-Cgil nel mese di marzo, ha deciso di avviare una ricerca sul disagio abitativo degli anziani fondato su un questionario coinvolgendo complessivamente 14 Comuni fra cui importanti aree metropolitane (Milano, Torino, Genova, Napoli, Palermo e Roma). In Lombardia è stata coinvolta anche la città di Brescia. Ricerca che ha coinvolto le Segreterie Regionali e territoriali interessate dello Spi Cgil, e a Milano anche le nostre 14 Leghe della città e le 4 Leghe dei Comuni interessati. Un questionario rivolto ai residenti ultra sessantacinquenni e articolato in 50 domande divise in cinque gruppi. Richieste d’informazioni personali (sesso, età, condizioni di salute, consistenza del proprio nucleo familiare, tipo di rapporti con il vicinato e da quanto tempo risiede nel suo alloggio). Informazioni sulla vivibilità dell’edificio (difficoltà ad entrare nell’edificio, quali dotazioni: citofoni – portineria – ascensori – sistemi di risalita per i disabili, numero di piani, qualità dell’illuminazione delle scale). Notizie sulla vivibilità dell’alloggio (a quale piano è sito il suo alloggio, le dimensioni in mq, se sussiste porta blindata, il livello d’illuminazione naturale ed artificiale, dotazioni nell’alloggio e nel bagno, il livello d’eventuali difficoltà incontrate ad usare sia il bagno sia la cucina, se gli impianti elettrici e quelli del gas sono a norma e dotati di dispositivi di sicurezza, il tipo di riscaldamento principale se autonomo o centralizzato o altro ancora, la qualità della dotazione degli elettrodomestici, se c’è qualche stanza ormai inutilizzata, chi si occupa delle pulizie della casa e se sussistono problemi con animali infestanti). Dati sulle condizioni di godimento e governabilità dell’alloggio (se è di proprietà o in affitto da ente pubblico o altro come case costruite a suo tempo in cooperativa d’abitazione, con chi si dividono le spese dell’alloggio, le percentuali d’incidenza delle spese d’affitto e condominiali sul proprio reddito familiare, le percentuali d’incidenza rispetto ai costi delle utenze come: acqua – luce – gas – smaltimento rifiuti – riscaldamento rispetto anche qui al proprio reddito, se si è in grado di provvedere alle piccole manutenzioni). 1 Il questionario si chiude con un’ultima domanda su come si percepisce l’offerta dei servizi nel territorio, se si ritiene soddisfacente, no o solo in partePer una conoscenza nel dettaglio di ciò che è emerso da una lettura di tutti i 272 questionari compilati e a noi consegnati (208 fatti nei quartieri della città di Milano e 64 svolti nei Comuni di Gorgonzola, Bollate, Rozzano e Cinisello), vi rimando ad un’attenta lettura del materiale che vi è stato in precedenza consegnato e che è stato elaborato dal sottoscritto con il prezioso lavoro di Dante Rosa. Materiale che è stato suddiviso fra Milano Città e gli altri Comuni della Provincia, anche se le differenze, come potete constatare, non sono rilevanti Oltre a questo questionario sono state svolte anche interviste qualitative a cinque “testimoni privilegiati” persone che sono portatori di conoscenze speciali e approfondite legate ai temi investigati, conoscenze prodotte da attività professionali, da cognizioni tecniche acquisite sul campo o semplicemente da esperienze di vita e di lavoro. Sono stati coinvolti oltre al Sindacato degli Inquilini, il SUNIA, il Presidente di FEDERCASA, l’Assessore alle Politiche per la Casa del Comune di San Donato, la Docente di Sociologia Urbana dell’Università della Bicocca di Milano, Professoressa Zajczyk, il Presidente della Lega delle Cooperative dell’Abitazione di Milano e un tecnico ed esperto dell’Assesorato Regionale Lombardo Casa e Territorio Un’indagine che non ha la pretesa d’avere precise ed incontestabili caratteristiche scientifiche ma, svolta con la volontà di rappresentare un quadro fedele e preciso delle diverse realtà e tipologie abitative degli anziani oggetto della ricerca. Una ricerca, che sin dal suo avvio, abbiamo voluto fosse svolta coinvolgendo non solo tutto il territorio del Comune di Milano ma, anche altri quattro Comuni posti esattamente nei quattro punti cardinali e con al proprio interno problematiche e tipologie abitative, in alcuni casi, simili alla città di Milano e in altri casi differenti dalla grande città ma anche fra di loro. Gorgonzola non è identica a Rozzano e Rozzano non è né Bollate né Cinisello. In alcune di queste città c’è prevalenza di case ALER o comunque pubbliche e in altre no o solo in parte. Inoltre le nostre 14 Leghe presenti sul territorio del Comune di Milano, così come quelle presenti nei quattro Comuni del suo hinterland coinvolti, hanno realizzato il questionario coinvolgendo sia persone anziane che abitano e risiedono in alloggi pubblici con regolare contratto di locazione oppure dopo molti anni ormai riscattati, sia verso coloro che risiedono in alloggi di proprietà o in affitto da privati oppure che hanno acquistato da cooperative di abitazione presenti sul territorio. Queste ultime, fra l’altro, più presenti nell’hinterland che nella città capoluogo. Non è mia intenzione soffermarmi sulle cose, fra l’altro molto interessanti, anche tenendo conto della differenza di genere, che emergono dalla lettura di questi 270 questionari; lo farà molto meglio di me e sicuramente in modo più preciso Ario Parodi che in qualità di ricercatore collabora con lo Spi Cgil Nazionale per tutta questa ricerca sin dalla sua preparazione ed impostazione È prevedibile che lo Spi Cgil Nazionale terrà nei primi mesi dell’anno prossimo un’iniziativa di presentazione degli esiti nazionali di tale ricerca e indagine. Credo che in questa iniziativa siano forniti dati, schemi, proposte e utili indicazioni da offrire, oltre che alla nostra attenzione, a tutti i livelli istituzionali del Paese, dallo Stato Centrale alle Regioni per le loro competenze legislative ma, anche ai Comuni, che su tali aspetti hanno il compito e devono avere la competenza di monitorare e produrre atti politici 2 concreti per risolvere tutti i problemi generati dal disagio abitativo ad iniziare da quello avvertito dalla popolazione anziana. Ritengo utile, anche nella scelta di promuovere oggi questa iniziativa di carattere seminariale, proporvi una sede di confronto tesa a discutere fra noi e con alcuni dei nostri “testimoni privilegiati” (che hanno cortesemente accettato d’essere presenti e coinvolti) di alcune prime valutazioni, idee e proposte. Formulerò qui quelle che io ritengo le più importanti e significative. Tenterò anche di sviluppare una riflessione politica ed operativa su come proseguire nella nostra azione di contrattazione anche su questi aspetti che io non considero affatto marginali rispetto alla affermazione di un nuovo e più avanzato welfare locale che vede e vedrà il nostro Sindacato insieme con quello Confederale sempre più impegnato alla sua progettazione e realizzazione. Uno dei fenomeni più evidenti è rappresentato dalla scarsa o quasi inesistente mobilità abitativa degli anziani accanto a evidenti problemi di vetustà e di degrado La tipologia che viene evidenziata dal questionario è quella che il 42%-43% ha un alloggio di proprietà suo o di un familiare, il 38%-40 % in affitto da ente pubblico, il 9,6%- 0,6% in affitto da un privato, nessuno o pochissimi in usufrutto, 8,5%-6,7% in altra tipologia fra cui vi sono anche case di cooperative in edilizia sovvenzionata e/o convenzionata. La dimensione media è attorno ai 62/65 mq; quasi tutti gli alloggi sono situati in palazzi di molti piani (in alcuni casi anche otto piani), la collocazione media degli alloggi degli anziani intervistati è al 3 piano; solo il 61 % vive in un alloggio dotato di ascensore sempre funzionante e poco più del 40% ha la portineria. Sono praticamente inesistenti i sistemi di risalita per i disabili (presenti solo per una percentuale sotto il 10%). In molti alloggi, nel 40% dei casi, è impossibile muoversi con una carrozzella; nell’ultimo mese quasi il 20% è caduto una o due volte in casa o vi ha subito degli infortuni, quasi il 9% ha stanze che non vengono più usate; il 16,8% ha problemi con animali infestanti. Il 51% incontra difficoltà ad entrare nel proprio alloggio per la presenza i gradini, per la pesantezza e per la difficoltà incontrata ad aprire il portone di ingresso. Più del 90% vive in questi alloggi per un periodo superiore ai 10 anni, in moltissimi casi da più di 20 o 30 anni ed anche i rapporti con il vicinato, per il 13,5% a Milano per il 12,1% negli altri Comuni, sono pessimi o comunque non buoni. Molte persone quando giungono in una fase della propria esistenza che è anche quella più delicata, sono o potrebbero trovarsi nella condizione di cercare una nuova sistemazione abitativa. L’impossibilità di farlo pone problemi a loro ma anche all’insieme dei problemi legati alla casa. Pensiamo per esempio agli annosi e per certi versi pesanti problemi che investono l’edilizia residenziale pubblica a Milano e in molti Comuni dell’hinterland rispetto alla definizione ed attuazione del principio della mobilità abitativa. Se a questa forzata staticità abitativa si aggiungono altre problematiche legate agli aspetti sociali e ad una crescente insicurezza oltre ad essere in una fase della propria vita in cui si è più deboli e fragili, a volte solo con parenti e figli che risiedono lontano, diviene attuale e 3 calzante quella affermazione di “prigionieri” che la professoressa Zajczyk ha ribadito da tempo. E’ questa la condizione che molti avvertono: prigionieri nella loro casa, in molti casi da soli perché il coniuge (molto spesso o più frequentemente il marito è deceduto). Prigionieri in un edificio divenuto estraneo, prigionieri senza assistenza e senza aiuto, prigionieri perché si teme il fuori, il quartiere, prigionieri perché i servizi sono lontani difficilmente raggiungibili, prigionieri perché privi di relazioni sociali e personali. Il graduale ma costante allungamento delle aspettative di vita e i mutamenti profondi intervenuti nel nostro territorio, delineano un crescente e costante aumento dell’invecchiamento della popolazione residente nel nostro territorio ed in modo ancora più significativo nella città di Milano Questo, aggiunto alle cose emerse dai questionari da noi raccolti, indicano in questa staticità abitativa uno dei problemi più evidenti Problema che per essere affrontato abbisogna di interventi normativi e legislativi che devono essere effettuati sia a livello nazionale che regionale ma, i Comuni, in particolare il Comune di Milano, non possono limitarsi ad attendere gli esiti di tali interventi ma devono, al contrario, darsi un indirizzo e definire comportamenti e norme tesi a contribuire fattivamente alla sua risoluzione. La strada da percorrere è ancora molta. Nell’ultima Legge Finanziaria vi sono misure positive, come quella che incentiva il risparmio energetico o quelle tese a fare emergere il mercato reale dell’affitto, altre negative come l’assenza di investimenti nel campo dell’edilizia residenziale in affitto. La stessa norma fiscale che apre la strada alla nascita anche in Italia delle società per agevolare il mercato delle case in affitto (SIIQ) andrebbe meglio approfondita in tutti i suoi risvolti alla luce, in particolare, dell’esperienza europea. Indicativa per negatività il PRERP 2006/2008 predisposto dalla Regione Lombardia per la sua esiguità di risorse, risorse ulteriormente dimezzate rispetto alle già limitate risorse dell’anno precedente, ed inoltre perché ripropone antiche e vecchie logiche senza nessun collegamento con le politiche sociali, territoriali e ambientali. L’Amministrazione del Comune di Milano che ripropone nel Piano Sociale 2006/2008 approvato l’estate scorsa, una serie di misure rivolte anche al disagio abitativo degli anziani, senza una logica unitaria sulla casa e sul suo collegamento con lo stato sociale e senza in alcun modo coinvolgere le parti sociali e il Sindacato Confederale, tanto meno quello dei Pensionati. In analogia così è per molti altri Comuni dell’hinterland, salvo rare eccezioni e a volte senza distinzioni politiche fra Amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra. Vi è quindi l’esigenza di un serio approfondimento per individuare proposte e soluzioni che non possono essere fatte a prescindere dalla affermazione di una politica sulla casa che, oltre alle giovani coppie, risponda anche a chi è entrato in una delle ultime fasi della propria vita destinata a divenire negli anni futuri sempre più lunga e duratura. Necessaria e non più rinviabile nel tempo una politica della casa capace non solo di indirizzare la costruzione di nuovi alloggi (a Milano l’Amministrazione Comunale nel piano sociale ne indica 20.000) ma capace di rispondere ai bisogni vecchi e nuovi, determinati dall’essere diventati anziani ma non “prigionieri”. Una politica in grado di indirizzare sia i soggetti pubblici che privati e le cooperative di abitazione 4 Una seria politica della casa intesa come pilastro forte e non debole sul quale costruire ed erigere quel nuovo stato sociale di cui tutti avvertono l’urgenza e la non più rinviabile attuazione. Il secondo aspetto riguarda l’incidenza dei costi dell’alloggio rispetto al reddito familiare e la loro sostenibilità Reddito familiare largamente inteso e comprensivo di eventuali indennità di accompagnamento o di eventuali altri sussidi anche di carattere comunale. Più del 50% sostiene le spese da sola o da solo, solo il 38% - 41% suddivide le spese con il coniuge o il convivente, solo per pochissimi casi non oltre l’1% le pagano altre persone (parenti, figli). Qui ci sarebbe, fra le altre cose, da soffermarsi un attimo sul fatto che, molti anziani ultra sessantacinquenni, convivono con altre persone che non è più il loro coniuge, spesso con individui dello stesso sesso. È questo un possibile capitolo dei possibili Patti Civili di Solidarietà (PACS) poco indagati e conosciuti Le spese per l’affitto, per chi è ovviamente in affitto, sono per il 35% entro il 25% del proprio reddito, per 22% dal 25% al 50% del reddito, e solo per il 2% oltre il 50%. Le spese delle varie utenze (acqua, luce, smaltimento rifiuti, gas e riscaldamento) e quindi in parte le spese condominiali, incidono per il 56% entro il 25% del proprio reddito, per il 35% dal 25% al 50% del reddito, il 2,5% oltre il 50%. Nella situazione in cui un anziano sia in un alloggio in affitto, la somma dei due costi è davvero enorme rispetto al proprio reddito familiare. Si può, infatti, stimare che tale somma rappresenti una percentuale stimata fra il 40% e il 70% delle proprie reali disponibilità economiche. Si tratta di costi che andrebbero sostenuti anche da un preciso e mirato intervento di sostegno economico da parte del pubblico, in particolare dalla Regione e dai Comuni. Importante è il Fondo Sostegno Affitti ma esso va adeguatamente finanziato e non può essere solo l’unico intervento di sostegno. Occorre, oltre a questo, un ulteriore intervento legato alla tipologia delle persone anziani con più di 65 anni. Si tratta anche di valutare quali interventi promuovere sul terreno di sostegno al reddito e su come realizzarlo ad iniziare dall’intervento possibile sulla fiscalità locale che grava sulle abitazioni ( ICI, ecc.). Ragionare sulla possibilità che le ALER attuino una differenziazione dei costi delle spese che tenga conto anche dell’età e delle condizioni reddituali dei propri inquilini utilizzando, in modo riformato, lo strumento dell’ISEE. Non ci piacciono e siamo contrari ad ipotesi come quella della possibile cessione di un quinto del proprio reddito, così come qualcuno aveva proposto alcuni mesi fa, ma al contrario, occorre prevedere forme di intervento svolto a garanzia da parte delle Istituzioni Pubbliche Locali (Regione, Comuni) per accedere al credito in forma agevolata per la ristrutturazione della casa. In analogia, per esempio, a come si è definito e previsto per le giovani coppie per l’acquisto della prima casa. Certo, si tratta di un argomento delicato e complesso che va necessariamente approfondito e discusso in appositi momenti di confronto, ma quello che urge sapere è, se anche su questo tema sussiste o no una chiara volontà politica. 5 Tale sostegno al reddito può favorire sia il sostegno temporaneo alla difficoltà che si incontra a sostenere spese e costi al limite della propria sostenibilità finanziaria ed economica, che alla possibilità di avvio di politiche sulla casa mirate al superamento di alcuni problemi come quello della mobilità e alla risposta di vecchi e nuovi bisogni legati all’abitare e alla qualità della residenza degli anziani in città e nella sua area metropolitana L’ultimo aspetto che intendo sottolineare è quello legato ai problemi sociali e a quello della crescente insicurezza sempre più percepita dagli anziani come uno dei maggiori problemi. Prima di tutto il 64% ritiene e dichiara di avere discrete condizioni di salute, l’8% non è autosufficiente, il 30% ritiene le sue condizioni di salute buone. Circa il 18% ha problemi di inabilità motoria e di questi il 39% necessita di accompagnamento. Alta è la percentuale (62% a Milano) di chi ha deficit sensoriali. Il proprio nucleo familiare è costituito nel 50% dei casi da una sola persona (in larga maggioranza donne), il 46% a Milano il 52% in provincia con due persone (non sempre è il coniuge) solo circa 3% con più di tre persone. A Milano il 25% dei parenti risiede in altre città, il 54% i propri parenti vivono nella stessa città ma in quartieri lontani e solo il 20% vivono nella stesso quartiere. Rispetto al fatto se gli intervistati dal questionario ritengono soddisfacente l’offerta di servizi pubblici sul territorio del proprio quartiere, l’esito è a mio parere molto indicativo: solo il 37% a Milano li ritiene soddisfacenti (39% in provincia), il 25,5% dà un giudizio negativo (non vi sono differenze con la provincia), il 33% (32% in provincia) li ritiene solo in parte soddisfacenti e un 3,8% (2,9% in provincia) non sa rispondere. Fra chi non sa rispondere e chi dice di essere soddisfatto solo in parte, esistono in apparenza, diverse motivazioni. Dico in apparenza perché credo che, in realtà, entrambe le due risposte evidenzino analogo problema legato ad una scarsa e non sempre efficace territorializzazione dei servizi, la mancanza di una vera e propria rete ed una scarsa informazione e conoscenza delle reali opportunità offerte sul territorio A tutto questo vanno aggiunti i dati illustrati in precedenza sull’anzianità di residenza e sul deficit di rapporti con il vicinato Emerge chiaramente la necessità di riprendere e di ridefinire meglio, cosa davvero si intende fare per migliorare la qualità e la diffusione dei servizi pubblici sul territorio, su come si migliora la qualità e l’efficacia delle informazioni, su come si interviene sulla qualità dei quartieri e sulla loro sicurezza. I Contratti di Quartiere, cinque nella città di Milano, più gli otto interventi descritti sul Piano Sociale di Milano per affrontare il disagio abitativo, non devono tradursi in occasioni mancate per affrontare anche queste problematiche Purtroppo oggi ci pare che i Contratti di Quartiere, non solo a Milano, guardino esclusivamente al degrado degli edifici, a volte nemmeno a tutto il degrado esistente (tra l’altro con grosse lacune come sta avvenendo nel Comune di Cernusco sul Naviglio) senza un chiaro piano di intervento per rilanciare una politica di aggregazione, sociale e culturale, un potenziamento dei servizi di strutture pubbliche e private in grado di aumentare la vivibilità dei quartieri e la loro sicurezza. 6 Occorre riprendere lo scopo originario previsto dalla Legge che li ha istituiti e i percorsi di coinvolgimento e di negoziazione lì indicati. Sicurezza che non può essere affrontata solo come problema di ordine pubblico ma che ha sempre più bisogno di interventi sociali, di momenti di aggregazione, di interventi culturali Di chiare scelte politiche di progetti e piani condivisi e per questo fondati sul coinvolgimento dei cittadini e delle organizzazioni sociali che li rappresentano Gli stessi custodi sociali o socio sanitari previsti in alcuni quartieri di edilizia pubblica, devono essere meglio precisati e definiti in un intervento organico in cui riprendere ad individuare e assegnare, in tutti gli stabili pubblici, la figura dei custodi e accanto a questa e, non in alternativa, la figura dei custodi sociali e socio sanitari con chiari e precisi ambiti di intervento. Persino gli stessi Centri Anziani andrebbero ripensati come possibili strumenti di aggregazione e di maggiore integrazione sociale Diffidenze e paure a volte ingiustificate ma spesso vere, palpabili e concrete e che possono essere superate solo con una pluralità di interventi che sappiano agire su uno spettro di problemi molto ampio Conclusione Le stime ufficiali fatte dall’Ufficio Statistico del Comune di Milano, pure in presenza di un aumento della natalità degli immigrati stranieri ed un aumento di nuova immigrazione straniera che diverrà residente a Milano, affermano che si passerà da una percentuale del 24% nel 2004 di over sessantacinquenni fra tutti i residenti, ad una del 30% nel 2020. Per altre stime la tendenza alla crescita sarà ancora più netta ed evidente Quello che a me e a noi sembra, al di là delle diverse percentuali di stima, è che tale tendenza ormai è chiara ed incontrovertibile e che se a questa aggiungiamo il fenomeno determinato da una inevitabile crescita fra i residenti di cittadini stranieri provenienti da Paesi extraeuropei e portatori di culture e costumi diversi, diviene evidente l’esigenza di ripensare ad un nuovo welfare locale in grado di rispondere a vecchi e nuovi problemi ed a domande ed esigenze nuove Non esiste un nuovo stato sociale che può prescindere dal problema della casa e della qualità dell’abitare. Per queste ragioni, il problema della casa è per noi centrale, come centrale diviene il problema del disagio abitativo percepito in modo sempre più evidente dagli anziani della nostra città ed area metropolitana. Non spetta a noi, al nostro sindacato, rispondere a tutto questo. Spetta invece a noi affrontare i bisogni e le domande di coloro che già oggi sono annoverati fra gli anziani ultra sessantacinquenni. Siamo inoltre convinti che, fare questo per le persone che oggi sono in questa fascia di età, ci consente di rispondere non solo a coloro che fra poco vi arriveranno ma, all’intera società e all’insieme dei cittadini di Milano e della sua area metropolitana. Evidente è quindi, il contributo che possiamo e dobbiamo dare all’azione del Sindacato Confederale sia alla Cgil che, attraverso questa, a Cisl e Uil, con la consapevolezza che la competizione globale del nostro territorio e di questa città, si gioca anche sulla qualità 7 dello stato sociale, sulla capacità delle Istituzioni locali e Regionali di rispondere anche alle vecchie e nuove sfide che emergono da una società in veloce e rapido cambiamento. Si tratta qui, oggi, di capire se su queste cose da me c’è condivisione, quali i contributi anche da coloro che, pur essendo a noi esterni, ci intendono fornire attraverso le loro conoscenze e competenze. Dopo questo nostro appuntamento credo sia utile andare al confronto con Fnp Cisl e con Uilp Uil per giungere ad una possibile ed auspicabile proposta unitaria da avanzare nei confronti del Comune di Milano e dei Comuni della sua Provincia, per poter così affrontare e risolvere il problema del disagio abitativo degli anziani collocato all’interno di una nuova e più avanzata politica sulla casa. Credo ci possa aiutare la possibile evoluzione della piattaforma regionale unitaria dei Sindacati Confederali e degli Inquilini, presentata recentemente alla Giunta Regionale. Si tratta, inoltre, di inserire il nostro lavoro all’interno di un percorso più generale che la nostra Confederazione intende svolgere sugli aspetti generali della casa nel nostro territorio. Credo, infine, sia possibile prevedere e valutare, nei primi mesi del 2007, una nostra possibile iniziativa pubblica in cui aprire ufficialmente il confronto con le diverse Istituzioni Locali a cominciare dalla Amministrazione del Comune di Milano. Milano, 6 dicembre 2006 8