Genova Insolita
Genova Insolita è un’iniziativa organizzata dalle volontarie del Servizio Civile Nazionale per
il progetto Arte, Natura e Scienza del Comune di Genova e coinvolge le biblioteche e i
musei presso cui le ragazze hanno prestato servizio durante l’anno 2014/2015. L’idea è
nata con l’obiettivo di suggerire ai cittadini nove itinerari alla scoperta di mete
inesplorate del territorio genovese, per valorizzare e promuovere il valore artistico,
naturalistico e scientifico celato intorno ad ogni sede di progetto, punto di partenza di
ciascun percorso.
Armatevi quindi di scarpe comode e preparatevi a partire!
Il percorso delle volontarie della biblioteca Bruschi-Sartori
Ciao! Siamo AnnaMaria e Valeria
Nelle pagine seguenti abbiamo unito le nostre tematiche di Servizio Civile per dare vita ad
un percorso che potrete condurre autonomamente, scegliendo ciò che più vi interessa
approfondire.
Buona visita!
Le curiosità storiche di Sestri Ponente
Il nome di Sestri Ponente deriva dalla volgarizzazione del termine latino Sextum, contenuto
nella frase “Sextum lapis ab urbe Januae”, nome di un piccolo villaggio sorto probabilmente
nel II sec., dove era posta la sesta pietra miliare sulla strada consolare romana, che
collegava Genova con Roma.
Il villaggio aveva il suo nucleo sulla collina retrostante alla zona attuale, tra la collina di San
Giovanni e quella del Priano; successivamente il borgo si è ingrandito progressivamente
verso il mare seguendo l’arretramento della costa.
La popolazione sestrese si forma su una tradizione marinara che nel tempo si è evoluta in
base alle sue necessità; si contraddistingue anche per la natura contadina, testimoniata dai
mulini,ma fondamentale per la sua crescita economica fu la costruzione dei cantieri navali,
inizialmente piccoli ma sempre adatti a soddisfare il fabbisogno della cittadina: una
caratteristica principale di Sestri Ponente è il suo sapersi adeguare ai tumultuosi
cambiamenti sociali ed economici, di cui è stata vittima soprattutto nel XX secolo.
Le famiglie della nobiltà genovese iniziarono a costruire sontuose ville e splendidi palazzi
dal 1600, tanto da far diventare Sestri Ponente una delle mete privilegiate come luogo di
villeggiatura dei nobili del tempo, continuando ad esserlo fino alle soglie del secolo scorso.
Nel 1815, però, fu costruito il primo cantiere navale a Sestri che diede il via all’era
dell’industrializzazione. In breve tempo seguì la creazione di vari
stabilimenti ed officine, che la trasformarono velocemente in una
cittadella operaia.
Nel 1868 Vittorio Emanuele II decise di visitare i cantieri navali
Cadenaccio; per l’evento il Comune di Sestri Ponente incaricò il signor
Niccolò Pomati di creare lo stemma comunale con alcuni simbolismi:
il mare con il sole che tramonta rappresentano i simboli di un luogo
legato indissolubilmente al mare, il numero sei romano perché
anticamente il borgo era chiamato Sextum, le tre stelle che indicano i tre comuni di cui era
composta la delegazione, oppure per ritrovare i tre santi protettori delle località: San
Giovanni Battista, la Madonna della Misericordia e Sant’Alberto.
La fine dell’800 è segnata dall’avvio e dal rapido affermarsi del processo di
industrializzazione nel Medio Ponente, con le conseguenti profonde trasformazioni nel
territorio e nelle dinamiche economico-sociali.
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Così il Novecento a Sestri Ponente si presentò con la febbrile costruzione di nuove case per
gli operai, che arrivavano da tutta Italia, mentre l’Ansaldo acquistava e inglobava gran
parte delle manifatture e officine presenti sul territorio. Dal 1926 era perfettamente
delineata la zona industriale della Grande Genova, che andava dal Polcevera al Varenna,
tanto che il 14 gennaio venne decretata la nascita della “Grande Genova”: ossia la fusione
in un’unica entità amministrativa del Comune di Genova, con altri limitrofi, alcuni dei quali
costituivano già da tempo realtà urbane importanti e fortemente caratterizzate sia sul
piano economico che su quello sociale.
Così accadde per Sestri Ponente, che fu inglobato dentro Genova per i forti interessi
industriali ed economici che rivestiva; fu questo un momento fondamentale per la storia
della cittadina, poiché segnò l’inizio della sua trasformazione in periferia genovese, che
tuttavia non portò mai alla perdita del suo orgoglio autonomista.
Fulcro principale dell’industrializzazione sestrese fu l’associazionismo, dato non solo
dall’organizzazione lavorativa, ma da rapporti di solidarietà e amicizia che portarono, prima
fra tutte in Italia, alla consapevolezza della condizione femminile, della sua emancipazione
e autonomia lavorativa.
Se Genova si andava assestando a livello politico, le “cittadelle rosse” di Sestri Ponente,
Voltri e Rivarolo si proponevano come punto di riferimento di tutta quell’area che non si
riconosceva nell’esperimento riformista di partito, preferendo gli stimoli provenienti dalla
fazione anarco-sindacalista. In nome del municipalismo Sampierdarena, Sestri, Rivarolo e
Voltri costituirono la prima ala della democrazia novecentesca, come luoghi originali di
elaborazione politica autonoma, che presto si diffuse a macchia d’olio in tutta Italia.
La lettura di questo frammento di storia in un territorio circoscritto induce a vedere la
realtà sociale del ponente genovese come territorio vivace, radicato nell’associazionismo,
con attenzione alle qualità dei servizi sociali, educativi e culturali, propensa alla
partecipazione e al protagonismo sociale, sensibile allo sviluppo economico.
1. LA MANIFATTURA TABACCHI
Il territorio di Medio Ponente, tra il Polcevera e il Varenna, ospita numerosi edifici
industriali, da tempo dimessi, finalmente alcuni oggetto di progetti di riqualificazione e
riuso. Tale circostanza ha generato un diffuso interesse rivolto alla storia di quei luoghi e
del lavoro che in essi si svolgeva.
L’ex Manifattura Tabacchi di Sestri Ponente è uno di questi, infatti dopo la ristrutturazione,
avvenuta nei primi anni del 2000, è diventato luogo di funzioni pubbliche: sono state
trasferite la Biblioteca di Municipio, la Asl, la sede dell’Ambito Territoriale e Sociale del
Municpio, la Sala musica, l’Auditorium, il MET, un bar e uno studio dentistico.
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La lavorazione dei tabacchi a Sestri ha una lunga tradizione, già nell’800 i Municipalisti di
Sestri Ponente informano le autorità centrali di Genova sull’ottima resa della fabbrica di
tabacco: al tempo la Manifattura era ubicata fra le attuali via Antinori e via Giotto, presso il
Ponte di S. Nicola, posizione favorevole per poter sfruttare le acque del Chiaravagna che
fornivano energia necessaria alle ruote dei mulini, ma anche per la vicinanza al molo
d’imbarco delle merci, allora ubicato sull’asse dell’odierna via Hermada.
La Manifattura sorse nella metà del ‘700, già verso il 1830 era al massimo della sua
espansione territoriale e si sentì quindi la necessità di ampliarla.
Il 1 settembre 1886 fu inaugurato il nuovo edificio, nell’area attuale.
La Manifattura fu una delle poche fabbriche a non entrare dentro al dominio dell’Ansaldo.
Le condizioni di lavoro erano abbastanza insalubri, e a causa della preponderante presenza
di donne che vi lavoravano, le sigaraie, si avevano grossi problemi sociali, tuttavia fu luogo
di un’importantissima conquista, poiché presso la Manifattura fu istituito nel 1912 la
“nursery” per i figli più piccoli delle operaie, in modo che le neomadri potessero continuare
a lavorare.
Nel 1961 subì una battuta di arresto, in seguito anche al declino di Sestri come centro
produttivo del settore; l’attività proseguì in maniera ridotta negli anni successivi, fino a
cessare completamente nel 1981.
Questa fabbrica fu diversa dalle altre perché, oltre ad essere dominata dal lavoro
femminile, fu attraversata dal protagonismo sindacale e da un’idea di democrazia che
diedero vita a diffusi organismi di partecipazione e di cittadinanza.
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2. RESTO DI UN BINARIO MERCI IN VIA MENOTTI
Dall’attuale via Menotti in poi verso il mare, è un fiorire di edifici e costruzioni dell’inizio
‘900, periodo in cui, come abbiamo già detto, era decaduta
la funzione balneare di Sestri per l’aumento delle industrie e
della cantieristica; di conseguenza i viali alberati e le altre vie
che conducevano alle spiagge non caratterizzarono più la
vecchia Sestri meta di villeggiatura per i ricchi.
Proprio in via Menotti, su una colonna di un muro di una
casa, è rimasto un resto di un binario merci, su cui passava il
treno che portava le cibarie agli operai e operaie che
lavoravano nelle fabbriche dei dintorni: quartiere abitato
soprattutto da famiglie di lavoratori delle industrie, ed è qua
che ora ci addentreremo, in una fusione tra religioso e sociale.
3. MERCATO DEL FERRO
È un capannone di ferro e ghisa in stile liberty.
Fu costruito nel 1882 a Venezia come mercato del pesce, in seguito acquistato dall’allora
comune sestrese nel 1908, e ricostruito nella sua attuale sede tra via Ferro e via Goldoni.
Per decenni è stato adibito a sede del mercato ortofrutticolo all’ingrosso, e chiuso alla fine
del secolo scorso.
Nel 2003 fu completamente smontato, per realizzare un’autorimessa interrata, e
accuratamente restaurato. Nel 2008 è stato rimontato con l’integrazione delle parti
mancanti ed elementi di arredo urbano nello stile originale.
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4. MONUMENTO AI CADUTI DI VENZANO
Opera dello scultore Luigi Venzano, inaugurato il 1 dicembre 1929 nell’allora piazza
Colombo, oggi piazza Monte Santo.
Costituito da un basamento di forma triangolare dal quale si ergono tre grandi statue in
bronzo, nude e isolate, che rappresentano i Caduti nelle battaglie. La disposizione è molto
insolita e le tre figure dei Caduti acquistano maggior rilievo.
Il monumento fu preda della campagna fascista “Metallo per la Patria in Armi”, lanciata
durante la seconda guerra mondiale, cosicché le tre statue furono fuse nel 1942.
Il monumento rimase in stato di abbandono fino al 2003, anno in cui fu costituito il
Comitato promotore per la ricostruzione del monumento ai Caduti di Sestri Ponente, in
occasione delle manifestazioni del 2004 per Genova Capitale Europea della Cultura; così
furono realizzate nuovamente le statue in bronzo, partendo dai modelli originali in gesso
conservati nello studio di Venzano.
5. MONUMENTO A GIUSEPPE MAZZINI
Opera dello scultore Filippo Giulianetti, fu inaugurata il 27 giugno 1897 con una cerimonia
solenne e grande partecipazione popolare, al tempo in cui era sindaco Ettore Cadenaccio.
Il monumento poggia su un basamento di granito e su un tronco di colonna dorica sulla
quale si legge la targa che testimonia l’inaugurazione; l’aiuola è circondata da un bordo di
pietra calcarea del Monte Gazzo.
Collocato in piazza Niccolò Macchiavelli, ha alle sue spalle Palazzo Fieschi.
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6. PALAZZO FIESCHI
Edificio del XVI secolo, fu acquistato dal comune di
Sestri Ponente nel 1865 per essere adibito a sede
comunale.
Tutt’oggi sono presenti gli uffici distaccati del comune e
della VI Circoscrizione Medio Ponente.
Il Municipio si è occupato di restaurare la statua del
Monumento ai Caduti di via Borzoli, collocandola in un
locale del Palazzo, già dedicato al ricordo dei caduti di
tutte le guerre, preservando quindi l’opera in marmo
bianco di Carrara da atti di vandalismo e dalle
intemperie climatiche
Il Monumento ai Caduti di Borzoli fu inaugurato il 4
novembre 1925: la statua si ergeva al centro del Parco
della Rimembranza di via Borzoli ed era collocata su un semplice basamento in pietra di
Finale.
Come il Monumento di piazza Monte Santo, anche questo fu realizzato dallo scultore Luigi
Venzano, che infatti si era già affermato per le sue statue a Savona, Ponte Maurizio e Sestri
Ponente, tutte dedicate ai morti durante la Grande Guerra.
L’artista presentava uno stile alternativo alle mode del tempo, abbandonò i toni retorici in
voga e rappresentò il suo eroe nel momento di sconfitta, in cui cade ferito mortalmente.
Mentre, la gloria alla quale è destinato chi si sacrifica per una nobil causa è simboleggiata
dal festone di alloro con il quale sembra volersi avvolgere il soldato, oltre che dall’epigrafe
incisa alla base che gli assicura un posto in Paradiso: sic itur ad astra.
La scultura mette in luce un accurato studio anatomico e un forte modellato, inoltre la
marcata torsione del busto ed il marmo non finito ci rimandano a modelli
michelangioleschi, da cui lo scultore prese sempre spunto.
Il Caduto è rappresentato nudo, privo di uniforme, appositamente per sottolineare il fatto
che viene stroncata una vita umana, e, attraverso questo simbolismo, la statua supera il
preciso fatto storico, la Prima Guerra Mondiale, rappresentando quindi un monito sulle
vite spente dalle guerre.
7. ORATORIO DI MORTE E ORAZIONE
Edificato a metà del XVII secolo.
Al suo interno sono conservate un’opera lignea di Marco Antonio Poggio, dello stesso
periodo, raffigurante una scena a grandezza naturale della decapitazione di San Giovanni
Battista, ed una raffigurazione della Madonna del Rosario, ad opera di Francesco
Ravaschio, risalente al 1780 circa.
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Bisogna sottolineare che tutta la delegazione, ma anche tutta la stessa Genova, è
caratterizzata dalla diffusione di edicole votive, molte delle quali dedicate alla Madonna e
ai santi patroni Giovanni Battista e Alberto.
8. PIAZZA BARACCA
Un tempo intitolata a Vittorio Emanuele II, attualmente è
dedicata all’eroe della prima guerra mondiale, sulla quale è
presente la Chiesa di Nostra Signora Assunta, dalla quale in
origine prendeva il nome la stessa piazza: Piazza della Chiesa.
Nella stessa è presente anche il palco musicale costruito nel
1871.
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PALAZZO DELLA MERIDIANA
Palazzo Nattino, risalente al XVIII secolo.
Si può ancora ammirare nella facciata principale, prospicente la Chiesa, la costruzione
della meridiana, da cui prende il nome.
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VECCHIO CARCERE
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Attualmente sede dell’ANPI.
Era il carcere utilizzato dalla cittadina per reati non particolarmente gravi.
Si possono ammirare ancora le porte massicce originali e i muri ad intonaco grezzo ad
alta granulometria.
Di piccole dimensioni, aveva giusto due celle, spaziose e per più persone, e una piccola
per le torture.
9. VIALE CANEPA
Chiamata anche dai sestresi il Viale o la muntà dei fratti, per la
presenza di un convento dell’Ordine dei frati minori cappuccini.
Fu realizzata alla metà dell’Ottocento come via di
comunicazione tra l’allora comune sestrese e quello che un
tempo era il comune di San Giovanni Battista. Dopo diverse
denominazioni, fu definitivamente intitolato a Carlo Canepa, lo
storico sindaco sestrese (primo sindaco socialista d’Italia).
Qua incontriamo la Casa Littorea e il Teatro Verdi: il Politeama
Verdi si distingue per il rinnovo che ebbe durante gli anni ’50, in quanto una sala fu adibita
a cinematografo, successivamente fu soggetto ad altre ristrutturazioni e tuttora rivesta la
funzione di cinema-teatro.
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10. CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA
È una delle più antiche chiese di tutta la Liguria.
Si trovava nell’antico comune di San Giovanni Battista, che nacque ufficialmente nel 1804 e
fu aggregato a Sestri Ponente nel 1924. Precedentemente il borgo si difese sempre
strenuamente dalle mire annessionistiche, poiché viveva delle proprie risorse agricole e dei
dazi imposti alla calcinare del Monte Gazzo.
Il nucleo originario dell’edificio risale al VII secolo, in quanto sembrerebbe che la prima
chiesa sorse tra il 680 e il 690.
La prima notizia che riguarda la sua fondazione risale agli atti del nobile Lorenzo Fravega
del 1080, che testimonia quanto detto riguardo alle origine della costruzione della chiesa:
La chiesa di San Giovanni Battista fu edificata per voto, da due nobilissimi fratelli, venuti
con ingenti somme, dal nobilissimo castello Costiz di Francia e vi spesero 4000 scudi.
Probabilmente i due francesi erano dei commercianti che ringraziavano Dio per gli affari
favorevoli compiuti e, dal momento che ancora nel 680 Sestri non era luogo di culto, si può
pensare che il fatto per cui avessero voluto costruire la Chiesa proprio a Sestri foss e
l’amenità della fertile collina prospicente il mare. Inoltre si può anche ricordare che i due
francesi durante il loro cammino non avevano visto nessuna chiesa in tutto il territorio
genovese, quindi è lecito arguire che fossero stati maggiormente convinti di aver trovato il
luogo migliore per il loro “voto”.
Secondo la tradizione, l’edificio era rivolto verso oriente, con campanile dalle linee gotiche
e un porticato, per svolgere la funzione della giustizia e del notariato, per poi trovare
documentazione che attesta l’ingrandimento della chiesa a metà del XII secolo.
Nella seconda metà del ‘600 si decise di restaurare nuovamente l’edificio della chiesa e alla
fine del secolo erano pronti anche i quattro altari, due per parte, più due grandi vani che
suppongono le due cappelle laterali, del Rosario e di S. Giovanni battista. Dalle planimetrie
pervenuteci si possono notare ancora i segni dei pilastri e colonne che dividono le tre
navate e sono visibili il vano della porta centrale e due porte laterali in facciata.
Ancora oggi si rimane incantati dalla ricchezza interna della chiesa: le decorazioni in stucco
furono eseguite dal Brilla, plasticatore famoso e popolarissimo; la medaglia campeggiante
nel centro della volta della navata maggiore, raffigurante Madonna e Santi Patroni del
territorio, è del pittore G. Gainotti, figure con un’aria soave di adorazione e nelle quali il
colorito morbido e delicato è confacente alle forme rituali e si armonizza con le parti
decorative; mentre del XVIII secolo sono gli affreschi delle volte e delle pareti del coro e
dell’abside di Giuseppe Galeotti, in stile manierista del tempo.
Nel luglio 1885fu acquistato il tamburo da applicare alla porta della chiesa, rilevato dalla
parrocchia San Siro di Genova e fu contattato il pittore G. B. Buffa per dipingere la volta
della navata centrale; per concludere, nel 1888, si colse la necessità di porre sul cornicione
una ringhiera in ferro e di costruire l’intercapedine per proteggere il coro dall’umidità,
arricchire la chiesa di statue e rifiniture di marmo policrome.
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Le pitture interne furono completate nel 1929, nella volta prospicente la Cappella del
Precursore si ammirano tre affreschi: al centro il quadro della Madonna del Buon Consiglio,
sorretta da Angeli, a sinistra l’effige del vescovo Stefano Canepa e a destra la figura del
sacerdote Alberto Barilari.
Per quanto riguarda la torre campanaria, si progettò la sopraelevazione, perché troppo
bassa in proporzione alla chiesa, e il riordino di tutto l’edificio esterno; inoltre si concluse il
restauro del soffitto con una finta cupola.
La devozione mariana risale agli inizi del 1800, l’occasione determinante fu l’arrivo in
parrocchia di un prodigioso quadro della Madonna del Buon Consiglio, il cui evento suscitò
la presenza entusiasta del popolo e a stabilire definitivamente la data della festa.
Attualmente è sede parrocchiale, a partire dal 1132.
11. VIA PAGLIA
Percorre quasi in tutta la sua lunghezza l’agglomerato della cittadina sestrese. Centro
importante per la conoscenza della formazione del centro urbano della moderna Sestri.
Con l’avanzamento della costa anche l’abitato veniva a subire uno spostamento verso la
riva dando origine all’attuale via Paglia, la prima vera strada di Sestri, abbastanza tipica per
essere attribuita al XV- XVI secolo.
Il nome della strada è dato dalle stalle che si
trovavano sparse per tutto il tracciato, e per
l’abbondanza di paglia e di foraggi detta “a
contra’ da paggia”. Altri ipotizzano che il
toponimo derivi dall’antico Pelium(inteso per la
strada che doveva condurre a Pegli), ma
probabilmente è una supposizione infondata.
Rappresenta una tipica strada del litorale
ligure, un tempo sicuramente parallela alla riva
del mare. Lungo il percorso si incontrano
diverse edicole risalenti ai secoli XVI e XVII.
Piazza Baracca divide in due tronconi la via
Paglia, che riprende la sua uniformità con una
piccola chiesetta dedicata a San Giuseppe: a riguardo esiste una leggenda che racconta di
un’area (ora consacrata all’edificio) con la casa di un uomo dedito al mare, al brigantaggio
e alla pirateria, il quale fu ucciso durante una sommossa con lo scopo di purificare Sestri
dagli eretici. Ma di questo fatto non esistono prove storiche. La casa fu demolita e per
consacrare il territorio fu costruita una chiesetta.
Dalla piazza Aprosio, e proseguendo verso ponente, il primo edificio che si incontra è la
famosa casa mutua edilizia, fondamentale tappa della storia economica e sociale di Sestri.
Possiamo ammirare una targa esplicativa, sormontata da una nicchia con la Madonna, che
evidenzia il connubio tra sacro e magico: “pregate per questa casa” è scritto sugli
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architravi, e i pescatori consideravano tali scritte come l’amuleto per le fortune delle loro
pesche, e come una specie di santo vincolo con la casa e la famiglia.
Poco più avanti rispetto al Cristo di marmo si trova la prima sede del governo della Sestri
medioevale, proseguendo più avanti si può vedere un
esempio di porta di giardino ancora ben conservata.
Dalla parte opposta all’edificio delle prigioni è presente un
grande arco la cui struttura risulta molto particolare dando
adito a diverse congetture: o prima esisteva in zona un
deposito di barche e questa
costruzione potrebbe essere
un muro di un antico
capannone, oppure questa
apertura fu costruita per dare
luce alle diverse finestre che
sono intanate nell’arco stesso.
Al civico numero 17 una lapide ricorda forse la prima
società mutua cooperativa fondata nella zona, nel lontano
1609.
La lapide richiama anche che, su quei tracciati, sorsero le
case delle cooperative edilizie operaie, che avevano avuto
proprio a Sestri uno dei primi esempi fin dal lontano 16
dicembre 1609, di cui fa fede.
In via Paglia ci sono alcuni caruggi, uno in particolare è notevole: vico Scorciatoio.
Il nome deriva, non per essere una scorciatoia, ma da un piccolo rio che passa sotto il suo
selciato, e, difatti, in dialetto, “u scurriun” definisce ciò che scorre.
In questo luogo angusto si apre un portoncino, che assieme a quello dell’antico palazzo del
governo, rappresenta il più bell’esempio di palazzo con colonne e loggette che siano mai
state costruite in zona; inoltre alcune case presentano ancora infissi e vetri a piombo tipici
del ‘500.
Dal vicolo si giunge a via Cavalli, strada in cui furono costruiti i palazzi per le abitazioni degli
operai: realizzati da Carlo Canepa, sui muri agli angoli si puo’ ancora ammirare il fregio, che
si rifà agli identici palazzi viennesi dello stesso periodo.
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12. PIAZZA DEI MICONE
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CROCIFISSO
Crocifisso di marmo, tuttavia leggenda narra che sia in realtà di legno perché un
sacerdote sollevandolo ci riuscì con un dito.
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VECCHI TRUOGOLI
Qua dove adesso non resta che un parcheggio, fino all’inizio del secolo scorso, si
trovavano i vecchi truogoli della cittadina sestrese, di cui non è rimasta traccia.
13. PIAZZA APROSIO
Oggi conosciuta comunemente col nome di Santa Caterina d’Alessandria, Martire e
Vergine. Chiusa da qualche anno in seguito ad una malattia del parroco, è stata
trasformata in chiesa Cristiano- Ortodossa.
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14. SAN GIORGIO
Nel 1905 si costituì a Genova la Società Anonima Italiana per la Costruzione di Automobili
Terrestri e Marittimi, San Giorgio. Il settore automobilistico fu abbandonato presto, lo
scoppio della guerra indusse a specializzarsi nel settore della strumentazione di precisione
per artiglierie e navi.
Dopo varie vicissitudini, si trasformò nel 1940 in San Giorgio S. p. A. Mentre nel dopoguerra
la crisi dovuta alla riconversione, portò la produzione a concentrarsi nei settori meccanico,
aghi, ottico e fonderia e la società si suddivise in cinque gruppi minori.
A Sestri nel 1954 fu assegnata la produzione delle macchine tessili, dei macchinari ausiliari
navali, dei radiatori, delle caldaie, degli impianti di direzione di tiro e della strumentazione
ottica. Infine negli anni ’70 l’azienda concentrò i propri sforzi nel settore dell’automazione,
chiudendo tutti gli altri rami e trasformandosi nell’Elsag.
La San Giorgio è impressa nella memoria dei sestresi per via di una grossa deportazione che
avvenne il 16 giugno del 1944 ad opera dei fascisti. Infatti proprio in questa sede ebbero
luogo gran parte dei movimenti rivoluzionari attorno ai quali si organizzò la Resistenza
Sestrese, da cui ebbe origine tutto il movimento partigiano genovese e italiano.
15. GRAND HOTEL SESTRI e LA GROTTA
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Sappiamo che Sestri durante l’800, oltre ad essere il villaggio dei nobili genovesi in
residenza estiva, era soprattutto la meta di turismo internazionale per cui faceva confluire
persone di tutto il mondo.
Di conseguenza ci fu una rapida crescita di alberghi lussuosi, di stabilimenti balneari, di
caffè e teatri.
Il Grand Hotel Sestri era il più famoso, poiché aveva un perfetto servizio alberghiero,
arredato con elegantissimi specchi e corredato di statue, ma ad accrescere la sua fama era
soprattutto la spiaggia propria alla quale i clienti erano accompagnati in carrozza scoperta
lungo il percorso “du viale”, che oggi è la via Caterina Rossi ospitante le case operaie dei
primi anni del ‘900.
Famoso quanto il Grand Hotel era anche La Grotta, albergo e
ristorante conosciuto per il mondo suggestivo che evocava, in
quanto altro non era che una vera e propria grotta artificiale,
contenente addirittura un laghetto dentro al quale navigava
una barchetta con un berretto da garibaldino sul sedile.
Il suo nome fascinoso è legato a feste e avvenimenti storici
che qui ebbero luogo, purtroppo però né de La Grotta, né del
Grand Hotel è rimaste traccia: il primo è andato
completamente distrutto, mentre il secondo ospita abitazioni
e uffici.
16. PALAZZI POPOLARI
Entrando in via Caterina Rossi, vediamo i primi
palazzi popolari di Sestri Ponente che ancora
oggi reggono il ruolo originario.
E tornando al punto di partenza del nostro
percorso, vediamo proprio in questa via un
chiaro esempio della trasformazione che Sestri
Ponente ha subito durante il secolo scorso, qua
dove sono sorti i primi palazzi popolari assegnati
dal comune alle famiglie meno abbienti, come già detto, un tempo c’era invece il viale
alberato attraversato dalle carrozze che portavano i ricchi turisti del Grand Hotel
direttamente al mare, in quella spiaggia di cui adesso non rimane alcun ricordo, ma solo
cantieri e industrie.
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PERCORSO CONSIGLIATO:
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IL MONTE GAZZO
Per approfondire quanto detto sulla natura lavorativa di Sestri Ponente anche nei tempi
passati, il Monte Gazzo, che troneggia sulla cittadina, presenta un itinerario molto
interessante.
Il suo nome deriva molto probabilmente da una voce della bassa latinità, e significa “luogo
folto di arbusti, selvoso”, appunto per la sua ricchissima vegetazione.
Ha una caratteristica forma a punta, e il fianco sventrato da secoli di attività estrattiva.
Localmente è frequente la diceria che in origine fosse un vulcano, data la sua forma conica,
ma non corrisponde al vero.
Il parco del Monte Gazzo è tutelato, per le sue peculiarità e per il collegamento all’area
orografica Nord- orientale, compreso Scarpino e aree limitrofe, da destinarsi a Parco
Urbano.
All’interno permangono le testimonianze dell’antica tradizione agricola, con alcuni campi
coltivati ad uso familiare, in cui lo spazio, data la sua terra
avara, è stato sfruttato e conquistato in maniera
intelligente: gli orti e i prati si alternano e sfumano in aree
a bosco, lasciate integre, e ciò crea un effetto
paesaggistico che costituisce un’armoniosa coesistenza tra
uomo e ambiente naturale.
Presenta una natura calcarea, dimostrata anche da
fenomeni di carsismo e dalla presenza di grotte, che l’ha
portato ad essere oggetto di attività estrattiva della pietra:
infatti sui versanti si aprono delle cave, la più antica
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serviva a fornire la pietra alle vecchie fornaci, antichi forni di cottura del materiale calcareo
da cui si otteneva la calce. Le fornaci sono testimonianza di un’attività ancora artigianale e
non intensiva, si presentano ancora con caratteristiche
strutture in muratura, alcune delle quali ancora in ottimo
stato, arricchendo il paesaggio di un elemento remoto e
suggestivo.
Lo sfruttamento ha origini molto antiche, risalenti
all’Alto Medioevo, dal secondo dopoguerra l’attività
estrattiva della pietra calcarea ha assunto un aspetto
industriale, con il depauperamento sia dei calcari, sia
delle rocce dolomitiche, che forniscono materiale
refrattario e da costruzione.
Oggi le numerose cave, in parte dimesse, hanno inciso
profondamente parte dei versanti del Monte, incidendo notevolmente sulla morfologia del
territorio: coltivate a gradoni, sono oggetto oggi di interventi di bonifica.
Durante la pestilenza del 1656-57 la popolazione sestrese trovò rifugio sul monte e nelle
sue grotte, evitando così ulteriori contagi. I
sopravvissuti, riconoscenti per la grazia, eressero
una
nicchia a protezione della statua della Madonna,
punto originario del Santuario, che inizialmente, si
dice, fu plasmata di grandi dimensioni affinché tutti
potessero
vederla
anche
da
lontano;
successivamente, nel 1700 sorse la cappella ad
opera di Giovanni Luca Ghiara, ma non delle dimensioni attuali.
Infatti nel 1757 la chiesa fu ampliata e solo nel 1850 raggiunse la grandezza odierna,
mentre la nuova, attuale, grandiosa statua alta 5 metri fu inaugurata nel 1873.
La sommità del Monte Gazzo dunque è luogo di culto sin dal XVII secolo, e oggi rimane una
meta tradizionale delle gite dei sestresi e dei turisti, sia per il significato religioso, che per il
belvedere, che va dalle isole spezzine alla costa di ponente fino a Capo Noli.
Infine, si segnala che lungo la strada che porta al Santuario si trovano resti di batterie
contraeree dell’ultima guerra, recentemente ristrutturati per l’importanza storica che
rivestono.
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BIBLIOGRAFIA
Elisabetta Arioti, Luigi Canepa, Raffaella Ponte, La Grande Genova 1926- 2006, Atti del
convegno di studi, Genova 2006.
Giordano Bruschi, Una battaglia operaia a Genova, 1950: autogestione alla San Giorgio,
Genova 2005.
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Il percorso delle volontarie della biblioteca Bruschi