In questo numero:
• Il substrato: come scegliere bene
Di Roberto Di Terlizzi - perito agrario Tecnico TERFLOR
• Difetti dell'acqua: la durezza da calcare
Del Dr Fiorenzo Pandini - agronomo libero professionista
• Le malattie del geranio
Del Dr Roberto Stucchi - agronomo libero professionista
• Ciclamino e poinsettia: stesso terriccio?
Del Dr Roberto Stucchi - agronomo libero professionista
• Materie di prima qualità
• Formule agronomicamente corrette
• Impoanti e metodiche di lavorazione all’avanguardia
• Controlli di qualità sulle miscele
Possiamo soddisfare anche le esigenze del prato più difficile o esigente.
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vulcanica priva di calcare.
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con Dolokal calcio-magnesiaco e la
concimazione è essenzialmente a
base di fosforo minerale a lento
effetto e ternario bilanciato 14-15-16.
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Il substrato:
come scegliere bene
a cura di Roberto Di Terlizzi
Dirigente Tecnico Terflor
Il substrato di coltivazione è, con l'acqua di
irrigazione, un fattore importantissimo della
buona riuscita della produzione. Errori tecnici
nella miscela, sostanze tossiche inquinanti,
presenza di erbe infestanti, cattive qualità
fisiche o chimiche delle torbe presenti nel
terriccio possono provocare perdite milionarie
al produttore eppure… e questo pochi lo
considerano….l'incidenza economica di un
buon substrato è poca cosa sui costi di produzione finali.
Non è raro poi vedere lo stesso terriccio
ottenere risultati opposti se utilizzato con la
stessa coltura ma in due aziende strutturalmente diverse (plastica o vetro), in zone diverse (collina o bassa pianura), o da produttori
diversi (mano diversa nel bagnare).
Vediamo allora di capire cosa offre il mercato partendo dalle caratteristiche più importanti
della miscela:
• Tipologia di torbe presenti (fibra lunga, media, corta, fibra giovane e stabile o fibra matura
e instabile, pH, salinità, tempi di drenaggio e porosità dopo l'irrigazione, grado di
restringimento…);
• Materiali inerti aggiunti (perlite, pomice, polistirolo, sabbia, argilla ... );
• Correttivi organici (corteccia di pino, foglia di faggio o di pino, pula di riso, sfibrato di
pioppo…);
• pH e salinità di base (per le acidofile pH 4,0-4,5 e salinità Sonnenveld inferiore a 800 us/cm
, per le altre colture pH 5,5-6,5 e salinità inferiore a 1000-1500 us/cm in base alla specie);
• Concimazione di base presente (quantità e qualità dei fertilizzanti, effetto pronto o lento,
bassi livelli di cloro e sodio);
• Tessitura o fibrosità della miscela (le caratteristiche chimiche le possiamo anche
migliorare durante la coltura mentre le fisiche, per naturale decomposizione della torba,
peggiorano di mese in mese);
• Sanità delle materie prime (assenza di patogeni, inquinanti, erbe infestanti).
Perché varia il pH nel vaso
I substrati dotati di scarso potere tampone sono
soggetti a variazioni di pH che possono provocare
fisiopatie nella produzione.
Spesso il pH ottimale per una pianta varia entro un
intervallo di 1,0-1,5 punti (es: Poinsettia pH 5,5 6,5;
Azalea e Bromelie pH 4,0 - 5,0; Ficus b. 5,56,5).
I problemi nutrizionali legati a pH scorretto sono
molti e tra questi citiamo il ferro che, per esempio,
in terricci neutri o alcalini (pH superiore a 7) viene
reso non assimilabile dalle radici.
La pianta, in queste condizioni, pur avendo anche il
ferro nel terriccio non lo trova in -forma disponibile
e pertanto non lo assorbe.
Tab 1 - Tolleranza alla salinita' del terriccio
Le piante in vaso possono soffrire gravi disturbi legati alla salinità
del terriccio dovuta sia alla cattiva qualità delle materie prime che ad errori di concimazione
Sensibilità
Sensibilità
ALTA
C.E:
inf. 800 us/cm
ddd
ideale 500
ORCHIDEE
BROMELIE
CAMELIA
AZALEA
YUCCA
DRACAENA
PIERIS
ERICA
SPATHYPHILLUM
FELCI
ANTHURIUM
MARANTHA
VIOLA
CICLAMINO
PRIMULA
RODODENDRO
Sensibilità
MEDIA
BASSA
inf. 1600 us/cm
inf. 2400 us/cm
ideale 1000
ANNUALI VARIE
ERBACEE PERENNI
BULBOSE VARIE
ARALIA
CROTON
GERANIO
ARALIA
CROTON
FILODENDRO
POTHOS
POINSETTIA
ideale 1500
S.PAULIA
FICUS
PALMACEE
CINERARIA
EDERA
CRISANTEMO
Per contro, con reazioni eccessivamente acide (esempio in poinsettia e ciclamino con pH inf. a
5,0) molti microelementi tendono a divenire eccessivamente disponibili con rischi di
concentrazioni tossiche.
Chi coltiva deve perciò conoscere il pH di partenza ma anche quello durante la coltivazione.
Almeno in serra e vivaio gli esami andrebbero eseguiti ogni 2-3 mesi prelevando il terriccio da
5-10 vasi (asportandolo dalle zone mediane del pane di terra).
Le aziende che irrigano con acque calcaree o che
usano concimi alcalini soffrono di aumenti di pH
anche di 2 punti ed entrano in difficoltà di produzione
o comunque rilevano rallentamenti vegetativi, clorosi,
nanismi vegetativi.
Sono meno frequenti, per contro, i casi di
acidificazione del terriccio in coltivazione.In
quest'ultimo caso ("acidificazione del substrato") le
responsabilità possono essere addebitate a:
1. perdita per lisciviazione
(dilavamento) del carbonato di
calcio presente nel terriccio
(succede con carbonato di calcio
troppo fine, o con calce),
2. concimazione con azoto
ammoniacale o con concimi ad
alto rapporto
ammoniaca/nitrato,
3. alti dosaggi in fertirrigazioni
(es: 2-3 g/l)
4. asfissia del terriccio (l'azoto
nitrico si trasforma in ammonico) dovuto a eccessiva pesantezza.
Difetti dell'acqua:
la durezza da calcare
a cura del Dr Fiorenzo Pandini agronomo libero
professionista
Troppi produttori trascurano i problemi che
un'acqua di cattiva qualità può dare loro in serra
o in vivaio.
Eppure 1'80-90% del corpo della pianta è
formato da acqua.
Quali sono allora le caratteristiche che dobbiamo
conoscere dell'acqua di irrigazione?
La reazione (pH) è il primo che viene alla mente
ma non è certo questo il carattere più importante
(vedremo nei prossimi numeri perché anche
acque tremende nel pH possono in realtà non
dare nessun problema).
La salinità (espressa in sali/litro o indirettamente
in conducibilità elettrica come microSiemens e
milliSiemens) è invece sempre un elemento
determinante perché da questa dipendono vizi,
problemi, difetti o virtù dell'acqua.
Oggi vedremo invece un aspetto poco conosciuto
e molto trascurato della salinità: la durezza da
calcare.
E' bene innanzitutto distinguere il tipo di durezza
che stiamo considerando per evitare di confondere la durezza permanente (dovuta a cloruri e
solfati) con la durezza temporanea (dovuta ai bicarbonati di calcio e magnesio).
La somma delle due durezze viene considerata durezza totale dell'acqua.
DUREZZA PERMANENTE + TEMPORANEA= DUREZZA TOTALE
Sono solitamente i bicarbonati di calcio e magnesio a provocare i danni principali alle piante
in vaso e sono soprattutto le acidofile (azalee, rododendri, eriche, orchidee, camelie, bromelie)
le più sensibili ai carbonati portati nel terriccio dalle acque dure.
I danni creati dal calcare dell'acqua alle piante sono di tipo nutrizionale (blocco
dell'assorbimento di molte sostanze dal terreno) ed estetico (inèrostazioni opache biancastre
sul fogliame).
L'acqua calcarea altera sempre il pH del terriccio
alzandolo anche di 1 punto al mese in estate.
Chi raccoglie le acque di pioggia non avrà mai questi
problemi ma potrebbe averne altri a causa del potere
tampone nullo dell'acqua piovana e della carenza
totale in micro-mesoelementi da considerare poi nelle
fertirrigazioni.
Chi possiede acque dure deve allora rassegnarsi?
No certamente poiché esiste un metodo semplice e
non costoso per trasformare il calcare di calcio e
magnesio dalla sua forma dannosa a una forma
addirittura utile.
Questo metodo consiste nel trattamento acido.
TRATTAMENTO "ACIDO" DELL'ACQUA
Il metodo è semplice, poco costoso e facile da
applicare purchè il dosaggio sia valutato da un tecnico
di formazione chimico-agraria (perito agrario o
agronomo).
L'improvvisazione in questo caso può essere fatale
perché un sovradosaggio può ustionare gravemente le
piante.
I calcoli chimici sono comunque di facile esecuzione
purchè si disponga del certificato di analisi dell'acqua
da trattare.
L'unica controindicazione resta la lenta ma
inesorabile corrosione delle tubature in ferro zincato
(nessun problema negli impianti in plastica).
L'acidificazione può essere attuata con acido nitrico,
fosforico, solforico, ossalico.
Di questi i più interessanti sono i primi purchè i
dosaggi vengano effettuati accuratamente e le analisi
di controllo dell'acqua trattata vengano svolte almeno
un paio di volte l'anno.
Bouganvillea in forte clorosi e
necrosi per stress nutrizionale
dovuto ad alterazioni del pH del
suolo causato da uso di acqua
troppo calcarea.
Danni da-acqua calcarea su gerbera
(carenza nutrizionaledovuta ad
innalzamento del pH).
ACIDO NITRICO (HNO3)
La dose per abbassare di 1 grado tedesco (1° dKH) la durezza da carbonati è di circa 5 ml di
acido nitrico per mc di acqua.
Il dosaggio è riferito all'acido nitrico concentrato fumante.
L'effetto viene garantito dalla reazione chimica tra il bicarbonato di calcio e l'acido con
formazione di nitrato di calcio, sostanza utilizzabile dalle piante come fertilizzante.
Il trattamento con acido nitrico è forse più costoso di quello con il solforico ma presenta due
vantaggi indiscutibili:
1) nutrizione azotata delle piante
2) nessuna ostruzione delle tubature e degli "spaghetti" di irrigazione
ACIDO SOLFORICO (H2SO4)
La sua efficacia nell'abbattere la durezza è in pratica la metà di quella del nitrico.
Per abbattere di 1 ° grado tedesco la durezza si dovrà ricorrere infatti alla dose di 10 ml di
Acido per mc di acqua.
La reazione acido-calcare produce gesso e questo deposita incrostazioni nelle tubature e nelle
valvole degli impianti.
Con entrambi gli acidi il trattamento deve essere sospeso in prossimità dei 3-4° gradi tedeschi
(dKH) di durezza da carbonati per evitare di mettere in circolo acidi liberi (azzeramento della
durezza da carbonati) sempre dannosi alle radici.
Sensibilità di alcune colture in vaso alla salinità dell'acqua (da Dr Stucchi).
Specie sensibilissime
Mediamente sensibili
Specie tolleranti
Orchidee
Pothos
Crisantemo
Azalee
Yucca
Garofano
Rododendri
Croton
Asparagus
Felci
Phylodendron
Kentia
Bromelie
Syngonium
Ficus
Eriche
Ciclamino
Rosa
Orchidee
Pothos
Crisantemo
Azalee
Yucca
Garofano
Le malattie del GERANIO
a cura del Dr Roberto Stucchi
agronomo libero professionista
La patologia delle piante è scienza difficile e
ricca di sorprese soprattutto quando si
suggerisce un prodotto disinfettante senza
avere riconosciuto con certezza la causa
della malattia.
Dico spesso ai miei clienti che un tecnico
può ritenersi bravo già quando di prima
botta riesce a distinguere una malattia
parassitaria da una di origine ambientale
causata da terriccio non idoneo, da colpi di caldo o freddo, da ustioni da fitotossicità o da
eccessi di concimazione ecc ...
Fortunatamente la diagnosi non è così sempre difficile perché in effetti esistono malattie di
immediato riconoscimento.
Vediamo allora di fare il punto sulle malattie più comuni del pelargonio.
La muffa grigia da Botrytis cinerea
Che cos'è
È una malattia fungina polifaga cioè capace di infettare
centinaia di specie diverse di piante. L'infezione interessa
sempre tessuti carnosi tipo fiori, foglie e steli. Non vengono
attaccate le radici e nemmeno gli organi legnosi. La botrite
è una tipica malattia da clima caldo umido e sul geranio è
pericolosa nei periodi di scarsa luce, alta umidità, densità
alta di rami per metro quadro. Può attaccare le piante in
qualsiasi fase vegetativa.
Come evitarla
1) abbattere l'umidità - arieggiare - evitare le bagnature serali
2) Evitare alti dosaggi azotati a favore dei potassici (ottimale 2:1:3 o 3:1:5)
3) Irrorare VINCLOZOLIN, PROCIMIDONE, IPRODIONE
La ruggine del geranio
Che cos'è
È una malattia fungina specifica del geranio zonale
scoperta in Sud-Africa nel 1926 e giunta in Italia
nel 1966.
Non attacca altre specie e nemmeno i Parigini.
L'infezione interessa al 99% le foglie, raramente i
piccioli, mai le radici e lo stelo.
L'infezione richiede la presenza di acqua sulle
foglie per almeno 10-12 ore e la malattia è
pericolosa solo a fine ciclo con temperature di
18-22°C.
Come evitarla
1. Arieggiare - evitare le bagnature serali
2. Irrorare OSSICARBOSSINA, TRIFORINE, TRIAZOLI (rame come preventivo)
Marciume del colletto da Pythium
Che cos'è
Sono conosciute addirittura 12 specie di Pythium che attaccano il
colletto del geranio in tutte le fasi di produzione. L'infezione
avviene su talee o steli molto succulenti (acquosi) e pertanto è rara
nelle piante mature indurite. Le piantine infette appassiscono in
pochi giorni (5-6 gg a 20°C). L'attacco avviene tipicamente in
taleaggio o nei giovani invasi nelle giornate buie, umide e fredde.
Il sintomo sul colletto è tipico e consiste in un marciume molle
bruno.
L'infezione richiede la presenza di acqua sulle foglie
Come evitarlo
1. Evitare ristagni idrici nel vaso usare terricci ben drenanti),
2. Evitare eccessi salini nelle concimazioni
3. Disinfettare il terriccio prima dell'invaso con FONGARID-RIDOMIL-PREVICUR
4. Trattare per irrigazione all'invaso con PREVICUR-GALBEN
Tripidi (Frankliniella occ. , Thrips tabaci)
Cosa sono
Esistono 5-6 tripidi in Italia capaci di danneggiare il
geranio ma in realtà le specie primarie sono la Frankliniella
occidentalis e il Thrips tabaci.
L'anno scorso ho rilevato attacchi soprattutto sugli edera a
fiore rosa.
I tripidi sono polifagi e si trasferiscono da una specie
all'altra velocemente.
Sulle foglie il danno si manifesta con la formazione di
rugginosità sulla pagina inferiore e sui fiori con
imbianchimenti, deforma-zioni e aborto dei
boccioli. Anche a occhio nudo è possibile notare
sulle piante la presenza delle forme non alate
dell'insetto costituite da individui gialli,
allungati, mobili e lunghi 12 mm.
Come evitarlo
I tripidi sono, con l'oziorrinco in vivaio, gli
insetti oggi più difficile da controllare.
Nel caso dei tripidi il problema viene dalla
velocità riproduttiva, dal regime alimentare
ampio, dalla velocità di spostamento
nell'ambiente, dall'assuefazione agli insetticidi. I risultati migliori vengono
dall'applicazione del metodo 30 consistente nell'effettuare 3 irrorazioni distanziate di 3 gg
l'una dall'altra con prodotti diversi. I prodotti più efficaci sono ancora DECIS- AMBUSHDANITOL- LANNATE –UNDENEMESUROL -FOLIMAT addittivati da 500g di zucchero ogni
100 litri di miscela. II prodotto più efficace da me provato lo scorso anno si è dimostrato il
DICARZOL , non in commercio in Italia ma molto usato in Spagna.
FISIOPATIE DEL GERANIO
Le fisiopatie sono le malattie di origine ambientale.
Sul geranio la più diffusa è l'edema provocato da squilibri idrici/luminosi. .
Il danno è a carico delle cellule epidermiche fogliari che, lacerate, vengono cicatrizzate da
strati suberificati simili a quelli causati dai tripidi.
II problema si manifesta nei periodi di scarsa luce e soprattutto negli ambienti umidi. Le
varietà più sensibili sono quelle del gruppo Greta Skot e Irene.
Ciclamino e poinsettia Stesso terriccio?
a cura del Dr Roberto Stucchi agronomo libero professionista
Il ciclamino e la stella di Natale sono piante
poco rustiche e chi le coltiva deve prestare
attenzione a molti fattori sia ambientali (luce,
temperatura, umidità) che parassitari (patologie fungine, insetti, acari, nematodi ....).
Proprio il substrato occupa, tra i fattori della
produzione, una posizione di rilievo e sul
terriccio è necessario prestare grande
attenzione nella scelta.
Cosa fare allora?
Prepararsi da soli la miscela?
Acquistare sacchi già pronti all'uso?
In realtà sono buone entrambe le strade
purchè si sappia bene cosa si ha di fronte
....materie prime o miscele che siano.
Come valutare ciò che offre il mercato dei
terricci.
Base tecnica del discorso è questa:
sia il ciclamino che la stella soffrono il
ristagno idrico, l'asfissia radicale e l'eccesso
di salinità.
La cultura tecnica e lo sviluppo delle
tecnologie impiantistiche offrono al mercato
diverse buone miscele idonee alla coltura del
ciclamino.
Tramontati finalmente i terricci con terra di
campo e letame ci si rivolge oggi verso
materiali più sani, garantiti e controllati.
Il substrato ideale deve possedere buona
porosità libera (classe idrologica 2-3),
drenaggio rapido, salinità medio bassa e pH
6,0 (oltre 7,0 rischiamo stress nutrizionali e
sotto 5,0 addirittura patologie fungine
incontrollabili o fitotossicità da microelementi).
Ecco allora la miscela tipo:
• 60-80% torba giovane a fibra medio-lunga;
• 10-20% torba matura umificata;
• 10-20% perlite o polistirolo a grana 3-6
mm;
Una materia prima purtroppo oggi introvabile
è la foglia di faggio che ha sempre portato
benefici alla radice ma anche molte sorprese
parassitarie.
L'argilla, decantata da molti tecnici Italiani,
pare invece non avere mai dimostrato reali
vantaggi al punto che in Olanda, dopo i
risultati del Centro ricerche di Naaldwjik, è
stata ormai abbandonata da molti produttori.
La scelta del terriccio non può essere slegata
dalla qualità dell'acqua di irrigazione, dalle
tipologie strutturali della serra, dal vaso
(cotto o plastica) e, non dimentichiamolo,
...dalla mano di chi bagna.
Detto questo, davanti ad un'offerta di
substrato, ricordateVi sempre di richiedere un
certificato di analisi (firmato da un tecnico e
non anonimo ) che dia una garanzia sulle
caratteristiche chimiche e fisiche.
La salinità di base (metodo 1,0:1,5)
all'invaso non dovrà mai superare 1000 us/cm
e il pH dovrà essere 5,5-6,0
Ma sarà la tessitura l'elemento decisivo
poiché la chimica del terriccio è possibile
correggerla anche dopo l'invaso mentre la
fisica può solo peggiorare.
Scegliamo allora con accortezza la miscela e
finalizziamola sempre alla nostra mano nel
coltivare.
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Del Dr Roberto Stucchi - agronomo libero