Udine 5 Dicembre 2007 “Il Bilancio Partecipativo: alcune provocazioni” Sessione “Pratiche di BP e ruolo del progetto nello sviluppo di nuove esperienze” Arch. Giovanni Allegretti Centro de Estudos Sociais, Universita’ di Coimbra - Portogallo 1 ESISTONO DUE FAMIGLIE PRINCIPALI DI PERCORSI PARTECIPATIVI (A SECONDA DELLA POSIZIONE DEGLI ATTORI NON ISTITUZIONALI) 1) La prima famiglia: i percorsi forgiati dagli attori nonistituzionali ‘prendendosi uno spazio’: contiene un’ampia gamma di azioni (di protesta, di pressione, di costruzione di autonome ‘arene’ di discussione, di presentazione di contro-progetti[1]) il cui discrimen è che avvengano alla ‘luce del sole’ portando le proprie tensioni e le proprie proposte nello spazio pubblico (reale o virtuale) con l’esplicito obiettivo di interagire con gli attori istituzionali. Oggi – spesso – e’ in atto un processo di criminalizzazione di questa famiglia di pratiche, che mira a sovrapporle a processi eversivi di destabilizzazione o a fenomeni NIMBY [1] Eanche le azioni “insorgenti” descritte in Sandercock (1999) e Paba (2002). 2 DUE FAMIGLIE DI PERCORSI PARTECIPATIVI (A SECONDA DELLA POSIZIONE DEGLI ATTORI NON ISTITUZIONALI) 2) La seconda famiglia: i processi ‘strutturati’ in cui gli attori non-istituzionali si trovano coinvolti in uno spazio dato (o concesso) in cui possono intervenire nella discussione o anche nelle fasi di ‘assunzione’ delle scelte politiche e tecniche, secondo quei gradi di ‘incisività’ crescente che Sherry Arnstein ha ben sintetizzato nella sua ‘scala della partecipazione’ (1969). I responsabili politici formalmente ‘delegati’ ad assumere la decisione finale dal loro ruolo di rappresentanti eletti possono smaterializzare o tenere alte le barriere per la partecipazione degli abitanti al processo decisionale, 3 LA SCALA DELLA PARTECIPAZIONE: E’ ANCORA VALIDA? Controllo Cittadino Potere Delegato Il BP dovrebbe essere qui… ma ambisce ad incontrare anche la prima famiglia di pratiche partecipative… Potere cittadini ai Partenariato Mitigazione Dialogo sociale Consultazione Informazione terapia manipolazione non participazione La “Scala della Partecipazione cittadina” sintetizzata da Sherry Arnstein, ancora oggi significativa (Journal of the American Planning Association, Vol. 35, No. 4, July 1969) seppur non prende in carico esplicitamente il tema della CO4 DECISIONE Come si può definire il Bilancio Partecipativo? • È un processo decisionale che permette ai cittadini/e di intervenire direttamente nelle scelte economico-finanziarie della propria amministrazione, individuando priorita’ di spesa e criteri/metodi redistributivi. • È quindi un processo di co-gestione territoriale che discute dei fini del governo territoriale, prima ancora che dell’ottimizzazione dei suoi mezzi, invertendo la responsabilita’ di proposta a favore della 5 cittadinanza… Che cosa non dovrebbe essere il Bilancio Partecipativo? • NON un metodo di pura “concertazione” con gli attori gia’ organizzati della societa’; • Ne’ una “consulta” centrata sull’ascolto selettivo di sogni/bisogni dei cittadini da parte di un’amministrazione; • Ne’ un processo limitato alla gestione di micro-fondi in micro-aree; • NON va confuso con strumenti efficaci di mera lettura della spesa pubblica (che pure ne rappresentano importanti precondizioni) come il Bilancio Sociale. 6 Da questo progetto impariamo anche che: • Sotto il profilo METODOLOGICO il Bilancio Partecipativo lascia margini liberi di manovra, configurandosi come “un META-METODO” fatto di principi, piuttosto che un rigido MODELLO. L’importante e’ NON LIMITARSI alle mere ASSEMBLEE, ma mettere assieme una “geometria variabile” di spazi REALI e VIRTUALI. 7 Per usare una bellissima immagine del vignettista Massimo Bucchi (1 dicembre ’07) E’ un sistema in cui “LA POLITICA NON SCRIVE PIU’ i SOGGETTI, MA LE SCENEGGIATURE”… 8 2006 Cio’ e’ particolarmente vero se guardiamo alla situazione Europea (2006)... From the final report: "Participatory Budgets from a European Comparative Approach.” Yves Sintomer, Carsten Hertberg, Anja Rocke (eds.) for the Marc Bloch Center Berlin and the Institute Hans-Böckler Stiftung. ...che presenta situazioni urbane diversissime... Popolazione delle citta’ europee con un BP 10 ...in rapido e isterico sviluppo • Come dimostrano le “esplosioni” recenti in 3 paesi.... 11 Italia: dai casi-pilota alla contaminazione reciproca (1994-2002) (2005) (2003) (2006) (2004) (2007) Presupuestos Participativos 2001 Presupuestos Participativos 2004 Presupuestos Participativos 2007 Spagna Elaborazioni di Ernesto Ganuza, 2007 13 Portogallo CM Braga 16 Municípi (su 308) 5 Freguesias (Distretti urbani) CM Serpa CM Lisboa JF Carnide (Lisboa) JF Agualva (Sintra) CM Alcochete CM Palmela CM Beja CM Tomar CM Avis CM Alvito CM Sesimbra CM Aljustrel JF Castelo (Sesimbra) CM S. Brás Alportel CM Santiago do Cacém CM Aljezur CM Faro 14 I BP in Portogallo per anno di nascita 9 8 3 1 2002 2004 2006 2007 15 ...interpretazioni plurali del modo di applicarlo in rapporto a diversi modelli ‘idealtipici’ della gestione urbana... Italiani e Spagnoli I Portoghesi 16 ...estrema varieta’ di contesti istituzionali (i casi di Italia e Portogallo, il cui sistema elettorale aumenta la separazione tra legislativo e esecutivo... Italia: 8102 Comuni Portogallo: 308 Comuni e 4259 Freguesias (Giunte di Quartiere elette direttamente) Giunta Comunale Sindaco Processo Partecipativo Consiglio Municipale La differenza principale e’ che in Portogallo ci possono essere membri della 17 opposizione nell’Esecutivo – che collaborano con il Sindaco nella gestione. O i casi francesi e spagnolo, in cui il Sindaco e’ scelto dal Consiglio, all’interno della forza piu’ votata della coalizione vincente... Spagna: oltre 8000 Comuni Consiglio Municipale Francia: oltre 36.000 comuni Sindaco Giunta Comunale Processo Partecipativo 18 CIO’ RICHIEDE SENZA DUBBIO UN’INDIVIDUAZIONE DI PRINCIPI COMUNI PER POTERSI RICONOSCERE DENTRO LA STESSA “CASELLA” DEL BILANCIO PARTECIPATIVO ESEMPIO: un set di criteri minimi per ‘identificare’ un BP, proposto dal Centro Marc Bloch di Berlino • 1) Non deve restare a livello di ‘vicinato’ e di quartiere • 2) Deve possedere momenti ‘deliberativi’ (argomentativi e decisionali) (un’inchiesta non è abbastanza) - CODECIDERE è fondamentale per la creazione di senso civico… 19 3) DEVE AFFRONTARE ESPLICITAMENTE IL TEMA DELLE RISORSE 20 4) Deve essere ‘ripetuto’ e non essere un evento isolato APPROVAZIONE DEL BILANCIO DI PREVISIONE Inverno VOTO CITTADINO E PIANO DELLE RISPOSTE EMERSIONE BISOGNI E PROPOSTE Assemblee cittadine di ritorno Presentazione e votazione progetti. Autunno Assemblee di quartiere Primavera PROGETTAZIONE PARTECIPATA Assemblee tematiche Verifica della fattibilità, trasformazione delle proposte in progetti. Estate-Autunno 21 5) Deve realizzare forme di rendicontazione chiare e trasparenti alla fine di ogni anno 22 Gli ultimi tre principi sono considerati fondamentali dalla: Dichiarazione di Malaga (Costituzione del Gruppo di Lavoro sulla Democrazia Partecipativa e sul Bilancio Partecipativo) 31 marzo 2007 Che ne INDIVIDUA DI ULTERIORI IN TERMINI ‘NORMATIVI’. Ad esempio: 23 ... Il BP deve essere un Processo Auto-regolamentato, CON ATTENTO MONITORAGGIO 24 ... Con elezione di delegati con mandato imperativo dell’Assemblea... E caratterizzato da momenti di Democrazia diretta centrati sull’individuo (un uomo, una donna, un VOTO) 25 Il BP deve essere diretto all’inclusione sociale e al superamento delle disuguaglianze. Attraverso l’uso di ‘appositi strumenti’ di pedagogia sociale(matrici, sopralluoghi comunitari, indici di qualita’ della vita) … 26 Con sistemi di monitoraggio sulle proposte approvate, e di controllo sociale (in mano ai cittadini). 27 Favorire la FORMAZIONE per capire meglio i temi discussi (attraverso scuole che garantiscono l’autonomia di chi viene formato, con il metodo auto-formativo di Paulo 28 Freire) In grado di mettere a disposizione del processo le proprie istituzioni e la propria macchina amministrativa 29 E conclude dicendo "Data la moltiplicazione di esperienze di bilanci partecipativi, abbiamo il timore che lo sviluppo di questa metodologia si trasformi in un processo di mobilitazione della cittadinanza e di trasformazione sociale. Iniziamo, in questo primo incontro, un lavoro in rete che vuole avere una continuità nel tempo, con i seguenti obiettivi: • Scambiare conoscenze sui processi; • Sviluppare una definizione politica dei processi della Democrazia Partecipativa, identificando indicatori di trasformazione sociale e istituzionale da questi derivati; • Elaborare e promuovere modelli che creino cooperazione decentralizzata tra i comuni con i processi di democrazia partecipativa che questi sviluppano • Portare queste proposte ad altri ambiti più ampi, come la CISDP di CGLU o 30 come la Rete FAL.