Cronaca Rimini
LUNEDÌ 26 MARZO 2012
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..- L’ULTIMO SALUTO AL POETA ---..
Da sinistra, il feretro trasportato dalla Casa dei mandorli verso il sagrato della Cattedrale; la moglie di Tonino Guerra, Lora; il corteo funebre, il sindaco Valenti, il presidente della provincia Vitali e il capitano Geri dei carabinieri (FOTOSERVIZIO PETRANGELI)
Dopo la cremazione, le ceneri saranno incastonate nella “sua” roccia che guarda alla grande vallata
“Non addio, ma a Dio Tonino”
A Pennabilli un commosso e artistico congedo
Il vescovo Negri: “Vero operatore di pace”
di RITA ROCCHETTI
PENNABILLI - “Vero operatore di
pace e per questo figlio di Dio.
Straordinario cantore della bellezza
della natura e dell’arte che perseguivi con autentica vocazione verso
l’infinito. Non ti dico addio, ma ‘a
dio’ da dove sei venuto e a cui ti
restituisco”. Dopo il clamore, condito da un tocco di mondanità dei
saluti santarcangiolesi, ieri pomeriggio la cerimonia intima e atipica
che il vescovo di San Marino e
Montefeltro Luigi Negri ha celebrato nella piazza di Pennabilli, affollata di familiari, amici e pennesi,
stretti intorno al feretro del loro Tonino. Adagiato su un tappeto verde
davanti al sagrato della cattedrale,
cosparso di rami di mandorlo in
fiore. Ai balconi le sue farfalle colorate, disegnate su lenzuola che sventolano nell’aria tersa del Montefeltro. Un congedo religioso officiato
sulle note dell’“Ave Maria” di Astor
Piazzolla (con chitarra classica e
bandoneon) e della Manon Lescaut,
che tanto piaceva a questo “appassionato cantore dell’amicizia” come
l’ha definito mons. Negri. “L’ultima
volta che ci siamo incontrati non
molti giorni fa – ha rivelato –, mi
diceva che negli uomini non c’è
bontà, non c’è amicizia. Ma lui ha
lavorato proprio per questo, attraverso il sentiero dell’arte percorso
in modo impareggiabile, alla ricerca
dell’assoluto, là dove cultura laica e
cristiana s’incontrano”. Tonino
non andava a messa tutti i giorni, la
sua religiosità era oltre le chiese, così come il rito di ieri è stato qualcosa
di più di un funerale. Prima la lettura di brani dalla Bibbia e dal Vangelo II Matteo (“Beati i poveri di spirito”), poi, dopo il discorso, il Vescovo ha benedetto il feretro che è stato
cosparso di incenso. Il sacro ha ben
presto lasciato spazio al profano
con le armonie struggenti del bandoneon di Stefano Pietrodarchi, che
ha abbandonato precipitosamente i
suoi impegni a Londra, pur di essere
lì sul sagrato a suonare per Tonino.
Quindi il saluto del sindaco Lorenzo Valenti che ha voluto ricordare
soprattutto l’amico, “il maestro di
vita che eri per tutti noi, anche
quando ci sgridavi perché eravamo
‘medioevali’”. Il sindaco ringrazia il
suo cittadino più illustre perché
“grazie a te Pennabilli si è conquistata una fama forse immeritata.
Grazie a te i grandi del cinema, dello
spettacolo e della cultura hanno
camminato nei vicoli dei nostri paesi ed hanno respirato la nostra aria
portandone il profumo nelle loro
grandi opere”. Grazie anche per i
tanti progetti lasciati e che ora si
proverà a realizzare. “Ventidue anni insieme hanno fatto questo luogo
più bello” ha concluso il sindaco, lasciando la parola alla vedova Lora,
che con voce emozionata ha pronunciato una sola frase: “Grazie Tonino, grazie come moglie e come
Un momento del congedo religioso in piazza a Pennabilli
tua più stupida allieva”. Insieme agli
amici di sempre ed alle autorità (oltre a Valenti erano presenti il sindaco di Rimini Gnassi, il sindaco di
Santarcangelo Morri, il presidente
della Provincia Stefano Vitali, il
presidente della Regione Vasco Errani), la bara è stata accompagnata
fino alla casa dei mandorli. E lì le
ceneri di Tonino riposeranno per
sempre, dentro un’urna incastonata
nella roccia che sovrasta quel luogo
incantato. Proprio lassù, alla fine di
quel ripido sentiero, dove il poeta e
la moglie Lora erano soliti trascorrere lunghi pomeriggi. L’incavo è
già stato scolpito, nel punto esatto
che guarda il Canaiolo, quel punto
del paesaggio tra Romagna e Marche che Tonino chiamava l’infanzia
del mondo. Sopra ai fiori di pietra,
all’orto dei frutti abbandonati, sopra a quel mondo in cui il confine
tra arte e natura scompare.
Sabato a Santarcangelo il saluto con la toccante orazione funebre di Sergio Zavoli. E la bandiera del Tibet che sventolava
In migliaia per l’abbraccio nella sua ‘piazza grande’
Emozionato il sindaco Morri. Tra la folla anche Daniele Luttazzi e Cofferati
RIMINI - In migliaia a Santarcangelo, nella piazza del paese, piazza
Ganganelli, proprio sotto le finestre
della sua casa, avevano salutato sabato mattina il poeta e l'amico Tonino Guerra. Sotto un sole primaverile, l'abbraccio della piazza, con la
bara posta su un piccolo tappeto
verde e tra due alberelli di mandorlo, ai piedi del monumento ai Caduti. Tra la folla, anche Daniele Luttazzi e l'ex sindaco di Bologna ed ex sindacalista Sergio Cofferati (lo legava
a Guerra una amicizia ventennale).
A Santarcangelo anche Walter Veltroni, la vedova di Antonioni Enrica
Fico (arrivata già venerdì), e poi, il
presidente della Regione Vasco Errani, e tra i locali Lorenzo Cagnoni,
Il saluto a Tonino Guerra a Santarcangelo (FOTO PENTRANGELI)
e tanti sindaci e amministratori.
Visibilmente commosso il sindaco di Santarcangelo Mauro Morri
che - dopo la lettura di alcuni telegrammi (tra cui quello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), da parte del presidente
dell'associazione culturale Tonino
Guerra Carlo Sancisi – ha tenuto il
suo discorso. “Siamo qui stretti in
un abbraccio collettivo, al nostro
Maestro e al nostro poeta – ha esordito il sindaco - Siamo qui nella
Piazza Ganganelli, che tu chiamavi
la Piazza Grande, per salutarti, per
riconoscerti il nostro affetto e l’infinita riconoscenza”. Il sindaco, ha
concluso ricordando che “tuo figlio
Andrea ha lasciato, in silenzio, per
tutti noi, tre cartoncini con tre cose
che tu hai scritto. Uno dice che in
ogni partenza è nascosto anche un
ritorno. Noi crediamo che il tuo ritorno sarà da oggi in poi”. Quindi è
toccato al senatore Sergio Zavoli,
grande amico di Guerra, leggere l'orazione funebre. Intensa, e toccante. In cui ha riproposto l'idea di intitolare una piazza a Tonino Guerra e
Federico Fellini. Nel ripercorrere la
figura di Guerra, Zavoli ha ricordato anche la visita che fece a Pennabilli, il Dalai Lama: e in omaggio alla
vicinanza del poeta al popolo tibetano, non a caso dietro alla bara, sul
monumento ai Caduti, qualcuno ha
sventolato per l'intera cerimonia la
bandiera del Tibet.
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