Per Puccini, Bari “una seconda patria”
Mercoledì 26 Novembre 2014 00:00
di MARIO GIANFRATE
Giacomo Puccini fu a Bari per la prima della Manon, opera in quattro anni su libretto di Illica,
Giacosa, Leoncavallo, Praga e Oliva, ispirata al romanzo di Antoine-Francois Prévost dal titolo
“Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut”. L’opera che consacrò Puccini come uno
tra i più grandi compositori e musicisti di ogni tempo, fu rappresentata, nel capoluogo pugliese, nel 1895, al teatro Comunale “Piccinni”.
L’accoglienza della popolazione al Maestro fu strepitosa e commovente, tanto da indurre
Puccini, prima di lasciare la città, a scrivere al sindaco dell’epoca, Giuseppe Re David una
accorata lettera di ringraziamento per il calore e la simpatia tributategli dalla gente di Terra di
Bari:
Bari, 27.2.1895
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Ill.mo cav. Avv. Giuseppe Re David
Sindaco di Bari
“Le accoglienze fattemi da questa simpaticissima, cordiale, intelligente cittadinanza nei giorni
indimenticabili che qui ho passato – scrive Puccini -, e la squisita cortesia delle Autorità che
hanno voluto contribuire con tanta spontaneità ed affabilità a rendere maggiore e più autorevole
e solenne il successo della mia
Manon mi
hanno commosso dal più profondo del cuore e a tal segno, ch’io sono rimasto incapace di
esprimere con parole la mia riconoscenza grande e imperitura. Io penso che un esito così
fortunato, oltre che alla splendida esecuzione, sia da attribuirsi all’animo di questa degna città,
cos’ nobile, sincera ed entusiasta.
Se avessi dovuto cedere alla foga dei miei sentimenti, io non avrei voluto più allontanarmi da
questa dimora incantata, che è addivenuta per me quasi una seconda patria. Ma, purtroppo,
questa sera io debba allontanarmi e far tacere la voce del mio cuore.
L’unico conforto in tale distacco è la speranza che, anche di lontano i vincoli di una cara
relazione di affetti mai non si rallenteranno da parte della nobile cittadinanza di Bari, come, lo
giuro, mai si potranno rallentare in me finché io sento vibrare la mente e il cuore. Anzi permetta
che io esprima un voto sincero: che questa non sia l’ultima volta in cui la buona fortuna mi
consenta di espormi al giudizio veramente autorevole e prezioso di un pubblico tanto fine e
colto e dotato d’un intuito sorprendente. A questo giudizio io terrò in modo speciale ed esso per
me costituirà sempre un suggello lusinghiero e necessario.
Voglia, Ill.mo signor Sindaco, degnissimo rappresentante di così degni cittadini, rendersi
interprete per medi tali sentimenti presso tutte le Autorità che le fanno bella e fulgida corona, ed
accogliere nella sua persona gentile quanto io singolarmente vorrei dire ad ogni barese.
E con la maggiore effusione della riconoscenza e dell’affetto, mi onoro profferirmi.
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Giacomo Puccini
Una lettera non formale, quella che Puccini manda al primo cittadino della città ma dettata da
una grande considerazione per la competenza critica del pubblico al quale rimarrà
profondamente legato e che in quella maledetta giornata di fine novembre del ’24 piangerà la
morte del maestro a calde lacrime, leggendo l’annuncio in prima pagina sulla Gazzetta di
Puglia:
“Giacomo
Puccini è morto”.
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