Progetto Powerpoint 2009 I PIPISTRELLI TROGLOFILI Foto M. Mucedda a cura di Mauro Mucedda coordinatore con la collaborazione di: Paolo Agnelli Adriano Martinoli Foto M. Mucedda GENERALITÀ I pipistrelli o chirotteri costituiscono un ordine di mammiferi estremamente specializzati, dotati di ali e capaci di volare nella più completa oscurità. Hanno inoltre la particolarità di trascorrere in letargo la stagione invernale, sopravvivendo senza alimentazione ai rigori dell’inverno. In questa sede ci occuperemo solamente dei pipistrelli europei, che appartengono al sottordine dei microchirotteri. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 ECOLOCALIZZAZIONE I pipistrelli per orientarsi in volo e per catturare le prede nella completa oscurità non utilizzano la vista, ma un sofisticato sistema basato sulla emissione di ultrasuoni. Gli ultrasuoni sono dei suoni a frequenza altissima (15.000-120.000 Hz) che l’orecchio umano non è in grado di percepire. Questo sistema, simile al sonar, viene chiamato ecolocalizzazione. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 ECOLOCALIZZAZIONE I pipistrelli producono gli ultrasuoni con la laringe e l’emissione avviene in due diversi modi. I Rinolofidi emettono i suoni attraverso le narici e la particolare escrescenza nasale a forma di ferro di cavallo serve a migliorarne la direzionalità. I Vespertilionidi e i Molossidi emettono invece i suoni dalla bocca, ad eccezione degli Orecchioni che li emettono dal naso. Il Molosso del Cestoni è inoltre l’unico pipistrello che emette suoni udibili attorno ai 14.000 Hz. Vespertilionidi Rinolofidi I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 ECOLOCALIZZAZIONE Quando gli ultrasuoni emessi dal pipistrello raggiungono un insetto o un ostacolo rimbalzano su di esso con un fenomeno di riflessione e producono un'eco di ritorno le cui onde sonore vengono percepite dal pipistrello tramite le orecchie. L'animale in volo riceve così delle informazioni sulla natura dell'oggetto colpito, sulla sua posizione e sui suoi movimenti. In questo modo il pipistrello è in grado di orientarsi in volo, evitare degli ostacoli, identificare, localizzare e catturare le prede di cui si nutre. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 BAT-DETECTOR Utilizzando uno strumento elettronico rilevatore di ultrasuoni, chiamato Bat-detector, è possibile trasformare gli ultrasuoni in suoni udibili. Possiamo così sentire con le nostre orecchie le emissioni sonore dei pipistrelli. L’uso di questo strumento permette di rilevare la presenza di pipistrelli in attività in una data area e di fare una stima del loro numero. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 BAT-DETECTOR Mediante la registrazione e la successiva analisi dei suoni al computer, con appositi software è possibile anche identificare un buon numero di specie. Per il loro riconoscimento ci si avvale del confronto con i suoni raccolti in una banca dati e di analisi statistiche, ma è necessario avere una grande esperienza. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 ALIMENTAZIONE Tutti i Chirotteri europei sono insettivori, cioè si nutrono di varie categorie di artropodi quali ad esempio Ditteri, Coleotteri, Lepidotteri, Ortotteri, Neurotteri, Tricotteri e Ragni. I pipistrelli svolgono la loro attività di caccia esclusivamente durante la notte e le prede vengono localizzate mediante gli ultrasuoni e catturate principalmente in volo, ma anche sulle piante, sui muri, sull'erba, posate al suolo o sulle superfici d'acqua. Le varie specie di pipistrelli si orientano in genere su determinate categorie di prede e di preferenza cacciano quelle, con una variabilità stagionale. Si è scoperto di recente che qualche specie europea è in grado di nutrirsi anche di minuscoli pesciolini che cattura a volo radente sulla superficie dei fiumi e dei laghi. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 CICLO ANNUALE La vita dei pipistrelli è regolata da una serie di eventi stagionali che si ripetono ciclicamente ogni anno. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 In inverno la diminuzione della temperatura, la riduzione delle ore di luce e la ridotta disponibilità di prede spingono i pipistrelli a ricoverarsi nei rifugi invernali e inizia il periodo di letargo. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 In primavera gli animali si risvegliano dal letargo e migrano verso i rifugi estivi, dove di giorno stanno in uno stato di torpore (o lieve letargia) e la sera escono in volo per dedicarsi alla caccia notturna. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 A primavera inoltrata, le femmine fecondate si riuniscono in rifugi caldi, formando delle colonie numerose in cui convivono spesso specie diverse. Durante l’estate, in queste nursery avranno luogo parto e allattamento dei piccoli. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 A fine estate le femmine si disperdono e inizia il periodo degli accoppiamenti, che si concentra in autunno, ma più raramente anche in inverno. All’accoppiamento non segue la fecondazione che nei pipistrelli è ritardata e si verifica in primavera. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 PIPISTRELLI TROGLOFILI Alcune specie di pipistrelli si rifugiano nelle grotte e cavità sotterranee, altre sono specie forestali e trovano rifugio principalmente all'interno di cavità degli alberi o in fessure del tronco, altre ancora utilizzano edifici abbandonati, fessure nelle rocce, ponti, ecc. Vengono definite troglofile quelle specie che utilizzano come rifugio abituale grotte o altre cavità sotterranee quali miniere, gallerie artificiali, ipogei. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 UTILIZZAZIONE DELLE GROTTE - Temperature diversificate e relativamente costanti; alto grado di umidità; notevole quantità e varietà di nascondigli in fessure e cunicoli; possibilità di appiglio in camere più o meno ampie; disturbo a opera di altri animali e rischi di predazione assai ridotti; differenti condizioni ambientali fra grotte ascendenti e grotte discendenti. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 UTILIZZAZIONE DELLE GROTTE Grotte ascendenti: durante la stagione estiva l’aria calda penetra nella cavità e risale verso l’interno, mantenendo caldi e umidi gli ambienti. È in genere in questo tipo di grotte che i pipistrelli si riuniscono in grandi colonie riproduttive formate quasi esclusivamente da femmine che, mantenendo un’elevata temperatura corporea anche durante il giorno, partoriscono e svezzano i piccoli. Queste grotte in genere non sono idonee come rifugio invernale. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 UTILIZZAZIONE DELLE GROTTE Grotte discendenti: durante l’inverno l’aria fredda penetra nella cavità e discende verso le parti più profonde, dove si stratifica e permane anche nelle giornate più calde. Nelle nostre regioni sono queste le grotte preferite durante l’inverno perché offrono condizioni climatiche relativamente fredde e costanti e la possibilità di scegliere, col variare della distanza dall’ingresso, la temperatura ottimale. È qui che i pipistrelli possono trascorrere il lungo periodo di letargo invernale. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 MICROCHIROTTERI EUROPEI Con escrescenza nasale a forma di ferro di cavallo Rinolofidi Coda compresa nel patagio o leggermente sporgente Orecchie cortissime che non superano la testa in lunghezza Miniotteridi Senza escrescenza nasale a forma di ferro di cavallo Coda grossa sporgente per metà dal patagio Orecchie di varie forme e lunghezze Vespertilionidi I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 Molossidi RINOLOFIDI I Rinolofidi hanno sul muso un’escrescenza a forma di ferro di cavallo Lancetta e hanno orecchie larghe e molto appuntite. Le orecchie sono sprovviste Sella di trago Narici Ferro di cavallo I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIONIDI I Vespertilionidi hanno delle normali narici simili a quelle di altri micromammiferi e una coda sottile che non sporge dalla membrana o che sporge solo di pochi millimetri. All’interno del padiglione auricolare è presente una sottile formazione laminare chiamata trago. Uropatagio Trago I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 Coda MINIOTTERIDI I Miniotteridi hanno orecchie cortissime che non superano l’apice della testa, trago piccolo e rotondeggiante, muso corto e fronte arrotondata, ali lunghe e strette che consentono un volo veloce. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 MOLOSSIDI I Molossidi hanno orecchie rotonde e carnose, muso che ricorda quello di un cane e coda lunga e grossa che sporge dalla membrana alare. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 FAMIGLIA RINOLOFIDI In Italia sono presenti 4 Rinolofidi, tutti troglofili: - Rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) - Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros) - Rinolofo di Mehely (Rhinolophus mehelyi) - Rinolofo euriale (Rhinolophus euryale) I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 RINOLOFO MAGGIORE (Rhinolophus ferrumequinum) Il Rinolofo maggiore è il più grande dei Rinolofidi, facilmente riconoscibile dalle dimensioni. La lunghezza dell’avambraccio è di 53-61 millimetri. La sella vista lateralmente ha una forma arrotondata, carattere che lo distingue dagli altri Rinolofidi. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 RINOLOFO MAGGIORE Specie sedentaria. La distanza fra rifugi estivi e invernali è di 15-60 chilometri, raramente superiore. Il maggior spostamento documentato è di 320 chilometri. Segnalata dal livello del mare fino a 2000 metri, predilige le aree al di sotto degli 800 metri climaticamente miti. Rifugi in cavità ipogee ed edifici (sottotetti o scantinati). Accoppiamento prevalentemente autunnale, più raramente durante il periodo d’ibernazione. Colonie riproduttive comprendenti da qualche decina a 200 femmine. Parti dalla metà di giugno all’inizio di agosto: normalmente un unico piccolo. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 RINOLOFO MINORE (Rhinolophus hipposideros) Il Rinolofo minore è il più piccolo dei Rinolofidi, facilmente riconoscibile dalle dimensioni. La lunghezza dell’avambraccio è di 37-42 millimetri. La sella vista lateralmente è molto bassa, carattere che lo distingue dagli altri Rinolofidi I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 RINOLOFO MINORE Specie considerata sedentaria. I siti di rifugio estivi e invernali si collocano spesso entro 5-10 chilometri di distanza. Il maggior spostamento documentato è di 153 chilometri. Segnalata dal livello del mare fino a 2000 metri di altitudine. Siti di riposo diurno, riproduzione e svernamento in cavità ipogee o anche, particolarmente per la riproduzione, all’interno di edifici. Periodo degli accoppiamenti essenzialmente in autunno, ma anche in inverno. Colonie riproduttive comprendenti prevalentemente 10-100 femmine (talora più centinaia di femmine). Parti in giugno-luglio: un solo piccolo. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 RINOLOFO EURIALE (Rhinolophus euryale) Rinolofo di medie dimensioni, ha la parte ventrale chiara ma non bianca come il R. mehelyi. La mascherina scura attorno agli occhi è meno evidente o assente. La lunghezza dell’avambraccio è di 45-51 millimetri. Ha la sella molto appuntita e ricurva in avanti. La lancetta è di forma triangolare. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 RINOLOFO EURIALE Specie considerata sedentaria; il maggior spostamento documentato è di 134 chilometri. Segnalata dal livello del mare fino a circa 1000 metri di altitudine, preferisce le basse quote e predilige ambienti mediterranei interessati da fenomeni di carsismo. Siti estivi di riposo diurno, ibernazione e riproduzione all’interno di cavità ipogee naturali o artificiali, raramente negli edifici. Accoppiamenti a partire dalla fine di luglio, talora anche in periodo invernale. Colonie riproduttive con 50-400 femmine. Parti da metà giugno a metà luglio: un unico piccolo. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 RINOLOFO DI MEHELY (Rhinolophus mehelyi) Rinolofo di medie dimensioni, ha la parte ventrale bianca o molto chiara e una caratteristica mascherina scura attorno agli occhi. La lunghezza dell’avambraccio è di 49-54 millimetri. Ha la sella appuntita e quasi dritta. La lancetta si restringe notevolmente per cui ha la punta molto sottile. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 RINOLOFO DI MEHELY In Italia è segnalata in Sardegna e Sicilia. Specie probabilmente sedentaria; il maggior spostamento documentato è di 90 chilometri. Segnalata dal livello del mare fino a 1200 metri di altitudine, predilige aree al di sotto dei 500 metri. Siti di riposo diurno, riproduzione e svernamento in cavità ipogee. I dati sul periodo degli accoppiamenti sono scarsi; secondo alcuni autori all’inizio della primavera. Parti a giugno-luglio: un unico piccolo. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 FAMIGLIE VESPERTILIONIDI E MINIOTTERIDI In Italia i Vespertilionidi e i Miniotteridi troglofili sono: - Vespertilio maggiore (Myotis myotis) - Vespertilio minore (Myotis blythii) - Vespertilio maghrebino (Myotis punicus) - Vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii) - Vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii) - Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus) - Orecchioni (Plecotus sp.) - Barbastello (Barbastella barbastellus) - Miniottero (Miniopterus schreibersii) I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO MAGGIORE (Myotis myotis) Pipistrello di grandi dimensioni. Il muso con orecchie lunghe è simile a quello di un ratto. La lunghezza dell’avambraccio è di 57-62 millimetri. È specie gemella del Myotis blythii, dal quale è distinguibile con molta difficoltà. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO MAGGIORE Migratrice occasionale: spostamenti superiori ai 100 chilometri, fino a un massimo accertato di circa 2000 chilometri. Prevalentemente segnalata ad altitudini inferiori ai 700 metri, fino a una quota massima di 2200. Colonie riproduttive in edifici o in cavità ipogee. Individui isolati sono stati osservati in cavità arboree e cassette-nido. Ibernazione in ambienti ipogei. Accoppiamenti in tarda estate-autunno, più raramente in inverno. Colonie riproduttive da poche decine a centinaia, talora migliaia, di femmine. Parti in maggio-giugno: normalmente un solo piccolo, eccezionalmente due. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO MINORE (Myotis blythii) Pipistrello di grandi dimensioni. Il muso con orecchie lunghe è simile a quello di un ratto. La lunghezza dell’avambraccio è di 52-59 millimetri. È specie gemella del Myotis myotis, dal quale è distinguibile con molta difficoltà. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO MINORE Specie generalmente considerata sedentaria; tuttavia risulta documentato uno spostamento di 600 chilometri. In Europa segnalata dal livello del mare fino a circa 1000 metri di altitudine. Ambienti di foraggiamento caratterizzati da copertura erbacea: steppe, praterie, pascoli, prati polifiti con alte erbe. Colonie riproduttive all’interno di edifici o cavità ipogee relativamente calde. Ibernazione in ambienti ipogei. Accoppiamenti in autunno e, forse, durante l’ibernazione. Colonie riproduttive da poche decine ad alcune migliaia di esemplari. Parti da fine maggio a tutto giugno: un solo piccolo. Una macchia di peli bianchi sulla testa differenzia spesso questa specie dal Myotis myotis. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO MAGHREBINO (Myotis punicus) Pipistrello di grandi dimensioni. Il muso con orecchie lunghe è simile a quello di un ratto. La lunghezza dell’avambraccio è di 57- 62 millimetri. Questa specie, presente per il territorio italiano solo in Sardegna, è di recente acquisizione. Ha il petto e la zona ventrale bianchi o molto chiari. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO MAGHREBINO Specie troglofila con buona diffusione in Sardegna. Utilizza come rifugio quasi esclusivamente grotte o gallerie, in alcune delle quali forma fittissime colonie di molte centinaia di esemplari, ma talvolta utilizza anche edifici dove in genere si trovano solo pochi esemplari. È specie migratoria che cambia rifugi stagionalmente. In periodo riproduttivo è possibile ritrovarlo in varie cavità in chiassose colonie miste con altre specie di pipistrelli. In periodo invernale utilizza grotte molto fredde di alta quota. Parti fine maggio-luglio: un solo piccolo. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO DI CAPACCINI (Myotis capaccinii) Pipistrello di media taglia che si riconosce per i piedi grandi e la corta peluria che ricopre l’uropatagio La membrana alare si innesta nella caviglia La lunghezza dell’avambraccio è di 39-42 millimetri. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO DI CAPACCINI Specie prevalentemente sedentaria, ma si segnalano movimenti migratori. In Italia è presente dal livello del mare fino a un’altitudine massima di 825 metri. Siti di rifugio in cavità ipogee naturali o artificiali, più raramente in parti sotterranee di edifici. Colonie riproduttive generalmente composte da 100-1000 femmine. Parti in giugno: normalmente un solo piccolo, eccezionalmente due. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO DI DAUBENTON (Myotis daubentonii) Pipistrello di media taglia che si differenzia dal M. capaccinii per avere i piedi più piccoli e l’uropatagio privo di peluria La membrana alare sembra innestarsi nella caviglia, ma in realtà arriva quasi sino alla base delle dita Lunghezza dell’avambraccio 35-38 millimetri. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO DI DAUBENTON Spostamenti migratori di solito inferiori ai 100 chilometri, massimo 260 chiometri. In Italia, segnalata dal livello del mare fino a oltre 1500 metri di quota. Colonie estive all’interno di alberi cavi, bat box, costruzioni antropiche, spesso in prossimità dell’ambiente idrico, cavità ipogee. Ibernazione in cavità ipogee, pozzi e scantinati. Accoppiamenti dall’autunno all’inizio della primavera. Colonie riproduttive prevalentemente con 20-50 femmine, sino a diverse centinaia. Parti in giugno-luglio: normalmente un unico piccolo, eccezionalmente due. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO SMARGINATO (Myotis emarginatus) Pipistrello di media taglia che si riconosce per avere una netta smarginatura nel lato esterno dell’orecchio Il trago non raggiunge in altezza il bordo della smarginatura Lunghezza dell’avambraccio 38-46 millimetri. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 VESPERTILIO SMARGINATO Specie prevalentemente sedentaria; lo spostamento più lungo documentato è di 160 chilometri. Segnalata dal livello del mare fino a circa 1800 metri di altitudine, predilige ambiti di bassa o media altitudine, dal clima mite. Termofila, utilizza edifici o cavità ipogee calde e asciutte. Colonie riproduttive sono segnalate anche in cavità arboree. Sverna in cavità ipogee. Accoppiamenti in periodo autunnale. Colonie riproduttive prevalentemente costituite da 20-200 femmine, fino a massimi di 1000 esemplari. Parti in giugno-luglio: un solo piccolo, eccezionalmente due. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 ORECCHIONI (Plecotus sp.) Gli Orecchioni sono dei pipistrelli legati principalmente agli ambienti boschivi e non vengono considerati strettamente troglofili. Non è però infrequente rinvenirli, soprattutto durante il letargo invernale, in qualche grotta o in qualche galleria artificiale. Gli Orecchioni costituiscono un genere di cui nella penisola italiana sono presenti tre diverse specie: - Orecchione comune; - Orecchione meridionale; - Orecchione alpino. In Sardegna vive una quarta specie: l’Orecchione sardo La loro distinzione, basata su pochi caratteri morfometrici, è difficile anche per i più esperti chirotterologi. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 ORECCHIONI Orecchione comune (Plecotus auritus) Orecchione meridionale (Plecotus austriacus) Orecchione alpino (Plecotus macrobullaris) Orecchione sardo (Plecotus sardus) I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 BARBASTELLO (Barbastella barbastellus) Il Barbastello, come gli Orecchioni, è un pipistrello legato principalmente agli ambienti boschivi e non viene considerato strettamente troglofilo. Non è però infrequente rinvenirlo, soprattutto durante il letargo invernale, in qualche grotta o in qualche galleria artificiale. Pipistrello di piccola taglia caratterizzato da orecchie molto larghe, unite sulla fronte, facilmente riconoscibile dal semplice esame della faccia. Lunghezza dell’avambraccio 36-44 millimetri. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 MINIOTTERO (Miniopterus schreibersii) Pipistrello di media taglia, caratterizzato da orecchie cortissime che non superano la testa in lunghezza, con trago piccolo e rotondeggiante Il muso è corto e la fronte caratteristicamente arrotondata. Lunghezza dell’avambraccio 45-48 millimetri. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 MINIOTTERO Specie migratoria, con grandi spostamenti stagionali documentati sino a 550 chilometri. Predilige le zone di bassa o media altitudine, da quelle litoranee a quelle di mezza montagna (segnalata fino a 1050 metri nell’Appennino centrale). Siti di rifugio rappresentati da cavità sotterranee naturali o artificiali; più raramente all’interno di edifici. Accoppiamenti autunnali direttamente seguiti da fecondazione e avvio dello sviluppo embrionale. Colonie riproduttive composte da più centinaia di femmine, talora migliaia. Parti tra la fine di maggio e luglio: un piccolo, raramente due. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 PIPISTRELLI TROGLOFILI E SPELEOLOGIA: L’IMPORTANZA DI UNA PACIFICA CONVIVENZA Gli speleologi sono forse coloro che più di altri hanno la possibilità di entrare in contatto diretto con i pipistrelli. Il mondo speleologico deve acquisire la consapevolezza che dal suo comportamento può dipendere la vita di questi animali. Occorre in tal senso responsabilizzare gli speleologi. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 CODICE DI COMPORTAMENTO In presenza di pipistrelli muoversi silenziosamente e non gridare. Non illuminare gli animali direttamente. Evitare assolutamente di maneggiarli o toccarli. Passare il più lontano possibile dagli esemplari. Usare torce elettriche e non lampade a carburo in vicinanza degli animali. Scegliere il periodo giusto per le attività in grotta e non modificare mai il microclima. Evitare le grotte con colonie per i corsi di speleologia. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 LA PROTEZIONE DEI CHIROTTERI Tutti i Chirotteri in Italia sono tutelati dalla L.N. 157 dell’11/02/1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” che sancisce lo status di specie protette. Convenzione di Bonn “Conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica” (Bonn, 23/06/79, ratificata con L. 42 25/01/83). Convenzione di Berna “Conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa” (19/09/79, ratificata in Italia con L. 503 05/08/81). I Chirotteri rientrano nelle specie rigorosamente protette (Allegato II). Direttiva habitat “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”(92/43/CEE, attuata con D.P.R. 357 08/09/97). Si elencano tutti i pipistrelli in allegato IV come specie di interesse comunitario che richiedono protezione rigorosa. European Bat Agreement, operativo dal 1994 (Italia dal 2005). Protezione dei siti di rifugio, protezione delle aree di foraggiamento, divulgazione e sensibilizzazione del pubblico, ricerca sulla conservazione e gestione dei Chirotteri. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 PER SAPERNE DI PIU’ AA.VV. (2006), Atti del 26° Corso SSI di II livello sui pipistrelli. Sottoterra n. 122, pp. 111; AGNELLI P. (2003), Pipistrelli cavernicoli: ecologia e conservazione. In: Serena F. (Ed.), Atti del 27° Corso SSI di III livello di Biospeleologia, Livorno, pp. 45-54; AGNELLI P., MARTINOLI A., PATRIARCA E., RUSSO D., SCARAVELLI D. e GENOVESI P. (2004), Linee guida per il monitoraggio dei Chirotteri. Quad. Cons. Natura, 19, Min. Ambiente – Ist. Naz. Fauna Selvatica, pp. 216; MARTINOLI A., CHIRICHELLA R., MATTIROLI S., NODARI M., WAUTERS L. PREATONI D. e TOSI G. (2003), Linee guida per una efficace conservazione dei Chirotteri. Ed. Cons. Gest. Parco Reg. Campo dei Fiori, pp. 121. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 PER QUALSIASI PROBLEMATICA RIGUARDANTE I PIPISTRELLI, CONTATTATE IL GRUPPO ITALIANO RICERCA CHIROTTERI (GIRC) www.pipistrelli.org • • • • Conduce attività di ricerca sui Chirotteri in Italia; coordina e promuove iniziative di tutela e conservazione; si offre come riferimento consultivo per le istituzioni e gli enti pubblici; promuove iniziative didattiche e di divulgazione. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009 CREDITI Questa lezione è stata preparata da Mauro Mucedda, (coordinatore, e-mail: [email protected]) con la collaborazione di Paolo Agnelli e Adriano Martinoli. Tutte le fotografie sono di Mauro Mucedda. © Società Speleologica Italiana Ogni parte di questa presentazione può essere riprodotta sotto la propria responsabilità, purché non se ne stravolgano i contenuti. Si prega di citare la fonte. I pipistrelli troglofili – Società Speleologica Italiana 2009