COME AFFRONTARE GLI ESERCIZI DI LOGICA La parte di LOGICA, all’interno del quiz di ammissione, ricopre un ruolo fondamentale. Le domande di questa sezione sono, infatti, le più numerose e a parità di punteggio totale, passerà chi possiede il punteggio più alto alla maturità e a parità anche di quest’ultimo chi avrà risposto correttamente al maggior numero di quesiti di LOGICA. Poiché le tipologie di esercizi che possono essere affrontati sono di diversi generi, abbiamo ritenuto utile provare a classificarle per facilitare l’approccio con essi. SOMMARIO 1. Brani pag. 2 2. Sillogismi pag. 6 3. Problemi pag. 7 4. Proporzioni logiche pag. 9 5. Conoscenza della lingua italiana pag. 12 6. Cultura generale pag. 15 1 I - BRANI Negli ultimi anni i BRANI sono diventati esercizi cardine della parte di logica (nonostante il numero di quelli proposti dal quiz 2005/06 fosse ridotto). Essi possono richiedere nozioni deducibili dal testo, ma anche conoscenze non ricavabili dal brano. Prevalentemente le tipologie di brani presentati sono: A) COMPRENSIONE DEL SIGNIFICATO DEL BRANO PROPOSTO: • • • In alcuni brani è necessario capire l’argomento del testo e la tesi sostenuta, che permetterà poi di scegliere tra le cinque risposte date quella più coerente, o quella da escludere (a seconda della richiesta che farà l’esercizio). Spesso è anche richiesto di capire i nessi logici che legano le parole in una frase e le frasi in un periodo, senza necessariamente comprendere la tesi sostenuta dal brano. Può inoltre essere richiesto il carattere del brano, l’assegnazione di un titolo o il significato di una parola in esso contenuto. Questi quesiti di carattere semantico, hanno lo scopo di sondare la conoscenza del significato di alcuni termini della lingua italiana, di uso più o meno comune. Spesso si avvalgono anche di esercizi come “sinonimi e contrari” ma, il più delle volte, i significati sono deducibili dal testo. Esempio: Brano n°1 Leggere attentamente il brano e rispondere alle domande La prima ispezione del cielo renderà manifesto all’osservatore che le stelle differiscono tra loro in luminosità apparente. Queste differenze dipendono da due fattori principali: luminosità differenti e il fatto che le stelle sono situate a distanze diverse dalla Terra. Fu Ipparco, nel 127 a.C., che per primo divise le stelle in sei differenti categorie di luminosità. Le più brillanti furono dette di prima grandezza o magnitudine, le prossime di seconda e così via fino alla sesta, la più debole, in modo approssimato, che possa essere vista a occhio nudo in una notte chiara senza luna. Questo semplice sistema era ben adeguato per l’astronomia prima dell’invenzione del telescopio ma risultò troppo empirico quando, nel secolo XIX, le osservazioni astronomiche cominciarono a fare rapidi progressi e, nel 1850 circa, ebbe una definizione precisa. In quest’epoca fu concordato di basare il sistema di magnitudini in una scala logaritmica, in base alla quale una stella di prima grandezza era 2.512 volte più luminosa di una stella di seconda grandezza. Questo significava in pratica che una stella di sesta grandezza era circa cento volte meno luminosa di una stella di prima grandezza. Oggigiorno abbiamo anche alcune stelle della cosiddetta grandezza negativa con il concetto che sono più luminose delle stelle di grandezza zero. Per esempio, nel caso di Sirio (Alpha Canis Maioris), la sua luminosità è rappresentata da -1.6, che significa che è di 1.6 grandezze più luminosa di una stella di grandezza 0.0. In questa scala di luminosità, il pianeta Venere, al suo massimo splendore nei cieli della sera e del mattino, è di circa mag -3.0; la Luna è -12.0; il Sole -27.0. Comunque, perfino gli astronomi antichi si resero conto che numeri interi di magnitudine erano insufficienti per qualificare le esatte differenze fra le stelle e usarono le frazioni di una magnitudine intera, per esempio una e un terzo. Gli astronomi moderni usano un sistema decimale e rappresentano le stelle a un decimo, un centesimo, e perfino un millesimo di magnitudine, usando uno strumento chiamato fotometro che può percepire, con mezzi elettronici, differenze minime nella luminosità delle stelle. Un osservatore 2 esperto che si sia molto esercitato, può scoprire, con il semplice occhio nudo differenze di un decimo di grandezza. Le carte stagionali omettono molte delle stelle più deboli visibili a occhio nudo, semplicemente perché non sono necessarie per il riconoscimento dei principali gruppi di stelle e per gli spostamenti stagionali delle costellazioni. Le carte più dettagliate, tuttavia, riportano un numero molto maggiore di stelle, includendo tutte quelle visibili a occhio nudo e alcune che si possono vedere soltanto con binocoli e piccoli telescopi. Esse includono anche molti corpi celesti di interesse per l’osservatore. DOMANDE: 1. Il titolo che meglio esprime il contenuto del brano è: A) B) C) D) E) Breve storia dell’astronomia; L’osservazione delle stelle; Ipparco e la luminosità delle stelle; La luminosità delle stelle; Metodi antichi e moderni per l’analisi delle stelle. 2. Tra i significati sotto elencati di cinque parole che compaiono, sottolineate, nel testo, uno è impreciso. Quale? A) B) C) D) E) Magnitudine: unità di misura della massa dei corpi celesti; Empirico: basato soltanto sulla pratica, non scientifico; Qualificare: esprimere; Esercitato: addestrato; Manifesto: chiaro; 3. Quale delle seguenti affermazioni può essere dedotta dal brano? A) Una stella di terza grandezza è circa: 3.5 volte più luminosa di una stella di quarta grandezza; B) Una stella di terza grandezza è circa: 6.25 volte più luminosa di una stella di quinta grandezza; C) Una stella di terza grandezza è circa: 2.5 volte più luminosa di una stella di seconda grandezza; D) Una stella di terza grandezza è circa: 5.4 volte meno luminosa di una stella di prima grandezza; E) Una stella di terza grandezza è circa: 7.5 volte meno luminosa di una stella di grandezza zero; 3 4. Delle seguenti affermazioni una sola è FALSA. Quale? A) La luminosità apparente di una stella è funzione della distanza della stella dalla Terra; B) Osservatori esperti possono scoprire a occhio nudo differenze di luminosità di un decimo di grandezza; C) Il fotometro consente di percepire differenze di luminosità di un millesimo di magnitudine; D) Venere raggiunge la sua massima luminosità nelle ore centrali della notte; E) Le carte più dettagliate riportano tutte le stelle che si possono vedere a occhio nudo ed anche quelle che si possono vedere soltanto con binocoli o piccoli telescopi. 5. Cosa si usa per misurare la variazione della distanza di una stella dalla Terra? A) B) C) D) E) Le tre leggi di Keplero; La spettrometria e l’effetto Doppler; I satelliti per le telecomunicazioni; Le sonde spaziali; La visualizzazione tramite telescopio. B) BRANI CHE RICHIEDONO CONOSCENZE NON RICAVABILI DAL TESTO: In questo gruppo di esercizi vengono richieste delle nozioni di cultura generale, dunque non deducibili dal testo stesso. Esempio: Brano n°1 (quinta domanda) C) BRANI CON SPAZI DA RIEMPIRE: • • Questi testi presentano dei buchi che andranno completati con parole proposte dall’esercizio. Oltre a leggere attentamente il brano vi consigliamo di: - Inserire nel primo spazio la parola che vi sembra più attinente e verificare poi le altre; - Fare attenzione alla sintassi del brano, ai sinonimi, al significato del testo stesso poiché potranno esservi di aiuto nello svolgere l’esercizio, in quanto il più delle volte le cinque risposte sono formate da parole con significato simile. Esempio: Brano n°2 Leggere attentamente il brano e rispondere alle domande “Nell’ epoca che possiamo chiamare prescientifica gli uomini non avevano difficoltà nel trovare una spiegazione ai loro sogni. Quando al risveglio ricordavano un sogno, lo consideravano una manifestazione favorevole od ostile di (1) __________ superiori, demoniache e divine. 4 Allorché cominciarono a diffondersi (2)__________ naturalistiche, tutta questa ingegnosa (3)__________ si cambiò in (4)___________, ed oggi solo un’esigua minoranza delle persone istruite dubita che i sogni siano un prodotto della mente del sognatore. (…) Nella (5)_________ del significato dei sogni si possono distinguere tre correnti di pensiero…” Sigmund Freud, “Il sogno e la sua interpretazione” DOMANDE: 1. Le parole mancanti sono: A) B) C) D) E) valutazione/i; 2- dottrina/e; 3- mitologia/e; 4- potenza/e; 5- psicologia/e; mitologia/e; 2- psicologia/e; 3- dottrina/e; 4- potenza/e; 5- valutazione/i; dottrina/e; 2- potenza/e; 3- mitologia/e; 4- valutazione/i; 5- psicologia/e; valutazione/i; 2- mitologia/e; 3- dottrina/e; 4- potenza/e; 5- psicologia/e; potenza/e; 2- dottrina/e; 3- mitologia/e; 4- psicologia/e; 5- valutazione/i; 2. Delle seguenti interpretazioni delle parole di Freud che aprono il primo capitolo della sua opera Il sogno, UNA E’ INFONDATA: A) la convinzione che i sogni abbiano un significato non è una conquista della scienza moderna; B) anche in epoca prescientifica era diffusa la convinzione che i sogni avessero un significato; C) all’inizio del XX secolo nessuno più ignorava che i sogni provengono dalla nostra mente; D) all’inizio del XX secolo non c’era un accordo generale sul significato da attribuire ai sogni; E) i sogni sono stati considerati per lungo tempo messaggi di entità misteriose. Consigli: 1. Lettura attenta del titolo del brano (se presente) e della domanda, prestando attenzione a ciò che richiede (deducibile, non deducibile, conoscenza personale…). 2. Lettura ancora più attenta del brano con occhio di riguardo su ciò che vi viene richiesto dall’esercizio. 3. Sottolineare o evidenziare le parti che si ritengono salienti e cruciali per lo svolgimento del quiz. 4. Non sono richiesti pareri personali, attenti a quello che vi chiede il testo e non abbandonatevi a libere interpretazioni! 5. Ricerca della risposta: nel brano, nella propria cultura personale, dal vicino (solo se fidato!). 5 II – SILLOGISMI La risoluzione dei problemi di carattere logico, specie se si tratta di sillogismi, richiede un’attenzione “maniacale” al testo della domanda e soprattutto ai nessi logici, cioè ai connettivi logici (che hanno un significato molto preciso) come: e, o, non, se, solo se, chi, solo chi. Esempio 1: La frase “CERTE ragazze che spiegano ai Pre-Post NON sono carine” implica sicuramente che: • • • • C’è almeno una ragazza NON carina tra quelle che spiegano ai Pre-Post; C’è almeno una ragazza carina tra quelle che spiegano ai Pre-Post; In sintesi l’insieme delle ragazze che spiegano ai Pre-Post, secondo il criterio di bellezza, si divide in due: carine e non carine e nessuno di questi due sottoinsiemi è vuoto; Non è però escluso che ci possano essere altri sottoinsiemi all’interno dell’insieme delle ragazze che spiegano ai Pre-Post; ad esempio le ragazze carine possono essere alte o basse (ma questo non ha niente a che fare con questa frase). Esempio 2: “vado alla festa finale dei Pre-Post SE ho voglia” “vado alla festa finale dei Pre-Post SOLO SE c’è una ragazza che mi piace” a) La proposizione che segue immediatamente il SE (nel nostro caso “ho voglia”) è quella che implica l’altra proposizione (“vado alla festa finale dei Pre-Post ”) b) Invece, la proposizione che segue immediatamente il connettivo SOLO SE (nel nostro caso “ c’è una ragazza che mi piace” ) è la condizione implicata dall’altra proposizione (“vado alla festa finale”). Quindi, si può affermare con certezza: • • • • E’ possibile che ci siano altri fattori oltre alla voglia (ad esempio il fatto che è una bella giornata) che mi facciano andare alla festa; Il fatto che io vada alla festa implica per forza che ci sia una ragazza che mi piace (ATTENZIONE: secondo il rigore delle implicazioni date dai connettivi di cui sopra, non è la presenza della ragazza che mi ha fatto andare alla festa, anche se questo fatto contraddice l’intuizione!); Invece, il fatto che ci sia una ragazza che mi piace alla festa, NON implica che io vada per forza alla festa. Se la frase fosse stata: “vado alla festa finale dei Pre-Post SE E SOLO SE c’è una ragazza che mi piace” avrebbe implicato che se c’è una ragazza che mi piace alla festa io ci vado di sicuro. Nota di redazione: noi alla festa ci andiamo di sicuro!!! 6 La concezione aristotelica di induzione Secondo Aristotele, la conoscenza umana si può svolgere in due direzioni, scegliendo una delle due seguenti vie: avere una prima conoscenza sensibile del particolare e da questa risalire all'universale (via dell'induzione, appunto), o seguire la strada opposta, cioè partire dall'universale per andare al particolare (via della deduzione). La differenza sostanziale fra induzione e sillogismo (o ragionamento deduttivo), sarebbe insita, nel termine medio del ragionamento stesso. Infatti, questo, nel primo caso (induzione) è un semplice fatto, mentre nel caso della deduzione funge da perché sostanziale. Quindi: Sillogismo deduttivo: Tutti gli uomini sono animali, Tutti gli animali sono mortali, Dunque tutti gli uomini sono mortali Il termine medio qui è "animale" e costituisce di fatto la connessione necessaria tra i due estremi. Il termine medio in questo caso è ciò che solo rende possibile l'affermazione che tutti gli uomini sono mortali. Esso è la conditio sine qua non. Esso spiega e dimostra, ci fa pervenire ad una conclusione valida sempre, quindi è ciò che ci dice che gli uomini moriranno tutti, prima o poi, perché sono sostanzialmente animali. Ragionamento induttivo: L'uomo, il cavallo e il mulo sono longevi, L'uomo, il cavallo e il mulo sono animali senza fiele, Dunque gli animali senza fiele sono longevi Il termine medio qui è "essere senza fiele" e compare solo nella conclusione. Questo significa che esso non serve a connettere proprio nulla, ma semplicemente è un fatto. L'induzione, in definitiva, non dimostra niente, e vale solo nella totalità dei casi in cui si riscontra l'effettiva validità. . Per fare un esempio pratico: • • • Tutti i gli uomini sono mortali Tutti i greci sono uomini Tutti i greci sono mortali Nell'esempio in questione, uomo, mortale e greco sono termini rispettivamente minore, maggiore e medio. Per ulteriori approfondimenti riguardo la teoria degli insiemi, utile per la risoluzione dei sillogismi, cliccate sul link “Insiemi.pdf”. 7 III - PROBLEMI Leggere il brano e rispondere alle domande. Luisa, Marcella, Giulia e Riccardo devono sostenere l’esame finale di lingua inglese il giorno venerdì 14 ottobre e desiderano ripassare insieme almeno per una volta, solamente al pomeriggio o alla sera, prima dell’esame. Si risponda ai quesiti che seguono sapendo che: 1. Luisa può studiare soltanto lunedì sera, martedì sera, mercoledì sera e giovedì pomeriggio e sera; 2. Marcella può studiare soltanto lunedì sera, mercoledì sera, giovedì sera e martedì pomeriggio e sera; 3. Giulia può studiare soltanto mercoledì sera e giovedì sera, martedì pomeriggio e lunedì pomeriggio e sera; 4. Riccardo può studiare i pomeriggi e le sere del martedì e del giovedì, il pomeriggio del lunedì e la sera del mercoledì. DOMANDE: 1. Se il gruppo dovesse incontrarsi due volte, i giorni potrebbero essere: A) B) C) D) E) Mercoledì e giovedì; Martedì e mercoledì; Lunedì e venerdì; Martedì e giovedì; Lunedì e mercoledì. 2.Se Luisa decidesse di studiare tutte le sere: A) B) C) D) E) avrebbe almeno due compagni di studio per sera; l’incontro con gli altri tre studenti potrebbe avvenire soltanto lunedì o martedì; dovrebbe studiare da sola il lunedì sera; non riuscirebbe mai ad incontrare Riccardo; nessuna delle precedenti risposte è corretta. 8 Lun. P Mar. S P LUISA X MARCO X X X X GIULIA X RICCARDO X • X Mer. S S P S X X X X X X X X X X P Gio. X X X L’esercizio proposto appartiene ad una vasta categoria dei problemi. In alcuni di essi, i dati (cioè i vincoli che il problema pone alla soluzione) sono troppi per essere tenuti tutti a mente, e il più delle volte sono scritti in maniera prolissa. In questi casi è dunque necessario riorganizzarli in forma sintetica. N.B.: scrivere i dati occupa tempo ed energia, ma riduce molto il rischio di errori, perciò dovrete valutare voi quando può essere vantaggioso! • Questo può voler dire trascrivere testualmente i dati e/o produrre uno schema che permetta di usarli agevolmente. Alcuni vincoli potrebbero essere contenuti nel testo in maniera implicita, invece che essere chiaramente indicati dopo il testo. Bisogna fare attenzione a non tralasciare questi vincoli. In alcuni problemi, la rappresentazione grafica è assolutamente irrinunciabile, come nel caso dell’esercizio qui riportato. Attenzione però! - Nel fare gli schemi si può incorrere nell’errore di omettere informazioni, o utilizzare una forma di schema non adatta, o addirittura aggiungere dati non direttamente deducibili dal testo, precludendo così la via di soluzione. • Ogni esercizio dovrà iniziare con la lettura del testo. Ciò vuol dire che bisogna leggere tutto (anche le domande!) prima di cominciare lo svolgimento, così da focalizzare l’attenzione direttamente su ciò che è richiesto e quindi sintetizzare al meglio i dati. Dopo aver letto attentamente il testo converrà provvedere (ove sia necessario e/o possibile) ad una rappresentazione schematica del problema, e riportare i vincoli sullo schema. Molto spesso alcuni dati sono certi, ovvero assegnano delle condizioni non ambigue. Altri invece richiederanno un ragionamento o un procedimento per tentativi. E’ sempre conveniente partire dai dati certi, riportarli sullo schema e poi proseguire per deduzione o per tentativi. In questi casi sarà comunque utile riportare in piccolo (a matita) sullo schema i propri tentativi (come si fa ad esempio per il sudoku) 9 IV - PROPORZIONI LOGICHE Dal punto di vista matematico, si dice che quattro numeri sono in proporzione fra loro se il rapporto (inteso come divisione aritmetica) fra il primo e il secondo, è uguale al rapporto tra il terzo e il quarto. Chiamiamo membri le espressioni presenti a sinistra e a destra dell’uguale, composti ognuno da due termini. In logica invece la proporzione è un’uguaglianza tra relazioni logiche: la relazione tra il primo e il secondo termine è uguale a quella tra il terzo e il quarto. Vediamo come, quando uno o più termini della proporzione sono incogniti, è possibile risalire al loro valore individuando il tipo di relazione tra i termini. Che tipo di relazioni cercare? Tipicamente, le relazioni da ricercare possono essere basate su (cominciando dalle più probabili): • • • • Nessi fra conoscenze di storia (fatti, luoghi, protagonisti), geografia (luoghi, province, monti...), letteratura e arte (artisti, opere, correnti...). Relazioni parentali o sociali tra i termini (padre-figlio, mestiere-luogo di lavoro...) . Relazioni lessicali-linguistiche (sinonimi, contrari...). Rapporti temporali o spaziali (consequenzialità, dentro-fuori, prima-dopo...). La ricerca di relazioni basate su proprietà delle parole (numero di lettere, ordine alfabetico delle iniziali...) è la nostra ultima spiaggia, e cercheremo di evitarla in ogni modo. 1. Caso più semplice: sono noti tre termini su quattro: Se un solo termine è incognito, si può ricavare la relazione logica dal membro in cui compaiono entrambi i termini. Esempio: Australia : Canberra = X : Oslo. a. b. c. d. e. X = Sydney X = Svezia X = Norvegia X = Glomma X = Strasburgo Dal primo membro si capisce che la relazione da trovare è “ha per capitale...”; in questo caso quindi la ricerca procede cercando cosa o chi “ha per capitale” Oslo, cioè la Norvegia. 10 2. Caso in cui sono noti entrambi i termini di un solo membro: Sono dati i primi due termini. Esempio: Umberto I : Vittorio Emanuele III = X : Y a. b. c. d. e. X = Umberto II ; Y = Maria Josè X = Savoia ; Y = Nizza X = Prodi ; Y = Fini X = Priamo ; Y = Enea X = Sean Connery ; Y = Harrison Ford In casi come questo capiamo che fra i due termini di ogni membro sussiste la relazione “è padre di...”. La proporzione, in questa situazione, potrebbe essere completata in innumerevoli modi, tutti validi (Tony Curtis - Jamie Lee Curtis; “l’ozio” – “i vizi”; Priamo – Enea...); perciò non resta che scegliere tra le alternative date una coppia di termini, in qualsiasi ambito, ma fra cui sussista esattamente la stessa relazione. Attenzione - l’ambito è diverso, è la relazione a rimanere uguale. Quindi non lasciamoci ingannare da alternative che “restano in tema”, ma non centrano il punto: l’uguaglianza della relazione (nell’esempio, scartiamo “X = Umberto II; Y = Maria Josè”. Infatti, si parla sempre di re sabaudi, ma la relazione è unione coniugale! Invece Priamo “è padre di” Enea, pur appartenendo ad un ambito totalmente diverso da Umberto I. Perciò è giusta la risposta d.). 3. Caso in cui sono noti il primo e il terzo termine (o il secondo e il quarto). Esempio: Insetti : X = Fossili : Y a. b. c. d. e. X = Animali ; Y = Piante X = Dinosauri ; Y = Coleotteri X = Puntura ; Y = Prurito X = Psicologia ; Y = Intuizione X = Entomologo ; Y = Paleontologo In questo caso, i due termini dati ci dettano i due ambiti differenti cui si riferiscono i due membri, ma non la relazione fra i termini. Anche in questo caso potremmo completare la proporzione in molti modi corretti (I – F, ipotizzando una relazione “inizia per...”; piante – rocce, ipotizzando una relazione “sta in...”). Prendendo una per una le alternative, ognuna ci suggerisce una relazione per il primo membro. Quella giusta è l’unica che riproduce esattamente la stessa relazione anche al secondo membro. Ad esempio la risposta a. suggerisce una sensata relazione di appartenenza (fra Insetti e Animali), ma questa non è verificata al secondo membro, sostituendo Y con Piante (i Fossili non sono Piante), mentre la e. suggerisce, sostituendo X con Entomologo, la relazione “sono l’oggetto di studio di...”, che “funziona” anche quando andiamo a sostituire Y con Paleontologo. La e. è perciò quella corretta. 11 4. Caso “incrociato”: sono dati il primo e il quarto termine (o il secondo e il terzo). Esempio: 14 luglio 1789 : X = Y : Battaglia di Lepanto a. b. c. d. e. X = 13 settembre 1598 ; Y = Filippo II X = Presa della Bastiglia ; Y = 7 ottobre 1571 X = Breccia di Porta Pia ; Y = 20 settembre 1870 X = Presa della Bastiglia ; Y = 12 ottobre 1492 X = Napoleone Bonaparte ; Y = Don Juan d’Austria In questo caso, non ci è data la relazione che lega le due coppie di termini fra loro, né i due contesti cui appartengono il primo e il secondo membro. Perciò, sembra naturale cominciare a provare tutte le possibilità alla ricerca di una proporzione sensata; prima, però, è bene notare che sappiamo già molto: il tipo del primo termine (una data) e il tipo del quarto (un evento storico), il che ci dà un’idea del tipo di relazione che c’è fra i due termini di ogni coppia, e anche un’idea degli ambiti cui appartengono il primo e il secondo membro (due ambiti storici). Perciò, anche se inizialmente ci sembra di non capirci molto, in realtà abbiamo abbondanti informazioni, che ci possono consentire di individuare la risposta giusta, anche se non ci ricordiamo che la presa della Bastiglia avvenne il 14 luglio 1789 e che la battaglia di Lepanto ebbe luogo il 7 ottobre 1571... Infatti, possiamo comunque scartare la a., perché mette in relazione una data con un’altra data, mentre sappiamo che il secondo termine è un fatto; la c. associa il giusto tipo in ogni posizione (data : fatto = data : fatto) ma i termini non sono in alcuna relazione fra loro: per accorgercene basta che ci ricordiamo anche una sola fra queste cose: che nel 1789 non è stata aperta la breccia di Porta Pia, che nel 1870 non ha avuto luogo la battaglia di Lepanto, che metteremmo l’evento “breccia di Porta Pia” e la data in cui esso avvenne (20 settembre 1870) in due membri diversi, cioè non in relazione fra loro ma con altri. 12 V - CONOSCENZA DELLA LINGUA ITALIANA Un’altra categoria di esercizi, inserita nel test di ammissione dal 2000, riguarda proprio la conoscenza della lingua italiana. Ovviamente non è possibile ripetere in questa sede tutte le singole regole riguardanti questa vastissima materia, ma riteniamo utile ricordare le differenze che caratterizzano i vari ambiti della grammatica in modo tale che saprete cosa richiede una domanda riguardante la morfologia, la sintassi, l’ortografia oppure il lessico. ¾ Morfologica: descrive e analizza la FORMA delle parole e i suoi mutamenti in rapporto alla funzione che le singole parole svolgono nel discorso (es. cosa è un nome, un aggettivo ecc…).Le parole sono ripartite in nove categorie grammaticali, dette parti del discorso, che a loro volta si possono dividere in due gruppi: ⇒ parti variabili: articolo, nome, aggettivo, pronome, verbo; ⇒ parti invariabili: avverbio, preposizione, congiunzione, interiezione o esclamazione. ¾ Sintassi: studia il modo in cui le parole si combinano tra loro a formare le frasi o proposizioni e le loro funzioni logiche. ¾ Ortografia: riguarda la maniera corretta di scrivere le parole. ¾ Lessico: è l’insieme di tutte le parole che formano una lingua e ogni parola ha un suo uso adeguato e appropriato. Possono inoltre essere presenti quiz riguardanti la punteggiatura. ¾ Punteggiatura: è un insieme di segni convenzionali che servono a regolare e a scandire, nella pagina scritta, il flusso delle parole, delle frasi e dei periodi, in modo da riprodurre il più fedelmente possibile le intonazioni espressive del parlato. 1. Il PUNTO: indica una pausa lunga o uno stacco netto e quindi si pone alla fine di una frase di senso compiuto o di un periodo. Dopo il punto, si usa sempre l'iniziale maiuscola. Il punto si usa anche: - nelle abbreviazioni - nelle sigle 2. La VIRGOLA: indica una pausa breve. Di solito si usa: - nelle enumerazioni e nelle descrizioni, tranne che per l'ultimo elemento dell'elenco o della descrizione che è preceduto non dalla virgola ma dalla congiunzione e: " Ho bisogno di pane, olio, burro e frutta"; - nelle frasi coordinate per asindeto, cioè senza l'aiuto della congiunzione e. Anche in questo caso, se le frasi collegate per asindeto sono più di due, l'ultima è preceduta dalla 13 congiunzione e: " Si alzò, si lavò in fretta, si truccò il viso, una rapida colazione e uscì"; - quando ci si rivolge a qualcuno interpellandolo: " Paolo, ricordati di andare a trovare la zia"; " Ricordati, Paolo, di andare a trovare la zia"; - prima e dopo un inciso: "Bernardo, lo zio di Laura, è ingegnere"; - prima delle congiunzioni ma, però, tuttavia, anzi: " Non sto bene, ma devo partire lo stesso"; - per separare dalla proposizione reggente una frase subordinata introdotta da benché, sebbene, anche se, per quanto, poiché, giacché, quando, mentre, se (con valore ipotetico): "Ti ho preparato un bel regalo, anche se non te lo meriti". NON si usa: - tra soggetto e verbo; - tra verbo e complemento oggetto; - tra proposizione principale e proposizione soggettiva, oggettiva o interrogativa indiretta. Non si può scrivere: "E' evidente, che ha ragione Paolo"; "Fammi sapere, quando verrai"; - davanti alla congiunzione copulativa negativa né e alle congiunzioni disgiuntive o, oppure quando sono usate in un’elencazione: " Non vuole né mangiare né dormire"; - davanti alla seconda congiunzione di una correlazione: " Sia tu sia io parliamo lo spagnolo". 3. Il PUNTO E VIRGOLA: segna una pausa di media durata, più lunga e più forte della virgola, meno forte del punto. Si usa: - in alternativa al punto, all'interno di un periodo per separare due o più proposizioni, quando lo stacco logico tra esse non è così netto da richiedere il punto; - in alternativa alla virgola, nelle enumerazioni e negli elenchi, quando i singoli elementi sono accompagnati da un'apposizione o da un'espansione più o meno lunga (es. " Nel buio, l'uomo scorse un bambino, alto e robusto per la sua età; una donna vestita malamente di stracci; una ragazzina che poteva avere sì e no quindici anni; e, infine, un vecchio, che pareva il diavolo in persona"). 4. I DUE PUNTI: indicano che le parole che seguono sono una conseguenza o una spiegazione di quello che è stato detto prima. Perciò si usano: - per introdurre un elenco; - per introdurre un esempio o una citazione; - per introdurre un discorso diretto; - per introdurre una precisazione o una spiegazione. ¾ Maiuscole: alcuni esercizi possono anche richiedere il corretto utilizzo delle maiuscole. Si usano: - all’inizio di un periodo e dopo un punto fermo; - dopo un punto esclamativo o interrogativo; - all'inizio di un discorso diretto; - con nomi propri di persona e animali, cognomi, soprannomi e appellativi; - con nomi di festività religiose; - con nomi indicanti istituzioni, enti, associazioni, partiti, squadre sportive: lo Stato, la Chiesa, la Croce Rossa, il Provveditorato agli studi ecc... . 14 - nomi come stato, chiesa, parlamento richiedono l'iniziale maiuscola quando indicano effettivamente un’istituzione ("La Chiesa per lunghi secoli ha costituito l'unica fonte di autorità"), ma non quando sono usati con un altro significato ( "La chiesa di san Nereo è molto antica"); - con numeri cardinali sostantivati che indicano i secoli e i nomi che indicano periodi storico-culturali o avvenimenti storico-politici di grande importanza: il Trecento, l’Ottocento, il Rinascimento, l'Illuminismo, i Vespri siciliani, la Rivoluzione francese; - con nomi di uffici, ditte, associazioni. PRINCIPALI FIGURE RETORICHE Allegoria: figura retorica per la quale l’ immagine proposta dal poeta diventa allusione ad un’ altra realtà, di diverso ordine, che il lettore deve scoprire. Ad esempio Pascoli, nella poesia X agosto, presenta questa immagine: “ Ritornava una rondine al tetto: / l’ uccisero: cadde tra spini: / […] / Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; / […]. Nell’ immagine della rondine uccisa si deve scorgere l’ assassinio del padre del poeta. Allitterazione: figura retorica che consiste nella ripetizione dello stesso suono, di preferenza consonantico, all’inizio di due o più parole legate dal senso. "La madre or sol, suo dì tardo traendo" Anacoluto: figura retorica che consiste nel cominciare un costrutto senza portarlo a termine (lasciandolo in tal modo in sospeso), per usarne un altro. "Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro" Anafora: figura retorica che consiste nella ripetizione di una parola o di un sintagma, all’inizio di frasi o versi successivi, per conferire enfasi agli elementi stessi. Antitesi: figura retorica che comporta l’accostamento che contrappone due elementi, parole o frasi o concetti o immagini, di senso opposto. Antonomasia: figura retorica con la quale si sostituisce un nome proprio famoso con altro, comune, che lo caratterizza per qualità o proprietà universalmente note o, viceversa, si indica con un nome proprio famoso persona o cosa che ne posseggono le caratteristiche. Asindeto: figura retorica che implica la mancanza di congiunzioni coordinative nell’unione di parole o frasi. Assonanza: figura retorica che consiste nella somiglianza di suono tra parole diverse, in particolare tra parole che presentano consonanti diverse e vocali uguali. Ellissi: (da non confondere con quella geometrica!!!). Figura retorica che consiste nell’ omissione di uno o più elementi della frase facilmente ricavabili dal contesto. Enjambement: figura retorica per la quale la fine del verso non coincide con la fine di frase o di sintagma ma uno o più elementi sono nel verso seguente. Eufemismo: figura retorica che consiste nell’uso di una parola o di un gruppo di parole che sostituisce altra parola o gruppo, al fine di esprimere in modo meno crudo o comunque attenuare, un concetto sgradevole. Iperbato: figura retorica che consiste nel dividere elementi di uno stesso gruppo sintattico con l’inserimento di altri, così da porre in rilievo le parti separate. Iperbole: ( niente a che vedere con quella del piano cartesiano!!!). Figura retorica che comporta un’ “esagerazione” nell’esprimere un concetto oltre i limiti della verosimiglianza, sia in più che in meno. Litote: figura retorica che consiste nell’ affermare un concetto attraverso la negazione del suo contrario. Metafora: figura retorica attraverso la quale si realizza un trasferimento di senso da un termine del discorso ad un altro, collegato al primo da qualche proprietà comune. Ad esempio, quando Petrarca 15 parla dei capei d’ oro di Laura, la donna da lui amata, fa uso di una metafora: i capelli della donna hanno in comune con l’ oro il colore giallo. La metafora è una similitudine condensata, cioè privata del come che mette in relazione i due termini posti a confronto: anziché dire che le chiome di Laura sono lucenti come l’ oro, Tetrarca afferma che sono d’ oro. Metonimia: figura retorica che consiste nell’ indicare una cosa, anziché col suo nome abituale, con quello di un’ altra cosa che sia con la prima, per qualche motivo, vicina e in contatto. Ad esempio, si può indicare il contenitore per il contenuto, l’ autore per l’ opera, l’ effetto per la causa; costituisce una metonimia anche la designazione di un oggetto mediante la materia di cui è fatto. Onomatopea: formazione di un vocabolo il cui suono imita un rumore naturale Ossimoro: accostamento di parole di senso opposto (“ ...nel tacito tumulto una cosa apparì sparì d’ un tratto.”) Perifrasi: figura retorica per la quale, per evitare di designare una persona o di dire una cosa direttamente, si usa un giro di parole. Polisindeto: figura retorica per la quale più elementi di una frase o più frasi sono uniti da più congiunzioni. Sineddochè: figura retorica molto simile alla metonimia; consiste nella designazione di una cosa col nome di un’ altra, ad essa connessa per “estensione”: può essere,cioè, più generalizzante o più particolarizzante. Costituisce pertanto una sineddoche l’ indicazione di una parte per il tutto( vela per nave) o del tutto al posto della parte( il mondo per gli uomini); si può avere anche la citazione del genere invece della specie ( i mortali al posto degli uomini). Sinestesia: figura retorica attraverso la quale si associano termini appartenenti a percezioni sensoriali diverse (visive, uditive, tattili, olfattive, gustative) in un’unica espressione. Ad esempio, nella poesia L’ Assiuolo, Giovanni Pascoli usa questa espressione: “Venivano soffi di lampi…”. L’ accostamento dei due termini soffi, percepibili con il tatto, e lampi, percepibili con la vista, forma una sinestesia. 16 VI - CULTURA GENERALE 1. Quale delle seguenti coppie di termini è anomala? a. b. c. d. e. Autonoma – Eteronoma Storicistico – Metastorico Teleologico – Finalistico Å Spiritualistico – Materialistico Aprioristico – Empirico Da un esercizio come questo è richiesta innanzitutto la conoscenza dei significati dei termini proposti. In secondo luogo, bisogna capire la relazione che lega le coppie dei termini. In questo caso si tratta di contrari. Dunque nell’esercizio la risposta errata è quella che propone una coppia di sinonimi ( c. ). 2. L’ 8 settembre del 1943 fu firmato un armistizio tra: a. b. c. d. e. Tedeschi - Italiani Americani - Giapponesi Italiani - Angloamericani Å Tedeschi - Angloamericani Tedeschi - Giapponesi 3. Chi detiene nel nostro ordinamento il potere legislativo? a. b. c. d. e. Presidente della Repubblica Presidente del Consiglio Parlamento Å Popolo Magistratura Negli esercizi 2 e 3 è esplicitamente richiesta una conoscenza personale negli ambiti proposti. 4. Quale elimineresti? a. b. c. d. e. Fichte Schopenhauer Hegel Buchner Å Shelling Molto spesso si possono trovare esercizi appartenenti alla categoria delle ESCLUSIONI, applicate a nozioni di cultura generale. Sarà dunque necessario individuare i nessi che legano i nomi proposti. Nell’esercizio 4, l’estraneo nell’elenco è Buchner poiché, pur appartenendo allo stesso periodo storico degli altri personaggi (a cavallo tra il 1700 e il 1800), è un celebre drammaturgo tedesco in una serie di filosofi. Quale elimineresti? a. Poliziano 17 b. c. d. e. Campanella Å Pulci Leonardo da Vinci Sannazaro In quest’esercizio invece, il criterio che lega i personaggi proposti è l’appartenenza allo stesso periodo storico. I cinque soggetti sono tutti scrittori (non fatevi confondere, Leonardo non si limitava ad essere solo uno scienziato!), vissuti a cavallo tra il 1400 e il 1500, eccetto Campanella (tra il 1500 e il 1600). Consigli: Ovviamente non è possibile acquisire una conoscenza generale nei vari ambiti, in breve tempo, se non fa già parte del vostro background. Può ritornarvi utile però, a tempo perso, tra i mille quiz da risolvere: • Cimentarvi con settimane enigmistiche e Trivial Poursuit; • Leggere quotidiani; • Fare vostri alcuni concetti riguardanti gli ambiti che più spesso ricorrono nelle domande del test d’ammissione: - letteratura italiana e straniera (con accenni a mitologia greca e latina). - arte e architettura - storia, soprattutto italiana del ‘900 - attualità - geografia - struttura del governo italiano - organizzazione politico-economica nazionale e internazionale. 18