Apicoltura Biologica
Malattie delle Api e Cure
Per APICOLTURA BIOLOGICA si intende l’allevamento di famiglie d’api, secondo
regole ben precise, stabilite dalle normative emesse dalla Comunità Europea in
materia di Biologico, ed in particolar modo sulle cure e sul posizionamento
degli alveari.
Per poter allevare le api con il metodo biologico, bisogna innanzitutto
premettere, che le famiglie d’api come tutti gli esseri viventi, sono assoggetti a
varie patologie di natura parassitaria, batteriologica, virale e fungina. In
generale, esistono due metodologie di cura di tali patologie: CHIMICA con l’uso
di prodotti di sintesi come antiparassitari e antibiotici, NATURALE con l’utilizzo di
prodotti della natura accompagnate a tecniche di cura di tipo meccanico che a
differenza dei prodotti di sintesi non arrecano danno alle api, mantenendo
integro e sano l’ambiente in cui vivono le api, l’alveare.
Di seguito tratteremo le maggiori patologie a cui sono assoggettate le api
facendo particolarmente riferimento alla Varroa e alla Peste Americana,
ponendo a confronto i due sistemi di cura: Convenzionale e Biologico.
a) La patologia maggiormente diffusa nelle api è un parassita di piccole
dimensioni la
VARROA
DESTRUCTOR. Ha una forma
ellittica, assomiglia ad un
piccolo granchio e misura
1,1 mm di lunghezza per 1,6
mm di larghezza. La Varroa
attaccando e suggendo la
linfa vitale soprattutto alle
piccole api nelle varie fasi
del loro sviluppo, all’interno
delle cellette, ne causa o la
morte o la nascita con gravi
malformazioni delle ali e del
corpo, portando di fatto la
famiglia alla totale distruzione. La Varroa raddoppia il proprio numero ad
ogni generazione di api operaie quindi ogni 21 giorni, dalla deposizione
dell’uovo da parte della regina. La Varroa si diffonde da una famiglia infettata
ad una sana per causa del cosiddetto “saccheggio” fenomeno per la quale le
operaie, entrano negli alveari vicini per portar via del miele. Nella raccolta
dei melari da parte dell’ apicoltore sono molto frequenti situazioni di
saccheggio e nell’arco di qualche mese tutte le famiglie risultano essere
colpite da Varroa. Per combattere la Varroa con il metodo Convenzionale
vengono usati prodotti antiparassitari, talvolta molto tossici e persistenti
all’interno dell’alveare, facilmente incorporabili nella cera.
NELL’APICOLTURA BIOLOGICA COME LE NORMATIVE COMUNITARIE RICHIEDONO NON SONO
AMMESSI PRODOTTI DI SINTESI PER LA CURA DELLA VARROA MA PRODOTTI DI ORIGINE
NATURALE CHE NON VADANO IN MODO TASSATIVO AD INQUINARE L’ALVEARE E SOPRATTUTTO
LA CERA, COME L’ACIDO OSSALICO GOCCIOLATO O SUBLIMATO, TIMOLO, DISTRUZIONE
SISTEMATICA DELLA COVATA MASCHILE PREFERITA MAGGIORMENTE DALLA VARROA RISPETTO A
QUELLA FEMMINILE.
b) Un'altra grave malattia di origine batterica, anch’essa importata in Europa,
nell’ultimo secolo è la cosiddetta PESTE AMERICANA. Questa malattia, non
meno grave della prima, risulta essere particolarmente aggressiva e
resistente. L’agente patogeno è il batterio, Bacillus larvae. I batteri dopo
essersi moltiplicati a spese del corpo delle piccole larve di api, producono
delle spore di resistenza
mediante le quali il batterio
si diffonde. La diffusione
delle spore può avvenire ad
opera delle
api con il
saccheggio di alveari infetti,
ma viene anche favorita
dall’apicoltore
con
lo
scambio di materiale infetto
da una famiglia all’altra. Il
fattore
che
contraddistingue
tale
malattie dalle altre è
rappresentato dall’aspetto filamentoso delle larve colpite nel tentativo di
asportazione.
Nell’apicoltura convenzionale gli apicoltori tentando di
salvare le famiglie da una ormai segnata fine utilizzano gli antibiotici come la
“Terramicina”, sortendo come conclusione, un rallentamento della malattia.
Alle prime condizioni favorevoli le spore, molto resistenti e durevoli nel
tempo, porteranno in breve la famiglia alla totale distruzione. Gli scienziati
hanno messo in evidenza che è sufficiente, la presenza di un numero limitato
di spore, per portare la famiglia alla completa distruzione. Un effetto
collaterale degli antibiotici e l’inquinamento del miele. A tutt’oggi, già da
diversi anni, vista la pericolosità di questi antibiotici per l’uomo, è
severamente vietato dalla Comunità Europea l’uso di queste sostanze. Non
molto raramente vengono sequestrati da parte delle autorità competenti
interi lotti di miele specialmente esteri, contaminati da antibiotici.
NELL’APICOLTURA BIOLOGICA L’UNICA CURA CHE GARANTISCA SALUBRITÀ DEL MIELE E
DELL’ALVEARE È LA DISTRUZIONE TOTALE DELLE FAMIGLIE INFETTE, TRAMITE LA BRUCIATURA DI
TUTTI I TELAI E DELLE API CHE LI PRESIDIANO, LA DISINFEZIONE DELL’ARNIA CON FIAMMA O CON
PRESIDI MEDICI AUTORIZZATI IN GRADO DI DISTRUGGERE ANCHE LE SPORE DELLA PESTE
AMERICANA. LA DISTRUZIONE DELLE FAMIGLIE INFETTE PERMETTE LA NON PROLIFERAZIONE
DELLA MALATTIA ALLE FAMIGLIE SANE.
 Nonostante le principali malattie siano la Varroa e la Peste Americana molto
spesso l’apicoltore deve affrontare altre malattie, che a differenza delle
prime due, portano, molto spesso le famiglie colpite all’indebolimento e alla
morte, ma presentano un livello decisamente più basso di contagio e di
persistenza all’interno degli alveari.
Le varie tipologie di malattie sono le seguenti: PESTE EUROPEA, COVATA A
SACCO, COVATA CALCIFICATA, ACARIOSI, NOSEMIASI.
c) La PESTE EUROPEA risulta essere composta da diversi batteri tra questi uno
streptococco, lo Streptococcus plutons sembra essere il più importante. Come
la Peste Americana anche
la diffusione di questa
malattia avviene attraverso
il saccheggio di alveari
colpiti e allo scambio di
materiale infetto. I sintomi
della peste europea sono
facilmente riconoscibili e
distinguibili da quelli di
peste americana. Le larve
colpite da tale batterio
risultano avere una minore
turgidità
e brillantezza
afflosciandosi, sempre di
più su se stesse. Alla morte delle larve ne segue il loro imbrunimento e
disseccamento. Al contrario della peste americana le larve morte per peste
europea non risultano essere filanti nel tentativo di asportazione dalle
cellette. A differenza della peste americana la malattia risulta avere una
minore aggressività e in alcuni casi senza l’utilizzo degli antibiotici le famiglie
colpite riescono a guarire. La profilassi di cura nell’apicoltura Convenzionale è
l’uso di antibiotici.
L’APICOLTURA BIOLOGICA BASATA FONDAMENTALMENTE SULLA PREVENZIONE, CERCA DI
EVITARE IN OGNI MODO FENOMENI DI SACCHEGGIO E LO SPOSTAMENTO DI MATERIALE INFETTO
IN FAMIGLIE SANE. GLI UNICI DUE MODI PER COMBATTERE TALE MALATTIA SONO: LA
QUARANTENA DEGLI ALVEARI INFETTI IN LUOGHI SUFFICIENTEMENTE DISTANTI DAGLI ALTRI
ALVEARI O LA DISTRUZIONE TOTALE CON LA FIAMMA, DEI FAVI E DELLE API CHE LI PRESIDIANO.
d) Per quanto riguarda la COVATA CALCIFICATA essendo una malattia fungina del
genere Ascosphaera l’unico rimedio oltre una buona prevenzione è quella di
evitare quanto più possibile, umidità all’interno dell’alveare, disponendo le
arnie con un’esposizione preferibilmente verso sud, soleggiata e ventilata,
rialzando gli alveari da terra di
almeno 30-40 cm, evitando
così risalite di umidità dal
terreno circostante.
I sintomi di tale malattia sono
dati dalla calcificazione delle
larve delle api, e quindi dalla
loro morte. Ne consegue la
guarigione in caso di famiglie
popolose e più resistenti alla
malattia, la morte per le
famiglie
deboli
o
particolarmente colpite.
e) L’ACARIOSI come la Varroa Destructor è un parassita di microscopiche
dimensioni l’Acarapis woodi, che a differenza di quest’ultima vive e si
sviluppa all’interno delle trachee del torace delle operaie, regine e fuchi. I
principali sintomi che si denotano in presenza di questa malattia sono:
agitazione delle operaie a cui si accompagna una evidente difficoltà al volo,
stazionamento davanti il predellino di volo con molte di queste che
presentano
un
posizionamento delle ali non
aderente al corpo ma con
una forma caratteristica
detta a “K”. Ne consegue un
forte indebolimento della
famiglia che in alcuni casi
può manifestarsi nella totale
distruzione di essa.
L’Acariosi facendo parte
anch’essa
della
stessa
famiglia della Varroa viene
curata
con
le
stesse
identiche metodologie di
quest’ultima sia nel apicoltura Convenzionale sia in quella Biologica. A
differenza della Varroa risulta avere un minor indice di contagio.
f) L’agente patogeno della COVATA A SACCO è un virus di dimensioni addirittura
inferiori ai batteri, capace di
riprodursi solo all’interno di
cellule di organismi ospitanti. Le
possibilità di diffusione sono
simili a quelle presentate dalla
Peste americana e Europea e
quindi per limitarne quanto il più
possibile il contagio valgono le
rigorose
misure
igieniche
adottate nei casi di malattie
infettive. I sintomi di tale
malattia sono evidenti, le larve
delle giovani api perdono di
turgidità afflosciandosi su se
stesse. Nell’asportazione le larve
assumono la caratteristica forma
a “Sacco”. Ne conseguono un
forte spopolamento degli alveari con la morte delle famiglie maggiormente
colpite. Essendo un virus in certe determinate condizioni la malattia può del
tutto scomparire portando le famiglie colpite alla completa guarigione.
Nell’apicoltura Convenzionale si somministrano alle api per via sistemica
prodotti di sintesi e antibiotici.
NELL’APICOLTURA BIOLOGICA SI ATTUANO DUE SISTEMI DI CURA: QUARANTENA DELLE FAMIGLIE
MALATE O LA MESSA A SCIAME DELLE API CON DISTRUZIONE TOTALE TRAMITE FIAMMA DEI SOLI
FAVI INFETTI DALLA MALATTIA.
g) La NOSEMIASI O NOSEMA è rappresentato da un protozoo microscopico il
Nosema Apis che si insedia nell’intestino delle api adulte.
Il protozoo produce al termine del suo ciclo di sviluppo degli elementi di
resistenza, le spore, che vengono diffuse nell’alveare attraverso le feci delle
api. I favi, il miele e le stesse api risultano sicuri vettori della malattia. Come
per l’acariosi, un sintomo della nosemiasi è rappresentato dall’irrequietezza
delle api e dalla difficoltà di volo delle operaie. Alla nosemiasi può
accompagnarsi una forte diarrea che induce le api a defecare sui favi, sui telai
e in misura variabile anche
sul fronte dell’arnia. Ne
risulta
un
forte
indebolimento della famiglia
che in alcuni casi può
concludersi con la morte
totale dell’intera famiglia. In
alcuni casi e in particolari
situazioni la malattia può
manifestarsi in misura lieve e
nelle
famiglie
particolarmente popolose è possibile, la scomparsa o l’attenuazione della
malattia.
NELL’APICOLTURA BIOLOGICA OLTRE OVVIAMENTE AD UNA BUONA CURA E IGIENE DEGLI
ALVEARI È POSSIBILE USARE PRODOTTI NATURALI, COME I FERMENTI LATTICI APPOSITAMENTE
STUDIATI PER LA SOMMINISTRAZIONE ALLE API. AIUTANO A MIGLIORARE ED AUMENTARE LE
DIFESE IMMUNITARIE DELLE API STESSE.
Vincenzo Cannizzaro
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