Comune di Padova Comune di Padova Comunicazione istituzionale Il simbolo della città di Padova si è diffuso nel mondo sulle ali della compagnia di bandiera tedesca, la Lufthansa, con le sembianze di un guerriero a cavallo, uomo e animale accuratamente catafratti, con lo stemma araldico dei Capodilista (il cervo rampante), che portava la Patavina Libertas in giro per le corti europee sulla punta della lancia. Compiti diplomatici aveva questo nobile messaggero e gli va riconosciuta un’indubbia efficacia simbolica che propaganda la città medievale, sede di una grande Università, libero comune, stella di prima grandezza nel contesto europeo. Insomma un tramite di comunicazione indovinato. Meno congrua invece l’immagine comparsa circa dieci anni fa su molte riviste straniere che mostrava uno scorcio di Prato della Valle, con la basilica di Santa Giustina, probabilmente confusa con il Santo, come accade a molti pellegrini. Mostrava la piazza monumentale ancora fitta di platani e, in primo piano, le giostre, in particolare quel “brucomela” disneyano montato per la gioia dei bambini. Niente di scandaloso, se pensiamo alla ruota panoramica del Prater di Vienna e tuttavia un messaggio pubblicitario fasullo. Il Prato con il suo listòn jappelliano, con il girotondo di statue attorno all’Isola Memmia, con la sua tradizione commerciale, ludica, spettacolare, è stato oggetto negli anni di molte iniziative progettuali e addiritura di un concorso di idee per modernizzarlo e valorizzarlo senza intaccarne la magia e la funzione di vuoto centrale nel cuore di una città fitta, tanto esteso da essere classificato per ampiezza come la seconda piazza d’Europa. La precedente amministrazione aveva innescato un progetto che era legato alla realizzazione dell’Auditorium in Prato della Valle, cardine di un ridisegno complessivo della piazza che piantava la punta del compasso nell’area tra il frontone dell’ex Foro Boario e i Bastioni delle mura cinquecentesche. C’era stata anche una gara d’appalto peraltro limitata al parcheggio sotterraneo. Ora l’amministrazione Zanonato punta ad una sostanziale rielaborazione con caratteristiche di leggerezza e trasparenza, optando per una consistente rivoluzione sia della viabilità che dell’arredo urbano e tenendo conto di nuove emergenze come il passaggio sull’asse Prato-corso Vittorio Emanuele del tram. Va sottolineata, inoltre, la polifunzionalità della piazza che, meta di pellegrinaggi religiosi con l’ingombro dei torpedoni e grande bacino, in una situazione di parziale pedonalizzazione, del mercato ambulante e della sosta delle auto, tende, se lasciata a se stessa, ad ingolfarsi in attività sovrapposte e incompatibili. Quello che presentiamo è uno studio, destinato a diventare progetto per stralci, che comprende due orizzonti: quello della viabilità e quello urbanistico che mette a fuoco un sistema di piazze, parchi e padiglioni, vera e propria lista verde di collegamento del Prato con la cortina delle mura cinquecentesche, un ponte dunque tra il parco del Prato e il Parco delle mura, legato anche da un nastro d’acqua che lascia intatte le funzioni originali della piazza destinata tradizionalmente a “otium et negotium”. Le tecnologie della luce e della trasparenza Sorprese archeologiche Lo studio degli architetti Sergio Crotti e Gabriele Cappellato e dell’ingegnere Dario Vanetti ha come epicentro o, se vogliamo, base di partenza, la quinta dell’ex Foro Boario. Crotti, docente al Politecnico di Milano, insegna anche all’Accademia di Architettura di Mendrisio fondata dall’architetto Mario Botta. Ne parla l’assessore all’Urbanistica, Luigi Mariani: il sistema è come un razzo a più stadi la cui forza propulsiva si realizza per capitoli (porticati e giardini, cortine e piante, tessuti e corti, il parco e l’agorà, la galleria urbana), un sistema di piazze che, in qualche modo, riverbera quello del centro storico antico. Partiamo dal basso: l’attuale parcheggio a raso di piazza Rabin sarà sostituito da un parcheggio sotterraneo a due piani, capace di 600 posti auto, la copertura del parcheggio è una piazza lastricata. Un primo volume viene accostato alla testata interna del frontone realizzando una galleria pubblica protetta da un velario di vetro. Un’altra struttura di importanza strategica è costituita da un padiglione che salda trasversalmente l’area residua del Foro formando due grandi spazi aperti. Il primo diventerà un giardino pubblico, il secondo sarà adibito a piazza lastricata sovrastante l’area occupata nel sottosuolo dal parcheggio su due livelli. Da notare che l’attuale quinta dell’ex Foro Boario con le terrazze sulle quali potrebbe essere realizzato un ristorante di indubbio fascino, consiste in una serie di locali mal collegati e quindi ha bisogno di un supporto volumetrico efficace ma il meno invasivo possibile. Del sistema fa anche parte il nuovo teatro sotterraneo. A proposito del parcheggio ipogeo va ricordato che in quell’area dovrebbero trovarsi le fondazioni dell’antica chiesa della Misericordia. Da carotaggi eseguiti sembrerebbe comunque che non vi siano intoppi rilevanti. D’altra parte, Lione fa scuola, è possibile realizzare spazi anche rispettando e addirittura mettendo in valore lacerti di antiche rovine. E’ previsto anche un giardino alberato tra via Carducci e via 58° Fanteria, che comunque, sostiene Mariani, non potrà essere del tutto chiusa al traffico veicolare. D’altra parte in qualsiasi punto della città gli scavi possono mettere a nudo reperti storici anche preziosi oppure dissotterrare una falda idrica. Sono rischi che vanno messi in conto e scongiurati con un’accurata analisi preventiva del terreno. Tornando al giardino, i versanti paralleli, definiti dai padiglioni vetrati, si arricchiscono su entrambi i lati di una fascia di terreno semilastricato, aperto ma protetto dalle intemperie grazie al forte sbalzo delle pareti inclinate dai nuovi edifici verso il verde, predisposti con un grande porticato. Sul versante privato verso la piazza lastricata la protezione delle superfici è anche costituita da lamelle orizzontali frangisole corrispondenti ai moduli di tribune retrattili. Si tratta di una struttura a fisarmonica modulata a seconda del calibro di eventi, spettacoli, manifestazioni e quindi all’attrazione eventualmente esercitata sul pubblico. Velodromo Monti e campo Appiani La magia della luce Attorno al velodromo potenziato e attrezzato si concentrerà una serie di attività sportive all’aperto e indoor con una copertura vetrata scorrevole e apribile. Nell’area dovrebbe trasferirsi la pista di pattinaggio di via Manzoni, consentendo così una maggiore visibilità di quel tratto della cortina muraria cinquecentesca. Il Campo Appiani sarà ridisegnato con l’abbattimento delle tribune in cemento armato. Via 58° Fanteria, già via Venturina, sarà affiancata da una passeggiata ciclopedonale lungo il canale Alicorno parzialmente scoperto, costituirà una grande fascia verde fra il sistema del Prato e il Parco delle mura, sorta di cannocchiale verde con un ponte pedonale a scavalco di via Marghera che porterà in cengia al bastione Santa Croce (l’Alicorno circonda l’isola Memmia e poi si incammina verso piazzale Santa Croce per finire nel tronco maestro attraverso via 58° Fanteria, dove però è stato intombato). Questo permetterà un doppio accesso, da via Carducci e da via 58° Fanteria, al parcheggio interrato. Da notare che i posti auto non aumentano rispetto all’attuale parcheggio a raso. Provate ad immaginare questa successione di aiuole, alberi, giardini, piazze, impianti sportivi, scanditi dalle cornici trasparenti del vetro: gli effetti luminosi sotto i raggi del sole e il riflesso delle luci notturne immergeranno il sistema in un’atmosfera fantasmagorica di raro fascino. Estremamente importante da un punto di vista logistico il terminal dei pullman turistici che sarà realizzato in via Marghera e la valorizzazione di via Alberto Mario (da via Carducci a corso Vittorio Emanuele, scorciatoia per prendere il tram dopo aver parcheggiato). Nel nuovo sistema che terrà conto anche dell’ampliamento dell’Orto Botanico nell’area già di competenza dell’Antonianum, dovrebbe trovare spazio anche il nuovo Ostello della Gioventù oltre ad una serie di negozi commerciali, botteghe artigianali, bar, caffetterie. E’ facile inoltre immaginare il comfort fisico e psicologico che può regalare una passeggiata nel verde da palazzo Angeli al bastione Santa Croce. Il percorso può essere prolungato passando attraverso il Parco delle mura che da Santa Croce, attraversata la nuova porta in via Fabrizio d’Acquapendente, conduce al bastione di Santa Giustina. Questa straordinaria passeggiata sulle mura cinquecentesche può essere compiuta senza mai incrociare un’automobile.