Dei Verbum La DEI VERBUM o Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione è stata celebrata il 18 novembre dell’anno 1965, a firma di S. S. Paolo VI e dei Padri del Sacro Concilio Vaticano II. “Come dell’assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita spirituale con la lettura e lo studio dei Sacri Libri” (Dei Verbum, 26) in modo che la Parola di Dio, che permane in eterno (Is 4,08; 1Pt 1,23-25), e il tesoro della rivelazione, affidato alla chiesa, riempiano sempre più il cuore degli uomini. Per questo, il Sacro Concilio aderendo alle parole di S. Giovanni, il quale dice: ”Annunziamo a voi la vita eterna, che era presso il Padre e si manifestò a noi: vi annunziamo ciò che abbiamo veduto e udito, affinché anche voi abbiate comunione con noi e la nostra comunione sia col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo (1Gv 1,2-3)”, intende proporre la genuina dottrina sulla divina rivelazione e la sua trasmissione, affinché per l’annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami (S. Agostino, De Cathechizandis Rudibus, c. IV,8). La Rivelazione Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura per ammetterli alla comunione con Sé (DV 1). … Cristo è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la rivelazione (DV 1). Dio crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (Gv 1,3) e nelle cose create offre agli uomini una perenne testimonianza di Sé (DV 3). Il Sacro Concilio (DV 6) professa che “Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione dalle cose create” (Rm 1, 20). Dopo aver parlato per mezzo dei profeti, affinché lo riconoscessero come il solo Dio vivo e vero, Padre e giudice, e stessero in attesa del Salvatore promesso, “alla fine, nei giorni nostri, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1,1-2). Infatti mandò suo Figlio, cioè il Verbo eterno, fatto carne, Gesù Cristo “uomo fra gli uomini” che porta a compimento l’opera di salvezza affidatagli. Egli, con la sua presenza e con la sua manifestazione di Sé, vedendo Lui si vede anche il Padre, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, specialmente con la sua morte e con la sua resurrezione, e con l’invio dello Spirito Santo, compie e completa la rivelazione, con una alleanza nuova e definitiva (DV 4). A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede. L’uomo si abbandona a Lui interamente e liberamente con il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà. Per fare ciò sono necessarie la grazia di Dio e l’aiuto dello Spirito Santo, affinché la comprensione della rivelazione diventi sempre più profonda (DV 5). La Trasmissione della divina rivelazione Dio dispose che quanto aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti rimanesse per sempre integro e trasmesso a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la rivelazione ordinò agli Apostoli di predicare il Vangelo a tutti / l’annuncio della salvezza. Ciò venne fedelmente seguito dagli Apostoli e da uomini della loro cerchia, sia nella predicazione orale che per iscritto, per ispirazione dello Spirito Santo. Gli Apostoli poi lasciarono come loro successori i Vescovi (DV 7). Ciò che fu trasmesso dagli Apostoli (Tradizione apostolica) la Chiesa perpetua e trasmette. È la stessa tradizione che fa conoscere alla Chiesa l’intero canone dei Libri Sacri, in quanto con l’assistenza dello Spirito Santo cresce la comprensione (DV 8). Sacra Tradizione e Sacra Scrittura sono strettamente connesse scaturendo dalla stessa divina sorgente. La Sacra Scrittura è parola di Dio, poiché scritta per ispirazione dello Spirito di Dio; la Sacra Tradizione trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli e ai loro successori (DV 9). La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura costituiscono un solo Sacro deposito della Parola di Dio affidato alla Chiesa. Nel ritenere, praticare e professare la fede i Presuli e i fedeli concordino attingendovi tutto ciò che si propone da credere come rivelato da Dio. L’ufficio di interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo Magistero vivo della Chiesa, nel nome di Gesù Cristo. Dunque Sacra Tradizione, Sacra Scrittura e Magistero della Chiesa, tutti insieme, secondo il proprio modo, contribuiscono efficacemente, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, alla salvezza delle anime (DV 10). L’ispirazione divina e l’interpretazione della Sacra Scrittura Poiché tutto ciò che questi autori ispirati asseriscono, cioè le verità rivelate contenute ed espresse nei libri della Sacra Scrittura, si deve ritenere asserito dallo Spirito Santo, si deve ritenere anche che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio ha voluto manifestare per mezzo di uomini e alla maniera umana (DV 11). L’interprete della Sacra Scrittura per capire bene ciò che Egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione e ricavare l’intenzione degli agiografi, cioè il senso che questi intendono di esprimere in determinate circostanze, secondo le condizioni del loro tempo e della loro cultura, per mezzo dei generi letterari a loro in uso e secondo gli abituali e originari modi di intendere, di esprimersi e di raccontare del tempo. Tuttavia in questo badando al contenuto e all’unità di tutta la scrittura e tenuto conto della tradizione di tutta la Chiesa e dell’analogia della fede. Tutto questo è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, che adempie il divino mandato e ministero di conservare e interpretare le parole di Dio (DV 12), che si sono fatte simili al parlare dell’uomo, come già il Verbo, dell’Eterno Padre si fece simile all’uomo (DV 13). Il Vecchio Testamento Iddio, dopo la caduta dei progenitori, ai quali fin dal principio manifestò Sé stesso, li risollevò nella speranza della salvezza, con la promessa della redenzione (DV 3). Egli nel suo grande amore, per la salvezza del genere umano, si scelse un popolo al quale affidare le promesse. Infatti, mediante l’alleanza stretta con Abramo (Gen 15,18) e col popolo di Israele per mezzo di Mosè (Es 24,8) Egli si rivelò come l’unico Dio vivo e vero; parlando per bocca dei Profeti fece comprendere quale fosse il piano di Dio con sempre maggiore profondità e chiarezza. L’economia della salvezza preannunziata, narrata e spiegata dai sacri autori, si trova in qualità di vera parola di Dio nei libri del Vecchio Testamento, i quali conservano valore perenne (DV 14). Questi, sebbene contengano cose imperfette e temporanee, dimostrano una vera pedagogia divina, ordinata a preparare e ad annunciare profeticamente l’avvento di Cristo redentore dell’universo e del Regno Messianico (DV 15). Dio dunque ha ispirato i libri dell’uno e dell’altro testamento e ne è l’autore. Egli ha disposto che il Nuovo fosse nascosto nel Vecchio e che il Vecchio diventasse chiaro nel Nuovo, che lo illumina e lo spiega (DV 16). Il Nuovo Testamento La parola di Dio, Dei Verbum, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede (Rom 1,16), si presenta e si manifesta in modo eminente negli scritti del Nuovo Testamento. Quando infatti venne la pienezza del tempo (Gal 4,4), il Verbo si fece carne ed abitò tra noi pieno di grazia e di verità (Gv 1,14). Cristo stabilì il Regno di Dio sulla terra, manifestò con opere e parole il Padre suo e Sé stesso, portò a compimento l’opera sua con la morte la risurrezione e la gloriosa ascensione, e con l’invio dello Spirito Santo (DV 17). Tra tutte le Scritture i quattro Vangeli costituiscono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro Salvatore. Essi sono stati e sono ritenuti di origine apostolica. Gli Apostoli infatti prima predicarono per mandato di Cristo, dopo, per ispirazione dello Spirito Santo, essi o uomini della loro cerchia li tramandarono in scritti, come fondamento della fede (Vangelo quadriforme sec. Matteo, Marco, Luca e Giovanni (DV 18). La Santa Madre Chiesa afferma la storicità dei quattro Vangeli, che essi trasmettono fedelmente quanto Gesù figlio di Dio effettivamente operò ed insegnò per la salvezza eterna degli uomini, fino al giorno in cui fu assunto in cielo (At 1,1-2).Dopo gli Apostoli trasmisero ai loro ascoltatori ciò che Gesù aveva detto e fatto. Gli autori sacri scrissero riportando alcune cose scelte tra le molte tramandate a voce o anche in iscritto, alcune altre sintetizzando, altre spiegando. Attinsero sia ai propri ricordi sia alla testimonianza di coloro i quali “fin dal principio furono testimoni oculari e divennero ministri della Parola” (DV 19) Il Canone del Nuovo Testamento, oltre ai quattro Vangeli, contiene le lettere di San Paolo ed altri scritti apostolici (Atti degli Apostoli, Apocalisse e altre lettere, di Pietro, di Giacomo, di Giovanni e di Giuda “fratello di Giacomo”) 27 libri composti per ispirazione dello Spirito Santo, inviato dal Signore Gesù per introdurli nella pienezza della verità (Gv 16,13) (DV 20). La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa Insieme con la Sacra Tradizione, la Chiesa ha da sempre considerato le Divine Scritture come la regola suprema della propria fede; esse infatti, ispirate da Dio e redatte una volta per sempre, impartiscono immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare, in quelle dei Profeti e degli Apostoli, la voce dello Spirito Santo (DV 21). Per questo motivo la Chiesa fin dagli inizi fece sua l’antichissima traduzione greca del Vecchio Testamento, detta dei LXX, e la versione latina detta Volgata, avendo cura che si facciano traduzioni appropriate e corrette nelle varie lingue, perché i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura (DV 22). Essa, ammaestrata dalla Spirito Santo, si preoccupa di raggiungere una intelligenza sempre più profonda delle Sacre Scritture; perciò ne favorisce lo studio da parte di esegeti e altri cultori di Sacra Teologia, sotto la vigilanza del Sacro Magistero, secondo il senso della Chiesa (DV 23). Poiché le Sacre Scritture contengono la parola di Dio e quindi, perché ispirate, sono veramente parola di Dio, anche il ministero della parola, cioè la predicazione pastorale, la catechesi e ogni tipo di istruzione cristiana, nella quale l’omelia liturgica deve avere un posto privilegiato, alla luce della fede, si nutre con profitto e prende forza con la parola della Scrittura (DV 24). Tutti i chierici, i sacerdoti, i diaconi e i catechisti, che attendono legittimamente al ministero della parola, conservino un contatto continuo con le Scritture, con la lettura e lo studio accurato, affinché non diventi “vano predicatore della parola di Dio all’esterno colui che non l’ascolta di dentro”, come dice S. Agostino (Serm. 179,1), e ugualmente anche tutti i fedeli, perché “l’ignoranza delle scritture è l’ignoranza di Cristo” (S. Girolamo, Comm. in Is., Prol.). Essi si accostino al sacro testo sia per mezzo della Sacra Liturgia, ricca di parole divine, sia mediante la lettura, sia per mezzo di iniziative adatte allo scopo, ricordando sempre che la lettura della Sacra Scrittura deve essere sempre accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l’uomo. Compete ai Sacri Presuli, depositari della dottrina apostolica, ammaestrare opportunamente i fedeli loro affidati al retto uso dei libri divini (DV 25). Così dunque, con la lettura e lo studio dei Sacri Libri il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini, poiché la parola di Dio “permane in eterno” (Is. 40,8; 1Pt 1,23-25) (DV 26).