del NT illustra i primi sviluppi della dottrina cristiana, la predicazione degli apostoli, gli esordi della Chiesa. VI – La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa La Chiesa venera le Sacre Scritture come fa con il Corpo di Cristo. Insieme alla Sacra Tradizione, le Sacre Scritture sono regola suprema della fede. Sono fissate una volta per sempre. Predicazione e religione devono essere regolate alla luce delle Sacre Scritture. E’ chiaro che ci vogliono traduzioni accurate per diffondere il più possibile la lettura della Bibbia fra i fedeli. Ci sono alcune versioni particolarmente care alla Chiesa. La traduzione in greco del VT risalente al 3° secolo a.C. detta dei LXX (settanta); quella in latino di san Girolamo detta la Volgata, riaggiornata nel 1500 sotto i papi Sisto e Clemente e perciò detta Volgata sistoclementina, mentre un nuovo aggiornamento è stato fatto ai giorni nostri. Altre versioni note sono l’Itala, la Vetus latina, ecc. Oggi ci sono Bibbie in tutte le lingue del mondo e, da tempo, le Bibbie cosiddette interconfessionali, con le quali possono studiare e pregare indistintamente tutti i cristiani. La Chiesa invita i teologi allo studio e alla spiegazione delle Sacre Scritture, allo studio dei Padri della Chiesa di Occidente e di Oriente, della Liturgia affinché tutto il popolo di Dio sia nutrito da una più profonda intelligenza della parola di Dio e i ministri della parola possano offrire al popolo l’alimento delle Scritture. La Sacra Scrittura è l’anima della Sacra Teologia, che si basa sulla Sacra Scrittura come suo fondamento perenne. Anche il ministero della parola, la predicazione pastorale, la catechesi, ogni tipo di istruzione cristiana, in particolare l’omelia si devono nutrire della Sacra Scrittura. I sacerdoti, i diaconi, i catechisti abbiano un contatto continuo con la parola di Dio mediante la lettura e lo studio per partecipare agli altri, specie nella Liturgia, i tesori delle Scritture. Tutti i fedeli si cimentino in una frequente lettura delle Scritture. L’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo, diceva san Girolamo. Liturgia, letture, preghiera, sono tutte occasioni per valorizzare il testo sacro. Il testo sacro non va solo studiato, va pregato. Le traduzioni bibliche siano corredate di note necessarie e sufficienti, per rendere i fedeli familiari con esse. Si facciano edizioni anche ad uso dei non cristiani, dato che le Sacre Scritture sono amministrate dalla Chiesa ma sono rivolte ad ogni uomo. DEI VERBUM LA COSTITUZIONE DOGMATICA SULLA DIVINA RIVELAZIONE CONDIVIDERE "LE GIOIE E LE SPERANZE, LE TRISTEZZE E LE ANGOSCE DEGLI UOMINI D'OGGI" (GS 1) ...E PROGREDIRE INSIEME SULLA VIA DELLA SALVEZZA. AZIONE CATTOLICA ITALIANA - Diocesi di Firenze -8- -1- DEI VERBUM Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione: introduzione contenutistica e la sua misericordia. Essi, sebbene contengano cose imperfette e temporanee, dimostrano tuttavia un vera pedagogia divina. Un esempio ci potrà fare capire meglio come mai il VT è imperfetto. In esso c’è, ad esempio l’idea che il forte peccatore debba essere messo a morte. Il VT non distingue fra peccato sempre da condannare e persona che può pentirsi. Esso decide di eliminare il peccato e, non operando alcuna distinzione, non trova metodo migliore che quello di far fuori il peccatore. Con Gesù (episodio dell’adultera) c’è chiara coscienza che il peccato è una cosa da disprezzare, ma che il peccatore è degno di essere considerato nella sua dignità e di ottenere il perdono (“Donna, neppure io ti condanno; va’ e non peccare più!”) Ci sono comunque sublimi insegnamenti nel VT e tesori di preghiere. Tra VT e NT c’è un rapporto circolare. Il NT è latente nel VT e il VT manifesta le sue potenzialità nel NT. E’ stata approvata il 18 Novembre 1965 e fu preceduta da una bozza dal V – Il Nuovo Testamento titolo “De fontibus Revelationis” = Le fonti della Rivelazione, che fu E’ chiaro che la parola di Dio assume una forza particolare nel NT, perché parla direttamente di Cristo. Tra gli scritti del NT, i Vangeli hanno un ruolo di eccellenza, perché parlano della vita e della dottrina di Gesù. I quattro Vangeli sono di origine apostolica nel senso che sono nati nella cerchia degli apostoli. Solo Matteo era propriamente un apostolo. Marco forse scriveva per conto di Pietro o era figlio di Pietro (ipotesi poco probabile). Luca era l’unico non ebreo degli evangelisti, forse un medico pittore di icone proveniente dalla Siria; pare fosse molto legato a Paolo. Giovanni molto probabilmente non era il figlio di Zebedeo; forse era un sacerdote di Gerusalemme ma si ritiene che abbia avuto esperienza diretta di Gesù. Comunque è bello che gli evangelisti non siano necessariamente apostoli, perché questo ci fa capire che nella Tradizione della Chiesa entra a far parte sia chi detiene un ministero in vista (il vescovo) come chi è chiamato da Dio ad altri ministeri. In effetti noi siamo immersi nella Tradizione e noi siamo la Tradizione. A fondamento della nostra fede sta il Vangelo quadriforme. Nel 3° secolo il biblista Taziano scrisse il Diatessaron, un vangelo unico che riassumeva i quattro e questo vangelo fu usato a lungo nella liturgia di Siria; poi decadde su spinta di Roma, perché la Chiesa accoglie i Vangeli nella loro integrità. Dio ha disposto che l’unico messaggio evangelico fosse trasmesso in quattro testi differenti ma complementari. Gli evangelisti hanno fatto una scelta delle cose da tramandare nei Vangeli, sempre però in modo tale da riferire su Gesù con sincerità e verità. Il resto trasformata in Dei Verbum. Ha una prefazione o Proemio e VI capitoli di breve estensione: I – La Rivelazione; II – La trasmissione della divina Rivelazione; III – L’ispirazione divina e l’interpretazione della Sacra Scrittura; IV – Il Vecchio Testamento; V – Il Nuovo Testamento; VI - La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa. -2- -7- divino che spinge l’uomo e supervisiona l’opera e un autore umano che realizza l’idea divina rimanendole fedele, ma attingendo dalle proprie capacità. Non si può accettare l’idea che Dio detti e l’uomo scriva passivamente, come pensano gli Islamici a proposito del Corano.La Bibbia riguarda le verità che servono per la nostra salvezza: non è un libro di scienza, né di storia, per quanto i suoi scritti nascano dall’esperienza viva di Dio e non da ragionamenti astratti. Dio nella Bibbia ha parlato a uomini nella maniera umana attraverso autori umani. Allora gli interpreti della Bibbia devono cercare il senso che Dio vuole darle studiando che cosa gli autori umani intendevano dire. Non è lecita una lettura fondamentalista della Bibbia, ovvero “alla lettera”. E’ necessario invece cercare di capire l’intenzione dell’autore umano spinto da Dio. Chi scrisse la storia di Adamo ed Eva ha creato un racconto per illustrare delle verità più profonde sotto impulso dello Spirito, ad esempio l’esperienza del peccato. Per capire il testo biblico, si deve considerare il genere letterario scelto dagli autori: testi storici, profetici, poetici. Bisogna indagare la condizione del suo tempo e della sua cultura, i modi di dire della sua epoca. Altri criteri importanti per una corretta interpretazione sono il rapporto di armonia fra un singolo testo e tutta la Bibbia (la Scrittura si spiega con la Scrittura), l’insegnamento della Tradizione, la analogia della fede. La Sacra Scrittura, scritta da Dio in forma umana, esprime la condiscendenza di Dio verso l’uomo. Come Dio si fa uomo in Gesù, così la sua parola divina si fa umana nella Bibbia. IV – Il Vecchio Testamento Dio scelse il popolo di Israele per fare alleanza e donargli il suo amore. Inaugurò una storia della salvezza con esso, aumentò la comprensione del piano di Dio mediante i profeti e pertanto il Vecchio Testamento è parola di Dio che ha valore permanente. Nel 2° secolo, un eretico di nome Marcione, voleva che la chiesa abolisse il Vecchio Testamento, da lui ritenuto superato. In realtà, è chiaro che esso contiene cose incomplete ma è pur sempre una Rivelazione di Dio che contiene in erba quanto verrà espresso più nitidamente nel Nuovo Testamento. Dio non ama distruggere le cose che ha fatto, ma ha deciso di rivelarsi progressivamente, senza rinnegare i momenti iniziali del suo rivelarsi (Sarebbe come se uno di noi si vergognasse di essere stato bambino!) Il Vecchio Testamento ha lo scopo principale di preparare l’avvento di Gesù Cristo redentore dell’universo. I suoi libri manifestano la conoscenza di Dio -6- I - La Rivelazione Nel Concilio Vaticano I (1869-70), era stata redatta la Costituzione Dogmatica “Dei Filius” = Il Figlio di Dio, sul tema della Rivelazione di Dio all’uomo in Cristo. La Chiesa aveva fatto quel documento contro alcune correnti culturali che le si opponevano. A quell’epoca c’erano infatti i fideisti o gente che non riconosceva alcun ruolo alla ragione umana nel riconoscere la presenza di Dio nel creato e nella storia della salvezza. Essi dicevano che si arriva a Dio solo grazie ad una Rivelazione di tipo sovrannaturale. D’altra parte, i razionalisti affermavano che l’unico modo per conoscere qualcosa di Dio è la via razionale, essendo la via di fede arbitraria, non accessibile a quanto di più umano possediamo. La Dei Filius distingueva dunque una Rivelazione naturale di Dio accessibile alla ragione (contro i fideisti) e una Rivelazione soprannaturale accessibile alla fede (contro i razionalisti). Il Vaticano II abolisce la distinzione fra le due Rivelazioni e parla di una unica Rivelazione di Dio. Non contrappone il dono di Dio allo sforzo razionale dell’uomo ma parla di Rivelazione come dono gratuito di Dio. Il Vat.I parlava di Rivelazione come decreto di Dio; il Vat.II ne parla anche come mistero del volere di Dio. Nel Vat.I si diceva che Dio si rivela nella storia della salvezza con parole, nel Vat.II con parole e gesti intimamente connessi. La DV dice che con la ragione si può conoscere Dio, principio e fine di tutte le cose a partire dalle cose create (cf. Rm 1) ma che la Rivelazione dona con ferma certezza e senza mescolanza di errore una conoscenza dello stesso Dio. La Rivelazione è quel movimento libero di amore che porta Dio a manifestarsi agli uomini per portarli a fare comunione con sé. Per questo la DV cita alcuni brani biblici che aiutano ad ambientare storicamente l’esperienza della Rivelazione: Es 33,11 (Dio che parla con Mosé faccia a faccia); Baruc 3,38 (La sapienza è apparsa sulla terra e ha abitato fra gli uomini); Gv 15,14-15 (Voi siete miei amici). Si dice che Dio invisibile, con la Rivelazione in Cristo, nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con Sé (DV 2). Nella Sua Rivelazione, Dio chiama gli uomini, racconta cose per il loro bene, interpreta la verità, parla di sé. L’oggetto della Rivelazione è Dio stesso, il donatore della Vita Eterna. Gesù è la definitiva rivelazione del Padre. La Chiesa è discepola prima che maestra. Essa conserva la Tradizione che si compone di Vita, dottrina e culto. Fine ultimo della Chiesa è la comunione. L’alleanza Dio-Uomo è vista dalla Bibbia anche nella metafora dell’amore coniugale. -3- Di fronte al Dio che si rivela, il primato assoluto spetta all’ascolto ,come ben capì re Salomone. La parola di Dio è fatta per comunicare all’uomo e con l’uomo, ma nessuna interpretazione umana può esaurirne le potenzialità. Dio si rivela con parole e gesti intimamente connessi. Si rivela come il liberatore. I fatti della storia vanno letti in prospettiva salvifica. La storia è prova, è rivelatrice di Dio. Gesù mostra segni come i miracoli che per avere efficacia sull’uomo devono incontrarsi con il credere. Il fatto ha bisogno della parola per essere compreso e la parola ha bisogno del fatto per non rimanere lettera morta. La Rivelazione ha carattere storico-progressivo, c’è un prima e un dopo, un inizio e uno sviluppo. La Rivelazione trova in Gesù di Nazaret il suo momento più alto e significativo. Da quell’evento non è possibile attendere una Rivelazione superiore di Dio, ma semplicemente una consapevolezza più completa della verità connessa con la Rivelazione stessa. A Dio che si rivela è dovuta l’obbedienza della fede col pieno ossequio dell’intelletto e della volontà (DV 5). Ciò significa che tutte le facoltà umane si piegano ad accogliere senza limiti l’amore di Dio che si rivela nella nostra vita comunitaria e individuale. Ma per prestare questa fede occorre la grazia di Dio e l’aiuto dello Spirito Santo. II – La trasmissione della divina Rivelazione Dio ha stabilito che quanto egli ha rivelato all’umanità fosse conservato e trasmesso. Questo è certamente uno dei motivi per cui ha costituito la Chiesa. Essa conserva la Tradizione. La Tradizione è costituita da tutto ciò che gli apostoli hanno ricevuto da Cristo e dallo Spirito Santo e che i fedeli hanno appreso da loro sia a viva voce che per lettera, quanto contribuisce alla condotta santa e all’incremento della fede. La Tradizione, in sintesi, è tutto quanto di buono la Chiesa è e tutto quanto essa crede. Esiste una Tradizione viva/orale e una scritta. Così è stata composta la Bibbia: in parte raccoglieva testi ispirati da Dio, in parte confessioni, saghe, inni e detti trasmessi oralmente e poi riportati o riadattati in forma scritta. Nella Chiesa c’è l’esigenza sia di confermare in forma stabile (scritta) che di mantenere la forma viva della Tradizione (forma orale). La Tradizione va dunque oltre il testo biblico ed è fatta anche di uomini, i vescovi, successori degli apostoli, che siano i custodi di quanto Dio ha trasmesso e trasmette con la loro predicazione e il loro ministero. C’è dunque una Tradizione viva o paràdosis che tende a sedimentarsi in un deposito o -4- paratèke (le Sacre Scritture, i Documenti autorevoli e gli scritti edificanti e simili). Siccome il ministero di Gesù di Nazaret rappresenta il vertice della Rivelazione, fino a Lui si parla di Tradizione costitutiva e dopo di Tradizione esplicativa, che spiega. La Tradizione cresce nella storia con l’assistenza dello Spirito Santo: cresce la comprensione delle cose e delle parole trasmesse con 1) lo studio e la meditazione dei credenti; 2) l’esperienza data da una più profonda conoscenza delle cose spirituali; 3) la predicazione dei vescovi assistiti da un sicuro carisma di verità. E’ la Tradizione che fa conoscere l’intero Canone di Libri Sacri. L’esperienza della Chiesa in unione con i propri vescovi giunse a delimitare l’attuale Bibbia al Concilio di Trento (1545-1563). La Scrittura è parola di Dio in quanto scritta per ispirazione dello Spirito di Dio. La Tradizione trasmette integralmente la parola di Dio e trae la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura. Sono due aspetti di una stessa realtà, la Rivelazione ed hanno complementarietà. Il compito di interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa è affidato al solo Magistero vivo della Chiesa (Papa e vescovi in comunione con lui). Il Magistero non è superiore alla Scrittura e alla Tradizione ma è a servizio della loro genuinità. Sacra Scrittura, Tradizione e Magistero sono intimamente connessi e non possono sussistere l’uno senza l’altro. III – L’ispirazione divina e l’interpretazione della Sacra Scrittura. La Sacra Scrittura è stata scritta sotto l’impulso dello Spirito Santo. “Ispirazione” significa che dal momento della nascita di una idea attraverso una esperienza, fino alla redazione in forma scritta, lo Spirito Santo ha spinto e sostenuto la persona. Alla fine sono state scritte solo quelle cose che Dio voleva fossero scritte. L’ispirazione non è legata alle singole parole scritte ma all’idea che Dio vuol comunicare attraverso il testo biblico. Infatti esistono più versioni dei testi originali e molte traduzioni. Sono da considerarsi autentiche solo quelle traduzioni che godono dell’approvazione del Magistero, perché rendono il senso che Dio voleva trasmettere al suo popolo. La Bibbia dei Geova, pur essendo Bibbia, non è più, in molte sue parti, un testo ispirato, perché tradotto secondo le idee dei capi Geova. I libri dell’Antico Testamento e del Nuovo Testamento hanno Dio per autore, ma Dio si servì di uomini nel possesso delle loro capacità che scrivessero come veri autori quello che voleva fosse scritto. C’è dunque un autore -5-