Dante Dante Alighieri 1265-1321 Perché Dante è così importante – È il primo che costruisce un complesso di opere in volgare che riassumono la mentalità medioevale – È il primo a teorizzare l’uso del volgare in letteratura(DE VULGARI ELOQUENTIA) – È il primo intellettuale consapevole del proprio ruolo e funzione (intellettuale “comunale”) – È un intellettuale militante (poetapolitica) •Non è il primo poeta in volgare ma La situazione a Firenze e in Italia ai tempi di Dante • • • • • • In Italia perdurano per tutto il XII secolo e parte del XIII i conflitti tra papato e impero. Al tempo di Federico II (fino al 1250) l’impero è in fase di affermazione. Con la sua morte l’impero si indebolisce A Firenze si crea un governo “comunale” guidato da un Capitano del popolo e affiancato da un consiglio di rappresentanti delle ARTI. In un primo tempo i ghibellini, guidati da Farinata degli Uberti, nella battaglia di Montaperti -1260 vincono. Ma dopo il 1266 gli eredi di Federico II sono sconfitti da Carlo d’Angiò, re di Francia chiamato in Italia dal papa. Dovunque i guelfi riprendono vigore. Nel 1289 a Campaldino i guelfi fiorentini sconfiggono aretini e senesi (ghibellini) Comuni Lotte tra guelfi e ghibellini Incremento delle attività mercantili e manifatturiere Sviluppo della borghesia Guelfi Bianchi e Neri • Dal 1251 Firenze è comune, fino all’ascesa dei Medici nel 1434 • Governano dapprima l’aristocrazia poi i grandi borghesi esponenti delle professioni. • Si scontrano due fazioni del partito guelfo – bianchi (capeggiati dai Cerchi-moderati) – Neri (guelfi filoaristocratici) – nella contesa si inserisce papa Bonifacio VIII, sostenendo i Neri Sul libro, pag 254-55 Dante Alighieri Una famiglia di piccola nobiltà (non feudale) Alighiera + Cacciaguida Alighiero Bello Geri Bellincione Altri figli Alighiero II + Bella Dante Le origini e la giovinezza (1265-1290) • Nasce tra il 21 maggio e il 20 giugno del 1265 a Firenze ( segno dei GEMELLI) – Il padre si dedica alla vendita di terreni e a traffici valutari • • • • • Segue un normale corso di studi 1274: primo incontro con Beatrice (identificata con Bice di Folco Portinari poi sposata a Simone dei Bardi, n.1266- m .1290) 1277: contratto di matrimonio con Gemma di Manetto Donati, sposata nel 1285, da cui avrà Jacopo, Pietro, Antonia (forse Giovanni) Ha rapporti con Gianni Alfani, Lapo Gianni e corrispondenza poetica, amicizia, sodalizio culturale con Guido Cavalcanti 1287: soggiorno a Bologna e conoscenza della poesia guinizzelliana Il “traviamento” e la “conversione” 1290-1295 • Traviamento successivo alla morte di Beatrice: • Approfondisce gli studi filosofici grazie all’amicizia con il “maestro” Brunetto Latini, esperto di ars dictaminis e lett. francese Reinterpreta la sua esperienza poetica giovanile nella Vita Nuova Frequenta le scuole dei religiosi: Domenicani di S.Maria Novella (sostenitori del pensiero di Alberto Magno e Tommaso d’Aquino) • • • • – morale (vita non irreprensibile) – culturale (abbandono dell’ideale amoroso rappresentato da B. e conversione alla filosofia) Francescani di S.Croce (testi di mistici medievali e problematiche legate al rinnovamento della Chiesa) • Vita pubblica: • Militare-1289: è feditore a cavallo nella battaglia di Campaldino contro i ghibellini di Arezzo e nell’assedio al castello di Caprona • 1294: Modifica degli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella, istituiti nel 1293 > …ma i magnati RESTANO ancora esclusi dalle cariche, • accettata la piccola nobiltà purchè iscritta a un’Arte – 1295: Dante si iscrive all’Arte dei Medici e degli Speziali L’impegno politico 1295-1304 E LA CONDANNA • Dante è guelfo bianco – 1300: è priore, è costretto ad esiliare Corso Donati e Guido Cavalcanti in seguito a violenti scontri fra le fazioni • 1301: è uno dei 3 ambasciatori inviati a Bonifacio VIII per dissuaderlo dalla sua ingerenza nella politica di Firenze. – Carlo di Valois formalmente viene inviato dal papa in Toscana come paciere, in realtà favorisce i Neri e consegna loro Firenze. • Dante viene accusato di BARATTERIA(=TRAFFICO DI FAVORI POLITICI) – (CONDANNATO A UNA multa + 2 anni di confino, sequestro dei beni entro 3 giorni), ma rifiuta di rientrare a Firenze, così il 10 marzo 1302 la sua pena è commutata in contumacia in quella di morte. L’esilio • Partecipa ai tentativi di rientro a Firenze da parte dei bianchi esiliati, poi, sperando nella mediazione del nuovo papa Benedetto XI, fa “parte per se stesso”. • 20 luglio 1304: non partecipa alla disastrosa battaglia della Lastra, in cui i fuorusciti sono sconfitti duramente. 1305-1312 • 1305: estensione della condanna ai figli. – Dante vuol dimostrare il proprio genio ai fiorentini con le opere letterarie • 1305-1306: “come sa di sale lo pane altrui”… – è ospitato a Treviso, Padova, Venezia, Casentino, Lunigiana… Scrive l’Inferno, il Convivio (1304-07) • 1307-11:IN TOSCANA – è a Poppi da Guido di Battifolle (1308 Purgatorio) • 1310: – discesa in Italia di Arrigo VII di Lussemburgo. Dante spera in una restaurazione imperiale e si reca a Milano per rendergli omaggio. Teoria dei DUE SOLI (1310-11 Epistole ai pricipi italiani, ad Arrigo, contro i Fiorentini) • 1313: morte di Arrigo e delusione di Dante 1312-1321 • • • • • • • 1312-1318: con i figli Jacopo e Pietro si rifugia a Verona, ospite di Cangrande della Scala – 1315: umiliante proposta di amnistia da parte del Comune di Firenze. Dante dovrebbe pagare una multa e riconoscersi colpevole in atto di penitente, ma rifiuta con l’Epistola all’amico fiorentino; viene proclamato ribelle con la conferma della condanna a morte Diffusione di Inferno e Purgatorio 1313-18: Monarchia Dante lavora al Paradiso (1316 Epistola dedicatoria a Cangrande) 1318: è a Ravenna da Guido Novello da Polenta 1319-20 scrive le Egloge, la Quaestio de situ et forma aquae et terrae Rientrato da una missione diplomatica a Venezia, contrae febbri malariche e muore a Ravenna il 14 settembre 1321. Viene sepolto nella chiesa di S.Piero Maggiore, divenuta oggi S.Francesco. Amore-odio: indissolubilmente legato alla città, di cui però deve constatare l’ingratitudine Dante e Firenze 1265- maggiogiugno:nasce a Firenze A Bologna? 1301 È ambasciatore presso papa Bonifacio Carlo di Valois entra a Firenze 1285 sposa Gemma Donati Tenzone con Forese 1289 Campaldino 1295 Carriera politica 1300 È priore 1302 È processato e condannato in contumacia 1321 Muore a Ravenna Purgatorio 1308 Paradiso 1316 Vita Nuova 1274:primo incontro con Beatrice 1290 muore Beatrice Esilio: a Forlì, poi in varie corti italiane, in particolare Verona e Ravenna Convivio, De Vulgari eloq. Inferno 1283: secondo incontro con B: Vedi libro pag.352 Cronologia delle opere di Dante 1302esilio Vedi libro pag.350-351 La “biblioteca” di Dante • Inferno IV (biblioteca “pagana”): – Virgilio Orazio Ovidio Lucano Cicerone Aristotele (in latino) • Paradiso X (biblioteca cristiana): – Tommaso, Alberto Magno, Boezio – Isidoro di Siviglia, Paolo Orosio, Graziano, etc – Agostino • Scuole religiose di Firenze. » Domenicani (S.M.Novella- Aristotele, Tommaso) » Francescani (Santa Croce- Gioacchino da Fiore) » Agostiniani (Santo Spirito- Agostino) La teorizzazione dell’uso del volgare De vulgari eloquentia – Illustra una tradizione poetica all’interno della quale egli si colloca – Crea la prima storia della letteratura in volgare e un CANONE degli autori – Usa consapevolmente il volgare per elargire il sapere a un più vasto pubblico, contro la tradizione dell’epoca che vedeva nel latino la lingua della cultura La vita nuova Libello -1292 \ 93 42 capitoli 31 testi poetici (25 sonetti, 5 canzoni, 1 ballata) prosimetron autobiografia Raccoglie rime precedentemente composte, assemblate in una cornice narrativa da parti in prosa Come il De consolatione philosophiae di Boezio autoesegesi Trasfigurazione e idealizzazione degli avvenimenti biografici, interpretati in chiave simbolica Rielaborazione personale delle teorie stilnovistiche tipizzazione Mediante la numerologia paradigmaticità Da Guinizzelli: il tema del saluto-salute e della loda Da Cavalcanti: la fenomenologia d’amore e la sofferenza amorosa Il saluto Dispensa salus (grazia e salvezza eterna) Infonde sentimenti di carità e umiltà, prefigurando la beatitudine celeste Trasforma l’amore terreno in mezzo per avvicinarsi a Dio Quando Beatrice nega il saluto a Dante non rimane che la lode di lei La loda Stilo de la loda →Donne ch’avete intelletto d’amore L’amore non è brama di essere corrisposti ma gioa nel semplice lodare la perfezione di lei Dio stesso ha mandato Beatrice “da cielo in terra a miracol mostrare” quindi a differenza di Guinizzelli Dante non deve giustificarsi per le lodi che le tributa Amore non solo ha la sua sede naturale nel cuore gentile ma si identifica con esso: VEDI AMORE E ‘L COR GENTIL SONO UNA COSA Dante • L’amore regna guidato da ragione che giustamente impone di amare una donna perfetta intermediatrice con Dio Cavalcanti • L’amore è passione sconvolgente che coinvolge anima sensitiva e intellettiva e non è razionale Il progressivo distacco di Dante da “lo primo del li suoi amici” è sancito nel Canto X dell’Inferno, dove Dante incontra Cavalcante Cavalcanti fra gli eretici negatori dell’immortalità dell’anima, e getta un’ombra di ateismo anche sul figlio Vita nuova: giovinezza rinnovata dall’amore per BEATRICE • DANTE incontra Beatrice a nove anni, e la rivede nove anni dopo; lei lo saluta • Per nascondere il suo amore ricorre per due volte all’espediente della donna-schermo; ha fama così di amante volubile e Beatrice gli nega il saluto • Dante decide di amarla solo attraverso la loda • Presagi che alludono alla morte di Beatrice, che poi avviene • Dante chiude l’opera dicendo che non parlerà più di lei fino a quando non potrà dirne “quello che mai non fue detto di alcuna” Vita nuova Pitagora • Primo incontro a Cabala Nove anni (la rivede dopo altri Nove) • RITRATTO di Nomen omen Nomina sunt consequentia rerum Beatrice Cap 1.2. Sul libro a pag 35558 Isidoro di Siviglia Etymologiae Liber Numerorum Interpretatio nominis • Abbigliamento • angelicazione Sanguigno colore, umile onesto nobilissimo, convenienza (dignitas) Angiola giovanissima, “filia Dei” (Omero, Iliade XXIV) Capitolo III • 2° incontro con Beatrice, 1283 • Saluto della donna • Isolamento del poeta nella propria camera • Sogno-profezia • Sonettoepistola in versi Saluto=salute > salus=salvezza Beatrice speculum Christi Agens> il poeta è solo oggetto dellla sua azione Amore nutre la donna col cuore del poeta poi se ne va con lei verso il cielo salutatio Ne la prima delle ultime nove ore de la notte A ciascun'alma presa, e gentil core, nel cui cospetto ven lo dir presente, in ciò che mi rescrivan suo parvente salute in lor segnor, cioè Amore. Già eran quasi che atterzate l'ore del tempo che onne stella n'è lucente, quando m'apparve Amor subitamente cui essenza membrar mi dà orrore. Allegro mi sembrava Amor tenendo meo core in mano, e ne le braccia avea madonna involta in un drappo dormendo. Poi la svegliava, e d'esto core ardendo lei paventosa umilmente pascea: appresso gir lo ne vedea piangendo. Capitolo XVIII XVIII. Con ciò sia cosa che per la vista mia molte persone avessero compreso lo secreto del mio cuore, certe donne, le quali adunate • Materia del s'erano, dilettandosi l'una ne la compagnia de l'altra, sapeano bene lo mio cuore, però che ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte; comporre: “sempre mai ed io passando appresso di loro, sì come da la fortuna menato, fui chiamato da una di queste gentili donne. … una, volgendo li suoi quello che occhi verso me e chiamandomi per nome, disse queste parole: «A fosse loda che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la di questa gentilissima” sua presenza? Dilloci, ché certo lo fine di cotale amore conviene che (cap XVIII) sia novissimo». … Allora dissi queste parole loro: «Madonne, lo fine del mio amore fue già lo saluto di questa donna, forse di cui voi intendete, ed in quello dimorava la beatitudine, ché era fine di tutti li miei desiderii. Ma poi che le piacque di negarlo a me, lo mio segnore premessa Amore, la sua merzede, ha posto tutta la mia beatitudine in quello che non mi puote venire meno». … questa donna che m'avea prima parlato, queste parole: «Noi ti preghiamo che tu ne dichi ove sia questa tua beatitudine». … E però propuosi di prendere per matera de lo mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima; e pensando molto a ciò, pareami avere impresa troppo alta matera quanto a me, sì che non ardia di cominciare; e così dimorai alquanti dì con disiderio di dire e con paura di cominciare Donne ch’avete: lo “stilo de la loda” Cap XIX • Donne ch'avete intelletto d'amore, i' vo' con voi de la mia donna dire, non perch'io creda sua laude finire, ma ragionar per isfogar la mente. Io dico che pensando il suo valore, Amor sì dolce mi si fa sentire, che s'io allora non perdessi ardire, farei parlando innamorar la gente: E io non vo' parlar sì altamente, ch'io divenisse per temenza vile; ma tratterò del suo stato gentile a respetto di lei leggeramente, donne e donzelle amorose, con vui, ché non è cosa da parlarne altrui Guinizz.Io voglio del ver proemio Donne ch'avete intelletto d'amore pubblic o Donne ch’avete: lo “stilo de la loda” Cap XIX • Angelo clama in divino intelletto e dice: «Sire, nel mondo si vede maraviglia ne l'atto che procede d'un'anima che 'nfin quassù risplende». Lo cielo, che non have altro difetto che d'aver lei, al suo segnor la chiede, e ciascun santo ne grida merzede. Sola Pietà nostra parte difende, ché parla Dio, che di madonna intende: «Diletti miei, or sofferite in pace che vostra spene sia quanto me piace là ov' è alcun che perder lei s'attende, e che dirà ne lo inferno: «O malnati, io vidi la speranza de' beati». 2:lodi Qualità prodigiose di Beatrice Cap XIX Donne ch’avete: lo “stilo de la loda” 3 loda • Madonna è disiata in sommo cielo: or vòi di sua virtù farvi savere. Dico, qual vuol gentil donna parere Fa risaltare la vada con lei, chè quando va per via, gentilezza delle altre gitta nei cor villani Amore un gelo, per che onne lor pensero agghiaccia e Paralizza i pensieri dei cuori villani père; e qual soffrisse di starla a vedere Nobilita o “uccide” Guinizz: e no.lle po’ diverria nobil cosa, o si morria; appressar om che sia E quando trova alcun che degno sia vile di veder lei, quei prova sua vertute, ché li avvien ciò che li dona salute, e sì l'umilia ch'ogni offesa oblia. Ancor l'ha Dio per maggior grazia dato Guinizz.Ch’el fa de nostra fe’ che non pò mal finir chi l'ha parlato. se non la crede Null’om po’ mal pensar fin che la vede Cap XIX Donne ch’avete: lo “stilo de la loda” 4 loda descrizione • Dice di lei Amor: «Cosa mortale come esser pò sì adorna e sì pura?» Poi la reguarda, e fra se stesso giura che Dio ne 'ntenda di far cosa nova. Cavalcanti Color di perle ha quasi in forma, quale convene a donna aver, non for misura; ella è quanto de ben pò far natura; A simil di natura ben non tarda per esemplo di lei bieltà si prova. De li occhi suoi, come ch'ella li mova, escono spirti d'amore inflammati, che fèron li occhi a qual che allor la guati, e passan sì che 'l cor ciascun retrova: voi le vedete Amor pinto nel viso, là 've non pote alcun mirarla fiso. Donne ch’avete: lo “stilo de la loda” • Cap XIX Canzone, io so che tu girai parlando a donne assai, quand'io t'avrò avanzata. Or t'ammonisco, perch'io t'ho allevata per figliuola d'Amor giovane e piana, che là ove giugni tu dichi pregando: «Insegnàtemi gir, ch'io son mandata a quella di cui laude so' adornata». E se non vuoli andar sì come vana, non restare ove sia gente villana; ingègnati, se puoi, d'esser palese solo con donne o con omo cortese, che ti merranno là per via tostana. Tu troverai Amor con esso lei; raccomàndami a lui come tu dei. 5 congedo Cap XXVI • Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l'ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d'umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mòstrasi sì piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core, che 'ntender no la può chi non la prova: e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d'amore, che va dicendo a l'anima: «Sospira!» Amore e 'l cor gentil sono una cosa, sì come il saggio in suo dittare pone, e così esser l'un sanza l'altro osa com'alma razional sanza ragione Negli occhi porta la mia donna Amore, per che si fa gentil ciò ch'ella mira; ov'ella passa, ogn'om vèr lei si gira, e cui saluta fa tremar lo core Le Rime Dante Alighieri esordi • Rime di corrispondenza con amici: in particolare con Guido Cavalcanti, con Dante da Maiano, con Cino da Pistoia • Sonetto Guido i’vorrei La tenzone con Forese Donati • Tre coppie di sonetti (tre di Dante e tre di Forese) nei quali i due si scambiano insulti (topici) • Anteriore al 1296 anno della morte di Forese (fratello di Corso). Dante poi immagina di incontrare Forese nel Purgatorio, fra i golosi (un vizio che gli aveva rimproverato nella tenzone) e di ritrattare le accuse (palinodia) • Utilizza il registro comico e della invettiva che si sviluppo’ soprattutto nella poesia senese il cui più importante esponente è Cecco Angiolieri) • Plurilinguismo: Dante sperimenta diversi registri linguistici che utilizzera’ nella Commedia Chi udisse tossir la malfatata DANTE A FORESE 1 Chi udisse tossir la malfatata 2 moglie di Bicci vocato Forese, 3 potrebbe dir ch'ell'ha forse vernata 4 ove si fa 'l cristallo, in quel paese. 5 Di mezzo agosto la truovi infreddata: 6 or sappi che de' far d'ogni altro mese...; 7 e non le val perché dorma calzata, 8 merzé del copertoio c'ha cortonese. 9 La tosse, 'l freddo e l'altra mala voglia 10 no l'addovien per omor' ch'abbia vecchi, 11 ma per difetto ch'ella sente al nido. 12 Piange la madre, c'ha più d'una doglia, 13 dicendo: «Lassa, che per fichi secchi 14 messa l'avre' 'n casa del conte Guido». Ben ti faranno il nodo Salamone DANTE A FORESE 1 Ben ti faranno il nodo Salamone, 2 Bicci novello, e' petti de le starne, 3 ma peggio fia la lonza del castrone, 4 ché 'l cuoio farà vendetta de la carne; 5 tal che starai più presso a San Simone, 6 se tu non ti procacci de l'andarne: 7 e 'ntendi che 'l fuggire el mal boccone 8 sarebbe oramai tardi a ricomprarne. 9 Ma ben m'è detto che tu sai un'arte 10 che, s'egli è vero, tu ti puoi rifare, 11 però ch'ell'è di molto gran guadagno; 12 e fa sì, a tempo, che tema di carte 13 non hai, che ti bisogni scioperare; 14 ma ben ne colse male a' fi' di Stagno. Bicci novel, figliuol di non so cui DANTE A FORESE 1 Bicci novel, figliuol di non so cui 2 (s'i' non ne domandasse monna Tessa), 3 giù per la gola tanta roba hai messa 4 ch'a forza ti convien tòrre l'altrui. 5 E già la gente si guarda da lui, 6 chi ha borsa a lato, là dov'e' s'appressa 7 dicendo: «Questi c'ha la faccia fessa, 8 è piuvico ladron negli atti sui». 9 E tal giace per lui nel letto tristo, 10 per tema non sia preso a lo 'mbolare, 11 che gli appartien quanto Giosepp'a Cristo. 12 Di Bicci e de' fratei posso contare 13 che, per lo sangue lor, del malacquisto 14 sanno a lor donne buon' cognati stare. Le rime petrose • Un gruppo di canzoni tra cui 2 sestine • (forma praticata da Arnaut Daniel, “lo miglior fabbro del parlar materno” secondo Dante e l’unico che nella Commedia si esprime nella sua lingua, il provenzale) – Sono dedicate a una donna che ha il nome-senhal di Petra (per indicare la sua durezza, e il fatto che non corrisponde all’amore di Dante) – In esse D. sperimenta lo stile “aspro” con suoni duri,termini violenti o anche volgari, metafore tratte da campi semantici come la guerra, il cibo, i mestieri Così nel mio parlar vogl’i esser aspro XLVI"Canzone di sei stanze e congedo. Il poeta "armato" di poetica asprezza contro la donna-pietra aspra e crudele e contro Amore guerriero e feditore: ma è contesa impari, la morte è prossima, la vendetta un'illusoria speranza" (Davico Bonino). • Il pensiero d'Amore è così forte da rendere sempre meno efficace la difesa dei sensi, per cui il poeta teme di tradirsi e rivelare il suo sentimento; • il poeta ormai è atterrato da Amore e corre verso la morte, che non sarebbe atroce perché renderebbe vano il colpo doloroso inferto da Amore. • La donna dal cuore di pietra sa resistere agli assalti di Amore e della passione amorosa, ed anzi dà la caccia al poeta; • Amore divora l'innamorato e lo minaccia di morte con la spada, come è successo a Didone; • il poeta sogna violenta vendetta sulla donna e vorrebbe diviso a metà il duro cuore di lei. Così nel mio parlar voglio esser aspro 1a stanza • Così nel mio parlar voglio esser aspro Com'è ne li atti questa bella petra, La quale ognora impetra Maggior durezza e più natura cruda, E veste sua persona d'un diaspro Tal che per lui, o perch'ella s'arretra, Non esce di faretra Saetta che già mai la colga ignuda; Ed ella ancide, e non val ch'om si chiuda Né si dilunghi da' colpi mortali, Che, com'avesser ali, Giungono altrui e spezzan ciascun'arme: Sì ch'io non so da lei né posso atarme. 2a stanza • Non trovo scudo ch'ella non mi spezzi Né loco che dal suo viso m'asconda: Ché, come fior di fronda, Così de la mia mente tien la cima. Cotanto del mio mal par che si prezzi Quanto legno di mar che non lieva onda; E 'l peso che m'affonda è tal che non potrebbe adequar rima. Ahi angosciosa e dispietata lima Che sordamente la mia vita scemi, Perché non ti ritemi Sì di rodermi il core a scorza a scorza Com'io di dire altrui chi ti dà forza? 3a stanza • Che più mi triema il cor qualora io penso Di lei in parte ov'altri li occhi induca, Per tema non traluca Lo mio penser di fuor sì che si scopra, Ch'io non fo de la morte, che ogni senso Co li denti d'Amor già mi manduca: Ciò è che 'l pensier bruca La lor vertù sì che n'allenta l'opra. E' m'ha percosso in terra, e stammi sopra Con quella spada ond'elli ancise Dido, Amore, a cui io grido Merzé chiamando, e umilmente il priego: Ed el d'ogni merzé par messo al niego. 4a stanza • Egli alza ad ora ad or la mano, e sfida La debole mia vita, esto perverso, Che disteso a riverso Mi tiene in terra d'ogni guizzo stanco: Allor mi surgon ne la mente strida; E 'l sangue, ch'è per le vene disperso, Fuggendo corre verso Lo cor, che 'l chiama; ond'io rimango bianco. Elli mi fiede sotto il braccio manco Sì forte che 'l dolor nel cor rimbalza: Allor dico: "S'elli alza Un'altra volta, Morte m'avrà chiuso Prima che 'l colpo sia disceso giuso". 5a stanza • Così vedess'io lui fender per mezzo Lo core a la crudele che 'l mio squatra; Poi non mi sarebb'atra La morte, ov'io per sua bellezza corro: Ché tanto dà nel sol quanto nel rezzo Questa scherana micidiale e latra. Omè, perché non latra Per me, com'io per lei, nel caldo borro? Ché tosto griderei: "Io vi soccorro"; E fare'l volentier, sì come quelli Che nei biondi capelli Ch'Amor per consumarmi increspa e dora Metterei mano, e piacere'le allora. 6a stanza • S'io avessi le belle trecce prese, Che fatte son per me scudiscio e ferza, Pigliandole anzi terza, Con esse passerei vespero e squille: E non sarei pietoso né cortese, Anzi farei com'orso quando scherza; E se Amor me ne sferza, Io mi vendicherei di più di mille. Ancor ne li occhi, ond'escon le faville Che m'infiammano il cor, ch'io porto anciso, Guarderei presso e fiso, Per vendicar lo fuggir che mi face; E poi le renderei con amor pace. - congedo • Canzon, vattene dritto a quella donna Che m'ha ferito il core e che m'invola Quello ond'io ho più gola, E dàlle per lo cor d'una saetta, Ché bell'onor s'acquista in far vendetta. Il FIORE • Attribuito a Dante, è la traduzione rimaneggiata di un poemetto allegorico (il ROMAN DE LA ROSE) in cui si rappresenta il processo dell’amor cortese fino alla conquista vera e propria della donna, che si concede • 232 sonetti tutti con lo stesso schema La sestina - l’imitatio arnautiana Al poco giorno e al gran cerchio d’ombra son giunto, lasso, ed al bianchir de’ colli, quando si perde lo color ne l’erba: e ’l mio disio però non cangia il verde, sì è barbato ne la dura petra che parla e sente come fosse donna. Similemente questa nova donna si sta gelata come neve a l’ombra: ché non la move, se non come petra, il dolce tempo che riscalda i colli e che li fa tornar di bianco in verde perché li copre di fioretti e d’erba. Quand’ella ha in testa una ghirlanda d’erba, trae de la mente nostra ogn’altra donna: perché si mischia il crespo giallo e ’l verde si bel, ch’Amor lì viene a stare a l’ombra, che m’ha serrato intra piccioli colli più forte assai che la calcina petra. La sua bellezza ha più vertù che petra, e ’l colpo suo non può sanar per erba. ch’io son fuggito per piani e per colli, per potere scampar da cotal donna; e dal suo lume non mi può far ombra poggio né muro mai né fronda verde. . Io l’ho veduta già vestita a verde, sì fatta ch’ella avrebbe messo in petra l’amor ch’io porto pur a la sua ombra: ond’io l’ho chesta in un bel prato d’erba innamorata com’anco fu donna, e chiuso intorno d’altissimi colli. Ma ben ritorneranno i fiumi a’ colli, prima che questo legno molle e verde s’infiammi, come suol far bella donna, di me; che mi torrei dormire in petra tutto il mio tempo e gir pascendo l’erba, sol per veder do’ suoi panni fanno ombra. Quantunque i colli fanno più nera ombra, sotto un bel verde la giovane donna la fa sparer, com’uom petra sott’erba Il Convivio il De vulgari eloquentia il Monarchia Dante Alighieri Dopo la morte di Beatrice • Dante si dedica agli studi filosofici (De consolatione philosophiae di Boezio) • Compone canzoni allegoricodottrinali per la donna gentile (allegoria della filosofia) – Alcune di queste canzoni furono successivamente commentate da Dante stesso nel Convivio Autoesegesi, come in Vita Nuova Convivio Divulgare il sapere per le nuove classi sociali (BORGHESI) • 1304\06 primi anni di esilio • enciclopediail banchetto del sapere – Commento a canzoni dottrinali che trattavano grandi questioni filosofiche: ma è interrotto al 4° libro poiché Dante si dedica alla Commedia LEGGI il testo di pag. 386\889 e quello di pag.397\400 tutti gli uomini hanno fame del sapere come del cibo: Dante, che ha partecipato al banchetto di grandi sapienti, può offrire a coloro che non hanno il tempo o gli strumenti per costruire la propria educazione, almeno le briciole della sapienza filosofica De vulgari eloquentia • 1304\07 per approfondire le teorie linguistiche accennate nel trattato • Incompiuto In latino: perché si rivolge ai “literati” – Circolò pochissimo, si diffuse solo nel Cinquecento e ne abbiamo 3 soli esemplari 4 libri: ma ne scrisse solo 1 e mezzo I° libro: teoria del linguaggio: •Lingua volgare naturale (materna), segue l’uso, è variabile •“Gramatica”: il latino (lingua convenzionale e immutabile “inventata” per ovviare alle difficoltà di comprensione causate dalle lingua naturali •Dopo la distruzione della Torre di Babele gli uomini, che prima parlavano tutti l’ebraico, svilupparono diverse lingue Teoria degli stili e congruenza materia-stile I volgari italiani • Li analizza per individuare il volgare adatto alla lirica di argomento elevato (VOLGARE Cardinale ILLUSTRE) Aulico Non la lingua italiana da “parlare “ ma il linguaggio della poesia Punto di riferimento di tutte le lingue municipali Sarebbe proprio della reggia, se ci fosse Curiale Poiché in Italia non vi è una corte nazionale, il linguaggio della corte e’ quello usato da tutti i grandi poeti (corte di intellettuali) Dedicato alla riflessione sulla politica e sul potere Monarchia Tema: la necessità dell’impero universale a garanzia della pace e della giustizia • Composto forse nel il rapporto tra i poteri universali (papato e 1313 impero) • In latino • 3 libri Ogni ente creato ha un suo fine ultimo dipendente dalla sua natura (teleologismo- Aristotele) Natura umana: duplice (anima, immateriale\immortale; corpo materiale\mortale) Fine dell’anima: la salvezza eterna Ad essa ci guida la Chiesa e il papa fine del corpo: la vita ordinata e pacifica in società, secondo giustizia ad essa ci guida l’imperatore La teoria dei due soli • Tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento si riaccende il conflitto tra i poteri universali, papato e impero (entrambi in declino poiché stanno emergendo le monarchie nazionali) • Teoria teocratica: • il potere supremo è del Papa (Sole) diretto emissario di Cristo sulla terra • L’imperatore deriva il suo potere dal papa che glielo concede (come la luna, è illuminato di luce riflessa) • Teoria di Dante: • Impero e papato sono entrambi soli, e il loro potere deriva direttamente da Dio che li ha preposti ciascuno al raggiungimento di uno dei fini propri dell’uomo Dimostrazione della indipendenza del potere dell’impero da quello del Papa 410 sacco di Roma (ALARICO) Agostino De civitate Dei: l’impero terreno dei Romani non è una istituzione essenziale per l’uomo • Dante ≠ Cristo : “Date a Cesare quel che è di Cesare” Vedi Paradiso, canto 6° Dio stesso ha promosso provvidenzialisticamente la nascita dell’Impero Romano L’impero preesiste alla Chiesa Cristo è nato durante il periodo di massima fioritura dell’Impero, sotto Augusto Cristo ha voluto che la sua condanna fosse sancita da un tribunale dell’impero (Pilato) legittimandolo Leggi il testo di pag 409\11