CASTELNUOVO DELLA DAUNIA
Cenni Storici
Nome originario del paese fu Castrum Sclavorum o Cstelluccio de’ Sclavis, in quanto fu fondato
dagli Schiavoni , popolazioni slave che, provenendo dall’Illiria (l’attuale Dalmazia, nella Penisola
balcanica), approdarono sulle coste pugliesi in tre ondate successive nel 642, nell’871 e nel 926.
Spingendosi nell’interno in scorrerie banditesche, alcuni gruppi di Schiavoni raggiunsero la nostra
zona, coabitando pacificamente con una comunità italo-greca già presente sul posto. Da quella
fusione nacque il nostro abitato, uno dei tanti borghi fortificati da mura (castra), edificati in quei
frangenti sui colli del nostro Subappennino .
Nell’ XI secolo il paese appartenne a Rogerio de’ Parisio, cui si deve probabilmente la costruzione
del palazzo baronale (oggi sede del Municipio).
Dai de’ Parisio il paese passò poi a Roberto II Conte di Loritello (Rotello), che, nel 1118, lo donò
con altri sui ben al Vescovo di Bovino.
Nel 1187 appartenne a Guglielmo Borrello,mentre è incerta la notizia che i Lombardo, Conti di
Troia e e di Gambatesa ebbero il nostro paese intorno al 1200.
Nel 1273 appartenne ai d’Alemagna, per passare ai d’Acerno nel 1291 e tornare nuovamente al
d’Alemagna, nel 1352.
Signore del paese fu, nel 1400, Ursillo Minatolo. Il paese passò infine nelle mani dei potenti de’
Sangro, sotto i quali dvenne marchesato, mutando il suo nome originario in Castelnuovo, e ai quali
appartenne fino alla emanazione delle leggi eversive dell feudalità, nel 1806.
Tra il 1468 ed il 1476 si riversò nell’abitato un cospicuo numero di profughi albanesi, sfuggiti ai
massacri compiuti nella loro terra dai Turchi. Tra differenze e continui episodi di insofferenza, la
difficile coesistenza di questi profughi con la nostra comunità si protrasse sin oltre i primi decenni
del 1500, quando gl Albanesi abbandonarono il nostro abitato per popolare il vicino casale che da
esso dipendeva, riportando negli antichi documenti come Sanctus Petrus de Castelluccio, diventato
poi Casalvecchio di Puglia.
Il 18 Aprile 1863, infine, il paese acquisì il nome odierno su decisione del nostro Consiglio
Comunale, che volle distinguerlo dai molti omonimi Comuni entrati a far parte dell’entità nazionale
da poco acquisita aggiungendo a Castelnuovo la denominazione della Daunia.
L’ariosa disposizione dell’abitato, con le larghe strade, la vasta piazza centrale e gli ampi spazi di
Largo Imbriani e Piazza Canelli, differenziano profondamente il nostro paese da quelli viciniori dei
colli dauni. Sono proprio questi slarghi, così insoliti in un paese, che, dando respiro alle ripide
viuzze del centro storico, addolciscono il dislivello della collina e diventano elemento aggregante e
distintivo dei tre principali quartieri dell’abitato: la Villa, Piazza Plebiscito e Piano della Maddalena.
A larghe strade facevano da cornice, già in passato, belle case e palazzi signorili, che
sottolineavano, con il ricco patrimonio d’arte delle nostre Chiese, il grado di civiltà degli abitanti.
Castelnuovo è stato, da sempre, sede di Mandamento. Vi operavano il Regio Giudice e vi
funzionavano la Mastrodattìa (Ufficio Notarle) e la Bagliva, che si interessava delle cause civili
minori, riguardanti le contravvenzioni al Bandi Baglivari e le pene pecuniarie per danni arrecati da
persone e da animali.
Già nel 1551 esistevano in paese ospedali, e nel 1883 funzionavano 8 Scuole Municipali Primarie, 4
maschili e 4 femminili, frequentate da circa 400 alunni. Sul finire del 1800 gli agricoltori del posto
potevano usufruire di un Monte Frumentario, per ottenere sementi o prestiti in denaro; funzionava
altresì una Campagna Assicurativa per la tutela delle colture contro grandine e incendi.
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Cosa visitare
C HIESA
DI
M ARIA SS.
DELLA
S TELLA
Rustica chiesetta dedicata a Maria SS. della Stella, eretta in località “Strettola”, quale protettrice
dei campi e delle messi.
La presenza della chiesetta eretta alla Madonna in mezzo ai campi, la festa a Lei dedicata, nella
seconda domenica di Maggio, l’usanza delle “compagnie” di fedeli che si recavano alla chiesetta a
piedi, salmodiando, attraverso i campi, la sagra di squisito sapore contadino, che si teneva in
occasione della festa e che si concludeva con la suggestiva gara “dei sette solchi o degli
importatori”, sono tutti elementi che concorrono a fare della Madonna della Stella la Patrona dei
nostri campi.
Sono motivi, altresì, che richiamano alla mente un’antichissima festa liturgica a carattere agricolo,
celebrata in Oriente e legata al nome di Maria, invocata con il titolo di Nostra Signora delle Spighe.
È significativo il fatto che questa ricorrenza cadesse il 15 Maggio, in quanto la nostra Madonna
della Stella è venerata proprio nella seconda domenica di Maggio.
C HIESA
DELLA
M ADONNA I NCORONATA
Eretta nel 1703, venne consacrata nel 1717 dal Cardinale Orsini Arcivescovo di Benevento, come
ricordano le due epigrafi nei pressi dell’altare maggiore.
Vi si conservano una bella statua lignea della Madonna Incoronata, degli inizi del XVIII secolo, la
grande pala raffigurante la “Vergine Incoronata Regina tra i santi Donato Vescovo e Filippo Neri”,
del 1707, e la pala de “Il Sangue Sparso”, anch’essa dei primi anni del 1700.
C HIESA M ATRICE
E’ intitolata a Maria SS. della Murgia, Protettrice del paese.
La sua costruzione ha avuto inizio nell’anno 1199, come riporta l’epigrafe in caratteri beneventani
collocata nel transetto di sinistra, a lato dell’accesso alla sagrestia. La struttura della Chiesa ha
subito nel tempo profonde trasformazioni, ingrandendosi di pari passo con lo sviluppo dell’abitato.
Murato l’originario portale del sec. XIII, nel secolo successivo ne fu aperto un altro sul fianco
destro, e venne innalzata la massiccia torre campanaria.
Alla base della stessa, una bella epigrafe accenna al “ venerabile Vescovo Rainaldo”, che resse le
Diocesi di Volturara, di cui il nostro paese faceva parte, nel 1300.
Interessanti sono il bel ciborio in pietra, del 1532, la fastosa Cappella intitolata alla Protettrice del
paese, con stucchi del XVII secolo, la Cappella della Famiglia Tomacelli, con relativo cenotafio, del
1697, l’organo con balaustra e cantorìa, degli inizi del ‘600, la statua lignea del beato Urbano V
Papa, di fine XVI secolo, il Crocefisso del XIV secolo e diverse belle tele, databili tra il XVII ed il
XVIII secolo.
C HIESA
DI
S AN N ICOLA V ESCOVO
Ricostruito nei secoli XVII - XVIII sui resti di una chiesa preesistente, il sacro edificio è
caratterizzato da un timpano curvilineo e da un agile campanile.
Sobrio l’interno, a navata unica, con volte a crociera sorrette da pilastri.
Pregevoli sono la tela raffigurante i santi “Biagio , Nicola e Antonio Abate”, databile fine XVII, inizi
XVIII secolo, la statua lignea della Madonna Addolorata, del XVIII secolo, e la statua a conocchia d
San Nicola Vescovo, sempre del XVIII secolo.
C HIESA
DELLA
M ADDALENA
E
C ONVENTO
DEI
F RATI M INORI
Vennero eretti nel 1579 grazie alla munificenza di don Francesco de’ Sangro, marchese di
Castelnuovo. Lo stemma araldico della famiglia campeggia ancora oggi sulla cornice del quadro
raffigurante la “Madonna con la Maddalena e il beato Oderisio de’ Sangro”, posto nell’abside, e sui
peducci della volta che sovrasta l’altare maggiore.
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Nel corso del ‘700 le volte della chiesa persero l’originaria semplicità delle loro linee, arricchendosi
di motivi ornamentali a stucco che simboleggiano quanto fulgida e copiosa sia stata nei secoli la
gloria dei de’ Sangro.
Di rilievo sono il ricco portale, proveniente dal dirupo Convento di San Matteo in Scurgola l’organo
con balaustra finemente decorata, del 1703, la statua lignea dell’Immacolata Concezione del 1763,
opera di Paolo Saverio Di Zinno, diverse tele di Benedetto Brunetti, databili tra il 1680 ed il 1685,
ed altri interessanti dipinti del ‘600 e del ‘700. Di rilievo sono anche il bel chiostro cinquecentesco
con la grande cisterna, e la sala “G.B.Trotta”, al piano superiore del convento, dove è esposta
tutta una serie di arredi sacri databili fine ‘600, inizi ‘900, e dove hanno trovato collaborazione
alcune tele del ‘700 e due ricchi reliquiari dei secoli XVII – XVIII.
I M ONTI D AUNI
I Monti Dauni sono un ambiente ricco e prezioso sia per il visitatore occasionale che per chi vi
abita. L’origine geologica ha condizionato l’aspetto morfologico di questa parte della catena
appenninica, formata da rilevi dolci e arrotondati e da vallate a V disegnate dai corsi d’acqua, che
conseguentemente ha contribuito allo svilupparsi di numerosi borghi e di attività legate alla
pastorizia e all’agricoltura.
Chi percorre il territorio dei Monti Dauni può vedere alternarsi campi coltivati, uliveti, colline
ricoperte da rigogliose foreste, corsi d’acqua, dirupi e ancora casali, torri, zone di scavo
archeologico, castelli e meravigliosi borghi ricchi di storia e tradizioni, alcuni dei quali fanno parte
dei “Borghi più Belli d’Italia” (Alberona; Bovino; Pietramontecorvino; Roseto Valfortore), mentre
altri hanno ricevuto il riconoscimento di “Bandiera Arancione” (Alberona; Sant’Agata di Puglia),
importante marchio di qualità turistico-ambientale del Touring Club Italiano destinato alle piccole
località dell'entroterra che si distinguono per l’eccellenza dell’offerta e per l'accoglienza di qualità.
Il rapporto tra uomo e ambiente è alla base dello sviluppo di questa terra che ha molto da
raccontare attraverso le sue tradizioni e la sua cultura gastronomica.
S TORIA
E CULTURA
La naturale ricchezza delle terre di Daunia non si compone soltanto di lunghe coste affacciate
sull’Adriatico, vallate e montagne verdissime solcate da fiumi e rigogliose fonti d’acque sorgive.
Questi luoghi custodiscono e preservano anche i tesori di un passato fatto di secoli di storia, culla
di popoli di un tempo lontano, che si sono avvicendati influenzando le origini della cultura, delle
tradizioni e delle architetture che oggi caratterizzano i Monti Dauni.
Grazie all’archeologia e agli scavi presso importanti siti come il Parco archeologico di Ascoli
Satriano, si sono potute ricostruire le antiche origini di questi luoghi e dei suoi abitanti. Senza
dimenticare l’importante funzione dei musei come ad esempio quelli di Bovino, Ascoli Satriano,
Troia, Pietramontecorvino, che custodiscono un ricco patrimonio di reperti testimoni di varie
epoche.
L’ERA DEI DAUNI
Verso la fine secondo millennio a.C. in diverse ondate migratorie, approdarono in Italia, gli
Iapigini, popolazione di origine illirica (attuale Albania). Alcuni di essi si stabilirono nelle terre site
tra la Puglia settentrionale e l’area molisana circoscritta dai fiumi Biserno e Ofanto. Mescolandosi
alle genti locali questi diedero vita alla civiltà dei Dauni, dedita alla pastorizia e all’agricoltura,
all’artigianato sia del ferro che della ceramica, senza dimenticare l’arte della guerra e lo spiccato
culto dei morti. Nacquero i primi nuclei urbani che determinarono lo spostamento dalle grotte ai
villaggi, sorti solitamente su zone naturalmente difese, in cui iniziarono a delinearsi le prime
fortificazioni. Differentemente dalle altre popolazioni di origine illirica, stanziatesi nel meridione di
Italia, i Dauni risentirono meno dell’influenza della Magna Grecia che dominava il Mediterraneo tra
il VIII e VII secolo a. C, rimanendo sostanzialmente indipendenti culturalmente e politicamente,
fino all’epoca romana.
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IL PERIODO ROMANO
Verso il III secolo a.C. l’Italia meridionale era preda delle lotte espansionistiche tra i Sanniti e i
Romani. Ormai forti di una certa solidità economica e politica, i membri dell’aristocrazia dauna
decisero di allearsi a Roma ritenendola più sicura garanzia per mantenere la propria identità alla
fine degli scontri. L’alleanza con Roma venne rinnovata durante le guerre puniche, quando la
Daunia si era ritrovata ad essere teatro di scontro con i Cartaginesi. Di tali lotte rimase storia la
violenta battaglia di Canne, combattuta nel 216 a.C. sull’Ofanto. Secondo alcuni studiosi la
battaglia di Canne fu invece combattuta proprio nel territorio dei Monti Dauni e precisamente sulle
rive del fiume Fortore, tra Castelluccio Valmaggiore e Carlantino. Quando la guerra finì con la
vittoria di Roma, la Daunia nonostante l’alleanza stretta per proteggere la propria autonomia,
progressivamente divenne a tutti gli effetti una colonia romana. Tale stato di dipendenza iniziò a
delinearsi chiaramente nell’architettura e struttura urbanistica. Furono costruite ville e acquedotti,
frutto della municipalizzazione, di cui oggi ancora se ne possono apprezzare alcuni interessanti
ruderi, mentre le aree agricole invece furono delimitate secondo la centuriazione romana. Lo
sviluppo della viabilità, inoltre, influenzò l’economia regionale mettendo per la prima volta in
collegamento i nuclei urbani costieri a quelli più interni dedicati ai pascoli, prima tramite la Via
Appia, lungo il percorso Roma - Brindisi poi con la Via Traiana, lungo il percorso Benevento –
Brindisi. Dopo tre secoli di occupazione romana, la Daunia adattasi a servire ai bisogni romani
perse l’identità e la solidità economica di un tempo.
IL MEDIOEVO
Durante l’epoca medioevale la Daunia iniziò un cammino di rinnovamento e rinascita economica
oltre che di metamorfosi del paesaggio e dell’architettura urbana. La venuta dei Normanni, attorno
all’anno 1000, determinò la crescita delle città fortificate, la nascita dei primi borghi medioevali,
come Pietramontecorvino e lo sviluppo di un’economia basata sull’intensificazione della produzione
agricola e della pastorizia, sullo sfruttamento delle risorse boschive ed infine sul rilancio dello
scambio commerciale approfittando della rete viaria di epoca romana. Venne introdotto il sistema
feudale e le terre furono divise in contee. In seguito, subentrato al potere Federico II di Svevia,
durante il 1200, si cercò di riportare i vari feudi sotto il controllo centrale del regnante,
combattendo i tentativi di autonomia ma al contempo mantenendo il rispetto delle caratteristiche e
consuetudini locali dei territori. Fu opera di Federico II anche la ristrutturazione, recupero ed
ampliamento dei castelli normanni, come l’imponente Castello di Sant’Agata, al fine di renderli oltre
che luoghi difensivi anche dimore aristocratiche. Disciplinò, inoltre, l’organizzazione delle masserie
disseminate nelle campagne al servizio delle aree più interne. In questo periodo iniziò a diffondersi
il filone artistico del “romanico pugliese”, uno stile innovativo di cui è testimone, fra le altre, la
Cattedrale di Troia.
MANFREDI E GLI ARAGONESI
La dinastia Sveva non riuscì a mantenere la sovranità. Il figlio Manfredi, succeduto a Federico II
nel 1258, fu sconfitto da Carlo D’Angiò, sostenuto dal Papato, che divenne il nuovo regnante
infliggendo un pesante sistema fiscale al popolo conquistato. Succeduto al padre, Carlo II, si
distinse per la liberazione di Lucera dalla minaccia dei saraceni e fu fautore di un nuovo momento
di sviluppo, introducendo nel territorio le colonie provenzali che ebbero l’effetto di ripopolare le
città. Ancora oggi è forte l'influenza di quel passato, in particolare nei comuni di Faeto e di Celle di
San Vito. Questi comuni infatti sono "isole linguistiche", dove le popolazioni conservano tuttora nel
proprio dialetto la lingua francoprovenzale parlata dai loro fondatori. Dopo circa duecento anni,
anche la dinastia angioina dovette cedere il passo. Il 1442 segnò il regno di Alfonso d’Aragona sul
Tavoliere che si caratterizzo per lo sviluppo di attività economiche e mercantili legate ai pascoli e
alla transumanza. Istituì infatti, la “Dogana delle pecore” prima a Lucera e poi più strategicamente
a Foggia, che prevedeva una tassa a tutti i pastori che recavano le proprie greggi nel Tavoliere.
Non si trattò solamente di una riforma degli aspetti organizzativi e fiscali, ma costituì una
riorganizzazione globale del territorio che ripristinò i tratturi, predispose i tratturelli, riposi e bracci
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che andavano a costituire circa trenta chilometri di percorso lungo il quale si svolgevano tutte le
attività legate transumanza.
L’ETA’ MODERNA
Con l’Età Moderna ci fu una nuova lotta tra stranieri per il dominio del regno: Spagna, contro
Francia. Scontro, teatro della famosa Disfida di Barletta del 1503, fu vinto dalla fazione spagnola,
dominio della Puglia, sancito dal trattato delle Due Dame del 1529. La lunga campagna di battaglie
causò un profondo impoverimento dovuto alla politica fiscale sempre più pesante. Povertà e
malcontento dominarono a lungo la scena risentendo dei moti di Masaniello a Napoli nel 1647 e
1648, ma ogni tentativo di rivolta fu represso. Nel XVIII secolo si consolidò su tutto il territorio la
borghesia e nel 1734 il Regno di Napoli passò ai Borboni che costruirono nuove strade e porti
dando inizio alla ripresa economica che continuò nel periodo napoleonico (1806-1815) grazie ad
importanti riforme come l'abolizione del feudalesimo, la ristrutturazione dei latifondi e una più
adeguata distribuzione delle terre pubbliche. Con la Restaurazione e il ritorno dei Borboni, nacque
il fenomeno del brigantaggio e si diffusero le idee risorgimentali. Nel 1860 il re Francesco II delle
Due Sicilie cadde sotto l'impeto garibaldino e la Puglia fu annessa al regno d'Italia.
C IVILTÀ
RURALE
I riti e le tradizioni sono il modo con cui il territorio comunica la propria anima.
L’anima dei Monti Dauni è straordinariamente ricca di memorie e rituali che uniscono il sacro ed il
profano, cultura popolare e religiosa, superstizioni e leggende, influenzando le abitudini di vita, i
metodi di produzione e di allevamento. Un’occasione ideale per vivere e respirare questa identità
è partecipare a qualche evento tradizionale come il pellegrinaggio alla Madonna dell’Incoronata, o
visitando il Santuario di Valleverde, oppure partecipando ai riti pasquali delle processioni e le
rappresentazioni della settimana santa, o ancora emozionandosi ascoltando le parole della canzone
Tu Scendi Dalle Stelle che Sant’Alfonso scrisse durante un soggiorno in questi luoghi.
A questa miscela di usanze e costumi è da aggiungere il fenomeno della transumanza, che fin dalle
origini della civiltà, ha caratterizzato ed influenzato le abitudini e gli stili di vita del luogo, come
naturale sviluppo economico della morfologia del territorio. La memoria storica e le tradizioni,
inoltre, hanno risentito anche di un fenomeno appartenente alla storia più contemporanea del
Meridione, il brigantaggio.
LA TRANSUMANZA
Fin dalla preistoria l’attività produttiva ed economica del territorio è stata incentrata
particolarmente sulla pastorizia più che sull’agricoltura, per poi evolversi anche nel commercio della
lana, durante l’età medioevale.
La morfologia del territorio ha sempre costituito, un perfetto habitat per il fenomeno della
transumanza: pianure vicino a fonti saline ed estesi pascoli lontani dalle attività agricole, dove
stanziare il bestiame durante i rigidi inverni; monti ricchi di verdi pascoli, da risalire durante le
temperate primavere.
Con il susseguirsi delle epoche, questo fenomeno ha trasformato in parte l’aspetto del territorio
che via via si è arricchito di numerosi percorsi della migrazione stagionale delle greggi, i tratturi,
lungo i quali sono sorte architetture ed edifici di supporto per i pastori e le greggi: ricoveri, piccoli
insediamenti e villaggi, fattorie e masserie. Il tratturo Regio Pescasseroli - Candela è senza dubbio
una delle più importanti testimonianze della transumanza. Questa è una delle strade più antiche di
Italia e veniva sfruttata dai pastori per gli spostamenti dall'Abruzzo alle pianure della Puglia. Di
notevole importanza anche altri tratturi, come quelli di Castel di Sangro-Lucera, di BovinoCerignola e di Foggia-Castelluccio dei Sauri e quello di Celano - Foggia.
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IL BRIGANTAGGIO
Durante il processo di unificazione d’Italia il Mezzogiorno fu interessato dal fenomeno del
Brigantaggio, il fronte di insurrezione politica e sociale favorito dal governo pontificio e dai Borboni,
sorto per contrastare il nascente stato italiano e le sue pesanti misure amministrative e fiscali.
La tradizione e la fantasia popolare, fu chiaramente influenzata da questo significativo momento
storico sviluppando una ricca collezione di racconti mitici e fantastici legati alle figure dei briganti.
Avventurosi fuorilegge in lotta per difendere la povera gente dalle ingiustizie politiche e sociali dei
nuovi governanti. Spesso, nella realtà i briganti non erano altro che uomini privi di moralità, spinti
dall’interesse personale nel compiere ruberie e atti di brutale violenza, non solo contro i sostenitori
dello stato italiano, ma anche contro gli stessi contadini e abitanti che avrebbero dovuto
“difendere”.
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