Dal Rapporto ACS sulla libertà religiosa nel
mondo emergono gravi violazioni e soprusi in
moltissimi Paesi del mondo: il 70 della
popolazione mondiale vive in Paesi che
discriminano e perseguitano i fedeli.
La limitazione alla libertà di religione può
derivare da:
- Provvedimenti dei Governi e dei regimi
- Ostilità sociale della maggioranza nei confronti
della minoranza.
1. Gravi limitazioni alla libertà
religiosa: CUBA.
2. Limitazioni alla libertà
religiosa: MESSICO e
BOLIVIA.
3. Violenze da parte di
istituzioni: CUBA e
NICARAGUA.
• Cristiani: circa il 70% della popolazione.
• Principali limitazioni alla libertà religiosa : sorveglianza,
infiltrazione, pedinamento di religiosi e di laici, uso abusivo
dei meccanismi amministrativi (non concessi nuovi luoghi di
culto), controllo stampa e internet.
• Obbligo per le Chiese e i gruppi religiosi di iscrizione nel
Registro delle Associazioni del Ministero di Giustizia
• Esiste un ente riconosciuto dal governo (CIC, Consiglio delle
Chiese di Cuba) che tiene le relazioni con i gruppi registrati.
Coloro che risultano fuori da detto Consiglio sono stati
spiati o arrestati o minacciati.
• Discriminazioni sul lavoro nei confronti di fedeli di
determinate religioni (non vengono messi sotto contratto,
esclusione da alcuni incarichi, negati scatti di carriera e
aumenti di stipendio, minacce di perdita del lavoro, ecc.).
• Arresto e condanna alla detenzione di alcuni pastori critici
nel confronto del governo e divieto per i carcerati politici di
praticare la propria religione.
• Cristiani: circa il 96% della popolazione
• Nel 2010la riforma della Costituzione per la
laicità dello Stato.
• Atti di violenza nei confronti di alcuni religiosi
perché in lotta contro il narcotraffico
• Alto numero di furti di opere d’arte sacra ad opera
della delinquenza comune.
• Altre cause di controversie sono: l’educazione alla
sessualità nelle scuole, il riconoscimento al
matrimonio omosessuale e l’adozione da parte di
coniugi o conviventi etero/omosessuali, la
legalizzazione dell’aborto entro 12 settimane di
gravidanza.
BOLIVIA
• Cristiani: circa il 92% della popolazione.
• La Costituzione definisce la Bolivia Stato laico con libertà
di religione.
• In questi ultimi due anni si sono verificate azioni contro
le proprietà ecclesiastiche (demolizione di una cappella,
saccheggio e appropriazione del terreno; confische di
alcune proprietà della Chiesa con l’appoggio della scarsa
difesa della polizia della zona) e alcune aggressioni
personali.
• Nell’agosto 2010 è stato firmato un accordo di
cooperazione in cui si riconosce il diritto di proprietà
della Chiesa sui propri beni e il potere di amministrarli;
inoltre è stato stabilito che la Chiesa manterrà tutti i
suoi programmi in materia di educazione, salute,
previdenza sociale e mezzi di comunicazione. Esiste però
la preoccupazione per la non chiarezza su chi potrà
scegliere le autorità incaricate dell’istruzione nei centri
convenzionati con l’accordo.
NICARAGUA
• Cristiani: circa il 96% della popolazione.
• Le relazioni fra la Chiesa e il Fronte Sandinista si
sono deteriorate dopo le elezioni municipali del
novembre 2008 in cui molti sacerdoti non hanno
potuto votare.
• Minacce verso alcuni vescovi che hanno criticato
pubblicamente le azioni violente di repressione
contro alcuni oppositori politici del Fronte
Sandinista.
• Alcuni ministri del culto sono stati oggetto di
diffamazione con la diffusione di un documento
di origine forse governativa, che esprime pesanti
giudizi negativi sul clero e sulla chiesa
nicaraguense da parte del Vaticano.
VENEZUELA
• Cristiani: circa il 94% della popolazione.
• Nuova legge sull’istruzione: è abrogato
l’insegnamento religioso nelle scuole
pubbliche ed è assente ogni riferimento
all’educazione religiosa, considerata contraria
alla sovranità nazionale.
• Affronti e danni al patrimonio religioso e ai
simboli cristiani.
• Propaganda ostile alla Chiesa cattolica
attraverso organi di stampa vicini al governo.
1. Limitazioni alla libertà religiosa:
BIELORUSSIA.
BIELORUSSIA
• Cristiani: circa il 74% della popolazione.
• La Costituzione riconosce il diritto alla libertà religiosa, ma
in realtà è molto limitata.
• L’attività dei missionari stranieri incontra numerosi ostacoli
amministrativi, in particolare per i permessi di soggiorno.
Le attività di propaganda religiosa sono sottoposte a
controlli e limitazioni.
• Ai prigionieri politici sovente è negato il diritto al culto e gli
appartenenti a comunità religiose non gradite sono oggetto
di sanzioni pecuniarie.
• È scoraggiato il culto dei martiri dell’epoca sovietica,
particolarmente vivo nelle comunità ortodosse.
• Lo Stato ha intenzione di trasformare in alberghi alcuni
edifici già dedicati al culto, appartenenti alla Chiesa
Cattolica.
• Gravi limitazioni alla libertà religiosa: Cina, Corea
del Nord, Myanmar, Laos.
• Limitazioni alla libertà religiosa: India,
Bangladesh, Vietnam, Indonesia.
• Violenze da parte di istituzioni: Corea del Nord,
Laos, Vietnam.
• Violenze e intolleranze sociali: India, Sri Lanka,
Bangladesh, Indonesia, Filippine.
• Conflitti locali: Sri Lanka, Filippine.
(presi in esame solo gli stati non islamici)
COREA DEL NORD
• Cristiani: circa il 2% della popolazione.
• La libertà religiosa è negata in modo assoluto.
• Al presidente in carica è attribuita la natura divina; è glorificato
nella letteratura, nella musica popolare, nel teatro e nel cinema.
• Esistono campi di concentramento con 150 - 200mila prigionieri che
sono sottoposti a soprusi di ogni tipo. I rinchiusi per motivi religioso
sono puniti con più violenza.
• Lo stato, che si proclama ateo, osteggia pesantemente le attività
religiose.
• Oggi la Chiesa del Nord è senza clero e senza culto. I veri cattolici
del paese non sarebbero più di 200, per la maggior parte molto
anziani.
• In tutto il paese esistono una chiesa cattolica, due protestanti e
quattro templi buddisti. La comunità cristiana è sottoposta a dura
repressione. Partecipare ad una messa in un luogo non autorizzato
può comportare pene detentive, ed anche tortura e pena capitale.
Anche possedere una Bibbia è considerato un reato punibile con la
pena di morte.
MYANMAR
• Cristiani: circa l’ 8% della popolazione.
• Le violenze e i soprusi non risparmiano nessuna comunità. Anche l’Onu ha
nominato diversi inviati per i diritti umani.
• La Costituzione del 2008 non permette vere elezioni democratiche e non
protegge i diritti umani dei cittadini birmani.
• Il Myanmar non ha nessuna religione ufficiale di Stato, ma il governo
controlla e favorisce il Buddismo e perseguita la minoranza cristiana e
musulmana.
• Sono bloccati i rilasci di permessi per edificare luoghi religiosi e numerose
chiese vengono chiuse.
• I fedeli e i pastori si riuniscono in abitazioni private il più delle volte prese in
affitto da terzi.
• I cristiani, come tutti i gruppi organizzati, sono sospettati di condurre attività
politiche contro lo Stato. Sono obbligati a versare una tassa annuale per
sostenere la religione buddista e, se si convertono, ottengono privilegi: tra
l’altro l’esenzione dai lavori forzati a servizio dell’esercito, ai quali sono
costretti periodicamente.
• Dato che il governo usa la religione solo per scopi politici, colpisce anche la
comunità di maggioranza buddista e quelle islamiche.
LAOS
• Cristiani: circa il 3% della popolazione.
• Il governo controlla le attività religiose. Il cristianesimo è tra i gruppi
maggiormente controllati in quanto visto come una religione
straniera, propria degli Stati occidentali.
• Il cattolicesimo è tra le religioni riconosciute dal governo.
• Al centro e al sud e in genere ai cattolici è permesso vivere la
propria fede.
• Al nord non ci sono preti ordinati e i cattolici sono molto pochi.
Diverse proprietà della Chiesa sono state confiscate dopo il 1975
(anno in cui è salito al governo il Partito rivoluzionario del popolo) e
non sono ancora state restituite.
• Nel 2009 sono avvenuti diversi casi di aggressione e soprusi contro i
protestanti.
• Molto grave la situazione per i cristiani Hmong etnia che, per
essersi schierata con gli Usa durante la guerra del Vietnam, è
oggetto di ricorrenti discriminazioni e repressioni.
• Nel 2009 circa 6500 civili, tra cui anche donne e bambini,
potrebbero essere stati uccisi. Altri sono imprigionati in Thainlandia
in condizioni igieniche e sanitarie “orribili”.
BANGLADESH
• Cristiani: circa il 0,5% della popolazione.
• L’Islam è la religione di stato.
• Il clima non è privo di tensioni a causa di attacchi
contro le minoranze da parte dei musulmani
fondamentalisti.
• Cattolici: Nel 2009 ci sono stati attentati e azioni
dimostrative contro i cattolici. Nel periodo delle feste
religiose (Pasqua, ecc.) la popolazione si è raccolta
sotto la protezione della polizia che però ha dichiarato
di non poter garantire la sicurezza della gente nella vita
quotidiana.
• Protestanti: Nel 2009 si sono verificati anche casi di
violenza contro i membri della chiesa protestante.
• Indù: Anche gli Indù sono oggetto di discriminazione e
persecuzione. Gli attacchi sono stati dettati da odio
etnico-religioso e da motivazioni economiche.
VIETNAM
• Cristiani: circa il 8,5% della popolazione
• La Costituzione del Vietnam, entrata in vigore nel 1992, assegna al
partito comunista il ruolo di guida all'interno della società vietnamita.
• La maggioranza della popolazione vietnamita è di religione buddista.
• Sono praticati anche il Confucianesimo, il Taoismo e le relative religioni
cinesi.
• Le sole forme di religione autorizzate sono quelle controllate e
regolamentate dal governo centrale, si registrano arresti e uccisioni di
leader religiosi che invocano libertà di culto, di parola, di espressione.
• Il partito comunista ha posto gravi limitazioni alla libertà di culto dei
cristiani e molti sacerdoti sono stati internati nei campi di
concentramento. I missionari e il clero straniero sono stati espulsi.
• E’ vietato importare nel Paese la Bibbia per diffonderla. Inoltre, la
Chiesa cattolica lamenta la sottrazione delle sue proprietà e dei suoi
terreni.
• Da diversi anni il governo esercita, di fatto, un'ingerenza sulle nomine
dei vescovi. Nel 2009 queste pressioni sembrano essersi allentate.
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INDONESIA
Cristiani: circa il 12% della popolazione.
L'Indonesia è una repubblica federale. Si compone di svariati gruppi etnici,
linguistici, religiosi. È il più popoloso paese a maggioranza musulmana del mondo.
La costituzione sancisce la libertà religiosa, ma sono riconosciute solo sei religioni:
l'islam, il protestantesimo, il cattolicesimo romano, l'induismo, il buddhismo e il
confucianesimo.
Alcune leggi nazionale provinciali prevedono la legge sulla blasfemia.
Ostacoli alle attività delle organizzazioni a favore di disabili ed emarginati e nelle
situazioni di emergenza come i terremoti, fenomeno assai diffuso nell’arcipelago.
La costruzione di una chiesa (cattolica o protestante) prevede un iter assai
complicato
L’anno scorso ai cristiani di Bogor, è stata vietata la celebrazione del Natale ed ogni
altra manifestazione religiosa in pubblico.
Le maggiori violazioni si manifestano attraverso la chiusura di luoghi di culto o la
revoca di permessi di costruzione già rilasciati.
Si sono anche verificati attacchi di membri estremisti di organizzazioni islamiche
durante le funzioni domenicali.
Gruppi estremisti attaccano e distruggono edifici appartenenti alle minoranze
(chiese cristiane, templi indù, moschee sciite), minacciano giudici e funzionari
locali, musulmani moderati.
FILIPPINE
• Cristiani: circa il 89% della popolazione.
• La costituzione sancisce la libertà religiosa e permette la
professione del culto senza discriminazioni. È uno dei due
Paesi dell'Asia a maggioranza cristiana (l'altro è Timor Est).
• Sono stati compiuti attacchi contro i cristiani con lo scopo di
cacciarli dai territori musulmani; la comunità cristiana ha
subito attentati e rapimenti.
• La regione di Mindanao, a maggioranza musulmana, è da
oltre 40 anni teatro di un conflitto tra estremisti islamici e
esercito regolare. Gli abitanti di questa regione reclamano
la separazione dallo stato e hanno costituito una regione
autonoma.
• Dopo 40 anni di conflitto la popolazione civile di Mindanao,
cristiana e musulmana, ha dato vita ad una serie di
iniziative per portare la pace nella regione attraverso il
dialogo interreligioso.
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Cristiani: circa il 4,7% della popolazione (cattolici: 18.813.000 su 1.214.464.000).
Nel 2009 sono aumentate le violenze su base religiosa ed etnica.
La regione di Orissa è quella più colpita dai pogrom contro i cristiani.
Case bruciate o saccheggiate, chiese distrutte, sfollati, coltivazioni distrutte e numerosi
omicidi. Il governo della regione è stato invitato dalla Corte Suprema dell’India a dimettersi
perché non in grado di proteggere le minoranze.
La Costituzione indiana riconosce la libertà religiosa, ma in 5 stati esistono le leggi
“anticonversione” che consentono discriminazioni a danno dei cristiani e di altre fedi.
Queste leggi vietano e puniscono la conversione dall’induismo ad altre fedi e si prestano
ad essere pretesto per aggressioni, anche violente, contro chi è accusato di proselitismo;
consentono anche arresti, denunce e interventi della polizia contro sacerdoti e fedeli.
Esiste una lista dei libri vietati perché potenziali provocatori di tensioni religiose o
interetniche.
I fuori casta cristiani e musulmani non godono degli stessi diritti dei fuori casta indù.
Le scuole cattoliche e quelle protestanti, che forniscono un contributo importante al
sistema educativo del paese per la maggior parte affidato a istituti privati, sono spesso
oggetto di violente aggressioni.
I cristiani sono accusati di promuovere conversioni forzate tra le fasce più povere della
popolazione. La colpa dei cristiani, in particolare della Chiesa cattolica, sarebbe quello di
promuovere l’uguaglianza sociale contro il sistema delle caste. Di fatto quello che si
verifica realmente sono “riconversioni forzate” di massa all’induismo.
Incontri tra comunità cattolica e indiana per cercare momenti di dialogo e confronto: il
vero sviluppo umano si realizza nel rispetto della libertà di ognuno ed implica la volontà di
garantire una maggior tutela dei diritti umani e una coesistenza pacifica.
INDIA
CINA
• Cristiani: circa l’8,6% della popolazione.
• Le autorità vogliono mantenere il pieno controllo di tutte le attività
religiose intervenendo sulla loro vita interna attraverso le Associazioni
Patriottiche.
• Il governo riconosce il buddismo, il taoismo, l’islam, il cristianesimo
protestante e il cristianesimo cattolico.
• Le religioni ufficiali hanno un ruolo nello sviluppo economico del Paese
(assistenza ad anziani, disabili e aiuto nei disastri ambientali,
investimenti stranieri).
• Impegno nel governo nel portare divisioni fra le comunità ufficiali e
quelle sotterranee, arresti e persecuzioni dei sacerdoti e vescovi che
non si sottomettono al controllo totale della A.P. e non operano per la
costruzione di una Chiesa indipendente dalla Santa Sede, autogestita.
• Limitazioni ai pellegrinaggi, alla diffusione di informazioni
(oscuramento internet).
• Problemi con i governi locali che si appropriano di bene ecclesiali per
speculazioni edilizie.
• Persecuzioni contro le comunità protestanti sotterranee impegnate
culturalmente e socialmente.
• La fede motiva all’impegno nella difesa dei diritti umani e religiosi e
viceversa. Il governo teme e continua a sopprimere.
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Potere politico e lotta alle religioni