CONVEGNO PROFESSIONI E LAVORI GREEN L’EDILIZIA EFFICIENTE E SOSTENIBILE PER SUPERARE LA CRISI ROMA, 26 MARZO 2014 CASA DELL’ARCHITETTURA piazza Manfredo Fanti, 48 – ROMA RELAZIONE INTRODUTTIVA ARCH. PATRIZIA COLLETTA Consigliere Ordine Architetti P.P. di Roma e provincia, -­‐ Presidente Dipartimento “Progetto sostenibile ed efficienza energetica” I temi della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica sembrano essere ormai un patrimonio condiviso ed una esigenza ormai inderogabile per il mondo politico, economico e produttivo, per i professionisti e i cittadini. Sostenibile non può essere un aggettivo da aggiungere a qualunque argomento o strategia politica, è una questione sostanziale e concreta per il nostro futuro. Rimane ancora molto da fare per costruire e diffondere una “coscienza sostenibile” che consenta di innovare profondamente il governo della trasformazione urbana che caratterizza il sistema Paese. Tale motivo ha indotto noi professionisti dell’Ordine di Roma, il Consiglio nazionale degli architetti e i rappresentanti dei Sindacati nazionali del settore edile, ad offrire il nostro contributo costruendo questo percorso, che oggi prende ufficialmente l’avvio, con la firma del Protocollo di Intesa. E’ un processo di condivisione che pone alla base della sua attuazione l’innovazione delle politiche sui temi della riconversione, della riqualificazione energetica e della rigenerazione ecologica delle città. Su tali politiche si gioca la possibilità di ampliare le opportunità di lavoro professionale, non solo degli architetti, ma di tutte le professioni tecniche, dei lavoratori delle imprese e dei settori indotti. Una innovazione culturale che può contribuire alla creazione di posti qualificati, alla riconversione delle professioni e dei lavoratori in difficoltà. Siamo convinti che solo la qualità delle persone, la loro cultura e le loro conoscenze possono essere il vero motore di un cambiamento positivo per il rilancio dell’economia. La situazione attuale di crisi “sistemica” ha comportato anche un ripensamento profondo del modello produttivo ed economico. Una parte della soluzione a questa crisi è contenuta nella revisione complessiva dell’approccio alla questione energetica nei settori produttivi e nelle istituzioni. 1
Una svolta necessaria per rispettare un sistema di regole condivise di carattere europeo, tra le quali la Direttiva “emissioni zero” che impone scadenze molto ravvicinate, il 2018 per gli edifici pubblici e il 2020 per il patrimonio privato e che coinvolge da protagonisti, i professionisti e i lavoratori del settore. Se vogliamo quindi, che vi sia in futuro, una architettura e un’edilizia sostenibile e, più in generale, “etica” sotto il profilo dell’uso delle risorse energetiche, uno degli aspetti fondamentali è “diffondere” nei committenti, pubblici e privati, i “principi” e “le convenienze” di queste scelte. Come in tutti i processi di innovazione si stanno profilando lentamente gli elementi costituitivi di un diverso paradigma spinto anche dall’enorme incremento e disponibilità delle informazioni e dalla capacità di fare “rete” che contraddistingue la società occidentale del terzo millennio. Promozione delle convenienze economiche e capacità di fare rete non sono sufficienti se tutti i soggetti coinvolti nel processo di rigenerazione della città non assumono la “responsabilità di agire con efficacia”. Cosa fare? Si tratta di ripensare la qualità dei sistemi territoriali, urbani, infrastrutturali e produttivi coniugando le opportunità della modernizzazione con le azioni di tutela delle risorse non rinnovabili e la promozione dell’equità sociale. Puntiamo quindi su efficienza energetica, sulla sicurezza strutturale e impiantistica del patrimonio edilizio e sulla sicurezza sul lavoro, sulla manutenzione del territorio ecc. Ma cos’è una città sostenibile se non il risultato della complessità di pianificazioni che tengano conto degli elementi di sostenibilità ambientale economici, sociali e territoriali? E’ un luogo e una comunità in grado di dare risposte ai bisogni, offrire opportunità di sviluppo e di occupazione, garantire i diritti di cittadinanza alla collettività adeguati alla complessità attuale della società. Ma continua ad essere insostenibile una città se non si decide con convinzione che non si può continuare a consumare suolo per ulteriori espansioni edilizie, che si deve densificare il tessuto urbano attraverso interventi massicci di rinnovamento edilizio e non si può continuare a realizzare insediamenti residenziali e produttivi se non congiuntamente ad una efficiente rete di mobilità collettiva. Da queste prime considerazioni di natura congiunturale, generate dalla crisi ambientale, economica e finanziaria è necessario determinare gli elementi della trasformazione strutturale del ciclo edilizio e delle conseguenti prospettive professionali e di lavoro che tali innovazioni possono generare. Si tratta di una visione strategica per uscire dalla crisi e disegnare un nuovo modo di essere e fare comunità. Il nuovo ciclo edilizio in Italia, quindi, dovrà essere “gestito” per innovare la filiera della progettazione, della costruzione e della gestione immobiliare, sostituendo un mercato che fatica a ristrutturarsi verso la riqualificazione energetica e urbanistica. Dallo studio del CRESME potremo comprendere come si sta evolvendo il mercato edilizio e quali opportunità professionali e lavorative si aprono. 2
Gli elementi principali di questo ciclo edilizio si possono sintetizzare in quattro punti: - l’importanza economico-­‐finanziaria della riqualificazione e della rigenerazione urbana, anche sotto i profili che interessano il risparmio energetico, data l’impossibilità di consumare ulteriore territorio e risorse; - l’ampliamento della competizione internazionale delle imprese edilizie ma anche del management progettuale e gestionale, che dovrà essere messo a confronto con standard progettuali e realizzativi europei e internazionali; - l’innovazione tecnologica e la spinta verso il “green building” che dovrà enfatizzare il ruolo della conoscenza e la potenzialità che a questo processo partecipino non solo le grandi aziende, i grandi studi professionali, ma anche le piccole e medie imprese e un generazione di progettisti, di tecnici e di lavoratori dotati, anche singolarmente, di un know-­‐how di alto livello sulle nuove tecnologie; - la necessità inderogabile di associare all’efficientamento energetico l’esigenza di ristrutturare, riqualificare e rinnovare un patrimonio immobiliare pubblico e privato vetusto in termini di sicurezza strutturale e tecnologica. Per cambiare radicalmente il modello di sviluppo delle città e del territorio, occorre ripensare le relazioni tra i soggetti che rappresentano la società civile, l’impresa, l’economia, rivedendo la “filiera” della progettazione, realizzazione e gestione della produzione e del rinnovo edilizio ed urbano, agendo principalmente su due leve: - la formazione e l’informazione; - innesto della tecnologia e dell’innovazione nella sapienza del mestiere tradizionale dell’architettura e dell’edilizia. L’architetto e il lavoratore edile che dovrà operare nel futuro mercato edilizio e immobiliare per la riqualificazione della città, si troverà di fronte ad una più decisa segmentazione e specializzazione. Se, da una parte, sarà ancora esistente un mercato “tradizionale” pubblico e privato, si dovrà rispondere alla domanda di costruzioni a basso costo, che porta con sé la scelta di ridurre la qualità o di innovare il prodotto; quindi si tratterà di razionalizzare il processo incrementando la qualità ambientale ed energetica degli edifici. Il progettista dovrà, di conseguenza, riscoprire la sperimentazione sulla natura dei materiali, sulla produzione, l’assemblaggio, la messa in opera e sull’intero ciclo vitale dell’edificio. È il momento di affrontare, con determinazione e sistematicità, nel processo di qualificazione della domanda di rigenerazione edilizia ed urbanistica, il rapporto tra identità e innovazione, dove gli attori, ma soprattutto i decisori istituzionali e non, giocheranno un ruolo fondamentale e di grande responsabilità. 3
Per affrontare questa sfida sarà necessario promuovere l’innovazione tecnologica, la formazione permanente, la ricerca e la promozione delle “buone pratiche” e delle “regole del buon costruire”. Nel corso degli anni si sono consolidate una serie di esperienze positive, dal sistema produttivo a quello della ricerca e ancora, in quello delle sperimentazioni “pilota” che, in molti casi sono diventate modelli correnti anche della produzione edilizia. Sul sistema urbano, le componenti della sostenibilità nelle loro caratteristiche globali ed olistiche, sia a livello urbanistico che edilizio riguardano l’efficienza energetica ed ambientale, le strategie per la mobilità sostenibile, per il disegno del verde, la gestione ciclica dei rifiuti, il recupero e il riciclo dell’acqua, il miglioramento del microclima e la mitigazione degli inquinamenti. Questa stretta relazione tra progettazione architettonica e urbana, adeguamento statico, strutturale e impiantistico, il razionale utilizzo delle risorse energetiche non può che diventare la regola, seguendo anche gli indirizzi degli strumenti di livello internazionale che hanno segnato la progressiva introduzione di queste tematiche nel “linguaggio comune” delle Amministrazioni e della società civile. Questo è sicuramente un ambito dove le nuove professioni e i nuovi saperi, trovano grandi opportunità. L’obiettivo da perseguire è di affermare che il risparmio di energia è, prima di tutto, una opzione istituzionale “etica” ma anche una scelta economico-­‐finanziaria obbligatoria. Esiste una verità – forse banale, ma oggettivamente dimostrata – che la prima fonte di energia è il risparmio, a partire dai consumi relativi al patrimonio edilizio pubblico e privato che deve essere oggetto di una politica di lungo periodo sia a livello nazionale che in ambito regionale e locale. Un punto di interesse strategico è l’attenzione che dobbiamo rivolgere in modo particolare all’esistente, quello realizzato dal dopoguerra in poi che presenta caratteristiche di notevole degrado e scarsa qualità architettonica ma soprattutto, quello di qualità storico-­‐architettonica. Un elemento di difficoltà, ma anche di sfida per i progettisti e per i lavoratori, con la necessità di coniugare il restauro architettonico con l’innovazione tecnologica dei materiali, progettualità che richiede una elevatissima formazione professionale. Questa è la prima grande opportunità la cui attuazione, viene resa difficile, da una serie di fattori: frammentazioni dei poteri decisionali, inesistenza della cultura del “property” e del “facility” management nella PA, ruoli poco definiti tra soggetti gestori e utilizzatori, per quanto riguarda, in particolare, il patrimonio immobiliare pubblico. Ma quale è lo scenario? Esiste, ormai, un set complesso e articolato di strumenti finalizzati al miglioramento energetico delle costruzioni edilizie: l’avvio della programmazione dei fondi strutturali europei 2014–2020 e il programma Horizon 2020; la direttiva 27/2012/UE sull’efficienza energetica per la quale è importantissimo provvedere alla sua attuazione, il D.L. 63/2013 sulla certificazione energetica e i successivi 4
provvedimenti relativi gli incentivi sulle fonti rinnovabili, fino alle normative regionali sul risparmio energetico e la classificazione energetica degli edifici, per finire con i Regolamenti Edilizi prestazionali e prescrittivi sulla qualità energetica degli edifici. E’ proprio sul tema delle regole che oggi è diventata inderogabile la necessità di averne poche e certe, chiudendo la stagione della macchina burocratica complessa, incapace di dare risposte alle dinamiche del mercato. Chiediamo di chiudere la stagione per la quale tra il momento della progettazione e quello della realizzazione trascorra un periodo di tempo così lungo che quello che si progetta diventa vecchio ed obsoleto nel momento in cui viene realizzato. L’Italia ha ormai regole differenziate soprattutto nell’ambito della pianificazione urbanistica e territoriale e delle connessioni con il mondo dell’energia, dell’industria, del welfare, etc. Quindi, occorre avere chiaro quale è il quadro di riferimento nazionale, cosa vuol dire applicare i criteri della sostenibilità e quelli dell’efficienza energetica, declinandoli nei vari strumenti di programmazione e pianificazione territoriale e urbanistica sino ad arrivare ai regolamenti edilizi. La risposta a questa domanda non può essere meramente “cartolare” o formale: ad esempio la questione dei contenuti e delle finalità dei certificati energetici, rappresenta una questione centrale del tema. Infatti da strumento finale di un processo di progettazione e di valutazione degli immobili, di informazione al proprietario dei costi energetici sostenuti e degli interventi da realizzare per ottenere dei risparmi, si è trasformato in un adempimento burocratico, evidenziato nei passaggi di proprietà. L’attestato di prestazione energetica sta diventando un ulteriore inutile balzello burocratico e il progettista certificatore energetico un semplice e “povero” professionista utente di software più o meno sofisticati. Vi sono ancora margini di lavoro per rendere, da una parte, più efficace ed effettiva la finalità delle certificazioni energetiche e più facile l’applicazione delle detrazioni fiscali e, dall’altra, ampliare gli ambiti di applicazione, con misure di assistenza tecnica, convenzioni bancarie, ecc, a supporto e completamento degli incentivi stessi. Dovrà, quindi, in futuro esistere un nuovo architetto, un nuovo progettista, che abbia la coscienza di appartenere a questa nuova filiera decisionale, consapevole dei nuovi paradigmi energetici e che sappia governare i processi della professione e del ciclo economico legato alla trasformazione e riqualificazione energetica delle nostre città con una rinnovata “mobilitazione” istituzionale. La costruzione di questa coscienza e di una nuova responsabilità necessità di un “link” tra i decisori, dal livello europeo fino alla singola Amministrazione comunale, che vogliono aderire a questo “progetto contemporaneo” e di una maggiore attenzione da parte dei progettisti e dei lavoratori all’innovazione e all’alta specializzazione dei profili professionali cercando di cogliere le potenzialità delle risorse comunitarie. 5
Per queste ragioni, il Dipartimento “Progetto sostenibile ed efficienza energetica” oggi presenta il Progetto “Eco-­‐Frontoffice” che auspichiamo diventi una rete di livello nazionale, interconnessa con gli altri Ordini provinciali e i vari Enti e associazioni di categorie per promuovere e diffondere le opportunità di lavoro e di formazione professionale. Oggi chiediamo che il sistema istituzionale ed amministrativo siano pronti a sostenere il nostro impegno e la nostra responsabilità per avviare una nuova stagione di lavoro e di lavori verdi, con una nuovo ed efficace modello di governance. Come si crea una nuova governance? Chi sono i soggetti che concorrono? Credo che la creazione della nuova governance nella pianificazione e nelle trasformazioni territoriali sostenibili, nelle politiche di riuso e rigenerazione della città, sia un elemento centrale. Per questo ritengo che si possa avanzare la richiesta di una cabina di regia pubblica per la Rigenerazione e il riuso della città presso la Presidenza del Consiglio come è stato già deciso per il “Progetto scuole” che rinnovi anche le modalità di concertazione istituzionale verticale ed orizzontale e la dispersione dei centri decisionali e di spesa. Nelle more di un riordino complessivo della fiscalità immobiliare e della definizioni delle regole del governo del territorio, sarà necessario operare con una serie di azioni coordinate, quali l’incremento progressivo delle detrazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica per interventi su interi immobili e per la riqualificazione statica, l’adeguamento sismico ed energetico, l’implementazione delle misure su impianti alimentati da fonti rinnovabili. Si potrà massimizzare l’effetto delle detrazioni e la convenienza per gli interventi di rigenerazione del patrimonio immobiliare privato concentrando gli incentivi in determinati “ambiti urbani” su cui applicare, in aggiunta alle detrazioni fiscali nazionali, eventuali ulteriori detrazioni/esenzioni (IMU, TARSI, TOSAP) anche a scadenza decennale, per incrementare la convenienza per gli interventi di rigenerazione dei condomini o di parti più estese di comparti edilizi. L’altro elemento da approfondire è quello dell’efficacia e dell’efficienza nell’attuazione e nella gestione per realizzare interventi e piani sostenibili, perché non basta progettarli, ma è necessario attuarli. Come cogliere queste opportunità? In sintesi, alcuni “slogan”: - partenariati e partecipazione attiva della società civile al processo di cambiamento, promozione dell’intervento delle ESCO; - integrazione e sinergia delle azioni istituzionali, delle strategie di impresa, delle azioni di sviluppo, innovazione, ricerca e formazione; - orientamento chiaro di queste azioni verso la riqualificazione edilizia, urbana, la rigenerazione e il risparmio energetico, la manutenzione del territorio attraverso forme di partneriato pubblico-­‐privato con possibilità di compensazione, perequazione e premialità, qualora vi siano ipotesi di valorizzazione urbanistica di immobili pubblici o privati. 6
Cosa proponiamo: un “Jobs green act” che rappresenti un scatto evolutivo del sistema professionale e di quello delle imprese di settore, che ci consenta di essere competitivi, anche rispetto agli altri Paesi europei. Il Dipartimento “Progetto sostenibile ed efficienza energetica”, istituito presso l’Ordine degli Architetti P.P.C. di Roma intende diventare parte attiva di questa rivoluzione “green”. Sono state costituite sei aree di intervento, basate tutte sulla partecipazione e l’azione volontaria di chi ne è responsabile: certificazione energetica, pianificazione ambientale; relooking della città e progetto del colore; smart city; manutenzione e prevenzione del territorio; green job ed “eco front-­‐
office”; formazione professionale per la certificazione energetica. Vorrei concludere con l’auspicio che dovremmo uscire da questo Convegno avendo assunto la responsabilità che spetta anche a noi dover costruire il futuro della professione e dei mestieri dell’edilizia, per la riqualificazione e la rigenerazione del nostro territorio e delle nostre città, per migliorare la qualità della nostra vita e di quella dei nostri figli, consapevoli che dalla sfida “green” passa il rilancio economico del sistema Paese. 7
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Relazione introduttiva - arch. Patrizia Colletta