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P A G INE DI S P IRITUALIT à
Criteri di
discernimento dei
fenomeni
straordinari
Raffaele Talmelli
Esce per i tipi delle Edizioni OCD la terza edizione del volume di
Raffaele Talmelli, Ecco, io vedo i cieli aperti… Psicopatologie, fenomeni mistici, demonologia, prezioso manuale per conoscere e districarsi in
fenomeni nei quali non è sempre facile discernere se l’origine sia divina, satanica
o – come spesso accade – patologica. Dal volume estrapoliamo il capitolo dedicato appunto ai criteri che la Chiesa adotta per il discernimento dei fenomeni
mistici straordinari.
D
i fronte a presunte rivelazioni private, per antichissima
tradizione, la Chiesa Cattolica ricorre ad un’attenta disamina del fenomeno a tre livelli, avendo sempre presente
che basta l’inadeguatezza di uno solo di essi per invalidarne l’autenticità.
pa g i n e d i s p i r i t u a l i t à
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L’esame viene effettuato a livello di
– persona che riceve le rivelazioni;
– materia a cui si riferisce la rivelazione;
– effetti prodotti con eventuali segni che l’accompagnano.
La persona
In passato, stando al Trattato di Teologia mistica di padre
Agostino Poulain (1911) e al Compendio di Teologia ascetica e mistica di Adolfo Tanquerey (1927), venivano anzitutto esaminate
le cosiddette “qualità naturali” della persona interessata: temperamento, intelletto, aspetto morale; quindi venivano considerate le cosiddette “qualità soprannaturali”: le virtù e soprattutto
l’umiltà. Tali indagini non avevano (e non hanno) lo scopo di
provare l’autenticità della presunta rivelazione, ma solo la credibilità del veggente.
Valutazione clinica
A distanza di un secolo, ci troviamo di fronte a parole
proprie del gergo medico e psicologico che, pur mantenendo
lo stesso significante, hanno assunto accezioni piuttosto diverse.
Tuttavia possiamo notare con una certa facilità, che comunque
il primo livello di esame ha sempre riguardato la salute mentale,
per cui il ricorso agli esperti è sempre stato d’obbligo, e una diagnosi di malattia mentale ha sempre pesantemente gravato sulla
credibilità dei presunti veggenti.
Ne consegue che l’esame psichico della persona non è
un attentato alla fede, bensì un serio servizio che permette di
sgombrare il campo da fenomeni che nulla hanno di soprannaturale e che quindi risulterebbero gravemente lesivi per la
Chiesa.
Tanquerey con l’esame del “temperamento” annota che si
mirava a stabilire
532
È un’illusione o malattia speciale della memoria, che consiste nel credere di ricordarsi alcuni fatti, benché non siano mai accaduti. Quest’illusione pare impossibile, eppure si osserva anche fuori della mistica.
Certi spiriti infatti inventano delle storie, e si persuadono sinceramente
che esse siano loro avvenute. Questi sono gl’inventori di buona fede.
[…] Coloro di cui parlo sono persone serie che inventano tutto d’un
pezzo, ma credono a ciò che dicono e fin dal primo giorno.
Gli uni vi raccontano i loro viaggi in contrade lontane, ove i loro amici
sanno benissimo che non sono mai stati; e ve ne dipingono le minime
circostanze tutte pittoresche. Altri credono di aver fatto visite a principi, a vescovi, o ad altri personaggi insigni che hanno confidato loro
segreti o apprezzamenti importanti, o dai quali sono stati caldamente
incoraggiati. Altri infine vi descrivono i pericoli terribili, ai quali sono
sfuggiti, e le indegne persecuzioni alle quali sono stati fatti segno.
Siamo indotti a creder loro, perché hanno un tal tono di convinzione,
ed entrano in certi particolari quanto al luogo, all’ora, al dialogo, che
ci diciamo: è impossibile che il fondo almeno non sia vero. Eppure è
tutto inventato!
Queste persone non sono pazze; per tutto il resto si mostrano ragionevoli ed intelligenti, per quanto continuamente agitate ed in commozione. Come spiegare dunque il loro inganno? S’ignora. Ma si forma
una confusione bizzarra tra la loro immaginazione, che costruisce una
scena, e la loro memoria che afferma che essa è veramente reale. La
loro ragione non discerne più queste due operazioni tanto differenti.
Essi cominciano probabilmente col concepire l’aneddoto come possibile in sé – poi come possibile per essi, – poi come verosimile, – poi
come probabile, – poi come certo. Solo dopo questa elaborazione fantastica, e quando l’illusione è arrivata a piena maturità, essi vi fanno
la loro narrazione [...]
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Il gesuita Agostino Poulain asseriva l’esistenza di disturbi
particolari che potevano falsificare gli eventi:
Raffaele Talmelli
se si tratta di persone ben equilibrate o affette da psiconevrosi o da isterismo, […] essendo cotesti temperamenti soggetti ad allucinazioni1.
A. Tanquerey, Compendio di Teologia ascetica e mistica, Fenomeni mistici
straordinari, n. 1498a, 1, VI ed., Paris 1928, 918.
1
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Supponiamo dunque una persona che conduca una vita ritiratissima,
e che abbia la deplorevole inclinazione di spirito di cui ho parlato. Essa
non amerà attribuirsi lunghi viaggi e pranzi con persone celebri, politiche e letterarie, ciò sarebbe osar troppo, quando le rimane ancora
abbastanza buon senso per capire che le riderebbero in faccia; perciò
essa inventerà piuttosto fatti che non possono verificarsi, ed una pietà
esaltata la inclinerà qualche volta verso le rivelazioni. Racconterà che
riceve la visita della corte celeste, e che la SS. Vergine le dà consigli
salutari. Se ha la “mania di persecuzione” inventerà od ingrandirà
quella degli uomini o dei demoni2.
Con l’esame dell’“intelletto” si indagava l’aspetto emotivo
e culturale:
Può darsi che la potenza dell’immaginazione derivi da cause accidentali.
Il cardinal Bona dice infatti che le allucinazioni provengono talvolta
dagli eccessi nelle astinenze, nei digiuni, nelle veglie, i quali eccessi
indeboliscono il sistema muscolare e le facoltà, e fanno predominare
il sistema nervoso3.
Si tratta di una persona di buon senso, di retto giudizio, oppure di
fantasia esaltata, associata ad eccessiva sensibilità […] istruita o ignorante […] le facoltà mentali sono indebolite da malattia o da lunghi
digiuni4?
Guardando l’“aspetto morale”, una volta esclusi i disturbi
mentali, si cercava di accertare che non si trattasse di una frode
volontaria:
La persona è interamente sincera o suole amplificare le cose e qualche
volta anche inventarle? È di indole calma o appassionata5?
A. Poulain, Delle Grazie d’Orazione, Trattato di Teologia mistica, Torino
1926 [1911], c. XXI, 363s.
3
Ibidem.
4
A. Tanquerey, op. cit., n. 1498a, 2, 918.
5
Ibidem, 1498a, 3, 919.
2
534
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Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Raffaele Talmelli
Può succedere che la persona che afferma di aver ricevuto rivelazioni
sia bugiarda e di malafede. Uno dei più celebri esempi, è quello di
Maddalena della Croce, francescana di Cordova, al principio del secolo XVI. Ella nacque nel 1487, entrò in convento a diciassette anni,
nel 1504, e fu tre volte abbadessa del suo monastero. All’età di cinque
anni il demonio le apparve sotto la forma di diversi santi, e le ispirò
a poco per volta il desiderio di passare da santa. Aveva tredici anni
quando egli giudicò l’anima sua sufficientemente posseduta dalla vanità, dall’orgoglio e dal sensualismo; le confessò nettamente chi era
e le promise che, se essa si legava a lui con un patto, avrebbe esteso
molto lontano la sua reputazione di santità, e le avrebbe procurato,
per trent’anni almeno, tutti i godimenti che poteva desiderare.
Ella accettò, e satana divenne allora il suo consigliere, sebbene in certi
giorni volesse allontanarlo, troppo atterrita dalle forme terribili che
esso prendeva. Grazie al suo soccorso, ella contraffaceva tutte le forme
del meraviglioso divino: estasi, sollevamento in aria, predizioni spesso
avverate. Si faceva da se stessa delle piaghe stigmatiche, e per undici
anni persuase gli altri che essa non prendeva nessun nutrimento, procurandosene in segreto. Per trentott’anni, fino al 1543, le riuscì d’ingannare scientemente i più grandi teologi di Spagna, i vescovi, i cardinali, gl’inquisitori ed i signori della Corte. Da tutte le parti venivano
a consultarla ed a colmarla di elemosine. Essendo stata in punto di
morte, confessò tutto pubblicamente, poi deplorò le sue confessioni.
Bisognò ricorrere agli esorcismi, perché il demonio perdesse l’impero
sulla sua volontà. Finalmente fu condannata ad esser rinchiusa in un
altro convento del suo ordine.
Monsignor Dupanloup, vescovo d’Orléans, diceva in una lettera al suo
clero, il 23 marzo 1874: il cardinale Albitius, che scriveva verso la metà
del secolo XVII, enumera nella sua grande opera De Inconstantia in fide
più di venti condanne date al tempo suo dal Sant’Uffizio contro le
simulatrici. Egli aggiunge che nel 1747 fu condannata per il medesimo
motivo una religiosa professa del monastero di santa Chiara in Chieri;
sotto Pio VII, una chiamata Giovanna Marsella (per stigmate fraudolente); nel 1857 una certa Caterina Finelli (Lettera pubblicata su Le
correspondant, 25 marzo 1874, p. 1105)6.
A. Poulain, op. cit., c. XXI, 360s.
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Oggigiorno il linguaggio è cambiato, i mezzi di indagine
sono senza dubbio più sofisticati, ma per distinguere un fenomeno mistico da una patologia o da una frode, bisogna ricorrere
agli stessi punti di osservazione che Tanquerey aveva indicato.
La persona va sempre presa in considerazione nella sua globalità
e non bisogna assolutamente fermarsi all’analisi del fenomeno
avulso dal contesto in cui si manifesta.
Dal punto di vista clinico, se si tratta di adulti non tossicodipendenti e ci troviamo nel fondato sospetto che si tratti di
allucinazioni, è comunque necessario eseguire gli accertamenti
che la moderna medicina ci mette a disposizione:
– esami ematochimici e tossicologici per escludere eventuali stati tossici;
– una TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) o una
RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) che escludano la presenza di neoformazioni, vasculopatie o patologie demielinizzanti;
– un EEG (elettroencefalogramma) considerando l’ipotesi
di una forma di epilessia.
Se gli esami danno esito negativo bisogna allora valutare
la possibilità di una psicosi. Ma per quest’ultimo caso è anche
necessario ammettere che se ci troviamo in presenza di presunte
allucinazioni, sia che si tratti di schizofrenia sia che si tratti di
mania, di psicosi tossiche o organiche, il quadro generale della
persona è talmente compromesso da rendere quasi impossibile
che un medico, per quanto poco esperto, non se ne accorga. Diverso è il discorso nel caso ci si trovi invece di fronte ad una patologia delirante senza dispercezioni: talora la logica stringente,
la buona intelligenza, la preparazione culturale del soggetto e la
mancanza di altri sintomi, possono indurre a gravi errori diagnostici se non si considerano attentamente tutte le caratteristiche
che ci permettono di diagnosticare un delirio.
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Ovviamente la Chiesa non si limita a chiedere uno screening
clinico del presunto veggente: vanno esaminate anche le “qualità
soprannaturali” (umiltà e ubbidienza) in quanto, se è vero che
nulla vieta a Dio di fare rivelazioni a chi vuole, è altrettanto vero
che normalmente Dio si rivela in via straordinaria a persone già
profondamente radicate nella virtù, soprattutto l’umiltà.
Poiché si tratta della virtù fondante tutto l’edificio spirituale, è necessario esaminarla in modo più scritturale possibile
per non cadere nei tanti equivoci che la moderna cultura lontana dal cristianesimo semina largamente. Il pericolo più grave
è, come sempre, che i cristiani stessi ne restino invischiati e finiscano per assimilare le motivazioni degli errori che volevano
combattere. Non sfuggirà che per molti le persone umili sono
identificabili con oligofrenici o depressi o, peggio ancora, con
nevrotici che sminuiscono se stessi allo scopo di attirare la benevolenza e la lode altrui.
Dal punto di vista cristiano, dunque, l’umiltà è innanzitutto verità, cioè vedersi per quello che si è: conoscenza di sé e di
sé nel progetto di Dio.
La prima tentazione è intendere la verità-conoscenza di sé
esclusivamente nella sua accezione negativa, ovvero conoscenza
dei propri limiti, delle proprie mancanze senza alcun bene. Uno
dei tormenti che i demoni inflissero alla beata Angela da Foligno
fu proprio quello della falsa umiltà:
Raffaele Talmelli
Valutazione spirituale
Mi vedo completamente distaccata da ogni bene e priva di ogni virtù
e grazia; mi vedo immersa in un tal mare di peccati e di difetti che
non riesco a pensare che Dio voglia aver ormai pietà di me. Vedo che
sono diventata casa del diavolo e strumento e discepola dei demoni;
mi vedo loro figlia, estranea ad ogni rettitudine e virtù e degna del
più profondo, ultimo inferno. Questo genere di umiltà non ha niente
a che vedere con quell’altra umiltà, qualche volta da me posseduta,
che rendeva felice la mia anima, che la conduceva alla comprensione
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della bontà di Dio; questa umiltà invece non mi arreca che mali innumerevoli7.
Una visione di sé che non porta a nessuna autostima generalmente ha una doppia conseguenza: la depressione e la rabbia
verso un Dio ingiusto che non ci ha dotati nemmeno del minimo necessario: «Io ti servo da tanti anni e tu non mi hai dato
nemmeno un capretto per far festa con gli amici!» (Lc 15,29)…
«Divento tutta ira e tutta tristezza e ricolma di mille amarezze»8.
Nulla di più lontano dalla visione cristiana. Pensiamo a
Maria che mentre loda Dio per avere «guardato l’umiltà della
sua serva» (Lc 1,48), proclama pure che «grandi cose ha fatto in
me l’Onnipotente, tutte le generazioni mi chiameranno beata»
(Lc 1,48-49).
La seconda tentazione è frutto della convinzione che
l’umiltà sia strettamente correlata alla scarsità di talento. In
quest’ottica bisogna svilire, negare o sotterrare i doni di cui Dio ci
ha dotato, per paura di dover includere nella verità-conoscenza
di sé anche qualche aspetto positivo, certi che sarebbe sicuramente segno di superbia: «Ho sotterrato il tuo talento perché so
che sei un duro… e ho avuto paura» (cf Mt 25,24-25).
Possiamo notare che sminuire se stessi (specialmente di
fronte a doti evidenti) oltre ad assumere facilmente una sorta di
caricaturalità, sfocia frequentemente nella menzogna e in una
sgradevole modalità di attirare l’attenzione su di sé.
È indispensabile dunque rivolgere il nostro sguardo a
Gesù, modello di ogni virtù e quindi soprattutto di umiltà: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). San
Paolo, proprio per la sua umiltà, mentre riconosce di non essere
«degno di essere chiamato apostolo» (1Cor 15,9), non esiterà ad
7
8
538
Angela da Foligno, L’esperienza di Dio Amore, Roma 1973, 140.
Ibidem.
Né l’essere realmente poco dotati ci garantisce l’umiltà: abbiamo tutti presente quanto sia frequente e devastante la frustrazione di chi tenta di risollevare la propria autostima sminuendo
le doti altrui. È l’esempio del nano che per sentirsi più alto taglia
le gambe agli altri. Secondo una tale visione, le persone ricche di
doni costituzionalmente non possono essere umili.
Quanto allo sminuire se stessi, pensiamo a Gesù che di
fronte ai farisei dichiara di essere «più di Salomone» (Lc 11,31),
«più di Giona» (Lc 11,32) e «ben più del tempio» (Mt 12,6).
Non esiste un solo momento nella vita del Cristo in cui traspaia
che abbia in qualche modo sminuito se stesso o la sua missione,
negato i propri doni o riconosciuto di avere dei limiti. Eppure
siamo di fronte alla somma Umiltà. Sarà san Paolo a spiegarci il
vero senso dell’umiltà del Cristo:
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
L’atteggiamento del pubblicano non fu umiltà, ma verità: erano vere
quelle parole, perché egli era un peccatore9.
Raffaele Talmelli
ammettere di aver «faticato più di tutti» (1Cor 15,10) e a presentare se stesso come esempio da imitare (cf 1Cor 4,16).
Dunque di per sé riconoscere i propri limiti non significa
necessariamente umiltà: è la verità del buon senso che ci evita
l’esposizione a situazioni pericolose. Diciamo semmai che è vero
il contrario: chi non ammette le proprie carenze e non si accorge
dei propri limiti, oltre ad essere uno sconsiderato, non è certamente umile.
San Giovanni Crisostomo commentando la parabola del
fariseo e del pubblicano (Lc 18,9-14), dirà:
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;
9
San Giovanni Crisostomo, Omelia sulla penitenza, 2, 4.5.
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ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana, umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte… (Fil 2,6-8).
E sempre san Giovanni Crisostomo dichiarerà: «È umiltà
quando uno che è grande si fa piccolo»10. Ecco dunque la via
dell’umiltà a tutti accessibile: farsi servi obbedienti, mettere se
stessi a disposizione, donarsi, e non il semplice riconoscimento
di limiti e doti. Nessuno è così poco dotato da non poter mettersi in qualche modo al servizio… Va ricordato che le stesse
mani che hanno consacrato l’Eucaristia sono quelle che hanno
lavato i piedi agli apostoli. Non esiste umiltà senza umile servizio. E questo è il principale criterio di discernimento a cui tutti
i santi hanno ovviamente corrisposto in grado eroico. L’umiltà è
dunque mettere a disposizione i doni che Dio ha dato e se stessi
al servizio: è farsi servi, farsi piccoli, proprio come Gesù che da
vero Dio si fece carne. Farsi significa un atto volontario che trasforma anche la grandezza più sublime nella piccolezza dei gesti
del servizio quotidiano.
L’anima alla quale Dio fa tal sorta di grazie [visioni] diventa più umile
di prima, perché riconosce che è un dono di Dio di cui non può né
liberarsi né fare acquisto in nessun modo. Simile considerazione raddoppia in modo inimmaginabile anche il suo amore ed il suo zelo11.
Un caso di discernimento
A questo proposito è istruttivo l’episodio occorso a san Filippo Neri, allorché ebbe l’incarico di verificare l’autenticità di
una presunta mistica:
10
11
n. 4, 13.
540
Ibidem.
Santa Teresa d’Avila, Relazioni spirituali (al padre Rodrigo Álvarez),
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Raffaele Talmelli
C’era una volta, ma davvero, non come si dice a principio di certe
storielle, una suora che passava per santa e se ne dicevano cose meravigliose in Roma ed anche fuori: si raccontavano miracoli e predizioni
del futuro, come se essa leggesse in un libro stampato. Si presentava
poi con una faccia, con un atteggiamento da parere una di quelle madonne, spiccicata da una tavola di altare, che fanno piangere e che innamorano. Parlava poi con tanta unzione da compungere il peccatore
più ostinato. Qualcuno però, che aveva veramente lo spirito di Dio,
sentiva al fiuto che quella suora non era una santa, magari era una
divota di quelle che si trovano dappertutto, ma non si poteva addurne
prove. La cosa fu riferita al Pontefice, che pregò Filippo di vedere che
c’era di vero in quella faccenda. Il Santo accettò e, un bel giorno, si
presentò al convento della suora con le scarpe bagnate ed infangate,
quali potevano essere in una Roma dove non esisteva ancora il servizio
di nettezza urbana. Dopo le prime parole convenzionali di presentazione, Filippo si sedette in parlatorio. Alla suora, che domandava la
ragione della visita e che, forse, si aspettava l’inizio di una di quelle
conversazioni mistiche che fanno andare in solluchero le divotelle
sentimentali, disse con affettata sgarbatezza: «La prego di tirarmi dai
piedi queste scarpe infangate e pulirmele ben bene e poi passeremo
al resto». Che rispose la suora, il documento da noi consultato non lo
dice e, forse, parole non ne disse, tanto restò male, ma il volto e tutto
l’atteggiamento manifestavano una ribellione risentita, offesa. Naturalmente non solo non levò le scarpe, ma fece chiaramente capire che
Filippo se ne poteva andare.
Il Santo, infatti, andò via presto e riferì al Papa che quella suora era
tutt’altro che una santa, perché le mancava la base della santità cioè
l’umiltà12.
Dopo di che va valutato se la persona, all’interno del suo
cammino spirituale, ha superato le cosiddette prove passive, cioè
l’aridità, ovvero la sensazione di non avere più fede, di non credere più perché non si trova più gusto né nella preghiera, né
nella pratica delle virtù, né nella convivenza; però si decide di
andare avanti ugualmente perché la volontà è ferma nella sequela del Signore nonostante la deprivazione delle più elemen-
12
G. De Libero, San Filippo ride e gioca, Roma 1962, 130.
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tari sensazioni spirituali. Teresa d’Avila stette in questo stato di
aridità per ben 18 anni. Occorre quindi diffidare delle spiritualità che si basano sul sentire: se non si coglie il valore purificante
dell’aridità, il rischio immediato è quello di abbandonare la vita
spirituale non appena la mancanza di gusto acquista una certa
consistenza. Se l’aridità non è condotta correttamente, è facile
innescare un meccanismo di peregrinazione non già alla ricerca
di Dio, ma di nuove sensazioni. San Giovanni della Croce descrive con grande chiarezza tale processo di purificazione nella
Notte oscura. È un cammino senza il quale è impossibile cogliere
il «gusto di Dio», proprio perché i nostri sensi, assuefatti agli
stimoli sensibili, non riescono a cogliere il «diletto spirituale»13.
Questa tappa obbligata della vita spirituale nel cristianesimo, per
san Giovanni è simboleggiata dal cammino dei figli d’Israele nel
deserto14. Gli Ebrei non appena cominciarono a nutrirsi del cibo
celeste, la manna, rimpiansero carne e cipolle che avevano mangiato in Egitto (cf Num 11,15), e questo nonostante la manna
avesse «in sé tutti i sapori e si adattasse al desiderio di ciascuno»
(Sap 16,20-21). Il palato, assuefatto alle miserie della terra, non
può assaporare il cibo del Cielo.
San Giovanni afferma che la “notte” è una sorta di tempo
necessario per la disassuefazione che approderà ad una nuova e
più grande capacità di cogliere la presenza di Dio:
Dio pone l’anima in questa notte sensitiva a fine di purgare il senso
della parte inferiore, accomodarlo, assoggettarlo e unirlo con lo spirito,
lo ottenebra facendolo cessare dai discorsi […] sorte felice il fatto di
essere uscita dal laccio e dalla prigionia del senso15.
San Giovanni della Croce, Notte oscura, 1, IX, 4.
Ibidem, 5.
15
Ibidem,, XI, 3.
13
14
542
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Nella fede, l’intelligenza e la volontà umane cooperano con la grazia
divina: Credere est actus intellectus assentientis veritatis divinæ ex imperio voluntatis a Deo motæ per gratiam18.
Raffaele Talmelli
La persona che “attraversa la notte” si trova in uno stato
penoso comune a tutti coloro che soffrono di depressione (e lo
stesso san Giovanni lo riconosce scrivendo che «tale mancanza
di gusto e di affetto… potrebbe essere causata da qualche umore
melanconico»16), ma con un doloroso e persistente bisogno di più
intima unione con Dio17. Tale stato, sebbene sia accompagnato
da grandi tentazioni, purifica da tutti i vizi ed è la via obbligata
per giungere a gradi eroici di virtù, ma soprattutto purifica la
fede, nel senso che la affranca dal dominio dei sensi per renderla
sempre più una corrispondenza volontaria al dono di Dio. La
fede adulta e purificata non solo non è basata sul sentire, ma è
in grado di continuare a credere nonostante un sentire talora
francamente contrario perché è basata sulla volontaria collaborazione umana con la grazia divina:
Nella sua Autobiografia, santa Teresa di Gesù Bambino annota:
Se si giudica dai sentimenti che esprimo nelle poesiole che ho composto quest’anno, le sembrerò un’anima colma di consolazione, per
la quale il velo della fede si è quasi squarciato, e tuttavia... non è più
un velo per me, è un muro che si alza fino ai cieli e copre le stelle.
Quando canto la felicità del Cielo, il possesso eterno di Dio, non provo
gioia alcuna, perché canto semplicemente ciò che voglio credere. A volte,
è vero, un minimo raggio scende a illuminare la mia notte, allora la
Ibidem, IX, 2.
Ibidem, 3.
18
Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 155, Città del Vaticano 1992; S.
Tommaso d’Aquino, Summa Theologiæ, II-II, 2, 9. (Credere è un atto dell’intelletto che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio per mezzo della grazia,
dà il proprio consenso alla verità divina).
16
17
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prova s’interrompe per un attimo, ma subito dopo, il ricordo di questo
raggio, invece che rallegrarmi, rende ancor più fitte le mie tenebre19.
E non doveva certo trovarsi in uno stato di consolazione e
fede “sentita” santa Teresa d’Avila quando affermava:
Passai quasi vent’anni in questo mare procelloso: cadevo e mi rialzavo,
e mi rialzavo così male che ritornavo a cadere. Ero così in basso in
fatto di perfezione che non facevo quasi più conto dei peccati veniali,
e non temevo i mortali come avrei dovuto, perché non ne fuggivo i
pericoli. Posso dire che la mia vita era delle più penose che si possano
immaginare, perché non godevo di Dio, né mi sentivo contenta col
mondo. Quando ero nei passatempi mondani, il pensiero di quello
che dovevo a Dio me li faceva trascorrere con pena; e quando ero con
Dio, mi venivano a disturbare le affezioni del mondo. Era una lotta
così penosa che non so come sia riuscita a sopportarla per un mese,
nonché per tanti anni20.
Chi ha rivelazioni, generalmente ha già ampiamente passato questo stadio che può essere testimoniato dai suoi diari o
dai direttori spirituali, o dai superiori, o da chi l’ha conosciuto
intimamente. Dio può concedere a persone così purificate una
visione soprannaturale, perché esse, non più vincolate ai sensi,
sono in qualche modo affrancate dalla loro immaginazione e
dalla loro sensibilità e quindi i rischi di “contaminazioni” sono
ridotti al minimo. Non si può escludere a priori che una persona
non in possesso di tali qualità possa aver ricevuto una rivelazione, tuttavia resta un evento poco credibile e poco probabile.
Santa Teresa di Gesù Bambino, Manoscritto C, 280, in Opere complete,
Roma 1997, 259.
20
Santa Teresa d’Avila, Vita, VIII, 2.
19
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Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
La materia, cioè il contenuto specifico delle rivelazioni non
deve:
a. Opporsi a verità di fede.
b. Porre fine a controversie teologiche: la soluzione di certi problemi è
affidata allo Spirito Santo che illumina il Magistero e non
a rivelazioni private.
c. Chiedere cose impossibili. A santa Caterina Vegri il demonio appariva sotto l’apparenza di Gesù o della Vergine, e le infliggeva duri rimproveri suscitandole gravi sensi di colpa,
senza farle tuttavia capire né dove aveva sbagliato né come
potesse rimediare, al fine di indurla ad una obbedienza
«senza discernimento alcuno» e gettarla nella disperazione21. Dio non ci chiede l’impossibile: ad impossibilia nemo
tenetur.
d. Essere contraria alla decenza. L’apparente ovvietà di quest’ultimo
punto si scontra immediatamente con la facilità con cui
può venire dissimulato. Visioni che chiedono riparazione
per i peccati possono passare per verosimili, anche quando
contengono una morbosa e compiaciuta descrizione dei
peccati stessi…
Ricordo il grave imbarazzo suscitato in una comunità religiosa allorché, dopo una pia lettura in cui si parlava di «stampa
pornografica, films bestiali, spiagge e locali scandalosi, pillola,
rapporti extraconiugali e prematrimoniali…»22 una vecchia
suora che era un po’ sorda, credendo di sussurrare, chiese ad alta
voce alla consorella vicina il significato preciso di alcuni termini
riportati nella lettura…
Raffaele Talmelli
La materia
Cf Santa Caterina Vigri, Le sette armi spirituali, a cura di A. Degli
Innocenti, Firenze 2000, 16.
22
S.M. Manelli, Maggio, mese di Maria, Isernia 2003 [1977], 52.
21
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Padre Poulain riporta il caso di una veggente, Canzianilla,
che a metà Ottocento riuscì a convincere il suo Vescovo riguardo
all’autenticità delle rivelazioni di cui lei era graziata. Il Vescovo
permise la pubblicazione del testo che sembrava chiedere preghiere per la santificazione del clero, e intanto dava una pittura
orribile dei costumi di sacerdoti e religiosi. In seguito allo scandalo che ne seguì, il Vescovo dovette dimettersi23.
Così pure gravano seri dubbi sul Segreto di Melania della Salette, proprio per le accuse senza misericordia per il clero del
suo tempo, clero di cui facevano tuttavia parte anche don Bosco,
Giovanni Maria Vianney e altri santi di quegli anni24.
Molto diversa la prudenza dei santi: san Benedetto suggerisce di «non leggere in ore serali i primi sette libri della Bibbia,
o i libri dei Re, perché a quell’ora potrebbero causare qualche
turbamento a menti deboli»25, e anche di manifestare le proprie
debolezze «solo a padri spirituali che sappiano curare le proprie
e le altrui ferite, senza svelarle e renderle pubbliche»26.
Bisogna sempre dubitare delle rivelazioni che manifestano
pubblicamente peccati nascosti altrui finendo col mancare di carità e favorire cattivi giudizi. Non è certamente lo stile di Dio,
che solo alla fine dei tempi «svelerà i segreti delle tenebre e le
intenzioni dei cuori» (1Cor 4,5).
Spiega san Giovanni della Croce:
Anche se talora Dio può far conoscere alle anime sante le necessità
altrui affinché gliele raccomandino o vi pongano rimedio […], il demonio rappresenta con grande chiarezza i peccati altrui, la cattiva coscienza e la malvagità delle anime, con lo scopo di diffamare e con l’intenzione
A. Poulain, op. cit., c. XXII, 385.
Ibidem.
25
San Benedetto, Regola, c. XLII.
26
Ibidem,, c. XLVI.
23
24
546
Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
che pone nella carne il suo sostegno
e dal Signore si allontana il suo cuore.
Egli sarà come un tamerisco nella steppa,
quando viene il bene non lo vede (Ger 17,5-6).
Pensiamo a Gesù che si trovò di fronte l’adultera (cf Gv 8,311): l’Evangelista scrive che fu «sorpresa in flagrante adulterio»
(Gv 8,4). Sembra lecito pensare che quel particolare (flagrante) voglia indicare che gli scopritori del misfatto non indugiarono molto
a trascinare la donna in piazza, nel senso che probabilmente le
dettero a malapena il tempo di indossare un lenzuolo... Gesù abbassò lo sguardo (cf Gv 8,6-8), a differenza degli interlocutori che
fissavano con occhi ingordi l’evidenza di quel peccato; non contribuì ulteriormente alla vergogna della poveretta. Sant’Agostino
commenta che alla fine rimasero in due: misera et misericordia28.
Il Signore Gesù non fissa lo sguardo sui nostri peccati,
non fa dei nostri sbagli un centro di gravitazione morale. Non è
dunque nello stile di Dio svergognare pubblicamente. E quando
ciò si ritrova in visioni e rivelazioni, è molto difficile che siano
credibili.
Esistono pure libretti di pietà che, sotto un’apparente devozione mariana, nascondono un Dio pronto a punire implaca-
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Il Signore rispetta il pudore. Le persone che svergognano
gli altri, che diffondono il peccato con la scusa di combatterlo,
che vedono il male molto più grande del bene non stanno agendo
nella linea di Dio:
Raffaele Talmelli
di divulgare i peccati e il motivo per cui vengono commessi, mettendo
nell’anima lo zelo di raccomandare [quelle anime peccatrici] a Dio27.
San Giovanni della Croce, Salita, 2, XXVI, 17.
Sant’Agostino, Discorso n. 302, 14, in Opere, Roma 1986, vol.
XXXII, 505.
27
28
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bile le debolezze degli uomini, e assomigliano molto di più ad
una lista di castighi che non ad una “lieta novella”.
Bisogna tenere presente che anche una materia di per sé
giusta e vera, ma esposta in modo cattivo, arrogante, aggressivo,
scoraggiante, sconveniente, morboso o indecente, non può venire da Dio; e lo stesso è per una materia che, pur dicendo verità, travisi il senso salvifico della Redenzione: il Vangelo deve sempre
e comunque mantenere le caratteristiche di una “lieta novella”.
Conviene pertanto imperniare tutti gli interventi, anche di catechesi,
proprio su Gesù Cristo. Lui è la bella notizia di cui l’uomo vive. Grazie
alla presenza dinamica del suo Spirito. Il riferimento al diavolo, che
certo non va bandito, risulta secondario e solo in rapporto alla sconfitta che sta subendo da parte di Colui che ci ha assicurato: «Coraggio,
io ho vinto il mondo»29.
Rivelazioni che vorrebbero gettare nella disperazione i
peccatori, come pure quelle che inneggiano alla presunzione
di salvarsi senza merito, non vengono certamente da Dio: «Dio
non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma
perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,17). Non bisogna
sottovalutare lo stile del Maligno che «sa dire nove verità per far
credere una menzogna», come recita un antico adagio. Si pensi
ad esempio al discorso dei farisei e degli erodiani fatto allo scopo
di ingannare Gesù: «Sappiamo che insegni la via di Dio, dici la
verità e non guardi in faccia a nessuno...» (Mt 22,15-16): affermazioni sante fatte da ipocriti allo scopo di tentare e arrestare
Gesù.
Ancora bisogna prestare molta attenzione alle cosiddette
profezie politiche, allorché motivi d’interesse politico o pecuniario
G. Zenti (vescovo di Vittorio Veneto), «Lettera aperta rivolta al direttore
di Radio Maria», nell’Azione (settimanale della diocesi di Vittorio Veneto), 11
dicembre 2005.
29
548
Esiste una profezia di Jacques Cazotte30 riguardante la propria morte e
i tragici eventi della Rivoluzione francese che, con buona probabilità,
fu composta dopo l’avvenimento dal poeta e scrittore Jean-François
de La Harpe (1739-1803) che la riporta nelle sue Memorie. Il fattore
che fa insorgere i maggiori dubbi, nel caso la profezia fosse davvero
di Cazotte, è che la morte di Luigi XVI e la Rivoluzione erano stati
prima decisi dalle società segrete, e Cazotte, che ebbe un posto rilevante nell’illuminismo tedesco, conosceva bene questi disegni, e poteva facilmente annunziarne l’esecuzione.
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Al tempo della presa di Costantinopoli da parte dei Turchi (1453) il
futuro patriarca scismatico Giorgio Scholarios, che segretamente era
dalla loro parte per odio ai Latini e voleva scoraggiare i difensori della
città, compose false profezie per il popolo, cosa che poi confessò egli
stesso. Una di esse annunziava che gli assalitori all’inizio sarebbero
entrati in città, ma che poi sarebbero stati messi in rotta miracolosamente.
Raffaele Talmelli
spingono falsari a confezionare rivelazioni che mirano generalmente a riportare un ordine costituito favorevole alla Chiesa.
Poulain riporta alcuni eloquenti esempi:
Un’altra celebre profezia è quella proveniente da Orval, sede di una
famosa abbazia, che apparve nel 1839 e che si credeva provenisse da
un libro stampato nel secolo XV. Vi si trovano particolari minuziosi
degli avvenimenti anteriori all’anno della pubblicazione, ma il resto
è oscuro. Il vescovo di Verdun in una circolare del 6 febbraio 1849
dichiara che l’autore era un prete della sua diocesi che poi confessò di
aver composto quelle profezie per una sorta di scherzo; rimase però
invischiato a causa della credulità di molti fedeli e per anni dovette
recitare la parte del veggente31.
30
J. Cazotte (1719-1792) è uno scrittore minore del Settecento francese. La sua opera più celebre, il Diavolo innamorato del 1772, ha avuto una
costante, benché non rumorosa, fortuna. Entrato in tarda età tra i Martinisti,
si distinse per la sua pietà; fu poi ghigliottinato come antirivoluzionario.
31
A. Poulain, op. cit., c. XXI, 365s.
549
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Sempre lo stesso Poulain riporta una documentazione ed
una riflessione che acquistano una sconcertante attualità:
Nel secolo XIII S. Bonaventura si lamentava di sentire a sazietà profezie sopra le disgrazie della Chiesa e sopra la fine del mondo32.
Alla fine del secolo XIV, durante il Gran Scisma d’Occidente, i veggenti sorgevano da per tutto, e le loro visioni acquistarono un’influenza ed una diffusione quale non avevano mai incontrato avanti…
Nelle prediche più solenni si appoggiavano a predizioni senza base33. Il
Gersone34 che assisté al Concilio di Costanza, nel quale fu posto fine al
Gran Scisma ed alla lotta dei tre papi rivali, disse che in questo tempo
vi fu un numero incredibile di uomini santi e mortificati che ebbero
false rivelazioni, e che egli ne è stato informato da testimoni degni di
fede. Aggiunge poi: «Molti di loro credevano di aver saputo per rivelazione e con certezza che ognuno di essi sarebbe il futuro Papa».
Al principio del secolo XVI in Italia vi fu una vera epidemia di profezie politico-religiose. Quest’effervescenza era stata mossa dalle predizioni fatte a Firenze dal Savonarola. Religiosi ed eremiti si spandevano da tutte le parti, e commentando l’Apocalisse annunziavano dal
pulpito e dalle pubbliche piazze rivolgimenti nel governo temporale e
spirituale, e poi la fine del mondo. I contadini e le giovanette finirono
col profetizzare.
Nel V Concilio Laterano, nel 1516, Leone X fu obbligato a pubblicare
una bolla per interdire le profezie pubbliche dei predicatori35.
Arriviamo al secolo XVIII. Vi furono profezie sempre rinascenti durante il corso della Rivoluzione francese, profezie chiarissime, con
molti particolari sopra gli avvenimenti passati, più vaghe sugli avvenimenti futuri, spesso smentite dai fatti quando pretendevano venir al
San Bonaventura, Progresso dei religiosi, 3, c. LXXVI.
Salambier, Histoire du Grand Schisme, c. VI, 4.
34
San Giovanni di Gerson (1363-1429). Teologo e mistico francese che
tentò con tutti i mezzi di ricomporre il grande scisma d’Occidente; lo scisma
avvenne allorché i cardinali francesi, sconvolti dalla crudeltà del neoeletto
Urbano VI (cui però si rivolgeva santa Caterina da Siena come vero Papa),
partirono per Avignone dove elessero unanimemente Clemente VII (che invece san Vincenzo Ferreri riconobbe come legittimo).
35
Pastor, Storia dei Papi, vol. V, fine dell’«Introduzione», e Mansi, Collezione dei Concili.
32
33
550
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Raffaele Talmelli
particolare, promettendo un salvatore che non arrivava mai, e surrogate ben presto con un’altra predizione, che questa volta si presentava
col carattere dell’infallibilità36.
Nel secolo XIX abbiamo pure avuto delle epidemie di predizioni, che
annunziavano il regno del conte di Chambort o di Naundorff. Esse
s’ispiravano alle profezie malsicure sopra «il gran papa e il gran re»
che il venerabile Holzhauser37 ha inserito, nel secolo XVII, nel suo
Commentario sull’Apocalisse.
Le pie riviste hanno il torto di accogliere e spandere simili sciocchezze
che avviliscono la religione. Monsignor Dupanloup, vescovo d’Orléans, si lamenta del gran numero di profezie che le speculazioni dei
librai mette in giro da tutte le parti. Ne ho, egli dice, più di venti volumi sotto gli occhi, soprattutto del Belgio e di Francia38. Egli ripete
questa parola di Pio IX nella sua allocuzione del 9 apr. 1872: Circola
un gran numero di profezie, ma io credo che esse siano frutto dell’immaginazione.
Il secolo XX non la cede ai precedenti. Allorché nel 1901 le Camere
francesi discussero lungamente le leggi destinate a distruggere le congregazioni religiose, l’immaginazione profetica si mise in movimento.
Delle veggenti si sentirono spinte ad andare a trovare il Santo Padre,
per confidargli le loro predizioni e i loro segreti. Il direttore di una
di esse mi raccontò che ella rimase molto meravigliata nell’arrivare a
Roma, vedendo che erano venute in dieci collo scopo medesimo. Un
cardinale le ascoltò con pazienza, ma l’udienza del Papa fu rifiutata.
So da fonte sicura che uno degli attuali pretendenti al trono di Francia
riceve continuamente lettere di profeti e profetesse che gli annunziano
i suoi destini, dandogli consigli riputati in nome di Dio, tanto che egli
ne è noiato.
Abate Sicard, L’ancien Clergé de France, vol. III, lib. III, c. VI, 153.
Il venerabile Bartolomeo Holzhauser (1613-1658) compose numerose profezie con le classiche tematiche: i tempi cattivi, la corruzione dei costumi cristiani, la persecuzione alla Chiesa, la comparsa di un grande liberatore. La tematica principale è comunque la restaurazione politico-religiosa
della cristianità nel suo complesso, come ritrovata unione concorde del potere
spirituale e temporale. Di qui la sua attenzione alla figura del Grande Monarca, che sarà lo strumento privilegiato di cui la Provvidenza si servirà per
attuare il suo misericordioso piano restaurativo.
38
Dupanloup, lettera pubblicata su Le Correspondant del 25 marzo 1874,
1108.
36
37
551
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Nulla è più facile che inventar così profezie politiche. Basta annunziare
grandi disgrazie, seguite da soccorsi straordinari. Possiamo avventare tali affermazioni senza timore, perché nessuno può provare il contrario.
Un carattere sospetto dà nell’occhio nelle profezie politiche moderne,
perché esse non spingono mai alla lotta contro i cattivi e non indicano nessun mezzo per resister loro. Parecchie anzi ci predicono che
il mondo deve cambiarsi subitaneamente per miracolo. Un’“era novella” è sul punto di apparire; “tutto il mondo diverrà santo in un
batter d’occhio”. Da tali predizioni si trae la conclusione che bisogna
rimanere colle mani alla cintola. Poiché Dio farà tutto, e si dà premura
di proclamarlo anticipatamente, sarebbe da parte nostra indiscrezione
ed ingenuità volerlo aiutare a precorrere l’ora sua. Restiamo dunque
in ozio. Ecco una dottrina comoda.
Obiettai un giorno ad una di queste false profetesse che il mondo
sembra al contrario divenire sempre più cattivo, e che noi voltiamo
le spalle alla grande rinnovazione che essa annunziava. Ella rispose:
«È buon segno: Dio non vuole entrarvi se non quando il male sarà al
colmo». Ma questa risposta non insegna niente. Poiché quando mai
potremo dire che il male sarà al colmo? Di più ammettete voi che
questo maximum avrà luogo prossimamente, e non tra duemila anni?
Come lo sapete?39
Altra tecnica che svela la falsità di materia è tentare di illudere i fedeli e cercare di bloccare per anni il giudizio della Chiesa
promettendo un qualche segno meraviglioso visibile o tangibile e
permanente «davanti al quale tutti si convertiranno». Segno che
ovviamente non arriva mai. Capiamo bene che di fronte a tale
segno sempre disponibile la fede non sarebbe più necessaria: basterebbe la constatazione ottenibile attraverso i sensi! La peregrinazione della fede, il credere «sperando contro ogni speranza»
(Rm 4,18), la «notte oscura», l’aridità, il deserto, la desolazione
non sarebbero più componenti del cammino normale dei cristiani: una palpatina al segno tangibile e la certezza delle verità
rivelate sarebbe una deduzione elementare…
39
552
A. Poulain, op. cit., c. XXI, 366s.
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Un giovedì alle 20.30 nella ricorrenza di un giovane martire dell’Eucaristia, avverrà il miracolo che durerà un quarto d’ora e sarà visibile
anche fuori da Garabandal. Tutti i malati presenti, credenti e non
credenti, guariranno. […] Sul luogo dell’apparizione rimarrà un segno
soprannaturale del miracolo, visibile per l’eternità… Questo Miracolo sarà
visibile a tutti, sarà il Grande Miracolo che Gesù farà per il mondo, sarà
visibile per sempre e si potrà filmarlo e farlo vedere per televisione. Prima
del Grande Miracolo ci sarà un Annuncio dato al mondo intero. Affinché il mondo possa emendarsi.
Raffaele Talmelli
In tempi recenti (1961-1965) si verificò un fenomeno di
presunte apparizioni mariane nel villaggio spagnolo di Garabandal, apparizioni in cui prima la Commissione Episcopale
diocesana (1962, 1967) e poi la Congregazione per la Dottrina
della Fede (1970) non riconobbero alcuna origine soprannaturale; le veggenti ritrattarono e confessarono di aver simulato le
estasi, poi nuovamente ritornarono sulle loro posizioni.
Nel 1963 la veggente Conchita ebbe la “rivelazione” che
dopo papa Giovanni XXIII vi sarebbero stati solo tre Papi dopodiché ci sarebbe stata “la fine dei tempi” e apprese anche la
data in cui sarebbe avvenuto un “grande miracolo imminente
che anche il Papa e padre Pio avrebbero potuto vedere”; tre anni
dopo riuscì a comunicare la notizia a papa Paolo VI:
In risposta al disconoscimento da parte del Vescovo locale,
la “Madonna” nel dicembre 1965 minacciò:
[…] Il vaso è colmo, l’acqua trabocca! I vescovi e i cardinali percorrono sempre più la via della perdizione e portano con loro su questa
via molte anime. Dovreste veramente preoccuparvi che l’ira divina
non crolli su di voi. […] Io, vostra Madre, vi amo molto e non voglio la
vostra maledizione. Siamo giunti agli ultimi avvertimenti40.
G. Hierzenberger - O. Nedomansky, Tutte le apparizioni della Madonna
in 2000 anni di storia, Casale Monferrato 1996, 393-395.
40
553
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Tuttavia molti fedeli che asseriscono di essere stati testimoni di «duemila apparizioni celesti e fenomeni stellari, convalidate da numerosissime guarigioni miracolose», per tali ragioni si
dichiarano «certi della presenza reale di Maria a Garabandal»41.
Vescovi di altre diocesi (ad es. di Jalapa e Guadalajara), che non
conoscevano i dettagli dell’inchiesta diocesana e i cui pareri sono
da considerarsi comunque assolutamente privati, non trovando
nulla di contrario alla sana dottrina all’interno dei messaggi, si
espressero a favore delle apparizioni, anzi videro addirittura il
prosieguo del messaggio di Fatima, incrementando così la confusione e il disorientamento dei fedeli. Il Vescovo di Santander
per questa ragione poté ricorrere al parere della Congregazione
per la Dottrina della Fede42, che confermò il giudizio negativo.
Nell’apologia delle apparizioni vengono messe in evidenza
ancor oggi argomentazioni che depongono per la scorrettezza
Ibidem, 398.
Secondo quanto ribadito dalla Congregazione per la Dottrina della
Fede nel documento Normæ S. Congregationis pro doctrina fidei de modo procedendi
in diudicandis præsuntis apparitionibus ac revelationibus, Città del Vaticano, 25 febbraio 1978, nn. III-IV (http://www.theotokos.org.uk/pages/appdisce/cdftexte.html;
tr. it. dell’autore): III. 1. È all’Ordinario del luogo che spetta primariamente
di indagare ed intervenire. 2. La Conferenza Episcopale regionale o nazionale può essere spinta ad intervenire a) se l’Ordinario del luogo, dopo avere
adempiuto gli obblighi che gli spettano, ricorre ad essa per un giudizio più
sicuro dei fatti. b) se il fatto concerne ugualmente la regione o la nazione, ma
sempre con il preventivo consenso dell’Ordinario del luogo. 3. La Sede Apostolica può intervenire, sia su richiesta dell’Ordinario stesso, sia su richiesta
di un gruppo qualificato di fedeli, ciò in ragione del diritto immediato di
giurisdizione del Romano Pontefice. IV. 1. a) […] In questo caso, bisognerà
prestare la massima attenzione affinché il ricorso alla Sacra Congregazione
non avvenga per ragioni sospette, ad es. costringere l’Ordinario a cambiare le
sue legittime decisioni, avvalorare un particolare gruppo, ecc. 2. b) La Sacra
Congregazione può intervenire motu proprio nei casi più gravi, specialmente
quando il fatto coinvolga una più ampia parte della Chiesa, sempre dopo
aver consultato l’Ordinario e, se il caso lo richiede, anche la Conferenza Episcopale.
41
42
554
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Raffaele Talmelli
del vescovo locale monsignor Beitia e del cardinal Seper, l’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede,
che avrebbe manipolato persino l’opinione del Papa; la ritrattazione pubblica delle veggenti viene fatta passare come una forzatura del famigerato vescovo, e il criterio di credibilità viene
legato al fatto che masse di pellegrini, inclusi sacerdoti disubbidienti, abbiano continuato a recarsi a Garabandal nonostante
la proibizione dell’autorità ecclesiastica. Secondo l’associazione
“The Workers of Our Lady of Mt. Carmel de Garabandal”43
«le apparizioni di Garabandal non sono state né approvate né
disapprovate dalla Chiesa, ma sono ancora sotto investigazione
e coloro che promuovono il messaggio possono farlo purché lo
dichiarino. Il completamento di questi eventi deve ancora avvenire, ed in attesa di una decisione finale da Roma, rimaniamo
in obbedienza alla Santa Madre Chiesa»44. Secondo costoro la
Chiesa dovrebbe pronunciarsi validamente solo dopo la comparsa del segno, del tutto incuranti dei pronunciamenti negativi
già avvenuti e del fatto che Padre Pio e Paolo VI, che sarebbero
dovuti essere testimoni oculari del grande miracolo, sono già
morti da vari decenni.
Satana si può anche nascondere sotto il manto dell’umiltà, ma non
è capace di indossare il manto dell’ubbidienza, ed è qui che si rivela
tutto il suo traffico45.
Tutti i Vescovi succedutisi nella diocesi di Santander hanno
ribadito lo stesso parere negativo (1991). Allora zelanti devoti
hanno cercato di delegittimare l’autorità del vescovo diocesano
43
L’Associazione è reperibile all’indirizzo: Post Office Box 606 Lindenhurst, New York 11757-0606, U.S.A.
44
Dal foglietto illustrativo distribuito gratuitamente dall’associazione
“The Workers of Our Lady of Mt. Carmel de Garabandal”.
45
Santa Faustina Kowalska, Diario, II quad., par. 939, Città del Vaticano 1996, 337.
555
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asserendo che, trattandosi di un fenomeno di portata internazionale, solo il Papa può rettamente discernere, ma la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ribadito che, come sempre,
il discernimento spetta al vescovo locale (1996) e, qualora sussistano fondati dubbi, alla Congregazione stessa.
Conchita si è poi sposata, ha fatto della sua casa in Garabandal un museo ed ha acquistato un appartamento a Fatima ed
uno a New York (dove vive tuttora e di tanto in tanto organizza
incontri per la diffusione dei suoi messaggi).
La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che
non si vedono (Eb 11,1).
Effetti prodotti
La Chiesa dovette affrontare da subito il problema dei falsi
messaggi. Negli Atti degli Apostoli è narrato l’episodio dei fedeli di
Antiochia, bersaglio di presunti messaggi non di origine soprannaturale, ma da parte degli apostoli stessi:
Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo
dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi (At 15,24).
Nella lettera apostolica frutto del primo Concilio, vediamo
così fissati i criteri fondamentali che ci aiutano a distinguere la
provenienza dei messaggi: quando sono falsi, manca l’incarico
e quindi l’approvazione da parte della Chiesa, provocano turbamento e sconvolgono gli animi. È chiaro l’intento di lacerare
l’unità della Chiesa. Se pensiamo che Gesù aveva individuato
proprio nell’unità il mezzo per rendere credibile la testimonianza
della sua Chiesa, possiamo ben comprendere che lo sforzo principale del diavolo sia impedire o rompere l’unità. È quindi sommamente opportuno valutare la risonanza ecclesiale che le rivelazioni private producono; non bisogna lasciarsi ingannare
556
Chi è oggetto di rivelazione, aumenta la propria virtù e l’amore
alla Chiesa, vive in una profonda pace, gaudio e sicurezza «che mai
potrebbero derivare da melanconia o dal demonio»46. Quando
viene contrariato, a differenza di chi non ha rivelazioni vere (deliranti o persone fantasiose), dà prove di pazienza eccelsa e, pur non
contraddicendo mai quel che ha ricevuto, rimane totalmente
sottomesso al giudizio della Chiesa. È di grande insegnamento
l’esempio della beata Giuliana di Cornillon o di Liegi (11911258), la quale intorno al 1208 ebbe le prime rivelazioni in cui
le si chiedeva di far istituire una festa in onore dell’Eucaristia.
Seguendo il consiglio del confessore, rimase in silenzio e ne parlò
ad una commissione di teologi solo ventidue anni più tardi, nel
1230; la commissione l’approvò, ma ne seguirono gravi persecuzioni personali e calunnie. Solo dopo altri sedici anni, nel 1246,
il vescovo di Liegi Roberto di Thourotte decise di istituire la festa
nella sua diocesi, ma egli morì lo stesso anno e solo una chiesa
della diocesi tenne conto del suo mandato. La Beata venne di
nuovo calunniata e costretta a lasciare il suo monastero nel 1248
46
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa
sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato (Gv 17,21).
Raffaele Talmelli
dall’effetto immediato dato dalle folle che recitano rosari: se il
prodotto finale è un’ostilità crescente verso la gerarchia fino allo
scisma, stiamo certi che l’origine dei messaggi è diabolica. Emblematico l’esempio dei “Mariaviti”. Così pure diffondere libri e
messaggi in difesa di presunte apparizioni contenenti accuse di
complotti e manipolazioni da parte dei vertici della Chiesa che
non ne hanno riconosciuto l’autenticità, non può far altro che
alimentare sospetti e sfiducia verso il Magistero, fino a spingere i
fedeli verso derive scismatiche.
Santa Teresa d’Avila, Castello interiore, 6, VIII, 3.
557
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531-562
e fino alla morte visse come reclusa volontaria, senza vedere la
realizzazione dell’opera che le era stata affidata da Dio e approvata dal suo Vescovo. Nel 1261 Giacinto Pantaleone, uno dei
teologi della commissione episcopale a cui la Beata aveva esposto
le sue rivelazioni, divenne papa col nome di Urbano IV e nel
1264, a sei anni dalla morte della Beata, indisse la solennità del
Corpus Domini47.
È importante che la Chiesa metta alla prova i veggenti, e la
prova della pazienza è quella che maggiormente svela frodi volontarie o patologie sottese alle presunte rivelazioni: il delirante,
così come il falsario, quando si sente accantonato o non preso
in seria considerazione va facilmente in escandescenza e tutte
le caratteristiche autocentriche emergono con buona evidenza:
aggressività, squalificazione degli interlocutori, demonizzazione
degli avversari. Chi ha una rivelazione, non solo non perde mai
l’amore di Dio, ma aumenta la carità e persino l’amore per i
nemici.
I temi del delirio mistico sono quelli di essere un personaggio biblico (Mosè, la Madonna, Gesù, san Pietro48, ma anche
Dio stesso) o di avere ricevuto uno speciale mandato da Dio (tramite la Beata Vergine, Gesù Cristo, angeli o santi in visione) per
una riforma dei costumi nella Chiesa o per stornare, e quindi annunciare a tutto il mondo, un incombente e catastrofico castigo
divino. Quando si parla di “costumi corrotti nella Chiesa” si in47
Cfr. A. D’Haenens, Giuliana di Cornillon, in Bibliotheca Sanctorum, Grottaferrata di Roma 1965, vol. VI, 1172s., e Le Pas, Vita della Beata Giuliana,
Paris 1893.
48
Negli anni Settanta in diocesi di Siena nacque una setta di seguaci
dell’apostolo Pietro “reincarnatosi” in un certo Piero Babbini (1928-1990) a
cui vennero attribuite guarigioni miracolose, chiaroveggenza e intuizione di
cose occulte; nella sua predicazione, che all’inizio avveniva in una chiesa, il
Babbini riuscì a coinvolgere numerosi fedeli e persino uno stimato sacerdote
con il quale fondò una comunità. I seguaci furono scomunicati dall’allora
arcivescovo di Siena, monsignor Mario Ismaele Castellano, nel 1982.
558
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Raffaele Talmelli
tende generalmente la non osservanza dei voti religiosi: l’obbedienza, la castità, la povertà, ma anche la clausura e la stabilità.
In genere si tratta di riformatori violenti che, oltre a minacciare
l’inferno per i fedeli riluttanti, non esitano a passare alle vie di
fatto, incluse vessazioni, torture e morte per gli avversari, per affermare le loro convinzioni. In costoro, cristiani e non, violenza
e religione sono tutt’uno. Possiamo intuire la pericolosità di certe
spiritualità improntate all’intolleranza e all’imposizione, che con
molta facilità finiscono con il convogliare vari facinorosi nella
violenza di tipo religioso.
Guardando meglio nel particolare, forse tra i deliri mistici
quello che si struttura intorno alla povertà è uno dei più frequenti. Sappiamo che i deliri frequentemente sono un sintomo
della schizofrenia. Uno schizofrenico tende al ritiro sociale e,
di conseguenza, ha difficoltà lavorative, non trova più la coordinazione necessaria per riuscire a organizzarsi socialmente. Il
soggetto affetto da delirio non percepisce il ritiro sociale come
una difficoltà personale, ma generalmente tende a creare motivazioni di carattere spirituale, ad esempio che “Dio provvede e
quindi il lavoro non è importante”. La povertà all’interno della
Chiesa ha la funzione di renderci accoglienti custodi della Parola, di imitare Cristo povero, di operare per una migliore distribuzione dei beni e fuggire la cupidigia, di accrescere il fiducioso
abbandono a Dio e alla Provvidenza. La distribuzione dei propri
beni ai poveri poi ha lo scopo di rendere i bisognosi un po’ meno
poveri, e con questo senso dinamico della povertà (vissuta in maniera diversa a seconda dei vari Istituti) aumenta la fiducia nella
Provvidenza e si impara che il necessario è sufficiente.
Per chi ha un delirio incentrato su tematiche di povertà,
lo scopo principale è una sorta di caricatura della spiritualità
cristiana: il lavoro deve lasciare il posto alla predicazione e alla
preghiera, e non c’è mai la spinta a far sì che i poveri siano meno
poveri, ma solo quella a far sì che tutti cadano nella miseria più
nera.
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E infatti vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi
(2Ts 3,10)…
Un caso emblematico
Talora può essere implicata una tematica riguardante un
aspetto più specifico. Non posso dimenticare una monaca che
aveva la convinzione profonda di essere guidata dalla santa fondatrice in persona a riformare la clausura. Appena eletta Abbadessa, ripristinò doppie grate e altri segni esteriori in vigore
nel Seicento. Ma le consorelle che non erano d’accordo con lei
venivano prese regolarmente a ceffoni. Furono vani gli interventi dei superiori: da ultimo, il visitatore apostolico, «sicuro
messo del Maligno», non fu nemmeno fatto entrare. L’episodio
si concluse con la divisione e la dispersione di una parte della
comunità.
L’effetto principale di una rivelazione è dunque un aumento dell’amore verso Dio e verso il prossimo. Chi è affetto
da un delirio, può essere una persona gentile, calmissima, ma
quando viene messo in discussione o contrariato a riguardo della
tematica delirante, generalmente ha esplosioni d’ira, minacce,
gesti aggressivi e, nel caso dei deliri mistici, si struttura la convinzione che sia il demonio stesso ad ostacolare le rivelazioni, per
cui il soggetto lotta senza esclusione di colpi.
Non va sottovalutata inoltre l’opera dei falsari o del
Maligno che, tramite astute rivelazioni di per sé ineccepibili
nel contenuto, diffondono il sospetto che il discernimento del
Magistero non sia corretto o addirittura illegittimo. La lenta e
progressiva corrosione della fiducia nel discernimento dei Vescovi che devono legittimamente pronunciarsi, porta a dare
sempre più credito alle rivelazioni private che non alla parola
del Vescovo e persino del Papa, sordamente accusato di essere
vittima di una Curia massonica e miscredente che gli impedirebbe di governare la Chiesa secondo i dettami dei messaggi.
Ne consegue il pessimo frutto di un ingravescente disorien-
Criteri di discernimento dei fenomeni straordinari
Raffaele Talmelli
tamento dei fedeli, spinti a guardare con sempre maggiore
sospetto il Magistero e a sostenere che le masse abbiano migliore facoltà di discernimento e credibilità rispetto alla secolare Tradizione della Chiesa. È la consumata tecnica del
Maligno che attraverso nove verità ben accette fa passare una
menzogna, una sorta di cavallo di Troia grazie al quale atti
di per sé buoni riescono a produrre il maggior danno possibile. Qualcosa di simile fanno i produttori di mine antiuomo
e di altri ordigni micidiali dichiarati illegali da tutti i trattati
internazionali: la produzione delle singole componenti (tutte
di per sé legali) è disseminata in varie industrie di più Paesi,
in modo che gli operai non si rendano conto dell’uso che ne
verrà fatto. Nello stesso modo, lo scopo finale, cioè lacerare
l’unità della Chiesa, viene così ottenuto tramite tante piccole
verità, proprio come sarebbe andato in pezzi il corpo di Gesù
se si fosse buttato dal pinnacolo del tempio obbedendo all’interpretazione del Salmo 90 con cui il diavolo in persona gli
suggeriva di buttarsi (cf Mt 4,6)…
Divide et impera…
Incredibilmente ancor oggi si può sentire qualche sacerdote affermare pubblicamente che, in materia di apparizioni, il
parere dell’Ordinario locale è solo un parere privato da non tener
in nessuna considerazione; che solo l’autorità papale (che non
interviene quasi mai in simili questioni se non, in casi ben specifici, per mezzo della Congregazione per la Dottrina della Fede)
può proibire la diffusione di rivelazioni private; che la Madonna
avrebbe canonizzato direttamente (ovviamente senza passare il
vaglio dell’apposita Congregazione e del Papa) un defunto e a tal
giudizio dovrebbe adeguarsi lo stesso Pontefice! Sant’Agostino,
accorgendosi di una errata mariologia che tendeva a porre la
Beata Vergine al di sopra della Chiesa, metteva in guardia i suoi
contemporanei:
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Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine
Maria! Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa: un membro
santo, un membro eccellente, un membro che sorpassa tutti in dignità, ma tuttavia è sempre un membro rispetto all’intero corpo. Se
è membro di tutto il corpo, allora certo vale più il corpo che un suo
membro49.
«Quale ignoranza della vera mistica bisogna avere per
consentire a questo governo per oracoli, che non tollera nessuna
obiezione!!»50.
49
50
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Sant’Agostino, Discorso n. 72/A, 7.
A. Poulain, op. cit., c. XXIII, 412.
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criteri di discernimento dei fenomeni straordinari (talmelli)