Comprendere l’ Elettroforesi delle proteine International Myeloma Foundation 12650 Riverside Drive, Suite 206 North Hollywood, CA 91607 USA Telephone: 800-452-CURE (2873) (USA & Canada) 818-487-7455 Fax: 818-487-7454 [email protected] myeloma.org Indice Introduzione 5 Perché è importante l’elettroforesi delle proteine? 5 Cos’è una componente monoclonale? 9 Cos’è l’elettroforesi delle proteine? 11 Come viene identificata e quantificata una componente monoclonale? 15 In che modo l’elettroforesi contribuisce alle decisioni relative al trattamento? 17 Sponsorizzato da una borsa di studio non vincolante Sebia. ©2011, International Myeloma Foundation, North Hollywood, California (xii11) Raccomandazioni pratiche per l’uso dell’elettroforesi delle proteine sieriche e urinarie 18 Il costo dell’elettroforesi delle proteine è coperto dall’assicurazione sanitaria? 20 Domande aggiuntive 21 Notizie sull’IMF 22 Glossario 25 Introduzione Questo opuscolo Le è stato consegnato per fornirle maggiori informazioni circa un esame di laboratorio chiamato elettroforesi delle proteine (EF). Dopo averlo letto, dovrebbe essere capace di rispondere alle seguenti domande: n Cos’è l’elettroforesi delle proteine? n Perché i valori ottenuti con questo esame sono importanti per un paziente affetto da mieloma multiplo? n In che modo questo test contribuisce alla diagnosi e al monitoraggio della risposta al trattamento del mieloma multiplo? Questo opuscolo ha il compito di fornire solo informazioni generali. Esso non deve sostituire la consulenza del Suo medico o del personale infermieristico, che possono rispondere alle domande relative al Suo specifico programma di trattamento. La definizione di tutte le parole in grassetto si possono trovare nel glossario alla fine dell’ opuscolo. Perché è importante l’elettroforesi delle proteine? Perché fare un opuscolo sull’elettroforesi delle proteine? La ragione principale è che la produzione di una singola componente monoclonale (CM) è una caratteristica specifica del mieloma multiplo. Il test utilizzato per quantificare la componente 5 monoclonale nel sangue o nelle urine è l’elettroforesi delle proteine. Questa CM viene prodotta (sintetizzata) da plasmacellule maligne (o cellule mielomatose). La quantità di componente monoclonale prodotta e rilasciata nel siero (la parte liquida del sangue, che resta dopo aver rimosso le cellule del sangue), e a volte nelle urine, riflette la gravità del mieloma in ogni momento. Questa proteina, presente nel siero o nelle urine, rappresenta un marcatore tumorale sierico o urinario. Solo pochi tipi di tumore presentano un marcatore di questo tipo che, nel caso specifico, rende possibile la valutazione della gravità del mieloma al momento della diagnosi iniziale e il monitoraggio del mieloma durante il corso della malattia. Si può così studiare la risposta al trattamento, l’ampiezza della remissione, e, se necessario, la recidiva del paziente usando numeri esatti, un vantaggio importante per la valutazione della malattia. Per esempio, si può determinare se una risposta è: parziale Figura 1. Rappresentazione di un risultato normale dell’elettroforesi delle proteine sieriche 6 (PR) = miglioramento del 50%; parziale molto buona (VGPR) = miglioramento del 90%; o completa (CR) = nessuna CM rilevata. Si può inoltre identificare una condizione di aumento nel livello della CM ≥25%, che viene chiamata recidiva. Quantificazione della CM tramite l’elettroforesi Se la CM, che è caratteristica del mieloma, è presente nel siero, l’esame elettroforetico si chiama elettroforesi delle proteine sieriche (SPEP, Serum Protein ElectroPhoresis). Allo stesso modo, quando la componente monoclonale si rinviene nelle urine, il test utilizzato per rilevarla si chiama elettroforesi delle proteine urinarie (UPEP, Urine Protein ElectroPhoresis). Per quantificare la componente monoclonale o CM sono necessarie due informazioni: n Quant’è la concentrazione totale di proteine nel siero o nelle urine? n Qual è la percentuale relativa alla CM? L’informazione cruciale proviene dall’elettroforesi sierica e/o urinaria. Calcolando le dimensioni del “picco”, che rappresenta la quantità di proteina monoclonale, tramite la misura dell’area compresa tra l’apice del picco e la linea di base del grafico, si ottiene la percentuale della CM rispetto alle proteine totali. Per esempio: n Il picco è pari al 60% delle proteine totali n Proteine totali = 12 grammi/decilitro (g/dL) 7 è importante al momento della diagnosi iniziale e a quello di massima risposta al trattamento. Se vi è una risposta completa (CR), l’immunofissazione deve essere completamente negativa*; in altri termini, non deve essere visibile alcuna componente monoclonale. Cos’è una componente monoclonale? Le componenti monoclonali sono molecole di immunoglobuline (”Ig”) o parti di esse. n Quantificazione del picco = 7,2 g/dL (60% di 12) Sia le proteine totali che la percentuale della componente monoclonale cambiano nel tempo. Per esempio, in risposta al trattamento, il picco può scendere al 40% e le proteine totali a 9 g/dL. In questo caso la quantificazione del picco sarà pari a 3,6 g/dL, corrispondente a una diminuzione del 50% e quindi a una risposta parziale. Questo tipo di quantificazione e valutazione periodica è fondamentale per il monitoraggio di ogni malattia mielomatosa. È per questa ragione che le elettroforesi sierica ed urinaria sono così importanti. Le normali plasma cellule producono immunoglobuline che sono gli anticorpi necessari a combattere le infezioni. Le plasma cellule anormali –“cellule del mieloma”- presenti nei pazienti con mieloma non producono anticorpi in risposta ad una infezione ma producono delle immunoglobuline monoclonali che non possono funzionare come un anticorpo. Questa immunoglobulina tipica e unica per ciascun paziente di mieloma, può essere costituita da: due catene pesanti e due catene leggere (vedi fig. 2) o da sole Un test aggiuntivo, chiamato immunofissazione, viene utilizzato per determinare il tipo di componente monoclonale. Ciò * ll modo in cui la risposta viene definita è stato oggetto di studio da parte dell’International Myeloma Working Group (IMWG) dell’IMF ed è stato pubblicato come “Criteri Uniformi di Risposte”. Si prega di fare riferimento alla pubblicazione dell’IMF Breve relazione della malattia e delle opzioni terapeutiche, Tabella 7, per ulteriori informazioni. Figura 2. Struttura delle immunoglobuline 8 9 catene leggere o da frammenti/combinazioni di immunoglobuline. Le immunoglobuline sono formate da uno di cinque tipi di catene pesanti (chiamate IgG, IgA, IgM, IgD e IgE) e da uno di due tipi di catene leggere (kappa, κ, e lambda, λ). Esistono quindi dieci possibili combinazioni di catene pesanti e leggere: IgG kappa, IgG lambda, IgA kappa, IgA lambda, IgM kappa, e così via. L’elettroforesi delle proteine può rilevarle tutte. Le plasmacellule producono catene pesanti e leggere separatamente, che vengono assemblate in seguito per formare un’immunoglobulina intera. Per ragioni sconosciute, le plasmacellule producono un numero di catene leggere superiore a quello di catene pesanti. Quindi, quando le immunoglobuline intere vengono formate, resta ancora qualche catena leggera. Queste vengono chiamate “catene leggere libere” (le catene leggere che partecipano alla formazione delle immunoglobuline intere vengono chiamate “catene leggere legate” perché sono legate alle catene pesanti). L’eccesso di catene leggere libere entra nel flusso sanguigno e viene quindi filtrato dai reni. I reni sono capaci di riassorbire queste catene leggere libere e riciclare gli aminoacidi (i “mattoni” che costituiscono tutte le proteine dell’organismo). Ma quando è presente una componente monoclonale nel siero, la quantità di catene leggere libere monoclonali può diventare troppo elevata 10 per essere riassorbita dai reni. In questo caso, le catene leggere libere possono essere rinvenute nelle urine; queste vengono chiamate proteina di Bence Jones (dal medico che per primo le descrisse). Cos’è l’elettroforesi delle proteine? L’elettroforesi delle proteine è un’analisi di laboratorio basata sulla separazione delle proteine in presenza di corrente elettrica. Per effettuare questo test, si possono utilizzare un supporto solido (come un gel d’agarosio) oppure dei sottili tubicini in silice, detti capillari, riempiti da un liquido. Quando un campione contenente una miscela di proteine viene applicato sul gel o in un capillare, le diverse proteine della miscela vengono separate in funzione della propria carica elettrica. Quando si vuole effettuare la ricerca di componente monoclonale, i laboratori analizzano il siero e le urine tramite l’elettroforesi delle proteine, l’unico test che può confermare in maniera univoca la monoclonalità. Elettroforesi delle proteine sieriche Il siero contiene diversi tipi di proteine che si separano tramite l’elettroforesi in cinque o sei frazioni (in funzione del metodo utilizzato dal laboratorio). Queste frazioni (dette anche “zone” o “regioni”) vengono chiamate Albumina, Alfa 1, Alfa 2, Beta (separabile in Beta 1 e Beta 2), e Gamma. Le immunoglobuline policlonali (normali) si trovano principalmente nella zona Gamma. 11 Le diverse, normali, immunoglobuline presenti nel siero differiscono leggermente l’una dall’altra nella loro struttura e carica elettrica. Per questa ragione, quando vengono sottoposte all’elettroforesi, occupano una zona larga, che è diffusa e simmetrica, senza alcuna deformazione visibile. Le proteine monoclonali vengono prodotte da un clone di plasmacellule e quindi tutte le molecole sono identiche e presentano la stessa carica elettrica. È per questa ragione che in elettroforesi una proteina monoclonale migrerà sotto forma di un picco stretto (che si presenta nella maggior parte dei casi in zona Gamma, ma che può migrare anche in zona Beta 2 o Beta 1, o addirittura in zona Alfa 2, benché quest’ultimo caso sia molto raro). L’elettroforesi delle proteine sieriche può essere utilizzata per effettuare la ricerca di una componente monoclonale e per monitorare la quantità di CM. Elettroforesi delle proteine urinarie Il rene agisce da filtro, eliminando solo poche molecole e lasciando la maggior parte delle proteine nel flusso sanguigno. Benché alcune piccole proteine passino attraverso il filtro renale, queste vengono in seguito riassorbite e riciclate in aminoacidi. Normalmente, quindi, le urine contengono solo tracce di proteine. Tuttavia, in alcune malattie, delle proteine possono comparire nelle urine. Se il rene è danneggiato, numerose proteine sieriche possono passare nelle urine, e i risultati dell’elettroforesi urinaria possono avere un aspetto simile a quello dell’ elettroforesi delle proteine sieriche, con tutte le cinque (o sei) frazioni visibili. Quando la componente monoclonale è presente nel siero, spesso l’eccesso di catene leggere libere verrà rinvenuto nelle urine come proteina di Bence Jones (sotto forma un picco stretto, generalmente in zona Gamma o Beta). L’elettroforesi delle urine viene utilizzata per effettuare la ricerca di proteina di Bence Jones e per monitorarne la concentrazione. Può inoltre essere utilizzata per valutare il danno renale (che rappresenta una complicanza comune del mieloma multiplo). Figura 3. Rappresentazione di un risultato anomalo di elettroforesi delle proteine sieriche, con cellule mielomatose che producono una CM, e quindi la presenza di un picco in zona Beta 2. 12 Immunofissazione sierica e urinaria Se viene rilevato un picco stretto in elettroforesi delle proteine, si può sospettare la presenza di una componente monoclonale. 13 È quindi necessario confermarne la presenza e determinarne il tipo identificando la catena pesante e la catena leggera presenti nella sua struttura. Conoscere il tipo di CM è importante per stabilire la diagnosi e per effettuare il monitoraggio del paziente. A questo scopo verrà usato un altro metodo elettroforetico, chiamato immunofissazione (IFE, ImmunoFixation Electrophoresis). Nell’IFE, vengono utilizzati dei reagenti specifici, chiamati antisieri. Ogni antisiero reagisce con un tipo specifico di catena pesante o leggera. Le componenti monoclonali reagiranno generalmente con un antisiero anti - catena pesante e un antisiero anti - catena leggera (benché in alcuni casi le plasmacellule possano produrre solamente catene leggere; in questo caso la proteina monoclonale reagirà con antisieri diretti contro le catene leggere libere). I metodi immunofissativi sono più sensibili alla presenza di deboli componenti monoclonali e possono rilevarle anche se l’elettroforesi non mostra alcuna anomalia visibile. Ma l’immunofissazione non permette la quantificazione della componente monoclonale. Quindi entrambi i metodi devono essere utilizzati: l’elettroforesi per rilevare la presenza di componenti monoclonali e per quantificarle e l’immunofissazione per identificarne il tipo. Come viene identificata e quantificata una componente monoclonale? Come nel caso di altri esami, i valori calcolati dall’elettroforesi vengono quindi confrontati con i valori di riferimento del laboratorio (valori che un laboratorio ha determinato analizzando campioni di individui sani). Le frazioni elettroforetiche vengono inoltre sottoposte a ispezione visiva. Si sospetta la presenza di una proteina monoclonale quando il tracciato elettroforetico presenta un picco aggiuntivo, o quando una frazione normale presenta una deformazione anormale o è aumentata in maniera inusuale. Queste anomalie vengono generalmente rilevate nelle regioni Gamma o Beta. 14 15 Per confermare la presenza della componente monoclonale e per identificare le sue catene pesante e leggera, il siero viene ulteriormente analizzato in immunofissazione. Una volta rilevata la presenza di una componente monoclonale, la sua quantificazione viene determinata utilizzando il tracciato elettroforetico. A questo scopo il laboratorista delimiterà l’inizio e la fine del picco monoclonale sul tracciato e quantificherà la percentuale dell’area totale sottostante il picco. Utilizzando questo valore e i risultati di un altro test biochimico, la concentrazione delle proteine totali, si può calcolare la concentrazione della componente monoclonale in g/dL. (Vedere l’esempio a pag. 7.) Questo valore verrà utilizzato dal personale medico, insieme ad altri dati, per stabilire la diagnosi. In seguito, verrà confrontato con i valori ottenuti dagli esami elettroforetici successivi per monitorare l’evoluzione della malattia e la risposta al trattamento, come raccomandato dalle linee guida dell’International Myeloma Working Group. Secondo queste linee guida, quando una componente monoclonale può essere rilevata e quantificata in elettroforesi, il monitoraggio deve essere effettuato utilizzando l’elettroforesi sierica e/o urinaria. Quando la componente monoclonale non è rilevabile in elettroforesi o è a concentrazioni troppo basse per essere quantificata, verrà utilizzato un altro test, il free light chain assay, per monitorare la condizione del paziente.* 16 In che modo l’elettroforesi può contribuire alle decisioni relative al trattamento? Come menzionato in precedenza, la capacità di quantificare con precisione la componente monoclonale in elettroforesi delle proteine sieriche e/o urinarie e di conoscere il livello esatto di gravità del mieloma rappresenta un enorme vantaggio. Il monitoraggio della malattia in assenza di un picco sul tracciato elettroforetico sierico o urinario può essere difficoltoso. La quantità di componente monoclonale presente sul tracciato elettroforetico riflette la gravità del mieloma. Tuttavia, è molto importante tenere presente che ogni paziente è diverso dall’altro. Al momento della diagnosi, alcuni pazienti presentano, per esempio, un picco molto elevato nel siero, ma la gravità del mieloma nel midollo osseo o nelle ossa non è di pari entità. Anche l’opposto può essere vero: alcuni pazienti possono presentare un picco lieve, ma un gran numero di cellule mielomatose. Quindi, al momento della diagnosi, è molto importante correlare il livello del picco con la gravità del mieloma nel singolo paziente. Ciò può essere particolarmente importante * Per ulteriori indicazioni sul monitoraggio della malattia, fare riferimento alle seguenti pubblicazioni dell’IMWG, disponibili sul sito myeloma.org. “IMWG Uniform Response Criteria”, “IMWG Guidelines for Serum Free Light Chain analysis” (aggiornamento in corso), e “IMWG Guidelines for the Diagnostic Work-up of Myeloma”. Fare inoltre riferimento all’edizione 2011/2012 della pubblicazione dell’IMF “Breve relazione della malattia e delle opzioni terapeutiche.” 17 nel caso in cui il picco sia lieve, perché piccoli cambiamenti possono essere maggiormente importanti in termini di risposta al trattamento oppure di potenziale progressione o recidiva. L’elettroforesi delle proteine sieriche e urinarie è utile per: 1. Valutazione basale della gravità e del tipo di mieloma. 2. Monitoraggio periodico per documentare la velocità e il livello della risposta. 3. Valutazione della potenziale progressione o recidiva della malattia. Nota: malattia progressiva (PD) = aumento ≥25% ** (dal livello basso). La PD può essere confermata dal verificarsi di uno dei criteri “CRAB” ***. Raccomandazioni pratiche per l’uso dell’elettroforesi delle proteine sieriche e urinarie Quando si inizia un nuovo trattamento per il mieloma, il livello di CM nel sangue (siero) e/o nelle urine dovrebbe essere quantificato ogni mese (o ad ogni ciclo di trattamento, normalmente a intervalli di 3-6 settimane) utilizzando l’elettroforesi. Per valutare l’impatto del trattamento è necessario **Per confermare la progressione o la recidiva sono richieste due letture consecutive. ***Vedere ulteriori pubblicazioni dell’IMF e il sito web dell’IMF all’indirizzo myeloma.org, oppure chiamare la hotline dell’IMF al numero 800-4522873 (Stati Uniti e Canada) per la spiegazione dei criteri “CRAB” e per ulteriori dettagli. 18 effettuare gli esami periodicamente. Se il trattamento non funziona bene, questo sarà evidente entro 2-3 mesi: i livelli di CM sul tracciato elettroforetico, in questo caso, diminuiranno di <25% o aumenteranno di ≥25% (malattia progressiva [PD]). Sarà quindi necessario cambiare il trattamento. Si tratta di un momento cruciale per discutere i risultati e le opzioni di trattamento con il proprio medico. Se il trattamento funziona bene, nella maggior parte dei casi ci sarà un sostanziale miglioramento (riduzione) dei livelli di CM sul tracciato elettroforetico sierico/urinario entro i primi 2-3 mesi. Come notato in precedenza, il livello di risposta può essere quantificato come >50% (risposta parziale [PR]); ≥90% (risposta parziale molto buona [VGPR]); 100% (risposta completa [CR]). La classificazione di risposta completa (CR) richiede che la CM non sia rilevabile utilizzando l’immunofissazione (IFE) e che l’esame del midollo osseo non mostri alcuna evidenza di mieloma. Per raggiungere i livelli di risposta migliore (VGPR e CR) sono necessari generalmente almeno altri 2-3 mesi di trattamento (4-6 mesi in totale). Per ottenere la massima risposta, potrebbero essere necessari diversi altri mesi di trattamento. È inoltre necessario valutare opzioni aggiuntive di trattamento, come un trapianto autologo di cellule staminali (ASCT) o una terapia di consolidamento per migliorare al massimo la risposta. In seguito, si può decidere di 19 iniziare una terapia di mantenimento, discutendone con il proprio medico curante. Dopo aver raggiunto un livello stabile di risposta, la frequenza del monitoraggio può essere ridotta a ogni 2-3 mesi, in maniera continua, a meno che non emergano ulteriori problemi. Si suggerisce di discutere direttamente e prontamente i risultati dell’elettroforesi sierica e urinaria con il proprio medico. L’IMF offre il programma informatico gratuito Myeloma Manager™ che permette di creare tabelle, grafici, diagrammi di flusso dei risultati degli esami nel tempo. Ciò facilita la discussione e la pianificazione negli scambi tra medico e paziente. Il costo dell’elettroforesi delle proteine è coperto dall’assicurazione sanitaria? L’elettroforesi proteica è un test standard comunemente accettato che viene coperto dal programma di assicurazione medica “Medicare”, amministrato dal governo degli Stati Uniti e dalla maggior parte delle polizze assicurative. Tuttavia, come per ogni esame, è possibile che l’assicurazione rimborsi solo parte del costo (per esempio, l’80%). È importante essere consapevoli del costo a carico del paziente per ogni esame. con il Suo medico curante. Se il mieloma è stabile, è accettabile effettuare l’esame con una frequenza inferiore. Domande aggiuntive Si suggerisce di discutere delle seguenti questioni con il proprio medico per comprendere al meglio i propri risultati elettroforetici: n Quali sono i valori normali dei livelli di immunoglobuline ottenuti in elettoforesi nel laboratorio dove ho effettuato l’analisi e dove si collocano i miei risultati rispetto a questo intervallo? n Q uale variazione nei risultati mensili dell’elettroforesi sierica e/o urinaria viene considerata essere all’interno dei limiti di normalità? Fino a che punto un aumento o una diminuzione vengono considerati significativi? n Se non è possibile rilevare la componente monoclonale in elettroforesi, significa che ho ottenuto una risposta completa? n È necessario effettuare sia l’elettroforesi sierica che urinaria? n I pazienti con MGUS devono effettuare il monitoraggio tramite elettroforesi sierica e urinaria? Se si, quanto spesso? Se questo è un problema, discuta dell’urgenza e/o della frequenza necessaria dell’esame 20 21 Notizie sull’IMF “Una persona può fare la differenza, Due possono fare un miracolo.” Brian D. Novis Fondatore dell’IMF Il mieloma è un piccolo conosciuto, complesso, e spesso diagnosticato erroneamente tumore del midollo osseo che colpisce e distrugge l’osso. Il Mieloma colpisce approssimativamente 750.000 persone nel mundo. Mentre al momento non vi è una cura per il mieloma, i medici stanno testando molti approcci in grado di aiutare i pazienti affetti da questa patologia a vivere meglio e più a lungo. The International Myeloma Foundation (IMF) fu fondata nel 1990 da Brian e Susie Novis dopo che a Brian fu diagnosticato il mieloma all’età di 33 anni. Era il sogno di Brian che i pazienti futuri avessero un facile accesso alle informazioni mediche ed un supporto psicologico durante la loro battaglia contro il mieloma. Egli fondò l’IMF allo scopo di raggiungere 3 obiettivi: trattamento, istruzione, e ricerca. Cercò di fornire un largo spettro di servizi per i pazienti, le loro famiglie, gli amici e i medici. Sebbene Brian morì 4 anni dopo il suo esordio di malattia, il suo sogno non morì. Oggi l’IMF raggiunge un numero di membri internazionali maggiore a 195.000. L’IMF era la prima organizzazione dedicata solamente al mieloma, e oggi rimane la più grande. L’IMF fornisce programmi e servizi al fine di aiutare la ricerca, le diagnosi, il trattamento, 22 e la gestione del mieloma. L’IMF si assicura che nessuno debba combattere il mieloma da solo. Noi ci preoccupiamo dei pazienti di oggi, mentre lavoriamo verso la cura di domani. Come l’IMF può aiutarti? EDUCAZIONE DEL PAZIENTE OPUSCOLI INFORMATIVI I nostri opuscoli (gratuiti) forniscono informazioni dettagliate sul mieloma, le opzioni di trattamento, la gestione della malattia e servizi dell’IMF. Tra essi anche la nostra “Guida per il paziente” molto conosciuta. ACCESSO INTERNET Sul sito myeloma.org (disponibile 24 ore su 24) potete avere accesso alle informazioni sul mieloma, l’IMF, l’istruzione e i programmi di supporto. IL FORUM ON-LINE SUL MIELOMA E’ possibile interagire con il Gruppo di Discussione Internet dell’IMF collegandosi al sito myeloma.org/listserve.html per condividere esperienze e pensieri. MYELOMA MINUTE Si iscriva a questa newsletter settimanale gratuita che le verrà recapitata via mail per avere informazioni minuto per minuto sul mieloma. SEMINARI PER PAZIENTI E FAMILIARI Si incontri con i principali esperti nel trattamento del mieloma per conoscere i recenti sviluppi nella terapia e nella ricerca. MYELOMA MATRIX Questo documento, disponibile via web e in forma cartacea, è una guida dettagliata ai farmaci in sviluppo per il mieloma. 23 NEWSLETTER MIELOMA TODAY Il nostro bollettino d’informazione trimestrale è disponibile gratis sottoscrivendo la newsletter. SUPPORTO MIELOMA HOTLINE: 800-452-CURE (2873) La linea diretta dell’IMF, gratis negli Stati Uniti e in Canada è gestita da personale qualificato e specialistico in frequente interazione con i membri del nostro gruppo scientifico consultivo. GRUPPO DI SUPPORTO Una rete mondiale di oltre 100 gruppi di supporto organizza regolari incontri per i membri della comunità ed incontri annuali per i leader degli stessi gruppi. RICERCA BANK ON A CURE® Questa banca del DNA fornirà dati genetici di ricerca per lo sviluppo di nuovi farmaci. INTERNATIONAL MYELOMA WORKING GROUP (IMWG) L’International Myeloma Working Group dell’IMF è costituito da 145 ricercatori da tutto il mondo, esperti nel mieloma, che collaborano su un grande numero di progetti di ricerca. Con l’obiettivo di migliorare le opzioni di trattamento del mieloma e i sistemi per la diagnosi il loro lavoro è incentrato su protocolli utili a fornire una remissione più durevole per i pazienti, migliorandone la qualità della vita e soddisfacendo i bisogni sia dei pazienti sia dei medici che li trattano. IL SISTEMA INTERNAZIONALE DI STADIAZIONE (ISS) Questo sistema aggiornato di stadiazione del mieloma migliorerà la capacità dei medici di selezionare il trattamento più appropriato per ogni paziente. DONAZIONI PER LA RICERCA Conducendo ricerche in collaborazione con tutto il mondo e ottenendo straordinari 24 risultati, il programma di donazioni dell’IMF sostiene i ricercatori lavorando su un vasto numero di progetti. L’IMF ha attirato molti giovani ricercatori nel campo del mieloma, che rimangono nel settore ricercando attivamente una cura per la malattia Glossario Anticorpo: Proteina prodotta da un tipo specifico di globuli bianchi (plasmacellule) per combattere le infezioni e le malattie in forma di antigeni come batteri, virus, tossine o tumori. Ogni anticorpo può legare solo uno specifico antigene. Lo scopo di questo legame è quello di aiutare a distruggere l’antigene. Gli anticorpi possono lavorare in diversi modi, in funzione della natura dell’antigene. Alcuni anticorpi disabilitano gli antigeni direttamente. Altri rendono l’antigene più vulnerabile alla distruzione da parte di altri globuli bianchi. Catene leggere libere: Parti delle componenti monoclonali di basso peso molecolare, che possono essere quantificate grazie a un esame sensibile, un dosaggio di catene leggere libere nel siero. Componente monoclonale (picco monoclonale): Anticorpi o parte di anticorpi rilevati in quantità abbondanti e inusuali nel sangue o nelle urine dei pazienti affetti da mieloma multiplo. Il termine picco monoclonale fa riferimento al profilo che si presenta sul tracciato elettroforetico in presenza di una componente monoclonale. Sinonimo di proteina monoclonale e di proteina mielomatosa. (Vedere sopra per monoclonale.) Elettroforesi: Esame di laboratorio in cui le molecole di siero (sangue) o urina di un paziente vengono sottoposte a separazione in funzione delle dimensioni e della carica elettrica. Per i pazienti affetti da mieloma, l’elettroforesi del sangue o delle urine permette sia la quantificazione della componente monoclonale (CM) che l’identificazione del picco di CM specifico, caratteristico per ogni paziente. L’elettroforesi viene utilizzata sia per la diagnosi che per il monitoraggio. 25 IgG, IgA: I due tipi di mieloma più comuni. La G e la A si riferiscono al tipo di proteina prodotta dalle cellule mielomatose. La proteina mielomatosa, che è un’immunoglobulina, consiste di due catene pesanti, (per esempio di tipo G) combinate con due catene leggere, che possono essere di tipo kappa o lambda. Quindi i due sottotipi più comuni di mieloma presentano la stessa catena pesante (cioè IgG kappa e IgG lambda). I termini catena pesante e leggera fanno riferimento alle dimensioni o al peso molecolare della proteina, essendo le catene pesanti più grosse rispetto alle catene leggere. Poiché le catene leggere sono più piccole, possono passare più facilmente nelle urine, producendo la presenza di proteina di Bence Jones. IgD, IgE: Due tipi di mieloma che si presentano più raramente. Monoclonale: Clone o duplicato di una singola cellula. Il mieloma si sviluppa da una singola plasmacellula maligna (monoclone). Anche il tipo di proteina mielomatosa prodotto è monoclonale; una forma singola piuttosto che diverse forme (policlonale). L’aspetto pratico importante di una proteina monoclonale è che si presenta sotto forma di un picco stretto (picco monoclonale) sul tracciato elettroforetico. Plasmacellule: Globuli bianchi speciali che producono anticorpi. La plasmacellula è la cellula maligna nel mieloma. Le plasmacellule normali producono gli anticorpi per combattere le infezioni. Nel mieloma, le plasmacellule maligne producono grosse quantità di anticorpi anomali che hanno perso la capacità di combattere le infezioni. IgM: Generalmente associata a macroglobulinemia Gli anticorpi anomali sono componenti monoclonali. Le plasmacellule producono inoltre altre sostanze chimiche che possono causare danni agli organi o ai tessuti (ovvero anemia, insufficienza renale e neuropatia). Immunofissazione: Test immunologico del siero o delle urine utilizzato per identificare le proteine nel sangue. Per i pazienti affetti da mieloma, permette al medico di identificare il tipo di CM (generalmente IgG, IgA, kappa o lambda). Si tratta della tecnica di immunocolorazione di routine più sensibile, che identifica esattamente il tipo di catena pesante e leggera. Proteina di Bence Jones: Proteina monoclonale mielomatosa presente nelle urine. La quantità di proteina di Bence Jones viene espressa in termini di grammi nelle 24 ore. Normalmente nelle urine è presente una quantità molto lieve di proteine (<0,1 g/24 ore), corrispondente generalmente all’albumina piuttosto che alla proteina di Bence Jones. di Waldenstrom. In rari casi può essere un tipo di mieloma. Immunoglobulina (Ig): Proteina prodotta dalle plas- macellule; parte essenziale del sistema immunitario dell’organismo. Le immunoglobuline si legano alle sostanze estranee che penetrano nell’organismo (antigeni come batteri, virus, funghi) e contribuiscono alla loro distruzione. Le classi di immunoglobuline sono IgA, IgG, IgM, IgD, e IgE. La presenza di proteina di Bence Jones è, in tutti casi, anomala. Reagente: Sostanza chimica nota per reagire in una maniera specifica. Un reagente viene utilizzato per rilevare o sintetizzare un’altra sostanza chimica tramite una reazione chimica. Marcatore tumorale: Una sostanza presente nel sangue o in altri fluidi corporei la cui presenza suggerisce che la persona sia affetta da cancro. Nel caso del mieloma, la componente monoclonale è un marcatore tumorale e rappresenta un modo indiretto per quantificare il numero e l’attività delle cellule mielomatose. Recidiva: Ricomparsa di segni e sintomi di una malattia dopo un periodo di miglioramento. 26 27 Remissione o risposta: Scomparsa completa o parziale dei segni e sintomi del cancro. I termini remissione e risposta vengono utilizzati in maniera intercambiabile.