Associazione Docenti Italiani
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La valutazione degli insegnanti,
il merito, la carriera
Intervista ad Andrea Ichino
La valutazione degli insegnanti, il merito, la carriera
Intervista ad Andrea Ichino
ADi Associazione Docenti Italiani
INTRODUZIONE
A cura dell'ADi
Nascerà la valutazione degli insegnanti?
E se sì a quale fine?
Dalle dichiarazioni del ministro Gelmini e da quanto si legge sulla stampa sembrerebbe che la valutazione degli
insegnanti, insieme a quella delle scuole, e in primo luogo il riconoscimento del merito, siano in procinto di essere
varati.
A questo fine è stato insediato presso il MIUR, un comitato tecnico scientifico con il compito di indagare questi
temi e disegnare una proposta.
Riusciranno i “nostri eroi” (è il caso di dire) a vincere questa sfida, considerato che ci si prova invano da circa 35
anni? Noi lo speriamo
Abbiamo voluto intervistare su questi temi l'economista Andrea Ichino, del quale abbiamo apprezzato recenti
articoli sulla scuola e che, come lui ci dice, fa parte di questo comitato.
Siamo dunque lieti di offrire ai lettori del nostro sito questa intervista e contemporaneamente dichiariamo
l'intenzione di aprire il confronto sulle posizioni espresse, dando contemporaneamente ad Andrea Ichino ogni
diritto di replica, se lo desidererà.
Per meglio entrare nel vivo della materia, consideriamo utile fare una breve cronistoria dei tentativi di
riconoscimento del merito e della valutazione degli insegnanti in Italia, una delle tante storie surreali che hanno
costellato le riforme dell'istruzione nel nostro Paese.
La valutazione degli insegnanti, il merito, la carriera
Intervista ad Andrea Ichino
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Il merito: più volte aggredito, ma mai istituito
A partire dagli anni Ottanta il tema del merito e della differenziazione di carriera è stato sottratto alla legge e
fagocitato dalla contrattazione sindacale.
Da allora si è assistito a un progressivo appiattimento e a una costante deprofessionalizzazione
dell'insegnamento, con i docenti omologati al personale ATA in unico contratto, dove persino la formazione è
trattata con gli stessi criteri per gli uni e per gli altri.
La storia che qui riassumiamo è emblematica di questo processo di proletarizzazione e dimostra clamorosamente
la deriva della professione docente costretta all'interno di una visione conservatrice e di un democraticismo miope
incapace di immaginare una moderna organizzazione del lavoro funzionale alla scuola dell'autonomia.
La storia comincia dall'abolizione del “concorso per merito distinto” nel 1974 con il varo dei così detti Decreti
Delegati, di cui il 417 riguardava lo stato giuridico del personale docente, direttivo ed ispettivo. Siamo in pieno
clima postsettantotto, permeato dal mito dell'egualitarismo. Da allora fino ai nostri giorni la questione del
riconoscimento del merito ha attraversato solo fallimenti. Ma andiamo con ordine.
La valutazione degli insegnanti, il merito, la carriera
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La cronistoria
DPR 417/1974 Stato giuridico del personale docente, direttivo ed ispettivo
Viene abolito, insieme alle note di qualifica, il “concorso per merito distinto”,
un istituto nato con la riforma Gentile (art. 9 e 10 del Regio Decreto 6 Maggio
1923, n° 1054) e modificato nel 1958 sotto il ministro della pupblica istruzione
Aldo Moro. Il merito distinto era il riconoscimento di competenze culturali e
professionali premiate con un'accelerazione di carriera. Consisteva in un
concorso per titoli ed esami (uno scritto e una lezione) o per soli titoli (a
seconda della fascia stipendiale di appartenenza). Indetto annualmente, vi
potevano partecipare insegnanti con determinate anzianità di servizio. La possibilità di
accelerazione era prevista per un'aliquota di posti pari al 50 o al 25 per cento del numero degli
insegnanti della materia o gruppo di materie cui si riferiva il concorso.
Quando fu abolito, quel concorso aveva sicuramente fatto il suo tempo, così come l'avevano fatto
le “note di qualifica”. L'errore allora non fu abolirli entrambi, ma il non sostituirli con meccanismi
più adeguati.
Il mito dell'unicità della funzione docente, e ancor più dell'egualitarismo, sotto cui sono andate via
via annidandosi mediocrità e pigrizia, è stato da allora contrapposto a qualsiasi articolazione e
differenziazione della carriera docente.
CONTRATTO: DPR 209/1987
Vengono bloccati gli scatti di anzianità e viene definito il “ fondo di
incentivazione".
E contemporaneamente si dichiara:
• .. sarà istituita una commissione mista che definirà entro il 30/6/1988
nuove modalità e criteri di progressione professionale." (art. 40)
NON SE NE FECE NULLA
La valutazione degli insegnanti, il merito, la carriera
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CONTRATTO: DPR 399/1988
Il contratto del 1987 è travolto dal movimento degli insegnanti. Nel 1988 ne viene
firmato uno nuovo (il primo contratto firmato anche da GILDA e ANP), che ripristina gli
scatti di anzianità e afferma:
• .. una successiva contrattazione decentrata nazionale stabilirà anticipazioni di
carriera per merito con decorrenza 31/12/1990, attraverso modalità concorsuali.
(art. 28)
NON SE NE FECE NULLA
CONTRATTO: CCNL 4/08/1995
Questo contratto modifica gli scatti biennali in sessennali e settennali, e assume 2
impegni: 1) stabilire anticipazioni di carriera mediante titoli di merito, 2)
stabilire figure di sistema ovvero profili di specializzazione della professione
docente. Gli articoli 27 e 38 così recitano:
Art. 27: Il passaggio tra una fascia e l'altra potrà essere anticipato nel tempo
per effetto della valutazione di ulteriori parametri ponderat i secondo le specifiche
tipologie professionali, quali: titoli accademici, professionali e culturali coerenti con il profilo
professionale di appartenenza; crediti professionali oggettivamente certificabili, derivanti
dalle esperienze di servizio e dalle attività di formazione; accertamento di particolari
qualità dell'attività professionale, a richiesta dell'interessato.
La declaratoria puntuale dei predetti parametri, la loro combinazione, le modalità di
accertamento e i criteri di valutazione verranno definiti tra le parti nel successivo accordo
entro il 30 Novembre 1995, con decorrenza dal 1.1.96.
Art. 38: Per adeguare il profilo professionale della funzione docente ai processi di
affermazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e di differenziazione dell'offerta
formativa, le parti convengono sulla necessità di procedere ad una articolazione delle
competenze e delle responsabilità all'interno di tale professione. Pertanto, la configurazione
professionale del docente, ferma restando l'unicità della funzione, può essere articolata
attraverso la definizione, al suo interno, di "figure di sistema" ovvero di particolari profili di
specializzazione, relativi agli aspetti scientifici, didattici, pedagogici, organizzativi,
gestionali e di ricerca.
L'individuazione delle suddette articolazioni della professionalità docente è operata in una
apposita fase negoziale.
NON SE NE FECE NULLA
Legge 15 marzo 1997, n. 59
Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti
locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione
amministrativa
L'art. 21 istituisce l'autonomia delle istituzioni scolastiche e insieme ad essa la
dirigenza dei capi d'istituto. Proprio nel paragrafo sulla dirigenza vengono istituite
“nuove figure professionali" dei docenti. Quel comma non supera però il tabù dell'
unicità della funzione docente:
• Nel rispetto del principio della libertà di insegnamento e in connessione con
l'individuazione di nuove figure professionali del personale docente, ferma restando
l'unicità della funzione, ai capi d'istituto è conferita la qualifica dirigenziale
contestualmente all'acquisto della personalità giuridica e dell'autonomia da parte
delle singole istituzioni scolastiche. (comma 16 art. 21)
MAI REVOCATO MA MAI APPLICATO
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CONTRATTO: CCNL 24/05/ 99
- Il contratto introduce con l'art. 28 le così dedette funzioni obiettivo, in numero
predeterminato contrattualmente, che dovrebbero costituire la valorizzazione di
alcune competenze professionali (in realtà mai accertate) per l'espletamento di
specifiche funzioni riferite a 4 aree predefinite:
1) la gestione del piano dell'offerta formativa,
2) il sostegno al lavoro dei docenti,
3) interventi e servizi per gli studenti,
4) realizzazione di progetti formativi d'intesa con enti ed istituzioni esterni alla scuola. Vengono
dati alle scuole fondi specifici.
- Ma ciò per cui questo contratto si caratterizza è il famoso “concorsone”, noto come
concorsone Berlinguer, allora ministro della Pubblica Istruzione.
IL FALLITO CONCORSONE DI
BERLINGUER
(1999- 2000)
CONTRATTO: CCNL 24/05/ 99
La grande novità del CCNNL del 1999 è l'articolo 29 che prevede una
maggiorazione economica annua lorda pari a £ 6.000.000, a
partire dall'1/01/2001, per il 20% dei docenti con almeno 10 anni
di servizio, come "riconoscimento della crescita professionale"
"con particolare riferimento all'attività di insegnamento".
E' l'avvio di quello che passerà sotto il nome di “Concorsone Berlinguer”.
Si legge nell'articolo 29:
• E' offerta l'opportunità di riconoscimento della crescita professionale
nell'esercizio della funzione docente per favorire una dinamica
retributiva e professionale in grado di valorizzare le professionalità
acquisite con particolare riferimento all'attività di insegnamento.
Essa consiste nella possibilità per ciascun docente, con 10 anni di
servizio di insegnamento dalla nomina in ruolo, di acquisire un
trattamento economico accessorio consistente in una maggiorazione
pari a £ 6.000.000 annue.
Il diritto a tale maggiorazione matura a seguito del superamento di
una procedura concorsuale selettiva per prove e titoli attivata
ordinariamente nell'ambito della provincia in cui è situata la scuola di
titolarità. La maggiorazione ha effetto in tutte le posizioni stipendiali
successive, salvo esito negativo delle valutazioni periodiche di cui al
comma 3.
• Alla maggiorazione di cui al comma 1 potrà accedere almeno il
20% del personale di ruolo al 31 dicembre 1999 (…) (Art. 29)
CONTRATTO INTEGRATIVO: CCNI 31/08/99
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L'articolo 38 stabilisce inoltre che il concorso si articolerà in 3 fasi:
1) il curricolo professionale che peserà per il 25% del punteggio totale,
2) la prova strutturata nazionale che peserà per il 25% del punteggio totale,
3) la verifica in situazione che peserà per il 50% del punteggio totale.
Si specifica che i docenti da premiare dovranno essere almeno 150.000 e che le
commissioni territoriali assegneranno le maggiorazioni retributive in numero
corrispondente a quello assegnato al territorio di competenza. A differenza
dell'antico concorso per merito distinto dove gli insegnanti erano ammessi all'orale solo
se nell'esame scritto avevano ottenuto almeno 8/10, qui non viene fissato nessun
punteggio minimo per accedere ai 6.000.000 di lire, così, poiché ciascuna commissione
ha in dotazione un numero fisso di quote (corrispondente al 20% dei docenti con 10 anni
di ruolo in servizio nelle scuole di propria competenza) che deve comunque assegnare,
poteva ipoteticamente capitare che in una zona territoriale in cui tutti i docenti fossero
scadenti, insegnanti con punteggi parziali e finali minimi, avrebbero comunque potuto
percepire il premio al merito, mentre in un'altra zona in cui ci fosse un numero
considerevole di bravi docenti, alcuni sarebbero stati comunque esclusi, pur essendo di
gran lunga migliori di quelli della commissione prima considerata.
DECRETO DIRETTORIALE 23-12-99
Viene indetto il concorso
DECRETO DIRETTORIALE 07-02-2000
Viene sospeso il concorso.
Dopo infuocate prese di posizione dei sindacati non firmatari del contratto e con il
voltafaccia dei sindacati confederali, che dovevano gestire in quello stesso periodo le
prime elezioni delle RSU, quel concorso salta e con esso anche la poltrona del ministro
Luigi Berlinguer.
NON SE NE FECE MAI PIU' NULLA
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PRIMA ELEZIONE DELLE RSU NEL COMPARTO SCUOLA 15-16 DICEMBRE 2000
Le RSU elette nella scuola assumono compiti di contrattazione sia nella distribuzione del
Fondo di istituto, sia, in parte, rispetto alle funzioni obiettivo e più in generale nei confronti
dell'organizzazione del lavoro.
E' un ulteriore passaggio verso la deprofessionalizzazione: qualsiasi bidello può
trattare della condizione professionale degli insegnanti.
LEGGE DELEGA 28 marzo 2003, n. 53, RIFORMA MORATTI
Un tentativo, non esplicito, di avviare differenziate figure professionali, si trova
nell'art. 5 comma 1g della legge 53/2003, riforma Moratti, abrogato dalla legge
finanziaria 2008. Quel comma recita:
"le strutture di cui alla lettera e) curano anche la formazione in servizio
degli insegnanti interessati ad assumere funzioni di supporto, di tutorato
e di coordinamento dell'attività educativa, didattica e gestionale delle
istituzioni scolastiche e formative" (art. 5 comma 1 lettera g della L.53/2003)
CONTRATTO: CCNL 24/07/2003
- Funzioni strumentali al piano dell'offerta formativa. Le funzioni
obiettivo, che hanno dimostrato tutta la loro debolezza, diventano
funzioni strumentali. Scompare il numero predeterminato (la decisione
passa alle scuole, fatto salvo il budget previsto per queste funzioni),
scompare la rigidità delle 4 aree e si lascia la responsabilità di
determinarle al collegio dei docenti in coerenza con il Piano dell'Offerta
Formativa. Anche questo tentativo di togliere rigidità e dare più
autonomia alle scuole non ha di fatto funzionato.
- Meccanismi di carriera. Dopo la sconfitta del concorsone, pagata dal solo ministro Berlinguer,
il CCNL 2002-2005 riprende la questione della valorizzazione del merito e dei meccanismi di
carriera. L'art. 22 così recita:
• Le parti stabiliscono di costituire, entro 30 giorni dalla firma definitiva del presente
CCNL, una commissione di studio tra ARAN, MIUR e OO.SS. firmatarie del
presente CCNL, che, entro il 31-12-2003 elabori le soluzioni possibili,
definendone i costi tendenziali, per istituire già nel prossimo biennio contrattuale,
qualora sussistano le relative risorse, meccanismi di carriera professionale per i
docenti.
• Le parti convengono che la commissione di cui al comma precedente finalizzi la
propria attività alla realizzazione di meccanismi di carriera che contribuiscano
alla costruzione di una scuola di alto e qualificato profilo, che assicuri agli
alunni i migliori livelli di apprendimento, valorizzi i talenti e prevenga situazioni di
difficoltà e disagio. Tra gli strumenti a tal fine necessari si conviene essere utile
l'istituzione di un sistema nazionale di valutazione del sistema scolastico. (art.
22)
DOCUMENTO DI LAVORO DELL'ARAN 18-12-03
Il 18-12-03 l'ARAN consegna ai componenti della Commissione di
cui all'art. 22 del CCNL 24/07/03 un “Documento di lavoro” di 46
pagine.
Si veda il commento ADi.
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DOCUMENTO FINALE DELLA COMMISSIONE DI LAVORO 24-05-2004
Il 24 maggio 2004 la Commissione licenzia un documento unitario.
Si tratta di un documento pasticciato che non affronta la questione
economica, come avrebbe dovuto, e che mescola e confonde 3
questioni:
1. diminuzione della percorrenza retributiva, da 35 a 25 anni
2. “accelerazioni di carriera” per “merito”
3. creazione di nuove figure professionali dei docenti
E naturalmente ribadisce l'unicità della funzione docente.
NON SE NE FECE NULLA
CONTRATTO: CCNL 07/10/2007
Il contratto nazionale firmato il 7/10/2007 ribadisce gli esiti della
Commissione di tre anni prima e di nuovo, senza vergogna e senso del
ridicolo, ripropone l'impegno a cercare modalità per dare soluzione al problema
e chiama in causa il sistema nazionale di valutazione.
Così recita l'art. 24:
• “ Le parti confermano gli esiti sottoscritti il 24-04-04 della Commissione che ha operato ai
sensi dell'art.22 delCCNL 24/07/03. Le parti stesse si impegnano a ricercare in sede
contrattuale, in coerenza con lo sviluppo dei processi di valutazione complessiva del sistema
nazionale d'istruzione e con risorse specificamente destinate, forme, modalità, procedure e
strumenti d'incentivazione e valorizzazione professionale e di carriera degli insegnanti
(art.24)
In tre anni...
NON SE NE È FATTO NULLA!
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INTERVISTA ALL'ECONOMISTA ANDREA ICHINO
Pubblicazione dell'anagrafe telematica di tutti i docenti
ADi:
Prof. Ichino, abbiamo letto, e abbiamo condiviso, la sua
posizione a favore dell'anagrafe degli studenti.
Ora il MIUR, in un regolamento che riguarda le classi di concorso, ha inserito
anche l'anagrafe telematica di tutti i docenti, dalla scuola dell'infanzia alle
superiori, che sarà pubblicata sul sito del ministero.
Essa conterrà, oltre ai dati anagrafici e ai titoli di studio ed abilitazione,
anche altre voci quali la scuola dove il docente insegna e quelle dove ha
lavorato prima; le eventuali pubblicazioni di libri o articoli; le eventuali
specializzazioni; le certificazioni «con particolare riferimento alle lingue straniere e alle competenze
informatiche».
Cosa pensa di questa iniziativa e quali ritiene siano le finalità?
Una giusta esigenza di trasparenza, utile alle scuole
A. Ichino:
Penso che questa sia un'ottima idea, soprattutto se ogni famiglia
potrà accedere liberamente alle informazioni di questa anagrafe: è
bene che le famiglie possano conoscere il curriculum vitae di chi
insegna ai loro figli, dalla scuola materna all'università. Nel mondo
universitario internazionale, chi non mette il suo CV in internet ha qualcosa da
nascondere.
E questo a maggior ragione in un sistema scolastico ideale (da cui siamo
ben lontani, purtroppo) fondato sul binomio "autonomia-valutazione".
Immagino delle scuole pubbliche ma autonome dal punto di vista finanziario e
della gestione delle risorse umane. Quindi scuole libere di assumere gli
insegnanti più adatti all'offerta formativa che hanno deciso di adottare, libere di
pagare questi insegnanti in modo differenziato ed eventualmente di
licenziarli se incompatibili con l'offerta formativa prescelta. Scuole che a fronte
di questa autonomia siano però soggette ad una severa valutazione dei
risultati da parte di una amministrazione centrale capace di indicare chiaramente gli obiettivi da conseguire e
sui quali le scuole saranno valutate.
In questo contesto, la qualità degli insegnanti sarà uno strumento fondamentale con cui le scuole potranno attrarre
gli studenti e al tempo stesso i finanziamenti pubblici o privati. E allora non ci sarà nemmeno bisogno di imporre
per decreto un'anagrafe telematica di tutti i docenti. Saranno i docenti stessi e le loro scuole a voler mettere a
disposizione della collettività, in internet, i loro Curricula Vitae. Chi non lo farà avrà qualcosa da nascondere.
Questa esigenza di trasparenza dovrebbe valere in realtà per tutti i dipendenti pubblici come previsto dalla legge
n. 15/2009 (c.d. Legge Brunetta) nella quale la disposizione sulla full disclosure è ripresa dai Freedom of
Information Act statunitense e britannico.
Ma indipendentemente da questa esigenza, per il MIUR, l'anagrafe degli insegnanti, abbinata a quella degli
studenti, costituirà uno strumento essenziale per monitorare il sistema scolastico e per capire quali
caratteristiche dei docenti sono associate ad una migliore performance degli studenti. Ad esempio, credo
che attualmente in Italia i laureati in biologia possano insegnare matematica alle scuole medie. Qualcuno ha mai
provato a verificare statisticamente se questa sia una buona idea? Magari si, non voglio togliere nulla alle
competenze matematiche dei biologi, ma varrebbe la pena di verificarlo.
Grazie a dati di questo tipo disponibili in altri paesi, che abbinano la performance di ciascun docente a quella
di tutti i gli studenti a cui il docente ha insegnato nel tempo, è stato possibile realizzare studi di enorme
La valutazione degli insegnanti, il merito, la carriera
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importanza che ci aiutano oggi a capire meglio che cosa caratterizza un buon insegnante e che cosa può
migliorare il risultato principale del suo lavoro, ossia gli apprendimenti degli studenti.
Valutazione e differenziazione di carriera
ADi:
L'ADi si batte, fin dalla sua fondazione, per la valutazione dei docenti e per la loro
differenziazione di carriera.
Siamo tanto convinti di questo obiettivo da averlo inserito
nel nostro Statuto.
E questo per non dover rimettere costantemente in
discussione una questione che si trascina senza soluzione
da oltre 35 anni, da quando nel 1974 fu abolito il
“Concorso per merito distinto”, senza essere sostituito
da nuove modalità di accertamento e di riconoscimento del
“merito”.
Su questo tema siamo particolarmente interessati a conoscere le sue idee.
La cosa più urgente è il riconoscimento del merito
A. Ichino:
Il problema è ampiamente dibattuto nella letteratura e non è
ovvio come risolverlo.
Cominciamo innanzitutto col dire che la cosa più urgente è
riconoscere il merito affinché la professione di insegnante ricominci ad
essere attraente per i migliori giovani laureati, senza bisogno che per
fare questa professione essi debbano sentirsi dei missionari pronti a
dare il massimo senza alcun riconoscimento. Poiché è possibile creare
in tempi brevi un sistema per riconoscere il merito e incentivarlo,
iniziamo a farlo subito, prendendo tempo riguardo al definire una
progressione di carriera che comporta complicazioni maggiori.
Dopo di che dobbiamo chiederci se vogliamo una progressione di
carriera solo da un punto di vista salariale e di ''galloni sull'uniforme", ma
tale per cui tutti gli insegnanti continuino a fare essenzialmente lo stesso
lavoro indipendentemente dal grado; oppure se immaginiamo livelli di
carriera a cui siano associati compiti e responsabilità diverse all'interno di una scuola, oltre che retribuzioni e
"galloni sull'uniforme".
Nei dipartimenti universitari americani, ad esempio, la progressione di carriera da professore associato a
professore ordinario è quasi interamente un fatto di salario e di grado: per il resto associati e ordinari fanno
esattamente lo stesso lavoro (insegnamento e ricerca) e si dividono eventuali compiti e responsabilità aggiuntive.
E anche il ruolo di direttore del dipartimento è normalmente fatto a rotazione tra gli ordinari.
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Il falso dilemma fra merit pay e figure con funzioni
differenziate
ADi:
Infatti ci si dibatte tuttora, in molti Paesi, nel dilemma se sia giusto
valutare e premiare il singolo insegnante per il suo lavoro
individuale in classe, da rilevare in primo luogo attraverso i risultati
conseguiti dagli studenti, o se invece la differenziazione, debba comportare una
diversa carriera con compiti aggiuntivi o separati dal semplice insegnamento in
classe, senza che quest'ultimo debba necessariamente venir meno.
In breve: Merit pay o nuove figure con funzioni differenziate?
Noi da tempo lo consideriamo un falso problema. Non crediamo al mito del
"bravo insegnante" chiuso nella sua classe. Non servono più professionisti
"solitari".
In qualsiasi professione, la qualità del lavoro si fonda ormai su competenze
distribuite, sul lavoro in equipe.
I "bravi" sono quelli che sanno fare team, che sanno coinvolgere, che sanno essere guida per le nuove leve di
insegnanti. Solo così le innovazioni si consolidano e diventano sistema.
Diversamente tutto ciò che di buono fa un insegnante rimane circoscritto alla sua classe e scompare quando se ne
va. Per questo è inevitabile, a noi pare, che i bravi assumano anche responsabilità di leadership intermedia. Qual
è il suo parere in merito?
Affidare alle scuole la decisione
A. Ichino:
Il mio parere è che sia meglio affidare alle scuole,
nella loro piena autonomia a cui facevo riferimento
nella risposta alla prima domanda, di decidere se
organizzarsi con una progressione di carriera a
cui siano associati compiti differenziati per insegnanti con
responsabilità diverse (il middle management), oppure seguire il
modello di carriera "nominale" dei dipartimenti universitari
americani a cui facevo riferimento prima.
Nel mio sistema scolastico ideale basato sul binomio "autonomiavalutazione" a cui sopra accennavo, la sperimentazione delle
diverse scuole indicherà il sistema migliore per le caratteristiche
specifiche del nostro paese.
Dal punto di vista giuridico non credo che questa autonomia comporterebbe difficoltà.
La valutazione degli insegnanti, il merito, la carriera
Intervista ad Andrea Ichino
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Quali passaggi in Italia per uscire dal binario morto?
ADi:
Noi riteniamo che questa situazione, bloccata da
troppo tempo, potrà essere sdoganata solo se
preliminarmente si riuscirà a:
1) eliminare il mito dell' unicità della funzione docente;
2) sottrarre al sindacato ciò che compete alla legge
(persino in Inghilterra, dove vige il regime privatistico, la
carriera è definita per legge);
3) definire la carriera docente entro le norme generali
dello stato giuridico nazionale e decentralizzarne la
gestione a livello regionale.
Questa la premessa, poi ci troviamo di fronte ovviamente alla sostanza: le risorse economiche. Ma andiamo con
ordine. Rispetto alla “premessa” qual è il suo pensiero?
Si esce dal binario morto puntando sul binomio valutazioneautonomia, decentralizzando alle singole scuole non alla
regione
A. Ichino:
A mio avviso la situazione è bloccata anche perché
tutti siamo spaventati dall'idea di una riforma che dal
centro decida cosa fare per un'azienda con circa un
milione di lavoratori divisi in migliaia di sedi diverse.
Fare un errore in un'azienda così grande sarebbe devastante. Al
tempo stesso la situazione della scuola italiana è diventata
insostenibile.
Gli insegnanti che fanno davvero seriamente il loro mestiere sono
pagati troppo poco, ma per gli altri la professione di insegnante vuol
dire un reddito sicuro con poca fatica. E la dimostrazione di questo sta
nel fatto che i concorsi per insegnanti sono molto affollati, mentre
quelli per infermieri vanno deserti. È paradossale ma l'Italia è l'unico paese in cui non si osserva una carenza di
persone che vogliono fare la carriera di insegnante nonostante la precarietà iniziale. E questo perché è un
mestiere conveniente se non lo si prende sul serio. Il risultato è che i migliori laureati non si orientano verso la
scuola, ma verso carriere che pur richiedendo maggior lavoro offrono retribuzioni maggiori.
Come uscirne? La strada è quella del binomio autonomia-valutazione. Decentralizziamo la gestione del
sistema scolastico, ancor più che su base regionale, a livello di singola scuola, mantenendo però a livello
centrale la definizione degli obiettivi che le scuole dovranno conseguire, la valutazione del raggiungimento di
questi obiettivi e la conseguente erogazione di fondi e premi.
La valutazione degli insegnanti, il merito, la carriera
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Risorse economiche
ADi:
E ora non si può sfuggire alla questione tutt'altro che secondaria
delle risorse economiche.
Senza risorse non si premia il merito e non si istituisce nessuna carriera
differenziata.
Noi sosteniamo da sempre che non ci si può limitare a chiedere nuove risorse
sulla voce del personale, ma occorrono anche forme di razionalizzazione
della spesa.
Il dramma è che oggi il risparmio non passa attraverso provvedimenti “razionali”.
Convogliare e concentrare le poche risorse disponibili solo
dove sono maggiormente produttive
A. Ichino:
Come insegna la recente vicenda della riforma universitaria, il
dilemma italiano sta nel fatto che lo stato non può spendere di
più, anzi deve spendere di meno. Quindi l'unica soluzione è
convogliare e concentrare le poche risorse disponibili solo
dove sono maggiormente produttive, sperando che questo rimetta in gioco
un circolo virtuoso di ripresa della produttività.
Ma per fare questo ci vuole autorevolezza, coraggio e lungimiranza politica,
perché bisogna tagliare i rami secchi per potenziare quelli sani. I tagli si
vedono subito e ci vuole autorevolezza per imporli. I guadagni di produttività si
vedono solo dopo, purtroppo.
In un articolo su Il Sole24Ore usavo la metafora della potatura degli ulivi che mi
sembra calzante:
È un po' come potare gli olivi: la potatura può apparire drastica e feroce
agli inesperti, ma è quella giusta solo se da spazio ai rami più produttivi e se li rafforza
convogliando
su
di
essi
la
linfa
migliore
della
pianta.
Potature anche meno drastiche ma indiscriminate alleggeriscono temporaneamente i rami, ma
riducono la loro capacità di dare frutti.
Le risorse per la crescita, quando sono scarse, bisogna farle emergere con una potatura assennata.
La valutazione degli insegnanti, il merito, la carriera
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Quattro questioni per affrontare la valutazione degli
insegnanti
ADi:
Veniamo infine al tema della valutazione degli insegnanti.
Noi crediamo che per intraprendere qualsiasi valutazione degli insegnanti, che
peraltro da sempre auspichiamo, occorra avere ben chiarito quattro questioni,
che non sono banali:
• perché si valuta (le valutazioni
reclutamento, carriera, demerito, ecc…),
hanno
diverse
finalità,
• che cosa si valuta (quali sono gli standard professionali di
riferimento, “che cosa devono sapere e saper fare gli insegnanti” in
diverse fasi della loro carriera),
• come si valuta (attraverso quali meccanismi e modalità si realizza
la valutazione, esame, titoli, osservazione, portfolio ecc..),
• chi valuta (dirigente, commissioni interne alle scuole, commissioni
esterne, commissioni miste interne ed esterne, ecc…).
E' d'accordo? E se è d'accordo, come risponderebbe a queste domande?
Saranno avviate due sperimentazioni su scala ristretta:
valutazione delle scuole, valutazione degli insegnanti
A. Ichino:
Concordo, ma rispondere a queste domande richiederebbe ben di
più che lo spazio di un'intervista. Permettetemi di rimandare il
lettore ad un documento preparato da me insieme a Daniele
Checchi e Giorgio Vittadini su incarico dell'Invalsi, nel quale
rispondiamo essenzialmente a queste domande (D.Checchi, A.Ichino,
G.Vittadini, Un sistema di misurazione degli apprendimenti per la
valutazione delle scuole: finalità e aspetti metodologici, 04/12/2008).
Due anni sono passati da quando abbiamo scritto questo documento. Continuo
a condividerne l'impostazione di fondo, ma con alcune modificazioni, che
riflettono le riflessioni e il lavoro svolto nel Comitato Tecnico Scientifico di cui
faccio parte presso il Ministero e che ha il compito di disegnare una proposta
per un sistema di valutazione delle scuole e degli insegnanti.
Come annunciato sui giornali dal Ministro, questo Comitato sta mettendo in
piedi delle sperimentazioni su scala ristretta, che ci aiuteranno proprio a rispondere nel modo migliore alle sue
quattro domande.
Le sperimentazione saranno due e riguarderanno rispettivamente e separatamente la valutazione delle scuole
e la valutazione degli insegnanti all'interno di una scuola. Non appena i dettagli di queste sperimentazioni
saranno compiutamente definiti sarò felice di parlarne su questo sito se me ne vorrete dare l'opportunità.
ADi:
Grazie infinite, Professor Ichino, per la sua disponibilità. Saremo ben lieti di ospitarla nuovamente nel
nostro sito.
La valutazione degli insegnanti, il merito, la carriera
Intervista ad Andrea Ichino
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