Istituto Veritatis Splendor
I presupposti giuridico-costituzionali
di un welfare sussidiario
PROF.SSA LORENZA VIOLINI
Bologna - Marzo 2012
Indice
1.
2.
3.
4.
Presupposti costituzionali: la sussidiarietà
Una amministrazione della conoscenza
Presupposti costituzionali di un nuovo
welfare: nuovi parametri sulle competenze
sostanziali
I modelli di attuazione della sussidiarietà
1. PRESUPPOSTO
SUSSIDIARIETA’ COME
PRINCIPIO COSTITUZIONALE
(COSTITUENTE)
DEFINIZIONI

Il principio di sussidiarietà
 In senso verticale
 In senso orizzontale
Il cammino della sussidiarietà: DAL
CONCETTO AL PRINICPIO
Origini storico-filosofiche
 La sussidiarietà latente (assemblea
costituente e dettato normativo cost.)
 Art. 2 cost.
 La famiglia
 Il regionalismo

Il principio di sussidiarietà
nel contesto dell’ordinamento
europeo: un esempio di
evoluzione da... a.....
DA....................... L’Europa degli Stati
(TRATTATO DI ROMA - 25 MARZO 1957)
• Landesblindheit con Regioni solo in Germania
e in Italia (regioni a statuto speciale)
La fortuna del “modello regionale”
dal 1970 in poi.
- 1970: Regionalizzazione in Italia
- 1980: REGIONALIZZAZIONE IN BELGIO
- 1985: SPAGNA E PORTOGALLO ENTRANO NELLA
CEE CON LE LORO REGIONI (madera e azzorre in
portogallo)
- 1993 RIFORMA FEDERALE IN BELGLIO
- 1994 AUSTRIA ENTRA NELLA CEE
- 1998 DEVOLUTION IN UK
- 2000 Regionalizzazione in Francia
- 1999-2001-2004: verso una Italia federale (fallimento)

Il progetto europeo in corso avrebbe dovuto
riconciliare quello che a molti appariva
inconciliabile: l’emergere dell’Europa unita e la
fedeltà alla nostra nazione; la necessità di un
potere europeo e l’imperativo vitale di conservare
le nostre nazioni come luogo di radicamento
(Jacques Delors)
A…….. SUSSIDIARIETA’ E
DEMOCRAZIA
Un modello alternativo alla
“sovranità”
La sussidiarietà in Europa
Art. 1 (ex Art. A) MT
“Con il presente Trattato, le Alte Parti Contraenti
istituiscono tra loro un'Unione europea, in
appresso denominata «Unione».”
 Questo Trattato segna una nuova tappa nel
processo di creazione di un’Unione più stretta tra i
popoli europei, nella quale le decisioni siano
prese il più possibile vicino ai cittadini”
SUSSIDIARIETA’ ED
ESERCIZIO DELLE
COMPETENZE
2. presupposto: verso una
amministrazione della conoscenza
Il principio
ART.5 (ex art. 3B)
“La Comunità agisce nei limiti delle competenze che le
sono attribuite e degli obiettivi che le sono assegnati dal
presente Trattato.
Negli ambiti che non appartengono alla sua competenza
esclusiva, la Comunità interviene, in ottemperanza al
principio di sussidiarietà, solo se e nella misura in cui gli
obiettivi dell’azione da intraprendere non possono essere
raggiunti in modo sufficiente dagli Stati membri e possono
quindi, a causa delle dimensioni e degli effetti
dell’intervento in questione, essere affrontati in modo più
soddisfacente con un’azione congiunta a livello della
Comunità.”
DAL CONCETTO AL
PRINCIPIO
DAL PRINICIPIO ALLA SUA
DIFFICILE ATTUAZIONE
Ancora sul 2.presupposto
Il Protocollo sulla sussidiarietà (e sulla proporzionalità)
allegato
al
Trattato
di
Amsterdam(1997)

Al fine di rendere più chiara l’applicazione
della sussidiarietà il Protocollo si occupa di
definire i parametri oggettivi che le
istituzioni europee devono rispettare per la
applicazione puntuale del principio,
indicando una serie di criteri guida utili alla
verifica del controllo di tale principio
SUSSIDIARIETA’ ED ORGANISMI
EUROPEI
Dal “Protocollo sulla appplicazione del principio di sussidiarietà e
proporzionalità ( allegato al Trattato di Amsterdam - 1997)”.
Prima di dare avvio alla procedura per l’emanazione di un atto
comunitario occorre dimostrare che



il problema presenta aspetti transnazionali che non possono
essere disciplinati in maniera soddisfacente mediante
l’azione degli Stati membri.
l’azione di uno stato membro da solo è in conflitto con le
prescrizioni del Trattato o pregiudica in modo rilevante gli
interessi degli stati membri
l’azione a livello comunitario produce effetti vantaggiosi.
IN PARTICOLARE LA COMMISSIONE DEVE





:
Effettuare ampie consultazioni e se necessario pubblicare i
documenti delle consultazioni
Motivare le sue proposte con riferimento al principio di
sussidiarietà
Ricordare che il finanziamento totale o parziale di azioni
comunitarie con fondi del bilancio comunitario richiede una
spiegazione
Far si che gli oneri, siano essi finanziari e amministrativi, che
ricadono sulla Comunità, sui governi nazionali, sugli enti locali,
sugli operatori economici, sui cittadini, siano minimi e
commisurati all’obiettivo da perseguire.
fare annualmente una relazione al Parlamento e al Consiglio sui
casi e modi con i quali sono stati applicati il principio di
sussidiarietà e quello di proporzionalità
Sussidiarietà (art. I-11 co.3)

In virtù del principio di sussidiarietà, nei settori
che non sono di sua competenza esclusiva,
l'Unione interviene soltanto se e nella misura in
cui gli obiettivi dell'azione prevista non possono
essere sufficientemente raggiunti dagli Stati
membri, né a livello centrale né a livello
regionale e locale, ma possono, a motivo della
portata o degli effetti dell'azione in questione,
essere meglio raggiunti a livello di Unione.
Ruolo dei Parlamenti nazionali
Devono essere informati
 Possono inviare pareri motivati sulla
conformità degli atti normativi con il
principio di sussidiarietà

Sussidiarietà e democrazia
C’è una sorta di circolo virtuoso (ma non
interamente tratteggiato) tra principio di
sussidiarietà – ruolo dei Parlamenti
nazionali (luogo principale di attuazione del
principio democratico – tentativo di colmare
il deficit democratico
 La democrazia in Europa si afferma anche
per altre vie (tipicamente: la giurisdizione)

PROTOCOLLO SULLA APPLICAZIONE
DELLA SUSSIDIARIETA’



Ciascuna istituzione vigila in modo continuo sul
rispetto dei principi di sussidiarietà
Prima di proporre un atto legislativo europeo, la
Commissione effettua ampie consultazioni.
Tali consultazioni devono tener conto, se del caso,
della dimensione regionale e locale delle azioni
previste.
 In Italia la nuova legge sui rapporti con le
istituzioni europee (l.141-2005) ha adottato uno
schema analogo e complementare.
PROTOCOLLO SULLA APPLICAZIONE DELLA
SUSSIDIARIETA’


Ogni proposta legislativa europea deve contenere
elementi circostanziati circa:
 l’impatto finanziario
 le conseguenze, quando si tratta di una legge
quadro europea, sulla regolamentazione che
sarà attuata dagli Stati membri, ivi compresa, se
del caso, la legislazione regionale.
Le ragioni che hanno portato a concludere che un
obiettivo dell'Unione può essere conseguito
meglio a livello di quest'ultima sono confortate da
indicatori qualitativi e, ove possibile, quantitativi.
UNO SGUARDO DI DIRITTO
COMPARATO

Dall’Europa agli stati: la fortuna della
sussidiarietà:
 Germania
 Spagna
 Francia
 Italia (Stato nazionale – Regioni)
3. PRESUPPOSTI COSTITUZIONALI
RIFORMA DEL TITOLO V, PARTE II
DELLA COSTITUZIONE E RIFORMA
DEL SISTEMA DI WELFARE: dal
centralismo monopolista, universale e
unificante a un welfare regionale
potenzialmente differenziato.
Gli antefatti: sussidiarietà e processo
Bassanini (Terzo regionalismo)

L. nr. 59/1997 indica la sussidiarietà come principio
 a) il principio di sussidiarietà, con l'attribuzione della
generalità dei compiti e delle funzioni amministrative ai
comuni, alle province e alle comunità montane, secondo le
rispettive dimensioni territoriali, associative e
organizzative, con l'esclusione delle sole funzioni
incompatibili con le dimensioni medesime, …….attribuendo
le responsabilità pubbliche anche al fine di favorire
l'assolvimento di funzioni e di compiti di rilevanza sociale
da parte delle famiglie, associazioni e comunità, alla
autorità territorialmente e funzionalmente più vicina ai
cittadini interessati
Riforma costituzionale e sua attuazione
“Artt. 117 – 118 –119”
 Competenze legislative: si tende ad
evacuare le competenze esclusive delle
regioni (o meglio residuali)
 Un esempio virtuoso è quello
dell’assistenza sociale, in cui la Corte
difende le Regioni (v. anche casi
sull’immigrazione)

Un regime differenziato di
competenze
- Sanità
- Istruzione
- Lavoro
- Previdenza
- Assistenza sociale
Le funzioni regionali e locali
Una retrospettiva sulla legge
Bassanini e i decreti attuativi statali e
regionali
MATERIE ANALIZZATE D. LGS. 112/1998







Area Economica
Artigianato
Industria
Sportello unico
Energia
Miniere e risorse geotermiche
Fiere
Turismo
Area Sociale
 Tutela della salute
 Servizi sociali
 Istruzione scolastica e Formazione
professionale
 Beni e attività culturali
 Spettacolo
 Sport
Area Territoriale
 Territorio e urbanistica
 Protezione della fauna e della flora
 Parchi e riserve naturali
 Inquinamenti
 Gestione dei rifiuti
 Risorse idriche e difesa del suolo
 Opere pubbliche
 Viabilità
 Trasporti
 Protezione
Polizia Amministrativa
 Polizia amministrativa
MODELLI DI DECENTRAMENTO
1)
PREDEFINITO:

2)
RESIDUALE:

3)
lo Stato individua il livello di allocazione di
tutte le funzioni amministrative
lo Stato si limita ad individuare un
numero di funzioni a lui riservate; la
Regione individua e alloca le rimanenti
funzioni
REDISTRIBUTIVO:

la Regione definisce un ulteriore grado di
allocazione delle funzioni, operando un
generale riordino della materia
Dalla
pressione
a
decentrare
dello
stato
MODELLI VS MATERIE
1°. Modello predefinito
9
2°. Modello residuale
10
SPORTELLO UNICO
PROTEZIONE CIVILE
ENERGIA
VIABILITA’
TRASPORTI
POLIZIA AMMINISTRATIVA
CATASTO
PROTEZIONE FAUNA E FLORA
ISTRUZIONE SCOLASTICA
PARCHI E RISERVE NATURALI
INQUINAMENTO ACUSTICO
EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA
INQUINAMENTO ATMOSFERICO
FORMAZIONE PROFESSIONALE
GESTIONE DEI RIFIUTI
SPETTACOLO
ARTIGIANATO
URBANISTICA
TURISMO
Ibridi
4
RISORSE IDRICHE E DIFESA DEL SUOLO
OPERE PUBBLICHE
TUTELA DELLA SALUTE
INDUSTRIA
Non classificati
2
BENI E ATTIVITA’ CULTURALI
SPORT
PROCESSI TOP DOWN v. SUSSIDIARIETÀ
Un compiuto modello di governo sussidiario si
realizza ove la Regione attua forme di
decentramento di natura redistributiva, (da
decentramento e sussidiarieta’ verticale) che
implica un rovesciamento della logica della
progettazione normativa
… segue

E’ UNA DECISIONE POLITICA e non la mera attuazione di
decisioni prese altrove (logica delle Bassanini, che sono imperniate su
processi top down)

Si fonda sulla conoscenza della realtà (PROBLEMA DEI DATI
CONOSCITIVI)
(Da raccogliere tramite istruttorie ad hoc, tavoli, clausole da inserire
nelle leggi che finanziano enti privati, Osservatori)

IMPLICA UN RUOLO “COSTITUENTE” DELLE REGIONI.
4. I modelli di attuazione della sussidiarietà
SECONDA PARTE
RIPRESA DI CONCETTI
Filosofico
 “Religioso”
 Socio-economico
 Giuridico:
 Europa (top down – solo “verticale”)
 Italia (prima “Bassanini” e poi
Costituzione)
 Regioni

Sussidiarietà e innovazione

“FARE DI NECESSITA’ VIRTU’”
 Per carenze organizzative
 Per ristrettezze finanziarie
 Basta esternalizzare?
…….(segue) SUSSIDIARIETA’ E INNOVAZIONE


Ripensare a come si può impostare in modo nuovo
il rapporto con gli “amministrati” valorizzando le
loro capacita’ di progettazione
 TENENDO CONTO CHE SUSSIDIARIETA’
NON E’ SOLO UN LIMITE NEGATIVO MA
COMPORTA L’ASSOLVIMENTO DI
DOVERI DI SOLIDARIETA’
Rerum novarum e Quadragesimo anno
 Noi ci muoviamo tra queste due coordinate
Qualche esempio:

Sussidiarietà e statuti
 Statuti regionali: un ordine che ha al
centro la persona
 Statuti comunali: interventi pubblici nel
settore economico solo se questo non
ostacola iniziative private già esistenti
Sussidiarieta’



Come limite negativo “funziona” e potrebbe anche
funzionare meglio se ci fossero più dati sui bisogni e sulle
risposte già in atto a tali bisogni
Importanza dell’attività conoscitiva (sent. Corte Cost.
282/2002): è forse la più importante conseguenza sul piano
dell’organizzazione.
Poi vi sono i meccanismi di partecipazione al
procedimento che possono anch’essi “strumenti
conoscitivi” (es. responsabile del procedimento –
conferenza di servizi – istruttorie sul campo prima di
decidere se attivare dei servizi pubblici)
Subsidium?

Vi sono leggi statali e regionali che tentano nuove
forme di sussidi, meno intrusivi rispetto alla libera
iniziativa privata.
 Legge statale sull’infanzia
 Legge statale sui servizi sociali
 Leggi regionali sui buoni scuola
 Legge regionale sugli oratori
 Legge regionale sulla famiglia
Qualche esempio oltre le norme

Convenzioni: si vede se è “standard” o se è stata
configurata per dare un sussidio a quanto fa già la
“società civile” e se è pensata per innovare sui
servizi classici

Bandi di gara: come si garantisce la continuita’ del
servizio senza mortificare l’entrata di nuovi
soggetti nel mercato dei servizi?
Prime conclusioni
La sussidiarietà comporta una forte
sensibilita’ per i dati di fatto prima che per
le definzioni giuridiche.
 Va “osservata”.

I modelli amministrativi
per un welfare sussidiario

Il principio di sussidiarietà è una regola
teorica

Il principio di sussidiarietà stabilisce una
regola di priorità per individuare il “livello
istituzionale o di aggregazione” al quale
assegnare le competenze

La regola è quella della prossimità: non
intervenga l’apparato pubblico quando
può intervenire la società, non intervenga
il livello superiore quando può intervenire
il livello inferiore
Una ulteriore premessa

Sul principio di sussidiarietà è stato detto tutto

La questione oggi è quella dell’attuazione del
principio di sussidiarietà

Domanda: come si fa a dare attuazione al
principio di sussidiarietà in un contesto
dove l’ente pubblico già risponde a
determinati bisogni?

Occorre stabilire un principio in base al quale la
società civile (famiglia, associazionismo,
cooperativismo, imprenditorialità) ha diritto ha
riappropriarsi delle funzioni pubbliche (regolare
la restituzione)

Il percorso di riappropriazione delle funzioni
da parte della società civile discende dalla
concreta contrattazione tra le parti
Idem……
Come si valuta l’attuazione del principio di
sussidiarietà?
 L’economicità complessiva è data da
efficienza ed efficacia
 Qui il principio più rilevante è quello di
efficacia
 L’efficacia di un’azione è più importante
della sua efficienza

Il ruolo dell’ente pubblico

Gli Enti pubblici sono chiamati a:


riconoscere, sostenere, incentivare, favorire le
iniziative espresse dalla società civile
permettere lo sviluppo dell’iniziativa privata
nei campi che risultano presidiati dall’Ente
pubblico, ma nei quali è ipotizzabile un
ridimensionamento della presenza pubblica

A volte gli Enti pubblici travisano il principio di
sussidiarietà e lo intendono come la delega alla
società civile di funzioni che:

si rendono conto di non saper svolgere
efficacemente

non riescono a svolgere per mancanza di risorse
I quattro modelli di
sussidiarietà orizzontale
1. Pura esternalizzazione (outsourcing)
2. Sussidiarietà per progetti
3. Valorizzazione delle iniziative di privati
4. Redistribuzione di risorse senza apparato
istituzionale
1. Esternalizzazione


Tradizionalmente gli Enti pubblici hanno
inteso la sussidiarietà orizzontale come
criterio per regolare i rapporti tra pubblici
poteri e autonomia privata (esternalizzazione)
L’esternalizzione dei compiti pubblici viene
motivata come:
 metodo per garantire l’espletamento dei
servizi in maniera più efficace, più
efficiente e rispondente ai criteri di
economicità
 metodo per migliorare la qualità dei
servizi erogati
Pura esternalizzazione

Dal punto di vista dell’ente pubblico la stipula
della
convenzione
avviene
nell’ottica
dell’affidamento di una commessa

La programmazione e le leve strategiche sia del progetto sia
del soggetto convenzionato sono mantenute in capo all’Ente
pubblico
L’esecuzione del servizio è affidata ai privati
La convenzione con l’Ente pubblico legittima l’esistenza del
soggetto privato convenzionato
L’attività svolta in convenzione con l’Ente pubblico
esaurisce l’orizzonte operativo e strategico del soggetto
convenzionato



Esempi di
pura esternalizzazione




La maggior parte delle cooperative sociali agisce in una pura
logica di carattere contrattuale
I servizi che si impegnano a svolgere per conto dell’Ente
pubblico sono di natura standardizzata
L’assegnazione del servizio alla singola cooperativa sociale
avviene per lo più attraverso procedure di appalto o trattative
private (tipo B) con contenuto contrattuale standardizzato
Esempi:
 Coop. Soc. che svolgono la fornitura di servizi scolastici
(scuolabus, pre-scuola, mensa, doposcuola)
 Coop. soc. che svolgono servizi di assistenza domiciliare
integrata (ADI)
2. Sussidiarietà per progetti

Dal punto di vista dell’Ente pubblico la stipula della
convenzione avviene dopo l’espletamento di una “gara” (o
la ricezione di proposte sollecitate), nella quale l’Ente
pubblico fissa gli obiettivi di fondo e assegna le risorse
senza coinvolgersi nella programmazione

La gara ha il senso di incentivare la libera iniziativa dei
privati, nel rispetto degli obiettivi di fondo. L’Ente pubblico si
riserva di scegliere tra i progetti

La programmazione e l’esecuzione sono affidate al soggetto
privato che partecipa alla gara




Le leve strategiche dell’intervento pubblico restano in
mano al soggetto pubblico che decide gli stanziamenti e
seleziona i progetti in base ai suoi criteri. L’allocazione
delle risorse tra le diverse funzioni è compito dell’Ente
pubblico
Le leve strategiche relative alla sopravvivenza dell’ente
convenzionato rimangono in mano al privato: mentre non è
nella sua disponibilità decidere se il progetto sarà svolto o
no
L’esistenza del soggetto convenzionato è indipendente
dall’iniziativa dell’Ente pubblico che si limita a decretare
l’attuazione o meno del progetto
Le iniziative del privato sociale non ricoprono solo
segmenti di attività di pertinenza dell’Ente pubblico, ma si
indirizzano anche verso aree di bisogno scoperte o
modalità di intervento di carattere innovativo
Esempi di sussidiarietà per
progetti: le cooperative sociali




Un numero più limitato di coop. sociali agisce in una logica
progettuale con elementi propositivi e di innovazione delle
caratteristiche del servizio
I servizi che si impegnano a svolgere per conto dell’Ente
pubblico hanno parzialmente natura innovativa
L’assegnazione del servizio alla singola cooperativa sociale
avviene per lo più attraverso procedure di appalto che
recepiscono contenuti progettuali proposti dal soggetto privato
Si riscontra questo approccio in interventi di alcune
cooperative sociali sul fronte della tossicodipendenza, del
disagio giovanile, ma anche dei servizi scolastici e della
disabilità
Esempi di stimolo normativo allo
sviluppo della sussidiarietà per progetti






L.R. 23/99 “Politiche regionali per la famiglia”
La legge emanata dalla Regione Lombardia nel dicembre del 1999 riconosce la famiglia come
un soggetto sociale politicamente rilevante, realizzando una politica organica ed integrata a
sostegno di tale soggetto. In particolare:
esprime una cultura chiaramente orientata alla famiglia e al privato sociale, che fa leva su
un'idea di sussidiarietà nella sua accezione orizzontale, in quanto lo scopo è quello di mettere in
grado la famiglia di provvedere direttamente e autonomamente alle sue funzioni educative e di
cura;
la legge non si limita ad enunciazioni di principio, ma mostra, anche attraverso il piano
operativo, una chiara volontà di predisporre strumenti e risorse volte a favorire la
riorganizzazione dei servizi, valorizzando l'iniziativa e la sperimentazione da parte dei soggetti
non istituzionali e promuovendo la solidarietà tra le famiglie;
nella riorganizzazione dei servizi la legge intende sostenere una pluralità di attori e promuove la
creazione di servizi in rete, caratterizzati da maggiore flessibilità e aderenza alle situazioni reali
attraverso la sinergia di interventi, di risorse, di competenze pubbliche e private, e assegnando
uno spazio notevole alle associazioni familiari, quali attori del “servizio pubblico”;
mentre consente la riduzione dei costi di intermediazione e trasferimento nella gestione di alcuni servizi,
la legge stanzia risorse considerevoli per la realizzazione degli obiettivi e traccia con precisione il
percorso della valutazione dell'impatto del provvedimento legislativo.
3. Valorizzazione delle
iniziative di privati




Dal punto di vista dell’Ente pubblico la stipula della convenzione
avviene nell’ottica della valorizzazione di iniziative dei privati che si
impongono per la loro efficacia
Le leve strategiche, la programmazione e l’esecuzione sono affidate al
soggetto privato proponente
L’esistenza del soggetto convenzionato e il contenuto dell’attività
riconosciuta sono indipendenti dall’iniziativa dell’Ente pubblico che
attraverso la convenzione o altro strumento ne riconosce l’imponente
valore sociale e si limita a finanziarlo
Il riconoscimento dell’ente meritorio o della categoria di enti meritori e
la conseguente assegnazione di contributi ha luogo attraverso procedure
ad hoc (singolo ente meritorio), o in applicazione di disposizioni
normative (categorie di enti)
4. Redistribuzione di risorse
senza apparato istituzionale

Dal punto di vista dell’Ente pubblico l’utilizzo di buoni
servizio e voucher consente il passaggio dalla posizione
di soggetti responsabili dell’erogazione dei servizi
(ancorché esternalizzati) a soggetti regolatori dei servizi
stessi

L’Ente pubblico riconosce e promuove l’auto-organizzazione delle
formazioni sociali, favorendo la libertà di scelta dell’utente
Buoni e voucher costituiscono una possibile risposta nella direzione di
una maggiore autonomia del privato sociale dalle pubbliche
amministrazioni, chiamato a diventare diretto applicatore della
sussidiarietà orizzontale
Favorisce il passaggio dal welfare state alla welfare society


Buoni servizio e Voucher

Buono servizio
 Prevede un finanziamento
diretto dell’utente allo
scopo di accrescere la sua
capacità di acquisto
 Non introduce controlli
pubblici sui soggetti
erogatori del servizio

Voucher
 Prevede un finanziamento
all’erogatore di servizi
commisurato ai volumi di
servizio richiesti dagli
utenti
 Impone la necessità di
accreditare
(preselezionare) i soggetti
erogatori in base a
standard qualitativi fissati
e verificati dall’ente
pubblico
GLI INDICATORI DI UN WELFARE
SUSSIDIARIO
1.
2.
3.
4.
5.
6.
quale libertà di scelta è lasciata all’utente;
quale valorizzazione dei privati non profit è stata compiuta
dall’Ente locale agente ed attraverso quali forme;
chi sopporta gli oneri finanziari dei servizi offerti;
quali forme organizzative sono state scelte per la gestione dei
servizi;
per quali motivazioni è stata decisa l’esternalizzazione del
servizio verso soggetti non profit;
quali controlli sull’efficacia delle politiche e dei servizi
esternalizzati sono stati posti in essere
Decalogo della sussidiarietà perché “Pubblico” e
“Privato” ridefiniscano il proprio ruolo
Fase conoscitiva:
1. Sviluppo di strumenti conoscitivi per identificare i bisogni
sociali
2. Sviluppo di strumenti conoscitivi per identificare le risposte
agli stessi già fornite dalla società civile
3. Identificazione delle “politiche” degli enti normatori sulla base
dei primi due fattori identificati (politica della non
sostituzione; creazione di reti di soggetti; formazione come
stimolo alla creatività sociale; diffusione di best practices;…)
4. Progettazione di atti normativi di supporto o stimolo all’attività
della società civile volta alla semplificazione amministrativa
Fase attuativa:
5. Programmmazione di interventi pubblici botton up nella forma dei
“call for papers”
6. Valorizzazione degli enti più vicini ai cittadini
7. Strumenti convenzionali di relazione pubbblico-privato non
standardizzati nell’indicazione dei servizi da fonire
8. Pluralismo nella fornitura di servizi
9. Finanziamento di formazioni sociali o enti del profit e del non profit
già esistenti
Fase di controllo:
10. Controlli sulla qualità dei servizi ex ante (accreditamento) ed ex post
(rendicontazione e consumer satisfaction)
I termini del confronto:
regolazione, responsabilità,
imprenditività, sviluppo
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