RAPPORTO SULL’ECONOMIA
DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
I tempi lunghi della ripresa
L’economia reale dal punto di osservazione
delle Camere di Commercio
Maggio 2012
2
Rapporto redatto dai Centri Studi – Ufficio Statistica e Prezzi
Bensi Fabia – Trieste
Boaro Laura – Pordenone
Buiatti Francesca - Udine
Cappello Maria – Udine
Cipressi Felisiano - Pordenone
Delfrate Alessandro – Trieste
Piva Cinzia - Pordenone
Zavan Roberto - Gorizia
Passon Mario coordinatore - Udine
Il Rapporto è scaricabile dai siti camerali e dal sito www.starnet.unioncamere.it
Si autorizza la riproduzione, la diffusione e l’utilizzazione della presente pubblicazione a condizione di citare
la fonte.
3
Indice
Premessa ....................................................................................................................................... 6
Sezione I - Lo scenario macro internazionale e nazionale ......................................................... 8
Il quadro macroeconomico internazionale ..................................................................................................... 8
Il quadro macroeconomico nazionale .......................................................................................................... 11
Gli scenari al 2013 ....................................................................................................................................... 14
Sezione II – La dinamica imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia .......................................... 16
Le imprese nelle quattro province ................................................................................................................ 20
La dimensione delle imprese regionali......................................................................................................... 22
Le imprese artigiane..................................................................................................................................... 24
L’imprenditoria femminile ............................................................................................................................. 25
Le caratteristiche degli imprenditori ............................................................................................................. 27
Sezione III – L’interscambio commerciale e i processi di internazionalizzazione
dell’economia del Friuli Venezia Giulia ..................................................................................... 34
I principali mercati di destinazione e provenienza delle merci ..................................................................... 37
I principali prodotti di esportazione e di importazione .................................................................................. 40
Sezione IV – Tema monografico: il Turismo ............................................................................. 46
Il sistema delle imprese................................................................................................................................ 49
La capacità ricettiva ..................................................................................................................................... 51
La domanda turistica .................................................................................................................................... 53
Sezione V – Tema monografico: La dotazione infrastrutturale e i dati di traffico del Friuli
Venezia Giulia ............................................................................................................................. 58
La dotazione infrastrutturale del Friuli Venezia Giulia ................................................................................. 58
Le imprese di trasporto e logistica ............................................................................................................... 59
La rete stradale ............................................................................................................................................ 59
Il traffico merci sulla rete stradale del Friuli Venezia Giulia ......................................................................... 62
La rete ferroviaria ......................................................................................................................................... 63
I nodi per il trasporto di merci e passeggeri: la rete portuale ....................................................................... 67
Il traffico merci nei porti del Friuli Venezia Giulia ......................................................................................... 69
La rete aeroportuale ..................................................................................................................................... 70
Il traffico merci e passeggeri ........................................................................................................................ 71
Le infrastrutture per la logistica .................................................................................................................... 71
La posizione del Friuli Venezia Giulia nella rete di trasporto europea ......................................................... 73
Bibliografia .................................................................................................................................. 76
Indice delle tavole allegate ......................................................................................................... 78
Note metodologiche sui temi della giornata dell’economia ..................................................... 86
4
5
Premessa
Il 2011 ha confermato le consapevolezze che negli ultimi tre anni sono nate, si sono alimentate ed
inevitabilmente si sono radicate nelle nostre società ed economie: l’incertezza e le criticità diffuse, i fatti
sociali, quelli politici, la chiusura di attività e la perdita di posti di lavoro ci stanno obbligando da anni a
riflettere sulle azioni da intraprendere per superare la crisi, ormai più che sulle cause della stessa.
La 134.a Assemblea dei Presidenti delle Camere di Commercio d’Italia, svoltasi a Perugia il 2
dicembre 2011, ha condiviso e trasmesso un messaggio fondamentale, una trilogia di approcci che è
necessario rendere propri, ciascuno di noi ed in ciascun ruolo sociale e professionale ricoperto:
“Cambiamento, condivisione, coesione”.
Crediamo che la 10.a Giornata dell’Economia quest’anno concretizzi nel Friuli Venezia Giulia anche
questa trilogia: si tratta del primo evento realizzato in comunione tra le quattro Camere di Commercio
regionali. In questa occasione la nostra regione attraverso le Camere di Commercio di Gorizia, Pordenone,
Trieste e Udine, osservatori privilegiati circa le dinamiche economiche in atto sul territorio, esprime nella
medesima volontà di realizzare un osservatorio unico, il cambiamento, la condivisione e la coesione. Anche
questo rapporto sull’economia locale assume valenza territoriale più ampia, non limitata ai confini provinciali,
ed è proprio per questo che rappresenta la realizzazione a livello istituzionale dei tre fondamenti sostenuti da
Unioncamere, l’Unione delle Camere di Commercio Italiane.
Un cambiamento: l’Unione tra Camere di Commercio della regione non è di recente istituzione ma
per la prima volta i rispettivi Centri Studi collaborano ciascuno fornendo il proprio essenziale contributo
all’analisi dell’economia locale.
Una condivisione: non solo a livello operativo ma anche istituzionale, degli sforzi e dei risultati.
Una coesione: nel senso di obiettivo comune, di sentirsi parte delle medesime dinamiche.
L’Unioncamere Regionale Friuli Venezia Giulia anche in questa occasione dimostra l’unione. Le
Camere di Commercio rappresentano anche lo strumento di dialogo tra economia, territorio, tra pubblica
amministrazione ed imprese e cittadini siano essi nel ruolo di imprenditori, lavoratori e/o consumatori.
Come Presidente dell’Unione Regionale ho sostenuto ed apprezzato gli obiettivi, la volontà e gli
sforzi che per questa 10.a Giornata dell’Economia le nostre Camere di Commercio hanno condiviso. La
storia sociale ed economica della nostra Italia ci rende non solo imprenditori, lavoratori ma anche politici cioè
uomini e donne volenterosi di migliorare, di cambiare per superare e ricostruire.
La teoria della “distruzione creatrice” di Schumpeter descrive il nostro recente passato e
preannuncia il nostro futuro prossimo: distruzione perché vengono superati vecchi metodi produttivi,
tecnologie, conoscenze e risorse umane; creatrice perché solo da questi cambiamenti scaturisce il nuovo.
Gli imprenditori disposti a innovare sono i protagonisti della “distruzione creatrice”. Ed è nella distruzione
sociale ed economica di questo nostro tempo che abbiamo il dovere, anche noi istituzioni rappresentative
dell’economia, di cogliere gli spunti per rinnovare, osare, accettare il nuovo.
Possiamo farlo solo concentrandoci sugli uomini e sulle donne che lavorano: grazie al loro bagaglio
di esperienza e di storia, di successi, sconfitte e sacrifici, grazie alle speranze rappresentate dai nostri
6
giovani, embrioni di novità ed innovazione. Le imprese sono loro già oggetto della nostra quotidiana attività
lavorativa, nonché delle nostre analisi, sono le realtà imprenditoriali. Ed il rapporto causa-effetto tra realtà
lavorativa e realtà sociale, lo stiamo vivendo quotidianamente, è bidirezionale. Ecco allora che emerge, mai
più che in questo momento, l’importanza di essere uniti, di condividere, riflettere e di essere concretamente
propositivi.
Le Camere di Commercio costituiscono un grande sistema di intelligenze che raccoglie, elabora,
interpreta i dati economici, sono osservatori privilegiati delle dinamiche economiche in atto sul territorio. I loro
compiti istituzionali consentono a queste Istituzioni di avere e gestire un patrimonio informativo esclusivo nel
suo genere: dati raccolti nell’ambito del Programma Statistico Nazionale, banche dati del Sistema Statistico
Nazionale, Registri, Albi, Elenchi, Osservatori.
Il presente Rapporto sulla regione Friuli Venezia Giulia, elaborato in occasione della 10.a Giornata
dell’Economia, si configura come un mezzo, uno strumento per valorizzare questo “patrimonio informativo”,
cioè leggere “l’economia reale dal punto di osservazione delle Camere di Commercio”.
Il Rapporto focalizza l’attenzione su alcuni di questi aspetti. In particolare le analisi si concentrano
essenzialmente su quattro temi:
Sezione I – Lo scenario macro internazionale e nazionale;
Sezione II – I trend di crescita del Friuli Venezia Giulia: analisi dei fattori di contesto territoriale;
Sezione III – L’interscambio commerciale ed i processi d internazionalizzazione dell’economia del Friuli
Venezia Giulia;
Sezione IV – Il turismo;
Sezione V – Infrastrutture e logistica.
L’allegato statistico invece analizza, mediante l’ausilio di oltre 100 tabelle, tutti gli aspetti
dell’economia locale e cioè Demografia di impresa, Indicatori di bilancio e medie imprese, Ambiente e qualità
della vita, Impatto occupazionale e localizzazione delle imprese, Contabilità economica territoriale, Struttura
imprenditoriale e occupazionale e qualificazione delle risorse umane, Innovazione, Commercio
internazionale e flussi di investimento, Turismo, Credito, Inflazione, Scenari previsionali, Demografia della
popolazione, Mercato delle costruzioni, Mercato del lavoro, Istruzione e formazione, Infrastrutture, Distretti
industriali.
Il Presidente
Giovanni Da Pozzo
7
Sezione I - Lo scenario macro internazionale e nazionale
Il quadro macroeconomico internazionale
L'economia globale è in una fase di forte rallentamento, una fase che per l’area euro rischia di
trasformarsi in recessione per effetto delle tensioni sul debito sovrano che interessano diversi Paesi
dell’Unione Europea ma anche a livello più globale a causa della persistente incertezza circa il processo di
consolidamento delle finanze pubbliche negli Stati Uniti. Ma ci sono altri fattori che frenano l’economia
internazionale a cominciare dalle debolezze del mercato del lavoro e, in alcune economie, di quello
immobiliare, ma il livello di indebitamento delle famiglie resta elevato in alcune delle principali economie
avanzate.
Le tensioni sul debito sovrano dell'area dell'euro hanno, infatti, assunto rilevanza sistemica,
nonostante le correzioni degli squilibri di finanza pubblica operate dai governi nazionali; queste tensioni
hanno accresciuto il livello di incertezza di imprenditori e consumatori indirizzandolo verso un peggioramento
delle prospettive di crescita. È aumentata l'avversione al rischio degli investitori così come la preferenza per
strumenti ritenuti sicuri quali i titoli di Stato statunitensi e tedeschi.
L'economia dell'area dell'euro si è indebolita nel quarto trimestre; l'indicatore €-coin, che stima la
componente di fondo della variazione trimestrale del PIL dell'area, si colloca da ottobre su valori negativi. In
queste condizioni sono state riviste al ribasso anche le prospettive di crescita per il 2012.
Un segnale per invertire questo processo è stato dato dall'Eurosistema che ha allentato le condizioni
monetarie e fornito sostegno all'attività di prestito all'economia: la Banca Centrale Europea ha ridotto in due
occasioni i tassi ufficiali, portandoli all'1%, ma ha anche introdotto importanti misure di sostegno all'attività di
prestito delle banche a famiglie e imprese.
Le previsioni del Fondo monetario internazionale indicano per il 2012 in +3,3% la crescita del
Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale, una crescita positiva che però appare decisamente inferiore alle
performance del 2011 (+3,8%) e soprattutto del 2010 (+5,2%). Dalla fine del 2010 i flussi di commercio
internazionale hanno subito un rallentamento e nel 2012 si prevede una crescita del 3,8%. In particolare
nell’ultimo trimestre del 2011 il commercio internazionale segnala una dinamica debole, in linea con
l’andamento modesto dell’economia globale.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale la ripresa globale “è minacciata dall’intensificarsi delle
tensioni nell’area euro e dalle fragilità che caratterizzano il panorama economico al di fuori dell’area stessa”.
Le condizioni finanziarie sono sempre critiche mentre le prospettive di crescita continuano ad essere assai
incerte: per il 2012 si prevede un’espansione della produzione mondiale del 3,3%, una stima che tiene conto
“dell’ingresso dell'economia dell'area dell'euro in una fase di lieve recessione nel 2012”, a seguito del rialzo
dei rendimenti dei debiti sovrani, degli effetti del deleveraging bancario sull'economia reale, e di un ulteriore
consolidamento fiscale. Si prevede inoltre un rallentamento della crescita sia delle economie emergenti, sia
di quelle in via di sviluppo a causa del peggioramento delle condizioni esterne e dell’indebolimento della
domanda interna.
8
L’azione da avviare è quella di “ripristinare un clima di fiducia e di fermare la crisi nella zona euro
sostenendo la crescita adottando misure di aggiustamento economico, il contenimento del deleveraging,
assicurando maggiore liquidità all’economia”.
Fig. 1 - I nuovi equilibri internazionali: previsioni 2012
Area Euro: -0,3%
Germania: +0,6%
Francia: +0,5%
Italia: -1,9%
Spagna: -1,8%
Est Europa +1,9%
Russia +4,0%
Stati Uniti +2,1%
Cina +8,2%
ASEAN 5* +5,4%
Medio Oriente e Nord
Africa +4,2%
Messico +3,6%
India +6,9%
Brasile +3,0%
MONDO +3,5%
ASEAN 5:* Filippine, Indonesia Malesia, Thailandia e Vietnam
Fonte: International Monetary Fund, World Economic Outlook, April 2012
Nell’area dell’euro le stime per il 2011 e le previsioni per il 2012 mostrano da un lato Paesi che
crescono e dall’altro quelli che presenteranno un PIL in calo. In termini congiunturali il quarto trimestre 2011
porta il PIL in area negativa (-0,3% rispetto al trimestre precedente). Per l’Italia si tratta del secondo trimestre
consecutivo contrassegnato da segno negativo, come risulta anche per la Spagna, mentre il Portogallo
presenta il segno meno da quattro trimestri consecutivi.
Tav. 1.1 - Indicatori congiunturali dell’economia internazionale
(PIL: variazione % congiunturale)
4.o trim '10
1.o trim ’11
2.o trim ’11
3.o trim ’11
4.o trim ’11
STATI UNITI
+0,6%
+0,1%
+0,3%
+0,5%
+0,7%
EURO 17
+0,3%
+0,8%
+0,1%
+0,1%
-0,3%
Italia
0,0%
+0,1%
+0,3%
-0,2%
-0,7%
Fonte: Eurostat, Euroindicateurs, 6 marzo 2012
9
A livello internazionale il 4° trimestre 2011 si configura come un periodo molto difficile per
l’economia. Le variazioni congiunturali registrate dalle economie avanzate dell’Europa sono tutte di segno
negativo: -0,2% nel Regno Unito, -0,2% in Germania, -0,3% in Spagna, -0,7% in Italia, -0,1% nella vicina
Austria e -0,9% in Slovenia. Solamente in Francia si registra un +0,2%, sempre nel confronto congiunturale,
mentre gli Stati Uniti registrano un positivo +0,7%.
In termini tendenziali (cioè al confronto con il 4.o trimestre 2010) si registra una variazione di +2,0%
in Germania, +1,6% negli Stati Uniti, +0,7% nel Regno Unito e 1,4% in Francia. L’Austria segna un
incremento del +1,5%, la Spagna presenta un modesto +0,3%, ma sempre in area positiva. Col segno
negativo si presentano le performance dell’Italia (-0,5%) e della Slovenia (-1,5%).
Graf. 1.1 - Andamento congiunturale del PIL: confronto tra Stati Uniti,
Zona Euro e Italia
Fonte: elaborazione su dati Eurostat ed ISTAT
Alcuni elementi di criticità sono rappresentati dal prezzo delle materie prime, dal cambio
euro/dollaro e dal prezzo dell’oro.
Nel corso del 2011 le oscillazioni nel cambio tra l’euro ed il dollaro si sono leggermente attenuate
dopo un primo semestre durante il quale si è registrato un indebolimento del dollaro nei confronti dell’euro, e
soprattutto nei confronti delle valute dei Paesi emergenti. Lo sviluppo della crisi del debito sovrano europeo,
che ha sollecitato la necessità di fare cassa per fare fronte a perdite e sostenere la liquidità degli operatori,
ha determinato un’inversione dei flussi finanziari a livello globale, per cui si è assistito ad un rafforzamento
del dollaro sull’euro.
10
I prezzi delle materie prime (prodotti petroliferi, energia, materie prime agricole) sono risultati in
tensione sino quasi alla fine di aprile, poi i timori di un rallentamento globale hanno invertito la tendenza delle
quotazioni.
Il prezzo del petrolio ha mostrato nel corso dell’anno una significativa impennata: il Brent ad aprile
marzo è stato mediamente quotato tra i 117 ed i 120 dollari.
Graf. 1.2 - Andamento temporale del prezzo del petrolio Brent ($/barile)
e tasso di cambio $/€, novembre 2003-aprile 2012
1,60
140,0
PREZZO BRENT in dollari (scala sx)
120,0
1,50
Cambio $/Euro (Scala dx)
1,40
100,0
1,30
80,0
1,20
60,0
1,10
40,0
1,00
20,0
0,90
Fonte: elaborazione su dati Eurostat, Ministero dello Sviluppo Economico
Il quadro macroeconomico nazionale
L’economia italiana ha risentito del quadro interno e internazionale. Nel terzo e nel quarto trimestre
del 2011 il PIL dell'Italia è diminuito rispettivamente dello 0,2% e dello 0,7% sui periodi precedenti; secondo
le stime di Unioncamere il PIL dovrebbe scendere anche nei primi due trimestri del 2012.
La debolezza della domanda interna è confermata dall’andamento del clima di fiducia dei
consumatori e dalle opinioni delle imprese; inoltre la dinamica del prodotto risente del rialzo dei costi di
finanziamento e del rallentamento del commercio mondiale che però continua a fornire sostegno all'attività
economica. Se da un lato la riduzione della domanda interna appare in larga misura come un effetto delle
manovre correttive di finanza pubblica, peraltro indispensabili per evitare più gravi conseguenze sull'attività
economica e sulla stabilità finanziaria, dall’altro lato si può registrare un leggero miglioramento della
competitività delle imprese grazie al deprezzamento dell'euro.
Il mercato del lavoro resta una delle criticità dell’economia nazionale: nella media del 2011
l'occupazione registra una variazione tendenziale positiva dello 0,4% (+95.000 unità) ma questo risultato è
determinato dalla differente dinamica della componente italiana e di quella straniera: l’occupazione italiana
diminuisce di 75.000 unità, a motivo del calo della sola componente maschile, quella straniera aumenta di
11
170.000 unità. Il tasso di occupazione resta fermo al 56,9%. Nella media del 2011 il tasso di disoccupazione
è pari all'8,4%, invariato rispetto a un anno prima: cresce quella giovanile di 1,3%, portandosi, nella media
del 2011, al 29,1%. Tra gli inattivi, cresce il numero di quanti non cercano lavoro ma disponibili (+5,5%, pari
a 73.000 unità) e di quanti cercano non attivamente (+4,3%, pari a 63.000 unità). Peggiorano le attese delle
imprese circa i loro livelli occupazionali: l’indagine Excelsior relativa al primo trimestre 2012 evidenzia un
1
saldo occupazionale negativo di 75mila unità e se anche “si registrano 152mila entrate di personale
dipendente programmate dalle imprese dell’industria e dei servizi tra gennaio e marzo, circa 60mila in più di
quelle rilevate per l’ultimo trimestre dello scorso anno, si tratta, in larga parte di riattivazioni di contratti in
scadenza a fine 2011 o di assunzioni in sostituzione di analoghe figure che hanno interrotto (anche solo
temporaneamente) il loro rapporto di lavoro”.
Un’altra criticità del sistema Italia è rappresentata dai conti pubblici ed in particolare dal fabbisogno
finanziario dello Stato e dall’indebitamento netto del settore pubblico. Nel 2011 peraltro il fabbisogno del
settore statale è sceso al 3,9% del PIL, rispetto al 4,3% del 2010, mentre l'indebitamento netto si colloca
attorno al 3,8% del PIL (stima dal Governo ad inizio di dicembre), con una significativa flessione rispetto al
2010 quando si registrava un 4,6%. L'incidenza del debito sul prodotto dovrebbe essere prossima al 120 per
cento. Certamente, oltre a perseguire l'equilibrio dei conti pubblici, assume sempre carattere di priorità la
creazione di condizioni favorevoli al rilancio dell'economia italiana.
Graf. n. 1.3 – Italia: Andamento del PIL, I trimestre 2004–IV trimestre 2011
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
1
Unioncamere, Comunicato stampa de 19 gennaio 2012
12
Nel quarto trimestre del 2011 il PIL in Italia è diminuito dello 0,7% in termini congiunturali, mentre
nella media dell'anno il calo è dello 0,4%. Tutte le componenti della domanda interna sono risultate in
diminuzione su base congiunturale: le importazioni si sono ridotte del 2,5% e le esportazioni sono rimaste
stazionarie.
Si rilevano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto dell’industria in senso stretto (2,2%), del valore aggiunto del settore che raggruppa le attività del commercio, alberghi e pubblici esercizi,
trasporti e comunicazioni (-0,6%) e, seppure di poco, delle costruzioni (-0,1%); si registrano, invece,
andamenti positivi per l’agricoltura (+0,5%), il settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi
professionali (+0,1%) e per gli altri servizi (+0,1%). In termini tendenziali il valore aggiunto delle costruzioni è
diminuito del 3,0%, quello dell’industria in senso stretto dello 0,5% e quello dell’agricoltura del 2,0%, mentre
per i servizi si registra una crescita dello 0,2%.
Graf. 1.4 - Indice destagionalizzato della produzione industriale,
gennaio 2008-gennaio 2012 (base 2005=100)
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
A gennaio 2012 l'indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisce, rispetto a
dicembre 2011, del 2,5%. Nella media del trimestre novembre-gennaio l'indice scende dell'1,9% rispetto al
trimestre immediatamente precedente. I settori caratterizzati da una crescita sono l'attività estrattiva (+5,8%),
la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di
misurazione e orologi (+2,3%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,0%). Tra i settori in calo quelli
che registrano le diminuzioni tendenziali più ampie sono l'industria del legno, carta e stampa (-16,3%), le
altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (-13,3%), la
13
produzione di coke e prodotti petroliferi raffinati e la fabbricazione di apparecchiature elettriche e
apparecchiature per uso domestico non elettriche (entrambe in calo dell'11,4%).
Gli scenari al 2013
La Tav.1.2 evidenzia gli scenari previsionali relativi alla crescita del PIL reale in valore aggregato e
percentuale nei Paesi più industrializzati (Stati Uniti, Giappone, Area euro). Si tratta di stime che, considerate
nel loro complesso, confermano il percorso differenziato dell’attuale fase congiunturale.
Le previsioni dipendono soprattutto dai rischi finanziari che sono ancora presenti, ma anche dal fatto
che l’economia mondiale risulta, da alcuni trimestri, in frenata: nel corso degli ultimi mesi le prospettive di
crescita globali risultano più attenuate rispetto al passato, i rischi si sono fortemente intensificati, a causa
dell’ingresso dell'Area euro in una fase di recessione.
Se è vero che l’ultimo trimestre 2011 ha registrato a livello mondiale alcuni segnali positivi come la
crescita nelle economie avanzate - in particolare negli Stati Uniti a seguito del comportamento dei
consumatori che hanno inaspettatamente ridotto i propri tassi di risparmio e delle imprese che hanno
mantenuto un forte livello di investimenti fissi, oppure quella del Giappone dove la ripresa si è dimostrata più
forte del previsto - ma anche la stabilizzazione dei prezzi del petrolio che ha contribuito al sostegno dei
consumi, per il futuro non si prevede che questi fattori possano continuare a rappresentare un impulso alla
crescita poiché anche le economie emergenti e in via di sviluppo hanno rallentato più dell’atteso, forse a
causa di un effetto maggiore del previsto dell’inasprimento della politica macroeconomica o della crescita
sottostante più debole.
Secondo Unioncamere per l’Italia l’anno 2012 si chiuderà con indicatori negativi, mentre la nostra
economia dovrebbe tornare a crescere nel biennio 2013-2014, soprattutto in termini di valore aggiunto. Ci si
attende inoltre la fine dell’emorragia di posti di lavoro: il tasso medio di variazione dell’occupazione nel
biennio è previsto sostanzialmente pari a zero.
Tav. 1.2 - Crescita del PIL reale (%)
2011
2012
2013
Mondo
3,9
3,5
4,1
Economie avanzate
1,6
1,4
2,0
Economie emergenti e in sviluppo
6,2
5,7
6,0
Euro Area
1,4
-0,3
0,9
Stati Uniti
1,7
2,1
2,4
Asia
7,8
7,3
7,9
America Centrale e meridionale
4,5
3,7
4,1
Medio Oriente e Nord Africa
3,5
4,2
3,7
Fonte: International Monetary Fund, World Economic Outlook, April 2012
14
La Tav. 1.3 evidenzia nel dettaglio e pone a confronto gli scenari previsionali (biennio 2013-2014)
relativi alla regione Friuli Venezia Giulia e all’Italia.
In regione nel biennio si prevede un tasso medio di crescita del valore aggiunto pari a +1,3%,
leggermente superiore al dato medio nazionale (atteso pari a +1,1%). Sempre con riguardo al dato
regionale, a fronte di un tasso di occupazione sostanzialmente stabile (modesto appare, infatti, l’aumento
previsto pari a 0,3 punti percentuali) risulta positivo il trend relativo al tasso di disoccupazione, in diminuzione
rispetto al 2012 (dal 6,0% del 2012 al 5,5% per il 2013/14) e ben inferiore rispetto al valore atteso per l’Italia.
Tav. 1.3 - Scenari di medio periodo
Friuli Venezia Giulia
2012
Valore aggiunto
-1,2%
(tasso di variazione medio annuo)
Occupazione
-1,0%
(tasso di variazione medio annuo)
Tasso di disoccupazione
6,0%
(valore % a fine periodo)
Export su Valore Aggiunto
40,7%
(valore % a fine periodo)
Fonte: elaborazione su dati 10^ Giornata dell’Economia
Italia
2013-14
2012
2013-14
+1,3%
-1,5%
+1,1%
+0,3%
-1,0%
+0,2%
5,5%
9,0%
8,6%
42,9%
27,0%
28,6%
Gli scenari di Unioncamere evidenziano che anche gli altri indicatori economici stimati presentano un
lieve, seppur incoraggiante, miglioramento: positivo il trend dell’incidenza dell’export sul valore aggiunto,
invariati i tassi di partecipazione della popolazione al lavoro (il tasso di occupazione e il tasso di attività
rimangono sostanzialmente stabili), in crescita il valore aggiunto pro-capite e quello per occupato.
Rispetto al dato medio nazionale va sottolineato che il Friuli Venezia Giulia presenta un alto tasso di
internazionalizzazione dell’economia: infatti il peso dell’export sul valore aggiunto raggiungerà una quota pari
al 42,9% (in progressivo aumento), contro il 39,7% del Nord Est e il 28,6% dell’Italia.
15
Sezione II – La dinamica imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia
L’analisi delle dinamiche economiche regionali prende avvio dalla verifica dei dati del Registro delle
Imprese, con i risultati di seguito presentati.
Tav. 2.1 – Friuli Venezia Giulia: Movimento delle imprese, 2011
Settori di attività
Agricoltura, silvicoltura e pesca
Estrazione di minerali da cave e miniere
Attività manifatturiere di cui
Industrie alimentari e delle bevande
Industrie tessili
Confez. articoli di abbigliam. pelle e
pelliccia
Fabbricazione di articoli in pelle e simili
Ind. legno, esclusi mobili; fabbr. in paglia
Fabbricazione di carta e di prodotti di carta
Stampa e riproduzione di supporti registrati
Fabbric. di coke e prod. derivanti dalla
raffinazione
Fabbric.prodotti chimici e farmaceutici
Fabbric. artic. in gomma e mat. plastiche
Fabbric. prodotti lavoraz. min. non metallif.
Metalmeccanica
Fabbricazione di mobili
Altre industrie manifatturiere
Riparaz, manutenz installaz macch. e
appar.
Fornitura energia elettrica, gas, ecc.
Fornitura di acqua; reti fognarie, rifiuti
Costruzioni
Commercio all’ingrosso e al dettaglio
Trasporto e magazzinaggio
Attività dei servizi di alloggio e ristorazione
Servizi di informazione e comunicazione
Attività finanziarie e assicurative
Attività immobiliari
Attività professionali, scientifiche e tecniche
Noleggio, agenzie viaggio, supporto
imprese
Amministrazione pubblica e difesa
Istruzione
Sanità e assistenza sociale
Attività artistiche, sportive, intrattenimento
Altre attività di servizi
Imprese non classificate
TOTALE
Registrate
17.609
98
12.215
Attive
17.507
75
10.267
Iscritte
450
0
349
Cessate*
1.008
4
526
Saldo
-558
-4
-177
979
229
406
833
188
340
19
10
25
42
10
28
0
-3
-23
115
1.265
80
419
6
90
1.087
56
357
4
2
34
0
15
0
4
53
1
14
0
-2
-19
-1
1
0
124
233
563
4.530
1.787
833
646
89
189
491
3.820
1.302
809
612
4
3
10
107
26
23
71
5
11
15
194
68
47
34
-1
-8
-5
-87
-42
-24
37
131
197
17.143
24.814
3.163
8.874
2.397
2.082
5.002
4.101
2.446
128
171
15.866
22.430
2.848
7.718
2.182
1.955
4.488
3.682
2.251
13
6
1.068
1.044
62
427
128
84
96
225
168
2
3
1.133
1.626
167
581
138
153
190
281
175
11
3
-65
-582
-105
-154
-10
-69
-94
-56
-7
4
377
517
1.101
4.637
2.750
109.658
2
351
475
944
4.515
72
97.927
0
15
10
56
255
1.954
6.410
0
15
21
67
273
221
6.584
0
0
-11
-11
-18
1.733
-174
* Le imprese cessate sono considerate al netto delle cancellazioni d’ufficio
Fonte: InfoCamere
16
Come si osserva dalla Tav. 2.1, alla fine del 2011 le imprese registrate nella nostra regione erano
109.658, di cui 97.927 risultavano attive, vale a dire 537 in meno rispetto all’anno precedente, con un calo
percentuale pari al -0,5%. Se si esclude dal conteggio l’agricoltura le imprese attive si mantengono stabili sui
livelli dell’anno prima, con una riduzione di 4 unità. A partire dal 2006, in base al D.P.R. 247 del 23 luglio
2004 e alla successiva circolare applicativa, le Camere di Commercio possono procedere alla cancellazione
d’ufficio dal Registro delle Imprese di aziende non più operative da almeno tre anni. Per tenere conto di tali
attività amministrative, ai fini statistici i confronti con gli anni precedenti sono stati effettuati depurando i dati
relativi alle cessazioni dalle cancellazioni disposte d’ufficio. Il saldo fra imprese iscritte e cessate nel corso
del 2011 risulta negativo e pari a -174 unità, come evidenziato nella Tav. 2.2.
Tav. 2.2 – Friuli Venezia Giulia: Iscrizioni e cessazioni, 2007-2011
Anno
Iscrizioni
Cessazioni*
Saldo
2007
7.016
8.293
-1.277
2008
6.804
7.269
-465
2009
6.256
7.112
-856
2010
6.871
6.442
429
2011
6.410
6.584
-174
* Le cessazioni sono calcolate al netto delle cancellazioni d'ufficio
Fonte: InfoCamere
Nella Tav. 2.2 è riportata la serie storica 2007-2011 dei flussi di imprese. Il saldo fra iscrizioni e
cancellazioni risulta negativo per tutto il quinquennio con l’unica eccezione dell’anno 2010 che si è chiuso
con segno positivo in tutte e quattro le realtà provinciali della regione. La situazione è stata diametralmente
opposta nelle due annualità peggiori ed, infatti, il 2007 e il 2009 hanno registrato ovunque un bilancio in
rosso.
Graf. 2.1 - Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per settore di attività, 2011
Commercio e
ristorazione
30,8%
Costruzioni
16,2%
Industria
10,9%
Agricoltura e
pesca
17,9%
Servizi alle
persone
6,4%
Servizi alle
imprese
17,8%
Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere
17
Dai dati di flusso di Tav. 2.1 emerge che quasi un terzo delle imprese di nuova iscrizione è inserito
nell’aggregato delle non classificate, poiché al momento della denuncia presso la Camera di Commercio non
è stata specificata l’attività economica prevalente dell’impresa. Per ovviare a questa carenza di informazioni
e cogliere con maggiore precisione le tendenze dei settori economici nell’ultimo anno, è stato effettuato un
confronto fra imprese attive a fine periodo. Come si vede dalla Tav. 2.3 risultano in flessione, oltre
all’agricoltura, i settori dell’industria, costruzioni e commercio. Aumentano invece le imprese attive
nell’ambito della ricettività e della ristorazione; cresce anche l’ambito dei servizi, sia alle imprese che alle
persone.
Tav. 2.3 – Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per macrosettore di attività.
Confronto fra dati a fine 2010 e a fine 2011
Differenza 2011
Var. 2011 /
Settori di attività
2010
2011
- 2010
2010 (%)
Agricoltura e pesca
18.040
17.507
-533
-3,0
Industria
10.757
10.641
-116
-1,1
Costruzioni
15.891
15.866
-25
-0,2
Commercio
22.603
22.430
-173
-0,8
Alloggio e ristorazione
7.596
7.718
122
1,6
Servizi alle imprese
17.321
17.406
85
0,5
Servizi alle persone
6.168
6.287
119
1,9
88
72
-16
-18,2
98.464
97.927
-537
-0,5
Imprese non classificate
Totale
Fonte: InfoCamere
Analizzando la forma giuridica delle imprese regionali, dalle Tavv. 2.4 e 2.5 emerge che le imprese
individuali attive sono 60.977 e continuano ad essere la forma prevalente d’impresa con il 62,3% del totale
imprese. Rispetto al 2007 il loro peso è però diminuito di 1,9 punti percentuali. Considerando il periodo 20072011, diminuiscono anche le società di persone: a fine 2011 sono pari a 18.643 unità, cioè 934 in meno
rispetto a fine 2007, ma cala di poco il loro peso e attualmente rappresentano il 19,0% del totale imprese.
18
Tav. 2.4 – Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per macrosettore di attività.
Confronto fra dati a fine 2010 e a fine 2011
Forma giuridica
2007
2008
2009
2010
2011
Società di capitale
14.798
15.866
15.971
16.311
16.519
Società di persone
19.577
19.259
18.876
18.750
18.643
Imprese individuali
64.939
63.540
62.193
61.627
60.977
Altre forme
1.783
1.758
1.754
1.776
1.788
101.097
100.423
98.794
98.464
97.927
Totale
Fonte: InfoCamere
Graf. 2.2 - Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per natura giuridica, 2011
Imprese
individuali
62,3%
Società di
persone
19,0%
Società di
capitale
16,9%
Altre f orme
1,8%
Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere
Risultano invece in crescita le società di capitale che con 16.519 imprese attive costituiscono il
16,9% delle imprese della regione, contro il 14,6% del 2007. Infine le altre forme d’impresa rappresentano
costantemente una quota pari all’1,8% delle imprese attive.
Tav. 2.5 – Friuli Venezia Giulia: incidenza percentuale delle imprese per forma giuridica, 2007- 2011
Forma giuridica
2007
2008
2009
2010
2011
Società di capitale
14,6
15,8
16,2
16,6
16,9
Società di persone
19,4
19,2
19,1
19,0
19,0
Imprese individuali
64,2
63,3
63,0
62,6
62,3
Altre forme
1,8
1,8
1,8
1,8
1,8
Totale
100
100
100
100
100
Fonte: InfoCamere
19
Un effetto emblematico della difficoltà che incontrano le imprese a stare sul mercato è dato dal
numero molto elevato di imprese entrate in procedura concorsuale nell’ultimo triennio. Le aziende della
regione interessate da questa tipologia di procedimenti sono state infatti 249 nel 2008, hanno raggiungere il
punto di massimo di 372 nel 2009 e nel 2010 sono leggermente diminuite a 354 e infine nel 2011 sono state
334.
Le imprese nelle quattro province
Quasi la metà delle imprese del Friuli Venezia Giulia ha sede in provincia di Udine (48,5%), seguono
Pordenone con il 26,6%, Trieste con il 15,0% ed infine Gorizia con il 9,9% del totale.
Le province di Udine e Pordenone si distinguono per una maggiore presenza di imprese agricole
(oltre un quinto del totale provinciale) e Pordenone anche per una maggiore incidenza di imprese
dell’industria. Gorizia e Trieste si caratterizzano invece per una percentuale più elevata di imprese del
settore alloggio e ristorazione e del settore commercio. Infine a Trieste è molto più accentuata anche la
presenza di imprese dei servizi (Tav. 2.6).
Tav. 2.6 – Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per macrosettore di attività. Dati al 31.12.2011
Gorizia
Pordenone
Trieste
Udine
Friuli
Venezia
Giulia
Agricoltura e pesca
1.344
5.761
476
9.926
17.507
Industria
1.006
3.258
1.193
5.184
10.641
Costruzioni
1.619
3.934
2.621
7.692
15.866
Commercio
2.456
5.677
4.226
10.071
22.430
941
1.533
1.470
3.774
7.718
Servizi alle imprese
1.676
4.323
3.492
7.915
17.406
Servizi alle persone
683
1.484
1.240
2.880
6.287
7
19
12
34
72
9.732
25.989
14.730
47.476
97.927
Settori di attività
Alloggio e ristorazione
Imprese non classificate
Totale
Fonte: InfoCamere
Per quanto riguarda la dinamica imprenditoriale, fra la fine del 2010 e la fine del 2011 si è verificato
un calo delle imprese attive in tutte e quattro le province: Udine perde 199 imprese pari a -0,4%, Pordenone
registra un -100 pari a -0,4%, Trieste un -82 pari a -0,6%. Più critica la situazione di Gorizia che perde 156
imprese, pari al -1,6% (Tabella. 2.7).
20
Graf. 2.3 - Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per provincia, 2011
Trieste
15,0%
Udine
48,5%
Pordenone
26,5%
Gorizia
9,9%
Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere
A livello di macrosettori in tutte le province è in flessione il numero di imprese dell’agricoltura
(soprattutto Pordenone con -189 imprese, pari a -3,2%) e industria. In leggera contrazione anche il settore
commercio, per il quale le situazioni più difficili si riscontrano a Trieste (-79 imprese pari a -1,8%) e a Gorizia
(-37 imprese pari a -1,5%). Sostanzialmente stabile la consistenza delle imprese del settore costruzioni, ad
eccezione della provincia di Gorizia che perde 61 imprese (pari a -3,6%).
Tav. 2.7 – Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per provincia e per macrosettore di attività. Confronto
fra dati a fine 2010 e a fine 2011 (variazione percentuale)
Friuli
Settori di attività
Venezia
Gorizia
Pordenone
Trieste
Udine
Giulia
Agricoltura e pesca
-3,4
-3,2
-1,7
-2,8
-3,0
Industria
-2,3
-0,9
-1,3
-0,9
-1,1
Costruzioni
-3,6
0,5
0,9
-0,1
-0,2
Commercio
-1,5
0,1
-1,8
-0,6
-0,8
Alloggio e ristorazione
0,5
2,3
1,6
1,6
1,6
Servizi alle imprese
0,3
0,4
-0,5
1,0
0,5
Servizi alle persone
1,9
2,2
2,0
1,8
1,9
Imprese non classificate
-56,3
171,4
-72,7
61,9
-18,2
Totale
-1,6
-0,4
-0,6
-0,4
-0,5
Fonte: InfoCamere
21
Infine su tutto il territorio regionale risultano in crescita le imprese che svolgono attività di alloggio e
ristorazione e quelle di servizi. L’incremento è risultato piuttosto sostenuto in provincia di Pordenone, dove le
35 imprese in più attive nell’ambito ricettivo rappresentano un +2,3% e, analogamente, le 32 imprese in più
dei servizi alle persone portano ad una crescita in termini percentuali del +2,2%.
Con riguardo alla natura giuridica delle imprese Udine si caratterizza per una maggiore incidenza di
imprese individuali e Pordenone supera il dato medio regionale per incidenza di società di persone. Infine le
società di capitale e quelle costituite in altre forme giuridiche (cooperative, consorzi, ecc.) sono più diffuse a
Gorizia e soprattutto a Trieste (Tav. 2.8).
Tav. 2.8 – Friuli Venezia Giulia: Incidenza percentuale delle imprese attive per provincia e per forma
giuridica. Dati al 31.12.2011
Friuli Venezia
Forma giuridica
Gorizia
Pordenone
Trieste
Udine
Giulia
Società di capitale
18,2
16,3
19,8
16,0
16,9
Società di persone
18,8
20,6
16,9
18,9
19,0
Imprese individuali
60,7
61,8
60,5
63,4
62,3
Altre forme
2,3
1,3
2,9
1,7
1,8
Totale
100
100
100
100
100
Fonte: InfoCamere
La dimensione delle imprese regionali
Fino ad oggi i dati sul numero di addetti delle imprese, ricavati dalle banche dati del sistema
camerale, erano poco attendibili, in quanto non sussiste alcun obbligo di comunicazione al Registro delle
Imprese.
Per ovviare a questa carenza, InfoCamere ha avviato una sperimentazione che prevede un accordo
con l’INPS per la fornitura, con cadenza trimestrale, dei dati degli archivi previdenziali. La metodologia è
ormai collaudata anche se consente di giungere ad abbinare, per vari motivi, soltanto un 70% circa delle
imprese del Registro delle Imprese ai rispettivi addetti. Si fa notare che l'informazione si riferisce al numero
complessivo di addetti di ciascuna impresa; tale numero è imputato alla sede principale e si configura
pertanto come parametro dimensionale d'impresa mentre non ha alcun riferimento con il livello di
occupazione nel territorio.
In particolare per la regione Friuli Venezia Giulia è stato possibile associare il dato addetti a 70.817
delle 97.927 imprese attive. Di queste il 92,7% ha meno di 10 addetti, il 4,5% da 10 a 19 addetti, l’1,9% da
20 a 49 addetti, lo 0,8% da 50 a 249 addetti e lo 0,1% da 250 addetti in su (Tav. 2.9). A livello settoriale
hanno dimensioni più contenute le imprese di alloggio e ristorazione, agricoltura, commercio e costruzioni. Il
settore in cui le imprese hanno dimensioni maggiori è invece l’industria.
22
Tav. 2.9 – Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per classe di addetti e macrosettore di attività.
Dati al 31.12.2011
Settori di attività
0-9
addetti
10-19
addetti
20-49
addetti
50-249
addetti
250
addetti e
più
Totale
Agricoltura e pesca
5.637
105
43
14
1
5.800
Industria
7.072
1.104
603
291
40
9.110
Costruzioni
12.579
438
131
28
0
13.176
Commercio
18.621
438
164
49
6
19.278
Alloggio e ristorazione
6.311
488
98
17
1
6.915
Servizi alle imprese
10.407
454
229
110
30
11.230
Servizi alle persone
4.989
174
72
40
10
5.285
19
1
2
1
0
23
65.635
3.202
1.342
550
88
70.817
Imprese non classificate
Totale
Fonte: InfoCamere
La distribuzione per classe dimensionale delle imprese regionali è molto simile, non solo a quella
riscontrata nelle diverse province della regione, ma anche a quelle del Nord Est e del complessivo Italia.
Graf. 2.4 - Friuli Venezia Giulia: imprese attive per classe dimensionale, 2011
0-9 addetti
39,9%
250 addetti è
più
21,5%
50-249
addetti
15,3%
20-49 addetti
11,3%
10-19 addetti
12,0%
Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere
Le 70.817 imprese rilevate contano complessivamente 351.822 addetti; di questi il 39,9% lavora in
imprese con meno di 10 addetti, il 23,3% in imprese che contano da 10 a 49 addetti e il rimanente 36,8% in
imprese con almeno 50 addetti. Oltre la metà degli addetti trova occupazione nelle società di capitale
23
(50,6%) e nei settori industria (32,4%) e servizi alle imprese (21,7%). Dall’analisi degli stessi dati a livello
provinciale si nota distintamente la specificità di Pordenone in ambito industriale (45,1% degli addetti alle
imprese locali) e di Trieste nei servizi alle imprese (40,5% degli addetti).
Le imprese artigiane
L’impresa artigiana è un’impresa che risponde a specifici requisiti dettati dalla normativa (Legge
quadro n. 443/1985) e che è, per obbligo di legge, iscritta all’Albo delle imprese artigiane.
In regione le imprese artigiane a fine 2011 erano 30.260 e rappresentavano una quota del 30,9% del
totale imprese (Tav. 2.10); la percentuale è leggermente più alta se si considera l’intero Nord Est (31,4%),
mentre il dato medio nazionale è più contenuto (27,5%). Udine è la provincia della regione che detiene la
quota più elevata di imprese artigiane (31,4%) mentre Gorizia presenta l’incidenza più contenuta (29,3%).
Tav. 2.10 – Friuli Venezia Giulia: Distribuzione e incidenza delle imprese artigiane per provincia, 2011
Incidenza
Distribuzione
Distribuzione
Totale imprese
Imprese
imprese
Province
totale imprese
imprese
attive
artigiane attive
artigiane sul
(%)
artigiane (%)
totale (%)
Gorizia
9.732
2.847
29,3
9,9
9,4
Pordenone
25.989
7.980
30,7
26,5
26,4
Trieste
14.730
4.511
30,6
15,0
14,9
Udine
47.476
14.922
31,4
48,5
49,3
Friuli V. G.
97.927
30.260
30,9
100
100
Fonte: InfoCamere
Graf. 2.5 - Friuli Venezia Giulia: Imprese artigiane per provincia, 2011
Udine
49,3%
Trieste
14,9%
Pordenone
26,4%
Gorizia
9,4%
Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere
24
Negli ultimi anni il trend risulta negativo e, come si vede dalla Tav. 2.11, il calo è di 938 unità rispetto
al valore registrato nel 2007. L’andamento è stato di costante flessione per tutte le province. Analoga
situazione si riscontra con riferimento al Nord Est, mentre a livello Italia il calo è iniziato dall’anno 2009.
Tav. 2.11 – Friuli Venezia Giulia: Imprese artigiane per provincia, 2007-2011
Province
2007
2008
2009
2010
2011
Gorizia
3.058
3.004
2.958
2.920
2.847
Pordenone
8.200
8.156
8.048
7.990
7.980
Trieste
4.650
4.609
4.564
4.515
4.511
Udine
15.290
15.201
14.967
14.920
14.922
Friuli V. G.
31.198
30.970
30.537
30.345
30.260
Fonte: InfoCamere
L’imprenditoria femminile
2
Dal Registro Imprese si possono ricavare i dati sulle imprese a prevalente presenza femminile. In
Friuli Venezia Giulia le imprese femminili nel 2011 erano 24.214 e rappresentavano il 24,7% del totale
imprese, mentre il dato medio nazionale era del 24,2% (Tav. 2.12).
Fra la fine del 2010 e la fine del 2011 in regione si è registrato un calo pari a 61 imprese femminili (il
-0,3%). In percentuale la diminuzione è stata più consistente in provincia di Gorizia (-1,5%), mentre la
provincia di Udine è l’unica ad evidenziare un andamento crescente, con 54 imprese femminili in più (pari al
+0,5%).
Tav. 2.12 – Friuli Venezia Giulia: Distribuzione e incidenza delle imprese femminili per provincia, 2011
Incidenza
Distribuzione
Imprese
Distribuzione
Totale imprese
imprese
imprese
Province
femminili
totale imprese
attive
femminili sul
femminili
attive
(%)
totale (%)
(%)
Gorizia
9.732
2.390
24,6
9,9
9,9
Pordenone
25.989
6.162
23,7
26,5
25,4
Trieste
14.730
3.660
24,8
15,0
15,1
Udine
47.476
12.002
25,3
48,5
49,6
Friuli V. G.
97.927
24.214
24,7
100
100
Fonte: InfoCamere
2
I criteri di individuazione delle imprese femminili si ispirano alla Legge 215/92. Da gennaio 2009 le novità legislative riguardanti il libro
soci hanno portato ad una revisione dell’algoritmo di calcolo in relazione alle società di capitale. E’ iniziata così una nuova serie non
comparabile con gli anni precedenti.
25
Le imprese femminili in Friuli Venezia Giulia sono particolarmente presenti nei seguenti settori:
servizi alle persone (ambito in cui rappresentano il 49,9% delle imprese regionali), alloggio e ristorazione
(con il 36,8% delle imprese regionali) e agricoltura (con il 33,1% delle imprese). La presenza invece è molto
modesta nei settori dell’industria (15,6% del totale) e soprattutto delle costruzioni (5,9%) del totale (Tav.
2.13).
Graf. 2.6 - Friuli Venezia Giulia: Imprese femminili per provincia, 2011
Trieste
15,1%
Udine
49,6%
Pordenone
25,4%
Gorizia
9,9%
F
Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere
Tav. 2.13 – Friuli Venezia Giulia: Distribuzione e incidenza delle imprese femminili
per macrosettore di attività, 2011
Incidenza
Totale
Imprese
Distribuzione
Distribuzione
imprese
Settori di attività
imprese
femminili
totale imprese
imprese
femminili sul
attive
attive
(%)
femminili (%)
totale (%)
Agricoltura e pesca
17.507
5.800
33,1
17,9
24,0
Industria
10.641
1.665
15,6
10,9
6,9
Costruzioni
15.866
938
5,9
16,2
3,9
Commercio
22.430
6.075
27,1
22,9
25,1
Alloggio e ristorazione
7.718
2.838
36,8
7,9
11,7
Servizi alle imprese
17.406
3.741
21,5
17,8
15,4
Servizi alle persone
6.287
3.140
49,9
6,4
13,0
72
17
23,6
0,1
0,1
97.927
24.214
24,7
100
100
Imprese non classificate
Totale
Fonte: InfoCamere
26
Con riferimento alla forma giuridica delle imprese si nota la netta predominanza di imprese
individuali, pari al 71,0% delle imprese femminili. Tale percentuale è superiore di 4,6 punti percentuali
rispetto al dato nazionale. Per le imprese femminili tutte le altre tipologie di forma giuridica, soprattutto le
società di capitale, assumono un peso inferiore rispetto a quello osservato con riferimento al complesso delle
imprese regionali (Tav. 2.14).
Tav. 2.14 – Friuli Venezia Giulia: Distribuzione e incidenza delle imprese femminili
per forma giuridica, 2011
Incidenza
Imprese
Distribuzione
Distribuzione
Totale
imprese
Forma giuridica
femminili
totale imprese
imprese
imprese attive
femminili sul
attive
(%)
femminili (%)
totale (%)
Società di capitale
16.519
2.318
14,0
16,9
9,6
Società di persone
18.643
4.446
23,8
19,0
18,4
Imprese individuali
60.977
17.180
28,2
62,3
71,0
Altre forme
1.788
270
15,1
1,8
1,1
Totale
97.927
24.214
24,7
100
100
Fonte: InfoCamere
Le caratteristiche degli imprenditori
Il Registro Imprese consente di ottenere informazioni anche sulle persone con cariche in aziende.
Nella nostra regione le cariche che risultavano attive a fine 2011 erano 157.730. Dai dati disponibili è
possibile distinguere le cariche innanzitutto secondo il genere: in Friuli Venezia Giulia le cariche al femminile
erano 44.175 pari al 28,0% del totale (Tav. 2.15).
Tav. 2.15 – Friuli Venezia Giulia: Distribuzione delle cariche per genere per provincia, 2011
Incidenza
Distribuzione
Cariche
Distribuzione
Totale cariche
cariche
totale
Province
femminili
cariche
attive
femminili sul
cariche
attive
femminili (%)
totale (%)
(%)
Gorizia
15.493
4.351
28,1
9,8
9,8
Pordenone
42.144
11.634
27,6
26,7
26,3
Trieste
25.274
6.690
26,5
16,0
15,1
Udine
74.819
21.500
28,7
47,4
48,7
Friuli V. G.
157.730
44.175
28,0
100
100
Fonte: InfoCamere
La provincia del Friuli Venezia Giulia con più spiccata presenza femminile è Udine, con il 28,7%
delle cariche. All’estremo opposto si colloca Trieste, dove le cariche femminili rappresentavano solo il 26,5%
del totale provinciale. A livello nazionale le donne con cariche sono il 27,0% del totale.
27
Graf. 2.7 – Friuli Venezia Giulia: Cariche attive per provincia, 2011
Trieste
16,0%
Udine
47,4%
Pordenone
26,7%
Gorizia
9,8%
Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere
Dal 2007 il numero delle cariche presenti in regione ha subìto una flessione continua e la perdita
complessiva del quinquennio è di 5.559 unità, pari al -3,4%. Sono diminuite anche le cariche di donne, ma la
flessione in termini percentuali è più contenuta e pari a -2,5% (Tav. 2.16).
Tav. 2.16 – Friuli Venezia Giulia: Cariche per genere, 2007-2011
Sesso
2007
2008
2009
2010
2011
Maschi
117.962
117.607
115.294
114.726
113.555
Femmine
45.327
45.096
44.351
44.279
44.175
38,4
38,3
38,5
38,6
38,9
163.289
162.703
159.645
159.005
157.730
% cariche femminili sul
totale
Totale
Fonte: InfoCamere
A fine 2011 il 38,7% delle cariche è rappresentato da titolari di imprese individuali, il 10,1% da soci, il
41,3% da amministratori e il 10,0% da altre tipologie di cariche. Le donne raggiungono quasi la parità nella
categoria dei soci, dove rappresentano il 46,1% del totale cariche, mentre hanno un peso molto modesto
nell’ambito delle altre cariche dove costituiscono solo il 18,9% del totale (Tav. 2.17).
28
Tav. 2.17 – Friuli Venezia Giulia: Cariche per genere e classe di carica, 2011
Incidenza
cariche
femminili sul
totale (%)
Classe di cariche
Maschi
Femmine
Totale
Distribuzione
totale cariche
(%)
Titolare
43.794
17.180
60.974
38,7
28,2
Socio
8.553
7.305
15.858
10,1
46,1
Amministratore
48.429
16.710
65.139
41,3
25,7
Altre cariche
12.779
2.980
15.759
10,0
18,9
Totale
113.555
44.175
157.730
100
28,0
Fonte: InfoCamere
La Tav 2.18 riporta la distribuzione delle cariche fra i settori economici di attività. Si riscontra che in
alcuni settori la presenza femminile è più marcata, con dati abbastanza allineati a quelli già commentati per
l’imprenditoria femminile. In particolare le donne rappresentano addirittura la maggioranza nell’ambito dei
servizi alle persone con il 50,3%. La percentuale è piuttosto elevata con riferimento al settore alloggi e
ristorazione (il 45,1%). E’ superiore alla media provinciale, di diversi punti percentuali, anche la quota di
cariche femminili in agricoltura (33,1%).
Tav 2.18 – Friuli Venezia Giulia: Cariche per genere e macrosettore di attività, 2011
Incidenza
cariche
femminili sul
totale (%)
Settori di attività
Maschi
Femmine
Totale
Distribuzione
totale
cariche (%)
Agricoltura e pesca
14.306
7.080
21.386
13,6
33,1
Industria
18.537
4.945
23.482
14,9
21,1
Costruzioni
20.052
2.193
22.245
14,1
9,9
Commercio
22.886
10.387
33.273
21,1
31,2
Alloggio e ristorazione
7.064
5.795
12.859
8,2
45,1
Servizi alle imprese
25.979
9.038
35.017
22,2
25,8
Servizi alle persone
4.650
4.697
9.347
5,9
50,3
81
40
121
0,1
33,1
113.555
44.175
157.730
100
28,0
Imprese non classificate
Totale
Fonte: InfoCamere
29
A fine 2010 (ultimo dato disponibile) in regione risiedevano 105.286 stranieri, pari all’8,5% della
popolazione totale. Circa la metà dei cittadini stranieri proveniva dalle cinque nazioni maggiormente
rappresentate: Romania (18,7% del totale stranieri), Albania (12,4%), Serbia (8,6%), Ghana (4,7%) e
Ucraina (4,5%). Come conseguenza della notevole presenza di popolazione straniera, un fenomeno che
appare in rapida evoluzione e che merita attenzione in quanto segnale delle trasformazioni sociali in atto nel
nostro Paese, è quello degli imprenditori stranieri.
Dai dati del Registro delle Imprese non è attualmente possibile desumere la cittadinanza dei
detentori di cariche nelle imprese ma si possono ottenere alcune informazioni raggruppando per Paese di
nascita i soggetti con cariche in impresa. In molti casi è probabile che gli “imprenditori” siano cittadini italiani
nati all’estero, figli di emigrati. Ad ogni modo dai dati emerge una netta tendenza alla crescita
dell’imprenditoria di immigrati. Come appare nelle Tavv. 2.19 e 2.20 in regione le ditte individuali con titolare
nato in un Paese extracomunitario erano 6.231 a fine 2011, mentre a fine 2000 erano soltanto 2.970. Nelle
medesime tavole è riportata la graduatoria dei primi venti Paesi extracomunitari di provenienza dei titolari di
impresa, così da permettere il confronto fra la situazione attuale e quella di inizio decennio.
Tav. 2.19 - Primi venti Paesi extracomunitari di nascita dei titolari di imprese individuali
della regione Friuli Venezia Giulia, 2011
Rank
Paese di nascita
Titolari di impresa
di cui donne
1
Serbia e Montenegro
1.217
224
2
Svizzera
769
221
3
Albania
543
57
4
Cina
467
204
5
Marocco
408
27
6
Macedonia
343
14
7
Bosnia ed Erzegovina
263
32
8
Argentina
191
59
9
Croazia
158
48
10
Canada
157
35
11
Tunisia
153
8
12
Kosovo
144
5
13
Senegal
135
5
14
Bangladesh
120
16
15
Venezuela
115
40
16
Australia
105
32
17
Ghana
95
18
18
Ucraina
68
35
19
India
62
15
20
Nigeria
55
28
Altri Paesi
663
246
Totale
6.231
1.369
Fonte: InfoCamere
30
Nel corso del tempo alcune dinamiche sono notevolmente variate: ad esempio i titolari nati in
Albania passano da 60 a 543, quelli nati in Cina da 97 a 467, quelli nati in Marocco da 97 a 408, quelli nati in
Tunisia da 20 a 153 e quelli nati in Senegal da 73 a 135. Nel 2011 compaiono inoltre alcuni nuovi Paesi di
provenienza come il Bangladesh con 120 titolari, il Ghana con 95, l’Ucraina con 68 e l’India con 62. Nel 2000
i titolari nati in Paesi dell’ex-Jugoslavia erano 1.025, mentre nel 2011 sono 2.206: 1.217 nati in Serbia e
Montenegro, 343 in Macedonia, 263 in Bosnia ed Erzegovina, 157 in Croazia, 144 in Kosovo e 82 in
Slovenia, ora Paese comunitario. Dal 2007, poiché la Bulgaria e la Romania sono entrate a far parte
dell’Unione Europea, i titolari nati in questi Stati non sono più inclusi fra gli extracomunitari. I titolari rumeni
erano 35 nel 2000, mentre a fine anno 2011 erano arrivati a 529.
Un’ulteriore osservazione che deriva dall’analisi dei dati è che per alcuni Stati le donne sono quasi
assenti. I titolari maschi superano il 90% ad esempio per: Kosovo, Senegal, Macedonia, Tunisia e Marocco.
Inoltre, i settori d’attività in cui operano in prevalenza gli imprenditori extracomunitari sono essenzialmente
due: le costruzioni e il commercio. I nativi di Romania, Albania, Tunisia e Paesi dell’ex-Jugoslavia sono
occupati nell’edilizia; svolgono prevalentemente attività di commercio gli imprenditori nati in Marocco, Cina,
Senegal, Bangladesh e Ghana.
Tav. 2.20 – Primi venti Paesi extracomunitari di nascita dei titolari di imprese individuali
della regione Friuli Venezia Giulia, 2000
Rank
Paesi di nascita
Titolari di impresa
di cui donne
1
Serbia e Montenegro
915
316
2
Svizzera
686
192
3
Argentina
153
55
4
Canada
135
32
5
Australia
117
39
6
Venezuela
107
35
7
Cina
97
37
8
Marocco
97
1
9
Senegal
73
1
10
Albania
60
6
11
Croazia
48
11
12
Etiopia
36
8
13
Romania
35
13
14
Stati Uniti d'America
35
15
15
Libia
32
10
16
Bosnia ed Erzegovina
27
4
17
Macedonia
20
1
18
Tunisia
20
3
19
Repubblica Sudafricana
16
7
20
Colombia
15
10
Altri Paesi
246
97
Totale
Fonte: InfoCamere
2.970
893
31
Un’altra variabile analizzata, sempre utilizzando i dati del Registro delle Imprese, è l’età delle
persone che ricoprono cariche in imprese. Questa informazione ha particolare rilievo con riferimento al
delicato tema dei passaggi generazionali.
Tav. 2.21 – Friuli Venezia Giulia: Persone con cariche per classe d’età, 2007-2011
Classe d’età
2007
2008
2009
2010
2011
43
133
116
114
111
minore di 30 anni
7.960
7.716
7.198
6.909
6.637
da 30 a 49 anni
80.302
79.008
76.329
74.645
72.342
da 50 a 69 anni
62.320
62.543
62.177
62.718
63.524
oltre 69 anni
12.664
13.303
13.825
14.619
15.116
Totale
163.289
162.703
159.645
159.005
157.730
non classificata
Fonte: InfoCamere
Nel lasso temporale preso in esame si evidenzia una costante diminuzione della percentuale di
cariche detenute da persone con meno di cinquanta anni, dal 54,1% del 2007 al 50,1% del 2011 e quindi un
aumento degli ultracinquantenni (Tav. 2.21). Fra i titolari di imprese individuali, coloro che hanno più di 50
anni rappresentano in Friuli Venezia Giulia il 49,5%. I soci nella stessa classe d’età costituiscono il 53,9%.
Gli amministratori sono leggermente più giovani: il 49% ha oltre 50 anni, ma solo il 3,9% ha meno di
trent’anni. Infine, per i titolari di altre cariche, la quota di persone al di sopra dei 50 anni è il 51% del totale
(Tav. 2.22).
Tav. 2.22 – Friuli Venezia Giulia: Persone con cariche per classe d’età e classe di carica, 2011
da 30 a 49
da 50 a 69
Classe di cariche
< 30 anni
>=70 anni
Totale
anni
anni
Titolare
2.973
27.810
23.528
6.662
60.973
Socio
1.007
6.306
6.444
2.099
15.856
Amministratore
2.510
30.698
26.657
5.262
65.127
147
7.528
6.895
1.093
15.663
6.637
72.342
63.524
15.116
157.619
Altre cariche
Totale
Nota: dati al netto di età non classificata
Fonte: InfoCamere
Con riferimento alla forma giuridica d’impresa, le cariche detenute da ultracinquantenni nelle ditte
individuali sono il 49,5%, nelle società di capitale rappresentano il 51,9%, mentre nelle società di persone
scendono al 47,6%. La percentuale più elevata e pari al 55% si osserva infine fra le imprese di altre forme
(Tav. 2.23).
32
Tav. 2.23 – Friuli Venezia Giulia: Persone con cariche per classe d’età e
forma giuridica dell’impresa, 2011
da 30 a 49
da 50 a 69
Classe di cariche
< 30 anni
>=70 anni
anni
anni
Totale
Società di capitale
1.003
19.553
18.563
3.650
42.769
Società di persone
2.479
21.271
17.469
4.110
45.329
Imprese individuali
2.996
28.030
23.700
6.699
61.425
159
3.488
3.792
657
8.096
6.637
72.342
63.524
15.116
157.619
Altre forme
Totale
Nota: dati al netto di età non classificata
Fonte: InfoCamere
Le maggiori differenze si riscontrano nei settori d’attività più soggetti ai passaggi generazionali: gli
ultracinquantenni sono il 69,3% dei detentori di cariche in agricoltura, il 52,0% nell’industria, il 50,5% nei
servizi alle imprese, il 47,8% nel commercio, il 40,9% nelle costruzioni, il 40,5% in alloggio e ristorazione e
infine il 39,9% nei servizi alle persone (Tav. 2.24).
Le persone con meno di trent’anni rappresentano mediamente il 4,2% dei detentori di cariche della
regione. In alcuni settori la loro presenza è superiore alla media, a testimonianza dell’attrattività di tali
comparti per i giovani: alloggio e ristorazione con il 7,8%, servizi alle persone con il 5,6% e costruzioni con il
5,4%.
Tav. 2.24 – Friuli Venezia Giulia: Persone con cariche per classe d’età
e settore di attività dell’impresa, 2011
da 30 a 49
da 50 a 69
Settore di attività
< 30 anni
>=70 anni
anni
anni
Totale
Agricoltura e pesca
733
5.840
9.236
5.576
21.385
Industria
598
10.658
10.198
1982
23.436
Costruzioni
1.198
11.935
7.981
1121
22.235
Commercio
1.408
15.941
13.503
2391
33.243
999
6.653
4397
805
12.854
Servizi alle imprese
1.156
16.168
14.923
2751
34.998
Servizi alle persone
524
5.090
3250
483
9.347
Imprese non classificate
21
57
36
7
121
6.637
72.342
63.524
15.116
157.619
Alloggio e ristorazione
Totale
Nota: dati al netto di età non classificata
Fonte: InfoCamere
33
Sezione III – L’interscambio commerciale e i processi di
internazionalizzazione dell’economia del Friuli Venezia Giulia
Il 2011 è stato un anno difficile e contradditorio per l’economia del Friuli Venezia Giulia: un giudizio
che è confermato anche dalle statistiche dell’interscambio commerciale.
Nel 2011 il valore delle esportazioni del Friuli Venezia Giulia è stato pari a 12.565 milioni di euro ed
ha registrato un incremento del 7,6% rispetto al 2010. Le importazioni ammontano a 7.102 milioni di euro e
sono aumentate di quasi il 9,4%. Il saldo commerciale è pertanto positivo per 5.463 milioni di euro.
“Nel 2011 la crescita dell'export nazionale – commenta l’ISTAT - rispetto al 2010 risulta sostenuta
(+11,4%) e coinvolge tutte le ripartizioni. Superiore a quello medio è l'aumento per l'Italia centrale (+13%),
mentre per le altre aree si registrano tassi di crescita compresi tra il 9,6% nel Mezzogiorno e l'11,2% nel
Nord-Ovest. Il dato congiunturale relativo al quarto trimestre del 2011 rileva una crescita delle esportazioni
per la ripartizione del Centro (+2,7%) e una diminuzione delle esportazioni per le regioni nord-occidentali (0,2%), nord-orientali (-0,9%) e per quelle meridionali e insulari (-3,3%)”.
Tra le regioni che presentano i contributi maggiori alla crescita delle esportazioni nazionali rispetto al
2010, si segnalano l’Emilia-Romagna (+13,1%), il Piemonte (+11,8%), la Toscana (+13,7%) e il Lazio
(+13,8%), mentre la variazione dell’export del Friuli Venezia Giulia è del +7,6%.
Tav. 3.1 – Flussi commerciali in alcune regioni italiane, 2011 (mln di euro)
var.%
var.%
Import
Export
import su
export su
2010
2010
quota
quota
import
export
Piemonte
28.974,99
38.532,91
+9,64%
+11,81%
7,2%
10,3%
Lombardia
123.209,21
104.163,77
+4,18%
+10,79%
30,8%
27,7%
Veneto
40.597,96
50.282,59
+5,94%
+10,24%
10,1%
13,4%
Emilia Romagna
29.925,47
47.933,72
+12,13%
+13,09%
7,5%
12,8%
Trentino Alto Adige
6.672,25
6.802,27
+2,92%
+10,65%
1,7%
1,8%
Friuli Venezia Giulia
7.101,77
12.565,07
+9,43%
+7,64%
1,8%
3,3%
NORD EST
84.297,45
117.583,65
+8,10%
+11,12%
21,1%
31,3%
ITALIA
400.479,6
375.849,58
+9,01%
+11,41%
100
100
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
All’interno dell’Italia nord-orientale riscontriamo andamenti assai simili non solo tra regione e regione
ma anche tra province. Nel confronto regionale dobbiamo registrare che la crescita dell’export del Friuli
Venezia Giulia presenta la variazione più bassa del Nord Est: infatti, nel corso del 2011, l’export del Trentino
34
Alto Adige è cresciuto del 10,6%, quello del Veneto del 10,2%, quello dell’Emilia Romagna del 13,1%, il
valore delle esportazioni del Friuli Venezia Giulia è aumentato “solo” del 7,6%. Quanto alle economie
provinciali quasi tutte quelle del Nord Est presentano un significativo incremento dell’interscambio
commerciale: se guardiamo alle esportazioni, performance particolarmente positive si riscontrano in
corrispondenza di Piacenza (+34,0%), Ferrara (+22,5%), Rimini (+ 22,2%).
Graf. 3.1 - Variazione e contributo alla variazione delle esportazioni nazionali per regione, 2011 (%)
Fonte: ISTAT
Rispetto a queste performance, risultano significative anche quelle registrate da Trieste, Udine e
Pordenone: Trieste presenta un export in crescita del 16,9%, Udine del +11,8% e Pordenone registra un
aumento dell’8,9%. Questi dati fanno emergere che anche la nostra economia regionale sta resistendo
soprattutto per merito della domanda estera, sebbene sia necessario ricordare che questi aumenti tengono
contro anche dell’incremento dei prezzi.
Tav. 3.2 – Friuli Venezia Giulia: Interscambio commerciale per provincia, 2011
var.% import
Import
Export
su 2010
var.% export
su 2010
Friuli Venezia Giulia
7.101.773.624
12.565.073.943
9,43%
7,64%
UDINE
3.417.551.486
5.357.960.165
17,98%
11,84%
GORIZIA
736.919.022
1.353.343.566
-7,13%
-18,55%
TRIESTE
1.516.192.079
2.445.341.044
5,23%
16,86%
PORDENONE
1.431.111.037
3.408.429.168
5,34%
8,93%
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
35
La domanda estera continua a rappresentare un punto di forza dell’economia del Friuli Venezia
Giulia ma è necessario promuovere ancora il processo di internazionalizzazione, attraverso tre strade: la
prima è quella di agevolare l’aggregazione in rete delle imprese (è necessario che le imprese più piccole si
mettano in rete, organizzarsi attraverso l’aggregazione è il modello vincente per competere e affermarsi, lo
dimostra chi lo ha già sperimentato); la seconda è quella di promuovere le eccellenze con servizi di
accompagnamento e di marketing; la terza è quella di promuovere una struttura e realizzare una più efficace
politica di sostegno finanziario all’export. In questo senso le Camere svolgono funzione di veri e propri caselli
di ingresso ai mercati del mondo.
Per una valutazione dell'importanza del commercio estero nelle singole province i dati sia 2010 che
2011 sono stati rapportati al valore aggiunto degli stessi anni di fonte Istituto Guglielmo Tagliacarne. Il
rapporto tra commercio con l’estero e valore aggiunto fornisce una stima della propensione all’export e
del grado di apertura delle singole province alla commercializzazione con l’estero.
Tav. 3.3 – Propensione all’export e apertura al commercio estero, 2010-2011
Propensione all’export
(export/valore aggiunto)
Apertura al commercio estero
(interscambio commerciale/
valore aggiunto)
2010
2011
2010
2011
Udine
34,3
38,2
55,0
62,5
Gorizia
49,2
39,2
72,7
60,5
Trieste
31,4
35,7
53,0
57,8
Pordenone
39,1
41,4
56,1
58,8
Friuli Venezia Giulia
36,5
38,6
56,7
60,4
Nord Est
33,1
36,1
57,5
62,1
Italia
24,2
26,6
50,5
54,9
Fonte: elaborazione Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati ISTAT
Le stime prodotte circa il grado di internazionalizzazione dell’economia del Friuli Venezia Giulia, sia
in termini di propensione all’export sia del grado di apertura ai mercati internazionali, risultano sensibilmente
superiori alle medie del Nord Est e dell’Italia e possono essere interpretate come un buon livello di
competitività. L’export rappresenta circa il 38% del valore aggiunto regionale, il peso dell’intero interscambio
commerciale il 60%; valori molto importanti che poi risultano sostanzialmente omogenei tra le quattro
province ad indicare un processo di internazionalizzazione diffuso.
Il Friuli Venezia Giulia, peraltro, in ragione della sua posizione strategica tra confini che oggi non
sono più tali e per i distintivi caratteri geo-fisici, esprime un’economia proiettata verso i mercati internazionali.
Possiamo configurare tre aspetti:
36
1) innanzitutto il turismo; la regione presenta diverse aree “vocate” all’ospitalità, ed il turismo
rappresenta uno dei comparti strategici della nostra economia. Il Friuli Venezia Giulia ha una capacità
ricettiva di 150mila posti letto, registra 8,9 milioni di presenze e di queste ultime quasi la metà straniere;
2) il Friuli Venezia Giulia costituisce una piattaforma logistica dei traffici commerciali diretti verso i
3
Paesi del Centro-Est Europa. Va infatti rilevato come negli 11 Paesi dell’Europa Centro Orientale il Friuli
Venezia Giulia abbia esportato, nel 2011, per 2.428 milioni di euro ed importato beni per un valore di 2.186
milioni di euro. Quasi un terzo (cioè il 31%) del valore importato proviene da quest’area mentre viceversa vi
si esporta quasi il 20% del totale. Paesi come la Slovenia, la Croazia, l’Ungheria, l’Austria sono partner
affidabili e sono costantemente nei primi posti della graduatoria dell’interscambio commerciale;
3) le produzioni di qualità e di alto valore aggiunto, e quindi di forte contenuto tecnologico, che le
molte aziende regionali presentano sul mercato nazionale ed internazionale, costituiscono eccellenze del
sistema economico locale, in particolare la nautica, l’enogastronomia, l’arredamento, la metalmeccanica
dove operano imprese avanzate a forte base tecnologica.
I principali mercati di destinazione e provenienza delle merci
Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, la performance positiva dell’export è determinata dai
mercati extraeuropei, soprattutto quelli americani (sia dell’America Settentrionale sia verso i Paesi
dell’America Centro Meridionale) e verso l’Asia, mentre si registra un lieve calo delle esportazioni verso
l’Europa (-4,2% nel complesso e -5,2% verso l’Unione Europea).
Tav. 3.4 – Friuli Venezia Giulia: Flussi commerciali con l’estero, 2011
var.% import var.% export
Import
Export
su 2010
su 2010
EUROPA
5.650.022.052
8.359.242.381
11,61%
-4,21%
4.315.725.338
6.906.576.834
8,89%
-5,18%
AFRICA
188.878.455
478.810.864
25,22%
-8,19%
AMERICA
370.503.374
1.731.223.235
-0,47%
156,35%
ASIA
883.157.556
1.916.542.467
-1,18%
14,33%
9.212.187
79.254.996
-11,49%
6,89%
7.101.773.624
12.565.073.943
9,43%
7,64%
di cui Unione Europea
OCEANIA E ALTRI TERRITORI
MONDO
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
I flussi di esportazione sono prevalentemente indirizzati verso i Paesi dell’Unione Europea dove si
concentra il 55% del volume complessivamente esportato dal Friuli Venezia Giulia: infatti, nella classifica dei
primi dieci Paesi di destinazione sono rappresentati ben sette Stati europei e precisamente Germania (14%
37
dell’export regionale), Francia (9,3%), Austria (5,0%), Regno Unito (4,4%), Slovenia (3,8%), Russia (3,7%) e
Spagna (2,9%). Gli altri tre Paesi presenti in questa graduatoria sono gli Stati Uniti (dove è stato esportato il
7,4%, una percentuale indubbiamente influenzata dal comparto della Navalmeccanica), la Cina (3,9%) e
l’India (2,5%). In questa analisi sono dunque inseriti tre Paesi del cosiddetto BRICS, e cioè Russia, Cina ed
India, Paesi che da diversi anni costituiscono i drivers della crescita economica mondiale. Questa area sta
diventando molto interessante per l’economia regionale: nel 2011 il Friuli Venezia Giulia ha esportato nei
BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e SudAfrica) beni per 1,5 miliardi di euro che rappresentano una quota
piuttosto importante del mercato mondiale e cioè il 12%. Ma il dato più significativo è costituito dal forte
aumento del valore delle esportazioni che rispetto al 2010 è cresciuto del 30%: infatti, osservando le
performance dell’export verso ciascuno di questi cinque Paesi, si trova un +21,7% verso la Cina, +52,2%
verso la Russia, un raddoppio dell’export verso il Brasile, +25% verso il SudAfrica, mentre si rileva un lieve
calo verso l’India.
Quest’area è però assai importante per l’economia regionale anche per le importazioni che nel 2011
sono risultate pari a 900 milioni di euro, un valore che rappresenta quasi il 13% del totale delle importazioni
effettuate dal Friuli Venezia Giulia. L’andamento rispetto al 2010 è invece negativo, cioè sono calate del
9,5% in particolare dalla Cina (-15%), dalla Russia (-4%), dall’India (-20%), dal SudAfrica (-13%); in
controtendenza invece le importazioni dal Brasile (+10%).
Graf. 3.2 – Friuli Venezia Giulia: Aree di destinazione delle esportazioni, 2011
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
3
Slovenia, Croazia, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Serbia, Polonia, Bulgaria, Romania, Bosnia Erzegovina
38
Una seconda regione importante dal punto di visto dello sviluppo economico e quindi
4
dell’espansione dei mercati è quella dell’ASEAN9 . Mercati come quello della Thailandia, di Singapore, del
Vietnam sono diventati molto importanti per le imprese del Friuli Venezia Giulia soprattutto nell’ambito della
meccanica e metallurgia, e degli Articoli in materie plastiche, mentre dal lato delle importazioni si comprano i
Prodotti della siderurgia, Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi, i Prodotti di colture permanenti e i
Mobili.
Graf. 3.3 – Friuli Venezia Giulia: Esportazioni verso i Paesi ASEAN9, 2011
Brunei
Vietnam 0,3%
12,3%
Cambogia
0,2%
Filippine
2,5% Indonesia
15,2%
Thailandia
30,8%
Laos
0,0%
Singapore
31,5%
Malaysia
7,1%
Myanmar
0,2%
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Una terza area di grande rilevanza è costituita dai Paesi PECO e PESO, cioè quelli dell’Europa
Centro e Sud Orientale: ai tradizionali mercati dell’Austria e della Slovenia si sono aggiunte le economie di
Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, mentre cominciano ad essere significativi anche i
flussi commerciali con Serbia e Bosnia Erzegovina come si può osservare dalla seguente tavola.
Non si tratta solo di export ma soprattutto di beni importati come i prodotti per la metallurgia e
siderurgia da Austria, Ungheria e Romania, i mobili ed in generale le lavorazioni del legno da Bosnia Croazia
e Romania, i cereali dall’Ungheria.
4
Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar (ex Birmania), Singapore, Thailandia, Vietnam
39
Tav. 3.5 – Friuli Venezia Giulia: Flussi commerciali con i Paesi PECO e PESO, 2011
var.% import
var.% export
su 2010
su 2010
631.283.290
6,55%
5,02%
415.103.941
474.927.755
5,85%
3,78%
Polonia
105.145.856
275.654.829
1,48%
2,19%
Ungheria
275.867.509
251.922.985
3,88%
2,00%
Croazia
157.751.280
184.892.982
2,22%
1,47%
Romania
367.476.620
158.427.316
5,17%
1,26%
Repubblica Ceca
179.183.612
149.324.906
2,52%
1,19%
Slovacchia
119.018.969
143.809.732
1,68%
1,14%
Serbia
29.428.216
63.718.399
0,41%
0,51%
Bosnia Erzegovina
52.169.132
61.631.537
0,73%
0,49%
Bulgaria
19.693.602
32.451.626
0,28%
0,26%
2.186.267.548
2.428.045.357
30,78%
19,32%
Import
Export
Austria
465.428.811
Slovenia
TOTALE
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
La Germania è il principale partner economico del Friuli Venezia Giulia sia per le importazioni sia per
le esportazioni. Le esportazioni nel 2011 ammontano a 1.754 milioni di euro, pari al 14% del totale esportato
dal Friuli Venezia Giulia; le importazioni, sempre nel 2011, sono state pari a 993 milioni di euro e anche in
questo caso la quota è del 14%. La bilancia commerciale con la Germania è dunque positiva per 762 milioni
di euro. Un dato molto incoraggiante per l’economia regionale è costituito dal significativo incremento del
valore esportato in Germania nell’ultimo biennio: +25% nel 2010 e + 10% nel 2011 (che sebbene calcolate a
prezzi correnti risultano assai importanti). Tra i prodotti esportati il più importante è costituito dai Mobili che
presentano una quota di mercato del 15%, poi i Prodotti della siderurgia (14%), le Macchine di impiego
generale (5%), gli Articoli in materie plastiche. I principali prodotti importati sono i Prodotti chimici di base,
fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie (10,4%), le Macchine di
impiego generale (10%), i Prodotti della siderurgia (9%), i Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi
(7,5%).
I principali prodotti di esportazione e di importazione
Nel 2011 l'aumento dell’export regionale è determinato principalmente dalle esportazioni di metalli di
base e prodotti in metallo (+35,7%), di prodotti alimentari e bevande (+14,3%) e di computer, apparecchi
elettronici ed ottici (+9,5%) e di articoli in gomma e materie plastiche (+19,5%). Con riferimento alle
40
produzioni caratterizzanti la nostra economia, rimangono sostanzialmente stabili le esportazioni di
macchinari, di apparecchi elettrici e i prodotti del comparto legno-mobile.
La Metalmeccanica rappresenta il macrosettore che esporta la quota maggiore di prodotti: in
particolare la prima “merce“ esportata dall’economia regionale rientra nella classificazione Altre macchine
per impieghi speciali dove sono collocate la metallurgia, da miniera, cava e cantiere, le macchine per
l'industria alimentare, delle bevande e del tabacco, quelle per le industrie tessili, dell'abbigliamento e del
cuoio, per l'industria della carta e del cartone, per l'industria delle materie plastiche e della gomma.
Le Altre macchine per impieghi speciali rappresentano quasi il 13% del valore esportato; al secondo
posto si collocano i Mobili con una quota pari al 10%, poi i Prodotti della siderurgia (9,0%), le Navi ed
imbarcazioni (8,6%), le Macchine di impiego generale (6,8%) ovvero motori e turbine, apparecchiature
fluidodinamiche, pompe e compressori, rubinetti e valvole, cuscinetti, ingranaggi e organi di trasmissione.
Interessante anche le quota di esportazione del macrosettore alimentare dove i prodotti
maggiormente esportati sono quelli da Forno e farinacei (106 milioni il valore esportato nel 2011), le bevande
compreso il vino (101 milioni il valore delle esportazioni sempre nel 2011), ma anche gli Altri prodotti
alimentari (in particolare il caffè ma anche cacao, cioccolato, caramelle e confetterie), che fatturano un
export di 152 milioni di euro.
Graf. 3.4 – Friuli Venezia Giulia: Esportazioni per macrosettore, 2011
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Un cluster economico particolarmente importante dell’economia del Friuli Venezia Giulia è quello del
legno-mobile-arredo, che complessivamente presenta un buon export nel 2011, ma si rileva come questo
risultato sia determinato da due andamenti opposti di quelle che sono le due realtà più significative della
nostra regione e cioè la provincia di Pordenone dove insiste il Distretto industriale del Mobile e la provincia di
41
Udine dove è individuato il Distretto industriale della Sedia. Concentrando l’analisi al solo prodotto Mobili,
che possiamo considerare come un’eccellenza della produzione manifatturiera regionale, possiamo
confermare questa analisi attraverso la seguente tavola nella quale si evidenzia come il mobile prodotto ed
esportato dalle imprese del Friuli Venezia Giulia, rappresenti una “merce significativa” del made in Italy.
Tav. 3.6 – Esportazioni di mobili per regione, 2011
Regione
Export (in euro)
% su Italia
Var % 2011/10
Veneto
2.171.926.870
26,94%
+5,63%
Lombardia
2.065.666.010
25,63%
+5,62%
Friuli Venezia Giulia
1.261.708.801
15,65%
+3,87%
Emilia Romagna
549.580.041
6,82%
+8,83%
Marche
508.727.745
6,31%
+1,01%
Toscana
503.850.169
6,25%
-1,53%
Puglia
385.318.105
4,78%
-6,33%
Le altre 13 Regioni
614.091.226
7,62%
+1,95%
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Il Friuli Venezia Giulia è in Italia la terza regione per esportazione di mobili, dopo Veneto e
Lombardia, con uno share del 15,6%. Ebbene le performance di Pordenone ed Udine che nella classifica
delle province occupano rispettivamente il secondo ed il quinto posto risultano molto diverse come emerge
dal seguente Grafico 3.5.
Le curve di tendenza di Udine e Pordenone appaiono divergenti, fatto salvo il biennio di crisi del
2008-2009, nel senso che Pordenone vede crescere il proprio export (anche se l’andamento è calcolato a
prezzi correnti) mentre l’export di Udine appare almeno fino al 2009 in deciso calo. Queste due tendenze
hanno prodotto una diversa ripartizione tra le province: per cui se fino al 2006 le imprese di Udine avevano
la maggioranza relativa dell’export regionale di mobili, dal 2007 questa leadership è passata a Pordenone
tant’è che nel 2011 la quota regionale di Pordenone è del 50% quella di Udine del 39%.
42
Graf. 3.5 – Esportazioni di mobili. Numeri indici, 1999-2011
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Nel 2011 l'aumento dell’import regionale è determinato principalmente dai Prodotti della siderurgia,
dai Materiali di recupero dell’industria (classificati come Rifiuti) e dai Metalli di base preziosi e altri metalli non
ferrosi. Come per le esportazioni la Metalmeccanica rappresenta il macrosettore che importa la quota
maggiore di prodotti: in particolare la prima “merce“ importata dall’economia regionale rientra nella
classificazione Prodotti della siderurgia che rappresentano quasi il 16,5% del valore importato, al secondo
posto si collocano i Rifiuti solidi non pericolosi che possiamo rappresentare come Materiale di recupero
dell’industria con una quota pari al 9%, poi i Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi (7%), i Prodotti
chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie (6,8%),
le Macchine di impiego generale (5,2%) ovvero motori e turbine, apparecchiature fluidodinamiche, pompe e
compressori, rubinetti e valvole, cuscinetti, ingranaggi e organi di trasmissione.
Interessante anche le quota di importazione del macrosettore Agricoltura dove i prodotti
maggiormente importati sono le colture permanenti, in particolare il caffè (181 milioni il valore importato nel
2011), e le colture agricole non permanenti tra le quali certamente i cereali (112 milioni il valore delle
esportazioni sempre nel 2011), ma anche i prodotti delle industrie lattiero-casearie, che fatturano un import
di 67 milioni di euro, e la Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne (60 milioni di euro).
43
Graf. 3.6 – Friuli Venezia Giulia: Importazioni per macrosettore, 2011
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
Una qualità che caratterizza l’export del Friuli Venezia Giulia è rappresentata dal forte contenuto
tecnologico dei beni commercializzati: nel 2011 il 52,5% del valore esportato è stato determinato da Prodotti
specializzati e high tech. Si tratta di un indicatore molto performante se confrontato sia con le altre realtà
economiche sia analizzato nello spazio-temporale. Il primo confronto, quello spaziale, indica come la quota
regionale di export ad alto contenuto tecnologico risulti di decisamente superiore alla media nazionale (41%)
ed alla media del Nord Est (43%). Senza dubbio questo risultato è condizionato dai prodotti della
Navalmeccanica se è vero che l’indice calcolato per Gorizia supera il 68%, tuttavia non possiamo ascrivere
questa performance solo a Gorizia poiché la quota di export ad elevato contenuto tecnologico appare
piuttosto alta anche a Trieste (61%) e Pordenone (55%).
44
Graf. 3.7 – Friuli Venezia Giulia: Esportazioni per contenuto tecnologico
dei beni commercializzati secondo la tassonomia di Pavitt, 2011
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
45
Sezione IV – Tema monografico: il Turismo
La quantificazione dell’importanza dell’attività turistica per un’economia si rivela un compito piuttosto
arduo.
Il campo di osservazione del fenomeno turistico assume, infatti, un carattere di tale trasversalità, o di
sfumatura dei suoi confini, nonché di soggezione a frequenti sovrapposizioni o commistioni con fenomeni
non turistici, da non permettere una rilevazione statistica univoca ed esaustiva. In un teorico “settore
turistico” andrebbero comprese tutta una serie di attività economiche non esclusive ma coinvolte in misura
pur sempre significativa: pubblici esercizi, trasporti, noleggio di autoveicoli, agenzie di viaggio e operatori
turistici. Una visione ancora più ampia porterebbe a considerare anche il c.d. indotto che coinvolge in parte il
commercio al dettaglio, i servizi sanitari, ricreativi, culturali e personali, la produzione di alimentari e bevande
o di articoli di artigianato, nonché le imprese di costruzione di edifici ad utilizzazione turistica, ecc.. Esistono
5
infine, non trascurabili, i servizi turistici non destinati alla vendita prodotti da amministrazioni pubbliche .
Nella pratica occorre dunque accontentarsi di campi di osservazione parziali. I dati statistici che
riguardino il fenomeno turistico attualmente disponibili in Italia sono comunque numerosi, derivanti da
indagini campionarie o da rilevazioni amministrative, e ne considerano diversi aspetti. Non esistono peraltro,
per i problemi indicati, statistiche ufficiali sulle imprese “turistiche” o sull’occupazione nel turismo.
Dal lato della produzione di beni e servizi è tuttavia possibile individuare un settore di attività
economica la cui attività è prevalentemente indirizzata a consumatori “turisti”, quello dei Servizi di alloggio o con minor precisione - del più ampio Servizi di alloggio e ristorazione, sul quale ci soffermeremo.
Una prima possibilità di valutazione delle dimensioni del “settore turistico” nell’economia regionale,
seppure nella visione riduttiva testé enunciata, ci giunge da una fonte anomala ma interessante per la sua
unicità. In base all’art. 10 della legge di riforma della Camere di Commercio (L. 580/1993), e al relativo
Regolamento di attuazione (D.P.R. 21 settembre 1995, n. 472) il Ministero dello Sviluppo Economico emana
periodicamente un decreto che individua i dati relativi al numero delle imprese, all’indice di occupazione e al
valore aggiunto necessari alla determinazione della composizione dei Consigli camerali. Nello specifico il
Ministero nel settore “turismo” comprende esclusivamente la classe delle Attività dei servizi alloggio e
ristorazione.
Per quanto riguarda le unità locali rinviamo al paragrafo seguente disponendo le Camere dei dati più
aggiornati. Per numero di addetti (dati di fonte ISTAT riferiti al 2008) i Servizi di alloggio e ristorazione
contavano per il 7,7% in provincia di Gorizia, 4,5% in provincia di Pordenone, 7,2% a Trieste e a Udine. E’
bene ricordare che gli addetti complessivi qui considerati sono riferiti al sistema delle imprese, con
esclusione quindi di occupati in altri settori (P.A., lavoratori autonomi, ecc.). Se invece il peso viene calcolato
in termini di valore aggiunto al costo dei fattori il settore turistico nell’accezione ristretta contava nel 2008 per
il 6,2% a Gorizia, 3,2% a Pordenone, 5,4% a Trieste e 5,5% a Udine.
46
Manca ancora, peraltro, una stima in termini di numerosità assoluta degli addetti, che possiamo
ricavare dall’Archivio ASIA - Unità Locali, archivio che non tiene conto delle imprese agricole e quindi non
enumera gli agriturismi e trascura i bed&breakfast che generalmente non assumono forma di impresa. In
ASIA inoltre si considerano solo le imprese attive per almeno sei mesi nell’anno di riferimento e con almeno
un addetto: restano dunque escluse le attività stagionali (il che non è di poco conto discorrendo di imprese
turistiche); esso include tuttavia anche attività iscritte ad albi tenuti da ordini o collegi professionali ma non al
Registro delle Imprese.
Un confronto fra le quattro province della regione risulta poco significativo quando si consideri la
diversissima morfologia del territorio e la presenza distorsiva di due realtà come Grado e Lignano. In ogni
caso nel 2009 la provincia di Gorizia era quella che presentava la più alta quota di unità locali tra le attività
dei Servizi alloggio e ristorazione rispetto al totale delle unità locali considerate: 9,4%, rispetto all’8,3% di
Udine, all’8,1% di Trieste e al 6,3% di Pordenone (Tav. 4.1).
Tav. 4.1 - Friuli Venezia Giulia: Unità Locali per provincia e per divisione di attività economica, 2009
Pordenone
Udine
Gorizia
Trieste
Friuli V.G.
Industria in senso stretto
3.233
5.294
953
1.045
10.525
Costruzioni
3.511
6.740
1.349
1.912
13.512
Commercio
5.970
10.835
2.680
4.370
23.855
865
1.435
418
852
3.570
Servizi ricettivi e di ristorazione
1.522
3.809
960
1.386
7.677
Altri Servizi
9.168
17.573
3.806
7.462
38.009
TOTALE
24.269
45.686
10.166
17.027
97.148
Trasporti e Magazzinaggio
Fonte: Istat. Struttura e dimensione delle unità locali delle imprese 2009
La considerazione degli addetti (Tav. 4.2) vede ancora la prevalenza di Gorizia con l’8,4% davanti a Udine
(7,9%), Trieste (7,7%) e Pordenone (5,1%). Il valore assoluto degli addetti (media annua) nelle attività dei
Servizi alloggio e ristorazione in regione risultava quindi di circa 28.800 unità: 3.500 a Gorizia, 5.500 a
Pordenone, 5.700 a Trieste e 14.100 a Udine.
5
Un tentativo di stima viene elaborato attraverso il Contro satellite del turismo (CST) che si prefigge di misurare il turismo e di
confrontarlo con altri settori economici.
47
Tav. 4.2 - Friuli Venezia Giulia: Addetti per provincia e per divisione di attività economica, 2009
Pordenone
Udine
Gorizia
Trieste
Friuli V.G.
Industria in senso stretto
45.108
53.297
13.761
11.748
123.914
Costruzioni
9.665
19.115
4.444
5.825
39.049
Commercio
17.972
33.649
7.596
12.831
72.048
Trasporti e Magazzinaggio
3.907
9.265
2.658
7.491
23.321
Servizi ricettivi e di ristorazione
5.503
14.126
3.504
5.685
28.818
Altri Servizi
26.208
48.887
9.842
30.307
115.244
TOTALE
108.363
178.339
41.805
73.887
402.394
Fonte: ISTAT. Struttura e dimensione delle unità locali delle imprese 2009
Recenti stime rese note dalla Agenzia Turismo FVG (comunicato stampa del 17/02/2012) parlavano,
evidentemente tenendo conto anche dei fenomeni indotti, di circa 13.000 imprese coinvolte con 50.000
occupati.
La Tav. 4.3 evidenzia da un lato la nota caratteristica del tessuto imprenditoriale non solo locale,
composto in prevalenza da piccole o medie imprese, dall’altro la sostanziale uniformità tra le quattro
province con un dato medio di 3,6-3,7 addetti per unità locale nel settore di nostro interesse (solo Trieste
misura un valore lievemente più elevato).
Tav. 4.3 - Friuli Venezia Giulia: Dimensione media delle Unità Locali in termini di addetti
per provincia e per divisione di attività economica, 2009
Pordenone
Udine
Gorizia
Trieste
Friuli V.G.
Industria in senso stretto
14,0
10,1
14,4
11,2
11,8
Costruzioni
2,8
2,8
3,3
3,0
2,9
Commercio
3,0
3,1
2,8
2,9
3,0
Trasporti e Magazzinaggio
4,5
6,5
6,4
8,8
6,5
Servizi ricettivi e di ristorazione
3,6
3,7
3,7
4,1
3,8
Altri Servizi
2,9
2,8
2,6
4,1
3,0
TOTALE
4,5
3,9
4,1
4,3
4,1
Fonte: ISTAT. Struttura e dimensione delle unità locali delle imprese 2009
48
Il sistema delle imprese
Una fotografia del sistema delle imprese in parte diversa, ma con il pregio tra l’altro del tempestivo
aggiornamento dei dati, ci deriva dal Registro delle Imprese tenuto presso le Camere di Commercio. La Tav.
4.4 presenta i dati più recenti (al 31 dicembre 2011), articolati per provincia, sulle unità locali di impresa
riguardanti le divisioni e le classi dei Servizi di alloggio e di ristorazione. I dati non sono peraltro esaurienti
rispetto alle possibili attività in quanto includono solo le imprese che esercitano l’attività in esame quale
attività esclusiva o principale; risultano dunque esclusi in particolare gli agriturismi in quanto attività
connesse di imprese agricole. Altre attività, ad es. i bed&breakfast o gli alloggi in affitto, restano
normalmente escluse in quanto per esse non è necessariamente prevista la forma di impresa.
I Servizi di alloggio costituiscono l’1,4% del totale di unità locali operanti nella provincia di Gorizia; a
Udine contano per l’1,1%, a Trieste lo 0,9, e a Pordenone per lo 0,5%. Con riferimento ai Servizi di
ristorazione è ancora Gorizia a vantare una maggiore densità con l’11,0% davanti a Trieste col 10,7, Udine
col 9,2 e infine Pordenone con il 6,3%. Si segnala l’interessante regolarità di un rapporto molto vicino a 1:1
tra ristoranti e bar.
Tav. 4.4 - Friuli Venezia Giulia - Servizi di alloggio e ristorazione: Unità Locali di impresa
attive per provincia, 4° trim. 2011
Alberghi e strutture simili
Alloggi per le vacanze e altre
strutture per brevi soggiorni
Aree di campeggio e aree
attrezzate per camper e roulotte
Totale servizi di alloggio
Ristoranti e attività di
ristorazione mobile
Bar e altri esercizi simili senza
cucina
Totale servizi di ristorazione
TOTALE U.L. ATTIVE (tutti i
settori)
Pordenone
Udine
Gorizia
Trieste
Friuli V.G.
99
440
129
88
756
38
163
37
81
319
3
14
6
5
28
140
617
172
174
1103
883
2.044
522
863
4312
793
2.094
511
847
2.086
1.676
4.138
1.033
1.710
6.398
30.848
58.086
12.480
19.255
120.669
Fonte: InfoCamere
49
Graf. 4.1 – Friuli Venezia Giulia: Servizi di alloggio per tipologia e provincia, 2011
14
163
Udine
440
5
81
Trieste
88
Aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte
Alloggi per le vacanze e altre strutture per brevi soggiorni
3
Alberghi e strutture simili
38
Pordenone
99
6
37
Gorizia
129
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
Fonte: elaborazione su dati InfoCamere
Graf. 4.2 – Friuli Venezia Giulia: Servizi di ristorazione per tipologia e provincia, 2011
2.094
Udine
2.044
847
Trieste
863
563 Bar e altri esercizi simili senza cucina
793
561 Ristoranti e attività di ristorazione mobile
Pordenone
883
511
Gorizia
522
0
500
1000
1500
2000
2500
Fonte: elaborazione su dati InfoCamere
50
La capacità ricettiva
Un’ulteriore serie di dati ci permette di descrivere aspetti non solo quantitativi ma anche qualitativi
del sistema ricettivo. E’ questo un aspetto molto importante dell’offerta turistica che un territorio esprime;
naturalmente essa ne costituisce solo una parte e una descrizione completa dovrebbe comprendere altri
elementi infrastrutturali (stabilimenti balneari, posti-barca, sistema dei trasporti, strutture culturali e di
intrattenimento, ecc.). I turisti, in ispecie quelli nazionali, possono anche appoggiarsi ad abitazioni private (di
proprietà o in affitto, o presso parenti e amici) e in questo caso il fenomeno risulta difficilmente rilevabile: le
“seconde case”, ad es., vengono rilevate solo in occasione dei Censimenti e comunque la capienza viene
misurata in termini di camere e non di posti-letto. Alla rilevazione sfuggono inoltre gli alloggi privati in affitto
(quando gestiti in forma non imprenditoriale) non essendovi un sistema di registrazione amministrativa che li
identifichi.
La capacità ricettiva sul territorio regionale nel settore degli esercizi alberghieri consisteva in 721
esercizi nel 2003, 762 nel 2009 e 749 nel 2010; in termini di posti-letto l’offerta è cresciuta nello stesso
periodo da 37.523 a 41.866 e 40.921 (Tav. 4.5). In termini percentuali gli esercizi sono aumentati del 3,9 e i
posti-letto del 9,1, nonostante un lieve regresso registrato proprio nel 2010. Naturalmente il dato regionale
nasconde in sé andamenti piuttosto diversificati nel dettaglio provinciale o in quello dei principali poli turistici.
Nello specifico rispetto al 2003 la provincia di Gorizia possedeva nel 2010 il 3,4% di esercizi e il 4,9% di
posti-letto in più; Pordenone ha subìto un calo dell’1,9% degli esercizi (attribuibile alla perdita di oltre 1/3
degli esercizi a una stella non del tutto compensata da esercizi di categoria superiore) e un lieve aumento
dei posti-letto; Trieste, che partiva dai numeri assoluti più bassi, aumenta del 13,7% negli esercizi e del
13,2% nei posti-letto; Udine infine conta rispettivamente un +3,8% e un +11,5%, ma con un nettissimo
cambiamento strutturale desumibile dalla diminuzione di 42 esercizi a una stella e di un aumento di 53 unità
negli esercizi a tre o quattro stelle. Il tratto comune alle province può peraltro vedersi in un aumento della
qualità media degli esercizi desumibile da una riduzione marcata degli esercizi a una stella e dagli aumenti
negli esercizi a tre e quattro stelle.
Tav. 4.5 – Friuli Venezia Giulia: Capacità ricettiva negli esercizi alberghieri, 2003 e 2010
Esercizi
Letti
Camere
Bagni
2003
2010
2003
2010
2003
2010
2003
2010
1 Stella
199
138
4.907
3.175
2.597
1.673
2.201
1.459
2 Stelle
150
156
4.901
4.763
2.569
2.437
2.503
2.374
3 Stelle
308
364
20.052
22.549
9.629
10.731
9.696
10.595
4 Stelle
62
89
7.386
10.163
3.495
4.766
3.570
4.780
5 Stelle/5Stelle lusso
2
2
277
271
128
125
128
125
721
749
37.523
40.921
18.418
19.732
18.098
19.333
Totale
Fonte: ISTAT
51
La considerazione degli esercizi extra-alberghieri (o complementari) evidenzia un calo complessivo
in regione dagli 8.839 esercizi del 2003 ai 7.878 del 2010 e un calo dei posti-letto da 115.804 a 111.926.
Questi dati negativi sono tuttavia interamente da attribuire al drastico calo di Alloggi in affitto in provincia di
Udine, oltre 1.100 esercizi e 8.300 posti-letto rilevati in meno solo tra il 2009 e il 2010. Risultano invece in
forte crescita gli esercizi agrituristici e i bed&breakfast, quasi raddoppiati rispetto al 2003, e che da soli
contribuiscono ad un aumento di circa 3.000 posti-letto.
La distribuzione degli esercizi ricettivi in provincia risulta naturalmente fortemente asimmetrica per la
presenza di alcuni importanti poli turistici quali Grado, Lignano, Piancavallo e Tarvisio-Sella Nevea che nel
complesso contavano ben 332 esercizi alberghieri (44,3% del totale regionale) e 6.651 esercizi
complementari (84,4%).
Lignano, in particolare, fa segnalare un forte calo, sempre tra il 2003 e il 2010, di esercizi alberghieri
a una o due stelle (rispettivamente –34,6 e –18,2%), un aumento del 13,9% negli esercizi a tre stelle e uno
del 39,1% in quelli a quattro stelle. Tra gli esercizi complementari si contano ben 6.154 alloggi in affitto
(+6,8%), un buon aumento delle case per ferie e la totale assenza di agriturismi e bed&breakfast. Grado
invece si caratterizza per una sostanziale stabilità dell’offerta ricettiva complessiva: una perdita di tre esercizi
alberghieri (un calo di esercizi a uno/due stelle non completamente compensato dall’aumento dei tre stelle) e
un aumento di esercizi complementari da attribuire essenzialmente agli Alloggi in affitto; anche in questo
caso gli agriturismi e bed&breakfast sono solo poche unità. Il comprensorio del Piancavallo evidenzia poche
variazioni per quanto concerne gli esercizi alberghieri mentre aumentano di qualche unità i complementari, in
entrambi i comparti peraltro si sono persi posti-letto. Il territorio di Tarvisio-Sella Nevea, infine, mostra un
aumento di due esercizi e un lieve calo di posti-letto alberghieri, nonché un calo degli esercizi complementari
(attribuibile solo agli Alloggi in affitto, di fronte a un buon aumento di bed&breakfast e case per ferie) con
oltre un migliaio di posti-letto in più.
Tav. 4.6 – Friuli Venezia Giulia: Capacità ricettiva negli esercizi complementari, 2003 e 2010
Esercizi
Letti
2003
2010
2003
2010
146
272
1.663
3.603
8.320
7.017
73.172
65.485
Altri esercizi complementari
13
4
3.554
556
Bed & Breakfast
229
435
979
2.074
Campeggi e Villaggi turistici
33
34
30.874
31.665
Case per ferie
66
80
4.387
7.394
Ostelli per la gioventù
4
4
185
251
Rifugi alpini
28
32
899
898
8.839
7.878
115.713
111.926
Alloggi Agrituristici e Country-House
Alloggi in affitto
Totale Complementari
Fonte: ISTAT
52
La dinamicità mostrata dagli esercizi agrituristici in questi anni sull’intero territorio nazionale impone
di soffermarsi ulteriormente sul fenomeno. Con riferimento agli agriturismi autorizzati all’alloggio risultano 77
in regione le aziende che esercitano l’attività di mero alloggio con circa 900 posti-letto a disposizione; sono
invece 159, con 1.911 posti-letto, le aziende che associano alloggio e ristorazione; ulteriori 137 esercizi, con
1.880 posti-letto, associano l’alloggio ad altre attività.
La domanda turistica
Consideriamo infine il movimento turistico nell’ultimo biennio. Nel complesso in regione le presenze
presso strutture ricettive di turisti stranieri sono state nel 2011 oltre 4.238.000, in aumento del 10,1%
sull’anno precedente; per i turisti italiani invece il dato ha raggiunto quota 4.711.000 con un calo del 2,1%.
In totale, quindi, poco meno di 9 milioni di presenze con un aumento del 3,3% da confrontare con una
crescita media italiana dell’1,7%.
La disaggregazione dei dati a livello provinciale mostra andamenti diversificati: aumentano le
presenze di turisti italiani per le province di Trieste (+8,9%) e Pordenone (+0,8%), calano invece per Udine
(-3,5%) e Gorizia (-5,5%); per i turisti stranieri spiccano gli aumenti per Pordenone (+22,9%), peraltro
spiegata da un anomalo picco di presenze statunitensi ad Aviano, per Trieste (+20,5%), e infine oltre l’8%
per Gorizia e Udine.
Ad essere mancati sono soprattutto i turisti provenienti dallo stesso Friuli Venezia Giulia (-3,1%) e
dal Veneto (-3,0%) che hanno comunque costituito rispettivamente il 46,9% e il 12,4% delle presenze di
turisti italiani; in aumento invece i turisti lombardi (+2,0%) pari al 17,6% delle presenze totali. Dal lato delle
presenze di stranieri sono stati come sempre i tedeschi e gli austriaci i più assidui, il 56,1%, con punte del
69,8% per la provincia di Gorizia e del 56,6% per quella di Udine.
L’analisi secondo tipologia di struttura ricettiva mostra un calo di presenze di italiani negli esercizi
alberghieri soprattutto per Gorizia (-10,9%) e Udine (-2,4%) contro un aumento dell’8,3% per Trieste; negli
esercizi complementari, invece, aumentano le presenze a Trieste (+9,5% e a Pordenone (+4,5%) e calano
per Udine (-4,3%) e Gorizia (-2,9%). Le cifre volgono invece tutte in positivo quando si verifichi la
distribuzione dei turisti stranieri. Negli esercizi alberghieri le presenze fanno segnare variazioni dal +9,0%
per Gorizia al +19,6% per Pordenone; negli esercizi complementari si arriva addirittura a un +35,8% per
Pordenone e +30,7% per Trieste e a performance comunque positive per Gorizia (+8,4%) e Udine (+6,1%).
53
Tav. 4.7 – Friuli Venezia Giulia: Arrivi, presenze e permanenza media per provenienza
della clientela, 2009-2011
Italiani
Arrivi
Stranieri
Presenze
Arrivi
Totale
Presenze
Arrivi
Perm.
Presenze
media
2009
1.110.329
4.987.747
850.129
3.845.257
1.960.458
8.833.004
4,3
2010
1.113.390
4.814.272
882.246
3.851.111
1.995.636
8.665.383
4,3
2011
1.103.050
4.711.426
982.144
4.238.172
2.085.194
8.949.598
4,3
-0,93%
-2,15%
+11,32%
+10,05%
+4,49%
+3,28%
Var. %
2011/10
Fonte: elaborazioni su dati Agenzia Turismo FVG s.p.a.
Un’ultima fonte statistica di interesse è costituita dall’Indagine campionaria sul turismo internazionale
curata dalla Banca d’Italia. L’indagine mira essenzialmente ad ottenere statistiche sulla spesa turistica, voce
che fa parte della bilancia dei pagamenti, e produce informazioni sui viaggiatori stranieri a destinazione, sui
viaggiatori italiani alle frontiere, sui pernottamenti e sulla spesa sostenuta.
A tali fini viene considerato viaggiatore un soggetto che si reca all’estero, per un periodo inferiore ad
un anno, quale che sia il motivo dello spostamento (la rilevazione comprende ad es. i lavoratori stagionali e
frontalieri). Sono inoltre considerati viaggiatori anche coloro i quali non pernottano nel luogo visitato. I
viaggiatori stranieri a destinazione vengono conteggiati tante volte quanti sono i luoghi visitati.
Tav. 4.8 - Friuli Venezia Giulia: Viaggiatori stranieri a destinazione, 2004-2011 (migliaia)
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
1.740
1.505
1.140
974
1.457
1.356
1.606
1.566
228
213
188
221
182
203
199
166
Trieste
2.702
2.144
2.747
2.996
3.373
3.826
3.876
4.554
Udine
2.736
2.230
2.596
5.115
2.899
3.169
4.395
4.794
7.406
6.092
6.672
9.306
7.910
8.554
10.076
11.080
Gorizia
Pordenone
FRIULI VENEZIA
GIULIA
Fonte: Banca d’Italia. Turismo internazionale dell’Italia. www.ontit.it
I dati delle province di confine, naturalmente, sono notevolmente influenzati dal conteggio dei
numerosi lavoratori frontalieri. La distinzione per motivo del viaggio, purtroppo disponibile solo a livello
regionale e dal 2006, indica che il motivo di lavoro/affari (comprende la partecipazione a convegni/congressi)
conta per circa il 10% degli arrivi contro un 40% del motivo “vacanze”; il motivo “residuale” (altri motivi
54
personali), comprende tipologie quali studio, motivi religiosi, cure e terme, viaggi di nozze, acquisti, ecc.
(Tav. 4.9 e Graf. 4.3).
Tav. 4.9 - Friuli Venezia Giulia: Viaggiatori stranieri e destinazione
per motivo del viaggio, 2006-2010 (migliaia)
Motivo
2006
2007
2008
2009
2010
Vacanze
2.696
5.046
3.097
3.411
4.264
3.180
3.352
3.918
4.125
4.739
796
907
895
1.018
1.073
6.672
9.306
7.910
8.554
10.076
Altri motivi
personali
Motivi di
Lavoro/Affari
TOTALE
Fonte: Banca d’Italia. Turismo internazionale dell’Italia. www.ontit.it
Graf. 4.3 – Friuli Venezia Giulia: Viaggiatori stranieri e destinazione
per motivo del viaggio, 2006-2010
Fonte: elaborazioni su dati della Banca d’Italia,Turismo internazionale dell’Italia
I dati sui pernottamenti di viaggiatori stranieri (Tav. 4.10 e Graf. 4.4) comprendono in questa
indagine sia quelli presso strutture ricettive che quelli presso case private (in proprietà, in affitto, presso
parenti o amici, comunità, ecc.).
55
Tav. 4.10 - Friuli Venezia Giulia: Pernottamenti dei viaggiatori stranieri 2004-2011 (migliaia)
PROVINCIA VISITATA
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Gorizia
1.650
757
1.363
1.507
1.793
1.260
1.792
1.712
Pordenone
1.740
1.447
1.290
1.451
986
950
1.142
1.018
Trieste
2.304
1.910
2.578
1.568
1.735
1.885
2.061
1.942
Udine
5.325
4.214
4.862
5.981
6.570
4.295
4.872
3.905
FRIULI VENEZIA GIULIA
11.019
8.328
10.092
10.507
11.084
8.390
9.868
8.578
Fonte: Banca d’Italia. Turismo internazionale dell’Italia. www.ontit.it
Pubblichiamo infine i dati relativi alle stime della spesa provinciale complessiva e pro-capite (Tavv.
4.11-4.12 e Graf. 4.4).
Tav. 4.11 - Friuli Venezia Giulia: Viaggiatori stranieri, spesa per provincia visitata, 2004-2011
(mln di euro)
PROVINCIA VISITATA
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Gorizia
158
105
117
124
167
131
187
146
Pordenone
94
119
83
72
57
59
61
65
Trieste
333
238
276
293
266
338
313
338
Udine
596
417
415
566
511
440
462
402
1.181
879
891
1.055
1.001
968
1.023
951
FRIULI VENEZIA GIULIA
Fonte: Banca d’Italia. Turismo internazionale dell’Italia. www.ontit.it
Tav. 4.12 - Friuli Venezia Giulia: Viaggiatori stranieri, spesa pro-capite per provincia visitata,
2004-2011 (euro)
PROVINCIA VISITATA
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Gorizia
158
105
117
124
167
131
187
146
Pordenone
94
119
83
72
57
59
61
65
Trieste
333
238
276
293
266
338
313
338
Udine
596
417
415
566
511
440
462
402
1.181
879
891
1.055
1.001
968
1.023
951
FRIULI VENEZIA GIULIA
Fonte: Banca d’Italia. Turismo internazionale dell’Italia. www.ontit.it
56
Graf. 4.4 – Friuli Venezia Giulia: Spesa pro-capite dei viaggiatori stranieri, 2003-2011
1.200
FRIULI VENEZIA GIULIA
Udine
Trieste
Pordenone
1.000
Gorizia
800
600
400
200
0
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Fonte: elaborazioni su dati della Banca d’Italia,Turismo internazionale dell’Italia
Le analisi più recenti condotte dal CISET (Sergardi, 2012) sugli stranieri che hanno visitato l’Italia per
motivi di turismo/viaggio di nozze nel 2010-2011, indicano per il Friuli Venezia Giulia – su una scala da 1 a
10 – un grado complessivo di soddisfazione pari a 8,79, il più elevato nella graduatoria nazionale. Il grado di
soddisfazione risulta ancora più elevato quando si considerino i poli turistici principali di Grado (8,87) e
Lignano (8,82).
Quando ci si soffermi sugli aspetti specifici che compongono il giudizio, il Friuli Venezia Giulia supera
ampiamente la media nazionale in otto categorie su nove (solo per Città e opere d’arte si colloca
esattamente sulla media) e in particolare per Pasti e cucina, Accoglienza e simpatia, Alberghi e alloggio,
Informazioni e servizi.
57
Sezione V – Tema monografico: La dotazione infrastrutturale e i dati di
traffico del Friuli Venezia Giulia
La dotazione infrastrutturale del Friuli Venezia Giulia
La regione Friuli Venezia Giulia è, storicamente, un punto nevralgico per lo scambi di merci e per il
transito di persone verso la Slovenia e l’Austria e attraverso di esse verso i paesi del Medio Oriente e
dell’Europa centrale e settentrionale. Il sistema dei trasporti regionale ha conosciuto negli ultimi anni un
rapido incremento grazie soprattutto all’allargamento verso est dell’Unione Europea. Questo ha portato ad
un aumento della domanda dovuto alla crescita economica sperimentata dai paesi dell’ex blocco sovietico e,
di conseguenza, ad un allargamento dei mercati, nonché ad uno spostamento del baricentro dei traffici verso
est. Questa situazione ha prodotto un flusso continuo di persone e merci che ha avuto nel tempo
conseguenze non sempre positive sulla mobilità locale. A ciò si aggiungono inoltre le politiche nazionali in
tema di trasporti applicate negli ultimi anni che hanno spesso privilegiato il trasporto su gomma creando di
fatto uno squilibrio nella ripartizione modale dei traffici. La maggior parte delle aree industriali, così come i
porti e altre infrastrutture nodali, sono collegati direttamente alla rete ferroviaria ma questa modalità di
trasporto resta ancora poco utilizzata.
Fig. 5.1 - Infrastrutture presenti in Friuli Venezia Giulia
Fonte: Elaborazione Uniontrasporti
58
Attualmente la regione si trova incardinata su due dei principali corridoi che costituiscono la rete di
trasporti europea: il corridoio Mediterraneo che comprende l’asse ferroviario Lione – Torino – Milano –
Venezia – Trieste e il corridoio Baltico – Adriatico che permetterà di collegare le regioni adriatiche con il nord
Europa.
Sotto l’aspetto della dotazione infrastrutturale il Friuli Venezia Giulia possiede circa 3.580 km di
strade di interesse nazionale, regionale ed autostrade che corrispondono all’11% del totale della rete del
Nord Est escludendo le strade comunali, e 469 km di linee ferroviarie, la maggior parte classificate come
fondamentali, corrispondenti al 14% delle linee ferroviarie del Nord Est.
Il sistema portuale comprende i porti commerciali di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro. Trieste con
oltre 48 milioni di tonnellate di merci è stato nel 2011 il secondo porto a livello nazionale dietro Genova.
I collegamenti nazionali e internazionali via aerea sono assicurati dall’aeroporto di Ronchi dei
Legionari, che funge da riferimento per l’intera regione.
Infine, per quanto riguarda l’intermodalità per le merci, la regione ospita sul suo territorio tre
infrastrutture (Interporto di Cervignano del Friuli, Autoporto di Gorizia e Terminal intermodale di Fernetti),
importanti soprattutto per quanto riguarda gli scambi transfrontalieri con la Slovenia e l’Austria.
Le imprese di trasporto e logistica
Secondo i dati Movimprese 2011 in Friuli Venezia Giulia le imprese registrate che offrono servizi di
trasporto e logistica sono complessivamente 3.163, mentre quelle attive sono 2.848, corrispondenti in
entrambi i casi al 3% del totale regionale. Rispetto all’anno precedente si è registrata una diminuzione di 89
unità tra le imprese attive e di 81 tra le imprese registrate. In termini assoluti il decremento maggiore si è
avuto tra le imprese di trasporto terrestre e mediante condotta con 92 unità in meno delle imprese attive.
La distribuzione delle imprese che svolgono attività di trasporto in senso stretto mette in evidenza
come le imprese che svolgono servizi di trasporti terrestri e mediante condotta sia quella preponderante con
2.459 imprese registrate (77,7%) e 2.284 imprese attive (80,2%). La distribuzione per provincia evidenzia
una maggiore concentrazione di imprese in provincia di Udine con 1.152 imprese registrate (1.052 attive),
segue Trieste con 910 imprese registrate. Sono queste le province dove è insediato il maggior numero di
attività imprenditoriali e dove si trova una migliore dotazione di infrastrutture.
Per quanto riguarda la distribuzione per forma giuridica delle imprese di trasporto in Friuli Venezia
Giulia, si conferma la tendenza tutta italiana ad una struttura produttiva artigianale, infatti, la maggior parte
delle imprese ha la forma giuridica della ditta individuale (65% cui corrispondono 1.856 imprese in valore
assoluto).
La rete stradale
La rete stradale del Friuli Venezia Giulia è costituita da autostrade, strade di interesse nazionale,
regionale e provinciale, per una estensione complessiva di 3.578 km. Dal 2008, a seguito dell’entrata in
vigore delle norme previste dal D.Lgs. 111/2004, la rete ordinaria ha subìto profonde modificazioni: con
59
esso, infatti, sono state assegnate alla proprietà e alla gestione della Regione 650,214 km di ex strade
statali, mentre 269,616 km sono rimaste di proprietà dello Stato ma sono gestite dalla Regione, infine 160,22
km sono rimaste allo Stato. Per la gestione della rete stradale di sua competenza la Regione ha creato la
società Friuli Venezia Giulia Strade s.p.a. che attualmente gestisce circa 1.000 km di rete regionale. Il resto
della rete è gestita in parte da ANAS s.p.a. e da Autostrade per l’Italia s.p.a.
Territorio
Tab. 5.1 - Friuli Venezia Giulia: Rete stradale, 2009
Altre strade di
Strade regionali
interesse
Autostrade
e provinciali
nazionale
Totale
Friuli Venezia Giulia
3.177
191
210
3.578
Nord Est
29.900
2.224
1.514
33.638
Italia
154.513
19.375
6.661
180.549
Fonte: Elaborazione su dati Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti, anni 2009-2010
Nello specifico la rete autostradale poggia su tre assi fondamentali:
•
l’autostrada A23 Palmanova – Tarvisio che collega l’Italia all’Austria e costituisce un importante asse
viario trai due Paesi;
•
l’autostrada A28 Portogruaro – Pordenone, che collega Veneto e Friuli Venezia Giulia;
•
l’autostrada A4 Torino – Trieste che rappresenta l’asse fondamentale per i collegamenti nell’ambito
della Pianura Padana.
A livello provinciale, Udine ha la maggiore estensione di strade con circa 2.200 km e il 71% della
rete autostradale regionale. Scendendo nel dettaglio delle caratteristiche della rete stradale regionale, risulta
certamente più interessante ai fini dell’analisi la valutazione di alcuni indici che indicano il livello di
disponibilità e di utilizzo delle strade nella regione. Il calcolo degli indici viene fatto tenendo conto della
superficie, della popolazione, degli impiegati e dei veicoli circolanti. Il primo rappresenta la densità delle
strade rispetto alla unità di superficie pari a 100 kmq. Il valore dell’indice rispetto agli abitanti e agli impiegati
rappresenta la congestione potenziale che deriva dagli spostamenti per motivi di lavoro, di svago e altro da
parte della popolazione. Infine l’indice rispetto agli autoveicoli circolanti rappresenta la congestione teorica e
dipende dal livello di motorizzazione (Tav. 5.2). Per il calcolo degli indicatori a livello provinciale sono
disponibili anche i km di strade comunali.
La Tav. 5.2 evidenzia come la mobilità regionale sia garantita prevalentemente dalla viabilità
ordinaria composta da strade comunali, provinciali e statali, a causa della poca disponibilità di km di
autostrade rispetto alla superficie territoriale (2,8 km ogni 100 km). Gorizia presenta una situazione migliore
con 3,4 km ogni 100 km di superficie mentre al lato opposto Pordenone ha un indice che si ferma a 1,8.
Nel complesso, i cittadini che godono di una maggiore disponibilità di strade sono quelli della
provincia di Udine. Infatti, per tutte le variabili considerate la provincia presenta gli indici totali più alti seguita
a poca distanza da Pordenone. Il calcolo degli indicatori relativi alla provincia di Trieste risente molto della
particolare conformazione del territorio che ha determinato una concentrazione dei centri abitati e delle aree
industriali in prossimità della costa e di conseguenza la rete dei collegamenti stradali si è maggiormente
60
sviluppata in queste aree. La limitata estensione del territorio e l’alta densità abitativa sono inoltre tra i fattori
che incidono negativamente sulla sostenibilità della mobilità locale. Per quanto riguarda Gorizia, infine, la
disponibilità di strade e i livelli di congestione sono influenzati dalla alta densità abitativa e dalla
concentrazione della popolazione in pochi comuni, come il capoluogo e Monfalcone, che sono anche i
maggiori attrattori di attività economiche e logistiche.
Tav. 5.2 - Friuli Venezia Giulia: Indicatori di disponibilità e densità della rete stradale, anni vari
Indicatori
Territorio
Km di strade
Per 100 di
superficie
Km di strade
per 10.000
abitanti
Km di strade
per 10.000
occupati
Km di strade
per 10.000
Veicoli
circolanti
Gorizia
Pordenone
Trieste
Udine
Friuli Venezia Giulia
Nord Est
Italia
Gorizia
Pordenone
Trieste
Udine
Friuli Venezia Giulia
Nord Est
Italia
Gorizia
Pordenone
Trieste
Udine
Friuli Venezia Giulia
Nord Est
Italia
Gorizia
Pordenone
Trieste
Udine
Friuli Venezia Giulia
Nord Est
Italia
Comunali
193,6
175,4
567,0
156,5
175,3
197,9
221,9
160,7
285,4
131,9
343,3
269,7
241,3
291,1
160,7
285,4
131,9
343,3
269,7
241,3
291,1
78,8
156,7
62,8
172,1
136,8
131,1
136,0
Provinciali
27,5
28,6
63,6
25,7
27,7
30,8
37,1
22,8
46,5
14,8
56,4
42,6
37,6
48,6
22,8
46,5
14,8
56,4
42,6
37,6
48,6
11,2
25,6
7,0
28,3
21,6
20,4
22,7
Statali e
raccordi
autostradali
22,7
9,1
41,5
17,0
15,7
13,4
15,0
18,9
14,7
9,7
37,4
24,2
16,4
19,7
18,9
14,7
9,7
37,4
24,2
16,4
19,7
9,3
8,1
4,6
18,7
12,3
8,9
9,2
Autostrade
3,4
1,8
2,9
3,2
2,8
2,3
2,2
2,8
2,9
0,7
7,0
4,3
2,8
2,9
2,8
2,9
0,7
7,0
4,3
2,8
2,9
1,4
1,6
0,3
3,5
2,2
1,5
1,3
Totale
247,2
214,8
674,9
202,5
221,5
244,5
276,1
205,3
349,6
157,0
444,1
340,8
298,1
362,3
205,3
349,6
157,0
444,1
340,8
298,1
362,3
100,6
192,0
74,8
222,6
172,9
161,9
169,3
Fonte: Elaborazione Uniontrasporti su dati ISTAT
La posizione geografica e la dotazione di infrastrutture per la logistica rendono la regione uno snodo
importante per i traffici che interessano il Nord Est e l’Est - Centro Europa: per questo motivo gli sforzi degli
ultimi anni da parte degli enti responsabili della programmazione in tema di investimenti in infrastrutture, a
cominciare dalla Regione, sono stati orientati a creare una rete di strade (ordinaria ed autostradale) in grado
di assicurare un adeguato livello di servizi sia per le persone che per le merci, in un ottica di sviluppo
sostenibile e di attenzione per l’ambiente. Alcuni interventi infrastrutturali come il prolungamento della A28
fino all’allacciamento con la A27, ma ancora di più il completamento delle opere in corso, come ad esempio
l’adeguamento della A4, servono a potenziare gli assi fondamentali di comunicazione per integrarli con il
sistema stradale nazionale.
61
Il riequilibrio modale dei trasporti attraverso il potenziamento dell’intermodalità ferro - strada – mare,
soprattutto per il trasporto delle merci, è un obiettivo da perseguire nel breve-medio periodo al fine di favorire
il decongestionamento delle strade e la riduzione degli impatti ambientali e delle esternalità negative legate
alla incidentalità.
Il traffico merci sulla rete stradale del Friuli Venezia Giulia
La modalità stradale è la più utilizzata per il trasporto delle merci. È stato calcolato che circa il 90%
delle movimentazioni di merci interne nel nostro Paese avviene su strada. La maggiore capillarità e capacità
di penetrazione della rete, la flessibilità nella programmazione dei viaggi e dei tempi rende questa modalità
di trasporto la più utilizzata per qualsiasi tipologia di merce. Nel 2010 sono state movimentate in Friuli
Venezia Giulia poco più di 45 milioni di tonnellate in uscita verso le altre regioni italiane e l’estero e circa 41
milioni hanno seguito il percorso inverso (Tav. 5.3), con un saldo positivo di circa 4 milioni di tonnellate.
All’interno della macroripartizione di riferimento queste quantità incidono rispettivamente per il 9,5% e l’8,9%.
Tav. 5.3 - Friuli Venezia Giulia: Trasporto merci su gomma, 2010
Origine
Destinazione
Area
Unità di
Conto
Conto
Conto
Conto terzi
Totale
misura
proprio
proprio
terzi
15.573.293
29.739.756
45.313.049
15.990.593
25.451.625
Friuli
t
Venezia
t*km (x
463.290
4.416.742
4.880.033
512.352
3.331.954
1000)
29,7
148,5
107,7
32,0
130,9
Giulia
Km medi
474.794.970
116.202.186
358.592.783
116.051.397
349.763.196
Nord
t
Est
t*km (x
52.756.052
4.856.678
47.899.374
4.603.020
43.272.930
1000)
108,5
36,0
136,1
35,5
129,9
Km medi
1.527.762.713
420.760.657
1.107.002.056
420.760.657 1.107.002.056
t
Italia
t*km (x
175.775.458
15.724.852
160.050.606
15.724.852
160.050.606
1000)
115,1
37,4
144,6
37,4
144,6
Km medi
Fonte: Elaborazione Uniontrasporti su dati ISTAT
Totale
41.442.219
3.844.306
92,8
465.814.594
47.875.950
103,7
1.527.762.713
175.775.458
115,1
Queste movimentazioni hanno generato 4.880.033.000 in termini di tonnellate–chilometro (t*km) nel
caso in cui la regione era origine dei traffici e 3.844.306.000 t*km nel caso in cui ne era destinazione.
Circa i 2/3 delle movimentazioni vengono eseguite da imprese di trasporto conto terzi. Questo è
risultato di una diffusa attività di esternalizzazione delle attività della logistica, e del trasporto in particolare,
da parte delle imprese italiane. Nel complesso si può dire che la regione Friuli Venezia Giulia è un territorio
abbastanza aperto agli scambi. Infatti circa il 65% delle merci trasportate via gomma resta all’interno della
regione (29.196.571 t) mentre il rimanente è il risultato di scambi con altre regioni (Fig. 5.2). L’area di
maggiore interesse è costituita delle regioni del Nord, verso le quali, complessivamente, sono state esportate
13.648.669 tonnellate, mentre da essa sono state dirette in Friuli Venezia Giulia 10.791.424 t con un saldo
positivo per la regione di 2,8 milioni di tonnellate. La regione con la quale si registra il maggiore interscambio
è il Veneto verso cui va circa il 60% delle merci movimentate.
62
Fig. 5.2 - Friuli Venezia Giulia: Trasporto merci su strada, regione di origine e di destinazione, 2010
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT
Dal punto di vista delle merceologie trasportate, sia in origine che in destinazione i maggiori
quantitativi appartengono alla macrobranca merceologica 3 (minerali metalliferi, manufatti, materiali da
costruzione, prodotti ceramici) delle tonnellate e alla macrobranca merceologica 7 (Materie prime
secondarie, rifiuti urbani, altri rifiuti, altre merci).
La rete ferroviaria
La rete ferroviaria gestita da RFI in Friuli Venezia Giulia ha una estensione complessiva di 469 km.
Per le loro caratteristiche le linee ferroviarie sono classificate, generalmente, in
•
linee fondamentali: sono caratterizzate da un’alta densità di traffico e qualità dell’infrastruttura,
comprendono le direttrici internazionali e gli assi di collegamento fra le principali città italiane;
•
linee complementari: meno trafficate, costituiscono la rete dei collegamenti regionali e connettono tra
loro le direttrici principali;
63
•
linee di nodo: si sviluppano all’interno di grandi zone di scambio e collegamento tra linee
fondamentali e complementari nell’ambito di aree metropolitane.
Nella regione la rete fondamentale ha una estensione di 318 km e comprende le linee:
•
(Venezia) - Latisana - Cervignano - Monfalcone - Trieste/Villa Opicina - Confine di Stato che
costituisce l’ultimo tratto nazionale della direttrice trasversale transeuropea con ingresso in Slovenia
attraverso il valico di Villa Opicina;
•
(Venezia) - Sacile - Pordenone - Udine - Pontebba - Tarvisio - Confine di Stato che permette il
collegamento con l’Austria attraverso il valico di Tarvisio;
•
Monfalcone - Gorizia – Udine che collega le due linee precedenti tra loro e da cui si dirama un
ulteriore tratto di linea transfrontaliero Gorizia - Nova Gorica (Slovenia).
La rete complementare ha una estensione di 151 km e comprende le linee:
•
Udine - Palmanova - Cervignano, importante per il traffico merci da/per gli scali di Cervignano e
Palmanova, dotati di appositi terminali intermodali per lo scambio “ferro-gomma”;
•
Casarsa - Cordovado;
•
Sacile - Pinzano - Gemona del Friuli.
Un’analisi meramente quantitativa delle caratteristiche della rete ferroviaria regionale evidenzia le
sue buone potenzialità (Tav. 5.4). La rete a doppio binario rappresenta i 2/3 della rete complessiva mentre
quella elettrificata supera l’80%. Da punto di vista della tipologia delle linee, l’intera rete è di tipo
convenzionale, non adatta quindi alla circolazione di treni ad alta velocità.
Tav. 5.4 - Friuli Venezia Giulia: Caratteristiche della rete ferroviaria
Linee
Friuli V.G.
Nord Est
Linee ferroviarie in esercizio (km)
469
3.308
Classificazione
Linee fondamentali (km)
318
1.638
Linee complementari (km)
151
1.433
Linee di nodo (km)
237
Tipologia
Linee a doppio binario (km)
299
1.777
Linee a semplice binario (km)
170
1.531
Alimentazione
Linee elettrificate (km)
384
2.664
Linee a doppio binario (km)
299
1.876
Linee a semplice binario (km)
85
788
Linee non elettrificate (km)
85
644
Lunghezza complessiva dei binari
768
4.465
(km)
4.004
linea convenzionale (km)
768
461
linea AV (km)
Impianti ferroviari
427
Stazioni con servizio viaggiatori
60
Fonte: elaborazione Uniontrasporti su dati RFI s.p.a.
Italia
16.660
6.125
9.600
935
7.401
9.259
11.908
7.423
4.485
4.752
23.441
20.126
1.305
2.281
64
Nel confronto con i valori medi della ripartizione geografica di riferimento e con l’Italia, si evidenzia
una soddisfacente qualità della rete ferroviaria regionale sia per quanto riguarda la presenza di reti
classificate come fondamentali che per le reti a doppio binario (Graf. 5.1).
Graf. 5.1 - Friuli Venezia Giulia: Caratteristiche della rete ferroviaria
Fonte: elaborazione su dati RFI s.p.a.
La suddivisione a livello provinciale rispecchia la distribuzione della popolazione e delle attività
industriali. In provincia di Udine si estende il 53% delle linee ferroviarie regionali. Tra le altre province,
Pordenone ha una buona estensione di rete che però risulta scadente dal punto di vista della qualità dal
momento che più del 67% è a binario singolo non elettrificato.
Tav. 5.5 - Friuli Venezia Giulia: Estensione della rete ferroviaria provinciale, anni vari
Binario
Binario
Binario
Binario
Territorio
semplice non
doppio non
semplice
doppio
Totale
elettrificato
elettrificato elettrificato elettrificato
Trieste
0
0
20
50
71
Gorizia
8
0
2
46
56
Pordenone
66
0
0
28
94
Udine
17
0
56
175
248
Friuli Venezia Giulia
89
0
78
298
469
Nord Est
647
0
798
1.858
3.308
Italia
4.702
50
4.469
7.419
16.660
Fonte: elaborazione Uniontrasporti su dati ISTAT
Anche per la rete ferroviaria è possibile calcolare una serie di indicatori di disponibilità della rete in
rapporto al territorio, alla popolazione e agli occupati.
65
Tav. 5.6 - Friuli Venezia Giulia: Indicatori di densità e disponibilità della rete ferroviaria, anni vari
Binario
Binario
Binario
Binario
semplice
doppio
Territorio
semplice
doppio
Totale
non
non
elettrificato elettrificato
elettrificato elettrificato
Km di rete
Gorizia
1,6
0,0
0,5
9,9
12,0
per 100 di
Pordenone
2,9
0,0
0,0
1,2
4,1
superficie
Trieste
0,0
0,0
9,6
23,8
33,4
Udine
0,3
0,0
1,1
3,6
5,1
Friuli Venezia Giulia
1,1
0,0
1,0
3,8
6,0
Nord Est
1,0
0,0
1,3
3,0
5,3
Italia
1,6
0,0
1,5
2,5
5,5
Km di rete
Gorizia
0,5
0,0
0,1
3,2
3,9
per 10.000
Pordenone
2,1
0,0
0,0
0,9
3,0
abitanti
Trieste
0,0
0,0
0,9
2,1
3,0
Udine
0,3
0,0
1,0
3,2
4,6
Friuli Venezia Giulia
0,7
0,0
0,6
2,4
3,8
Nord Est
0,6
0,0
0,7
1,6
2,8
Italia
0,8
0,0
0,7
1,2
2,7
Km di strade
Gorizia
1,3
0,0
0,4
8,2
10,0
per 10.000
Pordenone
4,7
0,0
0,0
2,0
6,7
occupati
Trieste
0,0
0,0
2,2
5,5
7,8
Udine
0,7
0,0
2,5
7,8
11,1
Friuli Venezia Giulia
1,7
0,0
1,5
5,8
9,2
Nord Est
1,3
0,0
1,6
3,7
6,5
Italia
2,0
0,0
1,9
3,2
7,3
Fonte: elaborazione Uniontrasporti su dati ISTAT
Indicatori
Se a prima vista da una analisi complessiva della rete ferroviaria della regione sembra che essa sia
sufficientemente dimensionata per le esigenze del territorio, la criticità maggiore è quella dei servizi offerti ai
passeggeri e alle merci.
Gli interventi programmati negli ultimi anni sono stati tutti orientati al rafforzamento ed al
potenziamento della rete, al fine di incrementare il trasporto ferroviario di merci, soprattutto nei collegamenti
internazionali verso Austria e Slovenia, e implementare un sistema ferroviario regionale a supporto della
mobilità delle persone. L’inserimento della regione nel network delle reti TEN-T e il progetto per la
costruzione della linea ferroviaria alta velocità/alta capacità (AV/AC) Venezia-Trieste hanno lo scopo di
rilanciare la logistica e le infrastrutture locali e far uscire il Friuli Venezia Giulia da quella condizione di
regione di mero transito che la caratterizza negli ultimi anni. Tuttavia resta ancora il problema di una rete
esistente sottoutilizzata sia per il trasporto di merci che di passeggeri. Nel primo caso la nuova linea
Pontebbana, recentemente ristrutturata, che presenta le caratteristiche di una linea AV/AC, con pendenze
minime e ridotta tortuosità, è ancora utilizzata parzialmente, oltre che per una scarsa diffusione a livello
nazionale dell’utilizzo della modalità ferroviaria a vantaggio di quella stradale, anche per una serie di
problemi tecnici e tecnologici dovuti all’interoperabilità della rete italiana con quella austriaca. Dal lato della
Slovenia, la linea esistente presenta dei limiti di tracciato dovuti proprio alle pendenze e alla tortuosità del
territorio attraversato. Inoltre, molte opere previste, cominciando dalla linea AV/AC Venezia–Ronchi–Trieste
sono ferme alla fase di progettazione principalmente per la mancanza di risorse economiche.
66
Il traffico di passeggeri evidenzia una maggiore domanda nelle aree costiere e nel quadrilatero
Venezia, Treviso, Gorizia, Trieste, per i collegamenti a breve-medio raggio, anche se rispetto agli
spostamenti complessivi quotidiani il mezzo ferroviario rappresenta circa il 2% (ISTAT, Censimento della
popolazione 2001). Il 2011 è stato un anno piuttosto tribolato, soprattutto per gli utenti del trasporto
regionale, a causa di frequenti disservizi e soppressione di corse programmate e le prospettive per il 2012
non si presentano migliori a seguito dei tagli imposti dalla crisi economica.
I nodi per il trasporto di merci e passeggeri: la rete portuale
Il sistema dei porti del Friuli Venezia Giulia costituisce una delle porte d’accesso del Nord Est e
dell’Europa Centrale per i traffici marittimi provenienti dall’Estremo Oriente. I porti di Trieste, Monfalcone e
Porto Nogaro costituiscono un sistema che nel 2011 ha movimentato complessivamente oltre 50 milioni di
tonnellate di merci.
Trieste rappresenta il secondo porto di rilevanza nazionale, dopo Genova, ed è il primo
nell’Adriatico. Il porto è un hub logistico internazionale che dista meno di 500 km dai grossi gangli
dell’economia italiana (Veneto, Lombardia, Piemonte) e dell’Europa Centrale e Orientale. Lo scalo si
caratterizza, inoltre, per la presenza di aree “Porto Franco” e la speciale normativa doganale, mantenuta
inalterata sino ad oggi, costituisce un vantaggio operativo che garantisce condizioni esclusive soprattutto
(ma non solo) agli operatori internazionali.
Il porto è suddiviso in cinque aree, tre delle quali sono utilizzate ai fini commerciali: Porto Vecchio, Porto
Nuovo, Scalo Legnami, le due rimanenti, il Terminal industriale e il Terminal petroli, sono utilizzate a scopi
industriali.
Il porto è collegato all'autostrada A4 Trieste-Venezia tramite una sopraelevata che evita il centro
cittadino, e si trova a pochi chilometri dal valico di Fernetti (TS) e della Casa Rossa (GO), che permettono di
raggiungere la Slovenia. Attraverso l'autostrada è quindi collegato con i valichi alpini di Coccau (Tarvisio) e
del Brennero.
La Grande Viabilità Triestina costituisce un’opera di grande valenza per il traffico di adduzione allo
scalo in termini di minori tempi di percorrenza, sia per la mobilità del trasporto merci sia del traffico veicolare.
L’opera, inoltre, ha una importanza non solo provinciale, ma nazionale ed europea, in quanto collega
direttamente Trieste alla rete autostradale nazionale ed internazionale.
Lo scalo triestino è uno dei più importanti porti ferroviari italiani, grazie alla struttura ferroviaria
interna (70 km di binari) che lo raccorda con la rete nazionale ed internazionale.
Il porto di Monfalcone è lo scalo più a nord del Mediterraneo, si affaccia sulla parte interna del Golfo
di Trieste e si trova sulle principali direttrici del traffico commerciale con i Paesi del Centro ed Est Europa
(Germania, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia e Paesi dell'ex Unione Sovietica).
L’infrastruttura si trova inserita in un’area multimodale che comprende in un raggio di 25 km anche
l’aeroporto regionale di Ronchi dei Legionari, l'autoporto e la stazione confinaria internazionale di Gorizia e il
terminal intermodale di Fernetti sul confine italo–sloveno e l’interporto Alpe Adria di Cervignano del Friuli.
67
Il porto dispone di un’area di circa 300 mila mq a ridosso della banchina portuale, all’interno della
quale si trovano un recinto doganale di 150 mila mq e magazzini doganali per 10 mila mq, oltre a 4 mila mq
di tettoie sistemate a ridosso delle banchine, tutte dotate di binari ferroviari. Nel porto risulta, inoltre,
disponibile un piazzale multiuso di temporanea custodia doganale di 75 mila mq, destinati prevalentemente
a car-terminal.
Lo scalo può contare su quasi 1,5 km di banchine, attrezzate per la manipolazione di qualsiasi tipo di
merce. Sono disponibili 9 accosti presso la banchina Portorosega, due accosti a servizio della centrale
termoelettrica presso la banchina E-ON, un accosto presso la banchina De Franceschi (silos cereali).
Il porto è specializzato in general cargo e dry bulk cargo come: caolino, carbone, cellulosa, cemento,
cereali, legname, impiantistica, minerali diversi alla rinfusa, prodotti lapidei, prodotti siderurgici, rottami di
ferro, autovetture.
L’area portuale è direttamente collegata alla rete autostradale attraverso l’autostrada A4 Torino–
Trieste. I collegamenti ferroviari sono garantiti dalla linea Trieste-Venezia/Udine-Tarvisio, direttamente
collegata al porto di Monfalcone attraverso un nuovo raccordo ferroviario a binario semplice non elettrificato.
Porto Nogaro sorge sulle rive del fiume Corno. Vi si accede dal Mar Adriatico, attraverso un canale
translagunare lungo circa 3 miglia ed il canale navigabile dell'Aussa Corno.
Il complesso di Porto Nogaro è formato da due strutture pubbliche, Porto Vecchio e Porto Margreth,
e dalla banchina privata delle ex Industrie Chimiche Caffaro cui si accede tramite il canale artificiale
Banduzzi che misura circa 1,5 miglia.
Porto Vecchio ha uno sviluppo di banchine di 400 m ed un pescaggio di 4,5 m, mentre Porto
Margreth beneficia di un tirante d'acqua a -7,5 m, con uno sviluppo di banchine attualmente pari a 860 m.
L'area di Porto Nogaro comprende, inoltre, 36 ettari di piazzali portuali dotati di raccordo ferroviario,
magazzini coperti, aree di stoccaggio scoperte e stradale-ferroviaria.
Tav, 5.7 - Friuli Venezia Giulia: Principali caratteristiche dei porti
Caratteristiche
Trieste
Monfalcone
Porto Nogaro
Posizione
Distanza stazione ferroviaria (Km)
0,4
4,0
6,0
Distanza aeroporto (Km)
34,0
8,5
32,0
Distanza casello autostradale (Km)
25,0
4,5
8,0
Aree di stoccaggio
Superficie totale (mq)
947.000
800.000
36.000
di cui per Prodotti petroliferi (mq)
230.000
182
di cui per Prodotti liquidi (mq)
12.000
Magazzini a temperatura controllata
22.700
43.450
(mc)
Altri magazzini (mc)
22.700
43.450
Aree di attracco
Accosti (n.ro)
44
16
3
Lunghezza accosti (m)
9.043
3.857
1.510
Superficie banchine (mq)
22.760
50.000
Fonte: Elaborazione su dati Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti, anni 2009-2010
68
Il porto è collegato alla rete stradale nazionale tramite la SP80 che si collega all’autostrada A4
Torino-Trieste e alla SS14 della Venezia Giulia. I collegamenti ferroviari sono assicurati dalla linea
fondamentale convenzionale Venezia–Trieste. Lo svolgimento delle attività legate alla logistica e
all’intermodalità è favorito dalla presenza dell’Interporto Alpe Adria di Cervignano del Friuli.
Nel corso dell'ultimo decennio Porto Nogaro ha conosciuto una progressiva crescita dei traffici, con
un'unica eccezione nel 2009, anno in cui le tonnellate realizzate sono state meno di 900 mila; nel 2011, sulla
scia del clima di ripresa, sono state movimentate oltre 1,2 milioni di tonnellate. Tra le principali categorie
merceologiche trattate prevalgono i rottami, i semilavorati metallici e i legnami.
Il traffico merci nei porti del Friuli Venezia Giulia
Tradizionalmente i porti italiani offrono prevalentemente servizi di transhipment e di cabotaggio - in
particolare di passeggeri - che interessa, però, quasi esclusivamente le rotte tirreniche; il traffico
internazionale rappresenta il 7,4% del traffico complessivo e si svolge soprattutto lungo il versante adriatico,
per cui i porti che si trovano su di esso hanno l’importante funzione di favorire gli scambi tra l’Europa
occidentale e quella orientale.
In questo ambito i porti del Friuli Venezia Giulia - e Trieste in particolare - sono un riferimento
importante per i traffici verso i paesi balcanici e dell’Europa centro orientale. Dopo una fase di crisi vissuta
nel 2009 con un calo consistente delle movimentazioni conseguente alla congiuntura negativa a livello
mondiale (-8% delle tonnellate movimentate a Trieste, -20% a Monfalcone), il 2010 ha visto una sensibile
ripresa dei traffici che è proseguita nel 2011.
Tav. 5.8 - Friuli Venezia Giulia: Traffico merci nei porti, 2011
Caratteristiche
Trieste
Monfalcone
Totale Tonnellate
47.417.757
Rinfuse liquide (t)
36.209.891
Rinfuse solide (t)
1.635.491
Merci varie (t)
9.572.375
in contenitori (t)
3.021.733
ro-ro (t)
5.648.502
altre merci varie (t)
902.140
Contenitori (TEU)
277.058
pieni
vuoti
trasbordati
(*) Nota: i traffici del porto di Trieste si riferiscono all’anno 2010
Fonte: Elaborazione su dati Assoporti e Autorità Portuali
3.467.858
0
2.283.329
1.184.529
0
165.627
1.018.902
591
591
0
0
Porto Nogaro
1.206.627
5.135
229.161
972.331
0
0
972.331
0
0
0
0
Dal punto di vista merceologico non vi è uniformità nelle attività dei tre scali. Sulle quantità
complessive movimentate nel porto di Trieste pesano per oltre il 75% le rinfuse liquide, seguite dalle merci
varie, in particolare quelle trasportate mediante traghetti. Per quanto riguarda Monfalcone la principale
merceologia è quella delle rinfuse solide che costituiscono il 66% delle movimentazioni, in particolare i
69
prodotti appartenenti alla categoria Prodotti metallurgici, minerali di ferro, minerali e metalli non ferrosi. Il
porto di Monfalcone è inoltre il più importante in Italia nel settore del legname.
Per quanto riguarda infine Porto Nogaro la categoria prevalente è quella delle merci varie.
La rete aeroportuale
L’Aeroporto del Friuli Venezia Giulia - Pietro Savorgnan di Brazzà è lo scalo aeroportuale di
riferimento della regione. Generalmente è indicato come “aeroporto di Ronchi del Legionari”, mentre in
ambito IATA è classificato come “aeroporto di Trieste” (TRS) perché fa riferimento al capoluogo regionale. Il
bacino di traffico potenziale dell’aeroporto comprende una popolazione di circa 5 milioni di abitanti che oltre
alla regione Friuli Venezia Giulia comprende parte del Veneto in Italia, ma anche Slovenia, Carinzia e
Croazia. L’aeroporto ha un’area complessiva di 242 ha. L’aerostazione ha una superficie complessiva di
136.000 mq e al suo interno vi sono 14 banchi per il check in, nove gates di imbarco, sale passeggeri, zona
commerciale duty free e aree di ristoro.
L’aerostazione per le merci ha una superficie di 2.830 mq e comprende un ampio magazzino ed una
palazzina uffici. All’interno del magazzino sono disponibili celle frigorifere, casseforti per la custodia dei
valori, ambienti per il ricovero degli animali e aree riservate per la custodia di merci particolari e pericolose.
L’area cargo è inoltre dotata di attrezzature per il carico e lo scarico di tutti gli aeromobili attualmente in
esercizio e per la movimentazione di ogni tipologia di merce. Nell’area cargo vengono inoltre effettuate tutte
le operazioni relative al traffico merci su superficie.
Tav. 5.9 - Aeroporto di Ronchi dei Legionari: Principali caratteristiche
Altezza s.l.m.
11 m
Distanza centro abitato
33 km
Classe ICAO
4E
Area sedime
242 ha
Agibilità
Area merci complessiva
Pista
Fonte: elaborazione Trail Unioncamere
24h
105.000 mq
3.000x45
L'aeroporto è collegato direttamente all'autostrada A4 Trieste–Venezia (uscita Redipuglia) da un
raccordo a doppia carreggiata di 1 km. La stazione ferroviaria più vicina è quella di Ronchi del Legionari
dove però fermano solo alcuni treni regionali; per i collegamenti a lungo raggio la stazione di riferimento è
quella di Monfalcone. L’aeroporto, inoltre, è collegato ai principali centri regionali attraverso un servizio di
autobus.
È in progetto e parzialmente finanziata la costruzione di un polo intermodale per collegare
l’aeroporto di Ronchi dei Legionari con la rete ferroviaria. L’infrastruttura avrà una superficie di 475 mila metri
quadrati, sorgerà davanti allo scalo e consentirà ai passeggeri il collegamento diretto con la linea ferroviaria
70
Trieste–Venezia. Saranno realizzati una stazione ferroviaria, una nuova stazione autocorriere, un
parcheggio da 1.500 posti auto e tutta la viabilità di raccordo interno e in particolare il collegamento diretto
con il terminal passeggeri per scavalcare la SR 14.
Il traffico merci e passeggeri
Per quanto riguarda i collegamenti l’aeroporto di Ronchi dei Legionari offre diverse destinazioni in
Italia ed Europa. Le rotte nazionali sono con le principali località del Mezzogiorno (Bari, Napoli, Palermo,
Olbia) oltre che con gli scali di Roma Fiumicino e Milano Linate. L’insediamento degli operatori low cost ha
ampliato la gamma di collegamenti internazionali che comprendono attualmente la Grecia (Kos, Samos, e
Cefalonia), la Germania (Dusseldorf), il Regno Unito (Birmingham, Londra STN), Albania (Tirana) e Spagna
(Valencia).
Tav 5.10 - Aeroporto di Ronchi dei Legionari: Traffico, 2011
Attività
Traffico
Var % 2011/2010
Movimenti (n.)
16.572
9,5
Passeggeri (n.)
859.847
18,2
Merci (t)
676
Fonte: elaborazione su dati Assoporti
2,6
L’aeroporto – che ha una capacità di gestione di 850 passeggeri l’ora ed 1,5 milioni l’anno - non ha
ancora pienamente espresso le sue potenzialità: ogni anno i passeggeri che interessano lo scalo regionale
sono meno di un milione anche se in costante crescita (Tav. 5.10, Graf. 5.2).
Nel 2011 i passeggeri sono stati complessivamente 859.847. I flussi sono ripartiti più o meno allo
stesso modo tra nazionali ed internazionali, con una leggera prevalenza dei primi (58%). I transiti sono stati
appena 3.784. I movimenti sono stati 16.572, in aumento del 9,5% rispetto all’anno precedente. Anche in
questo caso vi è una prevalenza dei movimenti nazionali (37,5%), tuttavia è consistente il numero di
movimenti determinati dalle attività di aviazione generale, ossia i movimenti non commerciali che
comprendono le attività di aeroclub, piccoli aerei privati, ecc. Le merci movimentate sono state 676
tonnellate, si tratta di un segmento delle attività aeroportuali che resta comunque marginale; anche se
rispetto al 2010 si è evidenziata una lieve ripresa del 2,6%, il settore resta in costante perdita, dal 2007 - in
periodo ante-crisi - il decremento di merci trasportate è stato del 44%.
Le infrastrutture per la logistica
L’insieme delle infrastrutture per l’intermodalità e la logistica presenti nella regione conferisce al Friuli
Venezia Giulia una posizione di primissimo piano nel panorama logistico nazionale. Anche se in Italia si
registra un certo ritardo negli investimenti nel settore, le regioni del Nord-Est - ed in particolare il Friuli
Venezia Giulia - sono ritenute aree di sicuro interesse nei prossimi anni per la buona offerta a disposizione
71
delle imprese di trasporto e logistica e per l’inserimento all’interno dei principali “assi logistici” dell’Europa
allargata.
L’Interporto Alpe Adria di Cervignano del Friuli, attivo dal 1998, ha un ruolo fondamentale nello
smistamento delle merci nell’ambito del sistema regionale e nazionale. L’Interporto è collocato in posizione
baricentrica rispetto ai più importanti centri regionali, alle piattaforme inland e ai porti (Porto Nogaro a 11 km,
Porto di Monfalcone a 29 km, Porto di Trieste a 48 km). L’area sulla quale si sviluppa l’Interporto ha una
superficie complessiva di 97 ettari. Ad est dello scalo sono presenti tre coppie di binari di 750 metri ciascuno,
24.000 mq di magazzini raccordati, un piazzale operativo per l’intermodalità e due palazzine per gli uffici e
per i servizi, che si sviluppano su un’area complessiva di circa 46 ettari. Ad ovest dello scalo si estende una
superficie di circa 51 ettari in cui sono presenti 50.000 mq di magazzini con i relativi piazzali di sosta, dotata
inoltre di apposito binario direttamente collegato allo scalo ferroviario.
L'interporto si colloca in prossimità degli assi di trasporto transeuropeo che attraversano la regione I
collegamenti stradali sono assicurati dalle autostrade A23 Palmanova–Tarvisio ed A4 Torino–Trieste. I
collegamenti ferroviari avvengono attraverso la linea Udine-Cervignano del Friuli e la linea Venezia–Trieste.
Attualmente l’interporto offre collegamenti plurisettimanali con Genk, in Belgio, (tre collegamenti settimanali
su andata e ritorno) e un collegamento settimanale con Catania. Nel periodo da febbraio a dicembre 2011
sono state movimentate 150.000 tonnellate su piazzale.
Tav. 5.11 - Interporto di Cervignano del Friuli: Principali caratteristiche
Superficie totale (mq)
Magazzini (mq)
460 mq
12.000 + 15.000 tettoie mq
Piazzali (mq)
50.000
Uffici (mq)
2.500
N° Binari
Piazzale Terminal (mq)
Dogana (mq)
Fonte: elaborazione Trail Unioncamere
3x2 750 ml 1x2 da 500 ml
160.000
Magazzini doganali 2.400 mq.
L'Autoporto di Gorizia rappresenta un complesso integrato di infrastrutture logistiche, ferroviarie e
stradali per il trasporto delle merci, collegate direttamente alla rete stradale ed autostradale nazionale ed a
quella slovena. Il sistema si trova sul confine italo-sloveno e si sviluppa su una superficie di oltre 500.000
mq. La Piattaforma Logistica comprende 43.000 mq di aree coperte e 260.000 mq di aree attrezzate con
piazzali e strade. Presso il Sistema Confinario si trovano gli impianti e i servizi collegati alle attività doganali:
qui hanno sede l’Agenzia delle Dogane, gli uffici delle Case di Spedizione e l’Ufficio Veterinario.
Il Terminal Intermodale è collegato alla linea di corsa Gorizia Centrale–Vrtojba–Nova Gorica. Per le
operazioni a terminal e deposito materiale sono disponibili 20.000 mq. di aree scoperte in deposito doganale
e un magazzino coperto raccordato, dotato di carroponte con portata 25ton.
Il polo logistico di Gorizia è collegato alla rete autostradale italiana sia verso ovest (Venezia-Milano),
sia verso Nord (Austria e Baviera); la nuova autostrada H4 garantisce, inoltre, il collegamento con la
72
Slovenia ed i paesi dell'Est. L'infrastruttura trae benefici anche dalla vicinanza con il sistema portuale
dell'Alto adriatico (Trieste, Monfalcone, Venezia), con lo scalo di Cervignano del Friuli (UD) e con l'Aeroporto
di Ronchi dei Legionari (GO).
Tav. 5.12 - Autoporto di Gorizia: Principali caratteristiche
Superficie
60 ha
Superficie magazzini
16.800 mq
Celle frigorifere
18.200 mc
Magazzini in regime doganale
Terminal intermodale
Lunghezza binari
Fonte: elaborazione Trail Unioncamere
1.200 mq
20.000 mq
1.700 m
Il Terminal Intermodale di Fernetti è situato al confine italo-sloveno di Fernetti e Sezana (SLO), dista
18 km dal porto di Trieste e 30 km dall'aeroporto internazionale di Ronchi dei Legionari (GO). Il Terminal
Intermodale è collegato direttamente con la Stazione ferroviaria di Villa Opicina, abilitata al traffico
intercontainer. I collegamenti stradali avvengono attraverso l’autostrada A4 per Venezia (Italia - Svizzera Francia - Spagna), l’autostrada A23 per Tarvisio (Austria - Germania) e, infine, l’autostrada per Lubiana
(Centro Est Europa).
Tav. 5.13 - Terminal Intermodale di Fernetti: Principali caratteristiche
Superficie totale
35 ha
Superficie uffici e servizi
Superficie magazzini
Superficie piazzale
Superficie Terminal Intermodale
n. binari
Lunghezza binari
Fonte: elaborazione Trail Unioncamere
4.500 mq
30.000 mq
195.000 mq
42.000 mq
6
3.300 m
La posizione del Friuli Venezia Giulia nella rete di trasporto europea
Le reti TEN sono nate con lo scopo di favorire l’accesso, l’interconnessione e l’interoperabilità delle
reti nazionali e di semplificare il collegamento tra le regioni centrali della Comunità e le regioni insulari, quelle
prive di sbocchi al mare e quelle periferiche. Lo sviluppo di una rete di trasporto a livello comunitario è,
inoltre, fondamentale per una maggiore integrazione dei mercati, specialmente all’interno dell’Unione
allargata. Alla luce dei progressi che ci sono stati negli ultimi anni la Commissione europea ha avviato una
attività di consultazione presso i Paesi membri per una revisione del progetto complessivo delle reti TEN e
nell’ottobre 2001 sono stati ufficializzati i nuovi orientamenti per una politica di trasformazione dell’attuale
rete.
73
Il nuovo assetto disegnato prevede una rete di primo livello da completare entro il 2030 composta da
10 corridoi che rappresentano la rete centrale. Ciascun corridoio include almeno tre modi di trasporto, tre
Stati membri e due sezioni transfrontaliere. Per quanto riguarda l’Italia, vengono annoverati:
•
il Corridoio Mediterraneo (Lione – Torino – Milano – Brescia – Venezia – Trieste);
•
Il Corridoio Helsinki - Valletta (Brennero – Verona – Bologna – Roma – Napoli - Bari e Napoli –
Palermo - Valletta) che prolunga il precedente Berlino – Palermo;
•
il Corridoio Genova - Rotterdam (Genova - Milano/Novara - Sempione);
•
il Corridoio Baltico - Adriatico (Vienna – Udine – Venezia – Bologna - Ravenna).
La rete di secondo livello garantirà la piena copertura del territorio dell’Unione e dovrà essere
completata entro il 2050. Il Friuli Venezia Giulia è attraversato direttamente da due di tali corridoi con
possibilità di allacciarsi agli altri attraverso di questi: il Corridoio Mediterraneo ed il Corridoio Baltico Adriatico.
Il Corridoio Mediterraneo ricalca l’itinerario Lione – Torino – Milano – Venezia – Trieste. Esso collega
Spagna, Francia, Italia ed i Paesi dell’Est Europeo. Il progetto prevede di unificare l’attuale insieme di strade,
ferrovie, aeroporti e canali e trasformarlo in una rete di trasporto moderna, affinché possa facilitare le
operazioni di trasporto transfrontaliere per i viaggiatori e le imprese in tutta la UE. In Italia il Corridoio
attraversa l’intera pianura padana e connette alcune delle aree più produttive del paese (Lombardia, Veneto,
Friuli Venezia Giulia) con le principali infrastrutture intermodali, porti e interporti, per favorire l’accesso ai
mercati europei.
Fig. 5.3 - Tracciato dei corridoi che intersecano il Friuli Venezia Giulia
Il Corridoio Baltico – Adriatico è l'asse ferroviario intermodale che collega il Mar Baltico con il Mare
Adriatico. Interessa 19 regioni ad alto potenziale economico e di sviluppo e circa 40 milioni di cittadini
europei. Il tracciato ha uno dei suoi caposaldi nella zona metropolitana di Helsinki sul Mar Baltico e collega
74
Estonia, Lettonia e Lituania, attraversa quindi la Polonia a Varsavia, Katowice e Gdinya per poi passare in
Repubblica Ceca tra le zone di Ostrava e Brno; l’asse continua verso sud in Slovacchia nei territori di Zilina e
Bratislava fino a Vienna. Dalla capitale austriaca la rete prosegue per Graz, Klagenfurt, Villach, e, attraverso
il valico di Tarvisio arriva fino alle nostre regioni del Nord Est, Udine, Venezia, Bologna e Ravenna, che sono
i punti di contatto con il Mar Adriatico.
Il corridoio faciliterà i collegamenti tra infrastrutture logistiche importanti come i porti di Trieste,
Monfalcone, Venezia, Ravenna, Capodistria e interporti come Verona, Bologna, Cervignano del Friuli con le
principali realtà economiche dell’entroterra (Vienna, Graz, Klagenfurt, Villach, Udine). L’asse permetterà
altresì il rilancio dei traffici tra i porti del Baltico e quelli dell’Adriatico agevolando lo smistamento delle merci
in arrivo dal Far East attraverso il canale di Suez verso tutto il Centro Europa.
75
Bibliografia
Ballatori, Enzo; Vaccaro, Guido. Elementi di statistica per il turismo, Milano, Franco Angeli, 1992, 3^ ed
(Collana di Studi e Ricerche sul Turismo 9)
Banca Centrale Europea, Bollettino mensile, marzo 2012
Banca d’Italia, Bollettino economico, n. 68, aprile 2012
Banca d’Italia, Economie regionali: la domanda e l'offerta di credito a livello territoriale, Roma, 2012
Banca d’Italia, L'economia delle regioni italiane, Dinamiche recenti e aspetti strutturali, Roma, novembre
2011
Banca d’Italia, L’economia del Friuli Venezia Giulia, Trieste, novembre 2011
Captano, Giuseppe, Mesoeconomia: teorie ed evidenze empiriche di economia regionale, Milano, Franco
Angeli, 2007
CISET (Centro internazionale di studi sull’economia turistica)-Banca d’Italia, XII conferenza “L’Italia ed il
turismo internazionale nel 2012”, Venezia, 2012
Confindustria Friuli Venezia Giulia, Indagine congiunturale trimestrale, febbraio 2012
Eurochambres, Economic Survey 2012, 19th edition, December 2012
Eurostat, Euroindicators, 6 March 2012
Distretti industriali, Osservatorio nazionale distretti industriali: Rapporti, Roma, 2011
Donati, Chiara; Silvestri, Ilaria. La localizzazione delle attività produttive in FVG. Archivio ASIA 2008
(www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/AT12/ARG2/SCHEDA9)
International Monetary Fund, World economic Outlook, April 2012
ISTAT, Il conto satellite del turismo: un'analisi preliminare delle definizioni, classificazioni e metodologie.
Anno 2001
ISTAT, Disoccupati, inattivi, sottoccupati: indicatori complementari al tasso di disoccupazione. Statistiche
report, 19 aprile 2012
ISTAT, “IV trimestre 2011, Conto Economico Trimestrale delle Amministrazioni Pubbliche: Indebitamento,
saldo primario, saldo corrente, entrate totali, uscite totali”, Statistiche flash, 4 aprile 2012
ISTAT, “Anni 2007-2010. Notifica dell’indebitamento netto e del debito delle Amministrazioni Pubbliche
secondo il trattato di Maastricht”, Nota informativa, 21 ottobre 2011
ISTAT, “Anni 2007-2010. Notifica dell’indebitamento netto e del debito delle Amministrazioni Pubbliche
secondo il trattato di Maastricht”, Nota informativa, 21 ottobre 2011
ISTAT, “Conti economici trimestrali: IV trimestre 2011”, Statistiche flash, 12 marzo 2012
ISTAT, “Le esportazioni delle regioni italiane: IV trimestre 2011”, Statistiche flash, 14 marzo 2012
ISTAT, Noi Italia: 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo, Roma, 2012
ISTAT, Struttura e dimensione delle unità locali delle imprese 2009. Roma, 2011
76
Istituto G. Tagliacarne-Unioncamere, Giornata dell’economia 2012, dossier statistico 2012, febbraio 2012
L’Italia che verrà. Industria culturale, made in Italy e territori, i Quaderni di Symbola, Roma 2011
Marini, Daniele. Innovatori di confine. I percorsi del nuovo Nord Est, Venezia, Marsilio, 2012 (Nordest
Europa.It)
Marini, Daniele, Oliva, Silvia (curatori). Nord Est 2011 Rapporto sulla società e l’economia, Venezia, Marsilio,
2011
Ministero dello Sviluppo Economico, Rapporto sul sistema distributivo: analisi economico strutturale del
commercio italiano: anno 2010, Roma, 2011
I Quaderni di Symbola, Prodotto Interno Qualità, Roma, 2010
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Regione in cifre 2011, Trieste, 2011
Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, Il mercato del lavoro nel Friuli Venezia Giulia: rapporti: edizione
2011, cura dell’Agenzia regionale del lavoro e della formazione professionale, Trieste
Unioncamere-Centro Studi, Le imprese nell’attuale fase congiunturale: Alcuni spunti per una lettura
congiunta dei fenomeni economici in vista della 10a Giornata dell’Economia, Roma, febbraio 2012
Unioncamere, Sistema camerale 2011, Roma, 2011
Unioncamere, 2011: Economia reale e clima degli affari. 2012: Le imprese italiane verso le nuove frontiere
della green economy e dell’economia della cultura, Roma, 2011
Unioncamere. Rapporto per la 10.a Giornata dell’economia, Roma, 2012
Unioncamere, Ist. G. Tagliacarne, Rapporto 2010 sulle piccole e medie imprese e le economie locali. La
centralità del territorio nelle traiettorie di sviluppo dell’economia italiana, Roma, 2011
Uniontrasporti Scrl_ Rapporto 2011 a conclusione dello studio "Infrastrutture, informazione e consenso" progetto finanziato dal fondo perequativo nazionale Unioncamere, Roma 2011
Unković, Slobodan. Economics of Tourism, Belgrade, Savremena Administracija, 1996
Zaccomer Gian Piero, Economia, statistica e territorio. Informazione e metodologia statistica per la
conoscenza dell’economia del Friuli Venezia Giulia, Udine, Forum, 2008
77
Indice delle tavole allegate
1.o Capitolo: La demografia delle imprese
Tav. 1.1 - Riepilogo delle imprese registrate e attive per divisione di attività economica (ATECO 2007) alla
fine dei quattro trimestri 2011. Iscrizioni e cessazioni trimestrali nel 2011
Tav. 1.2 - Riepilogo delle imprese registrate per divisione di attività economica (ATECO 2007) nel periodo
2008-2011. Iscrizioni, cessazioni e saldi annuali
Tav. 1.3 - Tassi di natalità, mortalità e sviluppo imprenditoriale nel periodo 2009-2011. Distribuzione per
divisione di attività economica ATECO 2007 (dati ogni 100 imprese)
Tav. 1.4 - Riepilogo delle imprese registrate per forma giuridica alla fine dei quattro trimestri 2011. Iscrizioni
e cessazioni trimestrali nel 2011
Tav. 1.5 - Riepilogo delle imprese registrate per forma giuridica nel periodo 1998-2011. Iscrizioni, cessazioni
e saldi annuali
Tav. 1.6 - Tassi di natalità, mortalità e sviluppo imprenditoriale nel periodo 1999-2011. Distribuzione per
forma giuridica (dati ogni 100 imprese)
Tav. 1.7 - Riepilogo delle imprese registrate per tutte le province della regione e per divisione di attività
economica (ATECO 2007) al 31.12.2011. Iscrizioni, cessazioni e saldi nel 2011
Tav. 1.8 - Riepilogo delle imprese registrate per tutte le province della regione e per forma giuridica al
31.12.2011. Iscrizioni, cessazioni e saldi nel 2011
Tav.1.9 - Riepilogo delle persone extracomunitarie con cariche in impresa, per divisione di attività economica
(ATECO 2007) nel periodo 2008-2011
Tav. 1.10 - Riepilogo delle persone extracomunitarie con cariche in impresa, per divisione di attività
economica (ATECO 2007), classe di età e carica ricoperta. Situazione al 31 dicembre 2011
Tav. 1.11 - Riepilogo delle persone straniere con cariche in impresa, per divisione di attività economica
(ATECO 2007) e paese di nascita. Situazione al 31 dicembre 2011
Tav. 1.12 - Le cariche ricoperte da stranieri al 31 dicembre 2011 per divisione di attività economica e
tipologia di carica
Tav. 1.13 - Le cariche ricoperte da stranieri al 31 dicembre 2011 per divisione di attività economica e forma
giuridica
Tav. 1.14 - Imprenditorialità straniera: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni nel
2011 per divisione di attività economica e forma giuridica
Tav. 1.15 - Imprenditorialità straniera: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni nel
2011 per divisione di attività economica e tipologia di presenza
Tav. 1.16 - Le cariche ricoperte dalle imprenditrici femminili del Friuli Venezia Giulia al IV trimestre 2010 per
divisione di attività economica e tipologia di carica
Tav. 1.16bis - Le cariche ricoperte dalle imprenditrici femminili del Friuli Venezia Giulia al IV trimestre 2011
per divisione di attività economica e tipologia di carica
78
Tav. 1.17 - Le cariche ricoperte dalle imprenditrici femminili al IV trimestre 2010 per divisione di attività
economica e forma giuridica
Tav. 1.17bis - Le cariche ricoperte dalle imprenditrici femminili al IV trimestre 2011 per divisione di attività
economica e forma giuridica
Tav. 1.18 - Imprenditorialità femminile: imprese registrate al IV trimestre 2010 e iscrizioni e cessazioni per
divisione di attività economica e forma giuridica
Tav. 1.18bis - Imprenditorialità femminile: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni
nel 2011 per divisione di attività economica e forma giuridica
Tav. 1.19 - Imprenditorialità femminile: imprese registrate al IV trimestre 2010 e iscrizioni e cessazioni per
divisione di attività economica e tipologia di presenza
Tav. 1.19bis - Imprenditorialità femminile: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni
nel 2011 per divisione di attività economica e tipologia di presenza
Tav. 1.20 - Le cariche ricoperte da giovani con meno di 35 anni al 31 dicembre 2011 per divisione di attività
economica e tipologia di carica
Tav. 1.21 - Le cariche ricoperte da giovani con meno di 35 anni al 31 dicembre 2011 per divisione di attività
economica e forma giuridica
Tav. 1.22 - Imprenditorialità giovanile: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni nel
2011 per divisione di attività economica e forma giuridica
Tav. 1.23 - Imprenditorialità giovanile: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni nel
2011 per divisione di attività economica e tipologia di presenza
Tav. 1.24 - Riepilogo delle imprese artigiane registrate e attive per divisione di attività economica (ATECO
2007) alla fine dei quattro trimestri 2011. Iscrizioni e cessazioni trimestrali nel 2011
Tav. 1.25 - Riepilogo delle imprese artigiane registrate per divisione di attività economica (ATECO 2007) nel
periodo 2008-2011. Iscrizioni, cessazioni e saldi annuali
Tav. 1.26 - Tassi di natalità, mortalità e sviluppo imprenditoriale delle imprese artigiane del 2011.
Distribuzione per settore di attività economica ATECO 2007 (dati ogni 100 imprese)
Tav. 1.27 - Imprese iscritte nel 2010 suddivise in nuove imprese e trasformazioni, scorpori, ecc. per attività
economica
Tav. 1.28 - Imprenditori di nuove imprese iscritte nel 2010 per attività economica
Tav. 1.29 - Imprese iscritte nel 2010 suddivise in nuove imprese e trasformazioni, scorpori, ecc. per provincia
Tav. 1.30 - Imprenditori di nuove imprese iscritte nel 2010 per territorio
Tav. 1.31 - Distribuzione per provincia delle imprese entrate in liquidazione per anno di entrata in
liquidazione
Tav. 1.32 - Distribuzione per provincia delle imprese entrate in procedura concorsuale per mese e anno di
apertura della procedura. Anni 2008-2011
Tav. 1.33 - Numerosità dei Contratti di rete e delle imprese che li hanno sottoscritti, per settore di attività
economica e forma giuridica. Situazione al 6 marzo 2012
79
2.o Capitolo: Indicatori di bilancio e medie imprese
Tav. 2.1 - Liquidità immediata: (Attività a breve-Rimanenze)/Passività a breve
Tav. 2.2 - Liquidità corrente:Attività a breve/Passività a breve
Tav. 2.3 - Rapporto di indebitamento: PN/(Debiti a m/l scadenza+Debiti a breve+Ratei e risconti passivi)
Tav. 2.4 - MON/OF: Margine Operativo netto/Oneri finanziari
Tav. 2.5 - ROE: Risultato d’esercizio/(Patrimonio netto-Risultato d’esercizio)
Tav. 2.6 - ROA: Margine Operativo Netto/Totale attivo tangibile
Tav. 2.7 - Ripartizione del valore aggiunto: remunerazione del capitale umano: COSTO DEL
LAVORO/VALORE AGGIUNTO
Tav. 2.8 - Ripartizione del valore
FINANZIARI/VALORE AGGIUNTO
aggiunto:
remunerazione
del
capitale
umano:
ONERI
Tav. 2.9 - Ripartizione del valore aggiunto: remunerazione del capitale umano: PROFITTI LORDI/VALORE
AGGIUNTO
3.o Capitolo: Ambiente e qualità della vita
Tav. 3.1 - Consumo di gas metano per uso domestico e per riscaldamento per i comuni capoluogo di
provincia - Anni 2000-2010 (a) (m3 per abitante)
Tav. 3.2 - Consumi di energia elettrica per settore di attività economica (milioni di Kwh). Anno 2010
Tav. 3.3 - Consumi di energia elettrica per settore di attività economica (valori percentuali). Anno 2010
Tav. 3.4 - Densità di verde urbano per i comuni capoluogo di provincia - Anni 2000-2010 (a) (b) (percentuale
sulla superficie comunale)
Tav. 3.5 - Produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per tipologia di fonte (valori in Gwh). Anno 2010
Tav. 3.6 - Produzione totale e procapite di rifiuti urbani per tipologia. Anno 2009. Dati assoluti in tonnellate.
Dati procapite in kg
Tav. 3.7 - Discariche per rifiuti urbani per provincia, anni 2005-2009. Quantità smaltite espresse in tonnellate
Tav. 3.8 - Raccolta differenziata delle diverse frazioni merceologiche per provincia. Anno 2009. Dati espressi
in tonnellate
Tav. 3.9 - Autovetture circolanti distinte per tipologia di omologazione. Anno 2010
4.o Capitolo: Impatto occupazionale e localizzazione delle imprese
Tav. 4.1 - I fenomeni di attrazione e delocalizzazione rispetto al territorio in cui vi è la sede legale. Anno 2010
80
5.o Capitolo: La contabilità economica territoriale
Tav. 5.1 - Valore aggiunto a prezzi correnti per branca di attività economica e prodotto interno lordo. Anno
2010. Dati in milioni di euro
Tav. 5.2 - Valore aggiunto a prezzi correnti per settore di attività economica. Anno 2010. Composizione %
settoriale
Tav. 5.3 - Variazioni percentuali annue a prezzi correnti del prodotto interno lordo ai prezzi di mercato e
valori procapite. Serie 2007-2010
Tav. 5.4 - Investimenti fissi lordi per branca proprietaria. Anno 2010. Dati in milioni di euro
Tav. 5.5 - Tasso di accumulazione (rapporto Investimenti fissi lordi su valore aggiunto). Serie storica 20072010
Tav. 5.6 - Valore aggiunto a prezzi correnti del settore manifatturiero per fascia dimensionale di impresa.
Anni 2008- 2009. Dati in milioni di euro
Tav. 5.7 - Valore aggiunto del settore artigianato a prezzi correnti per branca di attività economica anno 2009
e incidenza percentuale sul totale valore aggiunto anni 2008 e 2009
Tav. 5.8 - Valore aggiunto prodotto dall'industria culturale a prezzi correnti per tipologia di industria e sua
incidenza sul valore aggiunto. Anno 2010. Dati in milioni di euro
Tav. 5.9 - Consumi finali interni per tipologia e provincia. Anno 2010. Dati in milioni di euro
Tav. 5.10 - Consumi finali interni per tipologia e provincia. Anno 2010. Spesa procapite in euro
Tav. 5.11 - Variazioni percentuali annue a prezzi correnti dei consumi finali interni e valori procapite. Serie
2007-2010
Tav. 5.12 - Reddito disponibile delle famiglie consumatrici per regione e provincia - Anni 2004-2010. Dati
espressi in milioni di euro
Tav. 5.13 - Reddito disponibile delle famiglie consumatrici pro capite per regione e provincia - Anni 2004 2010. Dati in euro
Tav. 5.14 - Patrimonio delle famiglie per tipologia di attività. Anno 2010. Dati in milioni di euro
Tav. 5.15 - Variazioni percentuali annue a prezzi correnti del patrimonio delle famiglie e valori per famiglia.
Serie 2007-2010
6.o Capitolo: La struttura imprenditoriale e occupazionale e qualificazione delle risorse
umane
Tav. 6.1 - Numero di unità locali per provincia e classe di addetti. Anno 2009 (valori assoluti)
Tav. 6.2 - Numero di addetti alle unità locali per provincia e classe di addetti. Anno 2009 (valori assoluti)
Tav. 6.3 - Numero di unità locali per provincia e settore di attività secondo la classificazione delle attività
economiche ATECO 2007. Anno 2009 (valori assoluti)
Tav. 6.4 - Numero di addetti alle unità locali per provincia e settore di attività secondo la classificazione delle
attività economiche ATECO 2007. Anno 2009 (valori assoluti)
81
7.o Capitolo: L’innovazione
Tav. 7.1 - Personale addetto alla R&S per settore istituzionale e regione. Anno 2009
Tav. 7.2 - Spesa per R&S intra-muros per settore istituzionale e regione. Anno 2009
Tav. 7.3 - Domande depositate per invenzioni in Italia negli anni 1998-2011
Tav. 7.4 - Domande depositate per disegni in Italia negli anni 1998-2011
Tav. 7.5 - Domande depositate per modelli di utilità in Italia negli anni 1998-2011
Tav. 7.6 - Domande depositate per marchi in Italia negli anni 1998-2011
Tav. 7.7 - Domande italiane di brevetto europeo pubblicate da EPO (European Patent Office) nel periodo
1999-2010
Tav. 7.8 - Domande italiane di marchio comunitarie depositate presso l'UAMI (Ufficio per l'armonizzazione
del mercato interno) nel periodo 1999-2010
Tav. 7.9 - Domande italiane di design comunitario depositate presso l'UAMI (Ufficio per l'armonizzazione del
mercato interno) nel periodo 2003-2010
Tav. 7.10 - Imprese che hanno investito o programmato di investire in prodotti e tecnologie green, per finalità
degli investimenti e relative assunzioni programmate nel 2011
8.o Capitolo: Il commercio internazionale
Tav. 8.1 - Commercio estero delle province italiane. Valore delle importazioni ed esportazioni 2010-2011 e
variazione percentuale. Valori in euro.
Tav. 8.2 - Commercio estero delle province italiane. Variazione delle esportazioni rispetto all'anno
precedente. Anni 1992-2011
Tav. 8.3 - Importazioni delle province italiane per macrosettore. Anno 2011. Valori assoluti (in euro) e
composizione percentuale sul totale import provinciale
Tav. 8.4 - Esportazioni delle province italiane per macrosettore. Anno 2011. Valori assoluti (in euro) e
composizione percentuale sul totale export provinciale
Tav. 8.5 - Importazioni delle province italiane per area geografica di provenienza delle merci. Anno 2011.
Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale import provinciale
Tav. 8.6 - Esportazioni delle province italiane per area geografica di destinazione delle merci. Anno 2011.
Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale export provinciale
Tav. 8.7 - Primi 30 Paesi per valore delle importazioni e delle esportazioni. Anni 2010 e 2011, valori in euro.
Tav. 8.8 - Prime 30 merci per valore delle importazioni e delle esportazioni. Anni 2010 e 2011, valori in euro.
Tav. 8.9 - Importazioni ed esportazioni per contenuto tecnologico dei beni commercializzati secondo la
tassonomia di Pavitt. Anno 2011. Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale provinciale
Tav. 8.10 - Propensione all'export e grado di apertura al commercio estero per il totale economia nelle
province italiane. Anni 2010-2011
82
9.o Capitolo: Il turismo
Tav. 9.1 - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri per provincia e residenza della clientela. Anno 2010
Tav. 9.2 - Arrivi e presenze negli esercizi complementari per provincia e residenza della clientela. Anno 2010
Tav. 9.3 - Arrivi e presenze nel complesso degli esercizi ricettivi per provincia e residenza della clientela.
Anno 2010
Tav. 9.4 - Numero di viaggiatori stranieri a destinazione per provincia visitata. Serie 2007-2011. Dati in
migliaia
Tav. 9.5 - Spesa dei viaggiatori stranieri per provincia visitata. Serie 2007-2011. Dati in milioni di euro
Tav. 9.6 - Numero dei pernottamenti dei viaggiatori stranieri per provincia visitata. Serie 2007-2011. Dati in
migliaia
Tav. 9.7 - Numero dei viaggiatori italiani per provincia di residenza. Serie 2007-2011. Dati in migliaia
Tav. 9.8 - Spesa dei viaggiatori italiani all'estero per provincia di residenza. Serie 2007-2011. Dati in milioni
di euro
Tav. 9.9 - Numero dei pernottamenti dei viaggiatori italiani all'estero per provincia di residenza. Serie 20072011. Dati in migliaia
Tav. 9.10 - Saldo della spesa del turismo internazionale per provincia. Serie 2007-2011. Dati in milioni di
euro
10.o Capitolo: il credito
Tav. 10.1 - Depositi presso banche e casse depositi e prestiti per provincia di localizzazione della clientela
per settori di attività economica della clientela. Dati in milioni di euro
Tav. 10.2 - Impieghi bancari erogati da banche e casse depositi e prestiti per provincia di localizzazione della
clientela per settori di attività economica della clientela. Dati in milioni di euro
Tav. 10.3 - Sofferenze utilizzate nette e numero di affidati negli anni. Anni 2009-2011. Valori dell'utilizzato
netto in milioni di euro
Tav. 10.4 - Numero di sportelli bancari attivi negli anni 1998-2010 per provincia
Tav. 10.5 - Consistenza dei finanziamenti oltre il breve termine (oltre un anno) per provincia di destinazione
dell'investimento. Anni 2008-2011. Dati in milioni di euro
11.o Capitolo: L’inflazione
Tav. 11.1 - Numero indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC) per comuni capoluogo di
provincia e divisione. Media anno 2011
12.o Capitolo: Gli scenari previsionali
Tav. 12.1 – Scenario di previsione al 2014
83
13.o Capitolo: La demografia della popolazione
Tav. 13.1 - Popolazione residente per sesso, età e provincia al 31-12-2010
Tav. 13.2 - Gli indicatori demografici della popolazione residente totale nelle province italiane al 31-12-2010
Tav. 13.3 - Popolazione straniera residente per sesso, età e provincia ed incidenza sul totale popolazione al
31-12-2010
Tav. 13.4 - Gli indicatori demografici della popolazione residente straniera nelle province italiane al 31-122010
Tav. 13.3 - Bilanci demografici per provincia. Anni 2002-2010. Dati per 1.000 abitanti
Tav. 13.6 - La popolazione prevista nelle regioni italiane secondo l'ipotesi previsiva centrale in alcuni anni e
l'incidenza della popolazione straniera
Tav. 13.7 - Gli indici di vecchiaia nelle regioni italiane secondo l'ipotesi previsiva centrale in alcuni anni
Tav. 13.8 - La speranza di vita alla nascita nelle regioni italiane secondo l'ipotesi previsiva centrale per sesso
14.o Capitolo: Il mercato delle costruzioni
Tav. 14.1 - Numero di transazioni normalizzate e indice di intensità del mercato immobiliare residenziale per
provincia e tipologia di immobile - Anno 2010
Tav. 14.2 - Numero di transazioni normalizzate di immobili destinati ad attività commerciali per provincia e
destinazione di uso. Anno 2010
Tav. 14.3 - Intensità del mercato immobiliare degli immobili destinati ad attività commerciale per provincia e
destinazione di uso. Anno 2010
Tav. 14.4 - Indice di intensità del mercato immobiliare residenziale per provincia. Serie storica 2007-2010
15.o Capitolo: Il mercato del lavoro
Tav. 15.1 - Forze di lavoro divise fra occupati per settore e persone in cerca di occupazione. Anno 2011. Dati
in migliaia
Tav. 15.2 - Serie storica delle persone in cerca di occupazione. Anni 2004-2011. Dati in migliaia
Tav. 15.3 - Tassi caratteristici del mercato del lavoro. Anni 2004-2011
Tav. 15.4 - Numero di occupati desunti dall'indagine sulle forze di lavoro classificati per cittadinanza e
provincia. Media dei primi tre trimestri del 2011. Dati assoluti in migliaia
Tav. 15.5 - Numero di occupati desunti dall'indagine sulle forze di lavoro classificati per numero di ore
lavorate settimanali. Media dei primi tre trimestri del 2011. Dati assoluti in migliaia
Tav. 15.6 - Numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni per il complesso dei settori di attività
economia e gestione. Anni 2005-2011
Tav. 15.7 - Numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni per il complesso dei settori di attività
economia e gestione nei primi tre mesi dell'anno. Anni 2005-2012
84
16.o Capitolo: Istruzione e formazione
Tav. 16.1 - Popolazione di 15 anni e oltre classificata per massimo titolo di studio conseguito e provincia.
Media 2010
Tav. 16.2 - Il numero di laureati suddivisi per provincia di residenza e per classificazione internazionale del
corso di studio. Anno 2010
Tav. 16.3 - Il numero di laureati suddivisi per provincia di residenza e luogo di conseguimento del titolo. Anno
2010
17.o Capitolo: Le Infrastrutture
Tav. 17.1 - Indici di dotazione infrastrutturale per categoria. Anno 2011
Tav. 17.2 - Densità della rete ferroviaria nei Comuni Capoluogo di Provincia - Anni 2000-2009. Km per 100
kmq di superficie comunale
Tav. 17.3 - Densità della rete di autobus nei Comuni Capoluogo di Provincia - Anni 2000-2009. Km per 100
kmq di superficie comunale
Tav. 17.4 - Spese correnti delle Regioni per i trasporti per destinazione delle somme. Anno 2009. Dati in
migliaia di euro
Tav. 17.5 - Spese in conto capitale delle Regioni per i trasporti per destinazione delle somme. Anno 2009.
Dati in migliaia di euro
Tav. 17.6 - Spese correnti e in conto capitale delle Regioni per i trasporti per destinazione delle somme.
Anno 2009. Dati in migliaia di euro
Tav. 17.7 - Pagamenti per spese dirette, contributi e trasferimenti, correnti ed in conto capitale, delle
Province nel settore dei trasporti, a prezzi correnti. Anno 2009. Dati in milioni di Euro
Tav. 17.8 - Pagamenti per spese dirette, contributi e trasferimenti, correnti ed in conto capitale, dei Comuni
Capoluogo di Provincia nel settore dei trasporti, a prezzi correnti. Anno 2009. Dati in milioni di Euro
18.o Capitolo: I distretti industriali
Tav. 18.1 - Alcune caratteristiche dei distretti industriali individuati dall'Osservatorio Nazionale sui Distretti
85
Note metodologiche sui temi della giornata dell’economia
SEZIONE 1: LA DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE
La demografia delle imprese
Le tavole presentate in questa sezione sono desunte dai dati tratti da Movimprese nei quattro
trimestri del 2011 e negli ultimi quattro anni (2008-2011). Movimprese, basandosi su movimentazioni di
archivi amministrativi, ripropone i flussi al lordo di qualunque variazione non giustificabile da fatti puramente
economici.
•
•
•
Nelle tavole viene fornito, in particolare:
il numero delle imprese registrate (cioè le imprese presenti in archivio e non cessate indipendentemente
dallo stato di attività assunto) al Registro imprese nel periodo di riferimento;
il numero delle cessazioni nell'arco del trimestre si riferisce al numero di posizioni che risultano cessate
nel periodo considerato. Il conteggio è ottenuto dal confronto delle foto di due periodi successivi.
L’individuazione di una cessazione NON tiene conto della effettiva data di cessazione ma solo del
momento in cui la cessazione viene caricata nel registro informatico; è importante evidenziare che nelle
tavole che vengono presentate le cancellazioni di imprese sono da ritenersi al lordo (ovvero sono
comprensive) delle cancellazioni di ufficio.
il numero di iscrizioni nell'arco del trimestre si riferisce al numero di imprese che risultano iscritte al
Registro delle Imprese nel periodo in esame. Il dato è ottenuto come confronto tra le foto di due periodi
successivi.
La demografia degli imprenditori extracomunitari
Le tavole presentate in questa sezione sono desunte dai dati tratti dal file Persone con carica
presenti nel Registro Imprese nel periodo (2000-2011), con dettaglio all’anno 2011.
•
•
Nelle tavole viene fornita, in particolare:
la consistenza degli imprenditori extracomunitari (sono definiti come tali tutti coloro che non provengono
6
da uno dei 27 paesi aderenti all’Unione Europea ivi compresi Bulgaria e Romania) per settore di attività,
per classe di età e carica ricoperta nell’impresa;
la consistenza delle persone straniere per nazionalità (determinata sulla base del codice fiscale) distinta
per aree geografiche mondiali. Qui di seguito viene riportato il raccordo fra aree e singolo paese di
nascita
AREA GEOGRAFICA
Paesi comunitari
Albania
Turchia
Altri Paesi d'Europa
Africa Centrale, Orientale e Meridionale
6
PAESI APPARTENENTI
Austria, Belgio, Bulgaria, Ceca Rep., Cecoslovacchia, Cipro,
Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Germania Est,
Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo,
Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, San Marino,
Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria
Albania
Turchia
Andorra, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia Ed Erzegovina,
Città del Vaticano, Croazia, Georgia, Gibilterra, Islanda, Kazakistan,
Kirghizistan, La Reunion (Isola), Liechtenstein, Macedonia, Man
(Isola), Moldavia, Monaco, Normanne (Isole), Norvegia, Russia
(Federazione), Serbia E Montenegro, Svizzera, Tagikistan,
Turkemenistan, Ucraina, Unione Rep. Socialiste Sovietiche,
Uzbekistan, Kossovo, Montenegro, Serbia, Serbia Montenegro
Angola, Botswana, Burundi, Camerun, Centrafricana Rep., Congo
Rep. Dem., Congo Rep. Pop., Dipendenze Sudafricane, Eritrea,
Etiopia, Gabon, Gibuti, Guinea Equatoriale, Kenya, Madagascar,
Malawi, Maurizio, Mozambico, Namibia, Ruanda, Sant'Elena (Isola),
Sao Tome' E Principe, Seicelle, Somalia, Sudafricana Rep.,
Nel complesso dei comunitari vengono considerati anche coloro che sono nati nella Repubblica di San Marino
86
Africa Occidentale
Africa Settentrionale
Vicino e Medio Oriente
Cina
Altri Paesi Estremo Oriente
America Centrale e del Sud
America Settentrionale
Australia e Oceania
Giappone
Canada
Swaziland, Tanganica, Tanzania, Uganda, Venda, Zambia, Zanzibar,
Zimbabwe, Comore, Terr. Degli Afar E Degli Issa
Benin, Burkina, Capo Verde, Ciad, Costa D'Avorio, Gambia, Ghana,
Guinea, Guinea Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria,
Senegal, Sierra Leone, Togo
Algeria, Egitto, Ifni, Libia, Marocco, Sahara Meridionale, Sudan,
Tunisia
Arabia Meridionale Fed., Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti,
Gaza, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Kuwait, Libano, Oman, Qatar,
Siria, Yemen, Yemen Rep. Dem. Pop., Territori Palestinesi
Cina
Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Birmania, Brunei, Cambogia,
Christmas (Isola), Corea Del Nord, Corea Del Sud, Filippine, Guam
(Isola), Hong Kong, India, Indonesia, Laos, Macao, Malaysia,
Mongolia, Nepal, Pakistan, Sikkim, Singapore, Sri Lanka, Taiwan,
Thailandia, Timor (Isola), Vietnam, Vietnam Del Nord, Vietnam Del
Sud, Maldive
Antigua e Barbuda, Antille Britanniche, Antille Olandesi, Argentina,
Bahama, Barbados, Belize, Bermuda (Isole), Bolivia, Brasile, Cile,
Colombia, Costa Rica, Cuba, Dominica, Dominicana Rep., Ecuador,
El Salvador, Giamaica, Grenada, Guadalupa, Guatemala, Guyana,
Haiti, Honduras, Martinica, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay,
Peru', Puerto Rico, Suriname, Trinidad E Tobago, Uruguay,
Venezuela, Vergini Americane (Isole), Guiana Francese
Dipendenze Canadesi, Groenlandia, Midway (Isole), Stati Uniti
D'America
Australia, Caroline (Isole), Figi, Nuova Caledonia, Nuova Guinea,
Nuova Zelanda, Nuove Ebridi, Papua Nuova Guinea, Pitcairn,
Polinesia Francese, Samoa, Savage (Isole), Vanuatu, Marshall
Giappone, Ryukyu (Isole)
Canada
L’imprenditoria straniera
In analogia a quanto già si fa da alcuni anni per le donne, quest’anno è possibile avere anche
informazioni sulla consistenza di quelle che possono essere definite imprese straniere per divisione di attività
economica ATECO 2007, forma giuridica e tipologia di presenza. La definizione di impresa straniera dipende
dalla sua forma giuridica. Si considerano "Imprese straniere" le imprese la cui partecipazione del controllo e
della proprietà è detenuta in prevalenza da persone non nate in Italia. In generale si considerano straniere le
imprese la cui partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%
mediando le composizioni di quote di partecipazione e di cariche amministrative detenute da stranieri, per
tipologia di impresa. Più in particolare, per le società di capitale si definisce presenza maggioritaria se più del
50% del capitale sociale e dell'amministrazione, in media, è detenuto da persone nate all’estero; presenza
forte se il livello sale al 66,6% e presenza esclusiva se il capitale e l’amministrazione della società è
costituito al 100,0% da persone non nate in Italia. Per quanto riguarda le società di persone e le cooperative
le tre presenze fanno riferimento al numero di soci e le soglie sono rispettivamente 50%, 60% e 100% e lo
stesso discorso può farsi per le altre forme giuridiche in cui vengono presi in considerazione i soli
amministratori. Per quanto riguarda le ditte individuali per definizione la presenza è esclusiva.
Donne imprenditrici e imprenditorialità femminile
Anche in questo caso, le tavole si riferiscono ai dati tratti dal file Persone con carica presenti nel
Registro Imprese e dall’Archivio soci per i soci di capitale nel periodo (2003-2011), con dettaglio all’anno
2011.
A partite dai dati del file Persone del Registro imprese è stato realizzato nel 2004, su iniziativa di
Unioncamere, un Osservatorio sulla imprenditorialità femminile.
Per stabilire con quale criterio misurare la partecipazione femminile nelle imprese si è preso spunto
dalla definizione data dalla Legge 215/92 - Azioni positive per l'imprenditoria femminile, art. 2 e dalla
successiva Circolare n° 1151489 22/11/2002 art. 1.2 del Ministero delle Attività Produttive. In base a tali
norme, il grado di partecipazione femminile è desunto della natura giuridica dell'impresa, dall'eventuale
quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio donna e dalla percentuale di donne presenti tra gli
amministratori o titolari o soci dell'impresa. Generalizzando queste definizioni sono quindi state individuate le
Imprese Femminili, come le imprese la cui partecipazione femminile è superiore al 50% mediando le
87
composizioni di quote di partecipazione e cariche amministrative attribuite; inoltre queste imprese sono state
poi classificate in base alla maggiore o minore capacità di controllo esercitato dalle donne cioè in base alla
maggiore o minore presenza femminile.
Nelle tavole viene fornita, in particolare:
•
la consistenza e i flussi dell’imprenditoria femminile per settore di attività nell’anno 2011;
•
la consistenza delle cariche ricoperte nell’imprenditoria femminile per settore di attività, per forma
giuridica e tipologia di carica nel 2011.
Si richiama l'attenzione sul fatto che le imprese non femminili non si possono identificare
automaticamente come imprese maschili cioè partecipate in prevalenza da uomini: sul totale delle imprese
giocano infatti un ruolo significativo le imprese partecipate in prevalenza da soggetti giuridici e non solo da
persone fisiche.
I dati sulle Cariche femminili forniscono informazioni su tutte le cariche assunte da donne nell'ambito
di tutte le imprese registrate presenti nelle diverse province e sulle donne titolari di azioni/quote di capitale
nelle imprese tenute alla presentazione al Registro Imprese dell'elenco dei soci.
La demografia degli imprenditori giovani
Le tavole presentate in questa sezione sono desunte dai dati tratti dal file Persone con carica
presenti nel Registro Imprese nel periodo (2000-2011), con dettaglio all’anno 2011 e relativo alle persone
aventi fino a 34 anni alla data del 31 dicembre 2011.
Nelle tavole viene fornita, in particolare, la consistenza degli imprenditori giovani per settore di
attività, tipologia di carica e forma giuridica ricoperta nell’impresa.
L’imprenditoria giovanile
In analogia a quanto già si fa da alcuni anni per le donne, quest’anno è possibile avere anche
informazioni sulla consistenza di quelle che possono essere definite imprese giovani per divisione di attività
economica ATECO 2007, forma giuridica e tipologia di presenza.
La definizione di impresa giovane dipende dalla sua forma giuridica. Più in particolare, per le società
di capitale si definisce presenza maggioritaria se più del 50% del capitale sociale e il 50% degli
amministratori ha meno di 35 anni alla data del 31 dicembre 2011 oppure se vi è più del 50% di
amministratori, presenza forte se i livelli salgono al 66,6% e presenza esclusiva se i livelli salgono al 100,0%.
Per quanto riguarda le società di persone e le cooperative le tre presenze fanno riferimento al numero di soci
e le soglie sono rispettivamente 50%, 60% e 100% e lo stesso discorso può farsi per le altre forme giuridiche
in cui vengono presi in considerazione i soli amministratori. Per quanto riguarda le ditte individuali per
definizione la presenza è esclusiva.
La demografia delle imprese artigiane
Sempre dalla fonte Movimprese derivano tutta una serie di tavole sul tema dell’artigianato con
riferimento alla movimentazione delle imprese appartenenti al comparto artigiano nei quattro trimestri del
2011 disaggregati per settore di attività economica (sempre nell’ottica ATECO 2007), la serie storica di
stock, flussi e tassi caratteristici dal 2008 al 2011 (sempre secondo la doppia chiave di lettura settoriale).
Ai fini del Registro delle Imprese, l'impresa artigiana si definisce, in modo formale, come l'impresa
iscritta nell'apposito Albo Provinciale previsto dall'art. 5 della Legge 8 agosto 1985, n. 443. Tale legge dà
una definizione diversa e più ampia di quella prevista dal codice civile che colloca l'impresa artigiana
nell'ambito della piccola impresa. Le imprese che risultino iscritte negli Albi Provinciali previsti dalla legge
sono, per definizione, artigiane - anche se possono adottare diverse forme giuridiche, accanto a quella più
frequente di impresa individuale (ad esempio quella abbastanza frequente di società in nome collettivo) - e,
in base alla legge istitutiva del Registro delle Imprese, vengono "annotate" nella Sezione speciale.
Le imprese entrate in procedure concorsuali
La prima tavola presentata in questa sezione riporta i dati relativi alle imprese entrate in liquidazione
nel periodo prima del 1990-2011, per anno di entrata in liquidazione, distinte per provincia. Si fa presente
che i dati annuali non sono cumulabili tra loro in quanto per una parte di queste imprese, nel frattempo, si è
conclusa la procedura concorsuale e, conseguentemente, sono cessate dal Registro.
88
La seconda tavola presentata in questa sezione riporta i dati relativi alle imprese per cui è stata
rilevata un’apertura di procedura concorsuale nel periodo 2008-2011 suddivisi per mese e per provincia. Si
fa presente che i dati annuali non sono cumulabili tra loro in quanto per una parte di queste imprese, nel
frattempo, si è conclusa la procedura concorsuale.
Le vere nuove imprese
L'Osservatorio Unioncamere sulla Demografia delle Imprese ha l'obiettivo di rilevare annualmente i
flussi di nuove imprese, le caratteristiche di queste ultime e dei neo-imprenditori
Una quota consistente delle nuove iscrizioni è in realtà causata da eventi di tipo amministrativo, e non è
associabile alla nascita di nuove imprese ma a trasformazioni di imprese preesistenti. I dati proposti
dall'Osservatorio scaturiscono dall'esigenza di ottenere, dai dati di iscrizione al Registro Imprese resi
disponibili da Movimprese, l'anagrafe delle vere nuove imprese.
L’Osservatorio registra inoltre anche i dati sul settore e la localizzazione delle imprese, oltre ad
informazioni specifiche sui neo-imprenditori quali il sesso, l'età e la nazionalità.
Per individuare se una nuova iscrizione deriva o meno dalla creazione di una nuova impresa si utilizza una
metodologia basata sulla ricerca di legami tra le nuove iscrizioni e le imprese preesistenti già iscritte al
Registro Imprese.
7
I legami individuati sono classificati secondo le indicazioni operative fornite dall'Eurostat per stabilire
la "continuità dell'impresa"; pertanto per ogni legame tra nuova iscrizione e impresa preesistente si
confrontano:
l'unità legale che gestisce l'impresa;
l'attività che essa esercita;
il luogo dove essa esercita le proprie attività.
Questi elementi consentono di classificare le nuove iscrizioni al Registro Imprese in base alla
tipologia di evento che le ha determinate (nuova iscrizione determinata da una vera nuova impresa, nuova
iscrizione determinata da una trasformazione giuridica, nuova iscrizione determinata dallo spin-off da attività
preesistenti).
Le tavole relative a questa sezione forniscono una selezione delle tavole sui principali risultati sulle
iscrizioni al Registro Imprese per l’anno 2010 e riguardano sia la distribuzione territoriale e settoriale delle
imprese sia le caratteristiche degli imprenditori (età, sesso).
I contratti di rete
La Legge del 9 aprile 2009, n. 33 ha introdotto una serie di modifiche relative all’operatività delle reti
di imprese, introdotte per la prima volta dall’art. 6-bis della Legge 133/2008. In particolare sono state meglio
precisate alcune caratteristiche relative al contratto di rete che deve dare evidenza degli obiettivi strategici e
delle attività comuni che diano luogo al miglioramento della capacità competitiva ed innovativa sul mercato:
• la forma del contratto: atto pubblico o scrittura privata autenticata, quindi è necessario ricorrere ad
un notaio;
• l’oggetto del contratto: è una obbligazione reciproca tra le imprese aderenti al contratto di rete ad
esercitare in comune una o più attività economiche rientranti nei rispettivi oggetti sociali;
• lo scopo del contratto: accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul mercato.
•
•
•
•
7
Elementi essenziali del contratto sono:
l’indicazione degli obiettivi strategici e delle attività comuni poste a base della rete, che dimostrino il
miglioramento della capacità innovativa e della competitività sul mercato;
l’individuazione di un programma di rete (che contenga l’enunciazione dei diritti e degli obblighi
assunti da ciascuna impresa partecipante e le modalità di realizzazione dello scopo comune);
l’indicazione della durata del contratto, delle modalità di adesione di altre imprese e delle relative
ipotesi di recesso;
l’individuazione dell’organo comune incaricato di eseguire il contratto di rete, i suoi poteri anche di
rappresentanza e le modalità di partecipazione di ogni impresa alla attività dell’organo. Salvo che sia
diversamente disposto nel contratto di rete, l’organo agisce in rappresentanza delle imprese nei casi
Si veda EUROSTAT, Manuale di raccomandazioni relative ai registri di imprese, Capitoli n. 11, 12, 13, 14, 2003.
89
•
•
espressamente previsti dalla legge. Si discute ancora in dottrina se questa rappresentanza sia piena
oppure limitata ai casi esemplificati nella legge.
l’istituzione di un fondo patrimoniale comune (in relazione al quale sono stabiliti i criteri di valutazione
dei conferimenti che ciascun contraente si obbliga ad eseguire per la sua costituzione e le relative
modalità di gestione. Al fondo patrimoniale di cui alla presente lettera si applicano, in quanto
compatibili, le disposizioni di cui agli artt. 2614 e 2615 del codice civile;
ovvero mediante ricorso alla costituzione da parte di ciascun contraente di un patrimonio destinato
all’affare, ai sensi dell’articolo 2447-bis, primo comma, lettera a) del codice civile;
La Legge 122 del luglio 2010 introduce alcune modifiche, di cui i quattro caposaldi sono:
A) In ordine ai soggetti si passa da “due o più imprese” a “più imprenditori”. Questa modifica riguarda
due profili:
a. il numero degli appartenenti alla rete;
b. il passaggio dal concetto di impresa a quello di imprenditore.
Al contratto di rete possono dunque partecipare imprenditori qualunque sia la natura del soggetto
che esercita l’attività di impresa (che si diversifica in impresa individuale, societaria e pubblica), anche non
commerciali.
B) In ordine alla causa del contratto: si passa da “scopo di accrescere la reciproca capacità
innovativa e la competitività sul mercato” a “scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la
propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato”. La modifica consiste nell’abbandono del
criterio di reciprocità per un più anonimo richiamo alla crescita individuale e collettiva.
C) Sul fondo patrimoniale e l’organo comune. La dotazione patrimoniale e la previsione di un organo
divengono eventuali, opzioni che devono essere valutate come un elemento di flessibilità. La prima modifica
non pare però apprezzabile e comunque incoerente con l’incentivo fiscale esplicitamente previsto, a meno di
non volere legare l’incentivo fiscale alla presenza di una dotazione patrimoniale autonoma. L’organo comune
può essere incaricato di eseguire anche singole parti o fasi del contratto di rete. Il punto deve essere inteso
alla luce dell’oggetto del contratto di rete. Infatti il contratto di rete dovrebbe disciplinare appunto la
collaborazione in forme ed ambiti predeterminati tra le imprese (lo scambio di informazioni di varia natura,
attività per la quale tuttavia non si prevede alcun contatto all’esterno e dunque non si pongono problemi di
soggettivizzazione), o una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa. Dunque il contratto di
rete nasce limitato ad alcune fasi o parti rispetto alle quali si può sviluppare una interdipendenza tra più
imprese ed è naturale che l’organo comune sia incaricato di amministrare questa interdipendenza
nell’interesse di tutti i partecipanti. Secondo il dettato della legge è però possibile limitare ulteriormente la
competenza, ed i relativi poteri di gestione e rappresentanza, a singole parti o fasi del contratto, anche nel
senso che l’organo comune può avere carattere temporaneo, sicché una volta esaurito il compito, il mandato
si estingue (argomento ex art. 1722, 1°, n. 1 del codice civile).
Da segnalare anche che, se previsto, l’organo comune agisce in nome e per conto dei partecipanti
alla rete. La modifica è apprezzabile: si tratta di previsione che salvaguarda essenzialmente i terzi, i quali
sono così dispensati dal verificare il potere di rappresentanza recandosi al Registro delle imprese.
D) Il Registro delle imprese: si chiarisce che la forma del contratto (per atto pubblico e per scrittura
privata autenticata) è funzionale ai soli fini degli adempimenti pubblicitari. Ciò implica che è valido anche un
contratto di rete formalizzato per scrittura privata. A questa formalità converrà ricorrere nei casi in cui non vi
sia un fondo patrimoniale né un organo comune e per il quale quindi non si pongono problemi di limitazioni al
potere di rappresentanza e più in generale di soggettività.
La tavola che viene presentata evidenzia il numero di contratti di rete presenti in ogni provincia.
Poiché non vi sono vincoli amministrativi da rispettare nella stipula di questi contratti (ovvero le imprese
possono risiedere anche in province diverse), accade che il numero di contratti di rete riportato nella tavola è
il numero di contratti presenti cui partecipa almeno una impresa presente in provincia. Per fare un esempio,
se esiste un contratto di rete fra una impresa di Massa-Carrara e una di Lucca, il contratto di rete sarà
imputato a entrambe le province ma sarà conteggiato una sola volta per la regione Toscana. Accanto
all’informazione sui contratti di rete viene messa a disposizione anche quella relativa al numero di imprese
aderenti per settore di attività economica e forma giuridica.
90
SEZIONE 2: GLI INDICATORI DI BILANCIO E LE MEDIE IMPRESE
I principali indicatori economico-finanziari a livello provinciale dal 1999 al 2009
Quest'area tematica analizza il comportamento economico e finanziario delle società di capitale e
delle cooperative italiane, attraverso l'utilizzazione dei dati tratti dall'archivio informatico dei bilanci di fonte
Cerved e Infocamere. Tale archivio, rielaborato dal Centro Studi Unioncamere per le proprie esigenze di
ricerca, contiene, per ciascuna annualità, tra i 450.000 e i 700.000 bilanci annui di società agricole, industriali
e dei servizi escluse quelle del settore dell'intermediazione monetaria e finanziaria. In questo osservatorio,
inoltre, sono esclusi i bilanci economicamente non significativi (fatturato e valore della produzione pari a
zero, oppure presentati in stato di liquidazione). I dati desumibili dall'Osservatorio Unioncamere sui bilanci
delle società di capitale sono stati analizzati sulla base di alcuni indici:
INDICI DI SOLIDITA' E LIQUIDITA'
• Liquidità immediata (o Acid Test Ratio), corrispondente al rapporto tra le attività a breve, considerate
al netto delle rimanenze, e le passività a breve. Per la singola azienda, e considerato che i parametri
possono variare in funzione della dimensione e del settore di attività, in generale si ritiene che il
valore entro la norma dovrebbe essere superiore all’unità, perché in tal caso l’azienda è in grado di
far fronte ai suoi debiti correnti con le liquidità immediate e con quelle prontamente realizzabili. È
ragionevole anche un valore inferiore all’unità, preferibilmente non al di sotto di 0,7-0,8 (cfr. L’ABC
del bilancio di I.Facchinetti, edito da Il Sole 24Ore).
• Liquidità corrente (disponibilità), pari al rapporto tra le attività a breve e le passività a breve. Questo
indice comprende al numeratore le rimanenze. L’indice segnala la capacità dell’azienda di far fronte
alle passività correnti con i mezzi prontamente disponibili o con quelli liquidabili in un periodo
abbastanza breve (crediti e magazzino). Per la singola azienda, e considerato che i parametri
possono variare in funzione della dimensione e del settore di attività, il dato ritenuto corretto non
deve essere di molto inferiore a 2, e preferibilmente non dovrebbe scendere al di sotto di 1,4-1,5 (cfr.
L’ABC del bilancio di I. Facchinetti, edito da Il Sole 24Ore).
• Rapporto di indebitamento, calcolato rapportando il patrimonio netto al totale dei debiti, considerati al
netto dei fondi: PN/(Debiti a m/l scadenza + Debiti a breve + Ratei e risconti passivi). Tale rapporto
misura il ricorso all’indebitamento esterno per unità di capitale di rischio, fornendo una misura della
solvibilità e, quindi, del rischio a cui vanno incontro i creditori.
INDICATORI DELLA CAPACITÀ DI SERVIRE IL DEBITO
• MON/Oneri finanziari, che misura l’adeguatezza del risultato operativo a coprire gli interessi passivi.
REDDITIVITA' NETTA COMPLESSIVA
La redditività del sistema produttivo può essere misurata attraverso:
• il livello di rendimento del capitale di rischio, ossia ROE: Risultato d’esercizio/(Patrimonio nettoRisultato d’esercizio). Rappresenta il Reddito Netto per unità di capitale di rischio impiegato
nell’attività dell’impresa. Si determina così il tasso di redditività del capitale di rischio.
• il livello di rendimento del capitale investito, ossia ROA: MON/Totale attivo tangibile. Indica la
redditività della gestione operativa, ante gestione finanziaria e straordinaria, degli impieghi. Il totale
attivo tangibile è calcolato sottraendo le immobilizzazioni immateriali al totale attivo.
RIPARTIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO
Il valore aggiunto costituisce la differenza tra il valore della produzione e i costi sostenuti per
l’acquisizione dei materiali e dei servizi, dall’esterno. Non entrano nel calcolo i fattori produttivi interni e cioè:
il capitale umano (costo del lavoro) e il capitale fisico (ammortamenti e accantonamenti). Rappresenta,
pertanto, la capacità dell’impresa di creare, grazie alle proprie risorse interne, nuova e maggiore ricchezza
rispetto ai fattori produttivi acquISTATi da terzi e consumati. Costituisce inoltre la remunerazione dei fattori
produttivi che hanno concorso alla sua formazione (lavoro, consumo di beni capitali, capitale di terzi,
risparmio).
In tal senso il Valore Aggiunto si trasforma in flussi di reddito che arrivano ai lavoratori (costo del
personale), alle persone fisiche e giuridiche che conferiscono capitali come strumenti finanziari (dividendi per
soci e interessi per i creditori), o terreni e beni immateriali (rendite); agli imprenditori individuali (profitti e
rendite d’impresa); all’autofinanziamento aziendale (derivante da accantonamenti e ammortamenti e da utili
non distribuiti, profitti, ai soci ma reinvestiti in impresa); alla Pubblica Amministrazione (imposte e oneri
sociali).
91
È importante sapere come, nel corso del tempo, il valore aggiunto viene distribuito tra i diversi fattori
che concorrono a determinarlo, al fine di verificare se si manifestano fenomeni di sotto o sovra
remunerazione di alcuni di essi. Con lo scopo di presentare un prospetto di ripartizione del valore aggiunto,
sono state inserite le seguenti tre tavole:
•
•
•
Remunerazione del capitale umano (Costo del lavoro/Valore aggiunto), evidenziando così la
capacità delle società di remunerare le persone che lavorano al proprio interno (si fa presente che, a
partire dal 1998, anno di introduzione dell’IRAP, il costo del lavoro non comprende più gli oneri per il
Servizio Sanitario Nazionale);
Remunerazione del capitale di credito (Oneri finanziari/Valore aggiunto), per misurare l'incidenza
della spesa relativa agli oneri finanziari;
Remunerazione del capitale proprio (Profitti lordi/Valore aggiunto), per valutare la rilevanza della
parte residua di valore aggiunto che remunera il capitale conferito dai soci e le loro capacità
imprenditoriali.
SEZIONE 3: L’AMBIENTE
Nelle tavole presenti in tale sezione, si riportano gli indicatori ambientali urbani calcolati dall’ISTAT
per i 111 comuni capoluogo di provincia per gli anni che vanno dal 2000 e 2010 con particolare riferimento ai
consumi di gas metano pro-capite per uso domestico e per riscaldamento e alla densità di verde urbano
(gestito da enti pubblici) calcolata in rapporto alla superficie comunale. Da notare che con riferimento al
discorso relativo alle aree verdi le valutazioni ISTAT fanno riferimento ora al complesso degli enti pubblici e
non solo al comune.
Per quanto concerne i consumi di energia elettrica sono stati considerati i consumi di energia
elettrica (fonte Terna) suddivisi per uso produttivo e domestico e all’interno dell’uso produttivo viene anche
indicata la suddivisione settoriale. In queste tavole i totali regionali possono non coincidere con la somma dei
dati provinciali perché incorporano una componente attribuibile al settore trasporti che non è possibile
ripartire a livello provinciale.
Sempre nell’ambito energia viene riportata una tavola contenente la quantità di energia prodotta
proveniente da fonti rinnovabili per tipologia di fonte e provincia. Qui di seguito viene riportata una breve
descrizione di ciascuna tipologia di fonte.
Fotovoltaico: la tecnologia fotovoltaica consente di trasformare direttamente l'energia associata alla
radiazione solare in energia elettrica. Essa sfrutta l’effetto fotovoltaico, ossia la proprietà di alcuni materiali
semiconduttori, opportunamente trattati, di generare elettricità se colpiti da radiazione luminosa.
Eolico: Un impianto eolico (o parco eolico) è costituito in generale da uno o più aerogeneratori che
trasformano l’energia cinetica del vento in energia elettrica. Il vento fa ruotare un rotore, normalmente dotato
di due o tre pale, generalmente in fibre di vetro, collegate ad un asse orizzontale. La rotazione è
successivamente trasferita, attraverso un apposito sistema meccanico di moltiplicazione dei giri, ad un
generatore elettrico e l’energia prodotta, dopo essere stata adeguatamente trasformata ad un livello di
tensione superiore, viene immessa nella rete elettrica.
Idraulico: L’impianto idroelettrico trasforma l’energia potenziale dell’acqua in energia meccanica di
rotazione della turbina che viene convertita direttamente in energia elettrica tramite il generatore. L’impianto
è costituito da opere civili, idrauliche e da macchinari elettromeccanici.
Bioenergie: si suddivono a loro volta in biomasse e biogas. Per biomassa si intende “la frazione
biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente
sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e
l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani” (D.Lgs. 28/2011). Tale
definizione include una vastissima gamma di materiali, vergini o residui di lavorazioni agricole e industriali,
che si possono presentare in diversi stati fisici, con un ampio spettro di poteri calorifici. Il biogas, costituito
prevalentemente da metano (almeno il 50%) ed anidride carbonica, si origina da fermentazione anaerobica
di materiale organico di origine vegetale ed animale. Il D.Lgs. 28/2011 parla di “gas di discarica, gas
residuati dai processi di depurazione e biogas” a seconda dell’origine e modalità di fermentazione. In effetti
tutti i tre tipi di gas indicati sono dei biogas, ma la loro elencazione separata nella normativa richiamata
mette in evidenza la molteplicità di matrici organiche da cui il biogas può essere prodotto: rifiuti conferiti in
92
discarica ovvero frazione organica dei rifiuti urbani, fanghi di depurazione, deiezioni animali, scarti di
macellazione, scarti organici agro-industriali, residui colturali, colture energetiche.
Geotermico: Un impianto geotermoelettrico ha la funzione di trasformare in energia elettrica
l’energia termica presente nel fluido geotermico (vapore d’acqua oppure una miscela di acqua e vapore) che
si forma grazie al contatto dell’acqua con strati di roccia calda.
La sezione si completa con una tavola sul parco delle autovetture circolanti (di fonte ACI) suddiviso
per tipologia di omologazione al 31-12-2010. Essi sono calcolati in base alle risultanze sullo stato giuridico
dei veicoli, tratte dal Pubblico Registro Automobilistico. Il P.R.A. è l’Istituto in cui vengono registrati tutti gli
eventi legati alla vita “giuridica” del veicolo, dalla sua nascita con l’iscrizione, alla sua morte, con la
radiazione. In accordo con la definizione statistica internazionale lo stock di veicoli di un Paese è pari al
numero di veicoli che risultano registrati al 31/12. L’utilizzo di questo approccio può creare alcune distorsioni
temporali generalmente insignificanti. Inoltre va considerato che vi sono alcuni veicoli che, pur essendo in
circolazione, non sono iscritti al P.R.A.: si tratta dei veicoli iscritti in altri Registri quali quello del Ministero
della Difesa (targhe EI), della Croce Rossa Internazionale, del Ministero degli Esteri (targhe CD).
SEZIONE 4: IMPATTO OCCUPAZIONALE E LOCALIZZAZIONE DELLE IMPRESE
I dati tratti dal Registro Imprese/REA integrato con le altre fonti amministrative, consentono di
analizzare il grado di attrazione di una provincia, rapportando il numero di dipendenti che lavorano in unità
locali di imprese che hanno sede in un'altra provincia con la totalità dei dipendenti impiegati nel territorio
analizzato. Osservando le imprese con sede in una provincia, è possibile valutare il grado di
delocalizzazione, rapportando i dipendenti che lavorano in unità locali fuori provincia con la totalità dei
dipendenti occupati in queste imprese.
SEZIONE 5: LA CONTABILITA’ ECONOMICA TERRITORIALE
Il valore aggiunto provinciale nel 2010
Il valore aggiunto (computato ai prezzi base) rappresenta l’aggregato principe della contabilità
nazionale e fornisce una misura quantitativa della ricchezza prodotta dal sistema economico nell’arco
dell’anno di riferimento. Generalmente viene calcolato per i tre grandi macro settori (agricoltura, industria e
servizi), e per eliminare l’effetto dimensione territoriale viene riportato alla popolazione residente al 30
giugno dell’anno di riferimento in modo tale da ottenere un indicatore confrontabile territorialmente e che
indichi il grado di crescita economica raggiunta da un’area.
Attualmente esiste a livello di Unione Europea un documento univoco che stabilisce per tutti i Paesi
aderenti le linee guida per la stima degli aggregati di contabilità nazionale (SEC95 – Sistema Europeo dei
Conti Economici). Nelle tavole presentate in questa sezione si riportano i dati relativi al 2009 sia in termini
assoluti che come composizione percentuale per macro settore di attività economica.
Una serie storica di questi aggregati può essere costruita prendendo come riferimento per gli anni
2007-2010 le valutazioni rilasciate dalla Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne.
Il Prodotto Interno Lordo provinciale negli anni 2007-2010
Parallelamente alla valutazione del valore aggiunto per l’anno 2010 viene fornita una stima del
Prodotto Interno Lordo provinciale - espresso in termini pro-capite per gli anni 2007-2010 e la serie storica
delle variazioni a prezzi correnti sempre riferita allo stesso periodo. Per il calcolo dei valori pro-capite si è
considerata come popolazione di riferimento la semisomma della popolazione residente al 1°gennaio e al 31
dicembre di ciascun anno. Il Prodotto Interno Lordo (valutato ai prezzi di mercato) è dato dalla somma del
valore aggiunto ai prezzi base incrementata delle imposte indirette sulle importazioni, al netto dei servizi di
intermediazione finanziaria indirettamente misurati (Sifim).
Gli investimenti fissi lordi per branca proprietaria negli anni 2007-2010
93
Con tale aggregato si definiscono le acquisizioni (al netto delle cessioni) di capitale fisso effettuate
dai produttori residenti a cui si aggiungono gli incrementi di valore dei beni materiali non prodotti. Il capitale
fisso consiste di beni materiali e immateriali prodotti destinati ad essere utilizzati nei processi produttivi per
un periodo superiore ad un anno. Per branca proprietaria si intende il settore di attività economica che
realizza l’investimento mentre il tasso di accumulazione di cui viene presentata la serie storica 2007-2010
(mentre dei valori assoluti viene presentato il solo 2010) è dato dal rapporto percentuale tra il valore degli
investimenti fissi lordi e l'ammontare del valore aggiunto complessivo nell'anno di riferimento.
Il valore aggiunto del settore manifatturiero per fascia dimensionale di impresa
Le serie presentate si riferiscono agli anni 2008 e 2009 e si giovano dei contenuti delle basi
informative desunte dagli archivi ASIA imprese e unità locali dell’ISTAT. La disponibilità di queste
informazioni sulla presenza di attività economiche sul territorio permettono di ricostruire una matrice
occupazionale, riferita alle divisioni e alla classe dimensionale (fino a 49 addetti, da 50 a 249 addetti, 250
addetti e oltre), con una distinzione tra occupazione dipendente e indipendente. Il legame esistente tra unità
locali e aziende “madri” consente, per le attività plurilocalizzate, di “agganciare” l’occupazione alle
dimensioni di impresa. L’attribuzione dei parametri di produttività, passaggio obbligato per giungere alla
stima del valore aggiunto, è stata effettuata seguendo una logica aziendale (o meglio, di dimensioni di
impresa). Per l’articolazione di tali parametri, disponibili per il totale delle fasce dimensionali a partire dalle
valutazioni di fonte ISTAT e Istituto Tagliacarne, ci si è avvalsi delle indagini ISTAT sui conti economici delle
imprese e sui dati riguardanti le retribuzioni rilevate da INPS e INAIL. In particolare, per quanto riguarda le
statistiche di fonte previdenziale, si è risaliti dalle retribuzioni lorde al costo complessivo del lavoro,
comprendente gli oneri sociali a carico dei datori di lavoro. A tal fine, la maggiorazione apportata alle
retribuzioni pro capite per passare dall’uno all’altro aggregato è stata desunta dalle indagini ISTAT e dalle
statistiche di contabilità nazionale. Infine, per passare dal reddito medio di puro lavoro così calcolato al
valore aggiunto pro capite, è stato necessario incrementare il primo aggregato dell’incidenza dei margini,
rappresentati dal reddito di capitale-impresa al lordo degli ammortamenti. Anche in questo caso, per la
quantificazione di questi ultimi, sono stati utilizzati i risultati delle indagini ISTAT sulle imprese e i dati sui
conti economici regionali.
Il valore aggiunto dell’artigianato nelle province Italiane (2008-2009)
Come noto la Legge quadro n. 443 dell’8 agosto 1985 definisce artigiana l’impresa che abbia per
scopo prevalente lo svolgimento di un'attività di produzione di beni, anche semilavorati, o di prestazione di
servizi, escluse le attività agricole e le attività di prestazione di servizi commerciali, di intermediazione nella
circolazione dei beni o ausiliarie di queste ultime, dì somministrazione al pubblico di alimenti e bevande,
salvo il caso che siano solamente strumentali e accessorie all'esercizio dell'impresa.
E’ stato questo l’approccio dell’Istituto Tagliacarne per il calcolo del valore aggiunto dell’artigianato
nelle province italiane: si sono considerate artigiane le imprese iscritte alla sezione del Registro delle
Imprese e soddisfacenti le caratteristiche indicate in tale legge.
La stima di tale aggregato viene effettuata disaggregando e in parte estrapolando le corrispondenti
valutazioni annualmente elaborate dall’ISTAT.
L’Istituto Tagliacarne dopo aver identificato l’universo delle imprese artigiane, ha provveduto a
stimare i dati del valore aggiunto per singoli gruppi di attività.
Il valore aggiunto prodotto dalla cultura per fascia dimensionale di impresa
La valutazione dell’apporto alla ricchezza nazionale dato dal settore della cultura pubblicata nel 2011
dalla Fondazione Symbola (L’Italia che verrà - Industria culturale, made in Italy e territori), pone l’accento
sull’industria culturale, ovvero su quell’insieme di attività economiche d’impresa che, partendo dalle basi di
un capitale culturale riguardante non solo il patrimonio storico, artistico e architettonico, ma anche l’insieme
di valori e significati che caratterizzano la nostra società, arrivano a generare valore economico ed
occupazionale, concorrendo al processo di creazione culturale.
In analogia con altre esperienze internazionali e nazionali, per definire il perimetro delle attività
economiche private identificabili in termini generali come industria culturale, si è partiti dalla classificazione
ufficiale delle attività economiche (ATECO 2007), individuando quelle tipologie di attività più strettamente
collegabili al processo di creazione di cultura.
L’analisi realizzata, rispetto ad altre esperienze, si è pertanto concentrata esclusivamente sulle
imprese, senza dispiegarsi lungo tutti gli anelli della catena del valore. In altre parole, nel lavoro si è scelto di
concentrarsi prevalentemente sulle attività di produzione originate direttamente dalla cultura dei territori del
nostro Paese, fornendo riscontri concreti alla giustamente diffusa convinzione che molta della nostra
94
ricchezza (anche economica) sia strettamente connessa a ciò che la cultura italiana ha prodotto nella sua
lunga storia.
Le categorie di attività economica individuate sono state raggruppate secondo quattro settori
corrispondenti alle diverse aree di produzione di valore economico a base culturale e creativa,
rappresentative di tutte le possibili interazioni esistenti tra cultura ed economia:
I.
Industrie culturali;
II.
Industrie creative;
III.
Patrimonio storico-artistico architettonico;
IV.
Performing arts e arti visive.
Consumi finali interni
In questa sezione sono incluse le tavole che riportano i dati sui consumi finali interni delle famiglie
(2007 – 2010). I consumi finali rappresentano il valore dei beni e servizi impiegati per soddisfare
direttamente i bisogni umani, siano essi individuali o collettivi. Sono utilizzati due concetti: la spesa per
consumi finali e i consumi finali effettivi. La differenza fra i due concetti sta nel trattamento riservato ad alcuni
beni e servizi che sono finanziati dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni senza scopo di lucro al
servizio delle famiglie, ma che sono forniti alle famiglie come trasferimenti sociali in natura; questi beni sono
compresi nel consumo effettivo delle famiglie, mentre sono esclusi dalla loro spesa finale (Sistema europeo
dei conti, SEC 95). Per la prima volta quest’anno viene reso disponibile uno spaccato merceologico che
consente di distinguere nell’ambito dei consumi non alimentari una suddivisione fra beni e servizi. I valori
pro-capite che vengono riportati sono calcolati prendendo come denominatore la semisomma della
popolazione residente al 1°gennaio e al 31 dicembre di ciascun anno.
Reddito disponibile delle famiglie consumatrici
Il calcolo del reddito disponibile delle famiglie (anni 2004-2010), comunemente misurato con
riferimento alle singole province italiane, è effettuato dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne. E’ da precisare che
il reddito personale disponibile può essere considerato dal lato della formazione e da quello degli impieghi.
Dal lato della formazione esso corrisponde al complesso dei redditi da lavoro e da capitale-impresa che,
insieme ai trasferimenti affluiscono al settore delle famiglie, al netto delle relative imposte dirette e dei
contributi previdenziali e assistenziali. Dal lato degli impieghi, invece, esso non è altro che la somma dei
consumi e dei risparmi dello stesso settore. Tenuto conto di ciò, si può dire che il reddito disponibile coincide
con l’insieme delle risorse destinate al soddisfacimento dei bisogni individuali presenti e futuri delle famiglie,
quindi lo si può considerare un aggregato che è in grado di fornire un’indicazione sintetica del livello di
benessere economico, di cui possono godere i residenti di ciascuna provincia considerati nella loro veste di
consumatori. Il calcolo del reddito disponibile si basa sul criterio della residenza degli operatori, ossia nel
reddito di ciascuna provincia vengono compresi tutti i flussi, in entrata e in uscita, di pertinenza dei soggetti
che vi risiedono, ancorché realizzati in parte fuori dal territorio provinciale; vengono invece escluse dal
reddito le analoghe risorse conseguite nella provincia da soggetti che risiedono altrove. I valori pro-capite
sono calcolati prendendo come denominatore la semisomma della popolazione residente al 1°gennaio e al
31 dicembre di ciascun anno.
Il patrimonio delle famiglie
Questa stima intende fornire una misura della ricchezza delle famiglie di cui la Banca d’Italia fornisce
alcune valutazioni tratte dall’indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane, l’ultima delle quali fa
riferimento all’anno 2010.
In generale la classificazione completa di tutte le voci che compongono la ricchezza delle famiglie
viene dalla Banca d’Italia così articolata:
1. Attività reali
1.1 Fabbricati
1.2 Terreni
1.3 Aziende
1.4 Beni durevoli
1.5 Gioielli
2. Attività finanziarie
2.1 Biglietti e monete
2.2 Depositi
2.3 Titoli a reddito fisso
95
2.4 Azioni e partecipazioni
2.5 Riserve tecniche
Sommando insieme i valori delle attività reali e finanziarie si ottiene la ricchezza lorda delle famiglie,
che la Banca d’Italia depura dell’ammontare dei debiti verso gli altri settori in modo da ottenere una stima
della ricchezza netta.
SEZIONE 6: LA STRUTTURA IMPRENDITORIALE E OCCUPAZIONALE E QUALIFICAZIONE DELLE
RISORSE UMANE
Il tessuto imprenditoriale
Nel 2011 l’ISTAT ha diffuso per la quinta volta l’Archivio Statistico delle Unità Locali delle Imprese
Attive (ASIA-UL) che consente di tracciare un quadro aggiornato a distanza di circa due anni di ritardo delle
principali grandezze del sistema imprenditoriale italiano con particolare riferimento al numero delle unità
locali e degli addetti per settori di attività economica e con un dettaglio territoriale che scende fino ai circa
2.500 comuni italiani con almeno 5.000 abitanti. Le informazioni che vengono presentate nelle tavole fanno
riferimento al numero di unità locali ed al numero di addetti alle unità locali suddivisi una volta per classe di
addetti delle unità locali ed una volta secondo i settori di attività economica secondo la classificazione delle
attività economiche ATECO 2007. I dati fanno riferimento all’anno 2009.
Il campo di osservazione di ASIA-UL 2009 è costituito dalle unità economiche che esercitano arti e
professioni nelle attività industriali, commerciali e dei servizi alle imprese e alle famiglie (ossia imprese con
attività market extra agricole) che hanno svolto una attività produttiva per almeno sei mesi nel corso
dell’anno. Rimangono pertanto escluse dall’osservazione le imprese agricole, la Pubblica Amministrazione e
le istituzioni non profit.
Questa novità consente di rendere disponibili da ora in poi con cadenza annuale informazioni
analoghe a quelle rilevate con i Censimenti Generali dell’Industria e Servizi. Tuttavia, la confrontabilità con i
dati rilevati dal Censimento 2001 è limitata dalle differenze presenti nelle definizioni e classificazioni
utilizzate (anche a seguito di variazioni intervenute nei regolamenti dell’Unione Europea). In particolare le
differenze riguardano:
1) il periodo di riferimento. Le informazioni del registro ASIA si riferiscono ad un dato medio calcolato
nell’anno di riferimento, mentre i dati censuari colgono la situazione di un dato giorno (il 22 ottobre). Le
unità censite costituiscono quindi un sottoinsieme delle unità attive secondo il registro ASIA. Questa è la
motivazione per la quale i dati degli addetti riportano delle cifre decimali;
2) la classificazione delle attività economiche. Le unità produttive di ASIA UL 2009 sono ordinate, come
stabilito da Eurostat, secondo la classificazione ATECO 2007 mentre quelle censuarie secondo
l’ATECO 1991.
SEZIONE 7: L’INNOVAZIONE
Ricerca e Sviluppo
Le rilevazioni sulla Ricerca e Sviluppo sperimentale in Italia, condotte annualmente dall’ISTAT, sono
finalizzate a rilevare dati sulle imprese, le istituzioni pubbliche e le istituzioni private non profit che svolgono
sistematicamente attività di ricerca. Esse vengono condotte utilizzando le metodologie suggerite dal
Manuale Ocse-Eurostat sulla rilevazione statistica delle attività di R&S (Manuale di Frascati), pubblicato nel
1964 e aggiornato nel 2002. Ciò assicura la comparabilità dei risultati a livello internazionale. Per l’anno di
riferimento 2009, le rilevazioni ISTAT sulla R&S sono state condotte dal Servizio delle statistiche strutturali
sulle Imprese e sulle istituzioni coinvolgendo otto Uffici regionali dell’ISTAT (solo per la rilevazione sulla R&S
nelle imprese) e diversi Uffici di statistica SISTAN delle Regioni e delle Province autonome.
La rilevazione sull’attività di R&S nelle imprese viene svolta sulla base di una lista di partenza, con
riferimento all’anno 2009, comprendente circa 18.945 imprese tra cui la quasi totalità delle imprese italiane
con almeno 500 addetti e tutte le imprese che, a prescindere dalla dimensione, siano identificate - mediante
“segnali” di differente intensità e natura - come potenziali produttori di R&S nel corso dell’anno di riferimento.
Ai fini della costruzione della lista di partenza vengono utilizzate sia fonti statistiche (Archivio
96
statistico delle imprese attive - ASIA), sia fonti amministrative (repertorio di imprese iscritte all’Anagrafe della
ricerca presso il Ministero dell’Università e della Ricerca, imprese che hanno partecipato o partecipano a
progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea; imprese che hanno richiesto sgravi fiscali in relazione alla
propria attività di R&S; ecc.). Il tasso di risposta lordo è stato, con riferimento al 2009, del 55,6%.
La rilevazione sull’attività di R&S nelle istituzioni pubbliche è svolta con una metodologia simile a
quanto descritto per le imprese. Per la definizione della lista di partenza - che comprendeva, per il 2009, 597
istituzioni pubbliche - viene utilizzato l’elenco delle unità istituzionali appartenenti alla lista S13 (redatta
annualmente dall’ISTAT nel quadro del Sistema europeo dei conti SEC 95 al fine di individuare le istituzioni
pubbliche) selezionando tutte quelle istituzioni pubbliche che hanno potenzialmente svolto attività di R&S nel
corso dell’anno di riferimento. Il tasso di risposta è stato pari al 44,7%.
La rilevazione sull’attività di R&S nelle istituzioni private non profit è stata realizzata a partire da una
lista di 444 istituzioni potenzialmente in grado di svolgere R&S nell’anno di riferimento, definita a partire dai
risultati dal Censimento delle istituzioni non profit 2001, aggiornati attraverso le rilevazioni sulla R&S nelle
istituzioni private non profit relative agli anni 2002-2006 e le liste, predisposte dall’Agenzia delle Entrate,
delle istituzioni che hanno chiesto di partecipare al riparto del 5 per mille per la ricerca scientifica e la ricerca
sanitaria. Il tasso di risposta è stato pari al 52,9%.
I dati sull’attività di R&S nelle università (pubbliche e private) vengono attualmente stimati dall’ISTAT
mediante una specifica procedura di stima della spesa e del personale impegnati in attività di R&S nelle
università italiane che utilizza, per il calcolo della consistenza del personale di ricerca delle università, i dati
amministrativi relativi al personale universitario di ruolo – docente e non docente - forniti annualmente dal
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). L’Ufficio di statistica del MIUR rende anche
disponibili, con cadenza annuale, i dati sui ricercatori che operano nelle università italiane con un assegno di
ricerca. Il tempo destinato alle attività di ricerca da docenti e ricercatori universitari viene stimato sulla base
di coefficienti dedotti dai risultati della rilevazione ISTAT sull’attività di ricerca dei docenti universitari, svolta
con riferimento all’anno accademico 2004-2005.
Per stimare la spesa per R&S sostenuta dalle università italiane, oltre ai dati sulla remunerazione dei
docenti universitari forniti dal MIUR, l’ISTAT acquisisce – tramite l’Ufficio di Statistica del MIUR – i risultati
della rilevazione svolta annualmente dal Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario
presso i Nuclei di valutazione degli atenei italiani con riferimento alle spese sostenute per attività di R&S dai
singoli Dipartimenti e Istituti universitari. I dati sulle spese per borse di studio destinate a studenti di corsi di
dottorato e di post-dottorato, nonché sulle spese per assegni di ricerca, sono infine resi disponibili dal MIUR
sulla base dell’annuale rilevazione dei conti consuntivi delle università redatti, secondo i principi di
“omogenea redazione” previsti dalla Legge n. 168 del 1989.
I dati relativi agli stanziamenti di bilancio per il sostegno alla R&S da parte di Amministrazioni
Centrali dello Stato, Regioni e Province Autonome vengono rilevati a cadenza semestrale dall’ISTAT e dal
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Le informazioni vengono ricavate attraverso
un’analisi dei dati dei bilanci di previsione (“iniziali” entro il mese di giugno di ciascun anno e “assestati” entro
il dicembre successivo) al fine di individuare i capitoli di spesa finalizzati al sostegno, diretto o indiretto, della
R&S.
Il MIUR è responsabile della raccolta di tali dati presso le Amministrazioni Centrali dello Stato.
L’ISTAT raccoglie analoghe informazioni mediante un’apposita Rilevazione sulle previsioni iniziali di
spesa per ricerca e sviluppo delle Regioni e delle Province autonome che raccoglie dati sugli stanziamenti
per R&S previsti a livello territoriale dagli enti interessati.
Brevetti, modelli e marchi
Un’impresa può appropriarsi dei benefici di un’attività innovativa utilizzando una molteplicità di
strumenti, fra i quali quelli che tutelano la proprietà industriale.
I principali strumenti di protezione della proprietà industriale sono i brevetti d’invenzione, i modelli di
utilità, i modelli ornamentali. Accanto a questi strumenti, è possibile ricorrere al marchio d’impresa, per avere
un segno distintivo che identifichi inequivocabilmente i propri prodotti o servizi commercializzati.
In questa sezione si riportano i dati provinciali, desunti dall’Osservatorio di Unioncamere sui brevetti
europei, in quanto utili indicatori della protezione sui mercati europei di prodotti o processi sviluppati da
soggetti italiani, quali imprese, enti di ricerca e università, inventori. I dati pubblicati dall’Osservatorio Brevetti
di Unioncamere in valore assoluto sono riferiti alle domande italiane di brevetto pubblicate dall’European
Patent Office (EPO) negli anni 1999-2010. Novità di quest’anno sono le domande italiane di marchio e
design comunitarie depositate presso l’Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno. E’ bene precisare,
per quanto riguarda le domande pubblicate all’EPO, che le serie presentate quest’anno annullano e
sostituiscono quelle diffuse negli scorsi anni in quanto la serie fornita quest'anno veicola informazioni
97
sull'attività brevettuale di: unità locali delle imprese, persone fisiche, enti; la serie fornita lo scorso anno
descriveva invece l'attività brevettuale di sedi legali di imprese, persone fisiche, enti. In pratica ci possono
alcune imprese con sede legale in una provincia che depositano brevetti per il tramite di unità locali che però
sono ubicate in un altra provincia: per queste imprese si presume che l'attività di sviluppo tecnologico non
avvenga in provincia.
Per completare il quadro, si riportano i dati provinciali forniti dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e
riferiti ai brevetti di invenzione, ai modelli (ornamentali e di utilità) e ai marchi d’impresa con validità sul
territorio nazionale. I dati sono riferiti agli anni che vanno dal 1997 al 2011.
SEZIONE 8: COMMERCIO INTERNAZIONALE DI BENI
In questa sezione sono riportati i dati definitivi sul commercio estero relativi al 2010 e le valutazioni
(da considerarsi ancora provvisorie) riferite al 2011 desunti dalle informazioni rilevati dall’ISTAT. Le tavole
prodotte sono il risultato di elaborazioni costruite a partire dalla base dati ISTAT con il maggior dettaglio
disponibile a livello provinciale. Rispetto a quanto veniva diffuso negli anni scorsi le informazioni sono
presentate secondo il dettaglio merceologico derivante della classificazione delle attività economiche
ATECO 2007.
Per una valutazione dell'importanza del commercio estero nelle singole province, i dati ISTAT sia
2010 che 2011 sono stati rapportati al valore aggiunto degli stessi anni di fonte Istituto Guglielmo
Tagliacarne. Il rapporto tra commercio con l’estero e valore aggiunto fornisce una stima della propensione
all’export e del grado di apertura delle singole province alla commercializzazione con l’estero.
Le tavole che vengono messe a disposizione consentono di evidenziare anche le principali aree di
provenienza e di destinazione delle merci e le tipologie di merci trattate. Nelle due tabelle successive
vengono messe in evidenza le corrispondenze fra aree geografiche e paesi e raggruppamenti tecnologici e
singole aree
CODICE
SETTORE
11
12
13
14
21
22
23
30
101
102
103
104
105
106
107
108
109
110
120
131
132
139
141
142
143
DESCRIZIONE MERCE
Prodotti di colture agricole non permanenti
Prodotti di colture permanenti
Piante vive
Animali vivi e prodotti di origine animale
Piante forestali e altri prodotti della silvicoltura
Legno grezzo
Prodotti vegetali di bosco non legnosi
Pesci ed altri prodotti della pesca; prodotti dell'acquacoltura
Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne
Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati
Frutta e ortaggi lavorati e conservati
Oli e grassi vegetali e animali
Prodotti delle industrie lattiero-casearie
Granaglie, amidi e di prodotti amidacei
Prodotti da forno e farinacei
Altri prodotti alimentari
Prodotti per l'alimentazione degli animali
Bevande
Tabacco
Filati di fibre tessili
Tessuti
Altri prodotti tessili
Articoli di abbigliamento, escluso l'abbigliamento in pelliccia
Articoli di abbigliamento in pelliccia
Articoli di maglieria
RAGGRUPPAMENTI
MERCEOLOGICI
Agricoltura
Agricoltura
Agricoltura
Agricoltura
Agricoltura
Agricoltura
Agricoltura
Agricoltura
Alimentare
Alimentare
Alimentare
Alimentare
Alimentare
Alimentare
Alimentare
Alimentare
Alimentare
Alimentare
Alimentare
Sistema moda
Sistema moda
Sistema moda
Sistema moda
Sistema moda
Sistema moda
98
151
152
161
162
171
172
181
191
192
201
202
203
204
205
206
211
212
221
222
241
242
243
244
245
251
252
253
254
257
259
261
262
263
264
265
266
Cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e
selleria; pellicce preparate e tinte
Calzature
Legno tagliato e piallato
Prodotti in legno, sughero, paglia e materiali da intreccio
Pasta-carta, carta e cartone
Articoli di carta e di cartone
Prodotti della stampa
Prodotti di cokeria
Prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio
Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie
plastiche e gomma sintetica in forme primarie
Agrofarmaci e altri prodotti chimici per l'agricoltura
Pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e adesivi sintetici
(mastici)
Saponi e detergenti, prodotti per la pulizia e la lucidatura,
profumi e cosmetici
Altri prodotti chimici
Fibre sintetiche e artificiali
Prodotti farmaceutici di base
Medicinali e preparati farmaceutici
Articoli in gomma
Articoli in materie plastiche
Sistema moda
Sistema moda
Legno/carta
Legno/carta
Legno/carta
Legno/carta
Legno/carta
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Chimica gomma plastica
Metalmeccanica ed
Prodotti della siderurgia
elettronica
Tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio (esclusi Metalmeccanica ed
quelli in acciaio colato)
elettronica
Metalmeccanica ed
Altri prodotti della prima trasformazione dell'acciaio
elettronica
Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi; combustibili
Metalmeccanica ed
nucleari
elettronica
Metalmeccanica ed
Prodotti della fusione della ghisa e dell'acciaio
elettronica
Metalmeccanica ed
Elementi da costruzione in metallo
elettronica
Metalmeccanica ed
Cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo
elettronica
Generatori di vapore, esclusi i contenitori in metallo per caldaie
Metalmeccanica ed
per il riscaldamento centrale ad acqua calda
elettronica
Metalmeccanica ed
Armi e munizioni
elettronica
Metalmeccanica ed
Articoli di coltelleria, utensili e oggetti di ferramenta
elettronica
Metalmeccanica ed
Altri prodotti in metallo
elettronica
Metalmeccanica ed
Componenti elettronici e schede elettroniche
elettronica
Metalmeccanica ed
Computer e unità periferiche
elettronica
Metalmeccanica ed
Apparecchiature per le telecomunicazioni
elettronica
Metalmeccanica ed
Prodotti di elettronica di consumo audio e video
elettronica
Strumenti e apparecchi di misurazione, prova e navigazione;
Metalmeccanica ed
orologi
elettronica
Strumenti per irradiazione, apparecchiature elettromedicali ed
Metalmeccanica ed
99
elettroterapeutiche
267
268
271
272
273
274
275
279
281
282
283
284
289
291
292
293
301
302
303
309
51
52
61
62
71
72
81
89
231
232
233
234
235
236
237
elettronica
Metalmeccanica ed
Strumenti ottici e attrezzature fotografiche
elettronica
Metalmeccanica ed
Supporti magnetici ed ottici
elettronica
Motori, generatori e trasformatori elettrici; apparecchiature per la Metalmeccanica ed
distribuzione e il controllo dell'elettricità
elettronica
Metalmeccanica ed
Batterie di pile e accumulatori elettrici
elettronica
Metalmeccanica ed
Apparecchiature di cablaggio
elettronica
Metalmeccanica ed
Apparecchiature per illuminazione
elettronica
Metalmeccanica ed
Apparecchi per uso domestico
elettronica
Metalmeccanica ed
Altre apparecchiature elettriche
elettronica
Metalmeccanica ed
Macchine di impiego generale
elettronica
Metalmeccanica ed
Altre macchine di impiego generale
elettronica
Metalmeccanica ed
Macchine per l'agricoltura e la silvicoltura
elettronica
Metalmeccanica ed
Macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili
elettronica
Metalmeccanica ed
Altre macchine per impieghi speciali
elettronica
Metalmeccanica ed
Autoveicoli
elettronica
Metalmeccanica ed
Carrozzerie per autoveicoli; rimorchi e semirimorchi
elettronica
Metalmeccanica ed
Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori
elettronica
Metalmeccanica ed
Navi e imbarcazioni
elettronica
Metalmeccanica ed
Locomotive e di materiale rotabile ferro-tranviario
elettronica
Metalmeccanica ed
Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi
elettronica
Metalmeccanica ed
Mezzi di trasporto n.c.a.
elettronica
Antracite
Altro Industria
Lignite
Altro Industria
Petrolio greggio
Altro Industria
Gas naturale
Altro Industria
Minerali metalliferi ferrosi
Altro Industria
Minerali metalliferi non ferrosi
Altro Industria
Pietra, sabbia e argilla
Altro Industria
Minerali di cave e miniere n.c.a.
Altro Industria
Vetro e di prodotti in vetro
Altro Industria
Prodotti refrattari
Altro Industria
Materiali da costruzione in terracotta
Altro Industria
Altri prodotti in porcellana e in ceramica
Altro Industria
Cemento, calce e gesso
Altro Industria
Prodotti in calcestruzzo, cemento e gesso
Altro Industria
Pietre tagliate, modellate e finite
Altro Industria
100
239
310
321
322
323
324
325
329
351
352
370
381
382
383
581
582
591
592
742
899
900
910
960
Prodotti abrasivi e di minerali non metalliferi n.c.a.
Mobili
Gioielleria, bigiotteria e articoli connessi; pietre preziose lavorate
Strumenti musicali
Articoli sportivi
Giochi e giocattoli
Strumenti e forniture mediche e dentistiche
Altri prodotti delle industrie manifatturiere n.c.a.
Energia elettrica
Gas manufatti e combustibili gassosi
Acque e fanghi di depurazione
Rifiuti
Prodotti del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti
Prodotti del recupero dei materiali (esclusi prodotti nuovi
derivanti da materie prime secondarie)
Libri, periodici e prodotti di altre attività editoriali
Giochi per computer e altri software a pacchetto
Prodotti delle attività cinematografiche, video e televisive
Prodotti dell'editoria musicale e supporti per la registrazione
sonora
Prodotti delle attività fotografiche
Merci dichiarate come provviste di bordo, merci nazionali di
ritorno e respinte, merci varie
Prodotti delle attività creative, artistiche e d'intrattenimento
Prodotti delle attività di biblioteche, archivi, musei e di altre
attività culturali
Prodotti di altre attività di servizi per la persona
CODICE
PAESE
1
3
4
6
7
8
9
10
11
17
18
30
32
38
46
53
54
55
60
61
63
64
91
600
PAESE
Francia
Paesi Bassi
Germania
Regno Unito
Irlanda
Danimarca
Grecia
Portogallo
Spagna
Belgio
Lussemburgo
Svezia
Finlandia
Austria
Malta
Estonia
Lettonia
Lituania
Polonia
Ceca, Repubblica
Slovacchia
Ungheria
Slovenia
Cipro
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
Altro Industria
AREA GEOGRAFICA
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Unione Europea a 15 paesi
Paesi entrati nella UE nel 2004
Paesi entrati nella UE nel 2004
Paesi entrati nella UE nel 2004
Paesi entrati nella UE nel 2004
Paesi entrati nella UE nel 2004
Paesi entrati nella UE nel 2004
Paesi entrati nella UE nel 2004
Paesi entrati nella UE nel 2004
Paesi entrati nella UE nel 2004
Paesi entrati nella UE nel 2004
101
66
68
24
28
37
39
41
43
44
45
47
52
70
72
73
74
75
92
93
95
96
97
98
21
23
204
208
212
216
220
224
228
232
236
240
244
247
248
252
257
260
264
268
272
276
280
284
288
302
306
310
311
314
318
322
324
328
Romania
Bulgaria
Islanda
Norvegia
Liechtenstein
Svizzera
Faer Øer
Andorra
Gibilterra
Vaticano
San Marino
Turchia
Albania
Ucraina
Bielorussia
Moldova, Repubblica di
Russia (Federazione di)
Croazia
Bosnia e Erzegovina
Kosovo
Macedonia, Ex repubblica iugoslava di
Montenegro
Serbia
Ceuta
Melilla
Marocco
Algeria
Tunisia
Libia
Egitto
Sudan
Mauritania
Mali
Burkina Faso
Niger
Ciad
Capo verde
Senegal
Gambia
Guinea-Bissau
Guinea
Sierra Leone
Liberia
Costa d'Avorio
Ghana
Togo
Benin
Nigeria
Camerun
Centrafricana, Repubblica
Guinea equatoriale
São Tomé e Principe
Gabon
Congo
Ex Zaire
Ruanda
Burundi
Paesi entrati nella UE nel 2007
Paesi entrati nella UE nel 2007
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Altri Paesi europei
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
102
329
330
334
336
338
342
346
350
352
355
357
366
370
373
375
377
378
382
386
388
389
391
393
395
400
404
406
408
412
413
416
421
424
428
432
436
442
446
448
449
452
453
454
456
457
459
460
463
464
465
467
468
469
470
472
473
474
Sant'Elena
Angola
Etiopia
Eritrea
Gibuti
Somalia
Kenya
Uganda
Tanzania, Repubblica unita di
Seicelle
Territorio britannico dell'Oceano Indiano
Mozambico
Madagascar
Maurizio
Comore
Mayotte
Zambia
Zimbabwe
Malawi
Sudafrica
Namibia
Botswana
Swaziland
Lesotho
Stati Uniti
Canada
Groenlandia
Saint-Pierre e Miquelon
Messico
Bermuda
Guatemala
Belize
Honduras
El Salvador
Nicaragua
Costa Rica
Panama
Anguilla
Cuba
Saint Kitts e Nevis
Haiti
Bahama
Turks e Caicos, Isole
Dominicana, Repubblica
Vergini americane (Isole)
Antigua e Barbuda
Dominica
Cayman, Isole
Giamaica
Sainte Lucia
Saint Vincente e le Grenadine
Vergini britanniche, Isole
Barbados
Montserrat
Trinidad e Tobago
Grenada
Aruba
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
Africa
America settentrionale
America settentrionale
America settentrionale
America settentrionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
103
478
480
484
488
492
500
504
508
512
516
520
524
528
529
76
77
78
79
80
81
82
83
604
608
612
616
624
625
628
632
636
640
644
647
649
653
660
662
664
666
669
672
675
626
667
676
680
684
690
696
700
701
703
706
708
716
720
Antille Olandesi
Colombia
Venezuela
Guyana
Surinam
Ecuador
Peru'
Brasile
Cile
Bolivia
Paraguay
Uruguay
Argentina
Falkland (Malvine), Isole
Georgia
Armenia
Azerbaigian
Kazakistan
Turkmenistan
Uzbekistan
Tagikistan
Kirghizistan
Libano
Siria
Iraq
Iran, Repubblica islamica dell'
Israele
Territorio palestinese occupato
Giordania
Arabia Saudita
Kuwait
Bahrain
Qatar
Emirati Arabi Uniti
Oman
Yemen
Afghanistan
Pakistan
India
Bangladesh
Sri Lanka
Nepal
Bhutan
Timor Orientale
Maldive
Myanmar (Ex Birmania)
Thailandia
Laos
Vietnam
Cambogia
Indonesia
Malaysia
Brunei
Singapore
Filippine
Mongolia
Cina
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
America centro meridionale
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Vicino e medio Oriente
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
104
Corea del Nord
Corea del Sud
Giappone
Taiwan
Hong Kong
Macao
Provviste e dotazioni di bordo
Australia
Papuasia Nuova Guinea
Nauru
Nuova Zelanda
Salomone, Isole
Tuvalu
Nuova Caledonia
Wallis e Futuna
Kiribati
Pitcairn
Figi
Vanuatu
Tonga
Samoa
Marianne settentrionali, Isole
Polinesia Francese
Micronesia, Stati Federati di
Marshall, Isole
Palau
Samoa americane
Guam
Isole minori lontane degli Stati Uniti
Cocos (Keeling), Isole
Christmas, Isola
Heard e McDonald, Isole
Norfolk, Isola
Cook, Isole
Niue (Isola)
Tokelau
Bouvet, Isola
Georgia del Sud e Sandwich del Sud, Isole
Terre australi francesi
Provviste e dotazioni di bordo (extra Ue)
Paesi e territori non specificati (extra UE)
Paesi e territori non specificati per ragioni
977 commerciali o militari
724
728
732
736
740
743
951
800
801
803
804
806
807
809
811
812
813
815
816
817
819
820
822
823
824
825
830
831
832
833
834
835
836
837
838
839
892
893
894
952
960
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Altri paesi dell'Asia
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Oceania e altro
Per avere indicazioni sul contenuto tecnologico dei beni commercializzati i prodotti sono stati, in una
tavola specifica, classificati in base alla tassonomia di Pavitt, e raggruppati in tre gruppi distinti (agricoltura e
materie prime; prodotti tradizionali e standard; prodotti specializzati e high tech). Qui si seguito si riporta il
raccordo fra codice di attività economica ATECO 2007 a tre cifre e settore Pavitt.
CODICE
MERCE
11
DESCRIZIONE MERCE
Prodotti di colture agricole non permanenti
12
Prodotti di colture permanenti
13
Piante vive
SETTORE PAVITT
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
105
14
Animali vivi e prodotti di origine animale
21
Piante forestali e altri prodotti della silvicoltura
22
Legno grezzo
23
Prodotti vegetali di bosco non legnosi
30
51
Pesci ed altri prodotti della pesca; prodotti
dell'acquacoltura
Antracite
52
Lignite
61
Petrolio greggio
62
Gas naturale
71
Minerali metalliferi ferrosi
72
Minerali metalliferi non ferrosi
81
Pietra, sabbia e argilla
89
Minerali di cave e miniere n.c.a.
101
102
103
104
105
106
107
108
109
110
120
131
132
139
141
142
143
151
152
161
162
171
172
181
191
192
201
Carne lavorata e conservata e prodotti a base di
carne
Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati
Frutta e ortaggi lavorati e conservati
Oli e grassi vegetali e animali
Prodotti delle industrie lattiero-casearie
Granaglie, amidi e di prodotti amidacei
Prodotti da forno e farinacei
Altri prodotti alimentari
Prodotti per l'alimentazione degli animali
Bevande
Tabacco
Filati di fibre tessili
Tessuti
Altri prodotti tessili
Articoli di abbigliamento, escluso l'abbigliamento in
pelliccia
Articoli di abbigliamento in pelliccia
Articoli di maglieria
Cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse,
pelletteria e selleria; pellicce preparate e tinte
Calzature
Legno tagliato e piallato
Prodotti in legno, sughero, paglia e materiali da
intreccio
Pasta-carta, carta e cartone
Articoli di carta e di cartone
Prodotti della stampa
Prodotti di cokeria
Prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio
Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Agricoltura, prodotti energetici, materie
prime
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
106
202
203
204
205
206
211
212
221
222
231
232
233
234
235
236
237
239
241
242
243
244
245
251
252
253
254
257
259
261
262
263
264
265
266
267
268
271
272
273
274
275
279
281
282
283
azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme
primarie
Agrofarmaci e altri prodotti chimici per l'agricoltura
Pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e
adesivi sintetici (mastici)
Saponi e detergenti, prodotti per la pulizia e la
lucidatura, profumi e cosmetici
Altri prodotti chimici
Fibre sintetiche e artificiali
Prodotti farmaceutici di base
Medicinali e preparati farmaceutici
Articoli in gomma
Articoli in materie plastiche
Vetro e di prodotti in vetro
Prodotti refrattari
Materiali da costruzione in terracotta
Altri prodotti in porcellana e in ceramica
Cemento, calce e gesso
Prodotti in calcestruzzo, cemento e gesso
Pietre tagliate, modellate e finite
Prodotti abrasivi e di minerali non metalliferi n.c.a.
Prodotti della siderurgia
Tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in
acciaio (esclusi quelli in acciaio colato)
Altri prodotti della prima trasformazione dell'acciaio
Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi;
combustibili nucleari
Prodotti della fusione della ghisa e dell'acciaio
Elementi da costruzione in metallo
Cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo
Generatori di vapore, esclusi i contenitori in metallo
per caldaie per il riscaldamento centrale ad acqua
calda
Armi e munizioni
Articoli di coltelleria, utensili e oggetti di ferramenta
Altri prodotti in metallo
Componenti elettronici e schede elettroniche
Computer e unità periferiche
Apparecchiature per le telecomunicazioni
Prodotti di elettronica di consumo audio e video
Strumenti e apparecchi di misurazione, prova e
navigazione; orologi
Strumenti per irradiazione, apparecchiature
elettromedicali ed elettroterapeutiche
Strumenti ottici e attrezzature fotografiche
Supporti magnetici ed ottici
Motori, generatori e trasformatori elettrici;
apparecchiature per la distribuzione e il controllo
dell'elettricità
Batterie di pile e accumulatori elettrici
Apparecchiature di cablaggio
Apparecchiature per illuminazione
Apparecchi per uso domestico
Altre apparecchiature elettriche
Macchine di impiego generale
Altre macchine di impiego generale
Macchine per l'agricoltura e la silvicoltura
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
107
284
289
291
292
293
301
302
303
309
310
321
322
323
324
325
329
351
352
370
381
382
581
582
591
592
742
899
900
910
960
Macchine per la formatura dei metalli e altre
macchine utensili
Altre macchine per impieghi speciali
Autoveicoli
Carrozzerie per autoveicoli; rimorchi e semirimorchi
Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori
Navi e imbarcazioni
Locomotive e di materiale rotabile ferro-tranviario
Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi
Mezzi di trasporto n.c.a.
Mobili
Gioielleria, bigiotteria e articoli connessi; pietre
preziose lavorate
Strumenti musicali
Articoli sportivi
Giochi e giocattoli
Strumenti e forniture mediche e dentistiche
Altri prodotti delle industrie manifatturiere n.c.a.
Energia elettrica
Gas manufatti e combustibili gassosi
Acque e fanghi di depurazione
Rifiuti
Prodotti del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti
Libri, periodici e prodotti di altre attività editoriali
Giochi per computer e altri software a pacchetto
Prodotti delle attività cinematografiche, video e
televisive
Prodotti dell'editoria musicale e supporti per la
registrazione sonora
Prodotti delle attività fotografiche
Merci dichiarate come provviste di bordo, merci
nazionali di ritorno e respinte, merci varie
Prodotti delle attività creative, artistiche e
d'intrattenimento
Prodotti delle attività di biblioteche, archivi, musei e
di altre attività culturali
Prodotti di altre attività di servizi per la persona
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti specializzati e high tech
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti tradizionali e standard
SEZIONE 9: IL TURISMO
Il movimento nelle strutture ricettive
L'ISTAT rende disponibili i dati definitivi sul movimento dei clienti nelle strutture ricettive, riguardanti
l'anno 2010. I dati vengono rilevati attraverso l'indagine sul Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi,
conformemente alla Direttiva Comunitaria 1995/57/CE. La rilevazione è un'indagine censuaria condotta
mensilmente e si avvale della compartecipazione delle Regioni o delle Province. Unità di rilevazione sono gli
esercizi ricettivi ripartiti tra strutture alberghiere, classificati in cinque categorie contrassegnate da stelle in
ordine decrescente, e strutture extralberghiere: campeggi, villaggi turistici, alloggi in affitto gestiti in forma
imprenditoriale, alloggi agro-turistici, ostelli per la gioventù, case per ferie, rifugi alpini, altre strutture ricettive
di tipo complementare e bed&breakfast. Le informazioni vengono raccolte con appositi modelli di rilevazione,
compilati dai titolari degli esercizi ricettivi e trasmessi agli enti locali del turismo; tali informazioni vengono poi
raccolte e riepilogate mensilmente, con dettaglio comunale, dagli enti periferici che provvedono al loro inoltro
all'ISTAT. I dati sugli arrivi, sulle giornate di presenza e sulla permanenza media, distinti per Paese estero e
per regione italiana di residenza dei clienti, vengono diffusi a livello nazionale, regionale, provinciale e di
circoscrizione turistica.
Il confronto temporale dei dati disaggregati per tipologia di località turistica è influenzato dalle
modifiche e dagli aggiornamenti della classificazione avvenuti nel corso degli anni per alcune realtà
108
territoriali. La disaggregazione dei flussi nazionali per regione di provenienza non è completa, in quanto nelle
regioni Toscana e Emilia-Romagna, i flussi dei clienti nazionali sono stati rilevati solo parzialmente per
regione di residenza dei turisti. Ne consegue che il totale degli arrivi e delle presenze italiane, ottenuto come
somma dei flussi delle singole regioni di residenza dei turisti, risulta inferiore al totale complessivo, che viene
comunque riportato in calce alle tavole contenenti le informazioni disaggregate.
Si evidenziano le seguenti avvertenze:
• assenza di rilevazione di flussi turistici negli agriturismi in alcune province della Sardegna (CarboniaIglesias, Oristano e Sassari), benché nella rilevazione annuale della Capacità ricettiva tali strutture
risultino presenti.
• i flussi turistici del Comune di Palermo per il 2010 trasmessi dall’Ente intermedio di rilevazione
presentano marcati problemi che ne hanno reso impossibile la diffusione: per tale ragione sono stati
duplicati i dati del 2009.
• si è proceduto all’imputazione dei dati mancanti per l’anno 2010 con quelli dell’ultimo anno fornito
dall’ente trasmittente. In particolare, ciò ha riguardato le situazioni territoriali di seguito riportate:
provincia di Roma, mesi gennaio-dicembre; provincia di Avellino, mese di dicembre, comune di
Taormina e 46 comuni della circoscrizione “0834904 - Altri Comuni di Messina”, mese di giugno,
comune di Palermo, mesi gennaio-dicembre.
Il turismo internazionale
La crescente importanza del turismo internazionale nel contesto economico richiede sistemi di
raccolta dei dati in grado di fornire statistiche affidabili e tempestive. La circolazione dell'euro implica la
necessità di introdurre - nei paesi che lo adottano - metodi di rilevazione alternativi a quello degli scambi di
banconote e dei regolamenti bancari tradizionalmente utilizzati.
Nel 1996 l'Italia ha avviato un'estesa indagine campionaria alle frontiere, condotta fino al 2007
dall'Ufficio Italiano dei Cambi, ente confluito nella Banca d'Italia il 1 gennaio 2008. La dimensione
dell'indagine e il suo disegno campionario consentono la produzione di statistiche analitiche, caratterizzate
da un elevato grado di qualità, su molteplici aspetti del turismo internazionale del paese, in linea con gli
standard metodologici fissati dagli organismi internazionali.
La dimensione dei flussi turistici internazionali, se da un lato evidenzia la rilevanza che il fenomeno
assume in Italia, dall'altro implica l'istituzione di un complesso sistema di rilevazione che superi le difficoltà
derivanti dal cospicuo numero di soggetti coinvolti sia in termini d'offerta (in primo luogo le strutture ricettive)
sia in termini di domanda (i viaggiatori). Ulteriori difficoltà per la stima delle spese turistiche sono
rappresentate, da un lato, dal completamento della liberalizzazione degli scambi commerciali e finanziari con
l'estero, dall'altro, dagli Accordi di Schengen che hanno abolito i controlli alle frontiere tra i paesi aderenti.
Gli obiettivi che si è inteso perseguire con il cambiamento del sistema di rilevazione sono
essenzialmente:
a) il miglioramento della qualità delle statistiche della bilancia turistica ed una migliore aderenza agli
standard fissati a livello internazionale.
b) la messa a disposizione di dati disaggregati in base ad un ampio numero di caratteristiche del
mercato turistico per l'utilizzo da parte di enti governativi centrali e locali, di operatori del settore turistico e di
ricercatori.
Tali obiettivi sono in parte derivati dalla constatazione che il sistema di raccolta basato sulle
informazioni bancarie implicava un'imprecisa allocazione temporale e geografica delle transazioni e, a causa
delle pratiche di clearing dei regolamenti, di sottostima dei flussi lordi. Non erano inoltre rilevate molteplici
caratteristiche dei fenomeni oggetto di indagine che sono invece essenziali per una corretta ed approfondita
analisi.
La tecnica adottata per la raccolta dei dati per la bilancia turistica è denominata in letteratura
inbound-outbound frontier survey, consistente nell’intervistare un campione rappresentativo dei viaggiatori,
residenti e non residenti, in transito alle frontiere italiane e nell'effettuare conteggi qualificati allo scopo di
determinare il numero e la nazionalità dei viaggiatori in transito. Il campionamento è effettuato in modo
indipendente presso ogni tipo di frontiera (strade, ferrovie, aeroporti e porti internazionali) in punti di frontiera
selezionati come rappresentativi.
La logica generale dell'indagine prevede la stima della spesa per il turismo internazionale in Italia
attraverso l'effettuazione di due operazioni distinte ai punti di frontiera prescelti: il conteggio qualificato e
l'intervista. I conteggi qualificati sono prevalentemente realizzati con la tecnica del campionamento
sistematico, cioè con l'osservazione di una unità ogni n, con n prefissato. Essi forniscono, per ogni punto di
frontiera campionato, il numero di viaggiatori internazionali disaggregato per paese di residenza. L'attività di
conteggio è resa necessaria dall'indisponibilità di informazioni amministrative sui flussi fisici dei viaggiatori
con la copertura e la tempestività richieste. Le interviste, di tipo face to face, forniscono la stima della spesa
109
ed un insieme di attributi che consentono la sua disaggregazione e qualificazione. Sono effettuate mediante
un questionario strutturato somministrato ad un campione casuale di viaggiatori, intervISTATi in coincidenza
del termine del soggiorno all'estero. Tale tecnica comporta minori difficoltà nel ricordo delle spese sostenute
da parte del viaggiatore rispetto, ad esempio, alle indagini telefoniche condotte un certo tempo dopo
l'effettuazione del viaggio. Il questionario è unico per tutti i punti di frontiera. Le principali informazioni - con
vari livelli di dettaglio - richieste al viaggiatore intervISTATo riguardano:
1.
Sesso, età e professione
2.
Residenza
3.
Mezzo di trasporto utilizzato (con eventuale dettaglio della compagnia aerea o navale
utilizzata)
4.
Motivo del viaggio (se "vacanza", il tipo di vacanza)
5.
Luogo visitato (stato estero per i residenti in Italia, comune italiano per i residenti all'estero)
6.
Numero di notti trascorse durante il viaggio
7.
Tipo di struttura ricettiva utilizzata
8.
Organizzazione del viaggio (inclusive o non inclusive)
9.
Spesa complessiva, disaggregata per tipo di prodotto acquISTATo (trasporto, alloggio,
ristoranti, acquisti nei negozi e altri servizi)
10.
Mezzo di pagamento
11.
Valutazione (gradimento) di vari aspetti del luogo visitato.
Nel 2008 sono state effettuate circa 145.000 interviste annue, pari a circa all'1,1 per mille dei
viaggiatori italiani e stranieri che attraversano le frontiere del paese e circa 1.550.000 conteggi qualificati di
viaggiatori. Il campione è stratificato secondo variabili differenti per ciascun tipo di frontiera.
La variabile di stratificazione "direzione", con i due livelli "verso Italia" e "verso estero" e la variabile
"tipo di vettore", con quattro livelli (stradale, ferroviario, aereo e marittimo), sono rilevate esaustivamente,
sono cioè intervISTATi viaggiatori italiani e stranieri in tutte le tipologie di frontiera.
Il punto di frontiera presenta 80 livelli (37 punti stradali, 7 ferroviari, 25 aeroporti e 11 porti). La scelta
dei livelli è ragionata. Sono stati considerati i punti con un flusso annuo di viaggiatori stranieri più
consistente. All'avvio dell'indagine la scelta è stata basata su dati ISTAT; successivamente, sui dati storici
della stessa rilevazione. Un limitato numero di punti di frontiera è stato selezionato per intercettare originidestinazioni altrimenti scarsamente rappresentate.
Per i punti di frontiera stradali le altre variabili di stratificazione sono i giorni di rilevazione (i cui livelli
sono rappresentati dai singoli giorni del mese), la fascia oraria (con i tre livelli mattina, pomeriggio e notte) e
il giorno della settimana (con i due livelli feriale e festivo). Per tali variabili l'estrazione è realizzata in modo
casuale. Come verrà spiegato oltre, a causa di particolari condizioni logistiche, il campionamento della
dimensione "tempo" utilizzato per i valichi stradali si adotta anche per gli aeroporti di Roma-Fiumicino e
Milano-Malpensa.
Per i rimanenti punti di frontiera, invece, la diversa logistica e la disponibilità di informazioni
amministrative sul movimento dei vettori consentono di incentrare il campionamento direttamente sui vettori
stessi. Per le frontiere ferroviarie, aeree e portuali si dispone, infatti, dell'elenco completo delle partenze e
degli arrivi da o verso destinazioni internazionali, grazie alla collaborazione fornita, rispettivamente, da
Trenitalia, società di gestione degli aeroporti e Capitanerie di porto.
Per i valichi ferroviari e portuali la variabile di stratificazione è il vettore su cui il turista effettua il
viaggio; per i valichi aeroportuali la stratificazione avviene su singole destinazioni dei voli o gruppi di
destinazioni simili e, nel caso degli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Malpensa, anche per giorno della
settimana e fascia oraria (mattina, pomeriggio, sera).
Di seguito sono indicate le modalità, specifiche per ogni tipo di frontiera, di conduzione di conteggi
qualificati ed interviste. All'interno delle varie tipologie di frontiera possono sussistere ulteriori differenziazioni
causate dalle condizioni logistiche.
Strade. La logica generale prevede l'effettuazione di conteggi ed interviste in entrambi i sensi di marcia. I
conteggi qualificati sono realizzati presso il punto di frontiera, con la tecnica del campionamento sistematico
di veicoli all'interno di fasce orarie prestabilite. Sono rilevati il tipo di veicolo, il numero di passeggeri a bordo
e la nazionalità della targa, utilizzata come proxy della residenza dei viaggiatori. Ai fini dell'esecuzione
dell'intervista è necessario che i veicoli possano fermarsi per consentire l'avvicinamento degli intervISTATi.
Alle frontiere con i paesi aderenti agli Accordi di Schengen parte delle interviste sono effettuate con l'ausilio
delle forze di polizia le quali - dopo aver fermato i veicoli alla frontiera per effettuare le operazioni di controllo
- chiedono la disponibilità, ovviamente su base volontaria, all'intervista. La rimanente parte delle interviste,
per le quali non si ha il supporto delle forze di polizia, è condotta nelle stazioni di servizio più prossime ai
110
punti di frontiera. Il supporto delle forze dell'ordine, introdotto a partire dal 2004, ha consentito un
miglioramento della rappresentatività del campione ai valichi Schengen. In passato, l'effettuazione delle
interviste esclusivamente nelle stazioni di servizio comportava una tendenziale sottorappresentazione dei
viaggiatori non pernottanti o comunque con permanenze all'estero di breve durata, corretta con coefficienti di
aggiustamento basati su dati storici.
Ferrovie. La rilevazione alle frontiere ferroviarie è condotta a bordo dei treni internazionali. Si effettua un
conteggio integrale dei passeggeri lungo la tratta fra le due stazioni in cui è compreso il confine di Stato, per
determinare il numero effettivo di viaggiatori che passano la frontiera ed effettuare correttamente
l'espansione all'universo. I conteggi qualificati, seguendo la tecnica del campionamento sistematico, sono
effettuati lungo tutta la tratta di rilevazione. Si rilevano il sesso ed il paese di residenza del passeggero, la
classe della carrozza e, onde evitare la qualifica dei soggetti che non oltrepassano il confine, le stazioni di
salita e di discesa. Anche le interviste sono condotte, sui passeggeri in target, nell'intera tratta di rilevazione.
Aeroporti. La rilevazione presso gli aeroporti riveste un'importanza fondamentale per l'indagine in quanto i
viaggiatori in transito in tale tipo di frontiera apportano la più elevata quota di spesa. La logistica degli
aeroporti ha suggerito una differenziazione delle modalità di esecuzione delle interviste e dei conteggi tra
partenze e arrivi; agli arrivi si usa una tecnica distinta per i piccoli ed i grandi aeroporti. Ai fini della
determinazione delle fasce orarie in cui campionare i voli, si utilizza un database relativo all'intera offerta dei
voli internazionali
Alle partenze internazionali i conteggi qualificati vengono effettuati presso l'area di imbarco, a partire dal
momento in cui inizia l'imbarco dei passeggeri per il volo prescelto. Selezionato un viaggiatore, il rilevatore
rileva le seguenti informazioni: destinazione del volo, tipo di volo (linea o charter), se in transito, sesso e
stato di residenza del viaggiatore ed infine il numero totale di passeggeri imbarcati (che può essere fornito
anche dagli addetti della compagnia aerea al termine dell'imbarco). Per il conteggio qualificato si utilizza la
tecnica del campionamento sistematico, al fine di garantire la selezione casuale. Le interviste alle partenze,
di viaggiatori stranieri, sono anch'esse condotte nelle sale di imbarco e possono interessare anche voli che
non sono oggetto di conteggi qualificati.
Per gli arrivi internazionali, si distinguono i "piccoli aeroporti" dagli aeroporti di Malpensa e Fiumicino ("grandi
aeroporti"). Presso i primi, le condizioni del traffico consentono generalmente di effettuare i conteggi
qualificati con riferimento ad uno specifico volo in arrivo. I rilevatori, posizionati nel luogo più prossimo allo
sbarco dei passeggeri, rilevano: il totale dei passeggeri sbarcati (attraverso il conteggio o ricorrendo alle fonti
amministrative in aeroporto), la residenza del viaggiatore, il sesso e se il viaggiatore è in transito. Nei grandi
aeroporti, invece, poiché la conformazione fisica del luogo di rilevazione e le condizioni del traffico non
permettono l'effettuazione dei conteggi qualificati in corrispondenza di singoli voli, si effettua un
campionamento sistematico dei flussi di passeggeri sbarcati; a tal fine i rilevatori si posizionano in un punto
della zona arrivi che consenta di non escludere a priori alcun viaggiatore dalla conta qualificata. Le
informazioni raccolte riguardano: sesso e residenza del passeggero, l'eventuale transito e l'aeroporto di
origine del volo. Le interviste agli arrivi, di viaggiatori italiani, sono effettuate nell'area di ritiro dei bagagli.
Porti. La particolare situazione logistica delle frontiere portuali comporta una differente metodologia di
rilevazione fra partenze ed arrivi. Poiché agli arrivi le operazioni di sbarco, spesso "caotiche", comportano
notevoli difficoltà di rilevazione, i conteggi qualificati si effettuano solo alle partenze. In corrispondenza della
partenza di una nave internazionale si realizza una conta integrale dei veicoli presenti nel piazzale antistante
l'accesso all'imbarcazione; al conducente del veicolo selezionato per la conta qualificata è richiesto di
indicare il numero di persone a bordo del mezzo e la residenza abituale. Contemporaneamente si effettua
una conta qualificata agli imbarchi pedonali, con campionamento sistematico, chiedendo ai passeggeri se
viaggiano con veicolo al seguito, la residenza abituale (se viaggia senza veicolo al seguito) e, se di
residenza italiana, il numero di giorni che trascorrerà all'estero. Ai viaggiatori di residenza italiana, con o
senza veicolo al seguito, viene chiesto il numero di notti che trascorrerà all'estero. Tale informazione viene
utilizzata per stimare la distribuzione dei ritorni in Italia dei viaggiatori italiani, data la citata assenza di conte
agli arrivi. Il numero totale di passeggeri e di veicoli imbarcati viene solitamente fornito dalle autorità portuali
o dalla compagnia di navigazione; in mancanza di quest'informazione, si procede ad una conta manuale. Le
interviste, differentemente dai conteggi, sono condotte sia alle partenze sia agli arrivi.
111
SEZIONE 10: IL CREDITO
La serie storica delle informazioni sul credito ha subìto una interruzione derivante da una sorta di
riorganizzazione del piano di diffusione di alcuni dati deciso dalla Banca d’Italia. La novità maggiormente
rilevante in tal senso è il deciso cambiamento dell’universo di riferimento dei soggetti a cui si riferisce la
rilevazione che a partire dal 30 giugno 2011 prevede non solamente le banche ma anche le casse depositi e
prestiti. Pertanto non si possono paragonare le informazioni diffuse quest’anno con quelle diffuse negli anni
scorsi.
Depositi bancari
Raccolta da soggetti non bancari effettuata dalle banche sotto forma di: depositi (con durata
prestabilita, a vista, overnight e rimborsabili con preavviso), buoni fruttiferi, certificati di deposito, conti
correnti. A partire da dicembre 2008 l'aggregato è calcolato al valore nominale anziché al valore contabile e
include i conti correnti di corrispondenza, i depositi cauzionali costituiti da terzi e gli assegni bancari interni.
Impieghi bancari
Finanziamenti erogati dalle banche a soggetti non bancari calcolati al valore nominale (fino a
settembre 2008 al valore contabile) al lordo delle poste rettificative e al netto dei rimborsi. L'aggregato
comprende: mutui, scoperti di conto corrente, prestiti contro cessione di stipendio, anticipi su carte di credito,
sconti di annualità, prestiti personali, leasing (da dicembre 2008 secondo la definizione IAS17), factoring,
altri investimenti finanziari (per es. commercial paper, rischio di portafoglio, prestiti su pegno, impieghi con
fondi di terzi in amministrazione), sofferenze ed effetti insoluti e al protesto di proprietà. L'aggregato è al
netto delle operazioni pronti contro termine e da dicembre 2008 al netto dei riporti e al lordo dei conti correnti
di corrispondenza. Da giugno 2010, per effetto del Regolamento BCE/2008/32 e di alcune modifiche
apportate alle Segnalazioni di vigilanza, le serie storiche dei depositi e dei prestiti registrano una
discontinuità statistica. In particolare, la serie storica dei prestiti include tutti i prestiti cartolarizzati, o
altrimenti ceduti, che non soddisfano i criteri di cancellazione previsti dai principi contabili internazionali
(IAS), in analogia alla redazione dei bilanci. L’applicazione ha comportato la re-iscrizione in bilancio di attività
precedentemente cancellate e passività ad esse associate, con un conseguente incremento delle serie
storiche dei prestiti e dei depositi.
Sofferenze
Comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d'insolvenza o in
situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle
svalutazioni e al netto dei passaggi a perdita eventualmente effettuati. Eventuali differenze tra i dati di fonte
Segnalazioni di Vigilanza e quelli di fonte Centrale dei rischi possono essere ricondotte a marginali
differenze di carattere normativo esistenti nei criteri di rilevazione dei due sistemi informativi. L’utilizzato
netto è l’ammontare del credito effettivamente erogato al cliente mentre il numero di affidati sono i soggetti
(persone fisiche, persone giuridiche, cointestazioni) a nome dei quali siano pervenute, alla data di
riferimento, una o più segnalazioni alla Centrale dei rischi a fronte della concessione di crediti per cassa o di
firma.
Sportelli
Punti operativi che svolgono con il pubblico, in tutto o in parte, l’attività della banca; rientrano nella
definizione gli sportelli a operatività particolare; sono esclusi gli uffici di rappresentanza.
Finanziamenti oltre il breve termine
Impieghi totali (esclusi interessi, pronti contro termine, sofferenze, effetti insoluti e al protesto di
proprietà, crediti per cassa all'esportazione) con durata originaria superiore ai 12 mesi. Il precedente
concetto pubblicato fino a settembre 2008 era riferito ad impieghi con durata originaria superiore a 18 mesi.
I dati sul mercato creditizio scontano alcune problematiche che fanno sì che i dati relativi a situazioni
territoriali e periodi identici possano differire non in modo particolarmente sensibile a seconda del momento
in cui questi vengono diffusi. La motivazione principale di queste differenze risiede nella notevole mobilità
degli sportelli bancari sul territorio. Tali spostamenti non vengono colti in modo immediato dalle statistiche,
nel senso che se ad esempio uno sportello bancario cambia provincia, il dato relativo ai depositi piuttosto
che quello delle sofferenze vengono riattribuiti alla nuova provincia in un momento successivo allo
spostamento dello sportello con un chiaro disallineamento delle informazioni a seconda del momento in cui
vengono prese in considerazione.
Un altro fenomeno (peraltro meno frequente) è quello che si verifica quando in seguito a processi di
112
trasferimento di sportelli, ma anche di fusione tra istituti di credito, il dato dei depositi o delle sofferenze viene
duplicato, ovvero viene attribuito o a due province o a due istituti di credito. Generalmente queste
informazioni si possono considerare totalmente definitive dopo circa due o tre anni di distanza.
SEZIONE 11: L’INFLAZIONE
L'inflazione è un processo di aumento del livello generale dei prezzi dell'insieme dei beni e servizi
destinati al consumo delle famiglie. Generalmente, si misura attraverso la costruzione di un indice dei prezzi
al consumo.
I numeri indici dei prezzi al consumo misurano le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di
prodotti (paniere) rappresentativo di tutti i beni e i servizi destinati al consumo finale delle famiglie,
acquistabili sul mercato attraverso transazioni monetarie (sono escluse, quindi, le transazioni a titolo
gratuito, gli autoconsumi, i fitti figurativi, ecc.). Gli indici dei prezzi al consumo sono calcolati utilizzando
l’indice a catena del tipo Laspeyres in cui sia il paniere sia il sistema dei pesi vengono aggiornati
annualmente.
La caratteristica peculiare dell’indice a catena consiste nel possedere una base che si rinnova nel
tempo, ad intervalli regolari e relativamente brevi, in modo da permettere di tenere conto dell’evoluzione
della struttura dei consumi, ai fini della stima dell’inflazione.
In particolare, per quanto riguarda gli indici dei prezzi al consumo prodotti dall’ISTAT, a dicembre di
ogni anno, nel corso delle attività di ribasamento, vengono aggiornati sia il paniere di prodotti sia la struttura
di ponderazione che costituiscono la base per il calcolo degli indici dell’anno successivo.
In accordo alla metodologia degli indici concatenati la costruzione dell’indice dei prezzi avviene in
due fasi successive: nella prima fase, vengono elaborati l’indice aggregato e gli indici delle altre
aggregazioni (divisioni, gruppi, classi, sottoclassi e segmenti di consumo) come media ponderata degli indici
dei prodotti inclusi nel paniere, espressi nella loro base di calcolo (il dicembre dell’anno precedente a quello
corrente). Nella seconda fase, gli indici in base di calcolo, ai diversi livelli di aggregazione, vengono
raccordati alla base di riferimento mediante l’operazione di concatenamento. L’operazione di riporto alla
base di riferimento consente quindi di disporre in sequenza le serie degli indici in base di calcolo dell’anno
corrente con quelle relative agli anni precedenti.
In particolare, l’ISTAT produce tre diversi indici dei prezzi al consumo:
1) l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC);
2) l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI);
3) l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione Europea (IPCA).
I tre indici hanno finalità differenti:
- il NIC è utilizzato come misura dell’inflazione a livello dell’intero sistema economico, in altre parole
considera l’Italia come se fosse un’unica grande famiglia di consumatori, all’interno della quale le abitudini di
spesa sono ovviamente molto differenziate;
- il FOI si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (operaio
o impiegato). E’ l’indice usato per adeguare periodicamente i valori monetari, ad esempio gli affitti o gli
assegni dovuti al coniuge separato;
- l’IPCA è stato sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. Infatti,
viene assunto come indicatore per verificare la convergenza delle economie dei paesi membri dell’Unione
Europea. Tale indice viene calcolato e pubblicato dall’ISTAT e inviato all’Eurostat mensilmente secondo un
calendario prefissato. L’Eurostat, a sua volta, diffonde gli indici armonizzati dei singoli paesi dell’UE ed
elabora e diffonde l’indice sintetico europeo, calcolato sulla base dei primi.
Il NIC e il FOI vengono calcolati anche nella versione che esclude il consumo dei tabacchi.
I tre indici hanno in comune, oltre che la metodologia di calcolo e la classificazione del paniere,
anche la raccolta dei dati sui singoli prezzi.
La classificazione adottata per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo è la COICOP
(Classification of Individual Consumption by Purpose).
A partire da gennaio 2011 gli indici dei prezzi al consumo vengono calcolati secondo un nuovo e più
articolato schema di classificazione della spesa per consumi che recepisce, con alcuni adattamenti, la
proposta di revisione della classificazione COICOP definita a livello europeo.
113
Il primo livello della classificazione dei prodotti considera 12 divisioni (ex capitoli) di spesa; il
secondo è costituito da 43 gruppi (ex categorie) di prodotto e il terzo è formato da 102 classi (ex gruppi) di
prodotto.
Nella classificazione nazionale le 102 classi di prodotto si suddividono, poi, in 230 sottoclassi di
prodotto e queste in 319 segmenti di consumo e rappresentano il massimo livello di dettaglio della
classificazione per classi di consumo omogeneo. L’impossibilità di misurare le variazioni dei prezzi di tutti i
singoli prodotti consumati dalle famiglie rende necessario selezionare un campione di specifici beni e servizi
che prendono il nome di “posizioni rappresentative”: queste ultime permettono una stima affidabile della
dinamica dei prezzi del più ampio segmento di consumo. Ad esempio, per misurare la dinamica dei prezzi
del segmento di consumo Piccoli accessori elettrici vengono seguiti i prezzi delle posizioni rappresentative
Presa corrente, Pila elettrica, Lampadina a risparmio energetico, Multipresa, prodotti largamente
rappresentativi delle spese delle famiglie per l’acquisto di piccoli accessori elettrici per la casa. Le “posizioni
rappresentative” sono selezionate sulla base di una pluralità di fonti e tra le tipologie maggiormente
consumate; inoltre devono poter essere agevolmente rilevate sul territorio. La loro individuazione, all’interno
dei 319 segmenti di consumo, si basa sul criterio di “prevalenza”, ovvero vengono selezionati i prodotti cui
corrispondono le maggiori quote di consumo. La scelta tiene anche conto del criterio del “peso medio”,
secondo il quale maggiore è il peso di un segmento di consumo sul totale dei consumi delle famiglie,
maggiore deve essere il numero di posizioni rappresentative che contribuiscono a misurare l’evoluzione dei
prezzi. Questo principio non vige in modo automatico in quanto va integrato da valutazioni specifiche
riguardanti le caratteristiche dei prodotti inclusi in ciascun segmento.
Nel 2011 le posizioni rappresentative erano 591. Di queste, alcune sono di natura composita, cioè
formate da più prodotti; 534 sono le posizioni rappresentative i cui prezzi vengono rilevati mensilmente e 57
quelle per le quali, in considerazione dell’elevata variabilità di prezzo, la rilevazione viene effettuata due volte
al mese (ortaggi e frutta freschi, prodotti ittici freschi, carburanti da autotrazione e da riscaldamento, servizi
di trasporto aereo, periodici e servizi di navigazione marittima).
Nella tavola viene messo a disposizione l’indice NIC per le 12 categorie al lordo e al netto dei
tabacchi per i comuni capoluogo dato dalla media aritmetica dei singoli indici mensili e diffuso per tutti quei
comuni nei quali è stato prodotto l’indice per tutti i mesi del 2011.
SEZIONE 13: LA DEMOGRAFIA DELLA POPOLAZIONE
LA CONSISTENZA DELLA POPOLAZIONE
La base per le stime di popolazione è fornita dai dati che ciascuna Anagrafe comunale trasmette
annualmente all'ISTAT per permettere la realizzazione della Rilevazione della popolazione residente
comunale per sesso, anno di nascita e stato civile al 31 dicembre (mod. ISTAT/Posas), avviata la prima volta
nel 1992.
Il modello di rilevazione viene compilato sulla base del conteggio delle schede individuali di
residenza, conservate nell’anagrafe del Comune alla data del 31 dicembre. Si tratta, dunque, d’informazioni
provenienti da registri di natura prettamente amministrativa che, prima di poter essere rilasciate, richiedono
alcune necessarie verifiche metodologiche.
Nel ricordare la rilevanza, amministrativa e statistica, dei registri di popolazione, va pure ricordato
che essi non sempre rispecchiano perfettamente la situazione reale della distribuzione territoriale della
popolazione. Per diversi motivi, la distanza tra fonte amministrativa e dato statistico è, infatti,
significativamente rilevabile in alcune situazioni, ma questo comunque non impedisce che nella maggioranza
dei casi la distorsione del dato amministrativo possa essere ricondotta entro termini statisticamente
accettabili, e in ogni caso gestibili ai fini della produzione di stime attendibili.
Questa riflessione di carattere generale porta a ricordare che, nel caso specifico della rilevazione
Posas, le procedure di controllo e correzione sono tali che, fra i dati inviati dai Comuni e quelli validati e
rilasciati dall’ISTAT il passaggio non è automatico. In altre parole, i dati statistici qui pubblicati non
corrispondono (sempre) alla meccanica sommatoria di dati amministrativi. Al contrario, le stime su scala
comunale vengono compiute sulla base di criteri di valutazione statistici, d’affidabilità e coerenza
complessiva, del dato aggregato puramente amministrativo fornito dalle Anagrafi. In particolare, le stime
pubblicate coincidono con le cifre fornite dai Comuni stessi – e pubblicate annualmente dall'ISTAT in
114
Popolazione e movimento anagrafico dei comuni - per quanto riguarda i totali di popolazione, ma non
necessariamente per quanto concerne la struttura per età e stato civile.
Per le ragioni sopra indicate, consultando le tavole del presente volume e confrontandone i dati con
quelli riportati in annuari prodotti da parte di alcuni Uffici di statistica degli Enti locali potrebbe accadere di
riscontrare talune differenze.
Le tabelle riportano la distribuzione della popolazione per sesso ed età al 31 dicembre 2010,
l’analogo dato con riferimento esclusivamente alla popolazione avente una cittadinanza straniera e la serie
storica dal 2002 al 2010 dell’andamento della popolazione suddivisa fra la componente naturale e quella
migratoria.
Più in particolare:
1) i tassi di crescita naturale si ottengono come differenza tra il tasso di natalità ed il tasso di mortalità
ove il tasso di natalità è dato dal rapporto tra il numero dei nati vivi dell'anno e l'ammontare della
popolazione residente a inizio periodo, moltiplicato per 1.000 mentre il tasso di mortalità è dato dal
rapporto tra il numero dei decessi nell'anno e l'ammontare medio della popolazione residente
sempre a inizio periodo, moltiplicato per 1.000.
2) il tasso migratorio totale è dato dal rapporto tra il saldo migratorio dell'anno e l'ammontare medio
della popolazione residente, moltiplicato per 1.000, ove per saldo migratorio si intende la differenza
fra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche
3) il tasso di crescita totale è dato dalla differenza fra le quantità 1) e 2)
GLI INDICI DEMOGRAFICI
Qui di seguito vengono riportate le definizione dei sei indici demografici utilizzati nelle tavole per il
complesso della popolazione e per la sola componente straniera.
Indice di vecchiaia: si definisce come il rapporto di composizione tra la popolazione anziana (65 anni
e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni); valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di
soggetti anziani rispetto ai giovanissimi;.
Indice di dipendenza strutturale: è il rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni
e più) e la popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100;
Indice di dipendenza strutturale dei giovani: è il rapporto tra la popolazione di età 0-14 anni e la
popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100;
Indice di dipendenza strutturale degli anziani: è il rapporto tra la popolazione di età 65 anni e più e la
popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100;
Indice di ricambio: è definito dal rapporto tra coloro che stanno per “uscire” dalla popolazione
potenzialmente lavorativa (età 60-64 anni) e il numero di quelli potenzialmente in ingresso sul mercato del
lavoro (15-19 anni), moltiplicato per 100;
Indice di struttura: è definito dal rapporto fra la popolazione di età 40-64 anni e il numero di coloro
che si trovano in età 15-39 anni, moltiplicato per 100.
Speranza di vita alla nascita: rappresenta il numero medio di anni che un individuo può aspettarsi di
vivere alla nascita.
LE PREVISIONE DEMOGRAFICHE
Le previsioni demografiche dell’ISTAT sono predisposte in ragione di standard metodologici
riconosciuti in campo internazionale. In particolare, si ricorre al cosiddetto modello per componenti (cohort
component model), secondo il quale la popolazione, tenuto conto del naturale processo di avanzamento
dell’età, si modifica da un anno al successivo sulla base del saldo naturale (differenza tra nascite e decessi)
e del saldo migratorio (differenza tra movimenti migratori in entrata e in uscita).
Le previsioni sono aggiornate periodicamente rivedendo e/o riformulando le ipotesi evolutive
sottostanti la fecondità, la sopravvivenza e la migratorietà. Le nuove previsioni demografiche, che
rimpiazzano le precedenti previsioni in base 2007 rilasciate nel giugno 2008, vanno dal 1° gennaio 2011 al
1° gennaio 2065. Esse sono finalizzate al disegno dell’evoluzione demografica futura del Paese nel breve,
medio e lungo termine. I dati di lungo termine vanno peraltro trattati con estrema cautela. Le previsioni
demografiche divengono, infatti, tanto più incerte quanto più ci si allontana dalla base di partenza, in
particolar modo nelle piccole realtà geografiche.
Le previsioni sono articolate secondo tre distinti scenari. Con il primo di essi, lo scenario centrale
(quello diffuso nelle tavole), viene fornito un set di stime puntuali ritenute “verosimili” che, costruite in base
alle recenti tendenze demografiche, rappresentano quelle di maggiore interesse per gli utilizzatori. Accanto
allo scenario considerato più “probabile” sono stati costruiti due scenari alternativi che hanno il ruolo di
115
disegnare il campo dell’incertezza futura. Tali due scenari, denominati rispettivamente basso e alto, sono
impostati definendo una diversa evoluzione per ciascuna componente demografica rispetto allo scenario
centrale. Le due varianti tracciano idealmente un percorso alternativo, dove ciascuna componente apporterà
maggiore (scenario alto) o minore (scenario basso) consistenza alla popolazione. Per lo scenario alto ciò
significa fecondità, sopravvivenza e flussi migratori (interni e con l’estero) più sostenuti, mentre vale
esattamente l’opposto nello scenario basso. Entrambi sono da intendersi esclusivamente come alternative
plausibili: nessuno dei due, infatti, può vedersi attribuito il significato di limite potenziale (superiore o
inferiore) allo sviluppo della popolazione.
La popolazione base delle previsioni è quella rilevata dalla fonte Popolazione residente comunale
per sesso, anno di nascita e stato civile (Posas) al 1° gennaio 2011.
SEZIONE 14: IL MERCATO IMMOBILIARE
Le informazioni presentate nelle tabelle provengono dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI)
gestito come sancito dal Decreto legislativo del 30 luglio 1999, n. 300 dall’Agenzia del Territorio.
L’Osservatorio ha il duplice obiettivo di concorrere alla trasparenza del mercato immobiliare e di fornire
elementi informativi alle attività dell’Agenzia del Territorio nel campo dei processi estimali. Ciò avviene, da un
lato, mediante la gestione di una banca dati delle quotazioni immobiliari, che fornisce una rilevazione
indipendente, sull’intero territorio nazionale, delle quotazioni dei valori immobiliari e delle locazioni, dall’altro,
valorizzando a fini statistici e di conoscenza del mercato immobiliare le banche dati disponibili
nell’amministrazione e, più in generale, assicurando la realizzazione di analisi e studi.
La rilevazione è differenziata in due modalità operative in dipendenza della vivacità del mercato
immobiliare:
• rilevazione diretta mediante schede standardizzate nel caso in cui la quantità di compravendite
verificatesi nel semestre consenta l’acquisizione di un campione numericamente elaborabile;
• rilevazione indiretta mediante metodologie di comparazione e valutazione proprie dell’estimo e sulla
base dell’expertise degli uffici che operano in capo tecnico estimale, nel caso in cui il mercato risulti
non sufficiente alla costituzione di un campione significativo.
Le fasi di rilevazione del campione sono:
1^ fase: Pianificazione della rilevazione
Il processo di rilevazione diretta si avvia pianificando per ciascun anno l’ammontare di osservazioni
da raccogliere; l’oggetto dell’indagine campionaria è l’universo delle compravendite di unità immobiliari
prevalentemente a destinazione residenziale che si realizzano in un semestre.
L’analisi dell’universo delle compravendite è effettuato tramite opportune indagini sugli archivi delle
Conservatorie dei Registri Immobiliari gestite dall’Agenzia del Territorio.
In questa fase di pianificazione generale interessa in particolare rilevare la distribuzione sul territorio
nazionale dei volumi delle compravendite.
L’analisi della distribuzione territoriale dei volumi di scambio viene effettuata sulla base del
parametro NTN (Numero di transazioni normalizzate, vale a dire sommando le effettive quote di proprietà
compravendute, si veda più avanti per una descrizione più dettagliata di questo parametro) e di elaborazioni
effettuate sui database delle Conservatorie. Tali elaborazioni restituiscono il numero delle compravendite
avvenute nel semestre, differenziato per destinazione edilizia per livello provinciale e comunale.
A livello provinciale sono individuate 4 classi di province sulla base della dimensione dei volumi di
compravendita (NTN). Ad ognuna delle classi è stata attribuita una percentuale di numerosità del campione
da rilevare affinché la rilevazione campionaria sia significativa.
Questa classificazione permette di ottenere una corretta programmazione della rilevazione sull’intero
territorio nazionale in funzione dell’effettivo numero di compravendite avvenuto.
A livello comunale, sulla base della dimensione dei volumi di compravendita (NTN), sono selezionati
quei comuni su cui è possibile ottenere un campione elaborabile. La selezione è effettuata tenendo conto di
116
due limiti di soglia: la quantità di campione effettivamente catturabile, la minima quantità di compravendita
necessaria alla costituzione di un campione sufficiente per l’elaborazione. La quantità di campione
effettivamente catturabile è stimata pari al 20% circa e dipende da più fattori tra cui la disponibilità delle fonti,
la disponibilità di risorse, ecc.; la minima quantità di campione necessaria per l’elaborazione dipende dalla
metodologia di statistica adottata dall’Osservatorio ed pari ad almeno 5 rilevazioni al semestre (10 schede in
un anno). Al di sotto di tale minimo si ritiene che il risultato dell’elaborazione, espresso con un intervallo di
valori medi min-max, abbia uno scarso grado di attendibilità. Stante i limiti di soglia sopra descritti, si riesce
ad indagare con metodologia di Rilevazione Diretta circa 1.200 grandi comuni, in cui si realizza il 65% del
mercato nazionale di unità immobiliari residenziali; per i comuni aventi un numero di compravendite al di
sotto di tale soglia si procede alla attribuzione di valore attraverso la Metodologia Indiretta.
Sulla base della programmazione generale degli obiettivi di rilevazione di cui sopra l’Ufficio
Provinciale ne effettua la pianificazione di dettaglio tramite apposito Piano Operativo di Rilevazione. Il piano
articola per i comuni interessati la programmazione della rilevazione attraverso l’individuazione delle zone
OMI nelle quali raccogliere le informazioni e delle tipologie edilizie a cui riferire l’indagine puntuale. L’ufficio
attua la programmazione di dettaglio avvalendosi della conoscenza del mercato immobiliare locale, per zona
e per tipologia e tenendo conto delle proprie disponibilità di risorse (umane, economiche, strumentali).
2^ fase: Rilevazione tramite schede e costituzione del campione.
La rilevazione mediante schede standardizzate è effettuata dal personale dell’ufficio periferico anche
avvalendosi dell’ausilio delle componenti professionali che operano nel settore e con le quali sono stati
sottoscritti appositi protocolli di collaborazione. Al termine di tale rilevazione è costituito un campione su
base cartacea di schede di rilevazione per unità immobiliare.
3^ fase: Costituzione del database informatico delle schede.
L’Agenzia è dotata di procedure informatizzate che permettono non solo l’acquisizione del campione
su database informatici, ma la pre-elaborazione dello stesso al fine di scartare quelle schede che risultano
incomplete od anomale rispetto allo stato ordinario dei valori di compravendita. Al termine di tale fase è
costituito l’archivio informatizzato delle schede di rilevazione, su cui è possibile effettuare le successive
elaborazioni statistiche
Le schede di rilevazione
Il nuovo ruolo assegnato all’Osservatorio, la sua apertura all’esterno e l’incremento della domanda di
trasparenza del mercato immobiliare, hanno condotto a delineare un sistema standardizzato di rilevazione,
mediante la predisposizione di apposite schede contenenti informazioni anche di dettaglio. Ciò ha richiesto
l’impianto di una nuova architettura del sistema informativo e delle correlate procedure informatiche.
La rilevazione con schede (per la destinazione residenziale e dal 2005 anche per le tipologie edilizie
non residenziali – Uffici, Negozi, Capannoni) è effettuata nei comuni e nelle zone in cui vi è presenza di
dinamica di mercato. Il numero di schede da rilevare deve essere distribuito, avvalendosi della conoscenza
del mercato immobiliare locale, per zona e per tipologia.
Per giungere alle quotazioni si parte dalla rilevazione diretta, effettuata con opportune schede, nei
comuni e nelle zone in cui si registra dinamica di mercato. Le schede sono suddivise in varie parti e
riguardano:
la tipologia dell’immobile o dell’unità immobiliare
le fonte della rilevazione
la identificazione dell’immobile rilevato
la destinazione prevalente di zona
le caratteristiche estrinseche del fabbricato in cui è ubicata l’unità immobiliare
le caratteristiche intrinseche del fabbricato
le caratteristiche intrinseche dell’unità immobiliare
la consistenza dell’unità immobiliare
la consistenza delle pertinenze
la consistenza totale dell’unità immobiliare e delle pertinenze (ragguagliate)
il prezzo / valore
117
Al 2°semestre 2006 sono state rilevate circa 195.000 schede per più di 1.000 comuni per la
destinazione residenziale. Nel 2° semestre 2006 sono state rilevate circa 38.400 schede in 1.232 comuni (di
cui circa 3.500 riferite a tipologie non residenziali).
Le fonti di rilevazione
Le fonti di rilevazione per le indagini sono: le agenzie immobiliari, stime interne dell’Agenzia, aste,
atti di compravendita se indicanti valore significativamente diversi dal valore catastale, offerte pubblicate,
ecc.. I valori rilevati sono riferiti al metro quadrato di superficie commerciale (lorda) ovvero di superficie utile
(netta), rispettivamente per il mercato delle compravendite e delle locazioni. Al fine di valorizzare e rendere
trasparente l’apporto delle agenzie immobiliari, sono stati siglati specifici rapporti di collaborazione con le
principali associazioni di categoria (FIAIP e FIMAA).
Il processo di elaborazione
La dimensione del numero di osservazione minimo per zona (cinque) è possibile in quanto si è
scelto di operare con un procedimento di elaborazione statistica basato sulla stima dell’intervallo di
confidenza della funzione t di Student. E’ stata prodotta una specifica funzione di elaborazione che, sulla
base dei dati delle schede di rilevazione, fornisce l’intervallo entro cui più probabilmente si colloca il valor
medio dell’universo di riferimento. Ovviamente l’ampiezza dell’intervallo, e dunque la sua significatività,
dipendono in particolare dal grado di eterogeneità dell’universo di riferimento e dalla numerosità del
campione.
Il processo di elaborazione statistica è dunque costituito dalle seguenti attività:
rilevazione dei dati e definizione del campione elaborabile
definizione delle aliquote di abbattimento delle offerte
elaborazione automatica
elaborazione su campionatura
analisi dei risultati (strumenti di analisi del campione)
L’intervallo di confidenza elaborato rappresenta comunque uno stato informativo che l’apposita
Commissione validazione può assumere o modificare per definire l’intervallo delle quotazioni, in funzione di
eventuali ulteriori informazioni, nonché del parere espresso dal Comitato consultivo misto.
Per i comuni che non sono oggetto della rilevazione diretta, la determinazione delle quotazioni è
basata sui criteri di comparazione nel tempo e nello spazio, sulle informazioni ottenute dalla rete delle fonti
sopra indicata, su ogni altra informazione ritenuta utile. Si tratta di una rilevazione indiretta e /o comparativa
basata sulla expertise dei tecnici degli Uffici Provinciali del Territorio.
Nelle tavole che vengono diffuse vengono fornite informazioni sui volumi di vendita misurati tramite i
seguenti indici:
NTN = numero di transazioni di unità immobiliari normalizzate.
Le compravendite dei diritti di proprietà sono "contate" relativamente a ciascuna unità immobiliare
tenendo conto della quota di proprietà oggetto di transazione; ciò significa che se di una unità immobiliare é
compravenduta una frazione di quota di proprietà, per esempio il 50%, essa non è contata come una
transazione, ma come 0,5 transazioni.
IMI = indicatore di Intensità del Mercato Immobiliare = rapporto NTN/(stock di unità immobiliari per
determinate classificazioni di immobili).
SEZIONE 15: IL MERCATO DEL LAVORO
Le informazioni riportate nella tavole di questa sezione fanno riferimento a due grandi categorie di
interesse:
•
•
le risultanze dell’indagine delle forze di lavoro ISTAT;
l’Osservatorio sulla Cassa Integrazione Guadagni dell’INPS
INDAGINE SULLE FORZE DI LAVORO DELL’ISTAT
118
La rilevazione campionaria continua sulle forze di lavoro ha come obiettivo primario la stima dei
principali aggregati dell’offerta di lavoro. La rilevazione è denominata continua in quanto le informazioni sono
rilevate con riferimento a tutte le settimane dell’anno, tenuto conto di un’opportuna distribuzione nelle tredici
settimane di ciascun trimestre del campione complessivo. La rilevazione è progettata per garantire stime
trimestrali a livello regionale e stime provinciali in media d’anno. Le stime trimestrali rappresentano lo stato
del mercato del lavoro nell’intero trimestre. Il campione utilizzato è a due stadi, rispettivamente comuni e
famiglie, con stratificazione delle unità di primo stadio. Per ciascun trimestre vengono intervistati circa 175
mila individui residenti in 1.246 comuni di tutte le province del territorio nazionale. Tutti i comuni capoluogo di
provincia o con popolazione superiore ad una soglia per ciascuna provincia, detti autorappresentativi, sono
presenti nel campione in modo permanente. I comuni la cui popolazione è al di sotto delle soglie, detti non
autorappresentativi, sono raggruppati in strati. Essi entrano nel campione attraverso un meccanismo di
selezione casuale che prevede l’estrazione di un comune non autorappresentativo da ciascuno strato. Per
ciascun comune viene estratto dalla lista anagrafica un campione casuale semplice di famiglie. La
popolazione di riferimento è costituita da tutti i componenti delle famiglie residenti in Italia, anche se
temporaneamente all’estero. Sono escluse le famiglie che vivono abitualmente all’estero e i membri
permanenti delle convivenze (istituti religiosi, caserme, ecc.). La popolazione residente comprende le
persone, di cittadinanza italiana e straniera, che risultano iscritte alle Anagrafi comunali. L’unità di rilevazione
è la famiglia di fatto, definita come insieme di persone coabitanti, legate da vincoli di matrimonio, parentela,
affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi. L’intervista alla famiglia viene effettuata utilizzando una rete di
rilevazione controllata direttamente dall’ISTAT mediante tecniche Capi (Computer assisted personal
interview) e Cati (Computer assisted telephone interview). In generale le informazioni vengono raccolte con
riferimento alla settimana che precede l’intervista. Ogni famiglia viene intervistata per due trimestri
consecutivi; segue un’interruzione per i due successivi trimestri, dopodiché essa viene nuovamente
intervistata per altri due trimestri. Complessivamente, rimane nel campione per un periodo di 15 mesi. Taluni
quesiti della rilevazione, a motivo della difficoltà nella risposta da fornire o della sensibilità dell’argomento
trattato, prevedono la facoltà di non rispondere. I dati rilevati dall’indagine, elaborati all’unità, vengono
arrotondati alle migliaia nei valori e nelle variazioni assolute. Nelle variazioni e nelle incidenze percentuali
nonché nelle differenze di punti percentuali l’arrotondamento è al primo decimale. A motivo
dell’innalzamento dell’età dell’obbligo scolastico (Legge 296/2006), intervenuto a partire dagli ultimi mesi del
2007, dal primo trimestre 2008 i dati sugli individui con 15 anni di età non contengono né occupati né
disoccupati.
Alcune definizioni:
Forze di lavoro: comprendono le persone occupate e quelle disoccupate.
Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento:
− hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in
natura;
− hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano
abitualmente;
− sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati
occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il
50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono
considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono
considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi.
Persone in cerca di occupazione: comprendono le persone non occupate tra 15 e 74 anni che:
− hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nei trenta giorni che precedono l’intervista e
sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive
all’intervista;
− oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla data dell’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad
avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive all’intervista, qualora fosse possibile
anticipare l’inizio del lavoro.
Inattivi: comprendono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non
classificate come occupate o in cerca di occupazione.
Tasso di attività: rapporto tra le persone appartenenti alle forze di lavoro e la popolazione di età superiore a
15 anni compiuti.
Tasso di occupazione: rapporto tra gli occupati e la popolazione di età 15-64 anni.
Tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro.
LA CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI
119
L’Osservatorio dell’INPS riporta il numero di ore autorizzate ogni mese di Cassa Integrazione
Guadagni (CIG) e si compone di quattro sezioni:
1)
2)
3)
4)
Dettaglio mensile;
Serie storiche mensili;
Serie storiche cumulate mensili;
Serie storiche annuali.
Le sezioni 1) e 2) contengono entrambe i dati mensili, ma, mentre 1) è relativa alle statistiche
dell’ultimo mese disponibile, 2) ha come impostazione tutti i mesi dell’anno dal 2005 fino all’ultimo mese
disponibile dell’anno corrente. Nella sezione 3) si trovano le serie storiche dei periodi cumulati definiti
all’ultimo mese di aggiornamento. La sezione 4) contiene le serie storiche annuali dall’anno 2005 fino
all’ultimo anno completo.
In ogni sezione è possibile scegliere i dati relativi alla Cassa Integrazione Guadagni ordinaria, alla
straordinaria ed a quella in deroga secondo due diversi tipi di classificazione:
a) codice statistico contributivo INPS;
b) codice ATECO 2002.
Il codice statistico contributivo è un codice numerico formato da cinque caratteri che viene rilasciato
all'azienda dall'INPS al momento della sua iscrizione secondo le caratteristiche contributive proprie
dell'attività dichiarata. Il ramo, rappresentato dalla prima cifra del codice - che può assumere valori da 1 a 7 indica l'insieme delle attività che vengono espletate nei settori di lavoro: industria, enti pubblici,
amministrazioni statali, artigianato, agricoltura, credito e assicurazioni, commercio. La classe, rappresentata
dalla seconda e dalla terza cifra del codice, indica dei raggruppamenti di attività della stessa natura in cui è
possibile suddividere il ramo. La categoria, rappresentata dalla quarta e dalla quinta cifra del codice, indica
la singola attività esplicata generalmente da aziende dello stesso tipo (es. industria meccanica: carpenteria
metallica).
Nella banca dati la classificazione delle ore autorizzate secondo il codice statistico contributivo è
rappresentata da una variabile gerarchica che comprende ramo e classe; quest'ultima rappresenta il livello
massimo di disaggregazione. E' opportuno precisare che:
- nella banca dati l'edilizia viene trattata come ramo, anche se non è propriamente un ramo come sopra
definito, poiché ha una gestione speciale che va distinta dall'industria e dall'artigianato;
- alcuni rami, come agricoltura, enti pubblici, amministrazioni statali, credito e assicurazioni, sono stati
raggruppati in "rami vari", data l'esiguità del numero di ore autorizzate che li caratterizza;
- per lo stesso motivo alcune classi, come quelle relative alla pesca (codici 119, 120, 121), sono state
raggruppate nella classe "varie" già rappresentata dal codice 116;
- analogamente anche alcune classi del commercio, rappresentate dai codici 703, 706 e 707, sono
state raggruppate nella voce "attività varie".
Il codice ATECO 2002 è una classificazione delle attività economiche predisposta dall'Istituto
nazionale di statistica, adottata nelle rilevazioni statistiche al fine di soddisfare l'esigenza di una comune
nomenclatura per la classificazione delle unità di produzione di beni e servizi. Tale classificazione presenta
le varie attività economiche raggruppate, dal generale al particolare, in sezioni, sottosezioni, divisioni, gruppi,
classi e categorie. In questo tipo di classificazione tutte le unità produttive che esercitano lo stesso genere di
attività economica sono classificate in un'unica categoria, senza distinzione alcuna riguardo alla loro forma
giuridica e alla forma di conduzione dell'impresa. Nella banca dati delle ore autorizzate CIG la classificazione
ATECO 2002 è rappresentata da un variabile gerarchica che comprende sezioni e divisioni; quest'ultima
rappresenta il livello massimo di disaggregazione. Le sezioni sono 17 e vengono di seguito elencate:
- Agricoltura,caccia e silvicoltura;
- Pesca, pescicoltura e servizi connessi;
- Estrazione di minerali;
- Attività manifatturiere;
- Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua;
- Costruzioni;
- Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa;
- Alberghi e ristoranti;
120
- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni;
- Attività finanziarie;
- Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca e servizi alle imprese;
- Amministrazione Pubblica;
- Istruzione;
- Sanità e assistenza sociale;
- Altri servizi pubblici sociali e personali;
- Attività svolte da famiglie e convivenze;
- Organizzazioni ed organismi extraterritoriali.
Nella banca dati è presente un documento che contiene, per le ore autorizzate nell'ultimo anno
(2011), le tabelle di raccordo tra tutte le classi del codice statistico contributivo e tutte le divisioni del codice
ATECO 2002, distinte per tipologia di CIG. Nello stesso documento sono presenti anche le legende dei
codici statistici contributivi e ATECO 2002.
La Cassa Integrazione è stata istituita con Decreto Legislativo n. 788/1945 ed è una prestazione
economica erogata dall’INPS con la funzione di sostituire od integrare la retribuzione dei lavoratori sospesi o
lavoranti ad orario ridotto in concomitanza di eventi espressamente previsti dalla legge. L’intervento ordinario
è attualmente disciplinato dalle Leggi n.164/1945 e n.223/1992 ed opera in presenza di sospensioni o
riduzioni temporanee e contingenti dell’attività d’impresa che conseguono a situazioni aziendali, determinate
da eventi transitori non imputabili all’imprenditore o ai lavoratori, ovvero da crisi temporanee di mercato.
L’intervento straordinario, disciplinato dalla Legge n.464/1972, opera a favore di imprese industriali e
commerciali in caso di ristrutturazione riorganizzazione e conversione aziendale, ovvero nei casi di crisi
aziendale e di procedure concorsuali. L'intervento in deroga è destinato ai lavoratori di imprese escluse dalla
CIG straordinaria, quindi aziende artigiane e industriali con meno di 15 dipendenti o industriali con oltre 15
dipendenti che non possono fruire dei trattamenti straordinari. La CIG in deroga alla vigente normativa è
concessa nei casi in cui alcuni settori (tessile, abbigliamento, calzaturiero, orafo, ecc.) versino in grave crisi
occupazionale: tale strumento della permette quindi, senza modificare la normativa che regola la CIGS, di
concedere i trattamenti straordinari anche a tipologie di aziende e lavoratori che ne sono esclusi.
L’unità statistica è rappresentata dall’ora di integrazione salariale autorizzata nel mese all’azienda
che ne fa richiesta. L’Osservatorio prevede un’elaborazione sui dati contenuti nell’archivio che vengono poi
pubblicati sul sito dell’INPS, dove è possibile una navigazione multidimensionale, nel senso che si possono
costruire tavole statistiche personalizzate, scegliendo da un insieme di variabili di classificazione quelle
d’interesse. La fonte dei dati è rappresentata dagli archivi amministrativi INPS che gestiscono la Cassa
Integrazione. Gli archivi sono alimentati: per quanto riguarda la Cassa Integrazione ordinaria industria ed
edilizia dalle delibere di autorizzazione della Commissione Provinciale del Lavoro, per la Cassa Integrazione
straordinaria dai decreti emessi dagli Uffici Regionali del Lavoro. In virtù di quanto detto è opportuno
precisare che le ore autorizzate ogni mese non sono di competenza del mese stesso ma possono riferirsi sia
a periodi precedenti il mese di autorizzazione (la maggior parte) sia a periodi successivi. Il periodo preso in
considerazione dall’Osservatorio comprende la serie storica mensile degli ultimi cinque anni. L’Osservatorio
viene integrato con cadenza mensile con i dati relativi al mese precedente.
SEZIONE 16: ISTRUZIONE E FORMAZIONE
La tavola 16.11 è ottenuta partendo dai dati elementari dell’Indagine delle forze di lavoro mentre la
16.2 e la 16.3 provengono dall’Indagine sull'Istruzione Universitaria che il MIUR realizza fin dal 1999 quando
subentrò all'ISTAT. Scopo di questa indagine è di fornire elementi a supporto delle attività nazionali ed
internazionali di monitoraggio e di valutazione del sistema universitario.
L'indagine nel corso degli anni è stata in parte modificata, al fine di ampliarne i contenuti informativi,
sia introducendo nuove variabili di interesse sia aumentandone il dettaglio cambiando le unità di rilevazione.
I dati rilevati sono relativi agli studenti iscritti, immatricolati, laureati/diplomati, agli esami sostenuti e
alla formazione post-laurea.
L'Indagine è articolata in tre distinte fasi:
•
la prima rileva i laureati, i diplomati e gli esami sostenuti per anno solare;
121
•
•
la seconda rileva gli iscritti e gli immatricolati per anno accademico;
la terza ed ultima parte rileva gli studenti che frequentano i corsi post-laurea.
Rientrano nel campo d'indagine tutte le Università, i Politecnici e gli Istituti universitari statali e non
statali legalmente riconosciuti facenti parte del Sistema Universitario Nazionale.
Dalle informazioni raccolte è possibile indagare su due aspetti principali riguardanti gli studenti:
•
•
la ricostruzione dei percorsi formativi, sia pre-universitari (anno scolastico di conseguimento del
diploma di scuola superiore, tipo di maturità, voto di maturità), che accademici (anno di prima
immatricolazione, numero di esami sostenuti, cambi di corso, ecc.);
le caratteristiche socio-anagrafiche quali il sesso, l'età, la residenza e la cittadinanza.
L'acquisizione dei dati avviene tramite l'utilizzo di un sistema informatizzato di raccolta e
trasmissione, disponibile sul sito del Ministero. Una volta completato l'inserimento dei dati, gli stessi vengono
spediti per posta elettronica. Dopo i dovuti controlli qualitativi, viene richiesta una copia cartacea firmata dal
Rettore, valida come certificazione delle informazioni fornite.
SEZIONE 17: INFRASTRUTTURE: nessuna nota
SEZIONE 18: I DISTRETTI INDUSTRIALI
a tavola presentata mette in evidenza tutta una serie di informazioni relative ai 101 distretti del
campione aderenti alla Federazione dei Distretti Italiani e quelli considerati nella nona Indagine annuale su
«Le medie imprese industriali italiane» a cura di Unioncamere e Mediobanca. Le informazioni presenti sono:
• il numero di imprese registrate al 31 dicembre 2010 presso i Registri delle Imprese delle Camere di
Commercio aventi sede legale nei comuni facenti parte dei distretti e appartenenti ai gruppi della
classificazione delle attività economiche ATECO 2007 di interesse dei distretti;
• le esportazioni di fonte ISTAT relative all’anno 2010 dei gruppi della classificazione delle attività
economiche ATECO 2007 di interesse dei distretti e riferite agli interi territori provinciali su cui si
estendono i distretti;
• il numero medio di addetti del 2009 risultanti dall’Archivio Statistico delle Imprese Attive delle
imprese aventi sede legale nei comuni facenti parte dei distretti e appartenenti ai gruppi della
classificazione delle attività economiche ATECO 2007 di interesse dei distretti;
• il valore aggiunto del 2009 di fonte Unioncamere - Istituto Guglielmo Tagliacarne delle unità locali
delle imprese aventi sede legale nei comuni facenti parte dei distretti e appartenenti ai gruppi della
classificazione delle attività economiche ATECO 2007 di interesse dei distretti.
122
Scarica

RAPPORTO SULL`ECONOMIA DEL FRIULI