RAPPORTO SULL’ECONOMIA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA I tempi lunghi della ripresa L’economia reale dal punto di osservazione delle Camere di Commercio Maggio 2012 2 Rapporto redatto dai Centri Studi – Ufficio Statistica e Prezzi Bensi Fabia – Trieste Boaro Laura – Pordenone Buiatti Francesca - Udine Cappello Maria – Udine Cipressi Felisiano - Pordenone Delfrate Alessandro – Trieste Piva Cinzia - Pordenone Zavan Roberto - Gorizia Passon Mario coordinatore - Udine Il Rapporto è scaricabile dai siti camerali e dal sito www.starnet.unioncamere.it Si autorizza la riproduzione, la diffusione e l’utilizzazione della presente pubblicazione a condizione di citare la fonte. 3 Indice Premessa ....................................................................................................................................... 6 Sezione I - Lo scenario macro internazionale e nazionale ......................................................... 8 Il quadro macroeconomico internazionale ..................................................................................................... 8 Il quadro macroeconomico nazionale .......................................................................................................... 11 Gli scenari al 2013 ....................................................................................................................................... 14 Sezione II – La dinamica imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia .......................................... 16 Le imprese nelle quattro province ................................................................................................................ 20 La dimensione delle imprese regionali......................................................................................................... 22 Le imprese artigiane..................................................................................................................................... 24 L’imprenditoria femminile ............................................................................................................................. 25 Le caratteristiche degli imprenditori ............................................................................................................. 27 Sezione III – L’interscambio commerciale e i processi di internazionalizzazione dell’economia del Friuli Venezia Giulia ..................................................................................... 34 I principali mercati di destinazione e provenienza delle merci ..................................................................... 37 I principali prodotti di esportazione e di importazione .................................................................................. 40 Sezione IV – Tema monografico: il Turismo ............................................................................. 46 Il sistema delle imprese................................................................................................................................ 49 La capacità ricettiva ..................................................................................................................................... 51 La domanda turistica .................................................................................................................................... 53 Sezione V – Tema monografico: La dotazione infrastrutturale e i dati di traffico del Friuli Venezia Giulia ............................................................................................................................. 58 La dotazione infrastrutturale del Friuli Venezia Giulia ................................................................................. 58 Le imprese di trasporto e logistica ............................................................................................................... 59 La rete stradale ............................................................................................................................................ 59 Il traffico merci sulla rete stradale del Friuli Venezia Giulia ......................................................................... 62 La rete ferroviaria ......................................................................................................................................... 63 I nodi per il trasporto di merci e passeggeri: la rete portuale ....................................................................... 67 Il traffico merci nei porti del Friuli Venezia Giulia ......................................................................................... 69 La rete aeroportuale ..................................................................................................................................... 70 Il traffico merci e passeggeri ........................................................................................................................ 71 Le infrastrutture per la logistica .................................................................................................................... 71 La posizione del Friuli Venezia Giulia nella rete di trasporto europea ......................................................... 73 Bibliografia .................................................................................................................................. 76 Indice delle tavole allegate ......................................................................................................... 78 Note metodologiche sui temi della giornata dell’economia ..................................................... 86 4 5 Premessa Il 2011 ha confermato le consapevolezze che negli ultimi tre anni sono nate, si sono alimentate ed inevitabilmente si sono radicate nelle nostre società ed economie: l’incertezza e le criticità diffuse, i fatti sociali, quelli politici, la chiusura di attività e la perdita di posti di lavoro ci stanno obbligando da anni a riflettere sulle azioni da intraprendere per superare la crisi, ormai più che sulle cause della stessa. La 134.a Assemblea dei Presidenti delle Camere di Commercio d’Italia, svoltasi a Perugia il 2 dicembre 2011, ha condiviso e trasmesso un messaggio fondamentale, una trilogia di approcci che è necessario rendere propri, ciascuno di noi ed in ciascun ruolo sociale e professionale ricoperto: “Cambiamento, condivisione, coesione”. Crediamo che la 10.a Giornata dell’Economia quest’anno concretizzi nel Friuli Venezia Giulia anche questa trilogia: si tratta del primo evento realizzato in comunione tra le quattro Camere di Commercio regionali. In questa occasione la nostra regione attraverso le Camere di Commercio di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine, osservatori privilegiati circa le dinamiche economiche in atto sul territorio, esprime nella medesima volontà di realizzare un osservatorio unico, il cambiamento, la condivisione e la coesione. Anche questo rapporto sull’economia locale assume valenza territoriale più ampia, non limitata ai confini provinciali, ed è proprio per questo che rappresenta la realizzazione a livello istituzionale dei tre fondamenti sostenuti da Unioncamere, l’Unione delle Camere di Commercio Italiane. Un cambiamento: l’Unione tra Camere di Commercio della regione non è di recente istituzione ma per la prima volta i rispettivi Centri Studi collaborano ciascuno fornendo il proprio essenziale contributo all’analisi dell’economia locale. Una condivisione: non solo a livello operativo ma anche istituzionale, degli sforzi e dei risultati. Una coesione: nel senso di obiettivo comune, di sentirsi parte delle medesime dinamiche. L’Unioncamere Regionale Friuli Venezia Giulia anche in questa occasione dimostra l’unione. Le Camere di Commercio rappresentano anche lo strumento di dialogo tra economia, territorio, tra pubblica amministrazione ed imprese e cittadini siano essi nel ruolo di imprenditori, lavoratori e/o consumatori. Come Presidente dell’Unione Regionale ho sostenuto ed apprezzato gli obiettivi, la volontà e gli sforzi che per questa 10.a Giornata dell’Economia le nostre Camere di Commercio hanno condiviso. La storia sociale ed economica della nostra Italia ci rende non solo imprenditori, lavoratori ma anche politici cioè uomini e donne volenterosi di migliorare, di cambiare per superare e ricostruire. La teoria della “distruzione creatrice” di Schumpeter descrive il nostro recente passato e preannuncia il nostro futuro prossimo: distruzione perché vengono superati vecchi metodi produttivi, tecnologie, conoscenze e risorse umane; creatrice perché solo da questi cambiamenti scaturisce il nuovo. Gli imprenditori disposti a innovare sono i protagonisti della “distruzione creatrice”. Ed è nella distruzione sociale ed economica di questo nostro tempo che abbiamo il dovere, anche noi istituzioni rappresentative dell’economia, di cogliere gli spunti per rinnovare, osare, accettare il nuovo. Possiamo farlo solo concentrandoci sugli uomini e sulle donne che lavorano: grazie al loro bagaglio di esperienza e di storia, di successi, sconfitte e sacrifici, grazie alle speranze rappresentate dai nostri 6 giovani, embrioni di novità ed innovazione. Le imprese sono loro già oggetto della nostra quotidiana attività lavorativa, nonché delle nostre analisi, sono le realtà imprenditoriali. Ed il rapporto causa-effetto tra realtà lavorativa e realtà sociale, lo stiamo vivendo quotidianamente, è bidirezionale. Ecco allora che emerge, mai più che in questo momento, l’importanza di essere uniti, di condividere, riflettere e di essere concretamente propositivi. Le Camere di Commercio costituiscono un grande sistema di intelligenze che raccoglie, elabora, interpreta i dati economici, sono osservatori privilegiati delle dinamiche economiche in atto sul territorio. I loro compiti istituzionali consentono a queste Istituzioni di avere e gestire un patrimonio informativo esclusivo nel suo genere: dati raccolti nell’ambito del Programma Statistico Nazionale, banche dati del Sistema Statistico Nazionale, Registri, Albi, Elenchi, Osservatori. Il presente Rapporto sulla regione Friuli Venezia Giulia, elaborato in occasione della 10.a Giornata dell’Economia, si configura come un mezzo, uno strumento per valorizzare questo “patrimonio informativo”, cioè leggere “l’economia reale dal punto di osservazione delle Camere di Commercio”. Il Rapporto focalizza l’attenzione su alcuni di questi aspetti. In particolare le analisi si concentrano essenzialmente su quattro temi: Sezione I – Lo scenario macro internazionale e nazionale; Sezione II – I trend di crescita del Friuli Venezia Giulia: analisi dei fattori di contesto territoriale; Sezione III – L’interscambio commerciale ed i processi d internazionalizzazione dell’economia del Friuli Venezia Giulia; Sezione IV – Il turismo; Sezione V – Infrastrutture e logistica. L’allegato statistico invece analizza, mediante l’ausilio di oltre 100 tabelle, tutti gli aspetti dell’economia locale e cioè Demografia di impresa, Indicatori di bilancio e medie imprese, Ambiente e qualità della vita, Impatto occupazionale e localizzazione delle imprese, Contabilità economica territoriale, Struttura imprenditoriale e occupazionale e qualificazione delle risorse umane, Innovazione, Commercio internazionale e flussi di investimento, Turismo, Credito, Inflazione, Scenari previsionali, Demografia della popolazione, Mercato delle costruzioni, Mercato del lavoro, Istruzione e formazione, Infrastrutture, Distretti industriali. Il Presidente Giovanni Da Pozzo 7 Sezione I - Lo scenario macro internazionale e nazionale Il quadro macroeconomico internazionale L'economia globale è in una fase di forte rallentamento, una fase che per l’area euro rischia di trasformarsi in recessione per effetto delle tensioni sul debito sovrano che interessano diversi Paesi dell’Unione Europea ma anche a livello più globale a causa della persistente incertezza circa il processo di consolidamento delle finanze pubbliche negli Stati Uniti. Ma ci sono altri fattori che frenano l’economia internazionale a cominciare dalle debolezze del mercato del lavoro e, in alcune economie, di quello immobiliare, ma il livello di indebitamento delle famiglie resta elevato in alcune delle principali economie avanzate. Le tensioni sul debito sovrano dell'area dell'euro hanno, infatti, assunto rilevanza sistemica, nonostante le correzioni degli squilibri di finanza pubblica operate dai governi nazionali; queste tensioni hanno accresciuto il livello di incertezza di imprenditori e consumatori indirizzandolo verso un peggioramento delle prospettive di crescita. È aumentata l'avversione al rischio degli investitori così come la preferenza per strumenti ritenuti sicuri quali i titoli di Stato statunitensi e tedeschi. L'economia dell'area dell'euro si è indebolita nel quarto trimestre; l'indicatore €-coin, che stima la componente di fondo della variazione trimestrale del PIL dell'area, si colloca da ottobre su valori negativi. In queste condizioni sono state riviste al ribasso anche le prospettive di crescita per il 2012. Un segnale per invertire questo processo è stato dato dall'Eurosistema che ha allentato le condizioni monetarie e fornito sostegno all'attività di prestito all'economia: la Banca Centrale Europea ha ridotto in due occasioni i tassi ufficiali, portandoli all'1%, ma ha anche introdotto importanti misure di sostegno all'attività di prestito delle banche a famiglie e imprese. Le previsioni del Fondo monetario internazionale indicano per il 2012 in +3,3% la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale, una crescita positiva che però appare decisamente inferiore alle performance del 2011 (+3,8%) e soprattutto del 2010 (+5,2%). Dalla fine del 2010 i flussi di commercio internazionale hanno subito un rallentamento e nel 2012 si prevede una crescita del 3,8%. In particolare nell’ultimo trimestre del 2011 il commercio internazionale segnala una dinamica debole, in linea con l’andamento modesto dell’economia globale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale la ripresa globale “è minacciata dall’intensificarsi delle tensioni nell’area euro e dalle fragilità che caratterizzano il panorama economico al di fuori dell’area stessa”. Le condizioni finanziarie sono sempre critiche mentre le prospettive di crescita continuano ad essere assai incerte: per il 2012 si prevede un’espansione della produzione mondiale del 3,3%, una stima che tiene conto “dell’ingresso dell'economia dell'area dell'euro in una fase di lieve recessione nel 2012”, a seguito del rialzo dei rendimenti dei debiti sovrani, degli effetti del deleveraging bancario sull'economia reale, e di un ulteriore consolidamento fiscale. Si prevede inoltre un rallentamento della crescita sia delle economie emergenti, sia di quelle in via di sviluppo a causa del peggioramento delle condizioni esterne e dell’indebolimento della domanda interna. 8 L’azione da avviare è quella di “ripristinare un clima di fiducia e di fermare la crisi nella zona euro sostenendo la crescita adottando misure di aggiustamento economico, il contenimento del deleveraging, assicurando maggiore liquidità all’economia”. Fig. 1 - I nuovi equilibri internazionali: previsioni 2012 Area Euro: -0,3% Germania: +0,6% Francia: +0,5% Italia: -1,9% Spagna: -1,8% Est Europa +1,9% Russia +4,0% Stati Uniti +2,1% Cina +8,2% ASEAN 5* +5,4% Medio Oriente e Nord Africa +4,2% Messico +3,6% India +6,9% Brasile +3,0% MONDO +3,5% ASEAN 5:* Filippine, Indonesia Malesia, Thailandia e Vietnam Fonte: International Monetary Fund, World Economic Outlook, April 2012 Nell’area dell’euro le stime per il 2011 e le previsioni per il 2012 mostrano da un lato Paesi che crescono e dall’altro quelli che presenteranno un PIL in calo. In termini congiunturali il quarto trimestre 2011 porta il PIL in area negativa (-0,3% rispetto al trimestre precedente). Per l’Italia si tratta del secondo trimestre consecutivo contrassegnato da segno negativo, come risulta anche per la Spagna, mentre il Portogallo presenta il segno meno da quattro trimestri consecutivi. Tav. 1.1 - Indicatori congiunturali dell’economia internazionale (PIL: variazione % congiunturale) 4.o trim '10 1.o trim ’11 2.o trim ’11 3.o trim ’11 4.o trim ’11 STATI UNITI +0,6% +0,1% +0,3% +0,5% +0,7% EURO 17 +0,3% +0,8% +0,1% +0,1% -0,3% Italia 0,0% +0,1% +0,3% -0,2% -0,7% Fonte: Eurostat, Euroindicateurs, 6 marzo 2012 9 A livello internazionale il 4° trimestre 2011 si configura come un periodo molto difficile per l’economia. Le variazioni congiunturali registrate dalle economie avanzate dell’Europa sono tutte di segno negativo: -0,2% nel Regno Unito, -0,2% in Germania, -0,3% in Spagna, -0,7% in Italia, -0,1% nella vicina Austria e -0,9% in Slovenia. Solamente in Francia si registra un +0,2%, sempre nel confronto congiunturale, mentre gli Stati Uniti registrano un positivo +0,7%. In termini tendenziali (cioè al confronto con il 4.o trimestre 2010) si registra una variazione di +2,0% in Germania, +1,6% negli Stati Uniti, +0,7% nel Regno Unito e 1,4% in Francia. L’Austria segna un incremento del +1,5%, la Spagna presenta un modesto +0,3%, ma sempre in area positiva. Col segno negativo si presentano le performance dell’Italia (-0,5%) e della Slovenia (-1,5%). Graf. 1.1 - Andamento congiunturale del PIL: confronto tra Stati Uniti, Zona Euro e Italia Fonte: elaborazione su dati Eurostat ed ISTAT Alcuni elementi di criticità sono rappresentati dal prezzo delle materie prime, dal cambio euro/dollaro e dal prezzo dell’oro. Nel corso del 2011 le oscillazioni nel cambio tra l’euro ed il dollaro si sono leggermente attenuate dopo un primo semestre durante il quale si è registrato un indebolimento del dollaro nei confronti dell’euro, e soprattutto nei confronti delle valute dei Paesi emergenti. Lo sviluppo della crisi del debito sovrano europeo, che ha sollecitato la necessità di fare cassa per fare fronte a perdite e sostenere la liquidità degli operatori, ha determinato un’inversione dei flussi finanziari a livello globale, per cui si è assistito ad un rafforzamento del dollaro sull’euro. 10 I prezzi delle materie prime (prodotti petroliferi, energia, materie prime agricole) sono risultati in tensione sino quasi alla fine di aprile, poi i timori di un rallentamento globale hanno invertito la tendenza delle quotazioni. Il prezzo del petrolio ha mostrato nel corso dell’anno una significativa impennata: il Brent ad aprile marzo è stato mediamente quotato tra i 117 ed i 120 dollari. Graf. 1.2 - Andamento temporale del prezzo del petrolio Brent ($/barile) e tasso di cambio $/€, novembre 2003-aprile 2012 1,60 140,0 PREZZO BRENT in dollari (scala sx) 120,0 1,50 Cambio $/Euro (Scala dx) 1,40 100,0 1,30 80,0 1,20 60,0 1,10 40,0 1,00 20,0 0,90 Fonte: elaborazione su dati Eurostat, Ministero dello Sviluppo Economico Il quadro macroeconomico nazionale L’economia italiana ha risentito del quadro interno e internazionale. Nel terzo e nel quarto trimestre del 2011 il PIL dell'Italia è diminuito rispettivamente dello 0,2% e dello 0,7% sui periodi precedenti; secondo le stime di Unioncamere il PIL dovrebbe scendere anche nei primi due trimestri del 2012. La debolezza della domanda interna è confermata dall’andamento del clima di fiducia dei consumatori e dalle opinioni delle imprese; inoltre la dinamica del prodotto risente del rialzo dei costi di finanziamento e del rallentamento del commercio mondiale che però continua a fornire sostegno all'attività economica. Se da un lato la riduzione della domanda interna appare in larga misura come un effetto delle manovre correttive di finanza pubblica, peraltro indispensabili per evitare più gravi conseguenze sull'attività economica e sulla stabilità finanziaria, dall’altro lato si può registrare un leggero miglioramento della competitività delle imprese grazie al deprezzamento dell'euro. Il mercato del lavoro resta una delle criticità dell’economia nazionale: nella media del 2011 l'occupazione registra una variazione tendenziale positiva dello 0,4% (+95.000 unità) ma questo risultato è determinato dalla differente dinamica della componente italiana e di quella straniera: l’occupazione italiana diminuisce di 75.000 unità, a motivo del calo della sola componente maschile, quella straniera aumenta di 11 170.000 unità. Il tasso di occupazione resta fermo al 56,9%. Nella media del 2011 il tasso di disoccupazione è pari all'8,4%, invariato rispetto a un anno prima: cresce quella giovanile di 1,3%, portandosi, nella media del 2011, al 29,1%. Tra gli inattivi, cresce il numero di quanti non cercano lavoro ma disponibili (+5,5%, pari a 73.000 unità) e di quanti cercano non attivamente (+4,3%, pari a 63.000 unità). Peggiorano le attese delle imprese circa i loro livelli occupazionali: l’indagine Excelsior relativa al primo trimestre 2012 evidenzia un 1 saldo occupazionale negativo di 75mila unità e se anche “si registrano 152mila entrate di personale dipendente programmate dalle imprese dell’industria e dei servizi tra gennaio e marzo, circa 60mila in più di quelle rilevate per l’ultimo trimestre dello scorso anno, si tratta, in larga parte di riattivazioni di contratti in scadenza a fine 2011 o di assunzioni in sostituzione di analoghe figure che hanno interrotto (anche solo temporaneamente) il loro rapporto di lavoro”. Un’altra criticità del sistema Italia è rappresentata dai conti pubblici ed in particolare dal fabbisogno finanziario dello Stato e dall’indebitamento netto del settore pubblico. Nel 2011 peraltro il fabbisogno del settore statale è sceso al 3,9% del PIL, rispetto al 4,3% del 2010, mentre l'indebitamento netto si colloca attorno al 3,8% del PIL (stima dal Governo ad inizio di dicembre), con una significativa flessione rispetto al 2010 quando si registrava un 4,6%. L'incidenza del debito sul prodotto dovrebbe essere prossima al 120 per cento. Certamente, oltre a perseguire l'equilibrio dei conti pubblici, assume sempre carattere di priorità la creazione di condizioni favorevoli al rilancio dell'economia italiana. Graf. n. 1.3 – Italia: Andamento del PIL, I trimestre 2004–IV trimestre 2011 Fonte: elaborazione su dati ISTAT 1 Unioncamere, Comunicato stampa de 19 gennaio 2012 12 Nel quarto trimestre del 2011 il PIL in Italia è diminuito dello 0,7% in termini congiunturali, mentre nella media dell'anno il calo è dello 0,4%. Tutte le componenti della domanda interna sono risultate in diminuzione su base congiunturale: le importazioni si sono ridotte del 2,5% e le esportazioni sono rimaste stazionarie. Si rilevano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto dell’industria in senso stretto (2,2%), del valore aggiunto del settore che raggruppa le attività del commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni (-0,6%) e, seppure di poco, delle costruzioni (-0,1%); si registrano, invece, andamenti positivi per l’agricoltura (+0,5%), il settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali (+0,1%) e per gli altri servizi (+0,1%). In termini tendenziali il valore aggiunto delle costruzioni è diminuito del 3,0%, quello dell’industria in senso stretto dello 0,5% e quello dell’agricoltura del 2,0%, mentre per i servizi si registra una crescita dello 0,2%. Graf. 1.4 - Indice destagionalizzato della produzione industriale, gennaio 2008-gennaio 2012 (base 2005=100) Fonte: elaborazione su dati ISTAT A gennaio 2012 l'indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisce, rispetto a dicembre 2011, del 2,5%. Nella media del trimestre novembre-gennaio l'indice scende dell'1,9% rispetto al trimestre immediatamente precedente. I settori caratterizzati da una crescita sono l'attività estrattiva (+5,8%), la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+2,3%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,0%). Tra i settori in calo quelli che registrano le diminuzioni tendenziali più ampie sono l'industria del legno, carta e stampa (-16,3%), le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (-13,3%), la 13 produzione di coke e prodotti petroliferi raffinati e la fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (entrambe in calo dell'11,4%). Gli scenari al 2013 La Tav.1.2 evidenzia gli scenari previsionali relativi alla crescita del PIL reale in valore aggregato e percentuale nei Paesi più industrializzati (Stati Uniti, Giappone, Area euro). Si tratta di stime che, considerate nel loro complesso, confermano il percorso differenziato dell’attuale fase congiunturale. Le previsioni dipendono soprattutto dai rischi finanziari che sono ancora presenti, ma anche dal fatto che l’economia mondiale risulta, da alcuni trimestri, in frenata: nel corso degli ultimi mesi le prospettive di crescita globali risultano più attenuate rispetto al passato, i rischi si sono fortemente intensificati, a causa dell’ingresso dell'Area euro in una fase di recessione. Se è vero che l’ultimo trimestre 2011 ha registrato a livello mondiale alcuni segnali positivi come la crescita nelle economie avanzate - in particolare negli Stati Uniti a seguito del comportamento dei consumatori che hanno inaspettatamente ridotto i propri tassi di risparmio e delle imprese che hanno mantenuto un forte livello di investimenti fissi, oppure quella del Giappone dove la ripresa si è dimostrata più forte del previsto - ma anche la stabilizzazione dei prezzi del petrolio che ha contribuito al sostegno dei consumi, per il futuro non si prevede che questi fattori possano continuare a rappresentare un impulso alla crescita poiché anche le economie emergenti e in via di sviluppo hanno rallentato più dell’atteso, forse a causa di un effetto maggiore del previsto dell’inasprimento della politica macroeconomica o della crescita sottostante più debole. Secondo Unioncamere per l’Italia l’anno 2012 si chiuderà con indicatori negativi, mentre la nostra economia dovrebbe tornare a crescere nel biennio 2013-2014, soprattutto in termini di valore aggiunto. Ci si attende inoltre la fine dell’emorragia di posti di lavoro: il tasso medio di variazione dell’occupazione nel biennio è previsto sostanzialmente pari a zero. Tav. 1.2 - Crescita del PIL reale (%) 2011 2012 2013 Mondo 3,9 3,5 4,1 Economie avanzate 1,6 1,4 2,0 Economie emergenti e in sviluppo 6,2 5,7 6,0 Euro Area 1,4 -0,3 0,9 Stati Uniti 1,7 2,1 2,4 Asia 7,8 7,3 7,9 America Centrale e meridionale 4,5 3,7 4,1 Medio Oriente e Nord Africa 3,5 4,2 3,7 Fonte: International Monetary Fund, World Economic Outlook, April 2012 14 La Tav. 1.3 evidenzia nel dettaglio e pone a confronto gli scenari previsionali (biennio 2013-2014) relativi alla regione Friuli Venezia Giulia e all’Italia. In regione nel biennio si prevede un tasso medio di crescita del valore aggiunto pari a +1,3%, leggermente superiore al dato medio nazionale (atteso pari a +1,1%). Sempre con riguardo al dato regionale, a fronte di un tasso di occupazione sostanzialmente stabile (modesto appare, infatti, l’aumento previsto pari a 0,3 punti percentuali) risulta positivo il trend relativo al tasso di disoccupazione, in diminuzione rispetto al 2012 (dal 6,0% del 2012 al 5,5% per il 2013/14) e ben inferiore rispetto al valore atteso per l’Italia. Tav. 1.3 - Scenari di medio periodo Friuli Venezia Giulia 2012 Valore aggiunto -1,2% (tasso di variazione medio annuo) Occupazione -1,0% (tasso di variazione medio annuo) Tasso di disoccupazione 6,0% (valore % a fine periodo) Export su Valore Aggiunto 40,7% (valore % a fine periodo) Fonte: elaborazione su dati 10^ Giornata dell’Economia Italia 2013-14 2012 2013-14 +1,3% -1,5% +1,1% +0,3% -1,0% +0,2% 5,5% 9,0% 8,6% 42,9% 27,0% 28,6% Gli scenari di Unioncamere evidenziano che anche gli altri indicatori economici stimati presentano un lieve, seppur incoraggiante, miglioramento: positivo il trend dell’incidenza dell’export sul valore aggiunto, invariati i tassi di partecipazione della popolazione al lavoro (il tasso di occupazione e il tasso di attività rimangono sostanzialmente stabili), in crescita il valore aggiunto pro-capite e quello per occupato. Rispetto al dato medio nazionale va sottolineato che il Friuli Venezia Giulia presenta un alto tasso di internazionalizzazione dell’economia: infatti il peso dell’export sul valore aggiunto raggiungerà una quota pari al 42,9% (in progressivo aumento), contro il 39,7% del Nord Est e il 28,6% dell’Italia. 15 Sezione II – La dinamica imprenditoriale del Friuli Venezia Giulia L’analisi delle dinamiche economiche regionali prende avvio dalla verifica dei dati del Registro delle Imprese, con i risultati di seguito presentati. Tav. 2.1 – Friuli Venezia Giulia: Movimento delle imprese, 2011 Settori di attività Agricoltura, silvicoltura e pesca Estrazione di minerali da cave e miniere Attività manifatturiere di cui Industrie alimentari e delle bevande Industrie tessili Confez. articoli di abbigliam. pelle e pelliccia Fabbricazione di articoli in pelle e simili Ind. legno, esclusi mobili; fabbr. in paglia Fabbricazione di carta e di prodotti di carta Stampa e riproduzione di supporti registrati Fabbric. di coke e prod. derivanti dalla raffinazione Fabbric.prodotti chimici e farmaceutici Fabbric. artic. in gomma e mat. plastiche Fabbric. prodotti lavoraz. min. non metallif. Metalmeccanica Fabbricazione di mobili Altre industrie manifatturiere Riparaz, manutenz installaz macch. e appar. Fornitura energia elettrica, gas, ecc. Fornitura di acqua; reti fognarie, rifiuti Costruzioni Commercio all’ingrosso e al dettaglio Trasporto e magazzinaggio Attività dei servizi di alloggio e ristorazione Servizi di informazione e comunicazione Attività finanziarie e assicurative Attività immobiliari Attività professionali, scientifiche e tecniche Noleggio, agenzie viaggio, supporto imprese Amministrazione pubblica e difesa Istruzione Sanità e assistenza sociale Attività artistiche, sportive, intrattenimento Altre attività di servizi Imprese non classificate TOTALE Registrate 17.609 98 12.215 Attive 17.507 75 10.267 Iscritte 450 0 349 Cessate* 1.008 4 526 Saldo -558 -4 -177 979 229 406 833 188 340 19 10 25 42 10 28 0 -3 -23 115 1.265 80 419 6 90 1.087 56 357 4 2 34 0 15 0 4 53 1 14 0 -2 -19 -1 1 0 124 233 563 4.530 1.787 833 646 89 189 491 3.820 1.302 809 612 4 3 10 107 26 23 71 5 11 15 194 68 47 34 -1 -8 -5 -87 -42 -24 37 131 197 17.143 24.814 3.163 8.874 2.397 2.082 5.002 4.101 2.446 128 171 15.866 22.430 2.848 7.718 2.182 1.955 4.488 3.682 2.251 13 6 1.068 1.044 62 427 128 84 96 225 168 2 3 1.133 1.626 167 581 138 153 190 281 175 11 3 -65 -582 -105 -154 -10 -69 -94 -56 -7 4 377 517 1.101 4.637 2.750 109.658 2 351 475 944 4.515 72 97.927 0 15 10 56 255 1.954 6.410 0 15 21 67 273 221 6.584 0 0 -11 -11 -18 1.733 -174 * Le imprese cessate sono considerate al netto delle cancellazioni d’ufficio Fonte: InfoCamere 16 Come si osserva dalla Tav. 2.1, alla fine del 2011 le imprese registrate nella nostra regione erano 109.658, di cui 97.927 risultavano attive, vale a dire 537 in meno rispetto all’anno precedente, con un calo percentuale pari al -0,5%. Se si esclude dal conteggio l’agricoltura le imprese attive si mantengono stabili sui livelli dell’anno prima, con una riduzione di 4 unità. A partire dal 2006, in base al D.P.R. 247 del 23 luglio 2004 e alla successiva circolare applicativa, le Camere di Commercio possono procedere alla cancellazione d’ufficio dal Registro delle Imprese di aziende non più operative da almeno tre anni. Per tenere conto di tali attività amministrative, ai fini statistici i confronti con gli anni precedenti sono stati effettuati depurando i dati relativi alle cessazioni dalle cancellazioni disposte d’ufficio. Il saldo fra imprese iscritte e cessate nel corso del 2011 risulta negativo e pari a -174 unità, come evidenziato nella Tav. 2.2. Tav. 2.2 – Friuli Venezia Giulia: Iscrizioni e cessazioni, 2007-2011 Anno Iscrizioni Cessazioni* Saldo 2007 7.016 8.293 -1.277 2008 6.804 7.269 -465 2009 6.256 7.112 -856 2010 6.871 6.442 429 2011 6.410 6.584 -174 * Le cessazioni sono calcolate al netto delle cancellazioni d'ufficio Fonte: InfoCamere Nella Tav. 2.2 è riportata la serie storica 2007-2011 dei flussi di imprese. Il saldo fra iscrizioni e cancellazioni risulta negativo per tutto il quinquennio con l’unica eccezione dell’anno 2010 che si è chiuso con segno positivo in tutte e quattro le realtà provinciali della regione. La situazione è stata diametralmente opposta nelle due annualità peggiori ed, infatti, il 2007 e il 2009 hanno registrato ovunque un bilancio in rosso. Graf. 2.1 - Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per settore di attività, 2011 Commercio e ristorazione 30,8% Costruzioni 16,2% Industria 10,9% Agricoltura e pesca 17,9% Servizi alle persone 6,4% Servizi alle imprese 17,8% Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere 17 Dai dati di flusso di Tav. 2.1 emerge che quasi un terzo delle imprese di nuova iscrizione è inserito nell’aggregato delle non classificate, poiché al momento della denuncia presso la Camera di Commercio non è stata specificata l’attività economica prevalente dell’impresa. Per ovviare a questa carenza di informazioni e cogliere con maggiore precisione le tendenze dei settori economici nell’ultimo anno, è stato effettuato un confronto fra imprese attive a fine periodo. Come si vede dalla Tav. 2.3 risultano in flessione, oltre all’agricoltura, i settori dell’industria, costruzioni e commercio. Aumentano invece le imprese attive nell’ambito della ricettività e della ristorazione; cresce anche l’ambito dei servizi, sia alle imprese che alle persone. Tav. 2.3 – Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per macrosettore di attività. Confronto fra dati a fine 2010 e a fine 2011 Differenza 2011 Var. 2011 / Settori di attività 2010 2011 - 2010 2010 (%) Agricoltura e pesca 18.040 17.507 -533 -3,0 Industria 10.757 10.641 -116 -1,1 Costruzioni 15.891 15.866 -25 -0,2 Commercio 22.603 22.430 -173 -0,8 Alloggio e ristorazione 7.596 7.718 122 1,6 Servizi alle imprese 17.321 17.406 85 0,5 Servizi alle persone 6.168 6.287 119 1,9 88 72 -16 -18,2 98.464 97.927 -537 -0,5 Imprese non classificate Totale Fonte: InfoCamere Analizzando la forma giuridica delle imprese regionali, dalle Tavv. 2.4 e 2.5 emerge che le imprese individuali attive sono 60.977 e continuano ad essere la forma prevalente d’impresa con il 62,3% del totale imprese. Rispetto al 2007 il loro peso è però diminuito di 1,9 punti percentuali. Considerando il periodo 20072011, diminuiscono anche le società di persone: a fine 2011 sono pari a 18.643 unità, cioè 934 in meno rispetto a fine 2007, ma cala di poco il loro peso e attualmente rappresentano il 19,0% del totale imprese. 18 Tav. 2.4 – Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per macrosettore di attività. Confronto fra dati a fine 2010 e a fine 2011 Forma giuridica 2007 2008 2009 2010 2011 Società di capitale 14.798 15.866 15.971 16.311 16.519 Società di persone 19.577 19.259 18.876 18.750 18.643 Imprese individuali 64.939 63.540 62.193 61.627 60.977 Altre forme 1.783 1.758 1.754 1.776 1.788 101.097 100.423 98.794 98.464 97.927 Totale Fonte: InfoCamere Graf. 2.2 - Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per natura giuridica, 2011 Imprese individuali 62,3% Società di persone 19,0% Società di capitale 16,9% Altre f orme 1,8% Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Risultano invece in crescita le società di capitale che con 16.519 imprese attive costituiscono il 16,9% delle imprese della regione, contro il 14,6% del 2007. Infine le altre forme d’impresa rappresentano costantemente una quota pari all’1,8% delle imprese attive. Tav. 2.5 – Friuli Venezia Giulia: incidenza percentuale delle imprese per forma giuridica, 2007- 2011 Forma giuridica 2007 2008 2009 2010 2011 Società di capitale 14,6 15,8 16,2 16,6 16,9 Società di persone 19,4 19,2 19,1 19,0 19,0 Imprese individuali 64,2 63,3 63,0 62,6 62,3 Altre forme 1,8 1,8 1,8 1,8 1,8 Totale 100 100 100 100 100 Fonte: InfoCamere 19 Un effetto emblematico della difficoltà che incontrano le imprese a stare sul mercato è dato dal numero molto elevato di imprese entrate in procedura concorsuale nell’ultimo triennio. Le aziende della regione interessate da questa tipologia di procedimenti sono state infatti 249 nel 2008, hanno raggiungere il punto di massimo di 372 nel 2009 e nel 2010 sono leggermente diminuite a 354 e infine nel 2011 sono state 334. Le imprese nelle quattro province Quasi la metà delle imprese del Friuli Venezia Giulia ha sede in provincia di Udine (48,5%), seguono Pordenone con il 26,6%, Trieste con il 15,0% ed infine Gorizia con il 9,9% del totale. Le province di Udine e Pordenone si distinguono per una maggiore presenza di imprese agricole (oltre un quinto del totale provinciale) e Pordenone anche per una maggiore incidenza di imprese dell’industria. Gorizia e Trieste si caratterizzano invece per una percentuale più elevata di imprese del settore alloggio e ristorazione e del settore commercio. Infine a Trieste è molto più accentuata anche la presenza di imprese dei servizi (Tav. 2.6). Tav. 2.6 – Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per macrosettore di attività. Dati al 31.12.2011 Gorizia Pordenone Trieste Udine Friuli Venezia Giulia Agricoltura e pesca 1.344 5.761 476 9.926 17.507 Industria 1.006 3.258 1.193 5.184 10.641 Costruzioni 1.619 3.934 2.621 7.692 15.866 Commercio 2.456 5.677 4.226 10.071 22.430 941 1.533 1.470 3.774 7.718 Servizi alle imprese 1.676 4.323 3.492 7.915 17.406 Servizi alle persone 683 1.484 1.240 2.880 6.287 7 19 12 34 72 9.732 25.989 14.730 47.476 97.927 Settori di attività Alloggio e ristorazione Imprese non classificate Totale Fonte: InfoCamere Per quanto riguarda la dinamica imprenditoriale, fra la fine del 2010 e la fine del 2011 si è verificato un calo delle imprese attive in tutte e quattro le province: Udine perde 199 imprese pari a -0,4%, Pordenone registra un -100 pari a -0,4%, Trieste un -82 pari a -0,6%. Più critica la situazione di Gorizia che perde 156 imprese, pari al -1,6% (Tabella. 2.7). 20 Graf. 2.3 - Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per provincia, 2011 Trieste 15,0% Udine 48,5% Pordenone 26,5% Gorizia 9,9% Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere A livello di macrosettori in tutte le province è in flessione il numero di imprese dell’agricoltura (soprattutto Pordenone con -189 imprese, pari a -3,2%) e industria. In leggera contrazione anche il settore commercio, per il quale le situazioni più difficili si riscontrano a Trieste (-79 imprese pari a -1,8%) e a Gorizia (-37 imprese pari a -1,5%). Sostanzialmente stabile la consistenza delle imprese del settore costruzioni, ad eccezione della provincia di Gorizia che perde 61 imprese (pari a -3,6%). Tav. 2.7 – Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per provincia e per macrosettore di attività. Confronto fra dati a fine 2010 e a fine 2011 (variazione percentuale) Friuli Settori di attività Venezia Gorizia Pordenone Trieste Udine Giulia Agricoltura e pesca -3,4 -3,2 -1,7 -2,8 -3,0 Industria -2,3 -0,9 -1,3 -0,9 -1,1 Costruzioni -3,6 0,5 0,9 -0,1 -0,2 Commercio -1,5 0,1 -1,8 -0,6 -0,8 Alloggio e ristorazione 0,5 2,3 1,6 1,6 1,6 Servizi alle imprese 0,3 0,4 -0,5 1,0 0,5 Servizi alle persone 1,9 2,2 2,0 1,8 1,9 Imprese non classificate -56,3 171,4 -72,7 61,9 -18,2 Totale -1,6 -0,4 -0,6 -0,4 -0,5 Fonte: InfoCamere 21 Infine su tutto il territorio regionale risultano in crescita le imprese che svolgono attività di alloggio e ristorazione e quelle di servizi. L’incremento è risultato piuttosto sostenuto in provincia di Pordenone, dove le 35 imprese in più attive nell’ambito ricettivo rappresentano un +2,3% e, analogamente, le 32 imprese in più dei servizi alle persone portano ad una crescita in termini percentuali del +2,2%. Con riguardo alla natura giuridica delle imprese Udine si caratterizza per una maggiore incidenza di imprese individuali e Pordenone supera il dato medio regionale per incidenza di società di persone. Infine le società di capitale e quelle costituite in altre forme giuridiche (cooperative, consorzi, ecc.) sono più diffuse a Gorizia e soprattutto a Trieste (Tav. 2.8). Tav. 2.8 – Friuli Venezia Giulia: Incidenza percentuale delle imprese attive per provincia e per forma giuridica. Dati al 31.12.2011 Friuli Venezia Forma giuridica Gorizia Pordenone Trieste Udine Giulia Società di capitale 18,2 16,3 19,8 16,0 16,9 Società di persone 18,8 20,6 16,9 18,9 19,0 Imprese individuali 60,7 61,8 60,5 63,4 62,3 Altre forme 2,3 1,3 2,9 1,7 1,8 Totale 100 100 100 100 100 Fonte: InfoCamere La dimensione delle imprese regionali Fino ad oggi i dati sul numero di addetti delle imprese, ricavati dalle banche dati del sistema camerale, erano poco attendibili, in quanto non sussiste alcun obbligo di comunicazione al Registro delle Imprese. Per ovviare a questa carenza, InfoCamere ha avviato una sperimentazione che prevede un accordo con l’INPS per la fornitura, con cadenza trimestrale, dei dati degli archivi previdenziali. La metodologia è ormai collaudata anche se consente di giungere ad abbinare, per vari motivi, soltanto un 70% circa delle imprese del Registro delle Imprese ai rispettivi addetti. Si fa notare che l'informazione si riferisce al numero complessivo di addetti di ciascuna impresa; tale numero è imputato alla sede principale e si configura pertanto come parametro dimensionale d'impresa mentre non ha alcun riferimento con il livello di occupazione nel territorio. In particolare per la regione Friuli Venezia Giulia è stato possibile associare il dato addetti a 70.817 delle 97.927 imprese attive. Di queste il 92,7% ha meno di 10 addetti, il 4,5% da 10 a 19 addetti, l’1,9% da 20 a 49 addetti, lo 0,8% da 50 a 249 addetti e lo 0,1% da 250 addetti in su (Tav. 2.9). A livello settoriale hanno dimensioni più contenute le imprese di alloggio e ristorazione, agricoltura, commercio e costruzioni. Il settore in cui le imprese hanno dimensioni maggiori è invece l’industria. 22 Tav. 2.9 – Friuli Venezia Giulia: Imprese attive per classe di addetti e macrosettore di attività. Dati al 31.12.2011 Settori di attività 0-9 addetti 10-19 addetti 20-49 addetti 50-249 addetti 250 addetti e più Totale Agricoltura e pesca 5.637 105 43 14 1 5.800 Industria 7.072 1.104 603 291 40 9.110 Costruzioni 12.579 438 131 28 0 13.176 Commercio 18.621 438 164 49 6 19.278 Alloggio e ristorazione 6.311 488 98 17 1 6.915 Servizi alle imprese 10.407 454 229 110 30 11.230 Servizi alle persone 4.989 174 72 40 10 5.285 19 1 2 1 0 23 65.635 3.202 1.342 550 88 70.817 Imprese non classificate Totale Fonte: InfoCamere La distribuzione per classe dimensionale delle imprese regionali è molto simile, non solo a quella riscontrata nelle diverse province della regione, ma anche a quelle del Nord Est e del complessivo Italia. Graf. 2.4 - Friuli Venezia Giulia: imprese attive per classe dimensionale, 2011 0-9 addetti 39,9% 250 addetti è più 21,5% 50-249 addetti 15,3% 20-49 addetti 11,3% 10-19 addetti 12,0% Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Le 70.817 imprese rilevate contano complessivamente 351.822 addetti; di questi il 39,9% lavora in imprese con meno di 10 addetti, il 23,3% in imprese che contano da 10 a 49 addetti e il rimanente 36,8% in imprese con almeno 50 addetti. Oltre la metà degli addetti trova occupazione nelle società di capitale 23 (50,6%) e nei settori industria (32,4%) e servizi alle imprese (21,7%). Dall’analisi degli stessi dati a livello provinciale si nota distintamente la specificità di Pordenone in ambito industriale (45,1% degli addetti alle imprese locali) e di Trieste nei servizi alle imprese (40,5% degli addetti). Le imprese artigiane L’impresa artigiana è un’impresa che risponde a specifici requisiti dettati dalla normativa (Legge quadro n. 443/1985) e che è, per obbligo di legge, iscritta all’Albo delle imprese artigiane. In regione le imprese artigiane a fine 2011 erano 30.260 e rappresentavano una quota del 30,9% del totale imprese (Tav. 2.10); la percentuale è leggermente più alta se si considera l’intero Nord Est (31,4%), mentre il dato medio nazionale è più contenuto (27,5%). Udine è la provincia della regione che detiene la quota più elevata di imprese artigiane (31,4%) mentre Gorizia presenta l’incidenza più contenuta (29,3%). Tav. 2.10 – Friuli Venezia Giulia: Distribuzione e incidenza delle imprese artigiane per provincia, 2011 Incidenza Distribuzione Distribuzione Totale imprese Imprese imprese Province totale imprese imprese attive artigiane attive artigiane sul (%) artigiane (%) totale (%) Gorizia 9.732 2.847 29,3 9,9 9,4 Pordenone 25.989 7.980 30,7 26,5 26,4 Trieste 14.730 4.511 30,6 15,0 14,9 Udine 47.476 14.922 31,4 48,5 49,3 Friuli V. G. 97.927 30.260 30,9 100 100 Fonte: InfoCamere Graf. 2.5 - Friuli Venezia Giulia: Imprese artigiane per provincia, 2011 Udine 49,3% Trieste 14,9% Pordenone 26,4% Gorizia 9,4% Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere 24 Negli ultimi anni il trend risulta negativo e, come si vede dalla Tav. 2.11, il calo è di 938 unità rispetto al valore registrato nel 2007. L’andamento è stato di costante flessione per tutte le province. Analoga situazione si riscontra con riferimento al Nord Est, mentre a livello Italia il calo è iniziato dall’anno 2009. Tav. 2.11 – Friuli Venezia Giulia: Imprese artigiane per provincia, 2007-2011 Province 2007 2008 2009 2010 2011 Gorizia 3.058 3.004 2.958 2.920 2.847 Pordenone 8.200 8.156 8.048 7.990 7.980 Trieste 4.650 4.609 4.564 4.515 4.511 Udine 15.290 15.201 14.967 14.920 14.922 Friuli V. G. 31.198 30.970 30.537 30.345 30.260 Fonte: InfoCamere L’imprenditoria femminile 2 Dal Registro Imprese si possono ricavare i dati sulle imprese a prevalente presenza femminile. In Friuli Venezia Giulia le imprese femminili nel 2011 erano 24.214 e rappresentavano il 24,7% del totale imprese, mentre il dato medio nazionale era del 24,2% (Tav. 2.12). Fra la fine del 2010 e la fine del 2011 in regione si è registrato un calo pari a 61 imprese femminili (il -0,3%). In percentuale la diminuzione è stata più consistente in provincia di Gorizia (-1,5%), mentre la provincia di Udine è l’unica ad evidenziare un andamento crescente, con 54 imprese femminili in più (pari al +0,5%). Tav. 2.12 – Friuli Venezia Giulia: Distribuzione e incidenza delle imprese femminili per provincia, 2011 Incidenza Distribuzione Imprese Distribuzione Totale imprese imprese imprese Province femminili totale imprese attive femminili sul femminili attive (%) totale (%) (%) Gorizia 9.732 2.390 24,6 9,9 9,9 Pordenone 25.989 6.162 23,7 26,5 25,4 Trieste 14.730 3.660 24,8 15,0 15,1 Udine 47.476 12.002 25,3 48,5 49,6 Friuli V. G. 97.927 24.214 24,7 100 100 Fonte: InfoCamere 2 I criteri di individuazione delle imprese femminili si ispirano alla Legge 215/92. Da gennaio 2009 le novità legislative riguardanti il libro soci hanno portato ad una revisione dell’algoritmo di calcolo in relazione alle società di capitale. E’ iniziata così una nuova serie non comparabile con gli anni precedenti. 25 Le imprese femminili in Friuli Venezia Giulia sono particolarmente presenti nei seguenti settori: servizi alle persone (ambito in cui rappresentano il 49,9% delle imprese regionali), alloggio e ristorazione (con il 36,8% delle imprese regionali) e agricoltura (con il 33,1% delle imprese). La presenza invece è molto modesta nei settori dell’industria (15,6% del totale) e soprattutto delle costruzioni (5,9%) del totale (Tav. 2.13). Graf. 2.6 - Friuli Venezia Giulia: Imprese femminili per provincia, 2011 Trieste 15,1% Udine 49,6% Pordenone 25,4% Gorizia 9,9% F Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Tav. 2.13 – Friuli Venezia Giulia: Distribuzione e incidenza delle imprese femminili per macrosettore di attività, 2011 Incidenza Totale Imprese Distribuzione Distribuzione imprese Settori di attività imprese femminili totale imprese imprese femminili sul attive attive (%) femminili (%) totale (%) Agricoltura e pesca 17.507 5.800 33,1 17,9 24,0 Industria 10.641 1.665 15,6 10,9 6,9 Costruzioni 15.866 938 5,9 16,2 3,9 Commercio 22.430 6.075 27,1 22,9 25,1 Alloggio e ristorazione 7.718 2.838 36,8 7,9 11,7 Servizi alle imprese 17.406 3.741 21,5 17,8 15,4 Servizi alle persone 6.287 3.140 49,9 6,4 13,0 72 17 23,6 0,1 0,1 97.927 24.214 24,7 100 100 Imprese non classificate Totale Fonte: InfoCamere 26 Con riferimento alla forma giuridica delle imprese si nota la netta predominanza di imprese individuali, pari al 71,0% delle imprese femminili. Tale percentuale è superiore di 4,6 punti percentuali rispetto al dato nazionale. Per le imprese femminili tutte le altre tipologie di forma giuridica, soprattutto le società di capitale, assumono un peso inferiore rispetto a quello osservato con riferimento al complesso delle imprese regionali (Tav. 2.14). Tav. 2.14 – Friuli Venezia Giulia: Distribuzione e incidenza delle imprese femminili per forma giuridica, 2011 Incidenza Imprese Distribuzione Distribuzione Totale imprese Forma giuridica femminili totale imprese imprese imprese attive femminili sul attive (%) femminili (%) totale (%) Società di capitale 16.519 2.318 14,0 16,9 9,6 Società di persone 18.643 4.446 23,8 19,0 18,4 Imprese individuali 60.977 17.180 28,2 62,3 71,0 Altre forme 1.788 270 15,1 1,8 1,1 Totale 97.927 24.214 24,7 100 100 Fonte: InfoCamere Le caratteristiche degli imprenditori Il Registro Imprese consente di ottenere informazioni anche sulle persone con cariche in aziende. Nella nostra regione le cariche che risultavano attive a fine 2011 erano 157.730. Dai dati disponibili è possibile distinguere le cariche innanzitutto secondo il genere: in Friuli Venezia Giulia le cariche al femminile erano 44.175 pari al 28,0% del totale (Tav. 2.15). Tav. 2.15 – Friuli Venezia Giulia: Distribuzione delle cariche per genere per provincia, 2011 Incidenza Distribuzione Cariche Distribuzione Totale cariche cariche totale Province femminili cariche attive femminili sul cariche attive femminili (%) totale (%) (%) Gorizia 15.493 4.351 28,1 9,8 9,8 Pordenone 42.144 11.634 27,6 26,7 26,3 Trieste 25.274 6.690 26,5 16,0 15,1 Udine 74.819 21.500 28,7 47,4 48,7 Friuli V. G. 157.730 44.175 28,0 100 100 Fonte: InfoCamere La provincia del Friuli Venezia Giulia con più spiccata presenza femminile è Udine, con il 28,7% delle cariche. All’estremo opposto si colloca Trieste, dove le cariche femminili rappresentavano solo il 26,5% del totale provinciale. A livello nazionale le donne con cariche sono il 27,0% del totale. 27 Graf. 2.7 – Friuli Venezia Giulia: Cariche attive per provincia, 2011 Trieste 16,0% Udine 47,4% Pordenone 26,7% Gorizia 9,8% Fonte: elaborazioni su dati InfoCamere Dal 2007 il numero delle cariche presenti in regione ha subìto una flessione continua e la perdita complessiva del quinquennio è di 5.559 unità, pari al -3,4%. Sono diminuite anche le cariche di donne, ma la flessione in termini percentuali è più contenuta e pari a -2,5% (Tav. 2.16). Tav. 2.16 – Friuli Venezia Giulia: Cariche per genere, 2007-2011 Sesso 2007 2008 2009 2010 2011 Maschi 117.962 117.607 115.294 114.726 113.555 Femmine 45.327 45.096 44.351 44.279 44.175 38,4 38,3 38,5 38,6 38,9 163.289 162.703 159.645 159.005 157.730 % cariche femminili sul totale Totale Fonte: InfoCamere A fine 2011 il 38,7% delle cariche è rappresentato da titolari di imprese individuali, il 10,1% da soci, il 41,3% da amministratori e il 10,0% da altre tipologie di cariche. Le donne raggiungono quasi la parità nella categoria dei soci, dove rappresentano il 46,1% del totale cariche, mentre hanno un peso molto modesto nell’ambito delle altre cariche dove costituiscono solo il 18,9% del totale (Tav. 2.17). 28 Tav. 2.17 – Friuli Venezia Giulia: Cariche per genere e classe di carica, 2011 Incidenza cariche femminili sul totale (%) Classe di cariche Maschi Femmine Totale Distribuzione totale cariche (%) Titolare 43.794 17.180 60.974 38,7 28,2 Socio 8.553 7.305 15.858 10,1 46,1 Amministratore 48.429 16.710 65.139 41,3 25,7 Altre cariche 12.779 2.980 15.759 10,0 18,9 Totale 113.555 44.175 157.730 100 28,0 Fonte: InfoCamere La Tav 2.18 riporta la distribuzione delle cariche fra i settori economici di attività. Si riscontra che in alcuni settori la presenza femminile è più marcata, con dati abbastanza allineati a quelli già commentati per l’imprenditoria femminile. In particolare le donne rappresentano addirittura la maggioranza nell’ambito dei servizi alle persone con il 50,3%. La percentuale è piuttosto elevata con riferimento al settore alloggi e ristorazione (il 45,1%). E’ superiore alla media provinciale, di diversi punti percentuali, anche la quota di cariche femminili in agricoltura (33,1%). Tav 2.18 – Friuli Venezia Giulia: Cariche per genere e macrosettore di attività, 2011 Incidenza cariche femminili sul totale (%) Settori di attività Maschi Femmine Totale Distribuzione totale cariche (%) Agricoltura e pesca 14.306 7.080 21.386 13,6 33,1 Industria 18.537 4.945 23.482 14,9 21,1 Costruzioni 20.052 2.193 22.245 14,1 9,9 Commercio 22.886 10.387 33.273 21,1 31,2 Alloggio e ristorazione 7.064 5.795 12.859 8,2 45,1 Servizi alle imprese 25.979 9.038 35.017 22,2 25,8 Servizi alle persone 4.650 4.697 9.347 5,9 50,3 81 40 121 0,1 33,1 113.555 44.175 157.730 100 28,0 Imprese non classificate Totale Fonte: InfoCamere 29 A fine 2010 (ultimo dato disponibile) in regione risiedevano 105.286 stranieri, pari all’8,5% della popolazione totale. Circa la metà dei cittadini stranieri proveniva dalle cinque nazioni maggiormente rappresentate: Romania (18,7% del totale stranieri), Albania (12,4%), Serbia (8,6%), Ghana (4,7%) e Ucraina (4,5%). Come conseguenza della notevole presenza di popolazione straniera, un fenomeno che appare in rapida evoluzione e che merita attenzione in quanto segnale delle trasformazioni sociali in atto nel nostro Paese, è quello degli imprenditori stranieri. Dai dati del Registro delle Imprese non è attualmente possibile desumere la cittadinanza dei detentori di cariche nelle imprese ma si possono ottenere alcune informazioni raggruppando per Paese di nascita i soggetti con cariche in impresa. In molti casi è probabile che gli “imprenditori” siano cittadini italiani nati all’estero, figli di emigrati. Ad ogni modo dai dati emerge una netta tendenza alla crescita dell’imprenditoria di immigrati. Come appare nelle Tavv. 2.19 e 2.20 in regione le ditte individuali con titolare nato in un Paese extracomunitario erano 6.231 a fine 2011, mentre a fine 2000 erano soltanto 2.970. Nelle medesime tavole è riportata la graduatoria dei primi venti Paesi extracomunitari di provenienza dei titolari di impresa, così da permettere il confronto fra la situazione attuale e quella di inizio decennio. Tav. 2.19 - Primi venti Paesi extracomunitari di nascita dei titolari di imprese individuali della regione Friuli Venezia Giulia, 2011 Rank Paese di nascita Titolari di impresa di cui donne 1 Serbia e Montenegro 1.217 224 2 Svizzera 769 221 3 Albania 543 57 4 Cina 467 204 5 Marocco 408 27 6 Macedonia 343 14 7 Bosnia ed Erzegovina 263 32 8 Argentina 191 59 9 Croazia 158 48 10 Canada 157 35 11 Tunisia 153 8 12 Kosovo 144 5 13 Senegal 135 5 14 Bangladesh 120 16 15 Venezuela 115 40 16 Australia 105 32 17 Ghana 95 18 18 Ucraina 68 35 19 India 62 15 20 Nigeria 55 28 Altri Paesi 663 246 Totale 6.231 1.369 Fonte: InfoCamere 30 Nel corso del tempo alcune dinamiche sono notevolmente variate: ad esempio i titolari nati in Albania passano da 60 a 543, quelli nati in Cina da 97 a 467, quelli nati in Marocco da 97 a 408, quelli nati in Tunisia da 20 a 153 e quelli nati in Senegal da 73 a 135. Nel 2011 compaiono inoltre alcuni nuovi Paesi di provenienza come il Bangladesh con 120 titolari, il Ghana con 95, l’Ucraina con 68 e l’India con 62. Nel 2000 i titolari nati in Paesi dell’ex-Jugoslavia erano 1.025, mentre nel 2011 sono 2.206: 1.217 nati in Serbia e Montenegro, 343 in Macedonia, 263 in Bosnia ed Erzegovina, 157 in Croazia, 144 in Kosovo e 82 in Slovenia, ora Paese comunitario. Dal 2007, poiché la Bulgaria e la Romania sono entrate a far parte dell’Unione Europea, i titolari nati in questi Stati non sono più inclusi fra gli extracomunitari. I titolari rumeni erano 35 nel 2000, mentre a fine anno 2011 erano arrivati a 529. Un’ulteriore osservazione che deriva dall’analisi dei dati è che per alcuni Stati le donne sono quasi assenti. I titolari maschi superano il 90% ad esempio per: Kosovo, Senegal, Macedonia, Tunisia e Marocco. Inoltre, i settori d’attività in cui operano in prevalenza gli imprenditori extracomunitari sono essenzialmente due: le costruzioni e il commercio. I nativi di Romania, Albania, Tunisia e Paesi dell’ex-Jugoslavia sono occupati nell’edilizia; svolgono prevalentemente attività di commercio gli imprenditori nati in Marocco, Cina, Senegal, Bangladesh e Ghana. Tav. 2.20 – Primi venti Paesi extracomunitari di nascita dei titolari di imprese individuali della regione Friuli Venezia Giulia, 2000 Rank Paesi di nascita Titolari di impresa di cui donne 1 Serbia e Montenegro 915 316 2 Svizzera 686 192 3 Argentina 153 55 4 Canada 135 32 5 Australia 117 39 6 Venezuela 107 35 7 Cina 97 37 8 Marocco 97 1 9 Senegal 73 1 10 Albania 60 6 11 Croazia 48 11 12 Etiopia 36 8 13 Romania 35 13 14 Stati Uniti d'America 35 15 15 Libia 32 10 16 Bosnia ed Erzegovina 27 4 17 Macedonia 20 1 18 Tunisia 20 3 19 Repubblica Sudafricana 16 7 20 Colombia 15 10 Altri Paesi 246 97 Totale Fonte: InfoCamere 2.970 893 31 Un’altra variabile analizzata, sempre utilizzando i dati del Registro delle Imprese, è l’età delle persone che ricoprono cariche in imprese. Questa informazione ha particolare rilievo con riferimento al delicato tema dei passaggi generazionali. Tav. 2.21 – Friuli Venezia Giulia: Persone con cariche per classe d’età, 2007-2011 Classe d’età 2007 2008 2009 2010 2011 43 133 116 114 111 minore di 30 anni 7.960 7.716 7.198 6.909 6.637 da 30 a 49 anni 80.302 79.008 76.329 74.645 72.342 da 50 a 69 anni 62.320 62.543 62.177 62.718 63.524 oltre 69 anni 12.664 13.303 13.825 14.619 15.116 Totale 163.289 162.703 159.645 159.005 157.730 non classificata Fonte: InfoCamere Nel lasso temporale preso in esame si evidenzia una costante diminuzione della percentuale di cariche detenute da persone con meno di cinquanta anni, dal 54,1% del 2007 al 50,1% del 2011 e quindi un aumento degli ultracinquantenni (Tav. 2.21). Fra i titolari di imprese individuali, coloro che hanno più di 50 anni rappresentano in Friuli Venezia Giulia il 49,5%. I soci nella stessa classe d’età costituiscono il 53,9%. Gli amministratori sono leggermente più giovani: il 49% ha oltre 50 anni, ma solo il 3,9% ha meno di trent’anni. Infine, per i titolari di altre cariche, la quota di persone al di sopra dei 50 anni è il 51% del totale (Tav. 2.22). Tav. 2.22 – Friuli Venezia Giulia: Persone con cariche per classe d’età e classe di carica, 2011 da 30 a 49 da 50 a 69 Classe di cariche < 30 anni >=70 anni Totale anni anni Titolare 2.973 27.810 23.528 6.662 60.973 Socio 1.007 6.306 6.444 2.099 15.856 Amministratore 2.510 30.698 26.657 5.262 65.127 147 7.528 6.895 1.093 15.663 6.637 72.342 63.524 15.116 157.619 Altre cariche Totale Nota: dati al netto di età non classificata Fonte: InfoCamere Con riferimento alla forma giuridica d’impresa, le cariche detenute da ultracinquantenni nelle ditte individuali sono il 49,5%, nelle società di capitale rappresentano il 51,9%, mentre nelle società di persone scendono al 47,6%. La percentuale più elevata e pari al 55% si osserva infine fra le imprese di altre forme (Tav. 2.23). 32 Tav. 2.23 – Friuli Venezia Giulia: Persone con cariche per classe d’età e forma giuridica dell’impresa, 2011 da 30 a 49 da 50 a 69 Classe di cariche < 30 anni >=70 anni anni anni Totale Società di capitale 1.003 19.553 18.563 3.650 42.769 Società di persone 2.479 21.271 17.469 4.110 45.329 Imprese individuali 2.996 28.030 23.700 6.699 61.425 159 3.488 3.792 657 8.096 6.637 72.342 63.524 15.116 157.619 Altre forme Totale Nota: dati al netto di età non classificata Fonte: InfoCamere Le maggiori differenze si riscontrano nei settori d’attività più soggetti ai passaggi generazionali: gli ultracinquantenni sono il 69,3% dei detentori di cariche in agricoltura, il 52,0% nell’industria, il 50,5% nei servizi alle imprese, il 47,8% nel commercio, il 40,9% nelle costruzioni, il 40,5% in alloggio e ristorazione e infine il 39,9% nei servizi alle persone (Tav. 2.24). Le persone con meno di trent’anni rappresentano mediamente il 4,2% dei detentori di cariche della regione. In alcuni settori la loro presenza è superiore alla media, a testimonianza dell’attrattività di tali comparti per i giovani: alloggio e ristorazione con il 7,8%, servizi alle persone con il 5,6% e costruzioni con il 5,4%. Tav. 2.24 – Friuli Venezia Giulia: Persone con cariche per classe d’età e settore di attività dell’impresa, 2011 da 30 a 49 da 50 a 69 Settore di attività < 30 anni >=70 anni anni anni Totale Agricoltura e pesca 733 5.840 9.236 5.576 21.385 Industria 598 10.658 10.198 1982 23.436 Costruzioni 1.198 11.935 7.981 1121 22.235 Commercio 1.408 15.941 13.503 2391 33.243 999 6.653 4397 805 12.854 Servizi alle imprese 1.156 16.168 14.923 2751 34.998 Servizi alle persone 524 5.090 3250 483 9.347 Imprese non classificate 21 57 36 7 121 6.637 72.342 63.524 15.116 157.619 Alloggio e ristorazione Totale Nota: dati al netto di età non classificata Fonte: InfoCamere 33 Sezione III – L’interscambio commerciale e i processi di internazionalizzazione dell’economia del Friuli Venezia Giulia Il 2011 è stato un anno difficile e contradditorio per l’economia del Friuli Venezia Giulia: un giudizio che è confermato anche dalle statistiche dell’interscambio commerciale. Nel 2011 il valore delle esportazioni del Friuli Venezia Giulia è stato pari a 12.565 milioni di euro ed ha registrato un incremento del 7,6% rispetto al 2010. Le importazioni ammontano a 7.102 milioni di euro e sono aumentate di quasi il 9,4%. Il saldo commerciale è pertanto positivo per 5.463 milioni di euro. “Nel 2011 la crescita dell'export nazionale – commenta l’ISTAT - rispetto al 2010 risulta sostenuta (+11,4%) e coinvolge tutte le ripartizioni. Superiore a quello medio è l'aumento per l'Italia centrale (+13%), mentre per le altre aree si registrano tassi di crescita compresi tra il 9,6% nel Mezzogiorno e l'11,2% nel Nord-Ovest. Il dato congiunturale relativo al quarto trimestre del 2011 rileva una crescita delle esportazioni per la ripartizione del Centro (+2,7%) e una diminuzione delle esportazioni per le regioni nord-occidentali (0,2%), nord-orientali (-0,9%) e per quelle meridionali e insulari (-3,3%)”. Tra le regioni che presentano i contributi maggiori alla crescita delle esportazioni nazionali rispetto al 2010, si segnalano l’Emilia-Romagna (+13,1%), il Piemonte (+11,8%), la Toscana (+13,7%) e il Lazio (+13,8%), mentre la variazione dell’export del Friuli Venezia Giulia è del +7,6%. Tav. 3.1 – Flussi commerciali in alcune regioni italiane, 2011 (mln di euro) var.% var.% Import Export import su export su 2010 2010 quota quota import export Piemonte 28.974,99 38.532,91 +9,64% +11,81% 7,2% 10,3% Lombardia 123.209,21 104.163,77 +4,18% +10,79% 30,8% 27,7% Veneto 40.597,96 50.282,59 +5,94% +10,24% 10,1% 13,4% Emilia Romagna 29.925,47 47.933,72 +12,13% +13,09% 7,5% 12,8% Trentino Alto Adige 6.672,25 6.802,27 +2,92% +10,65% 1,7% 1,8% Friuli Venezia Giulia 7.101,77 12.565,07 +9,43% +7,64% 1,8% 3,3% NORD EST 84.297,45 117.583,65 +8,10% +11,12% 21,1% 31,3% ITALIA 400.479,6 375.849,58 +9,01% +11,41% 100 100 Fonte: elaborazione su dati ISTAT All’interno dell’Italia nord-orientale riscontriamo andamenti assai simili non solo tra regione e regione ma anche tra province. Nel confronto regionale dobbiamo registrare che la crescita dell’export del Friuli Venezia Giulia presenta la variazione più bassa del Nord Est: infatti, nel corso del 2011, l’export del Trentino 34 Alto Adige è cresciuto del 10,6%, quello del Veneto del 10,2%, quello dell’Emilia Romagna del 13,1%, il valore delle esportazioni del Friuli Venezia Giulia è aumentato “solo” del 7,6%. Quanto alle economie provinciali quasi tutte quelle del Nord Est presentano un significativo incremento dell’interscambio commerciale: se guardiamo alle esportazioni, performance particolarmente positive si riscontrano in corrispondenza di Piacenza (+34,0%), Ferrara (+22,5%), Rimini (+ 22,2%). Graf. 3.1 - Variazione e contributo alla variazione delle esportazioni nazionali per regione, 2011 (%) Fonte: ISTAT Rispetto a queste performance, risultano significative anche quelle registrate da Trieste, Udine e Pordenone: Trieste presenta un export in crescita del 16,9%, Udine del +11,8% e Pordenone registra un aumento dell’8,9%. Questi dati fanno emergere che anche la nostra economia regionale sta resistendo soprattutto per merito della domanda estera, sebbene sia necessario ricordare che questi aumenti tengono contro anche dell’incremento dei prezzi. Tav. 3.2 – Friuli Venezia Giulia: Interscambio commerciale per provincia, 2011 var.% import Import Export su 2010 var.% export su 2010 Friuli Venezia Giulia 7.101.773.624 12.565.073.943 9,43% 7,64% UDINE 3.417.551.486 5.357.960.165 17,98% 11,84% GORIZIA 736.919.022 1.353.343.566 -7,13% -18,55% TRIESTE 1.516.192.079 2.445.341.044 5,23% 16,86% PORDENONE 1.431.111.037 3.408.429.168 5,34% 8,93% Fonte: elaborazione su dati ISTAT 35 La domanda estera continua a rappresentare un punto di forza dell’economia del Friuli Venezia Giulia ma è necessario promuovere ancora il processo di internazionalizzazione, attraverso tre strade: la prima è quella di agevolare l’aggregazione in rete delle imprese (è necessario che le imprese più piccole si mettano in rete, organizzarsi attraverso l’aggregazione è il modello vincente per competere e affermarsi, lo dimostra chi lo ha già sperimentato); la seconda è quella di promuovere le eccellenze con servizi di accompagnamento e di marketing; la terza è quella di promuovere una struttura e realizzare una più efficace politica di sostegno finanziario all’export. In questo senso le Camere svolgono funzione di veri e propri caselli di ingresso ai mercati del mondo. Per una valutazione dell'importanza del commercio estero nelle singole province i dati sia 2010 che 2011 sono stati rapportati al valore aggiunto degli stessi anni di fonte Istituto Guglielmo Tagliacarne. Il rapporto tra commercio con l’estero e valore aggiunto fornisce una stima della propensione all’export e del grado di apertura delle singole province alla commercializzazione con l’estero. Tav. 3.3 – Propensione all’export e apertura al commercio estero, 2010-2011 Propensione all’export (export/valore aggiunto) Apertura al commercio estero (interscambio commerciale/ valore aggiunto) 2010 2011 2010 2011 Udine 34,3 38,2 55,0 62,5 Gorizia 49,2 39,2 72,7 60,5 Trieste 31,4 35,7 53,0 57,8 Pordenone 39,1 41,4 56,1 58,8 Friuli Venezia Giulia 36,5 38,6 56,7 60,4 Nord Est 33,1 36,1 57,5 62,1 Italia 24,2 26,6 50,5 54,9 Fonte: elaborazione Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne su dati ISTAT Le stime prodotte circa il grado di internazionalizzazione dell’economia del Friuli Venezia Giulia, sia in termini di propensione all’export sia del grado di apertura ai mercati internazionali, risultano sensibilmente superiori alle medie del Nord Est e dell’Italia e possono essere interpretate come un buon livello di competitività. L’export rappresenta circa il 38% del valore aggiunto regionale, il peso dell’intero interscambio commerciale il 60%; valori molto importanti che poi risultano sostanzialmente omogenei tra le quattro province ad indicare un processo di internazionalizzazione diffuso. Il Friuli Venezia Giulia, peraltro, in ragione della sua posizione strategica tra confini che oggi non sono più tali e per i distintivi caratteri geo-fisici, esprime un’economia proiettata verso i mercati internazionali. Possiamo configurare tre aspetti: 36 1) innanzitutto il turismo; la regione presenta diverse aree “vocate” all’ospitalità, ed il turismo rappresenta uno dei comparti strategici della nostra economia. Il Friuli Venezia Giulia ha una capacità ricettiva di 150mila posti letto, registra 8,9 milioni di presenze e di queste ultime quasi la metà straniere; 2) il Friuli Venezia Giulia costituisce una piattaforma logistica dei traffici commerciali diretti verso i 3 Paesi del Centro-Est Europa. Va infatti rilevato come negli 11 Paesi dell’Europa Centro Orientale il Friuli Venezia Giulia abbia esportato, nel 2011, per 2.428 milioni di euro ed importato beni per un valore di 2.186 milioni di euro. Quasi un terzo (cioè il 31%) del valore importato proviene da quest’area mentre viceversa vi si esporta quasi il 20% del totale. Paesi come la Slovenia, la Croazia, l’Ungheria, l’Austria sono partner affidabili e sono costantemente nei primi posti della graduatoria dell’interscambio commerciale; 3) le produzioni di qualità e di alto valore aggiunto, e quindi di forte contenuto tecnologico, che le molte aziende regionali presentano sul mercato nazionale ed internazionale, costituiscono eccellenze del sistema economico locale, in particolare la nautica, l’enogastronomia, l’arredamento, la metalmeccanica dove operano imprese avanzate a forte base tecnologica. I principali mercati di destinazione e provenienza delle merci Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, la performance positiva dell’export è determinata dai mercati extraeuropei, soprattutto quelli americani (sia dell’America Settentrionale sia verso i Paesi dell’America Centro Meridionale) e verso l’Asia, mentre si registra un lieve calo delle esportazioni verso l’Europa (-4,2% nel complesso e -5,2% verso l’Unione Europea). Tav. 3.4 – Friuli Venezia Giulia: Flussi commerciali con l’estero, 2011 var.% import var.% export Import Export su 2010 su 2010 EUROPA 5.650.022.052 8.359.242.381 11,61% -4,21% 4.315.725.338 6.906.576.834 8,89% -5,18% AFRICA 188.878.455 478.810.864 25,22% -8,19% AMERICA 370.503.374 1.731.223.235 -0,47% 156,35% ASIA 883.157.556 1.916.542.467 -1,18% 14,33% 9.212.187 79.254.996 -11,49% 6,89% 7.101.773.624 12.565.073.943 9,43% 7,64% di cui Unione Europea OCEANIA E ALTRI TERRITORI MONDO Fonte: elaborazione su dati ISTAT I flussi di esportazione sono prevalentemente indirizzati verso i Paesi dell’Unione Europea dove si concentra il 55% del volume complessivamente esportato dal Friuli Venezia Giulia: infatti, nella classifica dei primi dieci Paesi di destinazione sono rappresentati ben sette Stati europei e precisamente Germania (14% 37 dell’export regionale), Francia (9,3%), Austria (5,0%), Regno Unito (4,4%), Slovenia (3,8%), Russia (3,7%) e Spagna (2,9%). Gli altri tre Paesi presenti in questa graduatoria sono gli Stati Uniti (dove è stato esportato il 7,4%, una percentuale indubbiamente influenzata dal comparto della Navalmeccanica), la Cina (3,9%) e l’India (2,5%). In questa analisi sono dunque inseriti tre Paesi del cosiddetto BRICS, e cioè Russia, Cina ed India, Paesi che da diversi anni costituiscono i drivers della crescita economica mondiale. Questa area sta diventando molto interessante per l’economia regionale: nel 2011 il Friuli Venezia Giulia ha esportato nei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e SudAfrica) beni per 1,5 miliardi di euro che rappresentano una quota piuttosto importante del mercato mondiale e cioè il 12%. Ma il dato più significativo è costituito dal forte aumento del valore delle esportazioni che rispetto al 2010 è cresciuto del 30%: infatti, osservando le performance dell’export verso ciascuno di questi cinque Paesi, si trova un +21,7% verso la Cina, +52,2% verso la Russia, un raddoppio dell’export verso il Brasile, +25% verso il SudAfrica, mentre si rileva un lieve calo verso l’India. Quest’area è però assai importante per l’economia regionale anche per le importazioni che nel 2011 sono risultate pari a 900 milioni di euro, un valore che rappresenta quasi il 13% del totale delle importazioni effettuate dal Friuli Venezia Giulia. L’andamento rispetto al 2010 è invece negativo, cioè sono calate del 9,5% in particolare dalla Cina (-15%), dalla Russia (-4%), dall’India (-20%), dal SudAfrica (-13%); in controtendenza invece le importazioni dal Brasile (+10%). Graf. 3.2 – Friuli Venezia Giulia: Aree di destinazione delle esportazioni, 2011 Fonte: elaborazione su dati ISTAT 3 Slovenia, Croazia, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Serbia, Polonia, Bulgaria, Romania, Bosnia Erzegovina 38 Una seconda regione importante dal punto di visto dello sviluppo economico e quindi 4 dell’espansione dei mercati è quella dell’ASEAN9 . Mercati come quello della Thailandia, di Singapore, del Vietnam sono diventati molto importanti per le imprese del Friuli Venezia Giulia soprattutto nell’ambito della meccanica e metallurgia, e degli Articoli in materie plastiche, mentre dal lato delle importazioni si comprano i Prodotti della siderurgia, Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi, i Prodotti di colture permanenti e i Mobili. Graf. 3.3 – Friuli Venezia Giulia: Esportazioni verso i Paesi ASEAN9, 2011 Brunei Vietnam 0,3% 12,3% Cambogia 0,2% Filippine 2,5% Indonesia 15,2% Thailandia 30,8% Laos 0,0% Singapore 31,5% Malaysia 7,1% Myanmar 0,2% Fonte: elaborazione su dati ISTAT Una terza area di grande rilevanza è costituita dai Paesi PECO e PESO, cioè quelli dell’Europa Centro e Sud Orientale: ai tradizionali mercati dell’Austria e della Slovenia si sono aggiunte le economie di Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, mentre cominciano ad essere significativi anche i flussi commerciali con Serbia e Bosnia Erzegovina come si può osservare dalla seguente tavola. Non si tratta solo di export ma soprattutto di beni importati come i prodotti per la metallurgia e siderurgia da Austria, Ungheria e Romania, i mobili ed in generale le lavorazioni del legno da Bosnia Croazia e Romania, i cereali dall’Ungheria. 4 Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar (ex Birmania), Singapore, Thailandia, Vietnam 39 Tav. 3.5 – Friuli Venezia Giulia: Flussi commerciali con i Paesi PECO e PESO, 2011 var.% import var.% export su 2010 su 2010 631.283.290 6,55% 5,02% 415.103.941 474.927.755 5,85% 3,78% Polonia 105.145.856 275.654.829 1,48% 2,19% Ungheria 275.867.509 251.922.985 3,88% 2,00% Croazia 157.751.280 184.892.982 2,22% 1,47% Romania 367.476.620 158.427.316 5,17% 1,26% Repubblica Ceca 179.183.612 149.324.906 2,52% 1,19% Slovacchia 119.018.969 143.809.732 1,68% 1,14% Serbia 29.428.216 63.718.399 0,41% 0,51% Bosnia Erzegovina 52.169.132 61.631.537 0,73% 0,49% Bulgaria 19.693.602 32.451.626 0,28% 0,26% 2.186.267.548 2.428.045.357 30,78% 19,32% Import Export Austria 465.428.811 Slovenia TOTALE Fonte: elaborazione su dati ISTAT La Germania è il principale partner economico del Friuli Venezia Giulia sia per le importazioni sia per le esportazioni. Le esportazioni nel 2011 ammontano a 1.754 milioni di euro, pari al 14% del totale esportato dal Friuli Venezia Giulia; le importazioni, sempre nel 2011, sono state pari a 993 milioni di euro e anche in questo caso la quota è del 14%. La bilancia commerciale con la Germania è dunque positiva per 762 milioni di euro. Un dato molto incoraggiante per l’economia regionale è costituito dal significativo incremento del valore esportato in Germania nell’ultimo biennio: +25% nel 2010 e + 10% nel 2011 (che sebbene calcolate a prezzi correnti risultano assai importanti). Tra i prodotti esportati il più importante è costituito dai Mobili che presentano una quota di mercato del 15%, poi i Prodotti della siderurgia (14%), le Macchine di impiego generale (5%), gli Articoli in materie plastiche. I principali prodotti importati sono i Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie (10,4%), le Macchine di impiego generale (10%), i Prodotti della siderurgia (9%), i Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi (7,5%). I principali prodotti di esportazione e di importazione Nel 2011 l'aumento dell’export regionale è determinato principalmente dalle esportazioni di metalli di base e prodotti in metallo (+35,7%), di prodotti alimentari e bevande (+14,3%) e di computer, apparecchi elettronici ed ottici (+9,5%) e di articoli in gomma e materie plastiche (+19,5%). Con riferimento alle 40 produzioni caratterizzanti la nostra economia, rimangono sostanzialmente stabili le esportazioni di macchinari, di apparecchi elettrici e i prodotti del comparto legno-mobile. La Metalmeccanica rappresenta il macrosettore che esporta la quota maggiore di prodotti: in particolare la prima “merce“ esportata dall’economia regionale rientra nella classificazione Altre macchine per impieghi speciali dove sono collocate la metallurgia, da miniera, cava e cantiere, le macchine per l'industria alimentare, delle bevande e del tabacco, quelle per le industrie tessili, dell'abbigliamento e del cuoio, per l'industria della carta e del cartone, per l'industria delle materie plastiche e della gomma. Le Altre macchine per impieghi speciali rappresentano quasi il 13% del valore esportato; al secondo posto si collocano i Mobili con una quota pari al 10%, poi i Prodotti della siderurgia (9,0%), le Navi ed imbarcazioni (8,6%), le Macchine di impiego generale (6,8%) ovvero motori e turbine, apparecchiature fluidodinamiche, pompe e compressori, rubinetti e valvole, cuscinetti, ingranaggi e organi di trasmissione. Interessante anche le quota di esportazione del macrosettore alimentare dove i prodotti maggiormente esportati sono quelli da Forno e farinacei (106 milioni il valore esportato nel 2011), le bevande compreso il vino (101 milioni il valore delle esportazioni sempre nel 2011), ma anche gli Altri prodotti alimentari (in particolare il caffè ma anche cacao, cioccolato, caramelle e confetterie), che fatturano un export di 152 milioni di euro. Graf. 3.4 – Friuli Venezia Giulia: Esportazioni per macrosettore, 2011 Fonte: elaborazione su dati ISTAT Un cluster economico particolarmente importante dell’economia del Friuli Venezia Giulia è quello del legno-mobile-arredo, che complessivamente presenta un buon export nel 2011, ma si rileva come questo risultato sia determinato da due andamenti opposti di quelle che sono le due realtà più significative della nostra regione e cioè la provincia di Pordenone dove insiste il Distretto industriale del Mobile e la provincia di 41 Udine dove è individuato il Distretto industriale della Sedia. Concentrando l’analisi al solo prodotto Mobili, che possiamo considerare come un’eccellenza della produzione manifatturiera regionale, possiamo confermare questa analisi attraverso la seguente tavola nella quale si evidenzia come il mobile prodotto ed esportato dalle imprese del Friuli Venezia Giulia, rappresenti una “merce significativa” del made in Italy. Tav. 3.6 – Esportazioni di mobili per regione, 2011 Regione Export (in euro) % su Italia Var % 2011/10 Veneto 2.171.926.870 26,94% +5,63% Lombardia 2.065.666.010 25,63% +5,62% Friuli Venezia Giulia 1.261.708.801 15,65% +3,87% Emilia Romagna 549.580.041 6,82% +8,83% Marche 508.727.745 6,31% +1,01% Toscana 503.850.169 6,25% -1,53% Puglia 385.318.105 4,78% -6,33% Le altre 13 Regioni 614.091.226 7,62% +1,95% Fonte: elaborazione su dati ISTAT Il Friuli Venezia Giulia è in Italia la terza regione per esportazione di mobili, dopo Veneto e Lombardia, con uno share del 15,6%. Ebbene le performance di Pordenone ed Udine che nella classifica delle province occupano rispettivamente il secondo ed il quinto posto risultano molto diverse come emerge dal seguente Grafico 3.5. Le curve di tendenza di Udine e Pordenone appaiono divergenti, fatto salvo il biennio di crisi del 2008-2009, nel senso che Pordenone vede crescere il proprio export (anche se l’andamento è calcolato a prezzi correnti) mentre l’export di Udine appare almeno fino al 2009 in deciso calo. Queste due tendenze hanno prodotto una diversa ripartizione tra le province: per cui se fino al 2006 le imprese di Udine avevano la maggioranza relativa dell’export regionale di mobili, dal 2007 questa leadership è passata a Pordenone tant’è che nel 2011 la quota regionale di Pordenone è del 50% quella di Udine del 39%. 42 Graf. 3.5 – Esportazioni di mobili. Numeri indici, 1999-2011 Fonte: elaborazione su dati ISTAT Nel 2011 l'aumento dell’import regionale è determinato principalmente dai Prodotti della siderurgia, dai Materiali di recupero dell’industria (classificati come Rifiuti) e dai Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi. Come per le esportazioni la Metalmeccanica rappresenta il macrosettore che importa la quota maggiore di prodotti: in particolare la prima “merce“ importata dall’economia regionale rientra nella classificazione Prodotti della siderurgia che rappresentano quasi il 16,5% del valore importato, al secondo posto si collocano i Rifiuti solidi non pericolosi che possiamo rappresentare come Materiale di recupero dell’industria con una quota pari al 9%, poi i Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi (7%), i Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie (6,8%), le Macchine di impiego generale (5,2%) ovvero motori e turbine, apparecchiature fluidodinamiche, pompe e compressori, rubinetti e valvole, cuscinetti, ingranaggi e organi di trasmissione. Interessante anche le quota di importazione del macrosettore Agricoltura dove i prodotti maggiormente importati sono le colture permanenti, in particolare il caffè (181 milioni il valore importato nel 2011), e le colture agricole non permanenti tra le quali certamente i cereali (112 milioni il valore delle esportazioni sempre nel 2011), ma anche i prodotti delle industrie lattiero-casearie, che fatturano un import di 67 milioni di euro, e la Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne (60 milioni di euro). 43 Graf. 3.6 – Friuli Venezia Giulia: Importazioni per macrosettore, 2011 Fonte: elaborazione su dati ISTAT Una qualità che caratterizza l’export del Friuli Venezia Giulia è rappresentata dal forte contenuto tecnologico dei beni commercializzati: nel 2011 il 52,5% del valore esportato è stato determinato da Prodotti specializzati e high tech. Si tratta di un indicatore molto performante se confrontato sia con le altre realtà economiche sia analizzato nello spazio-temporale. Il primo confronto, quello spaziale, indica come la quota regionale di export ad alto contenuto tecnologico risulti di decisamente superiore alla media nazionale (41%) ed alla media del Nord Est (43%). Senza dubbio questo risultato è condizionato dai prodotti della Navalmeccanica se è vero che l’indice calcolato per Gorizia supera il 68%, tuttavia non possiamo ascrivere questa performance solo a Gorizia poiché la quota di export ad elevato contenuto tecnologico appare piuttosto alta anche a Trieste (61%) e Pordenone (55%). 44 Graf. 3.7 – Friuli Venezia Giulia: Esportazioni per contenuto tecnologico dei beni commercializzati secondo la tassonomia di Pavitt, 2011 Fonte: elaborazione su dati ISTAT 45 Sezione IV – Tema monografico: il Turismo La quantificazione dell’importanza dell’attività turistica per un’economia si rivela un compito piuttosto arduo. Il campo di osservazione del fenomeno turistico assume, infatti, un carattere di tale trasversalità, o di sfumatura dei suoi confini, nonché di soggezione a frequenti sovrapposizioni o commistioni con fenomeni non turistici, da non permettere una rilevazione statistica univoca ed esaustiva. In un teorico “settore turistico” andrebbero comprese tutta una serie di attività economiche non esclusive ma coinvolte in misura pur sempre significativa: pubblici esercizi, trasporti, noleggio di autoveicoli, agenzie di viaggio e operatori turistici. Una visione ancora più ampia porterebbe a considerare anche il c.d. indotto che coinvolge in parte il commercio al dettaglio, i servizi sanitari, ricreativi, culturali e personali, la produzione di alimentari e bevande o di articoli di artigianato, nonché le imprese di costruzione di edifici ad utilizzazione turistica, ecc.. Esistono 5 infine, non trascurabili, i servizi turistici non destinati alla vendita prodotti da amministrazioni pubbliche . Nella pratica occorre dunque accontentarsi di campi di osservazione parziali. I dati statistici che riguardino il fenomeno turistico attualmente disponibili in Italia sono comunque numerosi, derivanti da indagini campionarie o da rilevazioni amministrative, e ne considerano diversi aspetti. Non esistono peraltro, per i problemi indicati, statistiche ufficiali sulle imprese “turistiche” o sull’occupazione nel turismo. Dal lato della produzione di beni e servizi è tuttavia possibile individuare un settore di attività economica la cui attività è prevalentemente indirizzata a consumatori “turisti”, quello dei Servizi di alloggio o con minor precisione - del più ampio Servizi di alloggio e ristorazione, sul quale ci soffermeremo. Una prima possibilità di valutazione delle dimensioni del “settore turistico” nell’economia regionale, seppure nella visione riduttiva testé enunciata, ci giunge da una fonte anomala ma interessante per la sua unicità. In base all’art. 10 della legge di riforma della Camere di Commercio (L. 580/1993), e al relativo Regolamento di attuazione (D.P.R. 21 settembre 1995, n. 472) il Ministero dello Sviluppo Economico emana periodicamente un decreto che individua i dati relativi al numero delle imprese, all’indice di occupazione e al valore aggiunto necessari alla determinazione della composizione dei Consigli camerali. Nello specifico il Ministero nel settore “turismo” comprende esclusivamente la classe delle Attività dei servizi alloggio e ristorazione. Per quanto riguarda le unità locali rinviamo al paragrafo seguente disponendo le Camere dei dati più aggiornati. Per numero di addetti (dati di fonte ISTAT riferiti al 2008) i Servizi di alloggio e ristorazione contavano per il 7,7% in provincia di Gorizia, 4,5% in provincia di Pordenone, 7,2% a Trieste e a Udine. E’ bene ricordare che gli addetti complessivi qui considerati sono riferiti al sistema delle imprese, con esclusione quindi di occupati in altri settori (P.A., lavoratori autonomi, ecc.). Se invece il peso viene calcolato in termini di valore aggiunto al costo dei fattori il settore turistico nell’accezione ristretta contava nel 2008 per il 6,2% a Gorizia, 3,2% a Pordenone, 5,4% a Trieste e 5,5% a Udine. 46 Manca ancora, peraltro, una stima in termini di numerosità assoluta degli addetti, che possiamo ricavare dall’Archivio ASIA - Unità Locali, archivio che non tiene conto delle imprese agricole e quindi non enumera gli agriturismi e trascura i bed&breakfast che generalmente non assumono forma di impresa. In ASIA inoltre si considerano solo le imprese attive per almeno sei mesi nell’anno di riferimento e con almeno un addetto: restano dunque escluse le attività stagionali (il che non è di poco conto discorrendo di imprese turistiche); esso include tuttavia anche attività iscritte ad albi tenuti da ordini o collegi professionali ma non al Registro delle Imprese. Un confronto fra le quattro province della regione risulta poco significativo quando si consideri la diversissima morfologia del territorio e la presenza distorsiva di due realtà come Grado e Lignano. In ogni caso nel 2009 la provincia di Gorizia era quella che presentava la più alta quota di unità locali tra le attività dei Servizi alloggio e ristorazione rispetto al totale delle unità locali considerate: 9,4%, rispetto all’8,3% di Udine, all’8,1% di Trieste e al 6,3% di Pordenone (Tav. 4.1). Tav. 4.1 - Friuli Venezia Giulia: Unità Locali per provincia e per divisione di attività economica, 2009 Pordenone Udine Gorizia Trieste Friuli V.G. Industria in senso stretto 3.233 5.294 953 1.045 10.525 Costruzioni 3.511 6.740 1.349 1.912 13.512 Commercio 5.970 10.835 2.680 4.370 23.855 865 1.435 418 852 3.570 Servizi ricettivi e di ristorazione 1.522 3.809 960 1.386 7.677 Altri Servizi 9.168 17.573 3.806 7.462 38.009 TOTALE 24.269 45.686 10.166 17.027 97.148 Trasporti e Magazzinaggio Fonte: Istat. Struttura e dimensione delle unità locali delle imprese 2009 La considerazione degli addetti (Tav. 4.2) vede ancora la prevalenza di Gorizia con l’8,4% davanti a Udine (7,9%), Trieste (7,7%) e Pordenone (5,1%). Il valore assoluto degli addetti (media annua) nelle attività dei Servizi alloggio e ristorazione in regione risultava quindi di circa 28.800 unità: 3.500 a Gorizia, 5.500 a Pordenone, 5.700 a Trieste e 14.100 a Udine. 5 Un tentativo di stima viene elaborato attraverso il Contro satellite del turismo (CST) che si prefigge di misurare il turismo e di confrontarlo con altri settori economici. 47 Tav. 4.2 - Friuli Venezia Giulia: Addetti per provincia e per divisione di attività economica, 2009 Pordenone Udine Gorizia Trieste Friuli V.G. Industria in senso stretto 45.108 53.297 13.761 11.748 123.914 Costruzioni 9.665 19.115 4.444 5.825 39.049 Commercio 17.972 33.649 7.596 12.831 72.048 Trasporti e Magazzinaggio 3.907 9.265 2.658 7.491 23.321 Servizi ricettivi e di ristorazione 5.503 14.126 3.504 5.685 28.818 Altri Servizi 26.208 48.887 9.842 30.307 115.244 TOTALE 108.363 178.339 41.805 73.887 402.394 Fonte: ISTAT. Struttura e dimensione delle unità locali delle imprese 2009 Recenti stime rese note dalla Agenzia Turismo FVG (comunicato stampa del 17/02/2012) parlavano, evidentemente tenendo conto anche dei fenomeni indotti, di circa 13.000 imprese coinvolte con 50.000 occupati. La Tav. 4.3 evidenzia da un lato la nota caratteristica del tessuto imprenditoriale non solo locale, composto in prevalenza da piccole o medie imprese, dall’altro la sostanziale uniformità tra le quattro province con un dato medio di 3,6-3,7 addetti per unità locale nel settore di nostro interesse (solo Trieste misura un valore lievemente più elevato). Tav. 4.3 - Friuli Venezia Giulia: Dimensione media delle Unità Locali in termini di addetti per provincia e per divisione di attività economica, 2009 Pordenone Udine Gorizia Trieste Friuli V.G. Industria in senso stretto 14,0 10,1 14,4 11,2 11,8 Costruzioni 2,8 2,8 3,3 3,0 2,9 Commercio 3,0 3,1 2,8 2,9 3,0 Trasporti e Magazzinaggio 4,5 6,5 6,4 8,8 6,5 Servizi ricettivi e di ristorazione 3,6 3,7 3,7 4,1 3,8 Altri Servizi 2,9 2,8 2,6 4,1 3,0 TOTALE 4,5 3,9 4,1 4,3 4,1 Fonte: ISTAT. Struttura e dimensione delle unità locali delle imprese 2009 48 Il sistema delle imprese Una fotografia del sistema delle imprese in parte diversa, ma con il pregio tra l’altro del tempestivo aggiornamento dei dati, ci deriva dal Registro delle Imprese tenuto presso le Camere di Commercio. La Tav. 4.4 presenta i dati più recenti (al 31 dicembre 2011), articolati per provincia, sulle unità locali di impresa riguardanti le divisioni e le classi dei Servizi di alloggio e di ristorazione. I dati non sono peraltro esaurienti rispetto alle possibili attività in quanto includono solo le imprese che esercitano l’attività in esame quale attività esclusiva o principale; risultano dunque esclusi in particolare gli agriturismi in quanto attività connesse di imprese agricole. Altre attività, ad es. i bed&breakfast o gli alloggi in affitto, restano normalmente escluse in quanto per esse non è necessariamente prevista la forma di impresa. I Servizi di alloggio costituiscono l’1,4% del totale di unità locali operanti nella provincia di Gorizia; a Udine contano per l’1,1%, a Trieste lo 0,9, e a Pordenone per lo 0,5%. Con riferimento ai Servizi di ristorazione è ancora Gorizia a vantare una maggiore densità con l’11,0% davanti a Trieste col 10,7, Udine col 9,2 e infine Pordenone con il 6,3%. Si segnala l’interessante regolarità di un rapporto molto vicino a 1:1 tra ristoranti e bar. Tav. 4.4 - Friuli Venezia Giulia - Servizi di alloggio e ristorazione: Unità Locali di impresa attive per provincia, 4° trim. 2011 Alberghi e strutture simili Alloggi per le vacanze e altre strutture per brevi soggiorni Aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte Totale servizi di alloggio Ristoranti e attività di ristorazione mobile Bar e altri esercizi simili senza cucina Totale servizi di ristorazione TOTALE U.L. ATTIVE (tutti i settori) Pordenone Udine Gorizia Trieste Friuli V.G. 99 440 129 88 756 38 163 37 81 319 3 14 6 5 28 140 617 172 174 1103 883 2.044 522 863 4312 793 2.094 511 847 2.086 1.676 4.138 1.033 1.710 6.398 30.848 58.086 12.480 19.255 120.669 Fonte: InfoCamere 49 Graf. 4.1 – Friuli Venezia Giulia: Servizi di alloggio per tipologia e provincia, 2011 14 163 Udine 440 5 81 Trieste 88 Aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte Alloggi per le vacanze e altre strutture per brevi soggiorni 3 Alberghi e strutture simili 38 Pordenone 99 6 37 Gorizia 129 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 Fonte: elaborazione su dati InfoCamere Graf. 4.2 – Friuli Venezia Giulia: Servizi di ristorazione per tipologia e provincia, 2011 2.094 Udine 2.044 847 Trieste 863 563 Bar e altri esercizi simili senza cucina 793 561 Ristoranti e attività di ristorazione mobile Pordenone 883 511 Gorizia 522 0 500 1000 1500 2000 2500 Fonte: elaborazione su dati InfoCamere 50 La capacità ricettiva Un’ulteriore serie di dati ci permette di descrivere aspetti non solo quantitativi ma anche qualitativi del sistema ricettivo. E’ questo un aspetto molto importante dell’offerta turistica che un territorio esprime; naturalmente essa ne costituisce solo una parte e una descrizione completa dovrebbe comprendere altri elementi infrastrutturali (stabilimenti balneari, posti-barca, sistema dei trasporti, strutture culturali e di intrattenimento, ecc.). I turisti, in ispecie quelli nazionali, possono anche appoggiarsi ad abitazioni private (di proprietà o in affitto, o presso parenti e amici) e in questo caso il fenomeno risulta difficilmente rilevabile: le “seconde case”, ad es., vengono rilevate solo in occasione dei Censimenti e comunque la capienza viene misurata in termini di camere e non di posti-letto. Alla rilevazione sfuggono inoltre gli alloggi privati in affitto (quando gestiti in forma non imprenditoriale) non essendovi un sistema di registrazione amministrativa che li identifichi. La capacità ricettiva sul territorio regionale nel settore degli esercizi alberghieri consisteva in 721 esercizi nel 2003, 762 nel 2009 e 749 nel 2010; in termini di posti-letto l’offerta è cresciuta nello stesso periodo da 37.523 a 41.866 e 40.921 (Tav. 4.5). In termini percentuali gli esercizi sono aumentati del 3,9 e i posti-letto del 9,1, nonostante un lieve regresso registrato proprio nel 2010. Naturalmente il dato regionale nasconde in sé andamenti piuttosto diversificati nel dettaglio provinciale o in quello dei principali poli turistici. Nello specifico rispetto al 2003 la provincia di Gorizia possedeva nel 2010 il 3,4% di esercizi e il 4,9% di posti-letto in più; Pordenone ha subìto un calo dell’1,9% degli esercizi (attribuibile alla perdita di oltre 1/3 degli esercizi a una stella non del tutto compensata da esercizi di categoria superiore) e un lieve aumento dei posti-letto; Trieste, che partiva dai numeri assoluti più bassi, aumenta del 13,7% negli esercizi e del 13,2% nei posti-letto; Udine infine conta rispettivamente un +3,8% e un +11,5%, ma con un nettissimo cambiamento strutturale desumibile dalla diminuzione di 42 esercizi a una stella e di un aumento di 53 unità negli esercizi a tre o quattro stelle. Il tratto comune alle province può peraltro vedersi in un aumento della qualità media degli esercizi desumibile da una riduzione marcata degli esercizi a una stella e dagli aumenti negli esercizi a tre e quattro stelle. Tav. 4.5 – Friuli Venezia Giulia: Capacità ricettiva negli esercizi alberghieri, 2003 e 2010 Esercizi Letti Camere Bagni 2003 2010 2003 2010 2003 2010 2003 2010 1 Stella 199 138 4.907 3.175 2.597 1.673 2.201 1.459 2 Stelle 150 156 4.901 4.763 2.569 2.437 2.503 2.374 3 Stelle 308 364 20.052 22.549 9.629 10.731 9.696 10.595 4 Stelle 62 89 7.386 10.163 3.495 4.766 3.570 4.780 5 Stelle/5Stelle lusso 2 2 277 271 128 125 128 125 721 749 37.523 40.921 18.418 19.732 18.098 19.333 Totale Fonte: ISTAT 51 La considerazione degli esercizi extra-alberghieri (o complementari) evidenzia un calo complessivo in regione dagli 8.839 esercizi del 2003 ai 7.878 del 2010 e un calo dei posti-letto da 115.804 a 111.926. Questi dati negativi sono tuttavia interamente da attribuire al drastico calo di Alloggi in affitto in provincia di Udine, oltre 1.100 esercizi e 8.300 posti-letto rilevati in meno solo tra il 2009 e il 2010. Risultano invece in forte crescita gli esercizi agrituristici e i bed&breakfast, quasi raddoppiati rispetto al 2003, e che da soli contribuiscono ad un aumento di circa 3.000 posti-letto. La distribuzione degli esercizi ricettivi in provincia risulta naturalmente fortemente asimmetrica per la presenza di alcuni importanti poli turistici quali Grado, Lignano, Piancavallo e Tarvisio-Sella Nevea che nel complesso contavano ben 332 esercizi alberghieri (44,3% del totale regionale) e 6.651 esercizi complementari (84,4%). Lignano, in particolare, fa segnalare un forte calo, sempre tra il 2003 e il 2010, di esercizi alberghieri a una o due stelle (rispettivamente –34,6 e –18,2%), un aumento del 13,9% negli esercizi a tre stelle e uno del 39,1% in quelli a quattro stelle. Tra gli esercizi complementari si contano ben 6.154 alloggi in affitto (+6,8%), un buon aumento delle case per ferie e la totale assenza di agriturismi e bed&breakfast. Grado invece si caratterizza per una sostanziale stabilità dell’offerta ricettiva complessiva: una perdita di tre esercizi alberghieri (un calo di esercizi a uno/due stelle non completamente compensato dall’aumento dei tre stelle) e un aumento di esercizi complementari da attribuire essenzialmente agli Alloggi in affitto; anche in questo caso gli agriturismi e bed&breakfast sono solo poche unità. Il comprensorio del Piancavallo evidenzia poche variazioni per quanto concerne gli esercizi alberghieri mentre aumentano di qualche unità i complementari, in entrambi i comparti peraltro si sono persi posti-letto. Il territorio di Tarvisio-Sella Nevea, infine, mostra un aumento di due esercizi e un lieve calo di posti-letto alberghieri, nonché un calo degli esercizi complementari (attribuibile solo agli Alloggi in affitto, di fronte a un buon aumento di bed&breakfast e case per ferie) con oltre un migliaio di posti-letto in più. Tav. 4.6 – Friuli Venezia Giulia: Capacità ricettiva negli esercizi complementari, 2003 e 2010 Esercizi Letti 2003 2010 2003 2010 146 272 1.663 3.603 8.320 7.017 73.172 65.485 Altri esercizi complementari 13 4 3.554 556 Bed & Breakfast 229 435 979 2.074 Campeggi e Villaggi turistici 33 34 30.874 31.665 Case per ferie 66 80 4.387 7.394 Ostelli per la gioventù 4 4 185 251 Rifugi alpini 28 32 899 898 8.839 7.878 115.713 111.926 Alloggi Agrituristici e Country-House Alloggi in affitto Totale Complementari Fonte: ISTAT 52 La dinamicità mostrata dagli esercizi agrituristici in questi anni sull’intero territorio nazionale impone di soffermarsi ulteriormente sul fenomeno. Con riferimento agli agriturismi autorizzati all’alloggio risultano 77 in regione le aziende che esercitano l’attività di mero alloggio con circa 900 posti-letto a disposizione; sono invece 159, con 1.911 posti-letto, le aziende che associano alloggio e ristorazione; ulteriori 137 esercizi, con 1.880 posti-letto, associano l’alloggio ad altre attività. La domanda turistica Consideriamo infine il movimento turistico nell’ultimo biennio. Nel complesso in regione le presenze presso strutture ricettive di turisti stranieri sono state nel 2011 oltre 4.238.000, in aumento del 10,1% sull’anno precedente; per i turisti italiani invece il dato ha raggiunto quota 4.711.000 con un calo del 2,1%. In totale, quindi, poco meno di 9 milioni di presenze con un aumento del 3,3% da confrontare con una crescita media italiana dell’1,7%. La disaggregazione dei dati a livello provinciale mostra andamenti diversificati: aumentano le presenze di turisti italiani per le province di Trieste (+8,9%) e Pordenone (+0,8%), calano invece per Udine (-3,5%) e Gorizia (-5,5%); per i turisti stranieri spiccano gli aumenti per Pordenone (+22,9%), peraltro spiegata da un anomalo picco di presenze statunitensi ad Aviano, per Trieste (+20,5%), e infine oltre l’8% per Gorizia e Udine. Ad essere mancati sono soprattutto i turisti provenienti dallo stesso Friuli Venezia Giulia (-3,1%) e dal Veneto (-3,0%) che hanno comunque costituito rispettivamente il 46,9% e il 12,4% delle presenze di turisti italiani; in aumento invece i turisti lombardi (+2,0%) pari al 17,6% delle presenze totali. Dal lato delle presenze di stranieri sono stati come sempre i tedeschi e gli austriaci i più assidui, il 56,1%, con punte del 69,8% per la provincia di Gorizia e del 56,6% per quella di Udine. L’analisi secondo tipologia di struttura ricettiva mostra un calo di presenze di italiani negli esercizi alberghieri soprattutto per Gorizia (-10,9%) e Udine (-2,4%) contro un aumento dell’8,3% per Trieste; negli esercizi complementari, invece, aumentano le presenze a Trieste (+9,5% e a Pordenone (+4,5%) e calano per Udine (-4,3%) e Gorizia (-2,9%). Le cifre volgono invece tutte in positivo quando si verifichi la distribuzione dei turisti stranieri. Negli esercizi alberghieri le presenze fanno segnare variazioni dal +9,0% per Gorizia al +19,6% per Pordenone; negli esercizi complementari si arriva addirittura a un +35,8% per Pordenone e +30,7% per Trieste e a performance comunque positive per Gorizia (+8,4%) e Udine (+6,1%). 53 Tav. 4.7 – Friuli Venezia Giulia: Arrivi, presenze e permanenza media per provenienza della clientela, 2009-2011 Italiani Arrivi Stranieri Presenze Arrivi Totale Presenze Arrivi Perm. Presenze media 2009 1.110.329 4.987.747 850.129 3.845.257 1.960.458 8.833.004 4,3 2010 1.113.390 4.814.272 882.246 3.851.111 1.995.636 8.665.383 4,3 2011 1.103.050 4.711.426 982.144 4.238.172 2.085.194 8.949.598 4,3 -0,93% -2,15% +11,32% +10,05% +4,49% +3,28% Var. % 2011/10 Fonte: elaborazioni su dati Agenzia Turismo FVG s.p.a. Un’ultima fonte statistica di interesse è costituita dall’Indagine campionaria sul turismo internazionale curata dalla Banca d’Italia. L’indagine mira essenzialmente ad ottenere statistiche sulla spesa turistica, voce che fa parte della bilancia dei pagamenti, e produce informazioni sui viaggiatori stranieri a destinazione, sui viaggiatori italiani alle frontiere, sui pernottamenti e sulla spesa sostenuta. A tali fini viene considerato viaggiatore un soggetto che si reca all’estero, per un periodo inferiore ad un anno, quale che sia il motivo dello spostamento (la rilevazione comprende ad es. i lavoratori stagionali e frontalieri). Sono inoltre considerati viaggiatori anche coloro i quali non pernottano nel luogo visitato. I viaggiatori stranieri a destinazione vengono conteggiati tante volte quanti sono i luoghi visitati. Tav. 4.8 - Friuli Venezia Giulia: Viaggiatori stranieri a destinazione, 2004-2011 (migliaia) 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 1.740 1.505 1.140 974 1.457 1.356 1.606 1.566 228 213 188 221 182 203 199 166 Trieste 2.702 2.144 2.747 2.996 3.373 3.826 3.876 4.554 Udine 2.736 2.230 2.596 5.115 2.899 3.169 4.395 4.794 7.406 6.092 6.672 9.306 7.910 8.554 10.076 11.080 Gorizia Pordenone FRIULI VENEZIA GIULIA Fonte: Banca d’Italia. Turismo internazionale dell’Italia. www.ontit.it I dati delle province di confine, naturalmente, sono notevolmente influenzati dal conteggio dei numerosi lavoratori frontalieri. La distinzione per motivo del viaggio, purtroppo disponibile solo a livello regionale e dal 2006, indica che il motivo di lavoro/affari (comprende la partecipazione a convegni/congressi) conta per circa il 10% degli arrivi contro un 40% del motivo “vacanze”; il motivo “residuale” (altri motivi 54 personali), comprende tipologie quali studio, motivi religiosi, cure e terme, viaggi di nozze, acquisti, ecc. (Tav. 4.9 e Graf. 4.3). Tav. 4.9 - Friuli Venezia Giulia: Viaggiatori stranieri e destinazione per motivo del viaggio, 2006-2010 (migliaia) Motivo 2006 2007 2008 2009 2010 Vacanze 2.696 5.046 3.097 3.411 4.264 3.180 3.352 3.918 4.125 4.739 796 907 895 1.018 1.073 6.672 9.306 7.910 8.554 10.076 Altri motivi personali Motivi di Lavoro/Affari TOTALE Fonte: Banca d’Italia. Turismo internazionale dell’Italia. www.ontit.it Graf. 4.3 – Friuli Venezia Giulia: Viaggiatori stranieri e destinazione per motivo del viaggio, 2006-2010 Fonte: elaborazioni su dati della Banca d’Italia,Turismo internazionale dell’Italia I dati sui pernottamenti di viaggiatori stranieri (Tav. 4.10 e Graf. 4.4) comprendono in questa indagine sia quelli presso strutture ricettive che quelli presso case private (in proprietà, in affitto, presso parenti o amici, comunità, ecc.). 55 Tav. 4.10 - Friuli Venezia Giulia: Pernottamenti dei viaggiatori stranieri 2004-2011 (migliaia) PROVINCIA VISITATA 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Gorizia 1.650 757 1.363 1.507 1.793 1.260 1.792 1.712 Pordenone 1.740 1.447 1.290 1.451 986 950 1.142 1.018 Trieste 2.304 1.910 2.578 1.568 1.735 1.885 2.061 1.942 Udine 5.325 4.214 4.862 5.981 6.570 4.295 4.872 3.905 FRIULI VENEZIA GIULIA 11.019 8.328 10.092 10.507 11.084 8.390 9.868 8.578 Fonte: Banca d’Italia. Turismo internazionale dell’Italia. www.ontit.it Pubblichiamo infine i dati relativi alle stime della spesa provinciale complessiva e pro-capite (Tavv. 4.11-4.12 e Graf. 4.4). Tav. 4.11 - Friuli Venezia Giulia: Viaggiatori stranieri, spesa per provincia visitata, 2004-2011 (mln di euro) PROVINCIA VISITATA 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Gorizia 158 105 117 124 167 131 187 146 Pordenone 94 119 83 72 57 59 61 65 Trieste 333 238 276 293 266 338 313 338 Udine 596 417 415 566 511 440 462 402 1.181 879 891 1.055 1.001 968 1.023 951 FRIULI VENEZIA GIULIA Fonte: Banca d’Italia. Turismo internazionale dell’Italia. www.ontit.it Tav. 4.12 - Friuli Venezia Giulia: Viaggiatori stranieri, spesa pro-capite per provincia visitata, 2004-2011 (euro) PROVINCIA VISITATA 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Gorizia 158 105 117 124 167 131 187 146 Pordenone 94 119 83 72 57 59 61 65 Trieste 333 238 276 293 266 338 313 338 Udine 596 417 415 566 511 440 462 402 1.181 879 891 1.055 1.001 968 1.023 951 FRIULI VENEZIA GIULIA Fonte: Banca d’Italia. Turismo internazionale dell’Italia. www.ontit.it 56 Graf. 4.4 – Friuli Venezia Giulia: Spesa pro-capite dei viaggiatori stranieri, 2003-2011 1.200 FRIULI VENEZIA GIULIA Udine Trieste Pordenone 1.000 Gorizia 800 600 400 200 0 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fonte: elaborazioni su dati della Banca d’Italia,Turismo internazionale dell’Italia Le analisi più recenti condotte dal CISET (Sergardi, 2012) sugli stranieri che hanno visitato l’Italia per motivi di turismo/viaggio di nozze nel 2010-2011, indicano per il Friuli Venezia Giulia – su una scala da 1 a 10 – un grado complessivo di soddisfazione pari a 8,79, il più elevato nella graduatoria nazionale. Il grado di soddisfazione risulta ancora più elevato quando si considerino i poli turistici principali di Grado (8,87) e Lignano (8,82). Quando ci si soffermi sugli aspetti specifici che compongono il giudizio, il Friuli Venezia Giulia supera ampiamente la media nazionale in otto categorie su nove (solo per Città e opere d’arte si colloca esattamente sulla media) e in particolare per Pasti e cucina, Accoglienza e simpatia, Alberghi e alloggio, Informazioni e servizi. 57 Sezione V – Tema monografico: La dotazione infrastrutturale e i dati di traffico del Friuli Venezia Giulia La dotazione infrastrutturale del Friuli Venezia Giulia La regione Friuli Venezia Giulia è, storicamente, un punto nevralgico per lo scambi di merci e per il transito di persone verso la Slovenia e l’Austria e attraverso di esse verso i paesi del Medio Oriente e dell’Europa centrale e settentrionale. Il sistema dei trasporti regionale ha conosciuto negli ultimi anni un rapido incremento grazie soprattutto all’allargamento verso est dell’Unione Europea. Questo ha portato ad un aumento della domanda dovuto alla crescita economica sperimentata dai paesi dell’ex blocco sovietico e, di conseguenza, ad un allargamento dei mercati, nonché ad uno spostamento del baricentro dei traffici verso est. Questa situazione ha prodotto un flusso continuo di persone e merci che ha avuto nel tempo conseguenze non sempre positive sulla mobilità locale. A ciò si aggiungono inoltre le politiche nazionali in tema di trasporti applicate negli ultimi anni che hanno spesso privilegiato il trasporto su gomma creando di fatto uno squilibrio nella ripartizione modale dei traffici. La maggior parte delle aree industriali, così come i porti e altre infrastrutture nodali, sono collegati direttamente alla rete ferroviaria ma questa modalità di trasporto resta ancora poco utilizzata. Fig. 5.1 - Infrastrutture presenti in Friuli Venezia Giulia Fonte: Elaborazione Uniontrasporti 58 Attualmente la regione si trova incardinata su due dei principali corridoi che costituiscono la rete di trasporti europea: il corridoio Mediterraneo che comprende l’asse ferroviario Lione – Torino – Milano – Venezia – Trieste e il corridoio Baltico – Adriatico che permetterà di collegare le regioni adriatiche con il nord Europa. Sotto l’aspetto della dotazione infrastrutturale il Friuli Venezia Giulia possiede circa 3.580 km di strade di interesse nazionale, regionale ed autostrade che corrispondono all’11% del totale della rete del Nord Est escludendo le strade comunali, e 469 km di linee ferroviarie, la maggior parte classificate come fondamentali, corrispondenti al 14% delle linee ferroviarie del Nord Est. Il sistema portuale comprende i porti commerciali di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro. Trieste con oltre 48 milioni di tonnellate di merci è stato nel 2011 il secondo porto a livello nazionale dietro Genova. I collegamenti nazionali e internazionali via aerea sono assicurati dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari, che funge da riferimento per l’intera regione. Infine, per quanto riguarda l’intermodalità per le merci, la regione ospita sul suo territorio tre infrastrutture (Interporto di Cervignano del Friuli, Autoporto di Gorizia e Terminal intermodale di Fernetti), importanti soprattutto per quanto riguarda gli scambi transfrontalieri con la Slovenia e l’Austria. Le imprese di trasporto e logistica Secondo i dati Movimprese 2011 in Friuli Venezia Giulia le imprese registrate che offrono servizi di trasporto e logistica sono complessivamente 3.163, mentre quelle attive sono 2.848, corrispondenti in entrambi i casi al 3% del totale regionale. Rispetto all’anno precedente si è registrata una diminuzione di 89 unità tra le imprese attive e di 81 tra le imprese registrate. In termini assoluti il decremento maggiore si è avuto tra le imprese di trasporto terrestre e mediante condotta con 92 unità in meno delle imprese attive. La distribuzione delle imprese che svolgono attività di trasporto in senso stretto mette in evidenza come le imprese che svolgono servizi di trasporti terrestri e mediante condotta sia quella preponderante con 2.459 imprese registrate (77,7%) e 2.284 imprese attive (80,2%). La distribuzione per provincia evidenzia una maggiore concentrazione di imprese in provincia di Udine con 1.152 imprese registrate (1.052 attive), segue Trieste con 910 imprese registrate. Sono queste le province dove è insediato il maggior numero di attività imprenditoriali e dove si trova una migliore dotazione di infrastrutture. Per quanto riguarda la distribuzione per forma giuridica delle imprese di trasporto in Friuli Venezia Giulia, si conferma la tendenza tutta italiana ad una struttura produttiva artigianale, infatti, la maggior parte delle imprese ha la forma giuridica della ditta individuale (65% cui corrispondono 1.856 imprese in valore assoluto). La rete stradale La rete stradale del Friuli Venezia Giulia è costituita da autostrade, strade di interesse nazionale, regionale e provinciale, per una estensione complessiva di 3.578 km. Dal 2008, a seguito dell’entrata in vigore delle norme previste dal D.Lgs. 111/2004, la rete ordinaria ha subìto profonde modificazioni: con 59 esso, infatti, sono state assegnate alla proprietà e alla gestione della Regione 650,214 km di ex strade statali, mentre 269,616 km sono rimaste di proprietà dello Stato ma sono gestite dalla Regione, infine 160,22 km sono rimaste allo Stato. Per la gestione della rete stradale di sua competenza la Regione ha creato la società Friuli Venezia Giulia Strade s.p.a. che attualmente gestisce circa 1.000 km di rete regionale. Il resto della rete è gestita in parte da ANAS s.p.a. e da Autostrade per l’Italia s.p.a. Territorio Tab. 5.1 - Friuli Venezia Giulia: Rete stradale, 2009 Altre strade di Strade regionali interesse Autostrade e provinciali nazionale Totale Friuli Venezia Giulia 3.177 191 210 3.578 Nord Est 29.900 2.224 1.514 33.638 Italia 154.513 19.375 6.661 180.549 Fonte: Elaborazione su dati Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti, anni 2009-2010 Nello specifico la rete autostradale poggia su tre assi fondamentali: • l’autostrada A23 Palmanova – Tarvisio che collega l’Italia all’Austria e costituisce un importante asse viario trai due Paesi; • l’autostrada A28 Portogruaro – Pordenone, che collega Veneto e Friuli Venezia Giulia; • l’autostrada A4 Torino – Trieste che rappresenta l’asse fondamentale per i collegamenti nell’ambito della Pianura Padana. A livello provinciale, Udine ha la maggiore estensione di strade con circa 2.200 km e il 71% della rete autostradale regionale. Scendendo nel dettaglio delle caratteristiche della rete stradale regionale, risulta certamente più interessante ai fini dell’analisi la valutazione di alcuni indici che indicano il livello di disponibilità e di utilizzo delle strade nella regione. Il calcolo degli indici viene fatto tenendo conto della superficie, della popolazione, degli impiegati e dei veicoli circolanti. Il primo rappresenta la densità delle strade rispetto alla unità di superficie pari a 100 kmq. Il valore dell’indice rispetto agli abitanti e agli impiegati rappresenta la congestione potenziale che deriva dagli spostamenti per motivi di lavoro, di svago e altro da parte della popolazione. Infine l’indice rispetto agli autoveicoli circolanti rappresenta la congestione teorica e dipende dal livello di motorizzazione (Tav. 5.2). Per il calcolo degli indicatori a livello provinciale sono disponibili anche i km di strade comunali. La Tav. 5.2 evidenzia come la mobilità regionale sia garantita prevalentemente dalla viabilità ordinaria composta da strade comunali, provinciali e statali, a causa della poca disponibilità di km di autostrade rispetto alla superficie territoriale (2,8 km ogni 100 km). Gorizia presenta una situazione migliore con 3,4 km ogni 100 km di superficie mentre al lato opposto Pordenone ha un indice che si ferma a 1,8. Nel complesso, i cittadini che godono di una maggiore disponibilità di strade sono quelli della provincia di Udine. Infatti, per tutte le variabili considerate la provincia presenta gli indici totali più alti seguita a poca distanza da Pordenone. Il calcolo degli indicatori relativi alla provincia di Trieste risente molto della particolare conformazione del territorio che ha determinato una concentrazione dei centri abitati e delle aree industriali in prossimità della costa e di conseguenza la rete dei collegamenti stradali si è maggiormente 60 sviluppata in queste aree. La limitata estensione del territorio e l’alta densità abitativa sono inoltre tra i fattori che incidono negativamente sulla sostenibilità della mobilità locale. Per quanto riguarda Gorizia, infine, la disponibilità di strade e i livelli di congestione sono influenzati dalla alta densità abitativa e dalla concentrazione della popolazione in pochi comuni, come il capoluogo e Monfalcone, che sono anche i maggiori attrattori di attività economiche e logistiche. Tav. 5.2 - Friuli Venezia Giulia: Indicatori di disponibilità e densità della rete stradale, anni vari Indicatori Territorio Km di strade Per 100 di superficie Km di strade per 10.000 abitanti Km di strade per 10.000 occupati Km di strade per 10.000 Veicoli circolanti Gorizia Pordenone Trieste Udine Friuli Venezia Giulia Nord Est Italia Gorizia Pordenone Trieste Udine Friuli Venezia Giulia Nord Est Italia Gorizia Pordenone Trieste Udine Friuli Venezia Giulia Nord Est Italia Gorizia Pordenone Trieste Udine Friuli Venezia Giulia Nord Est Italia Comunali 193,6 175,4 567,0 156,5 175,3 197,9 221,9 160,7 285,4 131,9 343,3 269,7 241,3 291,1 160,7 285,4 131,9 343,3 269,7 241,3 291,1 78,8 156,7 62,8 172,1 136,8 131,1 136,0 Provinciali 27,5 28,6 63,6 25,7 27,7 30,8 37,1 22,8 46,5 14,8 56,4 42,6 37,6 48,6 22,8 46,5 14,8 56,4 42,6 37,6 48,6 11,2 25,6 7,0 28,3 21,6 20,4 22,7 Statali e raccordi autostradali 22,7 9,1 41,5 17,0 15,7 13,4 15,0 18,9 14,7 9,7 37,4 24,2 16,4 19,7 18,9 14,7 9,7 37,4 24,2 16,4 19,7 9,3 8,1 4,6 18,7 12,3 8,9 9,2 Autostrade 3,4 1,8 2,9 3,2 2,8 2,3 2,2 2,8 2,9 0,7 7,0 4,3 2,8 2,9 2,8 2,9 0,7 7,0 4,3 2,8 2,9 1,4 1,6 0,3 3,5 2,2 1,5 1,3 Totale 247,2 214,8 674,9 202,5 221,5 244,5 276,1 205,3 349,6 157,0 444,1 340,8 298,1 362,3 205,3 349,6 157,0 444,1 340,8 298,1 362,3 100,6 192,0 74,8 222,6 172,9 161,9 169,3 Fonte: Elaborazione Uniontrasporti su dati ISTAT La posizione geografica e la dotazione di infrastrutture per la logistica rendono la regione uno snodo importante per i traffici che interessano il Nord Est e l’Est - Centro Europa: per questo motivo gli sforzi degli ultimi anni da parte degli enti responsabili della programmazione in tema di investimenti in infrastrutture, a cominciare dalla Regione, sono stati orientati a creare una rete di strade (ordinaria ed autostradale) in grado di assicurare un adeguato livello di servizi sia per le persone che per le merci, in un ottica di sviluppo sostenibile e di attenzione per l’ambiente. Alcuni interventi infrastrutturali come il prolungamento della A28 fino all’allacciamento con la A27, ma ancora di più il completamento delle opere in corso, come ad esempio l’adeguamento della A4, servono a potenziare gli assi fondamentali di comunicazione per integrarli con il sistema stradale nazionale. 61 Il riequilibrio modale dei trasporti attraverso il potenziamento dell’intermodalità ferro - strada – mare, soprattutto per il trasporto delle merci, è un obiettivo da perseguire nel breve-medio periodo al fine di favorire il decongestionamento delle strade e la riduzione degli impatti ambientali e delle esternalità negative legate alla incidentalità. Il traffico merci sulla rete stradale del Friuli Venezia Giulia La modalità stradale è la più utilizzata per il trasporto delle merci. È stato calcolato che circa il 90% delle movimentazioni di merci interne nel nostro Paese avviene su strada. La maggiore capillarità e capacità di penetrazione della rete, la flessibilità nella programmazione dei viaggi e dei tempi rende questa modalità di trasporto la più utilizzata per qualsiasi tipologia di merce. Nel 2010 sono state movimentate in Friuli Venezia Giulia poco più di 45 milioni di tonnellate in uscita verso le altre regioni italiane e l’estero e circa 41 milioni hanno seguito il percorso inverso (Tav. 5.3), con un saldo positivo di circa 4 milioni di tonnellate. All’interno della macroripartizione di riferimento queste quantità incidono rispettivamente per il 9,5% e l’8,9%. Tav. 5.3 - Friuli Venezia Giulia: Trasporto merci su gomma, 2010 Origine Destinazione Area Unità di Conto Conto Conto Conto terzi Totale misura proprio proprio terzi 15.573.293 29.739.756 45.313.049 15.990.593 25.451.625 Friuli t Venezia t*km (x 463.290 4.416.742 4.880.033 512.352 3.331.954 1000) 29,7 148,5 107,7 32,0 130,9 Giulia Km medi 474.794.970 116.202.186 358.592.783 116.051.397 349.763.196 Nord t Est t*km (x 52.756.052 4.856.678 47.899.374 4.603.020 43.272.930 1000) 108,5 36,0 136,1 35,5 129,9 Km medi 1.527.762.713 420.760.657 1.107.002.056 420.760.657 1.107.002.056 t Italia t*km (x 175.775.458 15.724.852 160.050.606 15.724.852 160.050.606 1000) 115,1 37,4 144,6 37,4 144,6 Km medi Fonte: Elaborazione Uniontrasporti su dati ISTAT Totale 41.442.219 3.844.306 92,8 465.814.594 47.875.950 103,7 1.527.762.713 175.775.458 115,1 Queste movimentazioni hanno generato 4.880.033.000 in termini di tonnellate–chilometro (t*km) nel caso in cui la regione era origine dei traffici e 3.844.306.000 t*km nel caso in cui ne era destinazione. Circa i 2/3 delle movimentazioni vengono eseguite da imprese di trasporto conto terzi. Questo è risultato di una diffusa attività di esternalizzazione delle attività della logistica, e del trasporto in particolare, da parte delle imprese italiane. Nel complesso si può dire che la regione Friuli Venezia Giulia è un territorio abbastanza aperto agli scambi. Infatti circa il 65% delle merci trasportate via gomma resta all’interno della regione (29.196.571 t) mentre il rimanente è il risultato di scambi con altre regioni (Fig. 5.2). L’area di maggiore interesse è costituita delle regioni del Nord, verso le quali, complessivamente, sono state esportate 13.648.669 tonnellate, mentre da essa sono state dirette in Friuli Venezia Giulia 10.791.424 t con un saldo positivo per la regione di 2,8 milioni di tonnellate. La regione con la quale si registra il maggiore interscambio è il Veneto verso cui va circa il 60% delle merci movimentate. 62 Fig. 5.2 - Friuli Venezia Giulia: Trasporto merci su strada, regione di origine e di destinazione, 2010 Fonte: Elaborazione su dati ISTAT Dal punto di vista delle merceologie trasportate, sia in origine che in destinazione i maggiori quantitativi appartengono alla macrobranca merceologica 3 (minerali metalliferi, manufatti, materiali da costruzione, prodotti ceramici) delle tonnellate e alla macrobranca merceologica 7 (Materie prime secondarie, rifiuti urbani, altri rifiuti, altre merci). La rete ferroviaria La rete ferroviaria gestita da RFI in Friuli Venezia Giulia ha una estensione complessiva di 469 km. Per le loro caratteristiche le linee ferroviarie sono classificate, generalmente, in • linee fondamentali: sono caratterizzate da un’alta densità di traffico e qualità dell’infrastruttura, comprendono le direttrici internazionali e gli assi di collegamento fra le principali città italiane; • linee complementari: meno trafficate, costituiscono la rete dei collegamenti regionali e connettono tra loro le direttrici principali; 63 • linee di nodo: si sviluppano all’interno di grandi zone di scambio e collegamento tra linee fondamentali e complementari nell’ambito di aree metropolitane. Nella regione la rete fondamentale ha una estensione di 318 km e comprende le linee: • (Venezia) - Latisana - Cervignano - Monfalcone - Trieste/Villa Opicina - Confine di Stato che costituisce l’ultimo tratto nazionale della direttrice trasversale transeuropea con ingresso in Slovenia attraverso il valico di Villa Opicina; • (Venezia) - Sacile - Pordenone - Udine - Pontebba - Tarvisio - Confine di Stato che permette il collegamento con l’Austria attraverso il valico di Tarvisio; • Monfalcone - Gorizia – Udine che collega le due linee precedenti tra loro e da cui si dirama un ulteriore tratto di linea transfrontaliero Gorizia - Nova Gorica (Slovenia). La rete complementare ha una estensione di 151 km e comprende le linee: • Udine - Palmanova - Cervignano, importante per il traffico merci da/per gli scali di Cervignano e Palmanova, dotati di appositi terminali intermodali per lo scambio “ferro-gomma”; • Casarsa - Cordovado; • Sacile - Pinzano - Gemona del Friuli. Un’analisi meramente quantitativa delle caratteristiche della rete ferroviaria regionale evidenzia le sue buone potenzialità (Tav. 5.4). La rete a doppio binario rappresenta i 2/3 della rete complessiva mentre quella elettrificata supera l’80%. Da punto di vista della tipologia delle linee, l’intera rete è di tipo convenzionale, non adatta quindi alla circolazione di treni ad alta velocità. Tav. 5.4 - Friuli Venezia Giulia: Caratteristiche della rete ferroviaria Linee Friuli V.G. Nord Est Linee ferroviarie in esercizio (km) 469 3.308 Classificazione Linee fondamentali (km) 318 1.638 Linee complementari (km) 151 1.433 Linee di nodo (km) 237 Tipologia Linee a doppio binario (km) 299 1.777 Linee a semplice binario (km) 170 1.531 Alimentazione Linee elettrificate (km) 384 2.664 Linee a doppio binario (km) 299 1.876 Linee a semplice binario (km) 85 788 Linee non elettrificate (km) 85 644 Lunghezza complessiva dei binari 768 4.465 (km) 4.004 linea convenzionale (km) 768 461 linea AV (km) Impianti ferroviari 427 Stazioni con servizio viaggiatori 60 Fonte: elaborazione Uniontrasporti su dati RFI s.p.a. Italia 16.660 6.125 9.600 935 7.401 9.259 11.908 7.423 4.485 4.752 23.441 20.126 1.305 2.281 64 Nel confronto con i valori medi della ripartizione geografica di riferimento e con l’Italia, si evidenzia una soddisfacente qualità della rete ferroviaria regionale sia per quanto riguarda la presenza di reti classificate come fondamentali che per le reti a doppio binario (Graf. 5.1). Graf. 5.1 - Friuli Venezia Giulia: Caratteristiche della rete ferroviaria Fonte: elaborazione su dati RFI s.p.a. La suddivisione a livello provinciale rispecchia la distribuzione della popolazione e delle attività industriali. In provincia di Udine si estende il 53% delle linee ferroviarie regionali. Tra le altre province, Pordenone ha una buona estensione di rete che però risulta scadente dal punto di vista della qualità dal momento che più del 67% è a binario singolo non elettrificato. Tav. 5.5 - Friuli Venezia Giulia: Estensione della rete ferroviaria provinciale, anni vari Binario Binario Binario Binario Territorio semplice non doppio non semplice doppio Totale elettrificato elettrificato elettrificato elettrificato Trieste 0 0 20 50 71 Gorizia 8 0 2 46 56 Pordenone 66 0 0 28 94 Udine 17 0 56 175 248 Friuli Venezia Giulia 89 0 78 298 469 Nord Est 647 0 798 1.858 3.308 Italia 4.702 50 4.469 7.419 16.660 Fonte: elaborazione Uniontrasporti su dati ISTAT Anche per la rete ferroviaria è possibile calcolare una serie di indicatori di disponibilità della rete in rapporto al territorio, alla popolazione e agli occupati. 65 Tav. 5.6 - Friuli Venezia Giulia: Indicatori di densità e disponibilità della rete ferroviaria, anni vari Binario Binario Binario Binario semplice doppio Territorio semplice doppio Totale non non elettrificato elettrificato elettrificato elettrificato Km di rete Gorizia 1,6 0,0 0,5 9,9 12,0 per 100 di Pordenone 2,9 0,0 0,0 1,2 4,1 superficie Trieste 0,0 0,0 9,6 23,8 33,4 Udine 0,3 0,0 1,1 3,6 5,1 Friuli Venezia Giulia 1,1 0,0 1,0 3,8 6,0 Nord Est 1,0 0,0 1,3 3,0 5,3 Italia 1,6 0,0 1,5 2,5 5,5 Km di rete Gorizia 0,5 0,0 0,1 3,2 3,9 per 10.000 Pordenone 2,1 0,0 0,0 0,9 3,0 abitanti Trieste 0,0 0,0 0,9 2,1 3,0 Udine 0,3 0,0 1,0 3,2 4,6 Friuli Venezia Giulia 0,7 0,0 0,6 2,4 3,8 Nord Est 0,6 0,0 0,7 1,6 2,8 Italia 0,8 0,0 0,7 1,2 2,7 Km di strade Gorizia 1,3 0,0 0,4 8,2 10,0 per 10.000 Pordenone 4,7 0,0 0,0 2,0 6,7 occupati Trieste 0,0 0,0 2,2 5,5 7,8 Udine 0,7 0,0 2,5 7,8 11,1 Friuli Venezia Giulia 1,7 0,0 1,5 5,8 9,2 Nord Est 1,3 0,0 1,6 3,7 6,5 Italia 2,0 0,0 1,9 3,2 7,3 Fonte: elaborazione Uniontrasporti su dati ISTAT Indicatori Se a prima vista da una analisi complessiva della rete ferroviaria della regione sembra che essa sia sufficientemente dimensionata per le esigenze del territorio, la criticità maggiore è quella dei servizi offerti ai passeggeri e alle merci. Gli interventi programmati negli ultimi anni sono stati tutti orientati al rafforzamento ed al potenziamento della rete, al fine di incrementare il trasporto ferroviario di merci, soprattutto nei collegamenti internazionali verso Austria e Slovenia, e implementare un sistema ferroviario regionale a supporto della mobilità delle persone. L’inserimento della regione nel network delle reti TEN-T e il progetto per la costruzione della linea ferroviaria alta velocità/alta capacità (AV/AC) Venezia-Trieste hanno lo scopo di rilanciare la logistica e le infrastrutture locali e far uscire il Friuli Venezia Giulia da quella condizione di regione di mero transito che la caratterizza negli ultimi anni. Tuttavia resta ancora il problema di una rete esistente sottoutilizzata sia per il trasporto di merci che di passeggeri. Nel primo caso la nuova linea Pontebbana, recentemente ristrutturata, che presenta le caratteristiche di una linea AV/AC, con pendenze minime e ridotta tortuosità, è ancora utilizzata parzialmente, oltre che per una scarsa diffusione a livello nazionale dell’utilizzo della modalità ferroviaria a vantaggio di quella stradale, anche per una serie di problemi tecnici e tecnologici dovuti all’interoperabilità della rete italiana con quella austriaca. Dal lato della Slovenia, la linea esistente presenta dei limiti di tracciato dovuti proprio alle pendenze e alla tortuosità del territorio attraversato. Inoltre, molte opere previste, cominciando dalla linea AV/AC Venezia–Ronchi–Trieste sono ferme alla fase di progettazione principalmente per la mancanza di risorse economiche. 66 Il traffico di passeggeri evidenzia una maggiore domanda nelle aree costiere e nel quadrilatero Venezia, Treviso, Gorizia, Trieste, per i collegamenti a breve-medio raggio, anche se rispetto agli spostamenti complessivi quotidiani il mezzo ferroviario rappresenta circa il 2% (ISTAT, Censimento della popolazione 2001). Il 2011 è stato un anno piuttosto tribolato, soprattutto per gli utenti del trasporto regionale, a causa di frequenti disservizi e soppressione di corse programmate e le prospettive per il 2012 non si presentano migliori a seguito dei tagli imposti dalla crisi economica. I nodi per il trasporto di merci e passeggeri: la rete portuale Il sistema dei porti del Friuli Venezia Giulia costituisce una delle porte d’accesso del Nord Est e dell’Europa Centrale per i traffici marittimi provenienti dall’Estremo Oriente. I porti di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro costituiscono un sistema che nel 2011 ha movimentato complessivamente oltre 50 milioni di tonnellate di merci. Trieste rappresenta il secondo porto di rilevanza nazionale, dopo Genova, ed è il primo nell’Adriatico. Il porto è un hub logistico internazionale che dista meno di 500 km dai grossi gangli dell’economia italiana (Veneto, Lombardia, Piemonte) e dell’Europa Centrale e Orientale. Lo scalo si caratterizza, inoltre, per la presenza di aree “Porto Franco” e la speciale normativa doganale, mantenuta inalterata sino ad oggi, costituisce un vantaggio operativo che garantisce condizioni esclusive soprattutto (ma non solo) agli operatori internazionali. Il porto è suddiviso in cinque aree, tre delle quali sono utilizzate ai fini commerciali: Porto Vecchio, Porto Nuovo, Scalo Legnami, le due rimanenti, il Terminal industriale e il Terminal petroli, sono utilizzate a scopi industriali. Il porto è collegato all'autostrada A4 Trieste-Venezia tramite una sopraelevata che evita il centro cittadino, e si trova a pochi chilometri dal valico di Fernetti (TS) e della Casa Rossa (GO), che permettono di raggiungere la Slovenia. Attraverso l'autostrada è quindi collegato con i valichi alpini di Coccau (Tarvisio) e del Brennero. La Grande Viabilità Triestina costituisce un’opera di grande valenza per il traffico di adduzione allo scalo in termini di minori tempi di percorrenza, sia per la mobilità del trasporto merci sia del traffico veicolare. L’opera, inoltre, ha una importanza non solo provinciale, ma nazionale ed europea, in quanto collega direttamente Trieste alla rete autostradale nazionale ed internazionale. Lo scalo triestino è uno dei più importanti porti ferroviari italiani, grazie alla struttura ferroviaria interna (70 km di binari) che lo raccorda con la rete nazionale ed internazionale. Il porto di Monfalcone è lo scalo più a nord del Mediterraneo, si affaccia sulla parte interna del Golfo di Trieste e si trova sulle principali direttrici del traffico commerciale con i Paesi del Centro ed Est Europa (Germania, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia e Paesi dell'ex Unione Sovietica). L’infrastruttura si trova inserita in un’area multimodale che comprende in un raggio di 25 km anche l’aeroporto regionale di Ronchi dei Legionari, l'autoporto e la stazione confinaria internazionale di Gorizia e il terminal intermodale di Fernetti sul confine italo–sloveno e l’interporto Alpe Adria di Cervignano del Friuli. 67 Il porto dispone di un’area di circa 300 mila mq a ridosso della banchina portuale, all’interno della quale si trovano un recinto doganale di 150 mila mq e magazzini doganali per 10 mila mq, oltre a 4 mila mq di tettoie sistemate a ridosso delle banchine, tutte dotate di binari ferroviari. Nel porto risulta, inoltre, disponibile un piazzale multiuso di temporanea custodia doganale di 75 mila mq, destinati prevalentemente a car-terminal. Lo scalo può contare su quasi 1,5 km di banchine, attrezzate per la manipolazione di qualsiasi tipo di merce. Sono disponibili 9 accosti presso la banchina Portorosega, due accosti a servizio della centrale termoelettrica presso la banchina E-ON, un accosto presso la banchina De Franceschi (silos cereali). Il porto è specializzato in general cargo e dry bulk cargo come: caolino, carbone, cellulosa, cemento, cereali, legname, impiantistica, minerali diversi alla rinfusa, prodotti lapidei, prodotti siderurgici, rottami di ferro, autovetture. L’area portuale è direttamente collegata alla rete autostradale attraverso l’autostrada A4 Torino– Trieste. I collegamenti ferroviari sono garantiti dalla linea Trieste-Venezia/Udine-Tarvisio, direttamente collegata al porto di Monfalcone attraverso un nuovo raccordo ferroviario a binario semplice non elettrificato. Porto Nogaro sorge sulle rive del fiume Corno. Vi si accede dal Mar Adriatico, attraverso un canale translagunare lungo circa 3 miglia ed il canale navigabile dell'Aussa Corno. Il complesso di Porto Nogaro è formato da due strutture pubbliche, Porto Vecchio e Porto Margreth, e dalla banchina privata delle ex Industrie Chimiche Caffaro cui si accede tramite il canale artificiale Banduzzi che misura circa 1,5 miglia. Porto Vecchio ha uno sviluppo di banchine di 400 m ed un pescaggio di 4,5 m, mentre Porto Margreth beneficia di un tirante d'acqua a -7,5 m, con uno sviluppo di banchine attualmente pari a 860 m. L'area di Porto Nogaro comprende, inoltre, 36 ettari di piazzali portuali dotati di raccordo ferroviario, magazzini coperti, aree di stoccaggio scoperte e stradale-ferroviaria. Tav, 5.7 - Friuli Venezia Giulia: Principali caratteristiche dei porti Caratteristiche Trieste Monfalcone Porto Nogaro Posizione Distanza stazione ferroviaria (Km) 0,4 4,0 6,0 Distanza aeroporto (Km) 34,0 8,5 32,0 Distanza casello autostradale (Km) 25,0 4,5 8,0 Aree di stoccaggio Superficie totale (mq) 947.000 800.000 36.000 di cui per Prodotti petroliferi (mq) 230.000 182 di cui per Prodotti liquidi (mq) 12.000 Magazzini a temperatura controllata 22.700 43.450 (mc) Altri magazzini (mc) 22.700 43.450 Aree di attracco Accosti (n.ro) 44 16 3 Lunghezza accosti (m) 9.043 3.857 1.510 Superficie banchine (mq) 22.760 50.000 Fonte: Elaborazione su dati Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti, anni 2009-2010 68 Il porto è collegato alla rete stradale nazionale tramite la SP80 che si collega all’autostrada A4 Torino-Trieste e alla SS14 della Venezia Giulia. I collegamenti ferroviari sono assicurati dalla linea fondamentale convenzionale Venezia–Trieste. Lo svolgimento delle attività legate alla logistica e all’intermodalità è favorito dalla presenza dell’Interporto Alpe Adria di Cervignano del Friuli. Nel corso dell'ultimo decennio Porto Nogaro ha conosciuto una progressiva crescita dei traffici, con un'unica eccezione nel 2009, anno in cui le tonnellate realizzate sono state meno di 900 mila; nel 2011, sulla scia del clima di ripresa, sono state movimentate oltre 1,2 milioni di tonnellate. Tra le principali categorie merceologiche trattate prevalgono i rottami, i semilavorati metallici e i legnami. Il traffico merci nei porti del Friuli Venezia Giulia Tradizionalmente i porti italiani offrono prevalentemente servizi di transhipment e di cabotaggio - in particolare di passeggeri - che interessa, però, quasi esclusivamente le rotte tirreniche; il traffico internazionale rappresenta il 7,4% del traffico complessivo e si svolge soprattutto lungo il versante adriatico, per cui i porti che si trovano su di esso hanno l’importante funzione di favorire gli scambi tra l’Europa occidentale e quella orientale. In questo ambito i porti del Friuli Venezia Giulia - e Trieste in particolare - sono un riferimento importante per i traffici verso i paesi balcanici e dell’Europa centro orientale. Dopo una fase di crisi vissuta nel 2009 con un calo consistente delle movimentazioni conseguente alla congiuntura negativa a livello mondiale (-8% delle tonnellate movimentate a Trieste, -20% a Monfalcone), il 2010 ha visto una sensibile ripresa dei traffici che è proseguita nel 2011. Tav. 5.8 - Friuli Venezia Giulia: Traffico merci nei porti, 2011 Caratteristiche Trieste Monfalcone Totale Tonnellate 47.417.757 Rinfuse liquide (t) 36.209.891 Rinfuse solide (t) 1.635.491 Merci varie (t) 9.572.375 in contenitori (t) 3.021.733 ro-ro (t) 5.648.502 altre merci varie (t) 902.140 Contenitori (TEU) 277.058 pieni vuoti trasbordati (*) Nota: i traffici del porto di Trieste si riferiscono all’anno 2010 Fonte: Elaborazione su dati Assoporti e Autorità Portuali 3.467.858 0 2.283.329 1.184.529 0 165.627 1.018.902 591 591 0 0 Porto Nogaro 1.206.627 5.135 229.161 972.331 0 0 972.331 0 0 0 0 Dal punto di vista merceologico non vi è uniformità nelle attività dei tre scali. Sulle quantità complessive movimentate nel porto di Trieste pesano per oltre il 75% le rinfuse liquide, seguite dalle merci varie, in particolare quelle trasportate mediante traghetti. Per quanto riguarda Monfalcone la principale merceologia è quella delle rinfuse solide che costituiscono il 66% delle movimentazioni, in particolare i 69 prodotti appartenenti alla categoria Prodotti metallurgici, minerali di ferro, minerali e metalli non ferrosi. Il porto di Monfalcone è inoltre il più importante in Italia nel settore del legname. Per quanto riguarda infine Porto Nogaro la categoria prevalente è quella delle merci varie. La rete aeroportuale L’Aeroporto del Friuli Venezia Giulia - Pietro Savorgnan di Brazzà è lo scalo aeroportuale di riferimento della regione. Generalmente è indicato come “aeroporto di Ronchi del Legionari”, mentre in ambito IATA è classificato come “aeroporto di Trieste” (TRS) perché fa riferimento al capoluogo regionale. Il bacino di traffico potenziale dell’aeroporto comprende una popolazione di circa 5 milioni di abitanti che oltre alla regione Friuli Venezia Giulia comprende parte del Veneto in Italia, ma anche Slovenia, Carinzia e Croazia. L’aeroporto ha un’area complessiva di 242 ha. L’aerostazione ha una superficie complessiva di 136.000 mq e al suo interno vi sono 14 banchi per il check in, nove gates di imbarco, sale passeggeri, zona commerciale duty free e aree di ristoro. L’aerostazione per le merci ha una superficie di 2.830 mq e comprende un ampio magazzino ed una palazzina uffici. All’interno del magazzino sono disponibili celle frigorifere, casseforti per la custodia dei valori, ambienti per il ricovero degli animali e aree riservate per la custodia di merci particolari e pericolose. L’area cargo è inoltre dotata di attrezzature per il carico e lo scarico di tutti gli aeromobili attualmente in esercizio e per la movimentazione di ogni tipologia di merce. Nell’area cargo vengono inoltre effettuate tutte le operazioni relative al traffico merci su superficie. Tav. 5.9 - Aeroporto di Ronchi dei Legionari: Principali caratteristiche Altezza s.l.m. 11 m Distanza centro abitato 33 km Classe ICAO 4E Area sedime 242 ha Agibilità Area merci complessiva Pista Fonte: elaborazione Trail Unioncamere 24h 105.000 mq 3.000x45 L'aeroporto è collegato direttamente all'autostrada A4 Trieste–Venezia (uscita Redipuglia) da un raccordo a doppia carreggiata di 1 km. La stazione ferroviaria più vicina è quella di Ronchi del Legionari dove però fermano solo alcuni treni regionali; per i collegamenti a lungo raggio la stazione di riferimento è quella di Monfalcone. L’aeroporto, inoltre, è collegato ai principali centri regionali attraverso un servizio di autobus. È in progetto e parzialmente finanziata la costruzione di un polo intermodale per collegare l’aeroporto di Ronchi dei Legionari con la rete ferroviaria. L’infrastruttura avrà una superficie di 475 mila metri quadrati, sorgerà davanti allo scalo e consentirà ai passeggeri il collegamento diretto con la linea ferroviaria 70 Trieste–Venezia. Saranno realizzati una stazione ferroviaria, una nuova stazione autocorriere, un parcheggio da 1.500 posti auto e tutta la viabilità di raccordo interno e in particolare il collegamento diretto con il terminal passeggeri per scavalcare la SR 14. Il traffico merci e passeggeri Per quanto riguarda i collegamenti l’aeroporto di Ronchi dei Legionari offre diverse destinazioni in Italia ed Europa. Le rotte nazionali sono con le principali località del Mezzogiorno (Bari, Napoli, Palermo, Olbia) oltre che con gli scali di Roma Fiumicino e Milano Linate. L’insediamento degli operatori low cost ha ampliato la gamma di collegamenti internazionali che comprendono attualmente la Grecia (Kos, Samos, e Cefalonia), la Germania (Dusseldorf), il Regno Unito (Birmingham, Londra STN), Albania (Tirana) e Spagna (Valencia). Tav 5.10 - Aeroporto di Ronchi dei Legionari: Traffico, 2011 Attività Traffico Var % 2011/2010 Movimenti (n.) 16.572 9,5 Passeggeri (n.) 859.847 18,2 Merci (t) 676 Fonte: elaborazione su dati Assoporti 2,6 L’aeroporto – che ha una capacità di gestione di 850 passeggeri l’ora ed 1,5 milioni l’anno - non ha ancora pienamente espresso le sue potenzialità: ogni anno i passeggeri che interessano lo scalo regionale sono meno di un milione anche se in costante crescita (Tav. 5.10, Graf. 5.2). Nel 2011 i passeggeri sono stati complessivamente 859.847. I flussi sono ripartiti più o meno allo stesso modo tra nazionali ed internazionali, con una leggera prevalenza dei primi (58%). I transiti sono stati appena 3.784. I movimenti sono stati 16.572, in aumento del 9,5% rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso vi è una prevalenza dei movimenti nazionali (37,5%), tuttavia è consistente il numero di movimenti determinati dalle attività di aviazione generale, ossia i movimenti non commerciali che comprendono le attività di aeroclub, piccoli aerei privati, ecc. Le merci movimentate sono state 676 tonnellate, si tratta di un segmento delle attività aeroportuali che resta comunque marginale; anche se rispetto al 2010 si è evidenziata una lieve ripresa del 2,6%, il settore resta in costante perdita, dal 2007 - in periodo ante-crisi - il decremento di merci trasportate è stato del 44%. Le infrastrutture per la logistica L’insieme delle infrastrutture per l’intermodalità e la logistica presenti nella regione conferisce al Friuli Venezia Giulia una posizione di primissimo piano nel panorama logistico nazionale. Anche se in Italia si registra un certo ritardo negli investimenti nel settore, le regioni del Nord-Est - ed in particolare il Friuli Venezia Giulia - sono ritenute aree di sicuro interesse nei prossimi anni per la buona offerta a disposizione 71 delle imprese di trasporto e logistica e per l’inserimento all’interno dei principali “assi logistici” dell’Europa allargata. L’Interporto Alpe Adria di Cervignano del Friuli, attivo dal 1998, ha un ruolo fondamentale nello smistamento delle merci nell’ambito del sistema regionale e nazionale. L’Interporto è collocato in posizione baricentrica rispetto ai più importanti centri regionali, alle piattaforme inland e ai porti (Porto Nogaro a 11 km, Porto di Monfalcone a 29 km, Porto di Trieste a 48 km). L’area sulla quale si sviluppa l’Interporto ha una superficie complessiva di 97 ettari. Ad est dello scalo sono presenti tre coppie di binari di 750 metri ciascuno, 24.000 mq di magazzini raccordati, un piazzale operativo per l’intermodalità e due palazzine per gli uffici e per i servizi, che si sviluppano su un’area complessiva di circa 46 ettari. Ad ovest dello scalo si estende una superficie di circa 51 ettari in cui sono presenti 50.000 mq di magazzini con i relativi piazzali di sosta, dotata inoltre di apposito binario direttamente collegato allo scalo ferroviario. L'interporto si colloca in prossimità degli assi di trasporto transeuropeo che attraversano la regione I collegamenti stradali sono assicurati dalle autostrade A23 Palmanova–Tarvisio ed A4 Torino–Trieste. I collegamenti ferroviari avvengono attraverso la linea Udine-Cervignano del Friuli e la linea Venezia–Trieste. Attualmente l’interporto offre collegamenti plurisettimanali con Genk, in Belgio, (tre collegamenti settimanali su andata e ritorno) e un collegamento settimanale con Catania. Nel periodo da febbraio a dicembre 2011 sono state movimentate 150.000 tonnellate su piazzale. Tav. 5.11 - Interporto di Cervignano del Friuli: Principali caratteristiche Superficie totale (mq) Magazzini (mq) 460 mq 12.000 + 15.000 tettoie mq Piazzali (mq) 50.000 Uffici (mq) 2.500 N° Binari Piazzale Terminal (mq) Dogana (mq) Fonte: elaborazione Trail Unioncamere 3x2 750 ml 1x2 da 500 ml 160.000 Magazzini doganali 2.400 mq. L'Autoporto di Gorizia rappresenta un complesso integrato di infrastrutture logistiche, ferroviarie e stradali per il trasporto delle merci, collegate direttamente alla rete stradale ed autostradale nazionale ed a quella slovena. Il sistema si trova sul confine italo-sloveno e si sviluppa su una superficie di oltre 500.000 mq. La Piattaforma Logistica comprende 43.000 mq di aree coperte e 260.000 mq di aree attrezzate con piazzali e strade. Presso il Sistema Confinario si trovano gli impianti e i servizi collegati alle attività doganali: qui hanno sede l’Agenzia delle Dogane, gli uffici delle Case di Spedizione e l’Ufficio Veterinario. Il Terminal Intermodale è collegato alla linea di corsa Gorizia Centrale–Vrtojba–Nova Gorica. Per le operazioni a terminal e deposito materiale sono disponibili 20.000 mq. di aree scoperte in deposito doganale e un magazzino coperto raccordato, dotato di carroponte con portata 25ton. Il polo logistico di Gorizia è collegato alla rete autostradale italiana sia verso ovest (Venezia-Milano), sia verso Nord (Austria e Baviera); la nuova autostrada H4 garantisce, inoltre, il collegamento con la 72 Slovenia ed i paesi dell'Est. L'infrastruttura trae benefici anche dalla vicinanza con il sistema portuale dell'Alto adriatico (Trieste, Monfalcone, Venezia), con lo scalo di Cervignano del Friuli (UD) e con l'Aeroporto di Ronchi dei Legionari (GO). Tav. 5.12 - Autoporto di Gorizia: Principali caratteristiche Superficie 60 ha Superficie magazzini 16.800 mq Celle frigorifere 18.200 mc Magazzini in regime doganale Terminal intermodale Lunghezza binari Fonte: elaborazione Trail Unioncamere 1.200 mq 20.000 mq 1.700 m Il Terminal Intermodale di Fernetti è situato al confine italo-sloveno di Fernetti e Sezana (SLO), dista 18 km dal porto di Trieste e 30 km dall'aeroporto internazionale di Ronchi dei Legionari (GO). Il Terminal Intermodale è collegato direttamente con la Stazione ferroviaria di Villa Opicina, abilitata al traffico intercontainer. I collegamenti stradali avvengono attraverso l’autostrada A4 per Venezia (Italia - Svizzera Francia - Spagna), l’autostrada A23 per Tarvisio (Austria - Germania) e, infine, l’autostrada per Lubiana (Centro Est Europa). Tav. 5.13 - Terminal Intermodale di Fernetti: Principali caratteristiche Superficie totale 35 ha Superficie uffici e servizi Superficie magazzini Superficie piazzale Superficie Terminal Intermodale n. binari Lunghezza binari Fonte: elaborazione Trail Unioncamere 4.500 mq 30.000 mq 195.000 mq 42.000 mq 6 3.300 m La posizione del Friuli Venezia Giulia nella rete di trasporto europea Le reti TEN sono nate con lo scopo di favorire l’accesso, l’interconnessione e l’interoperabilità delle reti nazionali e di semplificare il collegamento tra le regioni centrali della Comunità e le regioni insulari, quelle prive di sbocchi al mare e quelle periferiche. Lo sviluppo di una rete di trasporto a livello comunitario è, inoltre, fondamentale per una maggiore integrazione dei mercati, specialmente all’interno dell’Unione allargata. Alla luce dei progressi che ci sono stati negli ultimi anni la Commissione europea ha avviato una attività di consultazione presso i Paesi membri per una revisione del progetto complessivo delle reti TEN e nell’ottobre 2001 sono stati ufficializzati i nuovi orientamenti per una politica di trasformazione dell’attuale rete. 73 Il nuovo assetto disegnato prevede una rete di primo livello da completare entro il 2030 composta da 10 corridoi che rappresentano la rete centrale. Ciascun corridoio include almeno tre modi di trasporto, tre Stati membri e due sezioni transfrontaliere. Per quanto riguarda l’Italia, vengono annoverati: • il Corridoio Mediterraneo (Lione – Torino – Milano – Brescia – Venezia – Trieste); • Il Corridoio Helsinki - Valletta (Brennero – Verona – Bologna – Roma – Napoli - Bari e Napoli – Palermo - Valletta) che prolunga il precedente Berlino – Palermo; • il Corridoio Genova - Rotterdam (Genova - Milano/Novara - Sempione); • il Corridoio Baltico - Adriatico (Vienna – Udine – Venezia – Bologna - Ravenna). La rete di secondo livello garantirà la piena copertura del territorio dell’Unione e dovrà essere completata entro il 2050. Il Friuli Venezia Giulia è attraversato direttamente da due di tali corridoi con possibilità di allacciarsi agli altri attraverso di questi: il Corridoio Mediterraneo ed il Corridoio Baltico Adriatico. Il Corridoio Mediterraneo ricalca l’itinerario Lione – Torino – Milano – Venezia – Trieste. Esso collega Spagna, Francia, Italia ed i Paesi dell’Est Europeo. Il progetto prevede di unificare l’attuale insieme di strade, ferrovie, aeroporti e canali e trasformarlo in una rete di trasporto moderna, affinché possa facilitare le operazioni di trasporto transfrontaliere per i viaggiatori e le imprese in tutta la UE. In Italia il Corridoio attraversa l’intera pianura padana e connette alcune delle aree più produttive del paese (Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia) con le principali infrastrutture intermodali, porti e interporti, per favorire l’accesso ai mercati europei. Fig. 5.3 - Tracciato dei corridoi che intersecano il Friuli Venezia Giulia Il Corridoio Baltico – Adriatico è l'asse ferroviario intermodale che collega il Mar Baltico con il Mare Adriatico. Interessa 19 regioni ad alto potenziale economico e di sviluppo e circa 40 milioni di cittadini europei. Il tracciato ha uno dei suoi caposaldi nella zona metropolitana di Helsinki sul Mar Baltico e collega 74 Estonia, Lettonia e Lituania, attraversa quindi la Polonia a Varsavia, Katowice e Gdinya per poi passare in Repubblica Ceca tra le zone di Ostrava e Brno; l’asse continua verso sud in Slovacchia nei territori di Zilina e Bratislava fino a Vienna. Dalla capitale austriaca la rete prosegue per Graz, Klagenfurt, Villach, e, attraverso il valico di Tarvisio arriva fino alle nostre regioni del Nord Est, Udine, Venezia, Bologna e Ravenna, che sono i punti di contatto con il Mar Adriatico. Il corridoio faciliterà i collegamenti tra infrastrutture logistiche importanti come i porti di Trieste, Monfalcone, Venezia, Ravenna, Capodistria e interporti come Verona, Bologna, Cervignano del Friuli con le principali realtà economiche dell’entroterra (Vienna, Graz, Klagenfurt, Villach, Udine). L’asse permetterà altresì il rilancio dei traffici tra i porti del Baltico e quelli dell’Adriatico agevolando lo smistamento delle merci in arrivo dal Far East attraverso il canale di Suez verso tutto il Centro Europa. 75 Bibliografia Ballatori, Enzo; Vaccaro, Guido. Elementi di statistica per il turismo, Milano, Franco Angeli, 1992, 3^ ed (Collana di Studi e Ricerche sul Turismo 9) Banca Centrale Europea, Bollettino mensile, marzo 2012 Banca d’Italia, Bollettino economico, n. 68, aprile 2012 Banca d’Italia, Economie regionali: la domanda e l'offerta di credito a livello territoriale, Roma, 2012 Banca d’Italia, L'economia delle regioni italiane, Dinamiche recenti e aspetti strutturali, Roma, novembre 2011 Banca d’Italia, L’economia del Friuli Venezia Giulia, Trieste, novembre 2011 Captano, Giuseppe, Mesoeconomia: teorie ed evidenze empiriche di economia regionale, Milano, Franco Angeli, 2007 CISET (Centro internazionale di studi sull’economia turistica)-Banca d’Italia, XII conferenza “L’Italia ed il turismo internazionale nel 2012”, Venezia, 2012 Confindustria Friuli Venezia Giulia, Indagine congiunturale trimestrale, febbraio 2012 Eurochambres, Economic Survey 2012, 19th edition, December 2012 Eurostat, Euroindicators, 6 March 2012 Distretti industriali, Osservatorio nazionale distretti industriali: Rapporti, Roma, 2011 Donati, Chiara; Silvestri, Ilaria. La localizzazione delle attività produttive in FVG. Archivio ASIA 2008 (www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/AT12/ARG2/SCHEDA9) International Monetary Fund, World economic Outlook, April 2012 ISTAT, Il conto satellite del turismo: un'analisi preliminare delle definizioni, classificazioni e metodologie. Anno 2001 ISTAT, Disoccupati, inattivi, sottoccupati: indicatori complementari al tasso di disoccupazione. Statistiche report, 19 aprile 2012 ISTAT, “IV trimestre 2011, Conto Economico Trimestrale delle Amministrazioni Pubbliche: Indebitamento, saldo primario, saldo corrente, entrate totali, uscite totali”, Statistiche flash, 4 aprile 2012 ISTAT, “Anni 2007-2010. Notifica dell’indebitamento netto e del debito delle Amministrazioni Pubbliche secondo il trattato di Maastricht”, Nota informativa, 21 ottobre 2011 ISTAT, “Anni 2007-2010. Notifica dell’indebitamento netto e del debito delle Amministrazioni Pubbliche secondo il trattato di Maastricht”, Nota informativa, 21 ottobre 2011 ISTAT, “Conti economici trimestrali: IV trimestre 2011”, Statistiche flash, 12 marzo 2012 ISTAT, “Le esportazioni delle regioni italiane: IV trimestre 2011”, Statistiche flash, 14 marzo 2012 ISTAT, Noi Italia: 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo, Roma, 2012 ISTAT, Struttura e dimensione delle unità locali delle imprese 2009. Roma, 2011 76 Istituto G. Tagliacarne-Unioncamere, Giornata dell’economia 2012, dossier statistico 2012, febbraio 2012 L’Italia che verrà. Industria culturale, made in Italy e territori, i Quaderni di Symbola, Roma 2011 Marini, Daniele. Innovatori di confine. I percorsi del nuovo Nord Est, Venezia, Marsilio, 2012 (Nordest Europa.It) Marini, Daniele, Oliva, Silvia (curatori). Nord Est 2011 Rapporto sulla società e l’economia, Venezia, Marsilio, 2011 Ministero dello Sviluppo Economico, Rapporto sul sistema distributivo: analisi economico strutturale del commercio italiano: anno 2010, Roma, 2011 I Quaderni di Symbola, Prodotto Interno Qualità, Roma, 2010 Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Regione in cifre 2011, Trieste, 2011 Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, Il mercato del lavoro nel Friuli Venezia Giulia: rapporti: edizione 2011, cura dell’Agenzia regionale del lavoro e della formazione professionale, Trieste Unioncamere-Centro Studi, Le imprese nell’attuale fase congiunturale: Alcuni spunti per una lettura congiunta dei fenomeni economici in vista della 10a Giornata dell’Economia, Roma, febbraio 2012 Unioncamere, Sistema camerale 2011, Roma, 2011 Unioncamere, 2011: Economia reale e clima degli affari. 2012: Le imprese italiane verso le nuove frontiere della green economy e dell’economia della cultura, Roma, 2011 Unioncamere. Rapporto per la 10.a Giornata dell’economia, Roma, 2012 Unioncamere, Ist. G. Tagliacarne, Rapporto 2010 sulle piccole e medie imprese e le economie locali. La centralità del territorio nelle traiettorie di sviluppo dell’economia italiana, Roma, 2011 Uniontrasporti Scrl_ Rapporto 2011 a conclusione dello studio "Infrastrutture, informazione e consenso" progetto finanziato dal fondo perequativo nazionale Unioncamere, Roma 2011 Unković, Slobodan. Economics of Tourism, Belgrade, Savremena Administracija, 1996 Zaccomer Gian Piero, Economia, statistica e territorio. Informazione e metodologia statistica per la conoscenza dell’economia del Friuli Venezia Giulia, Udine, Forum, 2008 77 Indice delle tavole allegate 1.o Capitolo: La demografia delle imprese Tav. 1.1 - Riepilogo delle imprese registrate e attive per divisione di attività economica (ATECO 2007) alla fine dei quattro trimestri 2011. Iscrizioni e cessazioni trimestrali nel 2011 Tav. 1.2 - Riepilogo delle imprese registrate per divisione di attività economica (ATECO 2007) nel periodo 2008-2011. Iscrizioni, cessazioni e saldi annuali Tav. 1.3 - Tassi di natalità, mortalità e sviluppo imprenditoriale nel periodo 2009-2011. Distribuzione per divisione di attività economica ATECO 2007 (dati ogni 100 imprese) Tav. 1.4 - Riepilogo delle imprese registrate per forma giuridica alla fine dei quattro trimestri 2011. Iscrizioni e cessazioni trimestrali nel 2011 Tav. 1.5 - Riepilogo delle imprese registrate per forma giuridica nel periodo 1998-2011. Iscrizioni, cessazioni e saldi annuali Tav. 1.6 - Tassi di natalità, mortalità e sviluppo imprenditoriale nel periodo 1999-2011. Distribuzione per forma giuridica (dati ogni 100 imprese) Tav. 1.7 - Riepilogo delle imprese registrate per tutte le province della regione e per divisione di attività economica (ATECO 2007) al 31.12.2011. Iscrizioni, cessazioni e saldi nel 2011 Tav. 1.8 - Riepilogo delle imprese registrate per tutte le province della regione e per forma giuridica al 31.12.2011. Iscrizioni, cessazioni e saldi nel 2011 Tav.1.9 - Riepilogo delle persone extracomunitarie con cariche in impresa, per divisione di attività economica (ATECO 2007) nel periodo 2008-2011 Tav. 1.10 - Riepilogo delle persone extracomunitarie con cariche in impresa, per divisione di attività economica (ATECO 2007), classe di età e carica ricoperta. Situazione al 31 dicembre 2011 Tav. 1.11 - Riepilogo delle persone straniere con cariche in impresa, per divisione di attività economica (ATECO 2007) e paese di nascita. Situazione al 31 dicembre 2011 Tav. 1.12 - Le cariche ricoperte da stranieri al 31 dicembre 2011 per divisione di attività economica e tipologia di carica Tav. 1.13 - Le cariche ricoperte da stranieri al 31 dicembre 2011 per divisione di attività economica e forma giuridica Tav. 1.14 - Imprenditorialità straniera: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni nel 2011 per divisione di attività economica e forma giuridica Tav. 1.15 - Imprenditorialità straniera: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni nel 2011 per divisione di attività economica e tipologia di presenza Tav. 1.16 - Le cariche ricoperte dalle imprenditrici femminili del Friuli Venezia Giulia al IV trimestre 2010 per divisione di attività economica e tipologia di carica Tav. 1.16bis - Le cariche ricoperte dalle imprenditrici femminili del Friuli Venezia Giulia al IV trimestre 2011 per divisione di attività economica e tipologia di carica 78 Tav. 1.17 - Le cariche ricoperte dalle imprenditrici femminili al IV trimestre 2010 per divisione di attività economica e forma giuridica Tav. 1.17bis - Le cariche ricoperte dalle imprenditrici femminili al IV trimestre 2011 per divisione di attività economica e forma giuridica Tav. 1.18 - Imprenditorialità femminile: imprese registrate al IV trimestre 2010 e iscrizioni e cessazioni per divisione di attività economica e forma giuridica Tav. 1.18bis - Imprenditorialità femminile: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni nel 2011 per divisione di attività economica e forma giuridica Tav. 1.19 - Imprenditorialità femminile: imprese registrate al IV trimestre 2010 e iscrizioni e cessazioni per divisione di attività economica e tipologia di presenza Tav. 1.19bis - Imprenditorialità femminile: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni nel 2011 per divisione di attività economica e tipologia di presenza Tav. 1.20 - Le cariche ricoperte da giovani con meno di 35 anni al 31 dicembre 2011 per divisione di attività economica e tipologia di carica Tav. 1.21 - Le cariche ricoperte da giovani con meno di 35 anni al 31 dicembre 2011 per divisione di attività economica e forma giuridica Tav. 1.22 - Imprenditorialità giovanile: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni nel 2011 per divisione di attività economica e forma giuridica Tav. 1.23 - Imprenditorialità giovanile: imprese registrate al 31 dicembre 2011 e iscrizioni e cessazioni nel 2011 per divisione di attività economica e tipologia di presenza Tav. 1.24 - Riepilogo delle imprese artigiane registrate e attive per divisione di attività economica (ATECO 2007) alla fine dei quattro trimestri 2011. Iscrizioni e cessazioni trimestrali nel 2011 Tav. 1.25 - Riepilogo delle imprese artigiane registrate per divisione di attività economica (ATECO 2007) nel periodo 2008-2011. Iscrizioni, cessazioni e saldi annuali Tav. 1.26 - Tassi di natalità, mortalità e sviluppo imprenditoriale delle imprese artigiane del 2011. Distribuzione per settore di attività economica ATECO 2007 (dati ogni 100 imprese) Tav. 1.27 - Imprese iscritte nel 2010 suddivise in nuove imprese e trasformazioni, scorpori, ecc. per attività economica Tav. 1.28 - Imprenditori di nuove imprese iscritte nel 2010 per attività economica Tav. 1.29 - Imprese iscritte nel 2010 suddivise in nuove imprese e trasformazioni, scorpori, ecc. per provincia Tav. 1.30 - Imprenditori di nuove imprese iscritte nel 2010 per territorio Tav. 1.31 - Distribuzione per provincia delle imprese entrate in liquidazione per anno di entrata in liquidazione Tav. 1.32 - Distribuzione per provincia delle imprese entrate in procedura concorsuale per mese e anno di apertura della procedura. Anni 2008-2011 Tav. 1.33 - Numerosità dei Contratti di rete e delle imprese che li hanno sottoscritti, per settore di attività economica e forma giuridica. Situazione al 6 marzo 2012 79 2.o Capitolo: Indicatori di bilancio e medie imprese Tav. 2.1 - Liquidità immediata: (Attività a breve-Rimanenze)/Passività a breve Tav. 2.2 - Liquidità corrente:Attività a breve/Passività a breve Tav. 2.3 - Rapporto di indebitamento: PN/(Debiti a m/l scadenza+Debiti a breve+Ratei e risconti passivi) Tav. 2.4 - MON/OF: Margine Operativo netto/Oneri finanziari Tav. 2.5 - ROE: Risultato d’esercizio/(Patrimonio netto-Risultato d’esercizio) Tav. 2.6 - ROA: Margine Operativo Netto/Totale attivo tangibile Tav. 2.7 - Ripartizione del valore aggiunto: remunerazione del capitale umano: COSTO DEL LAVORO/VALORE AGGIUNTO Tav. 2.8 - Ripartizione del valore FINANZIARI/VALORE AGGIUNTO aggiunto: remunerazione del capitale umano: ONERI Tav. 2.9 - Ripartizione del valore aggiunto: remunerazione del capitale umano: PROFITTI LORDI/VALORE AGGIUNTO 3.o Capitolo: Ambiente e qualità della vita Tav. 3.1 - Consumo di gas metano per uso domestico e per riscaldamento per i comuni capoluogo di provincia - Anni 2000-2010 (a) (m3 per abitante) Tav. 3.2 - Consumi di energia elettrica per settore di attività economica (milioni di Kwh). Anno 2010 Tav. 3.3 - Consumi di energia elettrica per settore di attività economica (valori percentuali). Anno 2010 Tav. 3.4 - Densità di verde urbano per i comuni capoluogo di provincia - Anni 2000-2010 (a) (b) (percentuale sulla superficie comunale) Tav. 3.5 - Produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per tipologia di fonte (valori in Gwh). Anno 2010 Tav. 3.6 - Produzione totale e procapite di rifiuti urbani per tipologia. Anno 2009. Dati assoluti in tonnellate. Dati procapite in kg Tav. 3.7 - Discariche per rifiuti urbani per provincia, anni 2005-2009. Quantità smaltite espresse in tonnellate Tav. 3.8 - Raccolta differenziata delle diverse frazioni merceologiche per provincia. Anno 2009. Dati espressi in tonnellate Tav. 3.9 - Autovetture circolanti distinte per tipologia di omologazione. Anno 2010 4.o Capitolo: Impatto occupazionale e localizzazione delle imprese Tav. 4.1 - I fenomeni di attrazione e delocalizzazione rispetto al territorio in cui vi è la sede legale. Anno 2010 80 5.o Capitolo: La contabilità economica territoriale Tav. 5.1 - Valore aggiunto a prezzi correnti per branca di attività economica e prodotto interno lordo. Anno 2010. Dati in milioni di euro Tav. 5.2 - Valore aggiunto a prezzi correnti per settore di attività economica. Anno 2010. Composizione % settoriale Tav. 5.3 - Variazioni percentuali annue a prezzi correnti del prodotto interno lordo ai prezzi di mercato e valori procapite. Serie 2007-2010 Tav. 5.4 - Investimenti fissi lordi per branca proprietaria. Anno 2010. Dati in milioni di euro Tav. 5.5 - Tasso di accumulazione (rapporto Investimenti fissi lordi su valore aggiunto). Serie storica 20072010 Tav. 5.6 - Valore aggiunto a prezzi correnti del settore manifatturiero per fascia dimensionale di impresa. Anni 2008- 2009. Dati in milioni di euro Tav. 5.7 - Valore aggiunto del settore artigianato a prezzi correnti per branca di attività economica anno 2009 e incidenza percentuale sul totale valore aggiunto anni 2008 e 2009 Tav. 5.8 - Valore aggiunto prodotto dall'industria culturale a prezzi correnti per tipologia di industria e sua incidenza sul valore aggiunto. Anno 2010. Dati in milioni di euro Tav. 5.9 - Consumi finali interni per tipologia e provincia. Anno 2010. Dati in milioni di euro Tav. 5.10 - Consumi finali interni per tipologia e provincia. Anno 2010. Spesa procapite in euro Tav. 5.11 - Variazioni percentuali annue a prezzi correnti dei consumi finali interni e valori procapite. Serie 2007-2010 Tav. 5.12 - Reddito disponibile delle famiglie consumatrici per regione e provincia - Anni 2004-2010. Dati espressi in milioni di euro Tav. 5.13 - Reddito disponibile delle famiglie consumatrici pro capite per regione e provincia - Anni 2004 2010. Dati in euro Tav. 5.14 - Patrimonio delle famiglie per tipologia di attività. Anno 2010. Dati in milioni di euro Tav. 5.15 - Variazioni percentuali annue a prezzi correnti del patrimonio delle famiglie e valori per famiglia. Serie 2007-2010 6.o Capitolo: La struttura imprenditoriale e occupazionale e qualificazione delle risorse umane Tav. 6.1 - Numero di unità locali per provincia e classe di addetti. Anno 2009 (valori assoluti) Tav. 6.2 - Numero di addetti alle unità locali per provincia e classe di addetti. Anno 2009 (valori assoluti) Tav. 6.3 - Numero di unità locali per provincia e settore di attività secondo la classificazione delle attività economiche ATECO 2007. Anno 2009 (valori assoluti) Tav. 6.4 - Numero di addetti alle unità locali per provincia e settore di attività secondo la classificazione delle attività economiche ATECO 2007. Anno 2009 (valori assoluti) 81 7.o Capitolo: L’innovazione Tav. 7.1 - Personale addetto alla R&S per settore istituzionale e regione. Anno 2009 Tav. 7.2 - Spesa per R&S intra-muros per settore istituzionale e regione. Anno 2009 Tav. 7.3 - Domande depositate per invenzioni in Italia negli anni 1998-2011 Tav. 7.4 - Domande depositate per disegni in Italia negli anni 1998-2011 Tav. 7.5 - Domande depositate per modelli di utilità in Italia negli anni 1998-2011 Tav. 7.6 - Domande depositate per marchi in Italia negli anni 1998-2011 Tav. 7.7 - Domande italiane di brevetto europeo pubblicate da EPO (European Patent Office) nel periodo 1999-2010 Tav. 7.8 - Domande italiane di marchio comunitarie depositate presso l'UAMI (Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno) nel periodo 1999-2010 Tav. 7.9 - Domande italiane di design comunitario depositate presso l'UAMI (Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno) nel periodo 2003-2010 Tav. 7.10 - Imprese che hanno investito o programmato di investire in prodotti e tecnologie green, per finalità degli investimenti e relative assunzioni programmate nel 2011 8.o Capitolo: Il commercio internazionale Tav. 8.1 - Commercio estero delle province italiane. Valore delle importazioni ed esportazioni 2010-2011 e variazione percentuale. Valori in euro. Tav. 8.2 - Commercio estero delle province italiane. Variazione delle esportazioni rispetto all'anno precedente. Anni 1992-2011 Tav. 8.3 - Importazioni delle province italiane per macrosettore. Anno 2011. Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale import provinciale Tav. 8.4 - Esportazioni delle province italiane per macrosettore. Anno 2011. Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale export provinciale Tav. 8.5 - Importazioni delle province italiane per area geografica di provenienza delle merci. Anno 2011. Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale import provinciale Tav. 8.6 - Esportazioni delle province italiane per area geografica di destinazione delle merci. Anno 2011. Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale export provinciale Tav. 8.7 - Primi 30 Paesi per valore delle importazioni e delle esportazioni. Anni 2010 e 2011, valori in euro. Tav. 8.8 - Prime 30 merci per valore delle importazioni e delle esportazioni. Anni 2010 e 2011, valori in euro. Tav. 8.9 - Importazioni ed esportazioni per contenuto tecnologico dei beni commercializzati secondo la tassonomia di Pavitt. Anno 2011. Valori assoluti (in euro) e composizione percentuale sul totale provinciale Tav. 8.10 - Propensione all'export e grado di apertura al commercio estero per il totale economia nelle province italiane. Anni 2010-2011 82 9.o Capitolo: Il turismo Tav. 9.1 - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri per provincia e residenza della clientela. Anno 2010 Tav. 9.2 - Arrivi e presenze negli esercizi complementari per provincia e residenza della clientela. Anno 2010 Tav. 9.3 - Arrivi e presenze nel complesso degli esercizi ricettivi per provincia e residenza della clientela. Anno 2010 Tav. 9.4 - Numero di viaggiatori stranieri a destinazione per provincia visitata. Serie 2007-2011. Dati in migliaia Tav. 9.5 - Spesa dei viaggiatori stranieri per provincia visitata. Serie 2007-2011. Dati in milioni di euro Tav. 9.6 - Numero dei pernottamenti dei viaggiatori stranieri per provincia visitata. Serie 2007-2011. Dati in migliaia Tav. 9.7 - Numero dei viaggiatori italiani per provincia di residenza. Serie 2007-2011. Dati in migliaia Tav. 9.8 - Spesa dei viaggiatori italiani all'estero per provincia di residenza. Serie 2007-2011. Dati in milioni di euro Tav. 9.9 - Numero dei pernottamenti dei viaggiatori italiani all'estero per provincia di residenza. Serie 20072011. Dati in migliaia Tav. 9.10 - Saldo della spesa del turismo internazionale per provincia. Serie 2007-2011. Dati in milioni di euro 10.o Capitolo: il credito Tav. 10.1 - Depositi presso banche e casse depositi e prestiti per provincia di localizzazione della clientela per settori di attività economica della clientela. Dati in milioni di euro Tav. 10.2 - Impieghi bancari erogati da banche e casse depositi e prestiti per provincia di localizzazione della clientela per settori di attività economica della clientela. Dati in milioni di euro Tav. 10.3 - Sofferenze utilizzate nette e numero di affidati negli anni. Anni 2009-2011. Valori dell'utilizzato netto in milioni di euro Tav. 10.4 - Numero di sportelli bancari attivi negli anni 1998-2010 per provincia Tav. 10.5 - Consistenza dei finanziamenti oltre il breve termine (oltre un anno) per provincia di destinazione dell'investimento. Anni 2008-2011. Dati in milioni di euro 11.o Capitolo: L’inflazione Tav. 11.1 - Numero indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC) per comuni capoluogo di provincia e divisione. Media anno 2011 12.o Capitolo: Gli scenari previsionali Tav. 12.1 – Scenario di previsione al 2014 83 13.o Capitolo: La demografia della popolazione Tav. 13.1 - Popolazione residente per sesso, età e provincia al 31-12-2010 Tav. 13.2 - Gli indicatori demografici della popolazione residente totale nelle province italiane al 31-12-2010 Tav. 13.3 - Popolazione straniera residente per sesso, età e provincia ed incidenza sul totale popolazione al 31-12-2010 Tav. 13.4 - Gli indicatori demografici della popolazione residente straniera nelle province italiane al 31-122010 Tav. 13.3 - Bilanci demografici per provincia. Anni 2002-2010. Dati per 1.000 abitanti Tav. 13.6 - La popolazione prevista nelle regioni italiane secondo l'ipotesi previsiva centrale in alcuni anni e l'incidenza della popolazione straniera Tav. 13.7 - Gli indici di vecchiaia nelle regioni italiane secondo l'ipotesi previsiva centrale in alcuni anni Tav. 13.8 - La speranza di vita alla nascita nelle regioni italiane secondo l'ipotesi previsiva centrale per sesso 14.o Capitolo: Il mercato delle costruzioni Tav. 14.1 - Numero di transazioni normalizzate e indice di intensità del mercato immobiliare residenziale per provincia e tipologia di immobile - Anno 2010 Tav. 14.2 - Numero di transazioni normalizzate di immobili destinati ad attività commerciali per provincia e destinazione di uso. Anno 2010 Tav. 14.3 - Intensità del mercato immobiliare degli immobili destinati ad attività commerciale per provincia e destinazione di uso. Anno 2010 Tav. 14.4 - Indice di intensità del mercato immobiliare residenziale per provincia. Serie storica 2007-2010 15.o Capitolo: Il mercato del lavoro Tav. 15.1 - Forze di lavoro divise fra occupati per settore e persone in cerca di occupazione. Anno 2011. Dati in migliaia Tav. 15.2 - Serie storica delle persone in cerca di occupazione. Anni 2004-2011. Dati in migliaia Tav. 15.3 - Tassi caratteristici del mercato del lavoro. Anni 2004-2011 Tav. 15.4 - Numero di occupati desunti dall'indagine sulle forze di lavoro classificati per cittadinanza e provincia. Media dei primi tre trimestri del 2011. Dati assoluti in migliaia Tav. 15.5 - Numero di occupati desunti dall'indagine sulle forze di lavoro classificati per numero di ore lavorate settimanali. Media dei primi tre trimestri del 2011. Dati assoluti in migliaia Tav. 15.6 - Numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni per il complesso dei settori di attività economia e gestione. Anni 2005-2011 Tav. 15.7 - Numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni per il complesso dei settori di attività economia e gestione nei primi tre mesi dell'anno. Anni 2005-2012 84 16.o Capitolo: Istruzione e formazione Tav. 16.1 - Popolazione di 15 anni e oltre classificata per massimo titolo di studio conseguito e provincia. Media 2010 Tav. 16.2 - Il numero di laureati suddivisi per provincia di residenza e per classificazione internazionale del corso di studio. Anno 2010 Tav. 16.3 - Il numero di laureati suddivisi per provincia di residenza e luogo di conseguimento del titolo. Anno 2010 17.o Capitolo: Le Infrastrutture Tav. 17.1 - Indici di dotazione infrastrutturale per categoria. Anno 2011 Tav. 17.2 - Densità della rete ferroviaria nei Comuni Capoluogo di Provincia - Anni 2000-2009. Km per 100 kmq di superficie comunale Tav. 17.3 - Densità della rete di autobus nei Comuni Capoluogo di Provincia - Anni 2000-2009. Km per 100 kmq di superficie comunale Tav. 17.4 - Spese correnti delle Regioni per i trasporti per destinazione delle somme. Anno 2009. Dati in migliaia di euro Tav. 17.5 - Spese in conto capitale delle Regioni per i trasporti per destinazione delle somme. Anno 2009. Dati in migliaia di euro Tav. 17.6 - Spese correnti e in conto capitale delle Regioni per i trasporti per destinazione delle somme. Anno 2009. Dati in migliaia di euro Tav. 17.7 - Pagamenti per spese dirette, contributi e trasferimenti, correnti ed in conto capitale, delle Province nel settore dei trasporti, a prezzi correnti. Anno 2009. Dati in milioni di Euro Tav. 17.8 - Pagamenti per spese dirette, contributi e trasferimenti, correnti ed in conto capitale, dei Comuni Capoluogo di Provincia nel settore dei trasporti, a prezzi correnti. Anno 2009. Dati in milioni di Euro 18.o Capitolo: I distretti industriali Tav. 18.1 - Alcune caratteristiche dei distretti industriali individuati dall'Osservatorio Nazionale sui Distretti 85 Note metodologiche sui temi della giornata dell’economia SEZIONE 1: LA DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE La demografia delle imprese Le tavole presentate in questa sezione sono desunte dai dati tratti da Movimprese nei quattro trimestri del 2011 e negli ultimi quattro anni (2008-2011). Movimprese, basandosi su movimentazioni di archivi amministrativi, ripropone i flussi al lordo di qualunque variazione non giustificabile da fatti puramente economici. • • • Nelle tavole viene fornito, in particolare: il numero delle imprese registrate (cioè le imprese presenti in archivio e non cessate indipendentemente dallo stato di attività assunto) al Registro imprese nel periodo di riferimento; il numero delle cessazioni nell'arco del trimestre si riferisce al numero di posizioni che risultano cessate nel periodo considerato. Il conteggio è ottenuto dal confronto delle foto di due periodi successivi. L’individuazione di una cessazione NON tiene conto della effettiva data di cessazione ma solo del momento in cui la cessazione viene caricata nel registro informatico; è importante evidenziare che nelle tavole che vengono presentate le cancellazioni di imprese sono da ritenersi al lordo (ovvero sono comprensive) delle cancellazioni di ufficio. il numero di iscrizioni nell'arco del trimestre si riferisce al numero di imprese che risultano iscritte al Registro delle Imprese nel periodo in esame. Il dato è ottenuto come confronto tra le foto di due periodi successivi. La demografia degli imprenditori extracomunitari Le tavole presentate in questa sezione sono desunte dai dati tratti dal file Persone con carica presenti nel Registro Imprese nel periodo (2000-2011), con dettaglio all’anno 2011. • • Nelle tavole viene fornita, in particolare: la consistenza degli imprenditori extracomunitari (sono definiti come tali tutti coloro che non provengono 6 da uno dei 27 paesi aderenti all’Unione Europea ivi compresi Bulgaria e Romania) per settore di attività, per classe di età e carica ricoperta nell’impresa; la consistenza delle persone straniere per nazionalità (determinata sulla base del codice fiscale) distinta per aree geografiche mondiali. Qui di seguito viene riportato il raccordo fra aree e singolo paese di nascita AREA GEOGRAFICA Paesi comunitari Albania Turchia Altri Paesi d'Europa Africa Centrale, Orientale e Meridionale 6 PAESI APPARTENENTI Austria, Belgio, Bulgaria, Ceca Rep., Cecoslovacchia, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Germania Est, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria Albania Turchia Andorra, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia Ed Erzegovina, Città del Vaticano, Croazia, Georgia, Gibilterra, Islanda, Kazakistan, Kirghizistan, La Reunion (Isola), Liechtenstein, Macedonia, Man (Isola), Moldavia, Monaco, Normanne (Isole), Norvegia, Russia (Federazione), Serbia E Montenegro, Svizzera, Tagikistan, Turkemenistan, Ucraina, Unione Rep. Socialiste Sovietiche, Uzbekistan, Kossovo, Montenegro, Serbia, Serbia Montenegro Angola, Botswana, Burundi, Camerun, Centrafricana Rep., Congo Rep. Dem., Congo Rep. Pop., Dipendenze Sudafricane, Eritrea, Etiopia, Gabon, Gibuti, Guinea Equatoriale, Kenya, Madagascar, Malawi, Maurizio, Mozambico, Namibia, Ruanda, Sant'Elena (Isola), Sao Tome' E Principe, Seicelle, Somalia, Sudafricana Rep., Nel complesso dei comunitari vengono considerati anche coloro che sono nati nella Repubblica di San Marino 86 Africa Occidentale Africa Settentrionale Vicino e Medio Oriente Cina Altri Paesi Estremo Oriente America Centrale e del Sud America Settentrionale Australia e Oceania Giappone Canada Swaziland, Tanganica, Tanzania, Uganda, Venda, Zambia, Zanzibar, Zimbabwe, Comore, Terr. Degli Afar E Degli Issa Benin, Burkina, Capo Verde, Ciad, Costa D'Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo Algeria, Egitto, Ifni, Libia, Marocco, Sahara Meridionale, Sudan, Tunisia Arabia Meridionale Fed., Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Gaza, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Siria, Yemen, Yemen Rep. Dem. Pop., Territori Palestinesi Cina Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Birmania, Brunei, Cambogia, Christmas (Isola), Corea Del Nord, Corea Del Sud, Filippine, Guam (Isola), Hong Kong, India, Indonesia, Laos, Macao, Malaysia, Mongolia, Nepal, Pakistan, Sikkim, Singapore, Sri Lanka, Taiwan, Thailandia, Timor (Isola), Vietnam, Vietnam Del Nord, Vietnam Del Sud, Maldive Antigua e Barbuda, Antille Britanniche, Antille Olandesi, Argentina, Bahama, Barbados, Belize, Bermuda (Isole), Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Dominica, Dominicana Rep., Ecuador, El Salvador, Giamaica, Grenada, Guadalupa, Guatemala, Guyana, Haiti, Honduras, Martinica, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Peru', Puerto Rico, Suriname, Trinidad E Tobago, Uruguay, Venezuela, Vergini Americane (Isole), Guiana Francese Dipendenze Canadesi, Groenlandia, Midway (Isole), Stati Uniti D'America Australia, Caroline (Isole), Figi, Nuova Caledonia, Nuova Guinea, Nuova Zelanda, Nuove Ebridi, Papua Nuova Guinea, Pitcairn, Polinesia Francese, Samoa, Savage (Isole), Vanuatu, Marshall Giappone, Ryukyu (Isole) Canada L’imprenditoria straniera In analogia a quanto già si fa da alcuni anni per le donne, quest’anno è possibile avere anche informazioni sulla consistenza di quelle che possono essere definite imprese straniere per divisione di attività economica ATECO 2007, forma giuridica e tipologia di presenza. La definizione di impresa straniera dipende dalla sua forma giuridica. Si considerano "Imprese straniere" le imprese la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone non nate in Italia. In generale si considerano straniere le imprese la cui partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50% mediando le composizioni di quote di partecipazione e di cariche amministrative detenute da stranieri, per tipologia di impresa. Più in particolare, per le società di capitale si definisce presenza maggioritaria se più del 50% del capitale sociale e dell'amministrazione, in media, è detenuto da persone nate all’estero; presenza forte se il livello sale al 66,6% e presenza esclusiva se il capitale e l’amministrazione della società è costituito al 100,0% da persone non nate in Italia. Per quanto riguarda le società di persone e le cooperative le tre presenze fanno riferimento al numero di soci e le soglie sono rispettivamente 50%, 60% e 100% e lo stesso discorso può farsi per le altre forme giuridiche in cui vengono presi in considerazione i soli amministratori. Per quanto riguarda le ditte individuali per definizione la presenza è esclusiva. Donne imprenditrici e imprenditorialità femminile Anche in questo caso, le tavole si riferiscono ai dati tratti dal file Persone con carica presenti nel Registro Imprese e dall’Archivio soci per i soci di capitale nel periodo (2003-2011), con dettaglio all’anno 2011. A partite dai dati del file Persone del Registro imprese è stato realizzato nel 2004, su iniziativa di Unioncamere, un Osservatorio sulla imprenditorialità femminile. Per stabilire con quale criterio misurare la partecipazione femminile nelle imprese si è preso spunto dalla definizione data dalla Legge 215/92 - Azioni positive per l'imprenditoria femminile, art. 2 e dalla successiva Circolare n° 1151489 22/11/2002 art. 1.2 del Ministero delle Attività Produttive. In base a tali norme, il grado di partecipazione femminile è desunto della natura giuridica dell'impresa, dall'eventuale quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio donna e dalla percentuale di donne presenti tra gli amministratori o titolari o soci dell'impresa. Generalizzando queste definizioni sono quindi state individuate le Imprese Femminili, come le imprese la cui partecipazione femminile è superiore al 50% mediando le 87 composizioni di quote di partecipazione e cariche amministrative attribuite; inoltre queste imprese sono state poi classificate in base alla maggiore o minore capacità di controllo esercitato dalle donne cioè in base alla maggiore o minore presenza femminile. Nelle tavole viene fornita, in particolare: • la consistenza e i flussi dell’imprenditoria femminile per settore di attività nell’anno 2011; • la consistenza delle cariche ricoperte nell’imprenditoria femminile per settore di attività, per forma giuridica e tipologia di carica nel 2011. Si richiama l'attenzione sul fatto che le imprese non femminili non si possono identificare automaticamente come imprese maschili cioè partecipate in prevalenza da uomini: sul totale delle imprese giocano infatti un ruolo significativo le imprese partecipate in prevalenza da soggetti giuridici e non solo da persone fisiche. I dati sulle Cariche femminili forniscono informazioni su tutte le cariche assunte da donne nell'ambito di tutte le imprese registrate presenti nelle diverse province e sulle donne titolari di azioni/quote di capitale nelle imprese tenute alla presentazione al Registro Imprese dell'elenco dei soci. La demografia degli imprenditori giovani Le tavole presentate in questa sezione sono desunte dai dati tratti dal file Persone con carica presenti nel Registro Imprese nel periodo (2000-2011), con dettaglio all’anno 2011 e relativo alle persone aventi fino a 34 anni alla data del 31 dicembre 2011. Nelle tavole viene fornita, in particolare, la consistenza degli imprenditori giovani per settore di attività, tipologia di carica e forma giuridica ricoperta nell’impresa. L’imprenditoria giovanile In analogia a quanto già si fa da alcuni anni per le donne, quest’anno è possibile avere anche informazioni sulla consistenza di quelle che possono essere definite imprese giovani per divisione di attività economica ATECO 2007, forma giuridica e tipologia di presenza. La definizione di impresa giovane dipende dalla sua forma giuridica. Più in particolare, per le società di capitale si definisce presenza maggioritaria se più del 50% del capitale sociale e il 50% degli amministratori ha meno di 35 anni alla data del 31 dicembre 2011 oppure se vi è più del 50% di amministratori, presenza forte se i livelli salgono al 66,6% e presenza esclusiva se i livelli salgono al 100,0%. Per quanto riguarda le società di persone e le cooperative le tre presenze fanno riferimento al numero di soci e le soglie sono rispettivamente 50%, 60% e 100% e lo stesso discorso può farsi per le altre forme giuridiche in cui vengono presi in considerazione i soli amministratori. Per quanto riguarda le ditte individuali per definizione la presenza è esclusiva. La demografia delle imprese artigiane Sempre dalla fonte Movimprese derivano tutta una serie di tavole sul tema dell’artigianato con riferimento alla movimentazione delle imprese appartenenti al comparto artigiano nei quattro trimestri del 2011 disaggregati per settore di attività economica (sempre nell’ottica ATECO 2007), la serie storica di stock, flussi e tassi caratteristici dal 2008 al 2011 (sempre secondo la doppia chiave di lettura settoriale). Ai fini del Registro delle Imprese, l'impresa artigiana si definisce, in modo formale, come l'impresa iscritta nell'apposito Albo Provinciale previsto dall'art. 5 della Legge 8 agosto 1985, n. 443. Tale legge dà una definizione diversa e più ampia di quella prevista dal codice civile che colloca l'impresa artigiana nell'ambito della piccola impresa. Le imprese che risultino iscritte negli Albi Provinciali previsti dalla legge sono, per definizione, artigiane - anche se possono adottare diverse forme giuridiche, accanto a quella più frequente di impresa individuale (ad esempio quella abbastanza frequente di società in nome collettivo) - e, in base alla legge istitutiva del Registro delle Imprese, vengono "annotate" nella Sezione speciale. Le imprese entrate in procedure concorsuali La prima tavola presentata in questa sezione riporta i dati relativi alle imprese entrate in liquidazione nel periodo prima del 1990-2011, per anno di entrata in liquidazione, distinte per provincia. Si fa presente che i dati annuali non sono cumulabili tra loro in quanto per una parte di queste imprese, nel frattempo, si è conclusa la procedura concorsuale e, conseguentemente, sono cessate dal Registro. 88 La seconda tavola presentata in questa sezione riporta i dati relativi alle imprese per cui è stata rilevata un’apertura di procedura concorsuale nel periodo 2008-2011 suddivisi per mese e per provincia. Si fa presente che i dati annuali non sono cumulabili tra loro in quanto per una parte di queste imprese, nel frattempo, si è conclusa la procedura concorsuale. Le vere nuove imprese L'Osservatorio Unioncamere sulla Demografia delle Imprese ha l'obiettivo di rilevare annualmente i flussi di nuove imprese, le caratteristiche di queste ultime e dei neo-imprenditori Una quota consistente delle nuove iscrizioni è in realtà causata da eventi di tipo amministrativo, e non è associabile alla nascita di nuove imprese ma a trasformazioni di imprese preesistenti. I dati proposti dall'Osservatorio scaturiscono dall'esigenza di ottenere, dai dati di iscrizione al Registro Imprese resi disponibili da Movimprese, l'anagrafe delle vere nuove imprese. L’Osservatorio registra inoltre anche i dati sul settore e la localizzazione delle imprese, oltre ad informazioni specifiche sui neo-imprenditori quali il sesso, l'età e la nazionalità. Per individuare se una nuova iscrizione deriva o meno dalla creazione di una nuova impresa si utilizza una metodologia basata sulla ricerca di legami tra le nuove iscrizioni e le imprese preesistenti già iscritte al Registro Imprese. 7 I legami individuati sono classificati secondo le indicazioni operative fornite dall'Eurostat per stabilire la "continuità dell'impresa"; pertanto per ogni legame tra nuova iscrizione e impresa preesistente si confrontano: l'unità legale che gestisce l'impresa; l'attività che essa esercita; il luogo dove essa esercita le proprie attività. Questi elementi consentono di classificare le nuove iscrizioni al Registro Imprese in base alla tipologia di evento che le ha determinate (nuova iscrizione determinata da una vera nuova impresa, nuova iscrizione determinata da una trasformazione giuridica, nuova iscrizione determinata dallo spin-off da attività preesistenti). Le tavole relative a questa sezione forniscono una selezione delle tavole sui principali risultati sulle iscrizioni al Registro Imprese per l’anno 2010 e riguardano sia la distribuzione territoriale e settoriale delle imprese sia le caratteristiche degli imprenditori (età, sesso). I contratti di rete La Legge del 9 aprile 2009, n. 33 ha introdotto una serie di modifiche relative all’operatività delle reti di imprese, introdotte per la prima volta dall’art. 6-bis della Legge 133/2008. In particolare sono state meglio precisate alcune caratteristiche relative al contratto di rete che deve dare evidenza degli obiettivi strategici e delle attività comuni che diano luogo al miglioramento della capacità competitiva ed innovativa sul mercato: • la forma del contratto: atto pubblico o scrittura privata autenticata, quindi è necessario ricorrere ad un notaio; • l’oggetto del contratto: è una obbligazione reciproca tra le imprese aderenti al contratto di rete ad esercitare in comune una o più attività economiche rientranti nei rispettivi oggetti sociali; • lo scopo del contratto: accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul mercato. • • • • 7 Elementi essenziali del contratto sono: l’indicazione degli obiettivi strategici e delle attività comuni poste a base della rete, che dimostrino il miglioramento della capacità innovativa e della competitività sul mercato; l’individuazione di un programma di rete (che contenga l’enunciazione dei diritti e degli obblighi assunti da ciascuna impresa partecipante e le modalità di realizzazione dello scopo comune); l’indicazione della durata del contratto, delle modalità di adesione di altre imprese e delle relative ipotesi di recesso; l’individuazione dell’organo comune incaricato di eseguire il contratto di rete, i suoi poteri anche di rappresentanza e le modalità di partecipazione di ogni impresa alla attività dell’organo. Salvo che sia diversamente disposto nel contratto di rete, l’organo agisce in rappresentanza delle imprese nei casi Si veda EUROSTAT, Manuale di raccomandazioni relative ai registri di imprese, Capitoli n. 11, 12, 13, 14, 2003. 89 • • espressamente previsti dalla legge. Si discute ancora in dottrina se questa rappresentanza sia piena oppure limitata ai casi esemplificati nella legge. l’istituzione di un fondo patrimoniale comune (in relazione al quale sono stabiliti i criteri di valutazione dei conferimenti che ciascun contraente si obbliga ad eseguire per la sua costituzione e le relative modalità di gestione. Al fondo patrimoniale di cui alla presente lettera si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui agli artt. 2614 e 2615 del codice civile; ovvero mediante ricorso alla costituzione da parte di ciascun contraente di un patrimonio destinato all’affare, ai sensi dell’articolo 2447-bis, primo comma, lettera a) del codice civile; La Legge 122 del luglio 2010 introduce alcune modifiche, di cui i quattro caposaldi sono: A) In ordine ai soggetti si passa da “due o più imprese” a “più imprenditori”. Questa modifica riguarda due profili: a. il numero degli appartenenti alla rete; b. il passaggio dal concetto di impresa a quello di imprenditore. Al contratto di rete possono dunque partecipare imprenditori qualunque sia la natura del soggetto che esercita l’attività di impresa (che si diversifica in impresa individuale, societaria e pubblica), anche non commerciali. B) In ordine alla causa del contratto: si passa da “scopo di accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul mercato” a “scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato”. La modifica consiste nell’abbandono del criterio di reciprocità per un più anonimo richiamo alla crescita individuale e collettiva. C) Sul fondo patrimoniale e l’organo comune. La dotazione patrimoniale e la previsione di un organo divengono eventuali, opzioni che devono essere valutate come un elemento di flessibilità. La prima modifica non pare però apprezzabile e comunque incoerente con l’incentivo fiscale esplicitamente previsto, a meno di non volere legare l’incentivo fiscale alla presenza di una dotazione patrimoniale autonoma. L’organo comune può essere incaricato di eseguire anche singole parti o fasi del contratto di rete. Il punto deve essere inteso alla luce dell’oggetto del contratto di rete. Infatti il contratto di rete dovrebbe disciplinare appunto la collaborazione in forme ed ambiti predeterminati tra le imprese (lo scambio di informazioni di varia natura, attività per la quale tuttavia non si prevede alcun contatto all’esterno e dunque non si pongono problemi di soggettivizzazione), o una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa. Dunque il contratto di rete nasce limitato ad alcune fasi o parti rispetto alle quali si può sviluppare una interdipendenza tra più imprese ed è naturale che l’organo comune sia incaricato di amministrare questa interdipendenza nell’interesse di tutti i partecipanti. Secondo il dettato della legge è però possibile limitare ulteriormente la competenza, ed i relativi poteri di gestione e rappresentanza, a singole parti o fasi del contratto, anche nel senso che l’organo comune può avere carattere temporaneo, sicché una volta esaurito il compito, il mandato si estingue (argomento ex art. 1722, 1°, n. 1 del codice civile). Da segnalare anche che, se previsto, l’organo comune agisce in nome e per conto dei partecipanti alla rete. La modifica è apprezzabile: si tratta di previsione che salvaguarda essenzialmente i terzi, i quali sono così dispensati dal verificare il potere di rappresentanza recandosi al Registro delle imprese. D) Il Registro delle imprese: si chiarisce che la forma del contratto (per atto pubblico e per scrittura privata autenticata) è funzionale ai soli fini degli adempimenti pubblicitari. Ciò implica che è valido anche un contratto di rete formalizzato per scrittura privata. A questa formalità converrà ricorrere nei casi in cui non vi sia un fondo patrimoniale né un organo comune e per il quale quindi non si pongono problemi di limitazioni al potere di rappresentanza e più in generale di soggettività. La tavola che viene presentata evidenzia il numero di contratti di rete presenti in ogni provincia. Poiché non vi sono vincoli amministrativi da rispettare nella stipula di questi contratti (ovvero le imprese possono risiedere anche in province diverse), accade che il numero di contratti di rete riportato nella tavola è il numero di contratti presenti cui partecipa almeno una impresa presente in provincia. Per fare un esempio, se esiste un contratto di rete fra una impresa di Massa-Carrara e una di Lucca, il contratto di rete sarà imputato a entrambe le province ma sarà conteggiato una sola volta per la regione Toscana. Accanto all’informazione sui contratti di rete viene messa a disposizione anche quella relativa al numero di imprese aderenti per settore di attività economica e forma giuridica. 90 SEZIONE 2: GLI INDICATORI DI BILANCIO E LE MEDIE IMPRESE I principali indicatori economico-finanziari a livello provinciale dal 1999 al 2009 Quest'area tematica analizza il comportamento economico e finanziario delle società di capitale e delle cooperative italiane, attraverso l'utilizzazione dei dati tratti dall'archivio informatico dei bilanci di fonte Cerved e Infocamere. Tale archivio, rielaborato dal Centro Studi Unioncamere per le proprie esigenze di ricerca, contiene, per ciascuna annualità, tra i 450.000 e i 700.000 bilanci annui di società agricole, industriali e dei servizi escluse quelle del settore dell'intermediazione monetaria e finanziaria. In questo osservatorio, inoltre, sono esclusi i bilanci economicamente non significativi (fatturato e valore della produzione pari a zero, oppure presentati in stato di liquidazione). I dati desumibili dall'Osservatorio Unioncamere sui bilanci delle società di capitale sono stati analizzati sulla base di alcuni indici: INDICI DI SOLIDITA' E LIQUIDITA' • Liquidità immediata (o Acid Test Ratio), corrispondente al rapporto tra le attività a breve, considerate al netto delle rimanenze, e le passività a breve. Per la singola azienda, e considerato che i parametri possono variare in funzione della dimensione e del settore di attività, in generale si ritiene che il valore entro la norma dovrebbe essere superiore all’unità, perché in tal caso l’azienda è in grado di far fronte ai suoi debiti correnti con le liquidità immediate e con quelle prontamente realizzabili. È ragionevole anche un valore inferiore all’unità, preferibilmente non al di sotto di 0,7-0,8 (cfr. L’ABC del bilancio di I.Facchinetti, edito da Il Sole 24Ore). • Liquidità corrente (disponibilità), pari al rapporto tra le attività a breve e le passività a breve. Questo indice comprende al numeratore le rimanenze. L’indice segnala la capacità dell’azienda di far fronte alle passività correnti con i mezzi prontamente disponibili o con quelli liquidabili in un periodo abbastanza breve (crediti e magazzino). Per la singola azienda, e considerato che i parametri possono variare in funzione della dimensione e del settore di attività, il dato ritenuto corretto non deve essere di molto inferiore a 2, e preferibilmente non dovrebbe scendere al di sotto di 1,4-1,5 (cfr. L’ABC del bilancio di I. Facchinetti, edito da Il Sole 24Ore). • Rapporto di indebitamento, calcolato rapportando il patrimonio netto al totale dei debiti, considerati al netto dei fondi: PN/(Debiti a m/l scadenza + Debiti a breve + Ratei e risconti passivi). Tale rapporto misura il ricorso all’indebitamento esterno per unità di capitale di rischio, fornendo una misura della solvibilità e, quindi, del rischio a cui vanno incontro i creditori. INDICATORI DELLA CAPACITÀ DI SERVIRE IL DEBITO • MON/Oneri finanziari, che misura l’adeguatezza del risultato operativo a coprire gli interessi passivi. REDDITIVITA' NETTA COMPLESSIVA La redditività del sistema produttivo può essere misurata attraverso: • il livello di rendimento del capitale di rischio, ossia ROE: Risultato d’esercizio/(Patrimonio nettoRisultato d’esercizio). Rappresenta il Reddito Netto per unità di capitale di rischio impiegato nell’attività dell’impresa. Si determina così il tasso di redditività del capitale di rischio. • il livello di rendimento del capitale investito, ossia ROA: MON/Totale attivo tangibile. Indica la redditività della gestione operativa, ante gestione finanziaria e straordinaria, degli impieghi. Il totale attivo tangibile è calcolato sottraendo le immobilizzazioni immateriali al totale attivo. RIPARTIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO Il valore aggiunto costituisce la differenza tra il valore della produzione e i costi sostenuti per l’acquisizione dei materiali e dei servizi, dall’esterno. Non entrano nel calcolo i fattori produttivi interni e cioè: il capitale umano (costo del lavoro) e il capitale fisico (ammortamenti e accantonamenti). Rappresenta, pertanto, la capacità dell’impresa di creare, grazie alle proprie risorse interne, nuova e maggiore ricchezza rispetto ai fattori produttivi acquISTATi da terzi e consumati. Costituisce inoltre la remunerazione dei fattori produttivi che hanno concorso alla sua formazione (lavoro, consumo di beni capitali, capitale di terzi, risparmio). In tal senso il Valore Aggiunto si trasforma in flussi di reddito che arrivano ai lavoratori (costo del personale), alle persone fisiche e giuridiche che conferiscono capitali come strumenti finanziari (dividendi per soci e interessi per i creditori), o terreni e beni immateriali (rendite); agli imprenditori individuali (profitti e rendite d’impresa); all’autofinanziamento aziendale (derivante da accantonamenti e ammortamenti e da utili non distribuiti, profitti, ai soci ma reinvestiti in impresa); alla Pubblica Amministrazione (imposte e oneri sociali). 91 È importante sapere come, nel corso del tempo, il valore aggiunto viene distribuito tra i diversi fattori che concorrono a determinarlo, al fine di verificare se si manifestano fenomeni di sotto o sovra remunerazione di alcuni di essi. Con lo scopo di presentare un prospetto di ripartizione del valore aggiunto, sono state inserite le seguenti tre tavole: • • • Remunerazione del capitale umano (Costo del lavoro/Valore aggiunto), evidenziando così la capacità delle società di remunerare le persone che lavorano al proprio interno (si fa presente che, a partire dal 1998, anno di introduzione dell’IRAP, il costo del lavoro non comprende più gli oneri per il Servizio Sanitario Nazionale); Remunerazione del capitale di credito (Oneri finanziari/Valore aggiunto), per misurare l'incidenza della spesa relativa agli oneri finanziari; Remunerazione del capitale proprio (Profitti lordi/Valore aggiunto), per valutare la rilevanza della parte residua di valore aggiunto che remunera il capitale conferito dai soci e le loro capacità imprenditoriali. SEZIONE 3: L’AMBIENTE Nelle tavole presenti in tale sezione, si riportano gli indicatori ambientali urbani calcolati dall’ISTAT per i 111 comuni capoluogo di provincia per gli anni che vanno dal 2000 e 2010 con particolare riferimento ai consumi di gas metano pro-capite per uso domestico e per riscaldamento e alla densità di verde urbano (gestito da enti pubblici) calcolata in rapporto alla superficie comunale. Da notare che con riferimento al discorso relativo alle aree verdi le valutazioni ISTAT fanno riferimento ora al complesso degli enti pubblici e non solo al comune. Per quanto concerne i consumi di energia elettrica sono stati considerati i consumi di energia elettrica (fonte Terna) suddivisi per uso produttivo e domestico e all’interno dell’uso produttivo viene anche indicata la suddivisione settoriale. In queste tavole i totali regionali possono non coincidere con la somma dei dati provinciali perché incorporano una componente attribuibile al settore trasporti che non è possibile ripartire a livello provinciale. Sempre nell’ambito energia viene riportata una tavola contenente la quantità di energia prodotta proveniente da fonti rinnovabili per tipologia di fonte e provincia. Qui di seguito viene riportata una breve descrizione di ciascuna tipologia di fonte. Fotovoltaico: la tecnologia fotovoltaica consente di trasformare direttamente l'energia associata alla radiazione solare in energia elettrica. Essa sfrutta l’effetto fotovoltaico, ossia la proprietà di alcuni materiali semiconduttori, opportunamente trattati, di generare elettricità se colpiti da radiazione luminosa. Eolico: Un impianto eolico (o parco eolico) è costituito in generale da uno o più aerogeneratori che trasformano l’energia cinetica del vento in energia elettrica. Il vento fa ruotare un rotore, normalmente dotato di due o tre pale, generalmente in fibre di vetro, collegate ad un asse orizzontale. La rotazione è successivamente trasferita, attraverso un apposito sistema meccanico di moltiplicazione dei giri, ad un generatore elettrico e l’energia prodotta, dopo essere stata adeguatamente trasformata ad un livello di tensione superiore, viene immessa nella rete elettrica. Idraulico: L’impianto idroelettrico trasforma l’energia potenziale dell’acqua in energia meccanica di rotazione della turbina che viene convertita direttamente in energia elettrica tramite il generatore. L’impianto è costituito da opere civili, idrauliche e da macchinari elettromeccanici. Bioenergie: si suddivono a loro volta in biomasse e biogas. Per biomassa si intende “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani” (D.Lgs. 28/2011). Tale definizione include una vastissima gamma di materiali, vergini o residui di lavorazioni agricole e industriali, che si possono presentare in diversi stati fisici, con un ampio spettro di poteri calorifici. Il biogas, costituito prevalentemente da metano (almeno il 50%) ed anidride carbonica, si origina da fermentazione anaerobica di materiale organico di origine vegetale ed animale. Il D.Lgs. 28/2011 parla di “gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas” a seconda dell’origine e modalità di fermentazione. In effetti tutti i tre tipi di gas indicati sono dei biogas, ma la loro elencazione separata nella normativa richiamata mette in evidenza la molteplicità di matrici organiche da cui il biogas può essere prodotto: rifiuti conferiti in 92 discarica ovvero frazione organica dei rifiuti urbani, fanghi di depurazione, deiezioni animali, scarti di macellazione, scarti organici agro-industriali, residui colturali, colture energetiche. Geotermico: Un impianto geotermoelettrico ha la funzione di trasformare in energia elettrica l’energia termica presente nel fluido geotermico (vapore d’acqua oppure una miscela di acqua e vapore) che si forma grazie al contatto dell’acqua con strati di roccia calda. La sezione si completa con una tavola sul parco delle autovetture circolanti (di fonte ACI) suddiviso per tipologia di omologazione al 31-12-2010. Essi sono calcolati in base alle risultanze sullo stato giuridico dei veicoli, tratte dal Pubblico Registro Automobilistico. Il P.R.A. è l’Istituto in cui vengono registrati tutti gli eventi legati alla vita “giuridica” del veicolo, dalla sua nascita con l’iscrizione, alla sua morte, con la radiazione. In accordo con la definizione statistica internazionale lo stock di veicoli di un Paese è pari al numero di veicoli che risultano registrati al 31/12. L’utilizzo di questo approccio può creare alcune distorsioni temporali generalmente insignificanti. Inoltre va considerato che vi sono alcuni veicoli che, pur essendo in circolazione, non sono iscritti al P.R.A.: si tratta dei veicoli iscritti in altri Registri quali quello del Ministero della Difesa (targhe EI), della Croce Rossa Internazionale, del Ministero degli Esteri (targhe CD). SEZIONE 4: IMPATTO OCCUPAZIONALE E LOCALIZZAZIONE DELLE IMPRESE I dati tratti dal Registro Imprese/REA integrato con le altre fonti amministrative, consentono di analizzare il grado di attrazione di una provincia, rapportando il numero di dipendenti che lavorano in unità locali di imprese che hanno sede in un'altra provincia con la totalità dei dipendenti impiegati nel territorio analizzato. Osservando le imprese con sede in una provincia, è possibile valutare il grado di delocalizzazione, rapportando i dipendenti che lavorano in unità locali fuori provincia con la totalità dei dipendenti occupati in queste imprese. SEZIONE 5: LA CONTABILITA’ ECONOMICA TERRITORIALE Il valore aggiunto provinciale nel 2010 Il valore aggiunto (computato ai prezzi base) rappresenta l’aggregato principe della contabilità nazionale e fornisce una misura quantitativa della ricchezza prodotta dal sistema economico nell’arco dell’anno di riferimento. Generalmente viene calcolato per i tre grandi macro settori (agricoltura, industria e servizi), e per eliminare l’effetto dimensione territoriale viene riportato alla popolazione residente al 30 giugno dell’anno di riferimento in modo tale da ottenere un indicatore confrontabile territorialmente e che indichi il grado di crescita economica raggiunta da un’area. Attualmente esiste a livello di Unione Europea un documento univoco che stabilisce per tutti i Paesi aderenti le linee guida per la stima degli aggregati di contabilità nazionale (SEC95 – Sistema Europeo dei Conti Economici). Nelle tavole presentate in questa sezione si riportano i dati relativi al 2009 sia in termini assoluti che come composizione percentuale per macro settore di attività economica. Una serie storica di questi aggregati può essere costruita prendendo come riferimento per gli anni 2007-2010 le valutazioni rilasciate dalla Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne. Il Prodotto Interno Lordo provinciale negli anni 2007-2010 Parallelamente alla valutazione del valore aggiunto per l’anno 2010 viene fornita una stima del Prodotto Interno Lordo provinciale - espresso in termini pro-capite per gli anni 2007-2010 e la serie storica delle variazioni a prezzi correnti sempre riferita allo stesso periodo. Per il calcolo dei valori pro-capite si è considerata come popolazione di riferimento la semisomma della popolazione residente al 1°gennaio e al 31 dicembre di ciascun anno. Il Prodotto Interno Lordo (valutato ai prezzi di mercato) è dato dalla somma del valore aggiunto ai prezzi base incrementata delle imposte indirette sulle importazioni, al netto dei servizi di intermediazione finanziaria indirettamente misurati (Sifim). Gli investimenti fissi lordi per branca proprietaria negli anni 2007-2010 93 Con tale aggregato si definiscono le acquisizioni (al netto delle cessioni) di capitale fisso effettuate dai produttori residenti a cui si aggiungono gli incrementi di valore dei beni materiali non prodotti. Il capitale fisso consiste di beni materiali e immateriali prodotti destinati ad essere utilizzati nei processi produttivi per un periodo superiore ad un anno. Per branca proprietaria si intende il settore di attività economica che realizza l’investimento mentre il tasso di accumulazione di cui viene presentata la serie storica 2007-2010 (mentre dei valori assoluti viene presentato il solo 2010) è dato dal rapporto percentuale tra il valore degli investimenti fissi lordi e l'ammontare del valore aggiunto complessivo nell'anno di riferimento. Il valore aggiunto del settore manifatturiero per fascia dimensionale di impresa Le serie presentate si riferiscono agli anni 2008 e 2009 e si giovano dei contenuti delle basi informative desunte dagli archivi ASIA imprese e unità locali dell’ISTAT. La disponibilità di queste informazioni sulla presenza di attività economiche sul territorio permettono di ricostruire una matrice occupazionale, riferita alle divisioni e alla classe dimensionale (fino a 49 addetti, da 50 a 249 addetti, 250 addetti e oltre), con una distinzione tra occupazione dipendente e indipendente. Il legame esistente tra unità locali e aziende “madri” consente, per le attività plurilocalizzate, di “agganciare” l’occupazione alle dimensioni di impresa. L’attribuzione dei parametri di produttività, passaggio obbligato per giungere alla stima del valore aggiunto, è stata effettuata seguendo una logica aziendale (o meglio, di dimensioni di impresa). Per l’articolazione di tali parametri, disponibili per il totale delle fasce dimensionali a partire dalle valutazioni di fonte ISTAT e Istituto Tagliacarne, ci si è avvalsi delle indagini ISTAT sui conti economici delle imprese e sui dati riguardanti le retribuzioni rilevate da INPS e INAIL. In particolare, per quanto riguarda le statistiche di fonte previdenziale, si è risaliti dalle retribuzioni lorde al costo complessivo del lavoro, comprendente gli oneri sociali a carico dei datori di lavoro. A tal fine, la maggiorazione apportata alle retribuzioni pro capite per passare dall’uno all’altro aggregato è stata desunta dalle indagini ISTAT e dalle statistiche di contabilità nazionale. Infine, per passare dal reddito medio di puro lavoro così calcolato al valore aggiunto pro capite, è stato necessario incrementare il primo aggregato dell’incidenza dei margini, rappresentati dal reddito di capitale-impresa al lordo degli ammortamenti. Anche in questo caso, per la quantificazione di questi ultimi, sono stati utilizzati i risultati delle indagini ISTAT sulle imprese e i dati sui conti economici regionali. Il valore aggiunto dell’artigianato nelle province Italiane (2008-2009) Come noto la Legge quadro n. 443 dell’8 agosto 1985 definisce artigiana l’impresa che abbia per scopo prevalente lo svolgimento di un'attività di produzione di beni, anche semilavorati, o di prestazione di servizi, escluse le attività agricole e le attività di prestazione di servizi commerciali, di intermediazione nella circolazione dei beni o ausiliarie di queste ultime, dì somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, salvo il caso che siano solamente strumentali e accessorie all'esercizio dell'impresa. E’ stato questo l’approccio dell’Istituto Tagliacarne per il calcolo del valore aggiunto dell’artigianato nelle province italiane: si sono considerate artigiane le imprese iscritte alla sezione del Registro delle Imprese e soddisfacenti le caratteristiche indicate in tale legge. La stima di tale aggregato viene effettuata disaggregando e in parte estrapolando le corrispondenti valutazioni annualmente elaborate dall’ISTAT. L’Istituto Tagliacarne dopo aver identificato l’universo delle imprese artigiane, ha provveduto a stimare i dati del valore aggiunto per singoli gruppi di attività. Il valore aggiunto prodotto dalla cultura per fascia dimensionale di impresa La valutazione dell’apporto alla ricchezza nazionale dato dal settore della cultura pubblicata nel 2011 dalla Fondazione Symbola (L’Italia che verrà - Industria culturale, made in Italy e territori), pone l’accento sull’industria culturale, ovvero su quell’insieme di attività economiche d’impresa che, partendo dalle basi di un capitale culturale riguardante non solo il patrimonio storico, artistico e architettonico, ma anche l’insieme di valori e significati che caratterizzano la nostra società, arrivano a generare valore economico ed occupazionale, concorrendo al processo di creazione culturale. In analogia con altre esperienze internazionali e nazionali, per definire il perimetro delle attività economiche private identificabili in termini generali come industria culturale, si è partiti dalla classificazione ufficiale delle attività economiche (ATECO 2007), individuando quelle tipologie di attività più strettamente collegabili al processo di creazione di cultura. L’analisi realizzata, rispetto ad altre esperienze, si è pertanto concentrata esclusivamente sulle imprese, senza dispiegarsi lungo tutti gli anelli della catena del valore. In altre parole, nel lavoro si è scelto di concentrarsi prevalentemente sulle attività di produzione originate direttamente dalla cultura dei territori del nostro Paese, fornendo riscontri concreti alla giustamente diffusa convinzione che molta della nostra 94 ricchezza (anche economica) sia strettamente connessa a ciò che la cultura italiana ha prodotto nella sua lunga storia. Le categorie di attività economica individuate sono state raggruppate secondo quattro settori corrispondenti alle diverse aree di produzione di valore economico a base culturale e creativa, rappresentative di tutte le possibili interazioni esistenti tra cultura ed economia: I. Industrie culturali; II. Industrie creative; III. Patrimonio storico-artistico architettonico; IV. Performing arts e arti visive. Consumi finali interni In questa sezione sono incluse le tavole che riportano i dati sui consumi finali interni delle famiglie (2007 – 2010). I consumi finali rappresentano il valore dei beni e servizi impiegati per soddisfare direttamente i bisogni umani, siano essi individuali o collettivi. Sono utilizzati due concetti: la spesa per consumi finali e i consumi finali effettivi. La differenza fra i due concetti sta nel trattamento riservato ad alcuni beni e servizi che sono finanziati dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, ma che sono forniti alle famiglie come trasferimenti sociali in natura; questi beni sono compresi nel consumo effettivo delle famiglie, mentre sono esclusi dalla loro spesa finale (Sistema europeo dei conti, SEC 95). Per la prima volta quest’anno viene reso disponibile uno spaccato merceologico che consente di distinguere nell’ambito dei consumi non alimentari una suddivisione fra beni e servizi. I valori pro-capite che vengono riportati sono calcolati prendendo come denominatore la semisomma della popolazione residente al 1°gennaio e al 31 dicembre di ciascun anno. Reddito disponibile delle famiglie consumatrici Il calcolo del reddito disponibile delle famiglie (anni 2004-2010), comunemente misurato con riferimento alle singole province italiane, è effettuato dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne. E’ da precisare che il reddito personale disponibile può essere considerato dal lato della formazione e da quello degli impieghi. Dal lato della formazione esso corrisponde al complesso dei redditi da lavoro e da capitale-impresa che, insieme ai trasferimenti affluiscono al settore delle famiglie, al netto delle relative imposte dirette e dei contributi previdenziali e assistenziali. Dal lato degli impieghi, invece, esso non è altro che la somma dei consumi e dei risparmi dello stesso settore. Tenuto conto di ciò, si può dire che il reddito disponibile coincide con l’insieme delle risorse destinate al soddisfacimento dei bisogni individuali presenti e futuri delle famiglie, quindi lo si può considerare un aggregato che è in grado di fornire un’indicazione sintetica del livello di benessere economico, di cui possono godere i residenti di ciascuna provincia considerati nella loro veste di consumatori. Il calcolo del reddito disponibile si basa sul criterio della residenza degli operatori, ossia nel reddito di ciascuna provincia vengono compresi tutti i flussi, in entrata e in uscita, di pertinenza dei soggetti che vi risiedono, ancorché realizzati in parte fuori dal territorio provinciale; vengono invece escluse dal reddito le analoghe risorse conseguite nella provincia da soggetti che risiedono altrove. I valori pro-capite sono calcolati prendendo come denominatore la semisomma della popolazione residente al 1°gennaio e al 31 dicembre di ciascun anno. Il patrimonio delle famiglie Questa stima intende fornire una misura della ricchezza delle famiglie di cui la Banca d’Italia fornisce alcune valutazioni tratte dall’indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane, l’ultima delle quali fa riferimento all’anno 2010. In generale la classificazione completa di tutte le voci che compongono la ricchezza delle famiglie viene dalla Banca d’Italia così articolata: 1. Attività reali 1.1 Fabbricati 1.2 Terreni 1.3 Aziende 1.4 Beni durevoli 1.5 Gioielli 2. Attività finanziarie 2.1 Biglietti e monete 2.2 Depositi 2.3 Titoli a reddito fisso 95 2.4 Azioni e partecipazioni 2.5 Riserve tecniche Sommando insieme i valori delle attività reali e finanziarie si ottiene la ricchezza lorda delle famiglie, che la Banca d’Italia depura dell’ammontare dei debiti verso gli altri settori in modo da ottenere una stima della ricchezza netta. SEZIONE 6: LA STRUTTURA IMPRENDITORIALE E OCCUPAZIONALE E QUALIFICAZIONE DELLE RISORSE UMANE Il tessuto imprenditoriale Nel 2011 l’ISTAT ha diffuso per la quinta volta l’Archivio Statistico delle Unità Locali delle Imprese Attive (ASIA-UL) che consente di tracciare un quadro aggiornato a distanza di circa due anni di ritardo delle principali grandezze del sistema imprenditoriale italiano con particolare riferimento al numero delle unità locali e degli addetti per settori di attività economica e con un dettaglio territoriale che scende fino ai circa 2.500 comuni italiani con almeno 5.000 abitanti. Le informazioni che vengono presentate nelle tavole fanno riferimento al numero di unità locali ed al numero di addetti alle unità locali suddivisi una volta per classe di addetti delle unità locali ed una volta secondo i settori di attività economica secondo la classificazione delle attività economiche ATECO 2007. I dati fanno riferimento all’anno 2009. Il campo di osservazione di ASIA-UL 2009 è costituito dalle unità economiche che esercitano arti e professioni nelle attività industriali, commerciali e dei servizi alle imprese e alle famiglie (ossia imprese con attività market extra agricole) che hanno svolto una attività produttiva per almeno sei mesi nel corso dell’anno. Rimangono pertanto escluse dall’osservazione le imprese agricole, la Pubblica Amministrazione e le istituzioni non profit. Questa novità consente di rendere disponibili da ora in poi con cadenza annuale informazioni analoghe a quelle rilevate con i Censimenti Generali dell’Industria e Servizi. Tuttavia, la confrontabilità con i dati rilevati dal Censimento 2001 è limitata dalle differenze presenti nelle definizioni e classificazioni utilizzate (anche a seguito di variazioni intervenute nei regolamenti dell’Unione Europea). In particolare le differenze riguardano: 1) il periodo di riferimento. Le informazioni del registro ASIA si riferiscono ad un dato medio calcolato nell’anno di riferimento, mentre i dati censuari colgono la situazione di un dato giorno (il 22 ottobre). Le unità censite costituiscono quindi un sottoinsieme delle unità attive secondo il registro ASIA. Questa è la motivazione per la quale i dati degli addetti riportano delle cifre decimali; 2) la classificazione delle attività economiche. Le unità produttive di ASIA UL 2009 sono ordinate, come stabilito da Eurostat, secondo la classificazione ATECO 2007 mentre quelle censuarie secondo l’ATECO 1991. SEZIONE 7: L’INNOVAZIONE Ricerca e Sviluppo Le rilevazioni sulla Ricerca e Sviluppo sperimentale in Italia, condotte annualmente dall’ISTAT, sono finalizzate a rilevare dati sulle imprese, le istituzioni pubbliche e le istituzioni private non profit che svolgono sistematicamente attività di ricerca. Esse vengono condotte utilizzando le metodologie suggerite dal Manuale Ocse-Eurostat sulla rilevazione statistica delle attività di R&S (Manuale di Frascati), pubblicato nel 1964 e aggiornato nel 2002. Ciò assicura la comparabilità dei risultati a livello internazionale. Per l’anno di riferimento 2009, le rilevazioni ISTAT sulla R&S sono state condotte dal Servizio delle statistiche strutturali sulle Imprese e sulle istituzioni coinvolgendo otto Uffici regionali dell’ISTAT (solo per la rilevazione sulla R&S nelle imprese) e diversi Uffici di statistica SISTAN delle Regioni e delle Province autonome. La rilevazione sull’attività di R&S nelle imprese viene svolta sulla base di una lista di partenza, con riferimento all’anno 2009, comprendente circa 18.945 imprese tra cui la quasi totalità delle imprese italiane con almeno 500 addetti e tutte le imprese che, a prescindere dalla dimensione, siano identificate - mediante “segnali” di differente intensità e natura - come potenziali produttori di R&S nel corso dell’anno di riferimento. Ai fini della costruzione della lista di partenza vengono utilizzate sia fonti statistiche (Archivio 96 statistico delle imprese attive - ASIA), sia fonti amministrative (repertorio di imprese iscritte all’Anagrafe della ricerca presso il Ministero dell’Università e della Ricerca, imprese che hanno partecipato o partecipano a progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea; imprese che hanno richiesto sgravi fiscali in relazione alla propria attività di R&S; ecc.). Il tasso di risposta lordo è stato, con riferimento al 2009, del 55,6%. La rilevazione sull’attività di R&S nelle istituzioni pubbliche è svolta con una metodologia simile a quanto descritto per le imprese. Per la definizione della lista di partenza - che comprendeva, per il 2009, 597 istituzioni pubbliche - viene utilizzato l’elenco delle unità istituzionali appartenenti alla lista S13 (redatta annualmente dall’ISTAT nel quadro del Sistema europeo dei conti SEC 95 al fine di individuare le istituzioni pubbliche) selezionando tutte quelle istituzioni pubbliche che hanno potenzialmente svolto attività di R&S nel corso dell’anno di riferimento. Il tasso di risposta è stato pari al 44,7%. La rilevazione sull’attività di R&S nelle istituzioni private non profit è stata realizzata a partire da una lista di 444 istituzioni potenzialmente in grado di svolgere R&S nell’anno di riferimento, definita a partire dai risultati dal Censimento delle istituzioni non profit 2001, aggiornati attraverso le rilevazioni sulla R&S nelle istituzioni private non profit relative agli anni 2002-2006 e le liste, predisposte dall’Agenzia delle Entrate, delle istituzioni che hanno chiesto di partecipare al riparto del 5 per mille per la ricerca scientifica e la ricerca sanitaria. Il tasso di risposta è stato pari al 52,9%. I dati sull’attività di R&S nelle università (pubbliche e private) vengono attualmente stimati dall’ISTAT mediante una specifica procedura di stima della spesa e del personale impegnati in attività di R&S nelle università italiane che utilizza, per il calcolo della consistenza del personale di ricerca delle università, i dati amministrativi relativi al personale universitario di ruolo – docente e non docente - forniti annualmente dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). L’Ufficio di statistica del MIUR rende anche disponibili, con cadenza annuale, i dati sui ricercatori che operano nelle università italiane con un assegno di ricerca. Il tempo destinato alle attività di ricerca da docenti e ricercatori universitari viene stimato sulla base di coefficienti dedotti dai risultati della rilevazione ISTAT sull’attività di ricerca dei docenti universitari, svolta con riferimento all’anno accademico 2004-2005. Per stimare la spesa per R&S sostenuta dalle università italiane, oltre ai dati sulla remunerazione dei docenti universitari forniti dal MIUR, l’ISTAT acquisisce – tramite l’Ufficio di Statistica del MIUR – i risultati della rilevazione svolta annualmente dal Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario presso i Nuclei di valutazione degli atenei italiani con riferimento alle spese sostenute per attività di R&S dai singoli Dipartimenti e Istituti universitari. I dati sulle spese per borse di studio destinate a studenti di corsi di dottorato e di post-dottorato, nonché sulle spese per assegni di ricerca, sono infine resi disponibili dal MIUR sulla base dell’annuale rilevazione dei conti consuntivi delle università redatti, secondo i principi di “omogenea redazione” previsti dalla Legge n. 168 del 1989. I dati relativi agli stanziamenti di bilancio per il sostegno alla R&S da parte di Amministrazioni Centrali dello Stato, Regioni e Province Autonome vengono rilevati a cadenza semestrale dall’ISTAT e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Le informazioni vengono ricavate attraverso un’analisi dei dati dei bilanci di previsione (“iniziali” entro il mese di giugno di ciascun anno e “assestati” entro il dicembre successivo) al fine di individuare i capitoli di spesa finalizzati al sostegno, diretto o indiretto, della R&S. Il MIUR è responsabile della raccolta di tali dati presso le Amministrazioni Centrali dello Stato. L’ISTAT raccoglie analoghe informazioni mediante un’apposita Rilevazione sulle previsioni iniziali di spesa per ricerca e sviluppo delle Regioni e delle Province autonome che raccoglie dati sugli stanziamenti per R&S previsti a livello territoriale dagli enti interessati. Brevetti, modelli e marchi Un’impresa può appropriarsi dei benefici di un’attività innovativa utilizzando una molteplicità di strumenti, fra i quali quelli che tutelano la proprietà industriale. I principali strumenti di protezione della proprietà industriale sono i brevetti d’invenzione, i modelli di utilità, i modelli ornamentali. Accanto a questi strumenti, è possibile ricorrere al marchio d’impresa, per avere un segno distintivo che identifichi inequivocabilmente i propri prodotti o servizi commercializzati. In questa sezione si riportano i dati provinciali, desunti dall’Osservatorio di Unioncamere sui brevetti europei, in quanto utili indicatori della protezione sui mercati europei di prodotti o processi sviluppati da soggetti italiani, quali imprese, enti di ricerca e università, inventori. I dati pubblicati dall’Osservatorio Brevetti di Unioncamere in valore assoluto sono riferiti alle domande italiane di brevetto pubblicate dall’European Patent Office (EPO) negli anni 1999-2010. Novità di quest’anno sono le domande italiane di marchio e design comunitarie depositate presso l’Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno. E’ bene precisare, per quanto riguarda le domande pubblicate all’EPO, che le serie presentate quest’anno annullano e sostituiscono quelle diffuse negli scorsi anni in quanto la serie fornita quest'anno veicola informazioni 97 sull'attività brevettuale di: unità locali delle imprese, persone fisiche, enti; la serie fornita lo scorso anno descriveva invece l'attività brevettuale di sedi legali di imprese, persone fisiche, enti. In pratica ci possono alcune imprese con sede legale in una provincia che depositano brevetti per il tramite di unità locali che però sono ubicate in un altra provincia: per queste imprese si presume che l'attività di sviluppo tecnologico non avvenga in provincia. Per completare il quadro, si riportano i dati provinciali forniti dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi e riferiti ai brevetti di invenzione, ai modelli (ornamentali e di utilità) e ai marchi d’impresa con validità sul territorio nazionale. I dati sono riferiti agli anni che vanno dal 1997 al 2011. SEZIONE 8: COMMERCIO INTERNAZIONALE DI BENI In questa sezione sono riportati i dati definitivi sul commercio estero relativi al 2010 e le valutazioni (da considerarsi ancora provvisorie) riferite al 2011 desunti dalle informazioni rilevati dall’ISTAT. Le tavole prodotte sono il risultato di elaborazioni costruite a partire dalla base dati ISTAT con il maggior dettaglio disponibile a livello provinciale. Rispetto a quanto veniva diffuso negli anni scorsi le informazioni sono presentate secondo il dettaglio merceologico derivante della classificazione delle attività economiche ATECO 2007. Per una valutazione dell'importanza del commercio estero nelle singole province, i dati ISTAT sia 2010 che 2011 sono stati rapportati al valore aggiunto degli stessi anni di fonte Istituto Guglielmo Tagliacarne. Il rapporto tra commercio con l’estero e valore aggiunto fornisce una stima della propensione all’export e del grado di apertura delle singole province alla commercializzazione con l’estero. Le tavole che vengono messe a disposizione consentono di evidenziare anche le principali aree di provenienza e di destinazione delle merci e le tipologie di merci trattate. Nelle due tabelle successive vengono messe in evidenza le corrispondenze fra aree geografiche e paesi e raggruppamenti tecnologici e singole aree CODICE SETTORE 11 12 13 14 21 22 23 30 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 120 131 132 139 141 142 143 DESCRIZIONE MERCE Prodotti di colture agricole non permanenti Prodotti di colture permanenti Piante vive Animali vivi e prodotti di origine animale Piante forestali e altri prodotti della silvicoltura Legno grezzo Prodotti vegetali di bosco non legnosi Pesci ed altri prodotti della pesca; prodotti dell'acquacoltura Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati Frutta e ortaggi lavorati e conservati Oli e grassi vegetali e animali Prodotti delle industrie lattiero-casearie Granaglie, amidi e di prodotti amidacei Prodotti da forno e farinacei Altri prodotti alimentari Prodotti per l'alimentazione degli animali Bevande Tabacco Filati di fibre tessili Tessuti Altri prodotti tessili Articoli di abbigliamento, escluso l'abbigliamento in pelliccia Articoli di abbigliamento in pelliccia Articoli di maglieria RAGGRUPPAMENTI MERCEOLOGICI Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura Agricoltura Alimentare Alimentare Alimentare Alimentare Alimentare Alimentare Alimentare Alimentare Alimentare Alimentare Alimentare Sistema moda Sistema moda Sistema moda Sistema moda Sistema moda Sistema moda 98 151 152 161 162 171 172 181 191 192 201 202 203 204 205 206 211 212 221 222 241 242 243 244 245 251 252 253 254 257 259 261 262 263 264 265 266 Cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria; pellicce preparate e tinte Calzature Legno tagliato e piallato Prodotti in legno, sughero, paglia e materiali da intreccio Pasta-carta, carta e cartone Articoli di carta e di cartone Prodotti della stampa Prodotti di cokeria Prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie Agrofarmaci e altri prodotti chimici per l'agricoltura Pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e adesivi sintetici (mastici) Saponi e detergenti, prodotti per la pulizia e la lucidatura, profumi e cosmetici Altri prodotti chimici Fibre sintetiche e artificiali Prodotti farmaceutici di base Medicinali e preparati farmaceutici Articoli in gomma Articoli in materie plastiche Sistema moda Sistema moda Legno/carta Legno/carta Legno/carta Legno/carta Legno/carta Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Chimica gomma plastica Metalmeccanica ed Prodotti della siderurgia elettronica Tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio (esclusi Metalmeccanica ed quelli in acciaio colato) elettronica Metalmeccanica ed Altri prodotti della prima trasformazione dell'acciaio elettronica Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi; combustibili Metalmeccanica ed nucleari elettronica Metalmeccanica ed Prodotti della fusione della ghisa e dell'acciaio elettronica Metalmeccanica ed Elementi da costruzione in metallo elettronica Metalmeccanica ed Cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo elettronica Generatori di vapore, esclusi i contenitori in metallo per caldaie Metalmeccanica ed per il riscaldamento centrale ad acqua calda elettronica Metalmeccanica ed Armi e munizioni elettronica Metalmeccanica ed Articoli di coltelleria, utensili e oggetti di ferramenta elettronica Metalmeccanica ed Altri prodotti in metallo elettronica Metalmeccanica ed Componenti elettronici e schede elettroniche elettronica Metalmeccanica ed Computer e unità periferiche elettronica Metalmeccanica ed Apparecchiature per le telecomunicazioni elettronica Metalmeccanica ed Prodotti di elettronica di consumo audio e video elettronica Strumenti e apparecchi di misurazione, prova e navigazione; Metalmeccanica ed orologi elettronica Strumenti per irradiazione, apparecchiature elettromedicali ed Metalmeccanica ed 99 elettroterapeutiche 267 268 271 272 273 274 275 279 281 282 283 284 289 291 292 293 301 302 303 309 51 52 61 62 71 72 81 89 231 232 233 234 235 236 237 elettronica Metalmeccanica ed Strumenti ottici e attrezzature fotografiche elettronica Metalmeccanica ed Supporti magnetici ed ottici elettronica Motori, generatori e trasformatori elettrici; apparecchiature per la Metalmeccanica ed distribuzione e il controllo dell'elettricità elettronica Metalmeccanica ed Batterie di pile e accumulatori elettrici elettronica Metalmeccanica ed Apparecchiature di cablaggio elettronica Metalmeccanica ed Apparecchiature per illuminazione elettronica Metalmeccanica ed Apparecchi per uso domestico elettronica Metalmeccanica ed Altre apparecchiature elettriche elettronica Metalmeccanica ed Macchine di impiego generale elettronica Metalmeccanica ed Altre macchine di impiego generale elettronica Metalmeccanica ed Macchine per l'agricoltura e la silvicoltura elettronica Metalmeccanica ed Macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili elettronica Metalmeccanica ed Altre macchine per impieghi speciali elettronica Metalmeccanica ed Autoveicoli elettronica Metalmeccanica ed Carrozzerie per autoveicoli; rimorchi e semirimorchi elettronica Metalmeccanica ed Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori elettronica Metalmeccanica ed Navi e imbarcazioni elettronica Metalmeccanica ed Locomotive e di materiale rotabile ferro-tranviario elettronica Metalmeccanica ed Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi elettronica Metalmeccanica ed Mezzi di trasporto n.c.a. elettronica Antracite Altro Industria Lignite Altro Industria Petrolio greggio Altro Industria Gas naturale Altro Industria Minerali metalliferi ferrosi Altro Industria Minerali metalliferi non ferrosi Altro Industria Pietra, sabbia e argilla Altro Industria Minerali di cave e miniere n.c.a. Altro Industria Vetro e di prodotti in vetro Altro Industria Prodotti refrattari Altro Industria Materiali da costruzione in terracotta Altro Industria Altri prodotti in porcellana e in ceramica Altro Industria Cemento, calce e gesso Altro Industria Prodotti in calcestruzzo, cemento e gesso Altro Industria Pietre tagliate, modellate e finite Altro Industria 100 239 310 321 322 323 324 325 329 351 352 370 381 382 383 581 582 591 592 742 899 900 910 960 Prodotti abrasivi e di minerali non metalliferi n.c.a. Mobili Gioielleria, bigiotteria e articoli connessi; pietre preziose lavorate Strumenti musicali Articoli sportivi Giochi e giocattoli Strumenti e forniture mediche e dentistiche Altri prodotti delle industrie manifatturiere n.c.a. Energia elettrica Gas manufatti e combustibili gassosi Acque e fanghi di depurazione Rifiuti Prodotti del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti Prodotti del recupero dei materiali (esclusi prodotti nuovi derivanti da materie prime secondarie) Libri, periodici e prodotti di altre attività editoriali Giochi per computer e altri software a pacchetto Prodotti delle attività cinematografiche, video e televisive Prodotti dell'editoria musicale e supporti per la registrazione sonora Prodotti delle attività fotografiche Merci dichiarate come provviste di bordo, merci nazionali di ritorno e respinte, merci varie Prodotti delle attività creative, artistiche e d'intrattenimento Prodotti delle attività di biblioteche, archivi, musei e di altre attività culturali Prodotti di altre attività di servizi per la persona CODICE PAESE 1 3 4 6 7 8 9 10 11 17 18 30 32 38 46 53 54 55 60 61 63 64 91 600 PAESE Francia Paesi Bassi Germania Regno Unito Irlanda Danimarca Grecia Portogallo Spagna Belgio Lussemburgo Svezia Finlandia Austria Malta Estonia Lettonia Lituania Polonia Ceca, Repubblica Slovacchia Ungheria Slovenia Cipro Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria Altro Industria AREA GEOGRAFICA Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Unione Europea a 15 paesi Paesi entrati nella UE nel 2004 Paesi entrati nella UE nel 2004 Paesi entrati nella UE nel 2004 Paesi entrati nella UE nel 2004 Paesi entrati nella UE nel 2004 Paesi entrati nella UE nel 2004 Paesi entrati nella UE nel 2004 Paesi entrati nella UE nel 2004 Paesi entrati nella UE nel 2004 Paesi entrati nella UE nel 2004 101 66 68 24 28 37 39 41 43 44 45 47 52 70 72 73 74 75 92 93 95 96 97 98 21 23 204 208 212 216 220 224 228 232 236 240 244 247 248 252 257 260 264 268 272 276 280 284 288 302 306 310 311 314 318 322 324 328 Romania Bulgaria Islanda Norvegia Liechtenstein Svizzera Faer Øer Andorra Gibilterra Vaticano San Marino Turchia Albania Ucraina Bielorussia Moldova, Repubblica di Russia (Federazione di) Croazia Bosnia e Erzegovina Kosovo Macedonia, Ex repubblica iugoslava di Montenegro Serbia Ceuta Melilla Marocco Algeria Tunisia Libia Egitto Sudan Mauritania Mali Burkina Faso Niger Ciad Capo verde Senegal Gambia Guinea-Bissau Guinea Sierra Leone Liberia Costa d'Avorio Ghana Togo Benin Nigeria Camerun Centrafricana, Repubblica Guinea equatoriale São Tomé e Principe Gabon Congo Ex Zaire Ruanda Burundi Paesi entrati nella UE nel 2007 Paesi entrati nella UE nel 2007 Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Altri Paesi europei Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa 102 329 330 334 336 338 342 346 350 352 355 357 366 370 373 375 377 378 382 386 388 389 391 393 395 400 404 406 408 412 413 416 421 424 428 432 436 442 446 448 449 452 453 454 456 457 459 460 463 464 465 467 468 469 470 472 473 474 Sant'Elena Angola Etiopia Eritrea Gibuti Somalia Kenya Uganda Tanzania, Repubblica unita di Seicelle Territorio britannico dell'Oceano Indiano Mozambico Madagascar Maurizio Comore Mayotte Zambia Zimbabwe Malawi Sudafrica Namibia Botswana Swaziland Lesotho Stati Uniti Canada Groenlandia Saint-Pierre e Miquelon Messico Bermuda Guatemala Belize Honduras El Salvador Nicaragua Costa Rica Panama Anguilla Cuba Saint Kitts e Nevis Haiti Bahama Turks e Caicos, Isole Dominicana, Repubblica Vergini americane (Isole) Antigua e Barbuda Dominica Cayman, Isole Giamaica Sainte Lucia Saint Vincente e le Grenadine Vergini britanniche, Isole Barbados Montserrat Trinidad e Tobago Grenada Aruba Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa Africa America settentrionale America settentrionale America settentrionale America settentrionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale 103 478 480 484 488 492 500 504 508 512 516 520 524 528 529 76 77 78 79 80 81 82 83 604 608 612 616 624 625 628 632 636 640 644 647 649 653 660 662 664 666 669 672 675 626 667 676 680 684 690 696 700 701 703 706 708 716 720 Antille Olandesi Colombia Venezuela Guyana Surinam Ecuador Peru' Brasile Cile Bolivia Paraguay Uruguay Argentina Falkland (Malvine), Isole Georgia Armenia Azerbaigian Kazakistan Turkmenistan Uzbekistan Tagikistan Kirghizistan Libano Siria Iraq Iran, Repubblica islamica dell' Israele Territorio palestinese occupato Giordania Arabia Saudita Kuwait Bahrain Qatar Emirati Arabi Uniti Oman Yemen Afghanistan Pakistan India Bangladesh Sri Lanka Nepal Bhutan Timor Orientale Maldive Myanmar (Ex Birmania) Thailandia Laos Vietnam Cambogia Indonesia Malaysia Brunei Singapore Filippine Mongolia Cina America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale America centro meridionale Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Vicino e medio Oriente Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia 104 Corea del Nord Corea del Sud Giappone Taiwan Hong Kong Macao Provviste e dotazioni di bordo Australia Papuasia Nuova Guinea Nauru Nuova Zelanda Salomone, Isole Tuvalu Nuova Caledonia Wallis e Futuna Kiribati Pitcairn Figi Vanuatu Tonga Samoa Marianne settentrionali, Isole Polinesia Francese Micronesia, Stati Federati di Marshall, Isole Palau Samoa americane Guam Isole minori lontane degli Stati Uniti Cocos (Keeling), Isole Christmas, Isola Heard e McDonald, Isole Norfolk, Isola Cook, Isole Niue (Isola) Tokelau Bouvet, Isola Georgia del Sud e Sandwich del Sud, Isole Terre australi francesi Provviste e dotazioni di bordo (extra Ue) Paesi e territori non specificati (extra UE) Paesi e territori non specificati per ragioni 977 commerciali o militari 724 728 732 736 740 743 951 800 801 803 804 806 807 809 811 812 813 815 816 817 819 820 822 823 824 825 830 831 832 833 834 835 836 837 838 839 892 893 894 952 960 Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Altri paesi dell'Asia Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Oceania e altro Per avere indicazioni sul contenuto tecnologico dei beni commercializzati i prodotti sono stati, in una tavola specifica, classificati in base alla tassonomia di Pavitt, e raggruppati in tre gruppi distinti (agricoltura e materie prime; prodotti tradizionali e standard; prodotti specializzati e high tech). Qui si seguito si riporta il raccordo fra codice di attività economica ATECO 2007 a tre cifre e settore Pavitt. CODICE MERCE 11 DESCRIZIONE MERCE Prodotti di colture agricole non permanenti 12 Prodotti di colture permanenti 13 Piante vive SETTORE PAVITT Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie 105 14 Animali vivi e prodotti di origine animale 21 Piante forestali e altri prodotti della silvicoltura 22 Legno grezzo 23 Prodotti vegetali di bosco non legnosi 30 51 Pesci ed altri prodotti della pesca; prodotti dell'acquacoltura Antracite 52 Lignite 61 Petrolio greggio 62 Gas naturale 71 Minerali metalliferi ferrosi 72 Minerali metalliferi non ferrosi 81 Pietra, sabbia e argilla 89 Minerali di cave e miniere n.c.a. 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 120 131 132 139 141 142 143 151 152 161 162 171 172 181 191 192 201 Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati Frutta e ortaggi lavorati e conservati Oli e grassi vegetali e animali Prodotti delle industrie lattiero-casearie Granaglie, amidi e di prodotti amidacei Prodotti da forno e farinacei Altri prodotti alimentari Prodotti per l'alimentazione degli animali Bevande Tabacco Filati di fibre tessili Tessuti Altri prodotti tessili Articoli di abbigliamento, escluso l'abbigliamento in pelliccia Articoli di abbigliamento in pelliccia Articoli di maglieria Cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria; pellicce preparate e tinte Calzature Legno tagliato e piallato Prodotti in legno, sughero, paglia e materiali da intreccio Pasta-carta, carta e cartone Articoli di carta e di cartone Prodotti della stampa Prodotti di cokeria Prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Agricoltura, prodotti energetici, materie prime Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard 106 202 203 204 205 206 211 212 221 222 231 232 233 234 235 236 237 239 241 242 243 244 245 251 252 253 254 257 259 261 262 263 264 265 266 267 268 271 272 273 274 275 279 281 282 283 azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie Agrofarmaci e altri prodotti chimici per l'agricoltura Pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e adesivi sintetici (mastici) Saponi e detergenti, prodotti per la pulizia e la lucidatura, profumi e cosmetici Altri prodotti chimici Fibre sintetiche e artificiali Prodotti farmaceutici di base Medicinali e preparati farmaceutici Articoli in gomma Articoli in materie plastiche Vetro e di prodotti in vetro Prodotti refrattari Materiali da costruzione in terracotta Altri prodotti in porcellana e in ceramica Cemento, calce e gesso Prodotti in calcestruzzo, cemento e gesso Pietre tagliate, modellate e finite Prodotti abrasivi e di minerali non metalliferi n.c.a. Prodotti della siderurgia Tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio (esclusi quelli in acciaio colato) Altri prodotti della prima trasformazione dell'acciaio Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi; combustibili nucleari Prodotti della fusione della ghisa e dell'acciaio Elementi da costruzione in metallo Cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo Generatori di vapore, esclusi i contenitori in metallo per caldaie per il riscaldamento centrale ad acqua calda Armi e munizioni Articoli di coltelleria, utensili e oggetti di ferramenta Altri prodotti in metallo Componenti elettronici e schede elettroniche Computer e unità periferiche Apparecchiature per le telecomunicazioni Prodotti di elettronica di consumo audio e video Strumenti e apparecchi di misurazione, prova e navigazione; orologi Strumenti per irradiazione, apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche Strumenti ottici e attrezzature fotografiche Supporti magnetici ed ottici Motori, generatori e trasformatori elettrici; apparecchiature per la distribuzione e il controllo dell'elettricità Batterie di pile e accumulatori elettrici Apparecchiature di cablaggio Apparecchiature per illuminazione Apparecchi per uso domestico Altre apparecchiature elettriche Macchine di impiego generale Altre macchine di impiego generale Macchine per l'agricoltura e la silvicoltura Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high tech Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech 107 284 289 291 292 293 301 302 303 309 310 321 322 323 324 325 329 351 352 370 381 382 581 582 591 592 742 899 900 910 960 Macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili Altre macchine per impieghi speciali Autoveicoli Carrozzerie per autoveicoli; rimorchi e semirimorchi Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori Navi e imbarcazioni Locomotive e di materiale rotabile ferro-tranviario Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi Mezzi di trasporto n.c.a. Mobili Gioielleria, bigiotteria e articoli connessi; pietre preziose lavorate Strumenti musicali Articoli sportivi Giochi e giocattoli Strumenti e forniture mediche e dentistiche Altri prodotti delle industrie manifatturiere n.c.a. Energia elettrica Gas manufatti e combustibili gassosi Acque e fanghi di depurazione Rifiuti Prodotti del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti Libri, periodici e prodotti di altre attività editoriali Giochi per computer e altri software a pacchetto Prodotti delle attività cinematografiche, video e televisive Prodotti dell'editoria musicale e supporti per la registrazione sonora Prodotti delle attività fotografiche Merci dichiarate come provviste di bordo, merci nazionali di ritorno e respinte, merci varie Prodotti delle attività creative, artistiche e d'intrattenimento Prodotti delle attività di biblioteche, archivi, musei e di altre attività culturali Prodotti di altre attività di servizi per la persona Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti specializzati e high tech Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard Prodotti tradizionali e standard SEZIONE 9: IL TURISMO Il movimento nelle strutture ricettive L'ISTAT rende disponibili i dati definitivi sul movimento dei clienti nelle strutture ricettive, riguardanti l'anno 2010. I dati vengono rilevati attraverso l'indagine sul Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi, conformemente alla Direttiva Comunitaria 1995/57/CE. La rilevazione è un'indagine censuaria condotta mensilmente e si avvale della compartecipazione delle Regioni o delle Province. Unità di rilevazione sono gli esercizi ricettivi ripartiti tra strutture alberghiere, classificati in cinque categorie contrassegnate da stelle in ordine decrescente, e strutture extralberghiere: campeggi, villaggi turistici, alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale, alloggi agro-turistici, ostelli per la gioventù, case per ferie, rifugi alpini, altre strutture ricettive di tipo complementare e bed&breakfast. Le informazioni vengono raccolte con appositi modelli di rilevazione, compilati dai titolari degli esercizi ricettivi e trasmessi agli enti locali del turismo; tali informazioni vengono poi raccolte e riepilogate mensilmente, con dettaglio comunale, dagli enti periferici che provvedono al loro inoltro all'ISTAT. I dati sugli arrivi, sulle giornate di presenza e sulla permanenza media, distinti per Paese estero e per regione italiana di residenza dei clienti, vengono diffusi a livello nazionale, regionale, provinciale e di circoscrizione turistica. Il confronto temporale dei dati disaggregati per tipologia di località turistica è influenzato dalle modifiche e dagli aggiornamenti della classificazione avvenuti nel corso degli anni per alcune realtà 108 territoriali. La disaggregazione dei flussi nazionali per regione di provenienza non è completa, in quanto nelle regioni Toscana e Emilia-Romagna, i flussi dei clienti nazionali sono stati rilevati solo parzialmente per regione di residenza dei turisti. Ne consegue che il totale degli arrivi e delle presenze italiane, ottenuto come somma dei flussi delle singole regioni di residenza dei turisti, risulta inferiore al totale complessivo, che viene comunque riportato in calce alle tavole contenenti le informazioni disaggregate. Si evidenziano le seguenti avvertenze: • assenza di rilevazione di flussi turistici negli agriturismi in alcune province della Sardegna (CarboniaIglesias, Oristano e Sassari), benché nella rilevazione annuale della Capacità ricettiva tali strutture risultino presenti. • i flussi turistici del Comune di Palermo per il 2010 trasmessi dall’Ente intermedio di rilevazione presentano marcati problemi che ne hanno reso impossibile la diffusione: per tale ragione sono stati duplicati i dati del 2009. • si è proceduto all’imputazione dei dati mancanti per l’anno 2010 con quelli dell’ultimo anno fornito dall’ente trasmittente. In particolare, ciò ha riguardato le situazioni territoriali di seguito riportate: provincia di Roma, mesi gennaio-dicembre; provincia di Avellino, mese di dicembre, comune di Taormina e 46 comuni della circoscrizione “0834904 - Altri Comuni di Messina”, mese di giugno, comune di Palermo, mesi gennaio-dicembre. Il turismo internazionale La crescente importanza del turismo internazionale nel contesto economico richiede sistemi di raccolta dei dati in grado di fornire statistiche affidabili e tempestive. La circolazione dell'euro implica la necessità di introdurre - nei paesi che lo adottano - metodi di rilevazione alternativi a quello degli scambi di banconote e dei regolamenti bancari tradizionalmente utilizzati. Nel 1996 l'Italia ha avviato un'estesa indagine campionaria alle frontiere, condotta fino al 2007 dall'Ufficio Italiano dei Cambi, ente confluito nella Banca d'Italia il 1 gennaio 2008. La dimensione dell'indagine e il suo disegno campionario consentono la produzione di statistiche analitiche, caratterizzate da un elevato grado di qualità, su molteplici aspetti del turismo internazionale del paese, in linea con gli standard metodologici fissati dagli organismi internazionali. La dimensione dei flussi turistici internazionali, se da un lato evidenzia la rilevanza che il fenomeno assume in Italia, dall'altro implica l'istituzione di un complesso sistema di rilevazione che superi le difficoltà derivanti dal cospicuo numero di soggetti coinvolti sia in termini d'offerta (in primo luogo le strutture ricettive) sia in termini di domanda (i viaggiatori). Ulteriori difficoltà per la stima delle spese turistiche sono rappresentate, da un lato, dal completamento della liberalizzazione degli scambi commerciali e finanziari con l'estero, dall'altro, dagli Accordi di Schengen che hanno abolito i controlli alle frontiere tra i paesi aderenti. Gli obiettivi che si è inteso perseguire con il cambiamento del sistema di rilevazione sono essenzialmente: a) il miglioramento della qualità delle statistiche della bilancia turistica ed una migliore aderenza agli standard fissati a livello internazionale. b) la messa a disposizione di dati disaggregati in base ad un ampio numero di caratteristiche del mercato turistico per l'utilizzo da parte di enti governativi centrali e locali, di operatori del settore turistico e di ricercatori. Tali obiettivi sono in parte derivati dalla constatazione che il sistema di raccolta basato sulle informazioni bancarie implicava un'imprecisa allocazione temporale e geografica delle transazioni e, a causa delle pratiche di clearing dei regolamenti, di sottostima dei flussi lordi. Non erano inoltre rilevate molteplici caratteristiche dei fenomeni oggetto di indagine che sono invece essenziali per una corretta ed approfondita analisi. La tecnica adottata per la raccolta dei dati per la bilancia turistica è denominata in letteratura inbound-outbound frontier survey, consistente nell’intervistare un campione rappresentativo dei viaggiatori, residenti e non residenti, in transito alle frontiere italiane e nell'effettuare conteggi qualificati allo scopo di determinare il numero e la nazionalità dei viaggiatori in transito. Il campionamento è effettuato in modo indipendente presso ogni tipo di frontiera (strade, ferrovie, aeroporti e porti internazionali) in punti di frontiera selezionati come rappresentativi. La logica generale dell'indagine prevede la stima della spesa per il turismo internazionale in Italia attraverso l'effettuazione di due operazioni distinte ai punti di frontiera prescelti: il conteggio qualificato e l'intervista. I conteggi qualificati sono prevalentemente realizzati con la tecnica del campionamento sistematico, cioè con l'osservazione di una unità ogni n, con n prefissato. Essi forniscono, per ogni punto di frontiera campionato, il numero di viaggiatori internazionali disaggregato per paese di residenza. L'attività di conteggio è resa necessaria dall'indisponibilità di informazioni amministrative sui flussi fisici dei viaggiatori con la copertura e la tempestività richieste. Le interviste, di tipo face to face, forniscono la stima della spesa 109 ed un insieme di attributi che consentono la sua disaggregazione e qualificazione. Sono effettuate mediante un questionario strutturato somministrato ad un campione casuale di viaggiatori, intervISTATi in coincidenza del termine del soggiorno all'estero. Tale tecnica comporta minori difficoltà nel ricordo delle spese sostenute da parte del viaggiatore rispetto, ad esempio, alle indagini telefoniche condotte un certo tempo dopo l'effettuazione del viaggio. Il questionario è unico per tutti i punti di frontiera. Le principali informazioni - con vari livelli di dettaglio - richieste al viaggiatore intervISTATo riguardano: 1. Sesso, età e professione 2. Residenza 3. Mezzo di trasporto utilizzato (con eventuale dettaglio della compagnia aerea o navale utilizzata) 4. Motivo del viaggio (se "vacanza", il tipo di vacanza) 5. Luogo visitato (stato estero per i residenti in Italia, comune italiano per i residenti all'estero) 6. Numero di notti trascorse durante il viaggio 7. Tipo di struttura ricettiva utilizzata 8. Organizzazione del viaggio (inclusive o non inclusive) 9. Spesa complessiva, disaggregata per tipo di prodotto acquISTATo (trasporto, alloggio, ristoranti, acquisti nei negozi e altri servizi) 10. Mezzo di pagamento 11. Valutazione (gradimento) di vari aspetti del luogo visitato. Nel 2008 sono state effettuate circa 145.000 interviste annue, pari a circa all'1,1 per mille dei viaggiatori italiani e stranieri che attraversano le frontiere del paese e circa 1.550.000 conteggi qualificati di viaggiatori. Il campione è stratificato secondo variabili differenti per ciascun tipo di frontiera. La variabile di stratificazione "direzione", con i due livelli "verso Italia" e "verso estero" e la variabile "tipo di vettore", con quattro livelli (stradale, ferroviario, aereo e marittimo), sono rilevate esaustivamente, sono cioè intervISTATi viaggiatori italiani e stranieri in tutte le tipologie di frontiera. Il punto di frontiera presenta 80 livelli (37 punti stradali, 7 ferroviari, 25 aeroporti e 11 porti). La scelta dei livelli è ragionata. Sono stati considerati i punti con un flusso annuo di viaggiatori stranieri più consistente. All'avvio dell'indagine la scelta è stata basata su dati ISTAT; successivamente, sui dati storici della stessa rilevazione. Un limitato numero di punti di frontiera è stato selezionato per intercettare originidestinazioni altrimenti scarsamente rappresentate. Per i punti di frontiera stradali le altre variabili di stratificazione sono i giorni di rilevazione (i cui livelli sono rappresentati dai singoli giorni del mese), la fascia oraria (con i tre livelli mattina, pomeriggio e notte) e il giorno della settimana (con i due livelli feriale e festivo). Per tali variabili l'estrazione è realizzata in modo casuale. Come verrà spiegato oltre, a causa di particolari condizioni logistiche, il campionamento della dimensione "tempo" utilizzato per i valichi stradali si adotta anche per gli aeroporti di Roma-Fiumicino e Milano-Malpensa. Per i rimanenti punti di frontiera, invece, la diversa logistica e la disponibilità di informazioni amministrative sul movimento dei vettori consentono di incentrare il campionamento direttamente sui vettori stessi. Per le frontiere ferroviarie, aeree e portuali si dispone, infatti, dell'elenco completo delle partenze e degli arrivi da o verso destinazioni internazionali, grazie alla collaborazione fornita, rispettivamente, da Trenitalia, società di gestione degli aeroporti e Capitanerie di porto. Per i valichi ferroviari e portuali la variabile di stratificazione è il vettore su cui il turista effettua il viaggio; per i valichi aeroportuali la stratificazione avviene su singole destinazioni dei voli o gruppi di destinazioni simili e, nel caso degli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Malpensa, anche per giorno della settimana e fascia oraria (mattina, pomeriggio, sera). Di seguito sono indicate le modalità, specifiche per ogni tipo di frontiera, di conduzione di conteggi qualificati ed interviste. All'interno delle varie tipologie di frontiera possono sussistere ulteriori differenziazioni causate dalle condizioni logistiche. Strade. La logica generale prevede l'effettuazione di conteggi ed interviste in entrambi i sensi di marcia. I conteggi qualificati sono realizzati presso il punto di frontiera, con la tecnica del campionamento sistematico di veicoli all'interno di fasce orarie prestabilite. Sono rilevati il tipo di veicolo, il numero di passeggeri a bordo e la nazionalità della targa, utilizzata come proxy della residenza dei viaggiatori. Ai fini dell'esecuzione dell'intervista è necessario che i veicoli possano fermarsi per consentire l'avvicinamento degli intervISTATi. Alle frontiere con i paesi aderenti agli Accordi di Schengen parte delle interviste sono effettuate con l'ausilio delle forze di polizia le quali - dopo aver fermato i veicoli alla frontiera per effettuare le operazioni di controllo - chiedono la disponibilità, ovviamente su base volontaria, all'intervista. La rimanente parte delle interviste, per le quali non si ha il supporto delle forze di polizia, è condotta nelle stazioni di servizio più prossime ai 110 punti di frontiera. Il supporto delle forze dell'ordine, introdotto a partire dal 2004, ha consentito un miglioramento della rappresentatività del campione ai valichi Schengen. In passato, l'effettuazione delle interviste esclusivamente nelle stazioni di servizio comportava una tendenziale sottorappresentazione dei viaggiatori non pernottanti o comunque con permanenze all'estero di breve durata, corretta con coefficienti di aggiustamento basati su dati storici. Ferrovie. La rilevazione alle frontiere ferroviarie è condotta a bordo dei treni internazionali. Si effettua un conteggio integrale dei passeggeri lungo la tratta fra le due stazioni in cui è compreso il confine di Stato, per determinare il numero effettivo di viaggiatori che passano la frontiera ed effettuare correttamente l'espansione all'universo. I conteggi qualificati, seguendo la tecnica del campionamento sistematico, sono effettuati lungo tutta la tratta di rilevazione. Si rilevano il sesso ed il paese di residenza del passeggero, la classe della carrozza e, onde evitare la qualifica dei soggetti che non oltrepassano il confine, le stazioni di salita e di discesa. Anche le interviste sono condotte, sui passeggeri in target, nell'intera tratta di rilevazione. Aeroporti. La rilevazione presso gli aeroporti riveste un'importanza fondamentale per l'indagine in quanto i viaggiatori in transito in tale tipo di frontiera apportano la più elevata quota di spesa. La logistica degli aeroporti ha suggerito una differenziazione delle modalità di esecuzione delle interviste e dei conteggi tra partenze e arrivi; agli arrivi si usa una tecnica distinta per i piccoli ed i grandi aeroporti. Ai fini della determinazione delle fasce orarie in cui campionare i voli, si utilizza un database relativo all'intera offerta dei voli internazionali Alle partenze internazionali i conteggi qualificati vengono effettuati presso l'area di imbarco, a partire dal momento in cui inizia l'imbarco dei passeggeri per il volo prescelto. Selezionato un viaggiatore, il rilevatore rileva le seguenti informazioni: destinazione del volo, tipo di volo (linea o charter), se in transito, sesso e stato di residenza del viaggiatore ed infine il numero totale di passeggeri imbarcati (che può essere fornito anche dagli addetti della compagnia aerea al termine dell'imbarco). Per il conteggio qualificato si utilizza la tecnica del campionamento sistematico, al fine di garantire la selezione casuale. Le interviste alle partenze, di viaggiatori stranieri, sono anch'esse condotte nelle sale di imbarco e possono interessare anche voli che non sono oggetto di conteggi qualificati. Per gli arrivi internazionali, si distinguono i "piccoli aeroporti" dagli aeroporti di Malpensa e Fiumicino ("grandi aeroporti"). Presso i primi, le condizioni del traffico consentono generalmente di effettuare i conteggi qualificati con riferimento ad uno specifico volo in arrivo. I rilevatori, posizionati nel luogo più prossimo allo sbarco dei passeggeri, rilevano: il totale dei passeggeri sbarcati (attraverso il conteggio o ricorrendo alle fonti amministrative in aeroporto), la residenza del viaggiatore, il sesso e se il viaggiatore è in transito. Nei grandi aeroporti, invece, poiché la conformazione fisica del luogo di rilevazione e le condizioni del traffico non permettono l'effettuazione dei conteggi qualificati in corrispondenza di singoli voli, si effettua un campionamento sistematico dei flussi di passeggeri sbarcati; a tal fine i rilevatori si posizionano in un punto della zona arrivi che consenta di non escludere a priori alcun viaggiatore dalla conta qualificata. Le informazioni raccolte riguardano: sesso e residenza del passeggero, l'eventuale transito e l'aeroporto di origine del volo. Le interviste agli arrivi, di viaggiatori italiani, sono effettuate nell'area di ritiro dei bagagli. Porti. La particolare situazione logistica delle frontiere portuali comporta una differente metodologia di rilevazione fra partenze ed arrivi. Poiché agli arrivi le operazioni di sbarco, spesso "caotiche", comportano notevoli difficoltà di rilevazione, i conteggi qualificati si effettuano solo alle partenze. In corrispondenza della partenza di una nave internazionale si realizza una conta integrale dei veicoli presenti nel piazzale antistante l'accesso all'imbarcazione; al conducente del veicolo selezionato per la conta qualificata è richiesto di indicare il numero di persone a bordo del mezzo e la residenza abituale. Contemporaneamente si effettua una conta qualificata agli imbarchi pedonali, con campionamento sistematico, chiedendo ai passeggeri se viaggiano con veicolo al seguito, la residenza abituale (se viaggia senza veicolo al seguito) e, se di residenza italiana, il numero di giorni che trascorrerà all'estero. Ai viaggiatori di residenza italiana, con o senza veicolo al seguito, viene chiesto il numero di notti che trascorrerà all'estero. Tale informazione viene utilizzata per stimare la distribuzione dei ritorni in Italia dei viaggiatori italiani, data la citata assenza di conte agli arrivi. Il numero totale di passeggeri e di veicoli imbarcati viene solitamente fornito dalle autorità portuali o dalla compagnia di navigazione; in mancanza di quest'informazione, si procede ad una conta manuale. Le interviste, differentemente dai conteggi, sono condotte sia alle partenze sia agli arrivi. 111 SEZIONE 10: IL CREDITO La serie storica delle informazioni sul credito ha subìto una interruzione derivante da una sorta di riorganizzazione del piano di diffusione di alcuni dati deciso dalla Banca d’Italia. La novità maggiormente rilevante in tal senso è il deciso cambiamento dell’universo di riferimento dei soggetti a cui si riferisce la rilevazione che a partire dal 30 giugno 2011 prevede non solamente le banche ma anche le casse depositi e prestiti. Pertanto non si possono paragonare le informazioni diffuse quest’anno con quelle diffuse negli anni scorsi. Depositi bancari Raccolta da soggetti non bancari effettuata dalle banche sotto forma di: depositi (con durata prestabilita, a vista, overnight e rimborsabili con preavviso), buoni fruttiferi, certificati di deposito, conti correnti. A partire da dicembre 2008 l'aggregato è calcolato al valore nominale anziché al valore contabile e include i conti correnti di corrispondenza, i depositi cauzionali costituiti da terzi e gli assegni bancari interni. Impieghi bancari Finanziamenti erogati dalle banche a soggetti non bancari calcolati al valore nominale (fino a settembre 2008 al valore contabile) al lordo delle poste rettificative e al netto dei rimborsi. L'aggregato comprende: mutui, scoperti di conto corrente, prestiti contro cessione di stipendio, anticipi su carte di credito, sconti di annualità, prestiti personali, leasing (da dicembre 2008 secondo la definizione IAS17), factoring, altri investimenti finanziari (per es. commercial paper, rischio di portafoglio, prestiti su pegno, impieghi con fondi di terzi in amministrazione), sofferenze ed effetti insoluti e al protesto di proprietà. L'aggregato è al netto delle operazioni pronti contro termine e da dicembre 2008 al netto dei riporti e al lordo dei conti correnti di corrispondenza. Da giugno 2010, per effetto del Regolamento BCE/2008/32 e di alcune modifiche apportate alle Segnalazioni di vigilanza, le serie storiche dei depositi e dei prestiti registrano una discontinuità statistica. In particolare, la serie storica dei prestiti include tutti i prestiti cartolarizzati, o altrimenti ceduti, che non soddisfano i criteri di cancellazione previsti dai principi contabili internazionali (IAS), in analogia alla redazione dei bilanci. L’applicazione ha comportato la re-iscrizione in bilancio di attività precedentemente cancellate e passività ad esse associate, con un conseguente incremento delle serie storiche dei prestiti e dei depositi. Sofferenze Comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d'insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni e al netto dei passaggi a perdita eventualmente effettuati. Eventuali differenze tra i dati di fonte Segnalazioni di Vigilanza e quelli di fonte Centrale dei rischi possono essere ricondotte a marginali differenze di carattere normativo esistenti nei criteri di rilevazione dei due sistemi informativi. L’utilizzato netto è l’ammontare del credito effettivamente erogato al cliente mentre il numero di affidati sono i soggetti (persone fisiche, persone giuridiche, cointestazioni) a nome dei quali siano pervenute, alla data di riferimento, una o più segnalazioni alla Centrale dei rischi a fronte della concessione di crediti per cassa o di firma. Sportelli Punti operativi che svolgono con il pubblico, in tutto o in parte, l’attività della banca; rientrano nella definizione gli sportelli a operatività particolare; sono esclusi gli uffici di rappresentanza. Finanziamenti oltre il breve termine Impieghi totali (esclusi interessi, pronti contro termine, sofferenze, effetti insoluti e al protesto di proprietà, crediti per cassa all'esportazione) con durata originaria superiore ai 12 mesi. Il precedente concetto pubblicato fino a settembre 2008 era riferito ad impieghi con durata originaria superiore a 18 mesi. I dati sul mercato creditizio scontano alcune problematiche che fanno sì che i dati relativi a situazioni territoriali e periodi identici possano differire non in modo particolarmente sensibile a seconda del momento in cui questi vengono diffusi. La motivazione principale di queste differenze risiede nella notevole mobilità degli sportelli bancari sul territorio. Tali spostamenti non vengono colti in modo immediato dalle statistiche, nel senso che se ad esempio uno sportello bancario cambia provincia, il dato relativo ai depositi piuttosto che quello delle sofferenze vengono riattribuiti alla nuova provincia in un momento successivo allo spostamento dello sportello con un chiaro disallineamento delle informazioni a seconda del momento in cui vengono prese in considerazione. Un altro fenomeno (peraltro meno frequente) è quello che si verifica quando in seguito a processi di 112 trasferimento di sportelli, ma anche di fusione tra istituti di credito, il dato dei depositi o delle sofferenze viene duplicato, ovvero viene attribuito o a due province o a due istituti di credito. Generalmente queste informazioni si possono considerare totalmente definitive dopo circa due o tre anni di distanza. SEZIONE 11: L’INFLAZIONE L'inflazione è un processo di aumento del livello generale dei prezzi dell'insieme dei beni e servizi destinati al consumo delle famiglie. Generalmente, si misura attraverso la costruzione di un indice dei prezzi al consumo. I numeri indici dei prezzi al consumo misurano le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di prodotti (paniere) rappresentativo di tutti i beni e i servizi destinati al consumo finale delle famiglie, acquistabili sul mercato attraverso transazioni monetarie (sono escluse, quindi, le transazioni a titolo gratuito, gli autoconsumi, i fitti figurativi, ecc.). Gli indici dei prezzi al consumo sono calcolati utilizzando l’indice a catena del tipo Laspeyres in cui sia il paniere sia il sistema dei pesi vengono aggiornati annualmente. La caratteristica peculiare dell’indice a catena consiste nel possedere una base che si rinnova nel tempo, ad intervalli regolari e relativamente brevi, in modo da permettere di tenere conto dell’evoluzione della struttura dei consumi, ai fini della stima dell’inflazione. In particolare, per quanto riguarda gli indici dei prezzi al consumo prodotti dall’ISTAT, a dicembre di ogni anno, nel corso delle attività di ribasamento, vengono aggiornati sia il paniere di prodotti sia la struttura di ponderazione che costituiscono la base per il calcolo degli indici dell’anno successivo. In accordo alla metodologia degli indici concatenati la costruzione dell’indice dei prezzi avviene in due fasi successive: nella prima fase, vengono elaborati l’indice aggregato e gli indici delle altre aggregazioni (divisioni, gruppi, classi, sottoclassi e segmenti di consumo) come media ponderata degli indici dei prodotti inclusi nel paniere, espressi nella loro base di calcolo (il dicembre dell’anno precedente a quello corrente). Nella seconda fase, gli indici in base di calcolo, ai diversi livelli di aggregazione, vengono raccordati alla base di riferimento mediante l’operazione di concatenamento. L’operazione di riporto alla base di riferimento consente quindi di disporre in sequenza le serie degli indici in base di calcolo dell’anno corrente con quelle relative agli anni precedenti. In particolare, l’ISTAT produce tre diversi indici dei prezzi al consumo: 1) l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC); 2) l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI); 3) l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Unione Europea (IPCA). I tre indici hanno finalità differenti: - il NIC è utilizzato come misura dell’inflazione a livello dell’intero sistema economico, in altre parole considera l’Italia come se fosse un’unica grande famiglia di consumatori, all’interno della quale le abitudini di spesa sono ovviamente molto differenziate; - il FOI si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (operaio o impiegato). E’ l’indice usato per adeguare periodicamente i valori monetari, ad esempio gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato; - l’IPCA è stato sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. Infatti, viene assunto come indicatore per verificare la convergenza delle economie dei paesi membri dell’Unione Europea. Tale indice viene calcolato e pubblicato dall’ISTAT e inviato all’Eurostat mensilmente secondo un calendario prefissato. L’Eurostat, a sua volta, diffonde gli indici armonizzati dei singoli paesi dell’UE ed elabora e diffonde l’indice sintetico europeo, calcolato sulla base dei primi. Il NIC e il FOI vengono calcolati anche nella versione che esclude il consumo dei tabacchi. I tre indici hanno in comune, oltre che la metodologia di calcolo e la classificazione del paniere, anche la raccolta dei dati sui singoli prezzi. La classificazione adottata per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo è la COICOP (Classification of Individual Consumption by Purpose). A partire da gennaio 2011 gli indici dei prezzi al consumo vengono calcolati secondo un nuovo e più articolato schema di classificazione della spesa per consumi che recepisce, con alcuni adattamenti, la proposta di revisione della classificazione COICOP definita a livello europeo. 113 Il primo livello della classificazione dei prodotti considera 12 divisioni (ex capitoli) di spesa; il secondo è costituito da 43 gruppi (ex categorie) di prodotto e il terzo è formato da 102 classi (ex gruppi) di prodotto. Nella classificazione nazionale le 102 classi di prodotto si suddividono, poi, in 230 sottoclassi di prodotto e queste in 319 segmenti di consumo e rappresentano il massimo livello di dettaglio della classificazione per classi di consumo omogeneo. L’impossibilità di misurare le variazioni dei prezzi di tutti i singoli prodotti consumati dalle famiglie rende necessario selezionare un campione di specifici beni e servizi che prendono il nome di “posizioni rappresentative”: queste ultime permettono una stima affidabile della dinamica dei prezzi del più ampio segmento di consumo. Ad esempio, per misurare la dinamica dei prezzi del segmento di consumo Piccoli accessori elettrici vengono seguiti i prezzi delle posizioni rappresentative Presa corrente, Pila elettrica, Lampadina a risparmio energetico, Multipresa, prodotti largamente rappresentativi delle spese delle famiglie per l’acquisto di piccoli accessori elettrici per la casa. Le “posizioni rappresentative” sono selezionate sulla base di una pluralità di fonti e tra le tipologie maggiormente consumate; inoltre devono poter essere agevolmente rilevate sul territorio. La loro individuazione, all’interno dei 319 segmenti di consumo, si basa sul criterio di “prevalenza”, ovvero vengono selezionati i prodotti cui corrispondono le maggiori quote di consumo. La scelta tiene anche conto del criterio del “peso medio”, secondo il quale maggiore è il peso di un segmento di consumo sul totale dei consumi delle famiglie, maggiore deve essere il numero di posizioni rappresentative che contribuiscono a misurare l’evoluzione dei prezzi. Questo principio non vige in modo automatico in quanto va integrato da valutazioni specifiche riguardanti le caratteristiche dei prodotti inclusi in ciascun segmento. Nel 2011 le posizioni rappresentative erano 591. Di queste, alcune sono di natura composita, cioè formate da più prodotti; 534 sono le posizioni rappresentative i cui prezzi vengono rilevati mensilmente e 57 quelle per le quali, in considerazione dell’elevata variabilità di prezzo, la rilevazione viene effettuata due volte al mese (ortaggi e frutta freschi, prodotti ittici freschi, carburanti da autotrazione e da riscaldamento, servizi di trasporto aereo, periodici e servizi di navigazione marittima). Nella tavola viene messo a disposizione l’indice NIC per le 12 categorie al lordo e al netto dei tabacchi per i comuni capoluogo dato dalla media aritmetica dei singoli indici mensili e diffuso per tutti quei comuni nei quali è stato prodotto l’indice per tutti i mesi del 2011. SEZIONE 13: LA DEMOGRAFIA DELLA POPOLAZIONE LA CONSISTENZA DELLA POPOLAZIONE La base per le stime di popolazione è fornita dai dati che ciascuna Anagrafe comunale trasmette annualmente all'ISTAT per permettere la realizzazione della Rilevazione della popolazione residente comunale per sesso, anno di nascita e stato civile al 31 dicembre (mod. ISTAT/Posas), avviata la prima volta nel 1992. Il modello di rilevazione viene compilato sulla base del conteggio delle schede individuali di residenza, conservate nell’anagrafe del Comune alla data del 31 dicembre. Si tratta, dunque, d’informazioni provenienti da registri di natura prettamente amministrativa che, prima di poter essere rilasciate, richiedono alcune necessarie verifiche metodologiche. Nel ricordare la rilevanza, amministrativa e statistica, dei registri di popolazione, va pure ricordato che essi non sempre rispecchiano perfettamente la situazione reale della distribuzione territoriale della popolazione. Per diversi motivi, la distanza tra fonte amministrativa e dato statistico è, infatti, significativamente rilevabile in alcune situazioni, ma questo comunque non impedisce che nella maggioranza dei casi la distorsione del dato amministrativo possa essere ricondotta entro termini statisticamente accettabili, e in ogni caso gestibili ai fini della produzione di stime attendibili. Questa riflessione di carattere generale porta a ricordare che, nel caso specifico della rilevazione Posas, le procedure di controllo e correzione sono tali che, fra i dati inviati dai Comuni e quelli validati e rilasciati dall’ISTAT il passaggio non è automatico. In altre parole, i dati statistici qui pubblicati non corrispondono (sempre) alla meccanica sommatoria di dati amministrativi. Al contrario, le stime su scala comunale vengono compiute sulla base di criteri di valutazione statistici, d’affidabilità e coerenza complessiva, del dato aggregato puramente amministrativo fornito dalle Anagrafi. In particolare, le stime pubblicate coincidono con le cifre fornite dai Comuni stessi – e pubblicate annualmente dall'ISTAT in 114 Popolazione e movimento anagrafico dei comuni - per quanto riguarda i totali di popolazione, ma non necessariamente per quanto concerne la struttura per età e stato civile. Per le ragioni sopra indicate, consultando le tavole del presente volume e confrontandone i dati con quelli riportati in annuari prodotti da parte di alcuni Uffici di statistica degli Enti locali potrebbe accadere di riscontrare talune differenze. Le tabelle riportano la distribuzione della popolazione per sesso ed età al 31 dicembre 2010, l’analogo dato con riferimento esclusivamente alla popolazione avente una cittadinanza straniera e la serie storica dal 2002 al 2010 dell’andamento della popolazione suddivisa fra la componente naturale e quella migratoria. Più in particolare: 1) i tassi di crescita naturale si ottengono come differenza tra il tasso di natalità ed il tasso di mortalità ove il tasso di natalità è dato dal rapporto tra il numero dei nati vivi dell'anno e l'ammontare della popolazione residente a inizio periodo, moltiplicato per 1.000 mentre il tasso di mortalità è dato dal rapporto tra il numero dei decessi nell'anno e l'ammontare medio della popolazione residente sempre a inizio periodo, moltiplicato per 1.000. 2) il tasso migratorio totale è dato dal rapporto tra il saldo migratorio dell'anno e l'ammontare medio della popolazione residente, moltiplicato per 1.000, ove per saldo migratorio si intende la differenza fra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche 3) il tasso di crescita totale è dato dalla differenza fra le quantità 1) e 2) GLI INDICI DEMOGRAFICI Qui di seguito vengono riportate le definizione dei sei indici demografici utilizzati nelle tavole per il complesso della popolazione e per la sola componente straniera. Indice di vecchiaia: si definisce come il rapporto di composizione tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni); valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai giovanissimi;. Indice di dipendenza strutturale: è il rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e la popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100; Indice di dipendenza strutturale dei giovani: è il rapporto tra la popolazione di età 0-14 anni e la popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100; Indice di dipendenza strutturale degli anziani: è il rapporto tra la popolazione di età 65 anni e più e la popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100; Indice di ricambio: è definito dal rapporto tra coloro che stanno per “uscire” dalla popolazione potenzialmente lavorativa (età 60-64 anni) e il numero di quelli potenzialmente in ingresso sul mercato del lavoro (15-19 anni), moltiplicato per 100; Indice di struttura: è definito dal rapporto fra la popolazione di età 40-64 anni e il numero di coloro che si trovano in età 15-39 anni, moltiplicato per 100. Speranza di vita alla nascita: rappresenta il numero medio di anni che un individuo può aspettarsi di vivere alla nascita. LE PREVISIONE DEMOGRAFICHE Le previsioni demografiche dell’ISTAT sono predisposte in ragione di standard metodologici riconosciuti in campo internazionale. In particolare, si ricorre al cosiddetto modello per componenti (cohort component model), secondo il quale la popolazione, tenuto conto del naturale processo di avanzamento dell’età, si modifica da un anno al successivo sulla base del saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) e del saldo migratorio (differenza tra movimenti migratori in entrata e in uscita). Le previsioni sono aggiornate periodicamente rivedendo e/o riformulando le ipotesi evolutive sottostanti la fecondità, la sopravvivenza e la migratorietà. Le nuove previsioni demografiche, che rimpiazzano le precedenti previsioni in base 2007 rilasciate nel giugno 2008, vanno dal 1° gennaio 2011 al 1° gennaio 2065. Esse sono finalizzate al disegno dell’evoluzione demografica futura del Paese nel breve, medio e lungo termine. I dati di lungo termine vanno peraltro trattati con estrema cautela. Le previsioni demografiche divengono, infatti, tanto più incerte quanto più ci si allontana dalla base di partenza, in particolar modo nelle piccole realtà geografiche. Le previsioni sono articolate secondo tre distinti scenari. Con il primo di essi, lo scenario centrale (quello diffuso nelle tavole), viene fornito un set di stime puntuali ritenute “verosimili” che, costruite in base alle recenti tendenze demografiche, rappresentano quelle di maggiore interesse per gli utilizzatori. Accanto allo scenario considerato più “probabile” sono stati costruiti due scenari alternativi che hanno il ruolo di 115 disegnare il campo dell’incertezza futura. Tali due scenari, denominati rispettivamente basso e alto, sono impostati definendo una diversa evoluzione per ciascuna componente demografica rispetto allo scenario centrale. Le due varianti tracciano idealmente un percorso alternativo, dove ciascuna componente apporterà maggiore (scenario alto) o minore (scenario basso) consistenza alla popolazione. Per lo scenario alto ciò significa fecondità, sopravvivenza e flussi migratori (interni e con l’estero) più sostenuti, mentre vale esattamente l’opposto nello scenario basso. Entrambi sono da intendersi esclusivamente come alternative plausibili: nessuno dei due, infatti, può vedersi attribuito il significato di limite potenziale (superiore o inferiore) allo sviluppo della popolazione. La popolazione base delle previsioni è quella rilevata dalla fonte Popolazione residente comunale per sesso, anno di nascita e stato civile (Posas) al 1° gennaio 2011. SEZIONE 14: IL MERCATO IMMOBILIARE Le informazioni presentate nelle tabelle provengono dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI) gestito come sancito dal Decreto legislativo del 30 luglio 1999, n. 300 dall’Agenzia del Territorio. L’Osservatorio ha il duplice obiettivo di concorrere alla trasparenza del mercato immobiliare e di fornire elementi informativi alle attività dell’Agenzia del Territorio nel campo dei processi estimali. Ciò avviene, da un lato, mediante la gestione di una banca dati delle quotazioni immobiliari, che fornisce una rilevazione indipendente, sull’intero territorio nazionale, delle quotazioni dei valori immobiliari e delle locazioni, dall’altro, valorizzando a fini statistici e di conoscenza del mercato immobiliare le banche dati disponibili nell’amministrazione e, più in generale, assicurando la realizzazione di analisi e studi. La rilevazione è differenziata in due modalità operative in dipendenza della vivacità del mercato immobiliare: • rilevazione diretta mediante schede standardizzate nel caso in cui la quantità di compravendite verificatesi nel semestre consenta l’acquisizione di un campione numericamente elaborabile; • rilevazione indiretta mediante metodologie di comparazione e valutazione proprie dell’estimo e sulla base dell’expertise degli uffici che operano in capo tecnico estimale, nel caso in cui il mercato risulti non sufficiente alla costituzione di un campione significativo. Le fasi di rilevazione del campione sono: 1^ fase: Pianificazione della rilevazione Il processo di rilevazione diretta si avvia pianificando per ciascun anno l’ammontare di osservazioni da raccogliere; l’oggetto dell’indagine campionaria è l’universo delle compravendite di unità immobiliari prevalentemente a destinazione residenziale che si realizzano in un semestre. L’analisi dell’universo delle compravendite è effettuato tramite opportune indagini sugli archivi delle Conservatorie dei Registri Immobiliari gestite dall’Agenzia del Territorio. In questa fase di pianificazione generale interessa in particolare rilevare la distribuzione sul territorio nazionale dei volumi delle compravendite. L’analisi della distribuzione territoriale dei volumi di scambio viene effettuata sulla base del parametro NTN (Numero di transazioni normalizzate, vale a dire sommando le effettive quote di proprietà compravendute, si veda più avanti per una descrizione più dettagliata di questo parametro) e di elaborazioni effettuate sui database delle Conservatorie. Tali elaborazioni restituiscono il numero delle compravendite avvenute nel semestre, differenziato per destinazione edilizia per livello provinciale e comunale. A livello provinciale sono individuate 4 classi di province sulla base della dimensione dei volumi di compravendita (NTN). Ad ognuna delle classi è stata attribuita una percentuale di numerosità del campione da rilevare affinché la rilevazione campionaria sia significativa. Questa classificazione permette di ottenere una corretta programmazione della rilevazione sull’intero territorio nazionale in funzione dell’effettivo numero di compravendite avvenuto. A livello comunale, sulla base della dimensione dei volumi di compravendita (NTN), sono selezionati quei comuni su cui è possibile ottenere un campione elaborabile. La selezione è effettuata tenendo conto di 116 due limiti di soglia: la quantità di campione effettivamente catturabile, la minima quantità di compravendita necessaria alla costituzione di un campione sufficiente per l’elaborazione. La quantità di campione effettivamente catturabile è stimata pari al 20% circa e dipende da più fattori tra cui la disponibilità delle fonti, la disponibilità di risorse, ecc.; la minima quantità di campione necessaria per l’elaborazione dipende dalla metodologia di statistica adottata dall’Osservatorio ed pari ad almeno 5 rilevazioni al semestre (10 schede in un anno). Al di sotto di tale minimo si ritiene che il risultato dell’elaborazione, espresso con un intervallo di valori medi min-max, abbia uno scarso grado di attendibilità. Stante i limiti di soglia sopra descritti, si riesce ad indagare con metodologia di Rilevazione Diretta circa 1.200 grandi comuni, in cui si realizza il 65% del mercato nazionale di unità immobiliari residenziali; per i comuni aventi un numero di compravendite al di sotto di tale soglia si procede alla attribuzione di valore attraverso la Metodologia Indiretta. Sulla base della programmazione generale degli obiettivi di rilevazione di cui sopra l’Ufficio Provinciale ne effettua la pianificazione di dettaglio tramite apposito Piano Operativo di Rilevazione. Il piano articola per i comuni interessati la programmazione della rilevazione attraverso l’individuazione delle zone OMI nelle quali raccogliere le informazioni e delle tipologie edilizie a cui riferire l’indagine puntuale. L’ufficio attua la programmazione di dettaglio avvalendosi della conoscenza del mercato immobiliare locale, per zona e per tipologia e tenendo conto delle proprie disponibilità di risorse (umane, economiche, strumentali). 2^ fase: Rilevazione tramite schede e costituzione del campione. La rilevazione mediante schede standardizzate è effettuata dal personale dell’ufficio periferico anche avvalendosi dell’ausilio delle componenti professionali che operano nel settore e con le quali sono stati sottoscritti appositi protocolli di collaborazione. Al termine di tale rilevazione è costituito un campione su base cartacea di schede di rilevazione per unità immobiliare. 3^ fase: Costituzione del database informatico delle schede. L’Agenzia è dotata di procedure informatizzate che permettono non solo l’acquisizione del campione su database informatici, ma la pre-elaborazione dello stesso al fine di scartare quelle schede che risultano incomplete od anomale rispetto allo stato ordinario dei valori di compravendita. Al termine di tale fase è costituito l’archivio informatizzato delle schede di rilevazione, su cui è possibile effettuare le successive elaborazioni statistiche Le schede di rilevazione Il nuovo ruolo assegnato all’Osservatorio, la sua apertura all’esterno e l’incremento della domanda di trasparenza del mercato immobiliare, hanno condotto a delineare un sistema standardizzato di rilevazione, mediante la predisposizione di apposite schede contenenti informazioni anche di dettaglio. Ciò ha richiesto l’impianto di una nuova architettura del sistema informativo e delle correlate procedure informatiche. La rilevazione con schede (per la destinazione residenziale e dal 2005 anche per le tipologie edilizie non residenziali – Uffici, Negozi, Capannoni) è effettuata nei comuni e nelle zone in cui vi è presenza di dinamica di mercato. Il numero di schede da rilevare deve essere distribuito, avvalendosi della conoscenza del mercato immobiliare locale, per zona e per tipologia. Per giungere alle quotazioni si parte dalla rilevazione diretta, effettuata con opportune schede, nei comuni e nelle zone in cui si registra dinamica di mercato. Le schede sono suddivise in varie parti e riguardano: la tipologia dell’immobile o dell’unità immobiliare le fonte della rilevazione la identificazione dell’immobile rilevato la destinazione prevalente di zona le caratteristiche estrinseche del fabbricato in cui è ubicata l’unità immobiliare le caratteristiche intrinseche del fabbricato le caratteristiche intrinseche dell’unità immobiliare la consistenza dell’unità immobiliare la consistenza delle pertinenze la consistenza totale dell’unità immobiliare e delle pertinenze (ragguagliate) il prezzo / valore 117 Al 2°semestre 2006 sono state rilevate circa 195.000 schede per più di 1.000 comuni per la destinazione residenziale. Nel 2° semestre 2006 sono state rilevate circa 38.400 schede in 1.232 comuni (di cui circa 3.500 riferite a tipologie non residenziali). Le fonti di rilevazione Le fonti di rilevazione per le indagini sono: le agenzie immobiliari, stime interne dell’Agenzia, aste, atti di compravendita se indicanti valore significativamente diversi dal valore catastale, offerte pubblicate, ecc.. I valori rilevati sono riferiti al metro quadrato di superficie commerciale (lorda) ovvero di superficie utile (netta), rispettivamente per il mercato delle compravendite e delle locazioni. Al fine di valorizzare e rendere trasparente l’apporto delle agenzie immobiliari, sono stati siglati specifici rapporti di collaborazione con le principali associazioni di categoria (FIAIP e FIMAA). Il processo di elaborazione La dimensione del numero di osservazione minimo per zona (cinque) è possibile in quanto si è scelto di operare con un procedimento di elaborazione statistica basato sulla stima dell’intervallo di confidenza della funzione t di Student. E’ stata prodotta una specifica funzione di elaborazione che, sulla base dei dati delle schede di rilevazione, fornisce l’intervallo entro cui più probabilmente si colloca il valor medio dell’universo di riferimento. Ovviamente l’ampiezza dell’intervallo, e dunque la sua significatività, dipendono in particolare dal grado di eterogeneità dell’universo di riferimento e dalla numerosità del campione. Il processo di elaborazione statistica è dunque costituito dalle seguenti attività: rilevazione dei dati e definizione del campione elaborabile definizione delle aliquote di abbattimento delle offerte elaborazione automatica elaborazione su campionatura analisi dei risultati (strumenti di analisi del campione) L’intervallo di confidenza elaborato rappresenta comunque uno stato informativo che l’apposita Commissione validazione può assumere o modificare per definire l’intervallo delle quotazioni, in funzione di eventuali ulteriori informazioni, nonché del parere espresso dal Comitato consultivo misto. Per i comuni che non sono oggetto della rilevazione diretta, la determinazione delle quotazioni è basata sui criteri di comparazione nel tempo e nello spazio, sulle informazioni ottenute dalla rete delle fonti sopra indicata, su ogni altra informazione ritenuta utile. Si tratta di una rilevazione indiretta e /o comparativa basata sulla expertise dei tecnici degli Uffici Provinciali del Territorio. Nelle tavole che vengono diffuse vengono fornite informazioni sui volumi di vendita misurati tramite i seguenti indici: NTN = numero di transazioni di unità immobiliari normalizzate. Le compravendite dei diritti di proprietà sono "contate" relativamente a ciascuna unità immobiliare tenendo conto della quota di proprietà oggetto di transazione; ciò significa che se di una unità immobiliare é compravenduta una frazione di quota di proprietà, per esempio il 50%, essa non è contata come una transazione, ma come 0,5 transazioni. IMI = indicatore di Intensità del Mercato Immobiliare = rapporto NTN/(stock di unità immobiliari per determinate classificazioni di immobili). SEZIONE 15: IL MERCATO DEL LAVORO Le informazioni riportate nella tavole di questa sezione fanno riferimento a due grandi categorie di interesse: • • le risultanze dell’indagine delle forze di lavoro ISTAT; l’Osservatorio sulla Cassa Integrazione Guadagni dell’INPS INDAGINE SULLE FORZE DI LAVORO DELL’ISTAT 118 La rilevazione campionaria continua sulle forze di lavoro ha come obiettivo primario la stima dei principali aggregati dell’offerta di lavoro. La rilevazione è denominata continua in quanto le informazioni sono rilevate con riferimento a tutte le settimane dell’anno, tenuto conto di un’opportuna distribuzione nelle tredici settimane di ciascun trimestre del campione complessivo. La rilevazione è progettata per garantire stime trimestrali a livello regionale e stime provinciali in media d’anno. Le stime trimestrali rappresentano lo stato del mercato del lavoro nell’intero trimestre. Il campione utilizzato è a due stadi, rispettivamente comuni e famiglie, con stratificazione delle unità di primo stadio. Per ciascun trimestre vengono intervistati circa 175 mila individui residenti in 1.246 comuni di tutte le province del territorio nazionale. Tutti i comuni capoluogo di provincia o con popolazione superiore ad una soglia per ciascuna provincia, detti autorappresentativi, sono presenti nel campione in modo permanente. I comuni la cui popolazione è al di sotto delle soglie, detti non autorappresentativi, sono raggruppati in strati. Essi entrano nel campione attraverso un meccanismo di selezione casuale che prevede l’estrazione di un comune non autorappresentativo da ciascuno strato. Per ciascun comune viene estratto dalla lista anagrafica un campione casuale semplice di famiglie. La popolazione di riferimento è costituita da tutti i componenti delle famiglie residenti in Italia, anche se temporaneamente all’estero. Sono escluse le famiglie che vivono abitualmente all’estero e i membri permanenti delle convivenze (istituti religiosi, caserme, ecc.). La popolazione residente comprende le persone, di cittadinanza italiana e straniera, che risultano iscritte alle Anagrafi comunali. L’unità di rilevazione è la famiglia di fatto, definita come insieme di persone coabitanti, legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi. L’intervista alla famiglia viene effettuata utilizzando una rete di rilevazione controllata direttamente dall’ISTAT mediante tecniche Capi (Computer assisted personal interview) e Cati (Computer assisted telephone interview). In generale le informazioni vengono raccolte con riferimento alla settimana che precede l’intervista. Ogni famiglia viene intervistata per due trimestri consecutivi; segue un’interruzione per i due successivi trimestri, dopodiché essa viene nuovamente intervistata per altri due trimestri. Complessivamente, rimane nel campione per un periodo di 15 mesi. Taluni quesiti della rilevazione, a motivo della difficoltà nella risposta da fornire o della sensibilità dell’argomento trattato, prevedono la facoltà di non rispondere. I dati rilevati dall’indagine, elaborati all’unità, vengono arrotondati alle migliaia nei valori e nelle variazioni assolute. Nelle variazioni e nelle incidenze percentuali nonché nelle differenze di punti percentuali l’arrotondamento è al primo decimale. A motivo dell’innalzamento dell’età dell’obbligo scolastico (Legge 296/2006), intervenuto a partire dagli ultimi mesi del 2007, dal primo trimestre 2008 i dati sugli individui con 15 anni di età non contengono né occupati né disoccupati. Alcune definizioni: Forze di lavoro: comprendono le persone occupate e quelle disoccupate. Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento: − hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura; − hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente; − sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi. Persone in cerca di occupazione: comprendono le persone non occupate tra 15 e 74 anni che: − hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nei trenta giorni che precedono l’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive all’intervista; − oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla data dell’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive all’intervista, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro. Inattivi: comprendono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione. Tasso di attività: rapporto tra le persone appartenenti alle forze di lavoro e la popolazione di età superiore a 15 anni compiuti. Tasso di occupazione: rapporto tra gli occupati e la popolazione di età 15-64 anni. Tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoro. LA CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI 119 L’Osservatorio dell’INPS riporta il numero di ore autorizzate ogni mese di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) e si compone di quattro sezioni: 1) 2) 3) 4) Dettaglio mensile; Serie storiche mensili; Serie storiche cumulate mensili; Serie storiche annuali. Le sezioni 1) e 2) contengono entrambe i dati mensili, ma, mentre 1) è relativa alle statistiche dell’ultimo mese disponibile, 2) ha come impostazione tutti i mesi dell’anno dal 2005 fino all’ultimo mese disponibile dell’anno corrente. Nella sezione 3) si trovano le serie storiche dei periodi cumulati definiti all’ultimo mese di aggiornamento. La sezione 4) contiene le serie storiche annuali dall’anno 2005 fino all’ultimo anno completo. In ogni sezione è possibile scegliere i dati relativi alla Cassa Integrazione Guadagni ordinaria, alla straordinaria ed a quella in deroga secondo due diversi tipi di classificazione: a) codice statistico contributivo INPS; b) codice ATECO 2002. Il codice statistico contributivo è un codice numerico formato da cinque caratteri che viene rilasciato all'azienda dall'INPS al momento della sua iscrizione secondo le caratteristiche contributive proprie dell'attività dichiarata. Il ramo, rappresentato dalla prima cifra del codice - che può assumere valori da 1 a 7 indica l'insieme delle attività che vengono espletate nei settori di lavoro: industria, enti pubblici, amministrazioni statali, artigianato, agricoltura, credito e assicurazioni, commercio. La classe, rappresentata dalla seconda e dalla terza cifra del codice, indica dei raggruppamenti di attività della stessa natura in cui è possibile suddividere il ramo. La categoria, rappresentata dalla quarta e dalla quinta cifra del codice, indica la singola attività esplicata generalmente da aziende dello stesso tipo (es. industria meccanica: carpenteria metallica). Nella banca dati la classificazione delle ore autorizzate secondo il codice statistico contributivo è rappresentata da una variabile gerarchica che comprende ramo e classe; quest'ultima rappresenta il livello massimo di disaggregazione. E' opportuno precisare che: - nella banca dati l'edilizia viene trattata come ramo, anche se non è propriamente un ramo come sopra definito, poiché ha una gestione speciale che va distinta dall'industria e dall'artigianato; - alcuni rami, come agricoltura, enti pubblici, amministrazioni statali, credito e assicurazioni, sono stati raggruppati in "rami vari", data l'esiguità del numero di ore autorizzate che li caratterizza; - per lo stesso motivo alcune classi, come quelle relative alla pesca (codici 119, 120, 121), sono state raggruppate nella classe "varie" già rappresentata dal codice 116; - analogamente anche alcune classi del commercio, rappresentate dai codici 703, 706 e 707, sono state raggruppate nella voce "attività varie". Il codice ATECO 2002 è una classificazione delle attività economiche predisposta dall'Istituto nazionale di statistica, adottata nelle rilevazioni statistiche al fine di soddisfare l'esigenza di una comune nomenclatura per la classificazione delle unità di produzione di beni e servizi. Tale classificazione presenta le varie attività economiche raggruppate, dal generale al particolare, in sezioni, sottosezioni, divisioni, gruppi, classi e categorie. In questo tipo di classificazione tutte le unità produttive che esercitano lo stesso genere di attività economica sono classificate in un'unica categoria, senza distinzione alcuna riguardo alla loro forma giuridica e alla forma di conduzione dell'impresa. Nella banca dati delle ore autorizzate CIG la classificazione ATECO 2002 è rappresentata da un variabile gerarchica che comprende sezioni e divisioni; quest'ultima rappresenta il livello massimo di disaggregazione. Le sezioni sono 17 e vengono di seguito elencate: - Agricoltura,caccia e silvicoltura; - Pesca, pescicoltura e servizi connessi; - Estrazione di minerali; - Attività manifatturiere; - Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua; - Costruzioni; - Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa; - Alberghi e ristoranti; 120 - Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni; - Attività finanziarie; - Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca e servizi alle imprese; - Amministrazione Pubblica; - Istruzione; - Sanità e assistenza sociale; - Altri servizi pubblici sociali e personali; - Attività svolte da famiglie e convivenze; - Organizzazioni ed organismi extraterritoriali. Nella banca dati è presente un documento che contiene, per le ore autorizzate nell'ultimo anno (2011), le tabelle di raccordo tra tutte le classi del codice statistico contributivo e tutte le divisioni del codice ATECO 2002, distinte per tipologia di CIG. Nello stesso documento sono presenti anche le legende dei codici statistici contributivi e ATECO 2002. La Cassa Integrazione è stata istituita con Decreto Legislativo n. 788/1945 ed è una prestazione economica erogata dall’INPS con la funzione di sostituire od integrare la retribuzione dei lavoratori sospesi o lavoranti ad orario ridotto in concomitanza di eventi espressamente previsti dalla legge. L’intervento ordinario è attualmente disciplinato dalle Leggi n.164/1945 e n.223/1992 ed opera in presenza di sospensioni o riduzioni temporanee e contingenti dell’attività d’impresa che conseguono a situazioni aziendali, determinate da eventi transitori non imputabili all’imprenditore o ai lavoratori, ovvero da crisi temporanee di mercato. L’intervento straordinario, disciplinato dalla Legge n.464/1972, opera a favore di imprese industriali e commerciali in caso di ristrutturazione riorganizzazione e conversione aziendale, ovvero nei casi di crisi aziendale e di procedure concorsuali. L'intervento in deroga è destinato ai lavoratori di imprese escluse dalla CIG straordinaria, quindi aziende artigiane e industriali con meno di 15 dipendenti o industriali con oltre 15 dipendenti che non possono fruire dei trattamenti straordinari. La CIG in deroga alla vigente normativa è concessa nei casi in cui alcuni settori (tessile, abbigliamento, calzaturiero, orafo, ecc.) versino in grave crisi occupazionale: tale strumento della permette quindi, senza modificare la normativa che regola la CIGS, di concedere i trattamenti straordinari anche a tipologie di aziende e lavoratori che ne sono esclusi. L’unità statistica è rappresentata dall’ora di integrazione salariale autorizzata nel mese all’azienda che ne fa richiesta. L’Osservatorio prevede un’elaborazione sui dati contenuti nell’archivio che vengono poi pubblicati sul sito dell’INPS, dove è possibile una navigazione multidimensionale, nel senso che si possono costruire tavole statistiche personalizzate, scegliendo da un insieme di variabili di classificazione quelle d’interesse. La fonte dei dati è rappresentata dagli archivi amministrativi INPS che gestiscono la Cassa Integrazione. Gli archivi sono alimentati: per quanto riguarda la Cassa Integrazione ordinaria industria ed edilizia dalle delibere di autorizzazione della Commissione Provinciale del Lavoro, per la Cassa Integrazione straordinaria dai decreti emessi dagli Uffici Regionali del Lavoro. In virtù di quanto detto è opportuno precisare che le ore autorizzate ogni mese non sono di competenza del mese stesso ma possono riferirsi sia a periodi precedenti il mese di autorizzazione (la maggior parte) sia a periodi successivi. Il periodo preso in considerazione dall’Osservatorio comprende la serie storica mensile degli ultimi cinque anni. L’Osservatorio viene integrato con cadenza mensile con i dati relativi al mese precedente. SEZIONE 16: ISTRUZIONE E FORMAZIONE La tavola 16.11 è ottenuta partendo dai dati elementari dell’Indagine delle forze di lavoro mentre la 16.2 e la 16.3 provengono dall’Indagine sull'Istruzione Universitaria che il MIUR realizza fin dal 1999 quando subentrò all'ISTAT. Scopo di questa indagine è di fornire elementi a supporto delle attività nazionali ed internazionali di monitoraggio e di valutazione del sistema universitario. L'indagine nel corso degli anni è stata in parte modificata, al fine di ampliarne i contenuti informativi, sia introducendo nuove variabili di interesse sia aumentandone il dettaglio cambiando le unità di rilevazione. I dati rilevati sono relativi agli studenti iscritti, immatricolati, laureati/diplomati, agli esami sostenuti e alla formazione post-laurea. L'Indagine è articolata in tre distinte fasi: • la prima rileva i laureati, i diplomati e gli esami sostenuti per anno solare; 121 • • la seconda rileva gli iscritti e gli immatricolati per anno accademico; la terza ed ultima parte rileva gli studenti che frequentano i corsi post-laurea. Rientrano nel campo d'indagine tutte le Università, i Politecnici e gli Istituti universitari statali e non statali legalmente riconosciuti facenti parte del Sistema Universitario Nazionale. Dalle informazioni raccolte è possibile indagare su due aspetti principali riguardanti gli studenti: • • la ricostruzione dei percorsi formativi, sia pre-universitari (anno scolastico di conseguimento del diploma di scuola superiore, tipo di maturità, voto di maturità), che accademici (anno di prima immatricolazione, numero di esami sostenuti, cambi di corso, ecc.); le caratteristiche socio-anagrafiche quali il sesso, l'età, la residenza e la cittadinanza. L'acquisizione dei dati avviene tramite l'utilizzo di un sistema informatizzato di raccolta e trasmissione, disponibile sul sito del Ministero. Una volta completato l'inserimento dei dati, gli stessi vengono spediti per posta elettronica. Dopo i dovuti controlli qualitativi, viene richiesta una copia cartacea firmata dal Rettore, valida come certificazione delle informazioni fornite. SEZIONE 17: INFRASTRUTTURE: nessuna nota SEZIONE 18: I DISTRETTI INDUSTRIALI a tavola presentata mette in evidenza tutta una serie di informazioni relative ai 101 distretti del campione aderenti alla Federazione dei Distretti Italiani e quelli considerati nella nona Indagine annuale su «Le medie imprese industriali italiane» a cura di Unioncamere e Mediobanca. Le informazioni presenti sono: • il numero di imprese registrate al 31 dicembre 2010 presso i Registri delle Imprese delle Camere di Commercio aventi sede legale nei comuni facenti parte dei distretti e appartenenti ai gruppi della classificazione delle attività economiche ATECO 2007 di interesse dei distretti; • le esportazioni di fonte ISTAT relative all’anno 2010 dei gruppi della classificazione delle attività economiche ATECO 2007 di interesse dei distretti e riferite agli interi territori provinciali su cui si estendono i distretti; • il numero medio di addetti del 2009 risultanti dall’Archivio Statistico delle Imprese Attive delle imprese aventi sede legale nei comuni facenti parte dei distretti e appartenenti ai gruppi della classificazione delle attività economiche ATECO 2007 di interesse dei distretti; • il valore aggiunto del 2009 di fonte Unioncamere - Istituto Guglielmo Tagliacarne delle unità locali delle imprese aventi sede legale nei comuni facenti parte dei distretti e appartenenti ai gruppi della classificazione delle attività economiche ATECO 2007 di interesse dei distretti. 122