INDICE
Sicignano degli Alburni...........................pag. 2
Monti Alburni..........................................pag.12
Sagra della Castagna.............................pag.14
Castelluccio............................................pag.16
Galdo.....................................................pag.18
Scorzo....................................................pag.20
Terranova...............................................pag.22
Zuppino..................................................pag.24
Ricette...................................................pag.26
Foto: Luigi Abbamonte e Felice Scala
Impaginazione e Progetto Grafico:
Benedetto Gerbasio
Stampa: Vigepa.com
Fonti realizzazione dell’opuscolo:
“Sicignano, all’ombra del virgiliano Alburno”
Ringraziamenti: Antonio Scarpone
SICIGNANO
DEGLI ALBURNI
SICIGNANO DEGLI ALBURNI
SICIGNANO DEGLI ALBURNI
Varie sono le ipotesi formulate sul nome di Sicignano. Molti storici hanno
voluto dire la loro ma, il
nome ha avuto sicuramente origine latina: in
età augustea, nella zona,
viveva un ricco possidente terriero,un dominio,PRSICINIANUS (nome prediale), come risulta dalla
seconda colonna della TABULA VOLCEIANA del 323
d.c. (museo di BUCCINO)
risalente ad un momento
in cui il bene apparteneva
a questo nucleo familiare.
Affascinante, al riguardo, è
la leggenda con cui il poeta sicignanese,GIROLAMO
BRITTONIO, vissuto intorno al XVI secolo, ha voluto avvolgere di fantastica
suggestione l’origine del
paese natio. Nel suo libro
in versi “INNO AL SOLE”,
dice che Sicignano sarebbe di origine romana in
quanto fondata dal tribu-
no LUCIO SICINIO DENTATO, valoroso eroe, degno
di essere paragonato ad
Achille. Egli, dopo centoventi battaglie vinte, era
caduto vittima di un’imboscata tesagli dai suoi
nemici.
Ma torniamo alle fonti
storiche. Secondo Ebner,
Sicignano ha origini medioevali: nell’XI secolo fu
sede della curia di Guglielmo, conte di Principato. Altre ricerche storiche
(De Crescenzo- Carucci)
riconoscono la matrice
medievale , che il borgo,
così come si presenta,
convalida. Basta osservare attentamente il Castello
ed i rioni più antichi: San
Matteo, Rupa e Fontanelle, disposti a semicerchio
sotto di esso per riconoscere la tipica disposizione dei borghi medioevali.
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SICIGNANO DEGLI ALBURNI
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SICIGNANO DEGLI ALBURNI
CASTELLO GIUSSO
Il castello, di stampo
tre- quattrocentesco, a
pianta poligonale e, unico
esempio di architettura
normanno- sveva in provincia di Salerno , che
domina il paese dall’alto
di uno sperone roccioso,
fu sicuramente fatto costruire dai Principi Longobardi di Salerno. Dopo la
conquista del principato
da parte dei Normanni, fu affidato al conte
Asclettino, come attesta
il documento”Ascettinus
comes Siciniani”.
Alla fine del XII secolo signore di Sicignano è Giacomo Teodoro, valoroso
servitore dell’imperatore
Enrico VI, dal quale riceve
la concessione di usare
per arma un’aquila accompagnata da due stelle
in campo rosso è con bordature dentate in oro. Verso la metà del XIII secolo
la storia ci dà come proprietario del feudo Riccardo Marchiafava, il quale
partecipò alla congiura di
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SICIGNANO DEGLI ALBURNI
capaccio contro Federico
II. Nella seconda metà del
XII secolo Carlo I D’ Angio
non prima di averlo fatto
restaurare nomina signore
del luogo Giovanni Scilliati
o Stellati.
I secoli successivi, tra
alterne vicende, vedono
Sicignano governata dal
Cavaliere Provenzale Guglielmo Porcellotto e dal
conte Petraccone Caracciolo di Brienza, al quale
viene concesso da Alfono
d’Aragona. Alla metà del
XVII secolo passa ai signori Tocco, principi del
Montemiletto prima ed
alla famiglia Falletti poi.
La storia del castello si
conclude nel 1851, quando Luigi Giusso del fu Girolamo, per notar Martucci, acquista il 6 novembre
dal conte Piossasco della
Volvena (marito della marchesa Anna Falletti) tutti i
beni compresi nel territorio di Sicignano.
curiosita’
Intorno alla storia del Castello si
narra di due giovani innamorati
che vollero sposarsi. Tutto inizia e
finisce nella leggenda.
A quel tempo tutte le ragazze che
si sposavano dovevano trascorrere la prima notte con il signore
del posto (“IUS PRIMAE NOCTIS”).
Palianedda, come tutte le altre
ragazze, non poteva esimersi dal
volere del signore. Per non subire questo ricatto, si buttò da una
delle finestre laterali del Castello.
Questo suicidio d’ amore è rimasto per tanti secoli nella storia del
paese, infatti si narra che la sua
anima voli nei cieli di Sicignano.
Itinerario 1
SICIGNANO DEGLI ALBURNI
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SICIGNANO DEGLI ALBURNI
CONVENTO
Raggiungibile da Sicignano attraverso una strada
lastricata in pietra, un
tempo ricco di fascino e
splendore, oggi un rudere, il Convento fu costruito nella seconda metà
del secolo XVI. Una bella
ed espressiva immagine della Madonna, che
schiaccia il serpente, di
mediocre pennello, posta
sopra l’abside della navata maggiore, ha guardato
e protetto, per circa un secolo, i cittadini di Sicignano, che erano soliti recarsi
al Convento per la messa
mattutina. Un rito invece
erano le tredici giornate
vissute in onore di S. Antonio; tale periodo, dal primo al tredici giugno, detto
tredicina, vedeva tutti,
grandi e piccoli, correre a
recare omaggio con canti,
preghiere, fiori di giglio,
petali di papavero e fiori
di ginestra alla statua del
Santo, che oggi viene conservata nella chiesa di S.
Margherita di Sicignano. Il
convento fu soppresso in
ottemperanza al decreto
papale del 10 Dicembre 1652 che prevedeva
la chiusura dei conventi
piccoli d’Italia; l’annessa
chiesa fu trasformata in
asilo infantile.
curiosita’
Un‘ antica storia, che accompagna la sua origine, parla di una
disputa sorta tra gli abitanti dei
paesi di Galdo e Sicignano per la
scelta del luogo. La lite fu composta dalla volontà divina, che
fece posare lì il lungo raggio di
una strana stella. che sostò per
due notti consecutive su Buccino,
e dall’assenso terreno del vescovo di Capaccio, Emilio Varalli. La
scelta cadde sulla proprietà del
sacerdote Don Antonio ; Maffeo
di Sicignano, in località Grottapagnano. Inoltre si racconta che
pernottò per un breve periodo Padre Pio e San Gerardo Maiella.
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SICIGNANO DEGLI ALBURNI
SEMINARIO
Camillo Ferramiento arciprete di Sicignano morendo nel 1673 dispone
per testamento che i suoi
beni andassero alla chiesa di S. Michele Arcangelo ad eccezione dalla sua
abitazione da destinarsi
a convento femminile.
L’amministrazione
dei
beni fu affidata a Giovanni Galoppo e Domenico
Apice. Sulla fondazione
di detto monastero si aprì
una lunga vertenza che si
concluse nei primi decenni del’ 700 allorchè il Vescovo Raimondi ottenne
sia dal papa che dal re il
permesso di costruire non
più un convento femminile ma un seminario di studi umanistici e teologici
ritenendolo maggiormente utile alle sue esigenze
pastorali. Fu abitato fino
al 1866 anno della sua
soppressione. Affianco al
seminario è possibile ammirare una croce in pietra
del 1520. Il maestro che
la realizzò fu Antonio Giovanni Rotundo. Composta
da un plindo rettangolare, da una stele alla cui
sommità si trova Cristo
sulla croce. Sul plindo in
pietra sono scolpiti: sul
lato “sud” Monti Alburni
con sole nascente( stemma di Sicignano); Sul lato
“nord” un epigrafe dedicatoria di cui portiamo la
traduzione (“nell’anno del
signore 1520, i cittadini di
Scignano posero a Cristo
in trionfo a cui così (messo in croce) accorrete e
portate fede.”); sul lato
“est” protomi vegetali in
Basso rilievo.
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SICIGNANO DEGLI ALBURNI
PIAZZA UMBERTO I
LAVATOIO PUBBLICO
MONUMENTO DEI CADUTI
Ubicato alle spalle della
Basilica dei Serroni, risale
al XIX secolo. All’ interno
riscontriamo vasche in
pietra. Oggi non è più utilizzato e si trova in condizioni di vero degrado.
Sicignano incide i nomi
dei suoi figli EROICI caduti vittoriosamente per
la patria nella prima guerra mondiale 1915-1918
(statua di fante in bronzo
alta 2,60 dal peso di 8
quintali).
4 FONTANE
Fontana
monumentale
del XVI secolo in località
“Aria” ( Piazza Umberto I).
Il luogo più amato dai Sicignanesi dove si respira
un’aria genuina e alle sue
fonti si può bere un’ acqua
freschissima in qualsiasi
stagione.
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SICIGNANO DEGLI ALBURNI
ta da un arco a tutto sesto
sul transetto, si trova, ceNotevole importanza sto- mentata su pietra, nell’abrica riveste la chiesetta sidiola, una Madonna in
diroccata di S. Maria dei trono con bambino (fine
Serroni, documentata fin XV secolo), avente neldal XII secolo, come prio- la mano destra un glorato con lo stesso nome bo, simbolo di sovranità.
“alias de Acquavinta”,
come testimonia il manoscritto cartaceo, che si
trova nell’ Arca XII, n. 247
dell’ Abbazia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni.
Ubicata fuori dalle mura
del castrum Siciniani a
circa un tiro di arco (100150 metri) dalla porta
della Terra, aveva alle sue
dipendenze diversi casali,
ovvero appezzamenti di
terreno che costituivano
all’ epoca il territorio di
un feudo. Le attività più
rinomate che ivi venivano
esercitate erano quella
conciaria (in qua exercet
conciariam pellarum) e
la coltivazione dei gelsi,
indispensabili per la produzione della seta. Oggi
nei ruderi della chiesetta,
a navata unica sormontaBASILICA DI
S. MARIA DEI SERRONI
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Dall’aspetto bizantineggiante, essa presenta nel
panneggio, che la riveste,
un forte e delicato movimento di forme che ricorda il realismo espressivo
tipico delle sculture romaniche dell’Italia meridionale nella prima metà del
XII secolo. I morbidi lineamenti del volto e lo sguardo di protezione ne hanno
il sapore della dolcezza:
pochi minuti di raccoglimento sono sufficienti per
sentire pervasi da quella
tranquillità serafica, che
si instaura sovente nel
rapporto tra visitatori sensibili e capolavori d’arte.
curiosita’
La leggenda narra che l’eventuale
caduta del globo dalla mano protettrice della madonna segni la
fine dell’umanità.
SICIGNANO DEGLI ALBURNI
CHIESA SANTA
MARGHERITA
La chiesa di Santa Margherita venne eretta il 14
gennaio 1577 da Belio
Vescovo di Capaccio. Un
tempo in occasione della
festività di S. Margherita
(20 luglio) nei pressi della
chiesa si teneva una fiera
di animali e merci. Tra le
opere d’arte ivi conservate, di notevole importanza
una serie di tavole rinascimentali nonché il pregevole coro ligneo a 18
stalli riccamente scolpito
risalente alla fine del ‘500.
la chiesa è composta da
tre navate longitudinali il
cui piano di calpestio risulta al di sotto del livello
stradale a cui si accede
tramite una scalinata già
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facente parte della chiesa
stessa che testimonia una
serie di trasformazioni da
essa subita nel corso dei
secoli. Il crocifisso situato
all’interno, sopra l’altare, è stato realizzato dal
professore Luigi Ciccone;
una sua copia è custodita
nella chiesa della SS. Trinità a Napoli.
PER SAPERNE DI PIU’
Sentiero
“Santa Domenica”
Di incredibile bellezza
paesaggistica è il sentiero “Santa Domenica”, di
origine romana, dedicato
alla santa protettrice dei
viandanti, che partendo
dalla frazione Galdo, lambisce un torrente dove è
possibile visitare i resti di
un mulino ad acqua; si
inerpica attraverso i ruderi di Galdo antica oramai
del tutto abbandonata
(i cosiddetti “casalini”),
e conduce insinuandosi nella macchia locale a
Sicignano nei pressi del
Castello Giusso o, deviando, al convento dei frati
Cappuccini.
Le “Nares Lucanae”
Tra le frazioni Zuppino e
Scorzo era la stazione di
traffico (Statio) delle Nares (narici), fondate probabilmente da una stirpe
indoeuropea, durante la
grande migrazione verificatasi nei secoli XI e X a.
C., poi divenute Nares lucanae (narici della Lucania), assunsero notevole
importanza con la costruzione nel 131 a.C. della
Via Popilia, che collegava
S. Antonio di Pontecagnano al borgo di S. Pietro di
Polla, importante perchè
consentiva i traffici tra le
zone costiere e l’interno
(la Lucania).
MONTI ALBURNI
MONTI ALBURNI
Il massiccio dell’Alburno,
che si eleva dai 200 metri
della piana del Sele fino a
raggiungere i 1742 metri del monte Panormo, è
morfologicamente limitato a Nord dalla piana del
fiume Tanagro, ad est dal
vallo di diano, ad Ovest
dalle prime propaggini
della piana del Sele ed a
Sud-Ovest dal fiume calore.
A Sud non si può fissare
un limite ben preciso in
quanto si passa, gradatamente, da quelli che sono
i contrafforti dell’Alburno a quelli dei monti del
Cilento. L’Alburno taglia
l’orizzonte
elevandosi,
con sovrana maestà, in
mezzo ad un frastagliato
di guglie e ciglioni.
Da lontano appare come
una gigantesca muraglia
grigia, appoggiata su di
una basa piramidale, che
domina tutte le montagne
che la circondano.
Ai fianchi dell’Alburno si
scoprono valli e burroni
ai quali, dove più, dove
meno, succedono dolci
declivi, colli verdeggianti,
boschetti di olivo campi
ricchi di cereali, di frutta
e di vigne, casini di campagna. Tutto, insomma,
un contrasto di vedute diverse da cui nasce quella bellezza naturale , che
nessuna arte può ritrarci e
farci godere.
Nelle sue “Peregrinazioni storiche nel tenimento
dei Lucani” Canale Parola
così si esprime:” Gli Alburni danno l’idea delle
nostre Alpi e la natura vi
ha collocato tutte le meraviglie di quei maestosi
monti: nervi eterne e rilucenti ghiacciai dormienti
tra le rupi, crepacci spaventevoli, insidiose cascate biancheggianti di
spuma, grotte inestricabili
, torrenti che ingolfansi
sabbiosi: orrori scenici,
bellezze senza numero e
senza fine”.
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MONTI ALBURNI
Dopo aver attraversato il
territorio di Petina e SiciIL FIUME TANAGRO
gnano degli Alburni, sfoA valle del Massiccio, in
cia a sud di Contursi. La
località scalo Sicignano
fauna presente si adegua
incassato tra pareti roc- rive sono state rinvenu- al continuo variare delle
ciose, scorre, impetuoso, te tombe Lucane dell’età sue condizioni ambientali.
il fiume Tanagro. Conside- del bronzo (fine IX sec ini- Nella classe dei mammirevole è la sua importanza zio IV sec a. C.). Il fiume feri, testimonianza di un
storica, al tempo dei Ro- “Tanagro” è un affluente ecosistema integro, è la
mani fu chiamato Tana- destro del Sele, lungo 72 presenza della lontra, che
ger, per la natura ferrosa Km. Nasce alle pendici del vive nelle zone tranquille
dei minerali. Ultimamente monte Serino e incanalato, dove la vegetazione arriva
a poca distanza dalle sue attraversa il Vallo di Diano. fin sulla riva del fiume.
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La fascia collinare che abbraccia Sicignano dai 500
ai 900 metri e’ caratterizzata da immensi castagneti, seguiti piu’ in alto
da faggeti fino alle cime
dei monti Alburni. I boschi
di castagno costituiscono
per Sicignano una vera e
propria miniera, infatti in
parte vengono utilizzati
per la castanicoltura ed
in parte, quelli selvatici,
offrono lavoro per le imprese boschive. Inoltre
offrono ristoro nel periodo
estivo e autunnale, quando il sottobosco ospita
molte specie di funghi, in
modo particolare porcini.
La castagna e’ un frutto
il cui valore economico si
e’ riscoperto negli ultimi
anni, diventando una vera
e propria fonte di reddito. In questo contesto e’
inserita da molti anni la
SAGRA DELLA CASTAGNA diventata ormai una
delle manifestazioni piu’
importanti di Sicignano e
dell’intero comprensorio
degli Alburni. In occasione della sagra programmata sempre per la Terza
Domenica di ottobre, si
possono degustare prodotti a base di castagne,
nonche’ tutti i prodotti tipici locali presso gli
stand gastronomici allestiti appositamente per
l’occasione. L’attrattiva
principale della sagra e’
il famoso “Palio dei muli”
legato alle antiche usanze
locali. Il fascino del palio apporta alla sagra un
elevatissimo numero di
turisti e visitatori perche’
è l’unico esempio in Italia
per il genere.
CASTELLUCCIO
CASTELLUCCIO
È la frazione più distante da Sicignano (circa 12
KM). Situato sulla sommità di uno sperone roccioso, domina, dal lato Nord,
la base valle del Tanagro e
del Bianco e l’ansa particolare in cui si mescolano
le loro acque. Si sviluppa
in lunghezza su una strada
carreggiabile che termina
nella piazza principale e si
snoda in vari vicoli. L’origine del paese risalirebbe al
XIII sec., situato in collina
per questioni strategiche.
Il paese fu fondato dagli
Abitanti del casato Cusentinorum (Cosentini, da
cui deriva il nome Castelluccio Cosentino) in quel
periodo sotto il comando
di De Laurentiis, per rifugiarsi dagli attacchi di Felice Barbarossa. Il casale
fu anticamente fondato da
gente proveniente da Cosenza. Il paese è costituito
totalmente da un abitato
medioevale, con alcuni
portali in pietra ed archi.
L’unica via principale del
borgo porta davanti ad
una chiesetta costruita
nel 1538, anno in cui, presumibilmente, gli abitanti
del casale Cosentino, abbandonarono il posto, forse in seguito a scorribande, per rifugiarsi in luoghi
più sicuri. La chiesetta si
presenta a navata unica
con affreschi murali sotto
l’abside ed un’immagine
dolcissima della Madonna
con bambino, cementata
su pietra. Ad essa viene
dato il nome di S. Maria
dei Martiri.
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CASTELLUCCIO
Dai libri che parlano del
nostro territotrio abbiamo
scoperto che una chiesa
dedicata al Madonna Incoronata, esisteva già a
Castelluccio Cosentino,
ma era più a valle.
Risulta che questa chiesa
riceveva molte donazioni
dai fedeli. Infatti il nome
di questo Santiario viene
citato per la prima volta
in un documento del 1625
per una donazione di beni
avvenuta per opera di un
certo Vito Ciano.
Verso la metà del 1700,
Tommaso Del Grippo
che si faceva chiamare
frà Tommaso, abitò nella
chiesa e, sapendo leggere
e scrivere, cantava la litania e raccoglieva le offerte
fatte dai fedeli nei giorni
di festa.
In una relazione del 14
marzo 1762 si parla di
una cappella dedicata alla
“Gran Vergine Coronata”,
all’interno della chiesa
della Santissima Annuziata di Castelluccio, dove
si celebrava la massa il dispense per ospitare una
lunedì dopo pasqua e l’8 ventina di orfanelli che
egli stesso educò e istruì.
settembre.
Nel 1960 furono eseguiti
altri lavori di abbellimento . Restò aperta al culto
fino al 23 novembre 1980
quado fu dannegiata dal
terremoto. Nel 2008 è
stata resturata e ogni domenica si celebra la santa messa.
Nel 1857 questa chiesa
fu distrutta dal terremoto
e fu ricostruita e riconsacrata nel 1860. Nel 1938
il sacerdote Costantino
Cassaneti la fece restaurare, abbelire e decorare.
Nel 1941 la custodia del
bel tempio fu affidata a un
religioso bresciano: Giuseppe Martinelli.
Egli, oltre a curare la chiesa, modificò un edificio
adiacente, le cui stalle
senza porte e finestre
diventarono stanze da
pranzo, uffici, cucina e
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curiosita’
La legenda narra che il santuario
fu costruito là perché nei pressi,
su una pianta di alloro, apparve la
Mandonna a un Contadino il giorno dopo Pasqua.
Proprio in ricordo di quella celeste apparizione, si usa festeggiare
nella chiesa dell’Incoronata il lunedì dell’Angelo.
GALDO
GALDO
È situata al ridosso di
Sicignano e del suo castello, con la quale è congiunta da un ripido sentiero a scalinata (“Santa
Domenica”). La frazione è
in linea d’aria vicinissima
a Sicignano, ma è raggiungibile attraverso una
strada carreggiabile (12
Km) terminale che snoda
l’abitato in una forma a
“ventaglio”. Galdo è stato comune autonomo fino
al 13 dicembre del 1928
quando, con Regio Decreto N. 3170, fu aggregato
al comune di Sicignano,
che assunse allora la denominazione di Sicignano
degli Alburni. Il tessuto
urbano presenta la tipica
configurazione di Borgo
medioevale sviluppatosi
intorno alla chiesa di S.
Maria dei Magi. L’aspetto
di questa mette in mostra
la semplicità della sua architettura, impreziosita da
un portale barocco incorniciato da intagli e volute.
Il campanile è a quattro
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ordini di monofora di cui
l’ultimo è ad ottagono
terminante con un cupolino a cipolla. L’interno è
suddiviso in tre navate e
presenta opere in pittura di notevole valore. Tra
esse possiamo annoverare, nella navata destra, un
“Morte di San Giuseppe”,
tela di un ignoto maestro
della fine del XVII secolo,
che richiama, attraverso
la plasticità delle sue forme, i temi conduttori della
Scuola di Francesco Solimena. Si notano inoltre
in paese diversi portali in
pietra di notevole valore
architettonico e scultoreo. Si conserva ancora in
buono stato un bel selciato rustico, chiamato “SanTa Domenica” in onore
della santa protettrice dei
viandanti, che un tempo
permetteva di raggiungere il centro capoluogo di
Sicignano in pochi minuti.
GALDO
FONTANA DELLA REGINA
Piccola ma suggestiva, la
fontana, cosidetta della
Regina, è situata sul confine dei comuni di Sicignano, e Petina. Si racconta
che fu fatta costruire da
Ferdinando IV di Borbone
nel 1793, durante uno dei
suoi frequenti viaggi in Sicilia, ad imperituro ricordo
di una sorgente , che aveva colmato la sete della
regina Carolina.
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SCORZO
SCORZO
E’ la frazione più popolosa
del comune di Sicignano
da cui dista 4 Km. Scorzo
sorge sulla SS19 assieme
alla vicina Zuppino con
la quale è quasi contigua
urbanisticamente; il nucleo abitato si estende a
raggiera, che si dirama in
varie piccole contrade. Il
suo maggiore sviluppo si
è verificato negli utlimi 20
anni grazie anche alla sua
posizione strategica lungo
una via di transito. Vanta
di una storia che ha antiche origini. Si conservano
ancora diversi borghi, fra
cui quello della piccola
contrada di Arestusa. Non
distante dall’ abitato di
Scorzo si trova la riserva
naturale foce Sele-Tanagro, raggiungibile dalla
strada di Corticelle in “località difesa”. La frazione
è parzialmente ricompresa nel Parco nazionale del
Cilento e Vallo di Diano.
Importante da ricordare il
passaggio di personaggi
celebri, da Cicerone a Ga-
ribaldi, che all’epoca già
apprezzavano i nostri luoghi e le nostre pietanze.
Prima della costruzione
dell’autostrada, qui c’era
il passaggio obbligato fra
sud e nord d’Italia., ed era
una tappa per il viaggio
nel Sud del Grand tour dei
giovani inglesi e tedeschi
dell’Ottocento.
curiosita’
Con ironia riferendosi agli abitanti
di Scorzo si ripete ancora oggi un
antico proverbio:
“Chi passa pù Scuorzo e nun è
sfruculiato, o è muorto o è carcerato”
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SCORZO
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TERRANOVA
TERRANOVA
A livello ambientale si trova nel territorio del parco
nazionale ed a ridosso
dei boschi degli Alburni.
La frazione Terranova era
in epoca feudale una fortezza di Sicignano: il suo
nome infatti deriverebbe
da torrinove , ossia Torri di
vedetta. Il paese risalente
alla prima metà del XV sec.
è interamente costituito da
un abitato medievale ben
conservato;edifici cinquecenteschi, con numerosi
portali in pietra (tra cui
quello della famiglia Corrieri); la piccola chiesa,
con campanile barocco,
costituisce un punto d’incontro, liturgico e sociale
della piccola popolazione;
durante l’ultimo restauro è
stato ritrovato un affresco
raffigurante S. Lucia, per
secoli nascosto dall’intonaco ed una lastra sepolcrale ricorda che, un tempo, essa si offriva anche
come luogo di sepoltura
dei suoi fedeli. Degna di
essere ricordata è poi una
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semplice e modesta fontana di tipo monumentale
della fine del XIX sec., situata in località “Pozzillo”,
un tempo indispensabile
per lavare biancheria ed
indumenti e per irrigare
i campi. Grande è la devozione per San Giovanni
Battista, patrono del villaggio, in onore del quale
si celebra una particolare
funzione liturgica, che termina con una festa (29 di
agosto).
TERRANOVA
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ZUPPINO
ZUPPINO
Come Scorzo anche la frazione di Zuppino vede incrementare il suo sviluppo urbanistico negli ultimi
20-30 anni del XX sec.,
grazie alla posizione, lungo la statale, a pochi passi
dalla stazione ferroviaria
e dallo svincolo autostradale. Il toponimo Zuppino
deriva probabilmente dal
nome di un’antica taverna, detta “dello Zoppino”,
che un tempo serviva ai
viandanti che passavano
da quelle parti oppure da
“sub-pinus”(sotto il pino),
un’ombrosa e secolare
conifera,che, al tempo
dei Romani, offriva refrigerio ai milites che si
fermavano in quella che
doveva essere la “statio
Nares Lucanae”. Addirittura, si pensa che in
questo posto si fermò per
riposare, Marco Tullio Cicerone; come egli stesso
ci descrive nell’epistola III
all’amico Attico, (58 a.C.)
per gustare le famose
“lucaniche” (salsiccia di
maiale alla brace) prima
di raggiungere l’amico
Sicca a Vibo Valentia in un
momento assai triste per
lui. Durante alcuni lavori
di scavo nel primo dopoguerra, fu ritrovato un termine graccano, oggi purtroppo scomparso,in cui
si faceva riferimento ai
tresviri, che effettuarono
la centuriazione nell’anno
131 a.C., oltre ai vasi di
terracotta,semplici e decorati, monete e statuine
ex voto, oggi conservate
in un armadietto nell’attuale sede comunale di
Sicignano. Si può anche
visitare ed ammirare un
vecchio mulino ad acqua,
il mulino “Pantuliano” che
custodisce congegni ancora ben conservati ed
una ruota in ferro situata nel locale sottostante
chiamato “inferno”.
24
ZUPPINO
CASTELLO DI SAN (NICANDRO) LICANDRO
Il castello di S. Nicandro
fu costruito dai Longobardi intorno all’anno 1000
ed è il segno tangibile del
pericolo che venivano a
rappresentare le incursioni saracene, dopo un
periodo di relativa tranquillità per le nostre zone:
questo castello permetteva di controllare eventuali
risalite saracene dal fiume
Tanagro.
Troviamo il castello già
citato da Amato di Montecassino nella sua “Historia
Normannorum”,
per le note vicende del
1054, quando Guglielmo
ed Unfredo di Altavilla,
mercenari del principe
longobardo di Salerno
Gisulfo II, espugnarono il
castello e sancirono l’inizio della conquista normanna dell’Italia meridionale completata nel 1077
con la resa di Salerno a
Roberto il Guiscardo, fratellastro dei due.
Nel 1290 il territorio di
questo castello si spopolò
per le scorrerie di soldati mercenari, provenienti
dalla costa tirrenica.
Tra il XIV ed il XV secolo
il casale di S. Nicandro
diventò un feudo, non appartenendo più alla Chiesa.
Nel 1521 fu riadattato da
un certo Bernabò Caracciolo, figlio di Giacomo.
In un apprezzo del 169697 troviamo per la prima
volta il “feudo di S. Licandro (non più Nicandro)”.
Nel 1851 il castello di S.
Licandro e i territori annessi, di proprietà del
Conte Piossasco della
Volvena, furono acquistati
da Luigi Giusso. La famiglia Giusso era originaria
di Genova: nel 1857 il
conte Luigi Giusso fu insignito dal re Ferdinando
II di Borbone del titolo di
“duca del Galdo”.
Il castello si eleva su tre
livelli: i sotterranei erano
adibiti a cantine e depositi di armi; il piano terra
comprendeva l’ingresso,
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l’atrio, la chiesa e i locali
dove, in tempi più recenti, avveniva la lavorazione
del tabacco; al primo piano vi erano le abitazioni
vere e proprie. Dal sisma
del 23 novembre 1980 il
castello è inagibile.
RICETTE
castagna in tavola
50 g di olio; 1 bicchiere
di vino bianco Ripieno: 1
Kg di castagne; 175 g di
Caldarroste
cioccolata; 60 g di cacao;
200g di Zucchero; 1 buPolenta con castagne
(660 g di farina di casta- stina di vanillina, un po’ di
gne, 2l di acqua, sale, ri- cannella, mezzo bicchiere
di liquore strega, 6 tazzine
cotta).
di caffè).
Zuppa di fagioli e castagne (500 g di castagne Castagne all’ amaretto
secche, 250 g di fagioli, 2 (330g castagne secche,
spicchi di aglio, olio d’oli- ½ litro di latte, 1 stecca
va, sale, pepe, peperonci- di vaniglia, 8 cucchiaini di
liquore all’amaretto).
no forte).
Castagne bollite
Bucconotti di Sicignano Dolce gelato alla casta(sfoglia: 250 g di farina; 2 gna (800g di castagne,1/4
tuorli; 50 g di zucchero; l di latte. 300g panna
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montata, 80 g di zucchero,
20 g alloro, ½ bicchiere di
maraschino e un pizzico
di sale.
Marmellata di castagne
(1 kg di castagne, zucchero, 1 bicchiere di rum,
sale).
Tronco di castagna
(castagne bollite, cioccolata, rhum, zucchero,
caffè, scorza di limona e
di arancia, crema al burro,
pan di spagna, vanillina).
RICETTE
antichi sapori
Lagan e’ cicir’
(pasta: farina di grano tenero, sale ed acqua; ceci
lessati, passata di pomodoro, olio d’ oliva, peperoni secchi, 2 spicchi di
aglio)
O’ suffritt
(ingredienti: frattaglie di
capretto,
peperoncino
piccante, aglio, passata di
pomodoro,olio d’oliva)
O’ mbrugliatiello
involtino di agnello/capretto (ingredienti:intestino
Fasuli c’ ‘a coria
fratlessare i fagioli con aglio, dell’agnello,
di
capretto,
pomodorini, basilico e taglie
sedano. A mezza cottura formaggio,prezzemolo,
pulire e taglare la cotica aglio, pepe)
e cuocerla insieme ai faA’ Stracciata
gioli.
(ingredienti: brodo prefeSfrionzola cu ‘i pupa- ribilmente di pollo, uova
ruoli friggere la carne di sbatutte)
maiale tagliata a pezzi, a
metà cottura aggiungere i Maccaruni ‘ a pignata
pasta fatta in casa lunga
peperoni sotto aceto.
e sottile, cucinata in vasi
di terracotta con l’ osso
Ciambotta
(ingredienti:
peperoni, del prosciutto e cotica di
patate, melanzana, aglio, maiale.
pomodori freschi e basilico)
Patate Zac’ zac’
(ingredienti: patate lesse,
peperoni secchi o papaccelle, sale, aglio, olio)
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Tagliolini cu’ latte e
cannella – tagliolini fatti
in casa conditi con latte,
zucchero e cannella
Zeppul cu re mèle
(ingredienti:500 g di farina, 500 g di acqua, un
pizzico di sale, un pizzico
di zucchero, mezzo cucchiaino di cannella, un po’
di limone ed il miele)
Struffoli
dadini di pasta fatta in
casa, fritti nell’olio bollente e cosparsi di miele.
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Campania - settore
politiche giovanili e
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della gioventù e rientra nelle linee operative per i giovani- Anno
2008-Azione B- partecipiamo- promozione e incentivazione
della partecipazione.
Quest’opuscolo è stato realizzato dal forum dei giovani di Sicignano degli Alburni
in collaborazione con
tutte le aziende locali
che hanno contribuito
economicamente alla
spesa .
Comune di
Signano degli Alburni
In auto
Il comune si trova a 11km
dall’autostrada A3 SA-RC,
con uscita al casello di Sicignano degli Alburni,
Oppure mediante la strada statale SS19 delle Calabrie , direzione Cosenza
(bivio di Scorzo).
Forum dei giovani
Cell.380/6357577340/1853818
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gli Alburni. Info: Bar Ber- Guardia medica:
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In autobus
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PER INFO
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degli Alburni
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