Evoluzione delle Teorie Economiche
Stato Assoluto
Economia pubblica
2° Guerra Mondiale
Welfare State
Liberismo
Riv. industriale
Crisi ‘70
Evoluzione del diritto di voto
Neo Liberismo
Crisi ‘29
Globalizzazione
I Trattati di Maastrict
Stato Assoluto
→ prima delle Rivoluzioni
 Luogo → Francia
 Tipo Stato → Assoluto
 Nome Teorie → Mercantilismo; Fisiocrazia
 Principali esponenti → Re Sole (Luigi XIV)
 Concetti →
 Bilancio → Legato alle spese del Re
 Finanza →  Epoca
Concetti Principali
 Politica
 Politica
amministrativa
 Politica economica
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Mercantilismo

Il Mercantilismo fu una politica economica che
prevalse in Europa dal XVI al XVIII secolo,
basata sul concetto che la potenza di una
nazione sia accresciuta dalla prevalenza delle
esportazioni sulle importazioni. Nelle società
europee di quei secoli, dietro gli aspetti di
uniformità del mercantilismo, furono attuate
differenti politiche a seconda della
specializzazione economica naturale (agricola,
manifatturiera, commerciale) e all'idea di
ricchezza (oro, popolazione, bilancia
commerciale).
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Fisiocrazia

La fisiocrazia è una dottrina economica che
si affermò in Francia verso la metà del XVIII
secolo (principalmente nel triennio 1756 1758), in chiara opposizione al
mercantilismo e con lo scopo di risollevare le
sorti delle scarse finanze francesi.
 Secondo la dottrina fisiocratica l'agricoltura è
la vera base di ogni altra attività economica:
solo l'agricoltura è infatti in grado di produrre
beni, mentre l'industria si limita a trasformare
e il commercio a distribuire.
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Re Sole

Figlio di Luigi XIII e di Anna
d'Austria. Aveva compiuto
appena cinque anni quando
ereditò il trono di Francia.
Luigi, che è noto anche
come il Re Sole, governò
sulla Francia per oltre
settant'anni, più di qualsiasi
altro monarca francese e di
tutti i principali monarchi
europei.
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La legge di Say

La legge di Say, detta anche legge degli sbocchi,
fu enunciata dall'economista francese Jean-Baptiste
Say e riguarda il fenomeno delle crisi economiche.
Egli sosteneva in tale legge che in regime di libero
scambio non sono possibili le crisi prolungate,
poiché i prodotti si pagano con i prodotti e non con il
denaro, che è solamente merce rappresentativa.
L'offerta è sempre in grado di creare la propria
domanda: ogni venditore è anche compratore. Il
rimedio delle crisi non doveva perciò, secondo Say,
ricercarsi tanto in misure restrittive dell'importazione,
quanto nell'incremento di quelle produzioni che
servissero all'esportazione.
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Liberismo
→ 1750 - 1929
 Luogo → Inghilterra, poi tutta Europa e USA
 Tipo Stato → Liberale
 Nome Teorie → Liberismo
 Principali esponenti → Adam Smith, Ricardo
 Concetti →
 Bilancio → In pareggio
 Finanza → Neutrale
 Epoca
La legge di Say
Concetti principali
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
lo stato non doveva intervenire perché il mercato si equilibrava da
solo,deve intervenire solo per le cose di necessità nelle quali i privati non
avevano interesse ad intervenire perché non gli venivano pagate(beni
parzialmente puri);
laissez faire:se le forze presenti nel sistema economico sono lasciate
libere di agire,esse opereranno per il meglio;
la disoccupazione rappresenta una fase naturale del ciclo
economico,verrà assorbita spontaneamente.
la disoccupazione è il risultato di salari troppo alti causati dalla forza
eccessiva dei sindacati;
per risolvere il problema della disoccupazione bisogna attenuare la forza
dei sindacati;
l'offerta complessiva di beni è sempre in grado di generare la
corrispondente domanda,è quindi da escludere che il sistema economico
possa essere afflitto da crisi di sovrapproduzione se non parziali (legge
di Say o legge degli sbocchi) o temporanee;
l'edonismo: il puntare alla felicità;
l'interesse egoistico di ogni individuo porta ad agire in modo da
massimizzare il proprio benessere,ma così facendo rende
massimo anche il vantaggio per la comunità(metafora della mano
invisibile di Smith);
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Stato Liberale
Con l'espressione Stato liberale s'intende quella forma
di Stato che si pone come obiettivo la tutela delle libertà
o diritti inviolabili dei cittadini, attraverso una Carta
Costituzionale che riconosce e garantisce i diritti
fondamentali(libertà individuale, il diritto alla libertà
religiosa, il diritto a una esistenza dignitosa ecc.) e
sottopone la sovranità dello Stato a una ripartizione dei
Poteri. Essa si è instaurata in Inghilterra con la
Rivoluzione industriale e in USA e in Francia con altre
rivoluzioni settecentesche, e nel resto dell'Europa con le
rivoluzioni liberali che hanno luogo nella prima metà del
XIX secolo(1820-21; 1830-31; 1848).
Può essere definito anche come Stato minimo
(caratteristica dello Stato liberale), cioè porsi come unico
obbiettivo la tutela dei diritti fondamentali.
CARATTERI
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FUNZIONI
Caratteri dello Stato Liberale
Lo Stato liberale si differenzia dallo Stato assoluto in quanto la
sovranità non proviene dal Re, nè dal popolo (come nella
democrazia), ma dalla nazione.
La separazione dei poteri è piuttosto netta ed è uno dei caratteri
fondamentali dello Stato.
La Carta Costituzionale dello Stato presenta due caratteri distintivi:
- è breve, nel senso che si limita solo a prescrivere gli organi
statali, mentre la parte relativa ai diritti fondamentali è limitata
solo ad alcuni principi;
- è flessibile, in quanto non sono previsti procedimenti aggravati per
la revisione della Costituzione, che può essere modificata con il
procedimento legislativo ordinario, quindi modificare la
Costituzione diventava semplice come emanare delle leggi
ordinarie.
Un esempio di questa Costituzione è lo Statuto Albertino italiano.
Funzioni dello Stato Liberale

Le funzioni di questo Stato sono limitate a
compiti di difesa e ordine pubblico: l'intervento in
economia è volto e limitato a garantire che i
soggetti economici si muovano ed operino
secondo la legge di mercato, secondo la dottrina
economica del laissez-faire (liberismo).
 Lo Stato liberale è contro quel governo che
ignora i diritti dei governanti e inoltre si ha uno
Stato laico che regoli la separazione tra il potere
pubblico e quello religioso.
Finanza Neutrale


In economia si definisce finanza neutrale quel
tipo di finanza a cui sono attribuiti
esclusivamente fini di mantenimento
dell'apparato statale.
Questa neutralità finanziaria, formulata dagli
economisti del XIX secolo e sostenuta dalla
scuola classica anglosassone negli anni '40,
suggeriva che i pubblici poteri non interferissero
nell'economia in quanto si supponeva che le
problematiche economico-sociali trovassero
soluzioni in modo naturale dato il perfetto
equilibrio garantito dalla legge della domanda e
dell'offerta.
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Diritto di voto
 Che
cos’è?
 Cenni storici..
 In Francia..
 In Inghilterra..
 Negli U.S.A.
 In Italia..
Che cos’è?

Il diritto di voto è quel principio,secondo il quale tutti
i cittadini maggiorenni possono partecipare alle
lezioni politiche,amministrative e alle altre
consultazioni pubbliche(referendum).
Questo diritto/dovere,è correlato alle idee di volontà e di
rappresentanza politica,promossa da Jean-Jacque
Russeau;per il quale,i cittadini(anche nei moderni Stati
democratici),sono alla base del sistema politico,infatti sono
questi ultimi,tramite il suffraggio ad eleggere l’organo
legislativo del Paese.
Cenni Storici

Il principio del suffragio universale maschile,è
stato introdotto per la prima volta negli Stati
Uniti d’America,alla loro indipendenza nel
1776(con restrizioni basate su censo e
istruzione).
 In Europa,la strada è stata spianata negli
inizi dell’Ottocento,da un suffragio ristretto ad
una fetta della società(come in
America),passo però inevitabile per il
raggiungimento del diritto di voto universale.
In Francia
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5.
Si verificarono lotte e ribellioni popolari per
ottenere questo diritto,nel rispetto della rivoluzione
francese e di un nazionalismo,incrementato dalla
dall’attiva partecipazione del popolo.
Un punto fondamentale è la presa della Bastiglia
del 14 luglio 1789,che portò ai concetti di LibertàUguaglianza-Fraternità
Nel 1792, vi fu un breve periodo di suffragio
universale,nel quale votarono anche le donne
Nel 1848,si ricorda il suffragio universale
maschile.
Nel 1946 invece,si tornò al diritto di volo
generalizzato a tutti i maggiorenni,indistintamente
da:sesso,istruzione,reddito.
In Inghilterra
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5.
E’ stato uno tra i primi Paesi europei ad
attuare riforme elettorali tendenti ad
universalizzare il voto.
Nel 1832 vi fu il Referendum Act dove il
voto era basato sul reddito.
Nel 1867 si abbassa il censo con il quale
si può votare(riescono ad arrivarci anche
alcuni operai).
Nel 1884-5 Si estende il diritto di voto
maschile.
Nel 1918 Si estende anche alle donne.
Negli U.S.A.
 Nel
1776 nasce il suffraggio
universale,vergognosamente restrittivo per
i caratteri censitari,sessuali e razziali e
culturali.
 Nel 1966 la Corte Suprema dichiarò i
vecchi requisiti anticostituzionali e vennero
aboliti.
In Italia
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6.
Il percorso italiano è molto lungo e contorto infatti
parte da quando il Paese non era ancora uno Stato
unitario
Nel 1848 il voto era concesso a tutti i 25enni,maschi
che sapessero leggere scrivere e pagassero almeno
40 lire di imposte(il numero degli italiani con questi
requisiti era circa il 2% della popolazione).
Nel 1882 si allargarono leggermente i criteri di scelta
Nel 1912 i maggiorenni di 20 anni,non
analfabeti,maschi,avevano il diritto di voto,mentre gli
analfabeti potettero iniziare a votare al
raggiungimento del 30esimo anno di età.
Nel 1918 viene abolita la distinzione degli analfabeti.
Nel 1946 si arriva al suffraggio universale con il voto
atto a scegliere tra la monarchia e la repubblica,oltre
che per eleggere l’assemblea costituente(della
costituzione).
Economia pubblica
→ Dopo il ‘29
 Luogo → USA
 Tipo Stato → Interventista
 Nome Teorie → Keynesiane
 Principali esponenti → J.M.Keynes
 Concetti →
 Bilancio → In Deficit
 Finanza → Congiunturale; Compensativa
 Epoca
Stato Interventista

All'inizio del XX secolo, le crisi economiche, che nel
frattempo erano diventate sempre più frequenti e sempre
più acute, convinsero lo Stato che il sistema liberista,
lasciato a se stesso, era incapace di assicurare alla
nazione un progresso economico continuo ed
equilibrato, come non era stato capace di garantire alla
nazione un armonico sviluppo sociale e civile. Ci si rese
conto che se si voleva assicurare alla nazione un
crescente sviluppo economico e abolire o, quanto meno,
attutire le catastrofiche conseguenze delle depressioni
economiche, lo Stato doveva abbandonare la sua
tradizionale neutralità ed intervenire anche nel campo
dell'economia.
Torna a: “Economia Pubblica”
Dapprima questo intervento fu frammentario ed
occasionale. Esso si risolveva in «una serie di misure
economiche isolate, non coordinate e senza rapporto fra di
loro, intese a migliorare, in determinati periodi, le condizioni
dei produttori di grano, degli allevatori di bestiame, della
industria tessile, di qualsiasi altro gruppo economico.
(Poteva) essere adottato per mantenere il livello degli utili,
dei prezzi, dei salari o delle condizioni di lavoro nella
particolare industria che (formava) oggetto di tali misure,
oppure (poteva) essere principalmente inteso a migliorare il
gettito delle imposte. Poteva anche avere come scopo la
conservazione delle risorse minerarie, idriche o forestali;
oppure servire ad assistere una comunità o una zona in
particolari condizioni di disagio economico; soprattutto
poteva spesso rappresentare il tentativo di attenuare gli
effetti di una depressione ciclica o strutturale, in gestazione
o in atto» (1).
Ciò che c'era di positivo in queste misure è che esse riuscivano
a tappare, bene o male, le falle che continuamente si aprivano
nella grande barca dell'economia, ma non riuscivano ad impedire
che esse si aprissero, e ciò era dovuto al fatto che, più che misure
preventive, esse erano misure correttive di squilibri che si venivano
a creare in alcuni settori dell'economia. Esse si erano dimostrate
efficaci nella lotta contro le grandi depressioni o nel risollevare un
settore dell'economia da uno stato di crisi, ma del tutto inefficaci
per garantire al paese un alto sviluppo economico e sociale.
John Maynard Keynes
Cambridge, 5 giugno 1883 - 21 aprile 1946

Carriera;
 La Teoria Generale;
 Keynes investitore;
 Keynes e Marx
Torna a: “Economia Pubblica”
Carriera

È presto assegnato alla Royal Commission on
Indian Currency and Finance, una posizione che
gli consente di mostrare il suo considerevole
talento nell'applicare la teoria economica a
problemi di ordine pratico. La sua provata abilità
in tal senso, con particolare riferimento alle
questioni riguardanti le valute e il credito, gli
consente di diventare, alla vigilia della Prima
Guerra Mondiale, consigliere del Cancelliere
dello Scacchiere e del Ministero del Tesoro per
le questioni economiche e finanziarie.
Torna a: “Keynes”
 Questi
successi gli fruttano un
incarico che avrà un enorme impatto
sullo sviluppo della sua vita e della
sua carriera, quello di rappresentante
economico del Tesoro alla Conferenza
di pace di Versailles del 1919.
La Teoria Generale
La sua opera principale è la Teoria
generale dell'occupazione,
dell'interesse e della moneta un
volume che ha un notevole impatto
sulla scienza economica, e costituisce
il primo nucleo della moderna
macroeconomia.
Torna a: “Keynes”
Nel Teoria generale, Keynes afferma che
sono giustificabili le politiche destinate a
stimolare la domanda in periodi di
disoccupazione, ad esempio tramite un
incremento della spesa pubblica. Poiché
Keynes non ha piena fiducia nella capacità
del mercato lasciato a sé stesso di esprimere
una domanda di piena occupazione, ritiene
necessario che in talune circostanze sia lo
Stato a stimolare la domanda. Queste
argomentazioni trovano conferma nei risultati
della politica del New Deal, varata negli
stessi anni dal presidente Roosevelt negli
Stati Uniti. La teoria macroeconomica con
alcuni perfezionamenti negli anni successivi
giunge ad una serie di risultati di rilievo nelle
politiche economiche attuali.
Durante la Seconda Guerra Mondiale,
Keynes sostiene con Come pagare per
la guerra , che lo sforzo bellico
dovrebbe essere finanziato con un
maggiore livello di imposizione fiscale,
piuttosto che con un bilancio negativo,
per evitare spinte inflazioniste.
Con l'approssimarsi della vittoria
alleata, Keynes è nel 1944 alla guida
della delegazione inglese a Bretton
Woods, negoziando l'accordo
finanziario tra la Gran Bretagna e gli
Stati Uniti, nonché a capo della
commissione per l'istituzione della
Banca Mondiale.

Non riesce tuttavia a raggiungere i
suoi obiettivi.



Keynes sa che il sistema di cambi fissi
stabilito dagli accordi può essere mantenuto nel
tempo, solo a patto di costringere gli Stati Uniti,
destinati ad avere una bilancia commerciale e
finanziaria positiva, a finanziare i paesi con saldi
finanziari negativi. Ma incontra l'opposizione
americana verso la predisposizione di fondi, che
Keynes avrebbe voluto essere assai ingenti,
destinati a tale scopo.
I fondi vengono predisposti ma sono, per
volere americano e grazie all'azione del
negoziatore statunitense Harry Dexter White, di
dimensioni contenute. Risulteranno insufficienti a
finanziare i saldi finanziari negativi dei paesi più
deboli e a fronteggiare la speculazione sui cambi.
Il sistema di Bretton Woods resisterà
fino alla prima metà degli anni '70,
quando le pressioni sulle diverse
monete causeranno la fine dei cambi
fissi ed il passaggio ad un regime di
cambi flessibili, ad opera del presidente
americano Richard Nixon.
Keynes investitore

I brillanti risultati di Keynes come investitore
sono testimoniati dai dati, disponibili
pubblicamente, su un fondo che amministrò
personalmente per conto del King's College a
Cambridge.

Tra il 1928 e il 1945, nonostante una caduta
rovinosa durante la Crisi del 1929, il fondo
amministrato da Keynes genera un rendimento
medio del 13,2% annuo, contro il magro risultato
del mercato britannico in generale, che negli
stessi anni mostra un declino medio dello 0,5%
annuo.
Torna a: “Keynes”
Keynes e Marx
Controverso e particolare è stato il
rapporto tra Keynes e Marx. Keynes
giudicò sempre Marx e la sua dottrina in
modo molto critico. Ne La fine del laissezfaire (1926), nel criticare il liberismo
economico, Keynes osserva
Torna a: “Keynes”



Ne La fine del laissez-faire (1926), critica il
liberismo economico e le teorie marxiste.
"Ma i principi del laissez-faire hanno avuto altri alleati
oltre i manuali di economia? Va riconosciuto che tali
principi hanno potuto far breccia nelle menti dei
filosofi e delle masse anche grazie alla qualità
scadente delle correnti alternative - da un lato il
protezionismo, dall'altro il socialismo di Marx.
Il socialismo marxista deve sempre rimanere un
mistero per gli storici del pensiero; come una dottrina
così illogica e vuota possa aver esercitato
un'influenza così potente e durevole sulle menti degli
uomini e, attraverso questi, sugli eventi della storia."
(Keynes, 1926)


Del disprezzo nutrito da Keynes nei confronti
della dottrina marxista vi è traccia anche nella sua
corrispondenza, in una lettera inviata a Sraffa, che gli
aveva consigliato la lettura del Capitale, Keynes
scrive:
"Ho provato sinceramente a leggere i volumi di
Marx, ma ti giuro che non sono proprio riuscito a
capire cosa tu ci abbia trovato e cosa ti aspetti che ci
trovi io! Non ho trovato neanche una sola frase che
abbia un qualche interesse per un essere umano
dotato di ragione. Per le prossime vacanze dovresti
prestarmi una copia del libro sottolineata."
Nonostante il palese disprezzo di
Keynes, molti autori rintracciano in
Marx alcune anticipazioni del
pensiero keynesiano.

Così, ad esempio, la possibilità di
crisi da sottoconsumo e la critica
radicale della legge di Say

Welfare State
→ Dopoguerra
 Luogo → USA e Inghilterra
 Tipo Stato → Welfare State
 Nome Teorie → Keynesiane mal interpretate
 Principali esponenti →  Concetti →
 Bilancio → Perennemente in Deficit
 Finanza → Funzionale
 Epoca
Concetti
 Stato
del “benessere”. Lo Stato non
interveniva solo quando c’era una crisi ma
sempre. In questo modo aumentò in
maniera sproporzionata il debito pubblico
e l’inflazione. Lo Stato agiva in funzione di
ciò che serviva ai cittadini senza tener
conto delle entrare che ci sarebbero state.
CAMBIO $/ORO
Torna a: “Welfare State”
Finanza Compensativa
 Politica
economica anticiclica che
prevede una riduzione della spesa
pubblica o, in alternativa, un aumento
della pressione fiscale nei periodi di
espansione e un suo incremento (o
una diminuzione delle tasse) nelle fasi
di recessione
Torna a: “Economia Pubblica”
Neo Liberismo
→ Dopo anni ‘70
 Luogo → USA – Gran Bretagna
 Tipo Stato → Democratico
 Nome Teorie → Monetarismo, Neoliberismo
 Principali esponenti → Fisher, Friedman
 Concetti →
 Bilancio → Tende in pareggio
Curva di Laffer
 Finanza → Funzionale
 Epoca
Ronald Regan
Adam Smith – “La mano invisibile”

"In effetti egli [l'individuo] non intende, in genere preseguire
l'interesse pubblico, né è consapevole della misura in cui lo
sta perseguendo. Quando preferisce il sostegno dell'attività
produttiva del suo paese invece di quella straniera, egli mira
solo alla propria sicurezza e, quando dirige tale attività in
modo tale che il suo prodotto sia il massimo possibile, egli
mira solo al suo proprio guadagno ed è condotto da una
mano invisibile, in questo come in molti altri casi, a perseguire
un fine che non rientra nelle sue intenzioni. Né il fatto che tale
fine non rientri sempre nelle sue intenzioni è sempre un
danno per la società. Perseguendo il suo interesse, egli
spesso persegue l'interesse della società in modo molto più
efficace di quando intende effettivamente perseguirlo. Io non
ho mai saputo che sia stato fatto molto bene da coloro che
affettano di commerciare per il bene pubblico. In effetti,
questa è un'affettazione non molto comune tra i
commercianti, e non occorrono molte parole per dissuaderli
da questa fisima" ("La ricchezza delle nazioni").
Torna a: “Liberismo”
Monetarismo

Il monetarismo è una teoria macroeconomica che si occupa
principalmente degli effetti dell'offerta di denaro governata dalle
banche centrali. Le teorie monetarie, in particolare, hanno come
obiettivo il controllo dell'offerta di denaro e considerano l'inflazione
come conseguenza di un'offerta di denaro superiore alla domanda.
Oggi il monetarismo è associato principalmente all'opera di Milton
Friedman, il quale è stato in gioventù keynesiano, per poi
approdare a conclusioni molto lontane, se non opposte, dal
pensiero keynesiano. Esso pone l'attenzione sugli effetti
macroeconomici del governo dell'offerta di moneta da parte delle
banche centrali. È dovuto principalmente al lavoro di Milton
Friedman, che ritiene che "l'inflazione è sempre e comunque un
fenomeno monetario", e dipende quindi dal meccanismo di
domanda e offerta di moneta. Essa è pertanto controllabile dalle
Banche Centrali, le quali devono mantenere l'offerta di moneta al
suo valore di equilibrio, determinato sulla base della crescita della
produttività e dalla domanda.
Torna a: “Neoliberismo”
Politica

Voltaire definì il regno di Luigi XIV, "le grand
siècle". Durante il suo regno la Francia fu la
dominatrice e il modello culturale dell'intera
Europa insieme all'Inghilterra, come attestano le
opere prese a modello dalla reggia di Versailles in
tutta Europa, dal Castello di Drottningholm
(Svezia) alla Reggia di Caserta. La frase che gli
viene spesso attribuita, "L'état, c'est moi!" ("Lo
Stato sono io!"), è molto probabilmente apocrifa,
giacché il suo regno fu contrassegnato da grandi
progressi nel diritto pubblico proprio nella
distinzione tra la persona fisica del re e lo Stato,
mentre più veritiera appare l'altra frase celebre
attribuitagli sul letto di morte: "Je m'en vais, mais
l'État demeurera toujours" (Io me ne vado, ma lo
Stato resterà sempre).
Politica amministrativa

In ambito amministrativo tolse man mano
potere ai vecchi governatori provinciali, che
tuttavia non esautorò, e sovrappose ad essi
degli intendenti, non in gran numero e quasi
tutti provenienti dall'aristocrazia e dalla
nobiltà di toga.
 Gli intendenti erano una nuova figura
amministrativa e rimasero in pianta stabile
anche dopo la morte del Re Sole; avevano
una dipendenza fortemente centralizzata che
tuttavia persero col passare dei tempi e dei
regnanti.
Politica economica

Il braccio destro di Luigi XIV fu per molti anni JeanBaptiste Colbert, controllore delle finanze dello Stato, la
seconda carica più importante dopo quella regia; egli
era fautore del mercantilismo. Colbert favorì in ogni
modo le esportazioni ed incentivò vari campi produttivi,
come ad esempio beni di lusso, ma per contro fece
salire a livelli proibitivi i dazi sulle importazioni; ben
presto questo protezionismo portò la Francia ad essere
quasi esclusa dai traffici commerciali europei ed al
fallimento, quindi, della politica commerciale di Colbert
che non segui in definitiva altro disegno se non quello
di ostacolare le nazioni che facevano del commercio la
loro arma vincente (come le province Unite olandesi). Il
Re era solito prendere le più importanti decisioni
(l'avvio o meno di una guerra, l'aumento delle imposte,
ecc) coadiuvato, anche se l'ultima parola rimase
sempre a lui, dalle tre cariche statali principali, ossia i
ministri degli Esteri, della Finanza e della Guerra.
Crisi ‘29

Il crollo di Wall Street, il grande crollo, la crisi del
1929, sono tutte espressioni usate per indicare
un periodo della storia economica del
Novecento durante il quale si ridussero
considerevolmente e su scala mondiale
produzione, occupazione, redditi, salari,
consumi, investimenti, risparmi, ovvero tutte le
grandezze economiche il cui andamento
caratterizza di norma lo stato di progresso o di
regresso dell'economia di un paese.
INTERPRETAZIONE KEYNESIANA
NEW DEAL

Si sapeva inoltre quali fattori del processo
economico potevano essere ritenuti responsabili
delle crisi: l'eccesso di risparmio (Malthus),
l’insufficienza del consumo (Sismondi), il tasso
d’interesse tenuto artificiosamente basso
(Wicksell), e ancora: l’eccesso di impianti nelle
industrie di beni strumentali rispetto a quelle di
beni di consumo; l’eccesso di credito, etc. Si era
consapevoli del peso dell’andamento dei
raccolti, delle innovazioni tecnologiche e del
credito il cui utilizzo era sempre in crescita (con
l’esito di aumentare considerevolmente la
violenza delle fluttuazioni). Infine l’aspetto
monetario, le variazioni nel ritmo della
produzione dell’oro... etc.

La crisi si manifestò in maniera improvvisa ma
non inattesa. Ancora alla fine dell’estate del
1929 la borsa di New York, nella quale poi
esplose, attraversava una fase di grande euforia
e speculazione. Ma prima un periodo
altalenante, poi giovedì 24 ottobre il primo
giorno di panico (in cui 13 ML di azioni vennero
vendute a prezzi nettamente inferiori a quelli di
acquisto), e infine martedì 29 ottobre (più di 16
ML). Nonostante gli interventi, sia organizzati
che spontanei, allestiti da gruppi bancari e
finanziari per dare fiducia al mercato, il crollo
delle azioni non incontrò argini.
Interpretazione Keynesiana
 In
conclusione Keynes sostiene che
l’intervento dello Stato deve essere
limitato nel tempo e basato su un
programma di spesa pubblica mirante ad
utilizzare i fattori inoperosi (politica antideflazionistica) oppure deve essere
finalizzato a contenere la domanda nei
limiti dei fattori disponibili (politica antiinflazionistica).
Rivoluzione industriale

La rivoluzione industriale è il processo di
industrializzazione vissuto dall'Inghilterra alla fine del XVIII
secolo, in seguito diffusasi ad altri Stati occidentali fino a
coinvolgere ampie parti del mondo. Per rivoluzione
industriale si intende un processo di trasformazione
economica che da un sistema agricolo-artigianalecommerciale porta ad un sistema industriale moderno
caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate
da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti
energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili
fossili). La rivoluzione industriale comporta una profonda
ed irreversibile trasformazione che parte dal sistema
produttivo fino a coinvolgere il sistema economico nel suo
insieme e l'intero sistema sociale. L'apparizione della
fabbrica e della macchina modifica i rapporti fra gli attori
produttivi. Nasce così la classe operaia che riceve, in
cambio del proprio lavoro e del tempo messo a
disposizione per il lavoro in fabbrica, un salario. Sorge
anche il capitalista industriale, imprenditore proprietario
della fabbrica e dei mezzi di produzione, che mira ad
incrementare il profitto della propria attività.
Bilancio in Deficit

Il deficit o disavanzo pubblico è la situazione economica in cui,
in un dato periodo, le uscite dello Stato superano le entrate. La
presenza di un deficit pone la questione della sua copertura.
Questa avviene solitamente con l'emissione di titoli di stato come
BOT e CCT. In passato si è anche fatto ricorso all'emissione di
moneta, soluzione abbandonata quasi ovunque nel mondo perché
ha effetti fortemente inflattivi (vedi inflazione e iperinflazione).Il
deficit pubblico in senso lato viene solitamente distinto dal deficit o
disavanzo primario che considera la differenza tra uscite e entrate
al netto della spesa per interessi sul debito pubblico. Anche se il
deficit pubblico viene misurato in termini assoluti, indicando il suo
ammontare in euro o nella moneta in cui è espresso, gli
economisti preferiscono valutarne le dimensioni relative,
rapportando il deficit al Prodotto interno lordo del paese.
Torna a: “Economia Pubblica”
Torna a: “Welfare State”
Cause del Deficit
Cause del Deficit

La presenza di un deficit si può attribuire ad un eccesso di spesa
(causata da spese inattese o straordinarie, come una guerra o
una catastrofe naturale, oppure da politiche economiche di
sostegno alla domanda, da scelte politiche finalizzate a creare e
mantenere il consenso politico; dall'incapacità o dalla mancanza
di volontà di ridurre le spese superflue) e/o a insufficienti entrate
(ad esempio politiche fiscali deboli, che portano nelle casse statali
meno denaro di quanto necessario a coprire i costi della pubblica
amministrazione). Una divisione tradizionale delle posizioni in
materia di deficit tra forze politiche conservatrici e progressiste,
attribuisce alle prime la volontà di ridurre quanto più possibile il
deficit dello stato o addirittura di chiudere in pareggio i conti
pubblici, allo scopo di mantenere ordine nei conti e di contenere la
spesa pubblica e il ruolo dello stato nell'economia, mentre alle
seconde verrebbe attribuito il desiderio di accettare deficit pubblici
strutturali, purché finalizzati a sostenere la domanda o a
preservare le fasce sociali più deboli. In particolare le posizioni
che si rifanno alle idee keynesiane attribuiscono allo stato il
compito di sostenere, quando necessario, la domanda di beni e
servizi ricorrendo alla spesa pubblica in condizioni di deficit.
Cambio $/oro

Sotto Bretton Woods, era d'obbligo tenere i dollari a riserva e
dunque era nota la somma di dollari in possesso delle banche
straniere, quantità prevalente della massa di dollari esistente
fuori dagli USA. Inoltre, i dollari circolanti in USA (come ogni
moneta circolante dentro uno Stato) erano un dato disponibile
poiché la massa monetaria era ed è decisa dalla FED. Al
tempo di Roosevelt era già risaputo che le once d'oro
dichiarate nella riserva della FED non erano sufficienti né a
convertire il totale dei dollari esistente (dentro e fuori USA),
né quelli in possesso di stranieri. Nemmeno una forte
svalutazione da 30 a 3 dollari/oncia avrebbe reso Bretton
Woods un sistema di cambi sostenibile. Era chiaro che prima
o poi la convertibilità sarebbe finita; l'aumento successivo
dell'emissione di dollari (da convertire) accelerò questo
processo. Il provvedimento di Roosevelt parlò, infatti, di Gold
Window (chiusa da Nixon, 40 anni dopo) come periodo di
transizione per il ripagamento di una parte dei dollari in
possesso di investitori stranieri (quelli che l'oro disponibile
poteva ripagare).
Torna a: “Concetti Welfare State”

Con la guerra in Vietnam e la crescita economica di
Germania e Giappone, gli USA necessitano di
finanziamenti eccezionali; l'indebitamento a causa delle
guerre costrinse a coniare ingenti quantità di dollari e a
svalutare la moneta, fissando un cambio inferiore rispetto
all'oncia d'oro (e quindi alle altre valute) perché la riserva
d'oro doveva bastare per una massa circolante di moneta
molto più alta. Per tentare di mantenere il sistema creato a
Bretton Woods, si organizza un pool di banche centrali
che mantengono il corso del cambio del dollaro sull'oro a
35 $ l'oncia, comprando titoli di Stato USA in caso di
perdita e vendendoli in caso di risalita. La Francia si ritira
dal pool nel 1967. 15 agosto 1971: il presidente
statunitense Richard Nixon annuncia che nemmeno i
dollari degli stranieri sono più convertibili in oro. La
soppressione della convertibilità totale del dollaro in oro è
per alcuni una dichiarazione implicita di bancarotta

Dopo la guerra del Vietnam, vi era ormai più moneta circolante che
riserve di metallo nella banca centrale che non poteva più assicurare la
convertibilità della moneta in oro (ovvero che un ipotetico cittadino si
presentasse alla banca centrale, restituisse la banconota in dollari e
chiedesse in cambio un'analoga quantità d'oro). Il gold standard poneva
fine agli accordi di Bretton Woods con un uscita unilaterale degli Stati
Uniti. Di quegli accordi, continuava però a valere l'obbligo di tenere i
dollari a riserva. Gli Stati stranieri non potevano spendere i dollari di cui
erano in possesso, chiederne il cambio con la moneta nazionale né con
l'oro; potevano investirli nelle banche statunitensi oppure in Treasury
Bond USA. La coniazione di dollari aveva subito una forte crescita per
finanziare i conflitti statunitensi nel dopoguerra (una guerra ogni due
anni, dopo il 1945), con una crescita più marcata per la guerra in
Vietnam. Il gold standard causa immediatamente una rivalutazione del
marco e dello yen. Contestuale è la crisi petrolifera del 1974. I Paesi
OPEC ridussero drasticamente la produzione di petrolio, causando una
crisi energetica mondiale. Il prezzo al barile e delle importazioni
quadruplicò. All'epoca il petrolio si commerciava soltanto in dollari: con
la crisi petrolifera, quadruplicò la domanda mondiale di dollari (a parità
di fabbisogni) e il cambio del dollaro si risollevò notevolmente, dopo il
crollo detto prima su marco e yen a seguito del gold standard. Prima e
dopo il gold standard e la crisi energetica, i Paesi OPEC continuarono a
farsi pagare il petrolio in dollari e a investire i petrodollaro nelle banche
e titoli di stato statunitensi. Non si trattò affatto di uno scontro fra mondo
arabo e USA.
Finanza Congiunturale
 Lo
Stato deve intervenire per rimuovere
gli squilibri della domanda: contenere l’
eccesso della domanda riducendo la
spesa pubblica; oppure sostenere la
domanda aumentando la spesa
pubblica.
Torna a: “Economia Pubblica”
Finanza Funzionale
 Lo
Stato deve aumentare la spesa
pubblica per migliorare i servizi pubblici
e per attuare una più equa distribuzione
del reddito.
Torna a: “Neoliberismo”
Torna a: “Welfare State”
Bretton Woods

La conferenza di Bretton Woods, che si tenne dal 1° al 22
luglio 1944, stabilì regole per le relazioni commerciali e
finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. Gli
accordi di Bretton Woods furono il primo esempio nella storia
del mondo di un ordine monetario totalmente concordato,
pensato per governare i rapporti monetari fra stati nazionali
indipendenti. Mentre ancora non si era spento il secondo
conflitto mondiale, si preparò la ricostruzione del capitalismo
globale, riunendo 730 delegati provenienti dalle 44 nazioni
alleate per la conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni
Unite (United Nations Monetary and Financial Conference) al
Mount Washington Hotel, nella città di Bretton Woods (New
Hampshire). Dopo un acceso dibattito, durato tre settimane, i
delegati firmarono gli Accordi di Bretton Woods.
Torna a: “Cambio $/oro”
Accordi di Bretton Woods

Gli accordi erano un sistema di regole e procedure per
regolare la politica monetaria internazionale. Le
caratteristiche principali di Bretton Woods erano due; la
prima, l'obbligo per ogni paese di adottare una politica
monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un
valore fisso rispetto al dollaro, che veniva così eletto a
valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni
delle altre valute; la seconda, il compito di equilibrare gli
squilibri causati dai pagamenti internazionali, assegnato
al Fondo Monetario Internazionale (o FMI). Il piano istituì
sia il FMI che la Banca internazionale per la
ricostruzione e lo sviluppo (detta anche Banca mondiale
o World Bank). Queste istituzioni sarebbero diventate
operative solo quando un numero sufficiente di paesi
avesse ratificato l'accordo. Ciò avvenne nel 1946.
F.E.D.

La Federal Reserve (abbreviata con FED) è la
banca centrale degli Stati Uniti d'America. Venne
istituita il 23 dicembre 1913 su proposta del
presidente Woodrow Wilson approvata dal
Congresso degli Stati Uniti
I Paesi dell’O.P.E.C.

L'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio meglio
conosciuta come OPEC (Organization of the Petroleum
Exporting Countries), fondata nel 1960, comprende
attualmente dodici paesi che si sono associati, formando un
cartello economico, per negoziare con le compagnie petrolifere
aspetti relativi alla produzione di petrolio, prezzi e concessioni.
La sede dell'OPEC, inizialmente stabilita a Ginevra, a partire dal
1° settembre 1965 è stata trasferita a Vienna. Gli stati membri
OPEC controllano circa il 78% delle riserve mondiali accertate di
petrolio, il 50% di quelle di gas naturale e forniscono circa il 42%
della produzione mondiale di petrolio ed il 17% di quella di gas
naturale. Il petrolio viene esportato principalmente in Oceania
(45% del totale delle esportazioni OPEC), Europa occidentale
(21,8%) e Nord America (21,5%). Il paese importatore più
importante è il Giappone che, da solo, fornisce mercato al 26,1%
delle esportazioni di petrolio proveniente dall'OPEC; gli Stati
Uniti incidono per il 19,2% e l'Italia per il 5,4%.
Il Monetarismo di Friedman

A Milton FRIEDMAN (premio Nobel 1976) e alla sua
scuola monetarista di Chicago si deve una
rielaborazione della teoria quantitativa secondo
l'impostazione marginalistica pre-keynesiana. La
regola categorica proposta da Friedman per la
politica monetaria è che le autorità monetarie devono
annunciare e realizzare un tasso di crescita della
quantità di moneta adeguandolo alla crescita
preventivata del reddito nazionale in termini reali.
Così, per evitare inflazione, se il reddito aumenta ad
un tasso annuo del 3%-4%, la politica monetaria può
assicurare una certa stabilità dei prezzi se mantiene
stabile al 3-4% il tasso di crescita annuo dell'offerta di
moneta.
Torna a: “Neoliberismo”
Concetti del Neoliberismo

Le nuove esigenze poste dalla preminenza del
capitale finanziario hanno trovato una risposta nelle
teorie economiche neoclassiche o neoliberiste. Da
oltre un decennio il premio Nobel Milton Friedman
ed alcuni suoi allievi predicavano un ritorno a teorie
di libero mercato, con una riproposizione di un
impianto legato all'ipotesi della mano invisibile,
abbandonata alla metà del XIX° secolo. Ma un altro
aspetto della teoria era quello più aderente alle
esigenze della finanza: il controllo del ciclo
economico veniva per intero delegato alla moneta
sotto forma di aggregato monetario; ne conseguiva
che l'amministrazione statale dell'economia doveva
lasciare mano libera al dispiegarsi naturale del ciclo
economico, garantendo soltanto la forza e la
stabilità della moneta.
Torna a: “Neoliberismo”
Muhammad Yunus

Muhammad Yunus (Chittagong, 28 giugno 1940) è un
economista e banchiere bengalese. È ideatore e
realizzatore del microcredito, ovvero di un sistema di
piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per
ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali. Nel 1976
Yunus fondò la Grameen Bank, prima banca al mondo ad
effettuare prestiti ai più poveri tra i poveri basandosi non
già sulla solvibilità, bensì sulla fiducia. Da allora, la
Grameen Bank ha erogato più di 5 miliardi di dollari ad
oltre 5 milioni di richiedenti. Per garantirne il rimborso, la
banca si serve di gruppi di solidarietà, piccoli gruppi
informali destinatari del finanziamento, i cui membri si
sostengono vicendevolmente negli sforzi di avanzamento
economico individuale ed hanno la responsabilità solidale
per il rimborso del prestito.
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No Global
→ Giorni nostri
 Luogo → Tutto il mondo
 Tipo Stato → Democratico
 Nome Teorie →  Principali esponenti → Chomsky, Stiglitz, Sen
 Concetti →
 Bilancio →  Finanza →  Epoca
Muhammad Yunus
Concetti No Global

Movimento new-global, Movimento no-global o
movimento anti-globalizzazione è una locuzione
nata intorno al 1999 che indica un insieme di gruppi,
organizzazioni non governative, associazioni e singoli
individui relativamente eterogenei dal punto di vista
politico ed accomunati dalla critica all'attuale sistema
economico neoliberista. La critica principale del
movimento è volta verso le multinazionali: secondo
gli aderenti, il loro potere è così forte da condizionare
le scelte dei singoli governi verso politiche non
sostenibili da un punto di vista ambientale ed
energetico, imperialiste, non rispettose delle
peculiarità locali, e dannose per le condizioni dei
lavoratori.
Critiche No Global
Torna a: “No Global”
Critiche No Global

Una delle critiche mosse più di frequente a questa esperienza
politica è quella della mancanza di propositività, dovuta alla
presunta impossibilità di coordinare le forze politiche
eterogenee che lo costituiscono entro uno schema di
progettualità politica di lungo termine. Il movimento è spesso
accusato di non possedere realismo politico e di essere
ideologicamente una collezione di spinte utopiche talvolta
incompatibili tra loro. Critiche di genere diverso provengono da
parte di coloro che ritengono che l'esperienza no global, in
particolare quella che trova la propria espressione nel Forum
Sociale Mondiale, rischi di essere pilotata e strumentalizzata dai
nuovi governi socialdemocratici radicali dell'America latina,
quello brasiliano e quello venezuelano. I critici più aspri
equiparano invece il movimento ad una organizzazione
eversiva, quasi terroristica, di estrema sinistra, sebbene tra gli
scontenti del nuovo ordine economico globale si annoverino
anche militanti di destra; ritengono legati i no-global alle ali più
estreme e violente, accusandoli di non prendere le adeguate
distanze, anche in forza di fatti di violenza seguiti a scontri con
la polizia avvenuti in occasione delle maggiori manifestazioni,
dalla prima grande contestazione di Seattle del 1999 ai più
recenti fatti del G8 di Genova del 2001.
Noam Chomsky


Noam Chomsky nasce il 7 dicembre 1928 a Philadelphia.
Chomsky è molto noto per le sue prese di posizione politiche,
nelle quali ha duramente denunciato la strumentalizzazione
della totalità dei mezzi d'informazione statunitensi, da parte
delle potenti lobby economiche esistenti in quel paese, e la
politica imperialista e militarista delle amministrazioni USA, da
Roosevelt in poi. Grazie ad un minuzioso lavoro di studio e
interpretazione di una immensa mole di ogni tipo di
documenti, Chomsky è riuscito a smascherare numerosi casi
di utilizzo fraudolento delle informazioni, nonché ad
evidenziare la piattezza conformistica dei media.
« La globalizzazione non è un fenomeno naturale, ma un
fenomeno politico concepito per raggiungere obiettivi ben
precisi. » (Noam Chomsky)
Torna a: “No Global”
Joseph Stiglitz

Joseph F. Stiglitz è nato a Gary, nell'Indiana, nel 1943. Oltre a
produrre influenti contributi nel campo della microeconomia,
Stiglitz ha rivestito ruoli rilevanti nella politica economica.
Joseph Stiglitz fa oggi parlare di sé in tutto il mondo per le sue
idee, spesso critiche, riguardo alla globalizzazione e al ruolo
d'istituzioni internazionali quali il Fondo Monetario
Internazionale e la Banca Mondiale. L'uscita di Stiglitz dalla
Banca Mondiale nel 2000 era stata accompagnata da accese
polemiche. Tuttavia Stiglitz non ha gettato la spugna e ha
voluto continuare il suo impegno nel campo dell'economia dello
sviluppo e della globalizzazione lanciando un nuovo progetto,
chiamato "Initiative for Policy Dialogue". Un progetto che ha lo
scopo di riconciliare i fallimenti della globalizzazione con i suoi
benefici, e aiutare i paesi in via di sviluppo e in transizione ad
esplorare e valutare tutte le possibili alternative di politica
economica e promuovere una più ampia e consapevole
partecipazione della società civile alle decisioni. Ritiene che la
ricetta di apertura e liberalizzazione dei mercati che la comunità
internazionale impone indiscriminatamente a tutti i paesi in via
di sviluppo non sia sempre quella giusta.
Torna a: “No Global”
Seconda Guerra Mondiale

La Seconda Guerra
Mondiale stravolse
anche l’economia
mondiale. Tutta
l’Europa era in
ginocchio per via della
distruzione di risorse
produttive. Gli USA
invece rimasero intatti,
e intatta restò la loro
potenza economica.
“Joseph Stiglitz”
“Milton Friedman”
Curva di Laffer

La curva di Laffer è una curva a campana che mette in
relazione l'aliquota di imposta (asse delle ascisse) con le
entrate fiscali (asse delle ordinate) che l'economista
dell'università della South California (USA) impiegò per
convincere l'allora candidato repubblicano alle
presidenziali del 1980, Ronald Reagan, a diminuire le
imposte dirette. Secondo Laffer esisteva un'aliquota,
corrispondente all'ascissa del punto più alto della curva
a campana, oltre la quale un aumento delle imposte
avrebbe disincentivato l'attività economica e quindi
ridotto il gettito. Oltrepassata l’aliquota ottimale il gettito
fiscale tende a diminuire per 3 fenomeni: evasione,
elusione, sottrazione.
Guarda grafico
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L’evasione
 L’evasione
consiste nel dichiarare un
imponibile minore rispetto a quello reale
con lo scopo di pagare meno imposte.
L’elusione

L’elusione consiste nel “truccare” la natura
dell’imponibile con lo scopo di usufruire di aliquote
minori. A differenza dell’evasione l’elusione non e’
illegale essa infatti rispetta le leggi vigenti, ma le
aggira leggermente se ad esempio il reddito
proveniente dalla vendita di coca cola e’ sottoposto
ad una aliquota del 40%, mentre quello proveniente
dalla piu’ generica distribuzione di bevande gasate
e’ sottoposto al 20%, un barista potrebbe cambiare
la descrizione dalla sua attivita’ allo scopo di eludere
un 20% di imposta, restando comunque nei limiti
della legalità.
La sottrazione
 La
sottrazione consiste nel sottrarre
l’imponibile dalla tassazione
eliminandolo o spostandolo ed è
l'effetto di cui gli economisti della
supply side economics (cioè politica
dell’offerta) più si preoccupavano.
Crisi Anni ‘70
 Fine
cambio $/oro
 Stagflazione
 Crisi petrolifera
 Guerra del Vietnam
Fine cambio $/oro

Nel 1971 il Presidente Richard Nixon
annunciava la non convertibilità del dollaro
in oro, mettendo così in crisi il sistema
economico e con esso il ruolo stesso degli
USA quale potenza egemone e centro
strategico imperialistico. Occorreva trovare
altre forme di dominio se questo ruolo
doveva essere mantenuto. Ma prima di ciò
occorre capire cosa aveva costretto o spinto
l'Amministrazione statunitense ad un passo
tanto rischioso.
Stagflazione

In economia, per stagflazione si intende indicare la
situazione nella quale sono contemporaneamente
presenti nel mercato sia un aumento generale dei prezzi
(inflazione) che una mancanza di crescita dell'economia
in termini reali (stagnazione economica). La stagflazione
è un fenomeno presentatosi per la prima volta alla fine
degli anni sessanta, prevalentemente nei paesi
occidentali; precedentemente inflazione e stagnazione si
erano invece sempre presentate disgiuntamente. La
contemporanea presenza di questi due elementi mise in
crisi la teoria di John Maynard Keynes che, per oltre 30
anni, era stata la spiegazione più convincente per
l’andamento dei sistemi economici, oltre che valido
strumento di politica economica per i governi di paesi ad
economia di mercato.
Crisi petrolifera

La crisi energetica del 1973 fu dovuta principalmente ad
un’improvvisa e inaspettata interruzione del flusso
dell’approvvigionamento di petrolio dai paesi appartenenti
all’Opec (Organization of the Petroleum Exporting
Countries) ai Paesi importatori dell’oro nero. In quegli anni
infatti la situazione mediorientale era incandescente: i
Paesi arabi non avevano ancora riconosciuto il diritto dello
Stato di Israele ad esistere. Si diffuse la consapevolezza
della fragilità e della precarietà del sistema produttivo
occidentale, le cui basi poggiavano sui rifornimenti di
energia da parte di una tra le zone più instabili del pianeta.
E le conseguenze della crisi energetica non tardarono a
manifestarsi anche sul sistema industriale, che infatti non
conobbe più i tassi di crescita registrati nei decenni
precedenti. Negli Stati Uniti la situazione fu meno
problematica, data la minor dipendenza energetica dai
Paesi Arabi produttori di greggio. Nell’ Europa dell’Est gli
effetti della crisi furono gravi, perché mancavano i soldi per
trasformare e modernizzare gli impianti industriali, che si
avviarono a una lenta decadenza.
Guerra del Vietnam
 Nella
crisi degli anni ’70, un ruolo
primario aveva sicuramente giocato la
sconfitta registrata poco più di un lustro
prima nella guerra indocinese.
L'impegno bellico in Vietnam ed in tutta
l'area del sud-est asiatico era stato
senza dubbio rilevante, portandosi
dietro un forte carico inflattivo, perché
privato del ritorno di commesse che
una vittoria avrebbe garantito.
I Trattati di Maastrict

Il trattato sull'unione europea, noto come
Trattato di Maastricht venne firmato in
Olanda il 7 febbraio del 1992 dai 12 Paesi
membri dell'allora communità europea (oggi
Unione Europea) ed entrato in vigore l'anno
successivo.




I 3 pilastri dell’Unione Europea
Il patto di stabilità
Unione economica e monetaria
Altre norme del trattato
I 3 pilastri dell’Unione Europea



1. La communità europea: decisioni prese all'interno del
governo, riunisce tutti i trattati precedenti;
2. La politica estera e di sicurezza comune(PESC):di tipo
intergovernativo in quanto le decisioni vengono prese dai
rappresentanti dei governi, essa comprende la politica
estera di sicurezza e difesa (PESD);
Oggi questa politica è chiamata la Cooperazione politica
Europea, con l'obiettivo politico di unificare politicamente
la politica estera e di sicurezza;
3. La cooperazione nei settori della giustizia e affari
interni (GAI) .
Il patto di stabilità
Sono dei criteri di valutazione che
devono essere raggiunti e anche
rispettati dai Paesi che vogliono entrare
a far parte dell'U.E., essi sono:
 Inflazione, soglia massima 3%;
 Deficit/PIL, soglia massima 3%;
 Debito pubblico/PIL, soglia max. 60%.
Unione economica e monetaria
 Introduzione
della moneta unica,
l'EURO, nei 12 paesi membri.
 Tra i Paesi membri non hanno adottato
la moneta unica europea il Regno Unito,
Danimarca.
Altre norme del trattato
 Tutela
diplomatica;
 La possibilità di rivolgersi alle istituzioni
europee in una delle lingue ufficiali degli
Stati membri;
 Il diritto per i cittadini communitari di
petizione al Parlamento Europeo.
Amartya Sen

Amartya Sen nacque nel 1933 a Santiniketan (in
Bengala): divenne docente presso l’università di
Calcutta, presso il Trinity College di Cambridge, poi a
Nuova Delhi, alla London School of Economics, a Oxford
e, successivamente, all’università di Harvard. Ciò che
Amartya Sen si propone di porre al centro della propria
riflessione è la discussione sulla disuguaglianza, letta
però in una “nuova direzione” che si contrapponga a
quelle tradizionali e prevalenti. L’idea di disuguaglianza
(inequality) deve secondo Sen confrontarsi con due
diversi ostacoli: a) la sostanziale eterogeneità degli
esseri umani; b) la molteplicità dei punti focali a cui la
disuguaglianza può essere oggetto di valutazione.
Irving Fisher

Irving Fisher è stato un economista e statistico
statunitense. Contribuì in modo determinante alla
teoria dei Numeri indici analizzandone le proprietà
teoriche e statistiche. Fu uno dei maggiori economisti
monetaristi americani dei primi del '900. In campo
finanziario a lui si deve la formalizzazione della
equazione per stimare la relazione tra tassi di
interesse nominali e reali. L'equazione è usata per
calcolare lo "Yield to Maturity" ovvero il rendimento
alla scadenza di un titolo, in presenza di inflazione.
Tale equazione è conosciuta universalmente come
Equazione di Fisher. Fisher fu presidente della
American Economic Association (1918) e della
American Statistical Association (1932) nonché
fondatore nel 1930 della International Econometric
Society.
Torna a: “Neoliberismo”
New Deal

E’ un complesso di riforme con cui l’amministrazione Roosevelt,
nel periodo 1933-38, affrontò i problemi della ripresa
economica e dell’occupazione posti negli USA dalla grande
depressione. . Nel 1933, ossia l’anno in cui Roosevelt s’insidiò
alla presidenza, il prodotto nazionale lordo (PNL) era inferiore
di un terzo rispetto al ’29; l’indice generale dei prezzi scese al
60% circa mentre i prezzi agricoli scesero sotto il 40% dei livelli
del ’29. gli investimenti lordi privati scesero del 90%, i
disoccupati erano oltre i 13 milioni. Per fermare questa spirale
recessiva era opportuno un energico cambiamento di rotta
rispetto alle tradizionali teorie basate sul laissez-faire, sul
pareggio del bilancio. Roosevelt scelse di far fronte alla
situazione di emergenza con una decisa politica interventista
volta a ristabilire la fiducia nel sistema bancario e dall’altra a
fornire assistenza ai disoccupati, proteggere le varie classi di
debitori, sostenere l’occupazione, favorire la ripresa dell’attività
produttiva con lavori pubblici anche a costo di dover affrontare
gravi deficit di bilancio. Fu una risposta dettata dall’istinto che
analizzata con cura che solo più tardi venne interpretata in
chiave keynesiana come una politica che ha lo scopo di
raggiungere la piena occupazione delle risorse con il
finanziamento in deficit dell’aumento della domanda aggregata.
David Ricardo

Celeberrimo economista inglese (Londra 1772 - Gatcomb
Park, Gloucestershire, 1823), David Ricardo è - con Adam
Smith - il massimo esponente della scuola classica
dell'economia. Figlio di un banchiere ebreo, accumulò una
considerevole fortuna prima come agente di cambio, poi
come banchiere e, nel 1819, venne eletto alla camera dei
comuni. Dopo alcuni saggi di teoria monetaria, nel 1817
pubblicò la sua opera fondamentale, Princìpi
dell'economia politica e dell'imposta, nella cui prefazione
affermava che il problema principale dell'economia politica
era determinare le leggi che regolano la distribuzione del
prodotto nazionale tra proprietari terrieri, capitalisti e
lavoratori. Rifacendosi alla teoria smithiana del valore,
Ricardo pose a fondamento del valore di scambio di un
bene la quantità di lavoro necessaria per ottenerlo e, in
opposizione a Smith, sostenne che tale principio era
valido non solo per le società precapitalistiche ma anche
per quelle capitalistiche.
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Ronald Regan
“Il governo non è la soluzione del nostro problema, il governo è il problema”
Ronald Wilson Reagan (Tampico, 6 febbraio 1911 – Los
Angeles, 5 giugno 2004) è stato un attore e politico
statunitense.
 È stato il 33° governatore dello Stato della California e il
40° presidente degli Stati Uniti d’America.
 Con Margaret Thatcher è sicuramente il più grande
politico conservatore degli anni '80.
 Rivoluzionò le strategie di marketing politico,
proponendosi come uomo nuovo, cittadino tra i cittadini,
vicino alla gente. Enfatizzò il suo scetticismo riguardo la
capacità del governo federale di risolvere i problemi,
soprattutto economici. La sua soluzione fu di ritirare
l'impegno governativo a controllare e pianificare
l'economia, riducendo le imposte e le regolamentazioni,
per consentire alle forze del libero mercato di
autoregolarsi.

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Evoluzione delle Teorie Economiche