Evoluzione delle Teorie Economiche Stato Assoluto Economia pubblica 2° Guerra Mondiale Welfare State Liberismo Riv. industriale Crisi ‘70 Evoluzione del diritto di voto Neo Liberismo Crisi ‘29 Globalizzazione I Trattati di Maastrict Stato Assoluto → prima delle Rivoluzioni Luogo → Francia Tipo Stato → Assoluto Nome Teorie → Mercantilismo; Fisiocrazia Principali esponenti → Re Sole (Luigi XIV) Concetti → Bilancio → Legato alle spese del Re Finanza → Epoca Concetti Principali Politica Politica amministrativa Politica economica Torna a: ”Stato Assoluto” Mercantilismo Il Mercantilismo fu una politica economica che prevalse in Europa dal XVI al XVIII secolo, basata sul concetto che la potenza di una nazione sia accresciuta dalla prevalenza delle esportazioni sulle importazioni. Nelle società europee di quei secoli, dietro gli aspetti di uniformità del mercantilismo, furono attuate differenti politiche a seconda della specializzazione economica naturale (agricola, manifatturiera, commerciale) e all'idea di ricchezza (oro, popolazione, bilancia commerciale). Torna a: ”Stato Assoluto” Fisiocrazia La fisiocrazia è una dottrina economica che si affermò in Francia verso la metà del XVIII secolo (principalmente nel triennio 1756 1758), in chiara opposizione al mercantilismo e con lo scopo di risollevare le sorti delle scarse finanze francesi. Secondo la dottrina fisiocratica l'agricoltura è la vera base di ogni altra attività economica: solo l'agricoltura è infatti in grado di produrre beni, mentre l'industria si limita a trasformare e il commercio a distribuire. Torna a: ”Stato Assoluto” Re Sole Figlio di Luigi XIII e di Anna d'Austria. Aveva compiuto appena cinque anni quando ereditò il trono di Francia. Luigi, che è noto anche come il Re Sole, governò sulla Francia per oltre settant'anni, più di qualsiasi altro monarca francese e di tutti i principali monarchi europei. Torna a: ”Stato Assoluto” La legge di Say La legge di Say, detta anche legge degli sbocchi, fu enunciata dall'economista francese Jean-Baptiste Say e riguarda il fenomeno delle crisi economiche. Egli sosteneva in tale legge che in regime di libero scambio non sono possibili le crisi prolungate, poiché i prodotti si pagano con i prodotti e non con il denaro, che è solamente merce rappresentativa. L'offerta è sempre in grado di creare la propria domanda: ogni venditore è anche compratore. Il rimedio delle crisi non doveva perciò, secondo Say, ricercarsi tanto in misure restrittive dell'importazione, quanto nell'incremento di quelle produzioni che servissero all'esportazione. Torna a: “Liberismo” Liberismo → 1750 - 1929 Luogo → Inghilterra, poi tutta Europa e USA Tipo Stato → Liberale Nome Teorie → Liberismo Principali esponenti → Adam Smith, Ricardo Concetti → Bilancio → In pareggio Finanza → Neutrale Epoca La legge di Say Concetti principali lo stato non doveva intervenire perché il mercato si equilibrava da solo,deve intervenire solo per le cose di necessità nelle quali i privati non avevano interesse ad intervenire perché non gli venivano pagate(beni parzialmente puri); laissez faire:se le forze presenti nel sistema economico sono lasciate libere di agire,esse opereranno per il meglio; la disoccupazione rappresenta una fase naturale del ciclo economico,verrà assorbita spontaneamente. la disoccupazione è il risultato di salari troppo alti causati dalla forza eccessiva dei sindacati; per risolvere il problema della disoccupazione bisogna attenuare la forza dei sindacati; l'offerta complessiva di beni è sempre in grado di generare la corrispondente domanda,è quindi da escludere che il sistema economico possa essere afflitto da crisi di sovrapproduzione se non parziali (legge di Say o legge degli sbocchi) o temporanee; l'edonismo: il puntare alla felicità; l'interesse egoistico di ogni individuo porta ad agire in modo da massimizzare il proprio benessere,ma così facendo rende massimo anche il vantaggio per la comunità(metafora della mano invisibile di Smith); Torna a: “Liberismo” Stato Liberale Con l'espressione Stato liberale s'intende quella forma di Stato che si pone come obiettivo la tutela delle libertà o diritti inviolabili dei cittadini, attraverso una Carta Costituzionale che riconosce e garantisce i diritti fondamentali(libertà individuale, il diritto alla libertà religiosa, il diritto a una esistenza dignitosa ecc.) e sottopone la sovranità dello Stato a una ripartizione dei Poteri. Essa si è instaurata in Inghilterra con la Rivoluzione industriale e in USA e in Francia con altre rivoluzioni settecentesche, e nel resto dell'Europa con le rivoluzioni liberali che hanno luogo nella prima metà del XIX secolo(1820-21; 1830-31; 1848). Può essere definito anche come Stato minimo (caratteristica dello Stato liberale), cioè porsi come unico obbiettivo la tutela dei diritti fondamentali. CARATTERI Torna a: “Liberismo” FUNZIONI Caratteri dello Stato Liberale Lo Stato liberale si differenzia dallo Stato assoluto in quanto la sovranità non proviene dal Re, nè dal popolo (come nella democrazia), ma dalla nazione. La separazione dei poteri è piuttosto netta ed è uno dei caratteri fondamentali dello Stato. La Carta Costituzionale dello Stato presenta due caratteri distintivi: - è breve, nel senso che si limita solo a prescrivere gli organi statali, mentre la parte relativa ai diritti fondamentali è limitata solo ad alcuni principi; - è flessibile, in quanto non sono previsti procedimenti aggravati per la revisione della Costituzione, che può essere modificata con il procedimento legislativo ordinario, quindi modificare la Costituzione diventava semplice come emanare delle leggi ordinarie. Un esempio di questa Costituzione è lo Statuto Albertino italiano. Funzioni dello Stato Liberale Le funzioni di questo Stato sono limitate a compiti di difesa e ordine pubblico: l'intervento in economia è volto e limitato a garantire che i soggetti economici si muovano ed operino secondo la legge di mercato, secondo la dottrina economica del laissez-faire (liberismo). Lo Stato liberale è contro quel governo che ignora i diritti dei governanti e inoltre si ha uno Stato laico che regoli la separazione tra il potere pubblico e quello religioso. Finanza Neutrale In economia si definisce finanza neutrale quel tipo di finanza a cui sono attribuiti esclusivamente fini di mantenimento dell'apparato statale. Questa neutralità finanziaria, formulata dagli economisti del XIX secolo e sostenuta dalla scuola classica anglosassone negli anni '40, suggeriva che i pubblici poteri non interferissero nell'economia in quanto si supponeva che le problematiche economico-sociali trovassero soluzioni in modo naturale dato il perfetto equilibrio garantito dalla legge della domanda e dell'offerta. Torna a: “Liberismo” Diritto di voto Che cos’è? Cenni storici.. In Francia.. In Inghilterra.. Negli U.S.A. In Italia.. Che cos’è? Il diritto di voto è quel principio,secondo il quale tutti i cittadini maggiorenni possono partecipare alle lezioni politiche,amministrative e alle altre consultazioni pubbliche(referendum). Questo diritto/dovere,è correlato alle idee di volontà e di rappresentanza politica,promossa da Jean-Jacque Russeau;per il quale,i cittadini(anche nei moderni Stati democratici),sono alla base del sistema politico,infatti sono questi ultimi,tramite il suffraggio ad eleggere l’organo legislativo del Paese. Cenni Storici Il principio del suffragio universale maschile,è stato introdotto per la prima volta negli Stati Uniti d’America,alla loro indipendenza nel 1776(con restrizioni basate su censo e istruzione). In Europa,la strada è stata spianata negli inizi dell’Ottocento,da un suffragio ristretto ad una fetta della società(come in America),passo però inevitabile per il raggiungimento del diritto di voto universale. In Francia 1. 2. 3. 4. 5. Si verificarono lotte e ribellioni popolari per ottenere questo diritto,nel rispetto della rivoluzione francese e di un nazionalismo,incrementato dalla dall’attiva partecipazione del popolo. Un punto fondamentale è la presa della Bastiglia del 14 luglio 1789,che portò ai concetti di LibertàUguaglianza-Fraternità Nel 1792, vi fu un breve periodo di suffragio universale,nel quale votarono anche le donne Nel 1848,si ricorda il suffragio universale maschile. Nel 1946 invece,si tornò al diritto di volo generalizzato a tutti i maggiorenni,indistintamente da:sesso,istruzione,reddito. In Inghilterra 1. 2. 3. 4. 5. E’ stato uno tra i primi Paesi europei ad attuare riforme elettorali tendenti ad universalizzare il voto. Nel 1832 vi fu il Referendum Act dove il voto era basato sul reddito. Nel 1867 si abbassa il censo con il quale si può votare(riescono ad arrivarci anche alcuni operai). Nel 1884-5 Si estende il diritto di voto maschile. Nel 1918 Si estende anche alle donne. Negli U.S.A. Nel 1776 nasce il suffraggio universale,vergognosamente restrittivo per i caratteri censitari,sessuali e razziali e culturali. Nel 1966 la Corte Suprema dichiarò i vecchi requisiti anticostituzionali e vennero aboliti. In Italia 1. 2. 3. 4. 5. 6. Il percorso italiano è molto lungo e contorto infatti parte da quando il Paese non era ancora uno Stato unitario Nel 1848 il voto era concesso a tutti i 25enni,maschi che sapessero leggere scrivere e pagassero almeno 40 lire di imposte(il numero degli italiani con questi requisiti era circa il 2% della popolazione). Nel 1882 si allargarono leggermente i criteri di scelta Nel 1912 i maggiorenni di 20 anni,non analfabeti,maschi,avevano il diritto di voto,mentre gli analfabeti potettero iniziare a votare al raggiungimento del 30esimo anno di età. Nel 1918 viene abolita la distinzione degli analfabeti. Nel 1946 si arriva al suffraggio universale con il voto atto a scegliere tra la monarchia e la repubblica,oltre che per eleggere l’assemblea costituente(della costituzione). Economia pubblica → Dopo il ‘29 Luogo → USA Tipo Stato → Interventista Nome Teorie → Keynesiane Principali esponenti → J.M.Keynes Concetti → Bilancio → In Deficit Finanza → Congiunturale; Compensativa Epoca Stato Interventista All'inizio del XX secolo, le crisi economiche, che nel frattempo erano diventate sempre più frequenti e sempre più acute, convinsero lo Stato che il sistema liberista, lasciato a se stesso, era incapace di assicurare alla nazione un progresso economico continuo ed equilibrato, come non era stato capace di garantire alla nazione un armonico sviluppo sociale e civile. Ci si rese conto che se si voleva assicurare alla nazione un crescente sviluppo economico e abolire o, quanto meno, attutire le catastrofiche conseguenze delle depressioni economiche, lo Stato doveva abbandonare la sua tradizionale neutralità ed intervenire anche nel campo dell'economia. Torna a: “Economia Pubblica” Dapprima questo intervento fu frammentario ed occasionale. Esso si risolveva in «una serie di misure economiche isolate, non coordinate e senza rapporto fra di loro, intese a migliorare, in determinati periodi, le condizioni dei produttori di grano, degli allevatori di bestiame, della industria tessile, di qualsiasi altro gruppo economico. (Poteva) essere adottato per mantenere il livello degli utili, dei prezzi, dei salari o delle condizioni di lavoro nella particolare industria che (formava) oggetto di tali misure, oppure (poteva) essere principalmente inteso a migliorare il gettito delle imposte. Poteva anche avere come scopo la conservazione delle risorse minerarie, idriche o forestali; oppure servire ad assistere una comunità o una zona in particolari condizioni di disagio economico; soprattutto poteva spesso rappresentare il tentativo di attenuare gli effetti di una depressione ciclica o strutturale, in gestazione o in atto» (1). Ciò che c'era di positivo in queste misure è che esse riuscivano a tappare, bene o male, le falle che continuamente si aprivano nella grande barca dell'economia, ma non riuscivano ad impedire che esse si aprissero, e ciò era dovuto al fatto che, più che misure preventive, esse erano misure correttive di squilibri che si venivano a creare in alcuni settori dell'economia. Esse si erano dimostrate efficaci nella lotta contro le grandi depressioni o nel risollevare un settore dell'economia da uno stato di crisi, ma del tutto inefficaci per garantire al paese un alto sviluppo economico e sociale. John Maynard Keynes Cambridge, 5 giugno 1883 - 21 aprile 1946 Carriera; La Teoria Generale; Keynes investitore; Keynes e Marx Torna a: “Economia Pubblica” Carriera È presto assegnato alla Royal Commission on Indian Currency and Finance, una posizione che gli consente di mostrare il suo considerevole talento nell'applicare la teoria economica a problemi di ordine pratico. La sua provata abilità in tal senso, con particolare riferimento alle questioni riguardanti le valute e il credito, gli consente di diventare, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, consigliere del Cancelliere dello Scacchiere e del Ministero del Tesoro per le questioni economiche e finanziarie. Torna a: “Keynes” Questi successi gli fruttano un incarico che avrà un enorme impatto sullo sviluppo della sua vita e della sua carriera, quello di rappresentante economico del Tesoro alla Conferenza di pace di Versailles del 1919. La Teoria Generale La sua opera principale è la Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta un volume che ha un notevole impatto sulla scienza economica, e costituisce il primo nucleo della moderna macroeconomia. Torna a: “Keynes” Nel Teoria generale, Keynes afferma che sono giustificabili le politiche destinate a stimolare la domanda in periodi di disoccupazione, ad esempio tramite un incremento della spesa pubblica. Poiché Keynes non ha piena fiducia nella capacità del mercato lasciato a sé stesso di esprimere una domanda di piena occupazione, ritiene necessario che in talune circostanze sia lo Stato a stimolare la domanda. Queste argomentazioni trovano conferma nei risultati della politica del New Deal, varata negli stessi anni dal presidente Roosevelt negli Stati Uniti. La teoria macroeconomica con alcuni perfezionamenti negli anni successivi giunge ad una serie di risultati di rilievo nelle politiche economiche attuali. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Keynes sostiene con Come pagare per la guerra , che lo sforzo bellico dovrebbe essere finanziato con un maggiore livello di imposizione fiscale, piuttosto che con un bilancio negativo, per evitare spinte inflazioniste. Con l'approssimarsi della vittoria alleata, Keynes è nel 1944 alla guida della delegazione inglese a Bretton Woods, negoziando l'accordo finanziario tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, nonché a capo della commissione per l'istituzione della Banca Mondiale. Non riesce tuttavia a raggiungere i suoi obiettivi. Keynes sa che il sistema di cambi fissi stabilito dagli accordi può essere mantenuto nel tempo, solo a patto di costringere gli Stati Uniti, destinati ad avere una bilancia commerciale e finanziaria positiva, a finanziare i paesi con saldi finanziari negativi. Ma incontra l'opposizione americana verso la predisposizione di fondi, che Keynes avrebbe voluto essere assai ingenti, destinati a tale scopo. I fondi vengono predisposti ma sono, per volere americano e grazie all'azione del negoziatore statunitense Harry Dexter White, di dimensioni contenute. Risulteranno insufficienti a finanziare i saldi finanziari negativi dei paesi più deboli e a fronteggiare la speculazione sui cambi. Il sistema di Bretton Woods resisterà fino alla prima metà degli anni '70, quando le pressioni sulle diverse monete causeranno la fine dei cambi fissi ed il passaggio ad un regime di cambi flessibili, ad opera del presidente americano Richard Nixon. Keynes investitore I brillanti risultati di Keynes come investitore sono testimoniati dai dati, disponibili pubblicamente, su un fondo che amministrò personalmente per conto del King's College a Cambridge. Tra il 1928 e il 1945, nonostante una caduta rovinosa durante la Crisi del 1929, il fondo amministrato da Keynes genera un rendimento medio del 13,2% annuo, contro il magro risultato del mercato britannico in generale, che negli stessi anni mostra un declino medio dello 0,5% annuo. Torna a: “Keynes” Keynes e Marx Controverso e particolare è stato il rapporto tra Keynes e Marx. Keynes giudicò sempre Marx e la sua dottrina in modo molto critico. Ne La fine del laissezfaire (1926), nel criticare il liberismo economico, Keynes osserva Torna a: “Keynes” Ne La fine del laissez-faire (1926), critica il liberismo economico e le teorie marxiste. "Ma i principi del laissez-faire hanno avuto altri alleati oltre i manuali di economia? Va riconosciuto che tali principi hanno potuto far breccia nelle menti dei filosofi e delle masse anche grazie alla qualità scadente delle correnti alternative - da un lato il protezionismo, dall'altro il socialismo di Marx. Il socialismo marxista deve sempre rimanere un mistero per gli storici del pensiero; come una dottrina così illogica e vuota possa aver esercitato un'influenza così potente e durevole sulle menti degli uomini e, attraverso questi, sugli eventi della storia." (Keynes, 1926) Del disprezzo nutrito da Keynes nei confronti della dottrina marxista vi è traccia anche nella sua corrispondenza, in una lettera inviata a Sraffa, che gli aveva consigliato la lettura del Capitale, Keynes scrive: "Ho provato sinceramente a leggere i volumi di Marx, ma ti giuro che non sono proprio riuscito a capire cosa tu ci abbia trovato e cosa ti aspetti che ci trovi io! Non ho trovato neanche una sola frase che abbia un qualche interesse per un essere umano dotato di ragione. Per le prossime vacanze dovresti prestarmi una copia del libro sottolineata." Nonostante il palese disprezzo di Keynes, molti autori rintracciano in Marx alcune anticipazioni del pensiero keynesiano. Così, ad esempio, la possibilità di crisi da sottoconsumo e la critica radicale della legge di Say Welfare State → Dopoguerra Luogo → USA e Inghilterra Tipo Stato → Welfare State Nome Teorie → Keynesiane mal interpretate Principali esponenti → Concetti → Bilancio → Perennemente in Deficit Finanza → Funzionale Epoca Concetti Stato del “benessere”. Lo Stato non interveniva solo quando c’era una crisi ma sempre. In questo modo aumentò in maniera sproporzionata il debito pubblico e l’inflazione. Lo Stato agiva in funzione di ciò che serviva ai cittadini senza tener conto delle entrare che ci sarebbero state. CAMBIO $/ORO Torna a: “Welfare State” Finanza Compensativa Politica economica anticiclica che prevede una riduzione della spesa pubblica o, in alternativa, un aumento della pressione fiscale nei periodi di espansione e un suo incremento (o una diminuzione delle tasse) nelle fasi di recessione Torna a: “Economia Pubblica” Neo Liberismo → Dopo anni ‘70 Luogo → USA – Gran Bretagna Tipo Stato → Democratico Nome Teorie → Monetarismo, Neoliberismo Principali esponenti → Fisher, Friedman Concetti → Bilancio → Tende in pareggio Curva di Laffer Finanza → Funzionale Epoca Ronald Regan Adam Smith – “La mano invisibile” "In effetti egli [l'individuo] non intende, in genere preseguire l'interesse pubblico, né è consapevole della misura in cui lo sta perseguendo. Quando preferisce il sostegno dell'attività produttiva del suo paese invece di quella straniera, egli mira solo alla propria sicurezza e, quando dirige tale attività in modo tale che il suo prodotto sia il massimo possibile, egli mira solo al suo proprio guadagno ed è condotto da una mano invisibile, in questo come in molti altri casi, a perseguire un fine che non rientra nelle sue intenzioni. Né il fatto che tale fine non rientri sempre nelle sue intenzioni è sempre un danno per la società. Perseguendo il suo interesse, egli spesso persegue l'interesse della società in modo molto più efficace di quando intende effettivamente perseguirlo. Io non ho mai saputo che sia stato fatto molto bene da coloro che affettano di commerciare per il bene pubblico. In effetti, questa è un'affettazione non molto comune tra i commercianti, e non occorrono molte parole per dissuaderli da questa fisima" ("La ricchezza delle nazioni"). Torna a: “Liberismo” Monetarismo Il monetarismo è una teoria macroeconomica che si occupa principalmente degli effetti dell'offerta di denaro governata dalle banche centrali. Le teorie monetarie, in particolare, hanno come obiettivo il controllo dell'offerta di denaro e considerano l'inflazione come conseguenza di un'offerta di denaro superiore alla domanda. Oggi il monetarismo è associato principalmente all'opera di Milton Friedman, il quale è stato in gioventù keynesiano, per poi approdare a conclusioni molto lontane, se non opposte, dal pensiero keynesiano. Esso pone l'attenzione sugli effetti macroeconomici del governo dell'offerta di moneta da parte delle banche centrali. È dovuto principalmente al lavoro di Milton Friedman, che ritiene che "l'inflazione è sempre e comunque un fenomeno monetario", e dipende quindi dal meccanismo di domanda e offerta di moneta. Essa è pertanto controllabile dalle Banche Centrali, le quali devono mantenere l'offerta di moneta al suo valore di equilibrio, determinato sulla base della crescita della produttività e dalla domanda. Torna a: “Neoliberismo” Politica Voltaire definì il regno di Luigi XIV, "le grand siècle". Durante il suo regno la Francia fu la dominatrice e il modello culturale dell'intera Europa insieme all'Inghilterra, come attestano le opere prese a modello dalla reggia di Versailles in tutta Europa, dal Castello di Drottningholm (Svezia) alla Reggia di Caserta. La frase che gli viene spesso attribuita, "L'état, c'est moi!" ("Lo Stato sono io!"), è molto probabilmente apocrifa, giacché il suo regno fu contrassegnato da grandi progressi nel diritto pubblico proprio nella distinzione tra la persona fisica del re e lo Stato, mentre più veritiera appare l'altra frase celebre attribuitagli sul letto di morte: "Je m'en vais, mais l'État demeurera toujours" (Io me ne vado, ma lo Stato resterà sempre). Politica amministrativa In ambito amministrativo tolse man mano potere ai vecchi governatori provinciali, che tuttavia non esautorò, e sovrappose ad essi degli intendenti, non in gran numero e quasi tutti provenienti dall'aristocrazia e dalla nobiltà di toga. Gli intendenti erano una nuova figura amministrativa e rimasero in pianta stabile anche dopo la morte del Re Sole; avevano una dipendenza fortemente centralizzata che tuttavia persero col passare dei tempi e dei regnanti. Politica economica Il braccio destro di Luigi XIV fu per molti anni JeanBaptiste Colbert, controllore delle finanze dello Stato, la seconda carica più importante dopo quella regia; egli era fautore del mercantilismo. Colbert favorì in ogni modo le esportazioni ed incentivò vari campi produttivi, come ad esempio beni di lusso, ma per contro fece salire a livelli proibitivi i dazi sulle importazioni; ben presto questo protezionismo portò la Francia ad essere quasi esclusa dai traffici commerciali europei ed al fallimento, quindi, della politica commerciale di Colbert che non segui in definitiva altro disegno se non quello di ostacolare le nazioni che facevano del commercio la loro arma vincente (come le province Unite olandesi). Il Re era solito prendere le più importanti decisioni (l'avvio o meno di una guerra, l'aumento delle imposte, ecc) coadiuvato, anche se l'ultima parola rimase sempre a lui, dalle tre cariche statali principali, ossia i ministri degli Esteri, della Finanza e della Guerra. Crisi ‘29 Il crollo di Wall Street, il grande crollo, la crisi del 1929, sono tutte espressioni usate per indicare un periodo della storia economica del Novecento durante il quale si ridussero considerevolmente e su scala mondiale produzione, occupazione, redditi, salari, consumi, investimenti, risparmi, ovvero tutte le grandezze economiche il cui andamento caratterizza di norma lo stato di progresso o di regresso dell'economia di un paese. INTERPRETAZIONE KEYNESIANA NEW DEAL Si sapeva inoltre quali fattori del processo economico potevano essere ritenuti responsabili delle crisi: l'eccesso di risparmio (Malthus), l’insufficienza del consumo (Sismondi), il tasso d’interesse tenuto artificiosamente basso (Wicksell), e ancora: l’eccesso di impianti nelle industrie di beni strumentali rispetto a quelle di beni di consumo; l’eccesso di credito, etc. Si era consapevoli del peso dell’andamento dei raccolti, delle innovazioni tecnologiche e del credito il cui utilizzo era sempre in crescita (con l’esito di aumentare considerevolmente la violenza delle fluttuazioni). Infine l’aspetto monetario, le variazioni nel ritmo della produzione dell’oro... etc. La crisi si manifestò in maniera improvvisa ma non inattesa. Ancora alla fine dell’estate del 1929 la borsa di New York, nella quale poi esplose, attraversava una fase di grande euforia e speculazione. Ma prima un periodo altalenante, poi giovedì 24 ottobre il primo giorno di panico (in cui 13 ML di azioni vennero vendute a prezzi nettamente inferiori a quelli di acquisto), e infine martedì 29 ottobre (più di 16 ML). Nonostante gli interventi, sia organizzati che spontanei, allestiti da gruppi bancari e finanziari per dare fiducia al mercato, il crollo delle azioni non incontrò argini. Interpretazione Keynesiana In conclusione Keynes sostiene che l’intervento dello Stato deve essere limitato nel tempo e basato su un programma di spesa pubblica mirante ad utilizzare i fattori inoperosi (politica antideflazionistica) oppure deve essere finalizzato a contenere la domanda nei limiti dei fattori disponibili (politica antiinflazionistica). Rivoluzione industriale La rivoluzione industriale è il processo di industrializzazione vissuto dall'Inghilterra alla fine del XVIII secolo, in seguito diffusasi ad altri Stati occidentali fino a coinvolgere ampie parti del mondo. Per rivoluzione industriale si intende un processo di trasformazione economica che da un sistema agricolo-artigianalecommerciale porta ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica e dall'utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come ad esempio i combustibili fossili). La rivoluzione industriale comporta una profonda ed irreversibile trasformazione che parte dal sistema produttivo fino a coinvolgere il sistema economico nel suo insieme e l'intero sistema sociale. L'apparizione della fabbrica e della macchina modifica i rapporti fra gli attori produttivi. Nasce così la classe operaia che riceve, in cambio del proprio lavoro e del tempo messo a disposizione per il lavoro in fabbrica, un salario. Sorge anche il capitalista industriale, imprenditore proprietario della fabbrica e dei mezzi di produzione, che mira ad incrementare il profitto della propria attività. Bilancio in Deficit Il deficit o disavanzo pubblico è la situazione economica in cui, in un dato periodo, le uscite dello Stato superano le entrate. La presenza di un deficit pone la questione della sua copertura. Questa avviene solitamente con l'emissione di titoli di stato come BOT e CCT. In passato si è anche fatto ricorso all'emissione di moneta, soluzione abbandonata quasi ovunque nel mondo perché ha effetti fortemente inflattivi (vedi inflazione e iperinflazione).Il deficit pubblico in senso lato viene solitamente distinto dal deficit o disavanzo primario che considera la differenza tra uscite e entrate al netto della spesa per interessi sul debito pubblico. Anche se il deficit pubblico viene misurato in termini assoluti, indicando il suo ammontare in euro o nella moneta in cui è espresso, gli economisti preferiscono valutarne le dimensioni relative, rapportando il deficit al Prodotto interno lordo del paese. Torna a: “Economia Pubblica” Torna a: “Welfare State” Cause del Deficit Cause del Deficit La presenza di un deficit si può attribuire ad un eccesso di spesa (causata da spese inattese o straordinarie, come una guerra o una catastrofe naturale, oppure da politiche economiche di sostegno alla domanda, da scelte politiche finalizzate a creare e mantenere il consenso politico; dall'incapacità o dalla mancanza di volontà di ridurre le spese superflue) e/o a insufficienti entrate (ad esempio politiche fiscali deboli, che portano nelle casse statali meno denaro di quanto necessario a coprire i costi della pubblica amministrazione). Una divisione tradizionale delle posizioni in materia di deficit tra forze politiche conservatrici e progressiste, attribuisce alle prime la volontà di ridurre quanto più possibile il deficit dello stato o addirittura di chiudere in pareggio i conti pubblici, allo scopo di mantenere ordine nei conti e di contenere la spesa pubblica e il ruolo dello stato nell'economia, mentre alle seconde verrebbe attribuito il desiderio di accettare deficit pubblici strutturali, purché finalizzati a sostenere la domanda o a preservare le fasce sociali più deboli. In particolare le posizioni che si rifanno alle idee keynesiane attribuiscono allo stato il compito di sostenere, quando necessario, la domanda di beni e servizi ricorrendo alla spesa pubblica in condizioni di deficit. Cambio $/oro Sotto Bretton Woods, era d'obbligo tenere i dollari a riserva e dunque era nota la somma di dollari in possesso delle banche straniere, quantità prevalente della massa di dollari esistente fuori dagli USA. Inoltre, i dollari circolanti in USA (come ogni moneta circolante dentro uno Stato) erano un dato disponibile poiché la massa monetaria era ed è decisa dalla FED. Al tempo di Roosevelt era già risaputo che le once d'oro dichiarate nella riserva della FED non erano sufficienti né a convertire il totale dei dollari esistente (dentro e fuori USA), né quelli in possesso di stranieri. Nemmeno una forte svalutazione da 30 a 3 dollari/oncia avrebbe reso Bretton Woods un sistema di cambi sostenibile. Era chiaro che prima o poi la convertibilità sarebbe finita; l'aumento successivo dell'emissione di dollari (da convertire) accelerò questo processo. Il provvedimento di Roosevelt parlò, infatti, di Gold Window (chiusa da Nixon, 40 anni dopo) come periodo di transizione per il ripagamento di una parte dei dollari in possesso di investitori stranieri (quelli che l'oro disponibile poteva ripagare). Torna a: “Concetti Welfare State” Con la guerra in Vietnam e la crescita economica di Germania e Giappone, gli USA necessitano di finanziamenti eccezionali; l'indebitamento a causa delle guerre costrinse a coniare ingenti quantità di dollari e a svalutare la moneta, fissando un cambio inferiore rispetto all'oncia d'oro (e quindi alle altre valute) perché la riserva d'oro doveva bastare per una massa circolante di moneta molto più alta. Per tentare di mantenere il sistema creato a Bretton Woods, si organizza un pool di banche centrali che mantengono il corso del cambio del dollaro sull'oro a 35 $ l'oncia, comprando titoli di Stato USA in caso di perdita e vendendoli in caso di risalita. La Francia si ritira dal pool nel 1967. 15 agosto 1971: il presidente statunitense Richard Nixon annuncia che nemmeno i dollari degli stranieri sono più convertibili in oro. La soppressione della convertibilità totale del dollaro in oro è per alcuni una dichiarazione implicita di bancarotta Dopo la guerra del Vietnam, vi era ormai più moneta circolante che riserve di metallo nella banca centrale che non poteva più assicurare la convertibilità della moneta in oro (ovvero che un ipotetico cittadino si presentasse alla banca centrale, restituisse la banconota in dollari e chiedesse in cambio un'analoga quantità d'oro). Il gold standard poneva fine agli accordi di Bretton Woods con un uscita unilaterale degli Stati Uniti. Di quegli accordi, continuava però a valere l'obbligo di tenere i dollari a riserva. Gli Stati stranieri non potevano spendere i dollari di cui erano in possesso, chiederne il cambio con la moneta nazionale né con l'oro; potevano investirli nelle banche statunitensi oppure in Treasury Bond USA. La coniazione di dollari aveva subito una forte crescita per finanziare i conflitti statunitensi nel dopoguerra (una guerra ogni due anni, dopo il 1945), con una crescita più marcata per la guerra in Vietnam. Il gold standard causa immediatamente una rivalutazione del marco e dello yen. Contestuale è la crisi petrolifera del 1974. I Paesi OPEC ridussero drasticamente la produzione di petrolio, causando una crisi energetica mondiale. Il prezzo al barile e delle importazioni quadruplicò. All'epoca il petrolio si commerciava soltanto in dollari: con la crisi petrolifera, quadruplicò la domanda mondiale di dollari (a parità di fabbisogni) e il cambio del dollaro si risollevò notevolmente, dopo il crollo detto prima su marco e yen a seguito del gold standard. Prima e dopo il gold standard e la crisi energetica, i Paesi OPEC continuarono a farsi pagare il petrolio in dollari e a investire i petrodollaro nelle banche e titoli di stato statunitensi. Non si trattò affatto di uno scontro fra mondo arabo e USA. Finanza Congiunturale Lo Stato deve intervenire per rimuovere gli squilibri della domanda: contenere l’ eccesso della domanda riducendo la spesa pubblica; oppure sostenere la domanda aumentando la spesa pubblica. Torna a: “Economia Pubblica” Finanza Funzionale Lo Stato deve aumentare la spesa pubblica per migliorare i servizi pubblici e per attuare una più equa distribuzione del reddito. Torna a: “Neoliberismo” Torna a: “Welfare State” Bretton Woods La conferenza di Bretton Woods, che si tenne dal 1° al 22 luglio 1944, stabilì regole per le relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. Gli accordi di Bretton Woods furono il primo esempio nella storia del mondo di un ordine monetario totalmente concordato, pensato per governare i rapporti monetari fra stati nazionali indipendenti. Mentre ancora non si era spento il secondo conflitto mondiale, si preparò la ricostruzione del capitalismo globale, riunendo 730 delegati provenienti dalle 44 nazioni alleate per la conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite (United Nations Monetary and Financial Conference) al Mount Washington Hotel, nella città di Bretton Woods (New Hampshire). Dopo un acceso dibattito, durato tre settimane, i delegati firmarono gli Accordi di Bretton Woods. Torna a: “Cambio $/oro” Accordi di Bretton Woods Gli accordi erano un sistema di regole e procedure per regolare la politica monetaria internazionale. Le caratteristiche principali di Bretton Woods erano due; la prima, l'obbligo per ogni paese di adottare una politica monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso rispetto al dollaro, che veniva così eletto a valuta principale, consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute; la seconda, il compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali, assegnato al Fondo Monetario Internazionale (o FMI). Il piano istituì sia il FMI che la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (detta anche Banca mondiale o World Bank). Queste istituzioni sarebbero diventate operative solo quando un numero sufficiente di paesi avesse ratificato l'accordo. Ciò avvenne nel 1946. F.E.D. La Federal Reserve (abbreviata con FED) è la banca centrale degli Stati Uniti d'America. Venne istituita il 23 dicembre 1913 su proposta del presidente Woodrow Wilson approvata dal Congresso degli Stati Uniti I Paesi dell’O.P.E.C. L'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio meglio conosciuta come OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries), fondata nel 1960, comprende attualmente dodici paesi che si sono associati, formando un cartello economico, per negoziare con le compagnie petrolifere aspetti relativi alla produzione di petrolio, prezzi e concessioni. La sede dell'OPEC, inizialmente stabilita a Ginevra, a partire dal 1° settembre 1965 è stata trasferita a Vienna. Gli stati membri OPEC controllano circa il 78% delle riserve mondiali accertate di petrolio, il 50% di quelle di gas naturale e forniscono circa il 42% della produzione mondiale di petrolio ed il 17% di quella di gas naturale. Il petrolio viene esportato principalmente in Oceania (45% del totale delle esportazioni OPEC), Europa occidentale (21,8%) e Nord America (21,5%). Il paese importatore più importante è il Giappone che, da solo, fornisce mercato al 26,1% delle esportazioni di petrolio proveniente dall'OPEC; gli Stati Uniti incidono per il 19,2% e l'Italia per il 5,4%. Il Monetarismo di Friedman A Milton FRIEDMAN (premio Nobel 1976) e alla sua scuola monetarista di Chicago si deve una rielaborazione della teoria quantitativa secondo l'impostazione marginalistica pre-keynesiana. La regola categorica proposta da Friedman per la politica monetaria è che le autorità monetarie devono annunciare e realizzare un tasso di crescita della quantità di moneta adeguandolo alla crescita preventivata del reddito nazionale in termini reali. Così, per evitare inflazione, se il reddito aumenta ad un tasso annuo del 3%-4%, la politica monetaria può assicurare una certa stabilità dei prezzi se mantiene stabile al 3-4% il tasso di crescita annuo dell'offerta di moneta. Torna a: “Neoliberismo” Concetti del Neoliberismo Le nuove esigenze poste dalla preminenza del capitale finanziario hanno trovato una risposta nelle teorie economiche neoclassiche o neoliberiste. Da oltre un decennio il premio Nobel Milton Friedman ed alcuni suoi allievi predicavano un ritorno a teorie di libero mercato, con una riproposizione di un impianto legato all'ipotesi della mano invisibile, abbandonata alla metà del XIX° secolo. Ma un altro aspetto della teoria era quello più aderente alle esigenze della finanza: il controllo del ciclo economico veniva per intero delegato alla moneta sotto forma di aggregato monetario; ne conseguiva che l'amministrazione statale dell'economia doveva lasciare mano libera al dispiegarsi naturale del ciclo economico, garantendo soltanto la forza e la stabilità della moneta. Torna a: “Neoliberismo” Muhammad Yunus Muhammad Yunus (Chittagong, 28 giugno 1940) è un economista e banchiere bengalese. È ideatore e realizzatore del microcredito, ovvero di un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali. Nel 1976 Yunus fondò la Grameen Bank, prima banca al mondo ad effettuare prestiti ai più poveri tra i poveri basandosi non già sulla solvibilità, bensì sulla fiducia. Da allora, la Grameen Bank ha erogato più di 5 miliardi di dollari ad oltre 5 milioni di richiedenti. Per garantirne il rimborso, la banca si serve di gruppi di solidarietà, piccoli gruppi informali destinatari del finanziamento, i cui membri si sostengono vicendevolmente negli sforzi di avanzamento economico individuale ed hanno la responsabilità solidale per il rimborso del prestito. Torna a: “No Global” No Global → Giorni nostri Luogo → Tutto il mondo Tipo Stato → Democratico Nome Teorie → Principali esponenti → Chomsky, Stiglitz, Sen Concetti → Bilancio → Finanza → Epoca Muhammad Yunus Concetti No Global Movimento new-global, Movimento no-global o movimento anti-globalizzazione è una locuzione nata intorno al 1999 che indica un insieme di gruppi, organizzazioni non governative, associazioni e singoli individui relativamente eterogenei dal punto di vista politico ed accomunati dalla critica all'attuale sistema economico neoliberista. La critica principale del movimento è volta verso le multinazionali: secondo gli aderenti, il loro potere è così forte da condizionare le scelte dei singoli governi verso politiche non sostenibili da un punto di vista ambientale ed energetico, imperialiste, non rispettose delle peculiarità locali, e dannose per le condizioni dei lavoratori. Critiche No Global Torna a: “No Global” Critiche No Global Una delle critiche mosse più di frequente a questa esperienza politica è quella della mancanza di propositività, dovuta alla presunta impossibilità di coordinare le forze politiche eterogenee che lo costituiscono entro uno schema di progettualità politica di lungo termine. Il movimento è spesso accusato di non possedere realismo politico e di essere ideologicamente una collezione di spinte utopiche talvolta incompatibili tra loro. Critiche di genere diverso provengono da parte di coloro che ritengono che l'esperienza no global, in particolare quella che trova la propria espressione nel Forum Sociale Mondiale, rischi di essere pilotata e strumentalizzata dai nuovi governi socialdemocratici radicali dell'America latina, quello brasiliano e quello venezuelano. I critici più aspri equiparano invece il movimento ad una organizzazione eversiva, quasi terroristica, di estrema sinistra, sebbene tra gli scontenti del nuovo ordine economico globale si annoverino anche militanti di destra; ritengono legati i no-global alle ali più estreme e violente, accusandoli di non prendere le adeguate distanze, anche in forza di fatti di violenza seguiti a scontri con la polizia avvenuti in occasione delle maggiori manifestazioni, dalla prima grande contestazione di Seattle del 1999 ai più recenti fatti del G8 di Genova del 2001. Noam Chomsky Noam Chomsky nasce il 7 dicembre 1928 a Philadelphia. Chomsky è molto noto per le sue prese di posizione politiche, nelle quali ha duramente denunciato la strumentalizzazione della totalità dei mezzi d'informazione statunitensi, da parte delle potenti lobby economiche esistenti in quel paese, e la politica imperialista e militarista delle amministrazioni USA, da Roosevelt in poi. Grazie ad un minuzioso lavoro di studio e interpretazione di una immensa mole di ogni tipo di documenti, Chomsky è riuscito a smascherare numerosi casi di utilizzo fraudolento delle informazioni, nonché ad evidenziare la piattezza conformistica dei media. « La globalizzazione non è un fenomeno naturale, ma un fenomeno politico concepito per raggiungere obiettivi ben precisi. » (Noam Chomsky) Torna a: “No Global” Joseph Stiglitz Joseph F. Stiglitz è nato a Gary, nell'Indiana, nel 1943. Oltre a produrre influenti contributi nel campo della microeconomia, Stiglitz ha rivestito ruoli rilevanti nella politica economica. Joseph Stiglitz fa oggi parlare di sé in tutto il mondo per le sue idee, spesso critiche, riguardo alla globalizzazione e al ruolo d'istituzioni internazionali quali il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. L'uscita di Stiglitz dalla Banca Mondiale nel 2000 era stata accompagnata da accese polemiche. Tuttavia Stiglitz non ha gettato la spugna e ha voluto continuare il suo impegno nel campo dell'economia dello sviluppo e della globalizzazione lanciando un nuovo progetto, chiamato "Initiative for Policy Dialogue". Un progetto che ha lo scopo di riconciliare i fallimenti della globalizzazione con i suoi benefici, e aiutare i paesi in via di sviluppo e in transizione ad esplorare e valutare tutte le possibili alternative di politica economica e promuovere una più ampia e consapevole partecipazione della società civile alle decisioni. Ritiene che la ricetta di apertura e liberalizzazione dei mercati che la comunità internazionale impone indiscriminatamente a tutti i paesi in via di sviluppo non sia sempre quella giusta. Torna a: “No Global” Seconda Guerra Mondiale La Seconda Guerra Mondiale stravolse anche l’economia mondiale. Tutta l’Europa era in ginocchio per via della distruzione di risorse produttive. Gli USA invece rimasero intatti, e intatta restò la loro potenza economica. “Joseph Stiglitz” “Milton Friedman” Curva di Laffer La curva di Laffer è una curva a campana che mette in relazione l'aliquota di imposta (asse delle ascisse) con le entrate fiscali (asse delle ordinate) che l'economista dell'università della South California (USA) impiegò per convincere l'allora candidato repubblicano alle presidenziali del 1980, Ronald Reagan, a diminuire le imposte dirette. Secondo Laffer esisteva un'aliquota, corrispondente all'ascissa del punto più alto della curva a campana, oltre la quale un aumento delle imposte avrebbe disincentivato l'attività economica e quindi ridotto il gettito. Oltrepassata l’aliquota ottimale il gettito fiscale tende a diminuire per 3 fenomeni: evasione, elusione, sottrazione. Guarda grafico Torna a: “Neoliberismo” L’evasione L’evasione consiste nel dichiarare un imponibile minore rispetto a quello reale con lo scopo di pagare meno imposte. L’elusione L’elusione consiste nel “truccare” la natura dell’imponibile con lo scopo di usufruire di aliquote minori. A differenza dell’evasione l’elusione non e’ illegale essa infatti rispetta le leggi vigenti, ma le aggira leggermente se ad esempio il reddito proveniente dalla vendita di coca cola e’ sottoposto ad una aliquota del 40%, mentre quello proveniente dalla piu’ generica distribuzione di bevande gasate e’ sottoposto al 20%, un barista potrebbe cambiare la descrizione dalla sua attivita’ allo scopo di eludere un 20% di imposta, restando comunque nei limiti della legalità. La sottrazione La sottrazione consiste nel sottrarre l’imponibile dalla tassazione eliminandolo o spostandolo ed è l'effetto di cui gli economisti della supply side economics (cioè politica dell’offerta) più si preoccupavano. Crisi Anni ‘70 Fine cambio $/oro Stagflazione Crisi petrolifera Guerra del Vietnam Fine cambio $/oro Nel 1971 il Presidente Richard Nixon annunciava la non convertibilità del dollaro in oro, mettendo così in crisi il sistema economico e con esso il ruolo stesso degli USA quale potenza egemone e centro strategico imperialistico. Occorreva trovare altre forme di dominio se questo ruolo doveva essere mantenuto. Ma prima di ciò occorre capire cosa aveva costretto o spinto l'Amministrazione statunitense ad un passo tanto rischioso. Stagflazione In economia, per stagflazione si intende indicare la situazione nella quale sono contemporaneamente presenti nel mercato sia un aumento generale dei prezzi (inflazione) che una mancanza di crescita dell'economia in termini reali (stagnazione economica). La stagflazione è un fenomeno presentatosi per la prima volta alla fine degli anni sessanta, prevalentemente nei paesi occidentali; precedentemente inflazione e stagnazione si erano invece sempre presentate disgiuntamente. La contemporanea presenza di questi due elementi mise in crisi la teoria di John Maynard Keynes che, per oltre 30 anni, era stata la spiegazione più convincente per l’andamento dei sistemi economici, oltre che valido strumento di politica economica per i governi di paesi ad economia di mercato. Crisi petrolifera La crisi energetica del 1973 fu dovuta principalmente ad un’improvvisa e inaspettata interruzione del flusso dell’approvvigionamento di petrolio dai paesi appartenenti all’Opec (Organization of the Petroleum Exporting Countries) ai Paesi importatori dell’oro nero. In quegli anni infatti la situazione mediorientale era incandescente: i Paesi arabi non avevano ancora riconosciuto il diritto dello Stato di Israele ad esistere. Si diffuse la consapevolezza della fragilità e della precarietà del sistema produttivo occidentale, le cui basi poggiavano sui rifornimenti di energia da parte di una tra le zone più instabili del pianeta. E le conseguenze della crisi energetica non tardarono a manifestarsi anche sul sistema industriale, che infatti non conobbe più i tassi di crescita registrati nei decenni precedenti. Negli Stati Uniti la situazione fu meno problematica, data la minor dipendenza energetica dai Paesi Arabi produttori di greggio. Nell’ Europa dell’Est gli effetti della crisi furono gravi, perché mancavano i soldi per trasformare e modernizzare gli impianti industriali, che si avviarono a una lenta decadenza. Guerra del Vietnam Nella crisi degli anni ’70, un ruolo primario aveva sicuramente giocato la sconfitta registrata poco più di un lustro prima nella guerra indocinese. L'impegno bellico in Vietnam ed in tutta l'area del sud-est asiatico era stato senza dubbio rilevante, portandosi dietro un forte carico inflattivo, perché privato del ritorno di commesse che una vittoria avrebbe garantito. I Trattati di Maastrict Il trattato sull'unione europea, noto come Trattato di Maastricht venne firmato in Olanda il 7 febbraio del 1992 dai 12 Paesi membri dell'allora communità europea (oggi Unione Europea) ed entrato in vigore l'anno successivo. I 3 pilastri dell’Unione Europea Il patto di stabilità Unione economica e monetaria Altre norme del trattato I 3 pilastri dell’Unione Europea 1. La communità europea: decisioni prese all'interno del governo, riunisce tutti i trattati precedenti; 2. La politica estera e di sicurezza comune(PESC):di tipo intergovernativo in quanto le decisioni vengono prese dai rappresentanti dei governi, essa comprende la politica estera di sicurezza e difesa (PESD); Oggi questa politica è chiamata la Cooperazione politica Europea, con l'obiettivo politico di unificare politicamente la politica estera e di sicurezza; 3. La cooperazione nei settori della giustizia e affari interni (GAI) . Il patto di stabilità Sono dei criteri di valutazione che devono essere raggiunti e anche rispettati dai Paesi che vogliono entrare a far parte dell'U.E., essi sono: Inflazione, soglia massima 3%; Deficit/PIL, soglia massima 3%; Debito pubblico/PIL, soglia max. 60%. Unione economica e monetaria Introduzione della moneta unica, l'EURO, nei 12 paesi membri. Tra i Paesi membri non hanno adottato la moneta unica europea il Regno Unito, Danimarca. Altre norme del trattato Tutela diplomatica; La possibilità di rivolgersi alle istituzioni europee in una delle lingue ufficiali degli Stati membri; Il diritto per i cittadini communitari di petizione al Parlamento Europeo. Amartya Sen Amartya Sen nacque nel 1933 a Santiniketan (in Bengala): divenne docente presso l’università di Calcutta, presso il Trinity College di Cambridge, poi a Nuova Delhi, alla London School of Economics, a Oxford e, successivamente, all’università di Harvard. Ciò che Amartya Sen si propone di porre al centro della propria riflessione è la discussione sulla disuguaglianza, letta però in una “nuova direzione” che si contrapponga a quelle tradizionali e prevalenti. L’idea di disuguaglianza (inequality) deve secondo Sen confrontarsi con due diversi ostacoli: a) la sostanziale eterogeneità degli esseri umani; b) la molteplicità dei punti focali a cui la disuguaglianza può essere oggetto di valutazione. Irving Fisher Irving Fisher è stato un economista e statistico statunitense. Contribuì in modo determinante alla teoria dei Numeri indici analizzandone le proprietà teoriche e statistiche. Fu uno dei maggiori economisti monetaristi americani dei primi del '900. In campo finanziario a lui si deve la formalizzazione della equazione per stimare la relazione tra tassi di interesse nominali e reali. L'equazione è usata per calcolare lo "Yield to Maturity" ovvero il rendimento alla scadenza di un titolo, in presenza di inflazione. Tale equazione è conosciuta universalmente come Equazione di Fisher. Fisher fu presidente della American Economic Association (1918) e della American Statistical Association (1932) nonché fondatore nel 1930 della International Econometric Society. Torna a: “Neoliberismo” New Deal E’ un complesso di riforme con cui l’amministrazione Roosevelt, nel periodo 1933-38, affrontò i problemi della ripresa economica e dell’occupazione posti negli USA dalla grande depressione. . Nel 1933, ossia l’anno in cui Roosevelt s’insidiò alla presidenza, il prodotto nazionale lordo (PNL) era inferiore di un terzo rispetto al ’29; l’indice generale dei prezzi scese al 60% circa mentre i prezzi agricoli scesero sotto il 40% dei livelli del ’29. gli investimenti lordi privati scesero del 90%, i disoccupati erano oltre i 13 milioni. Per fermare questa spirale recessiva era opportuno un energico cambiamento di rotta rispetto alle tradizionali teorie basate sul laissez-faire, sul pareggio del bilancio. Roosevelt scelse di far fronte alla situazione di emergenza con una decisa politica interventista volta a ristabilire la fiducia nel sistema bancario e dall’altra a fornire assistenza ai disoccupati, proteggere le varie classi di debitori, sostenere l’occupazione, favorire la ripresa dell’attività produttiva con lavori pubblici anche a costo di dover affrontare gravi deficit di bilancio. Fu una risposta dettata dall’istinto che analizzata con cura che solo più tardi venne interpretata in chiave keynesiana come una politica che ha lo scopo di raggiungere la piena occupazione delle risorse con il finanziamento in deficit dell’aumento della domanda aggregata. David Ricardo Celeberrimo economista inglese (Londra 1772 - Gatcomb Park, Gloucestershire, 1823), David Ricardo è - con Adam Smith - il massimo esponente della scuola classica dell'economia. Figlio di un banchiere ebreo, accumulò una considerevole fortuna prima come agente di cambio, poi come banchiere e, nel 1819, venne eletto alla camera dei comuni. Dopo alcuni saggi di teoria monetaria, nel 1817 pubblicò la sua opera fondamentale, Princìpi dell'economia politica e dell'imposta, nella cui prefazione affermava che il problema principale dell'economia politica era determinare le leggi che regolano la distribuzione del prodotto nazionale tra proprietari terrieri, capitalisti e lavoratori. Rifacendosi alla teoria smithiana del valore, Ricardo pose a fondamento del valore di scambio di un bene la quantità di lavoro necessaria per ottenerlo e, in opposizione a Smith, sostenne che tale principio era valido non solo per le società precapitalistiche ma anche per quelle capitalistiche. Torna a: “Liberismo” Ronald Regan “Il governo non è la soluzione del nostro problema, il governo è il problema” Ronald Wilson Reagan (Tampico, 6 febbraio 1911 – Los Angeles, 5 giugno 2004) è stato un attore e politico statunitense. È stato il 33° governatore dello Stato della California e il 40° presidente degli Stati Uniti d’America. Con Margaret Thatcher è sicuramente il più grande politico conservatore degli anni '80. Rivoluzionò le strategie di marketing politico, proponendosi come uomo nuovo, cittadino tra i cittadini, vicino alla gente. Enfatizzò il suo scetticismo riguardo la capacità del governo federale di risolvere i problemi, soprattutto economici. La sua soluzione fu di ritirare l'impegno governativo a controllare e pianificare l'economia, riducendo le imposte e le regolamentazioni, per consentire alle forze del libero mercato di autoregolarsi.