Archivio:
Inventario del cassetto privato di Vittorio Amedeo I (Torino, 8 maggio 1587 – Vercelli, 7 ottobre 1637), sigillato subito dopo il suo decesso e aperto nel 1640, tre anni dopo la sua morte, per specifica richiesta del figlio Carlo Emanuele II.
Il manoscritto, a causa delle dimensioni, è diviso in tre parti.
Contenuto:
Nel dettaglio risultano oltre a rimedi contro il veleno, alcuni componenti delle ricerche alchemiche e
... “ un picciol pezzo d’Ulicorno di spessezza di un pollice...”
Quindi secondo quando riporta la commissione che eseguì l’inventario nel cassetto c’era un piccolo pezzo di unicorno che era considerato uno
dei talismani più rari e potenti in possesso dei Savoia che lo avevano perso dopo la presa di Vercelli, nel 1553, quando i francesi commandati
da Carlo Cossè, conte di Brissac, sottrassero il celebre e prezioso corno di liocorno, che con altri preziosi era custodito nel castello, patrimonio
personale delle duchesse di Savoia.
Boyvin du Villars, segretario del conte di Brissac, affermò che egli stesso portò via il corno del liocorno riportandone anche le misure (...la Licorne
que j’emporteray sur mon dos, ayant 8 pieds et demy & un poulce de haut).
Si credeva infatti che fosse il più grande e il più bello mai visto in Europa ed a quel tempo aveva un valore inestimabile.
Non si sa quando questo oggetto sia venuto in possesso dei Savoia Il colonnello Isola, chiedendo in seguito al Brissac di restituirlo “per un honesto precio”, lo elenca insieme alle “cose antiquissime dell’Ill.ma casa de Sauoya”.
Al corno del liocorno si attribuiva un potere purificatore e magico, in grado di risanare le acque inquinate, ma soprattutto di allontanare le malattie
e il malocchio. Per questo era venduto a peso d’oro ed era ricercatissimo.
Probabilmente erano denti di narvalo (Monodon monoceros), la cui forma cilindrica spiralata si adattava benissimo all’immagine che si aveva del
liocorno e del suo lungo corno.
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Archivio: Inventario del cassetto privato di Vittorio Amedeo I (Torino