Recenti acquisizioni sull’ alimentazione degli Ovini e dei Caprini L’alimentazione degli ovini e dei caprini e spesso basata su informazioni derivate dai bovini ma risultano differenti in molte funzioni fisiologiche e pertanto necessitano di specifici standard di razionamento Principali differenze metaboliche P. vivo (kg) P.M. (P )(kg) *F.M.(Kcal/kg P0,75 ) *F.M. tot (Kcal) 0,75 Bovino 600 121,2 70 8484 *F.M. = fabbisogni di mantenimento Ovino 45 17,4 65 1131 Caprino 45 17,4 56 975 Utilizzazione degli alimenti • A bassa velocità di degradazione ruminale (cellulosa, emicellulose, proteine ed amidi insolubili) • Sarà migliore nei bovini rispetto a caprini ed ovini per un maggiore tempo di ritenzione degli alimenti nel rumine 1a Forma di conpensazione Ingestione degli alimenti min 2% max 4% min 2% max 7% Come S.S. rispetto al peso vivo 2a Forma di conpensazione Maggiore capacità selettiva • Gli ovini ed i caprini hanno una particolare conformazione del musello ed una maggiore mobilità linguale e labiale • Scelta degli alimenti o delle componenti di un alimento a più elevata velocità di degradazione ruminale (piante meno fibrose, foglie, germogli) 3a Forma di conpensazione Maggiore attività masticatoria 9Gli ovini ed i caprini per ingerire e ruminare impiegano molto più tempo rispetto ai bovini 9 per una attività masticatoria meno potente, 9 per la necessità di macinare gli alimenti più finemente per consentire il transito nel digerente. Siccome esiste un limite nel tempo che un ruminante può impiegare giornalmente per ingerire e ruminare (Welch, 1982) L’ingestione è limitata dalla dimensioni della fibra più negli ovini e nei caprini rispetto ai bovini Altre puculiarità degli ovi-caprini…. Gli ovini ed i caprini rispetto ai bovini • Sono più selettivi (maggiore tempo di ingestione e maggiore movimento) • Vivono spesso in aree collinari o montuose (elevate esigenze di movimento) • Tendono ad accumulare i grassi nella cavità addominale (meno riserve sottocutanee) • Sono più sensibili al freddo e più resistenti al caldo Le attuali conoscenze sulla nutrizione degli ovini e sulla composizione degli alimenti ci consentono di predisporre piani di razionamento in grado di soddisfare con buoni risultati le esigenze delle diverse categorie di animali. Una corretta e razionale alimentazione degli ovini e dei caprini, richiede una adeguata conoscenza : fabbisogni alimentari caratteristiche nutritive e dietetiche capacità d’ingestione ripartizione tra l’utilizzazione ruminale e quella intestinale dei diversi principi nutritivi Cinetica di degradazione ruminale in modo da sincronizzare la fermentescibilità dei diversi principi nutritivi Aumento sia della produzione di proteina microbica che della fermentescibilità dei carboidrati strutturali Vantaggi ottenibili Estrinsecare al meglio le potenzialità genetiche degli animali Produrre con un maggior vantaggio economico Ridurre l’inquinamento ambientale da eccessi di azoto nelle deiezioni ripartizione tra l’utilizzazione ruminale e quella intestinale dei diversi principi nutritivi Assorbimento intestinale Propionato ruminale Glucosio ematico Destinazione del Glucosio ematico impiego accumulo INSULINA Cinetica di degradazione ruminale per sincronizzare la fermentescibilità dei diversi principi nutritivi Esigenze nutritive degli ovini e caprini • Molteplici fattori concorrono a modificare le esigenze nutritive degli ovini quali la razza, il peso vivo, l’età, il livello produttivo, lo stato sanitario, le condizioni ambientali, il sistema di allevamento. • La razione alimentare, cioè la quantità di alimenti somministrati ad un animale nelle 24 ore, è adeguata quando soddisfa i fabbisogni in energia, in proteine, in minerali e in vitamine Mantenimento e Produzione • I fabbisogni di mantenimento corrispondono alle esigenze di un animale che non fornisce alcuna produzione e non modifica il proprio peso. Tuttavia i fabbisogni energetici per l’accrescimento di lana e peli sono compresi nei fabbisogni di mantenimento. • Per gli arieti i fabbisogni di mantenimento vanno aumentati del 10% rispetto a quelli di pecore di uguale peso. • I fabbisogni energetici per la produzione del latte variano, come è ovvio, in relazione alla composizione del latte ed in particolare al suo contenuto in grasso. Apporti e fabbisogni • Si deve tuttavia rilevare che spesso gli apporti della razione non coincidono con i fabbisogni dell’animale, in quanto le pecore sono allevate per lunghi periodi dell’anno al pascolo; questo presenta una enorme variabilità nella composizione e nell’abbondanza delle erbe che lo compongono ed è inoltre impossibile controllarne la quantità ingerita. • Si avranno così dei periodi di sovralimentazione delle pecore, seguiti da periodi di sottoalimentazione. Ma gli eccessi e i deficit alimentari hanno conseguenze diverse a seconda del principio nutritivo di cui si tratta. Proteine ed Energia • Le proteine in eccesso vengono eliminate attraverso l’urina senza alcun effetto sull’animale (tranne, ovviamente, il caso in cui l’eccesso sia tale da risultare tossico), mentre una carenza proteica ha sempre come conseguenza un calo di produzione, in quanto la pecora dispone solo di modeste riserve proteiche. • Di conseguenza i fabbisogni proteici devono sempre essere soddisfatti. • Viceversa, non è così per l’energia. Un eccesso energetico dà luogo alla deposizione di grasso, il quale verrà poi utilizzato per fornire energia durante il periodo di deficit energetico. Unità di misura dell'energia • L’unità di misura dell’energia degli alimenti somministrati ai ruminanti (e quindi anche agli ovini) è l’Unità Foraggera Latte (UFL) che corrisponde alla quantità di energia netta contenuta in un kg di orzo. • Ricordiamo che l’energia netta di un alimento è quella quota di energia che viene effettivamente utilizzata da un animale per il proprio mantenimento e per la produzione (latte, carne, gravidanza, lavoro, etc.). • Essa non va confusa con le altre misure dell’energia degli alimenti, quali energia metabolizzabile o digeribile, che sono usate in altri Paesi. • Dato che l’energia di un alimento viene utilizzata in modo diverso (con un diverso rendimento) a seconda che si tratti di un animale che produce latte o di un animale all’ingrasso, ogni alimento possiede due valori di UF: una Unità Foraggera Latte (UFL) e un’Unità Foraggera Carne (UFC). I fabbisogni negli ovini Fabbisogni energetici • Per gli ovini si usano le UFL anche per gli animali che non producono latte (pecore in asciutta, arieti, agnelli ed agnelle da rimonta); solo per gli agnelli all’ingrasso si usano le UFC. • I fabbisogni riportati nelle tabelle, si riferiscono ad animali allevati a regime stallino. Per gli animali al pascolo allevati in climi freddi tali fabbisogni debbono essere ovviamente aumentati per far fronte alle esigenze energetiche spese per il movimento e per il mantenimento della temperatura corporea. Fabbisogni proteici • I fabbisogni in proteine, riportati nelle tabelle annesse, sono espressi in grammi di PDI, cioè Proteine Digeribili nell’Intestino, • I fabbisogni proteici giornalieri per il mantenimento sono pari, all'incirca ad 1 g di PDI per kg di peso vivo. • I fabbisogni proteici per la produzione di latte variano in funzione del contenuto proteico del latte. • Nella pratica si consiglia di somministrare alle pecore 90 g di PDI per kg di latte prodotto. • Si ricorda che la pecora dispone di riserve corporee di proteine molto limitate, e quindi la razione, dovrà sempre soddisfare i fabbisogni. Fabbisogni energetici e proteici giornalieri delle pecore a fine gravidanza Peso delle pecore Kg Tipo di parto Settimane dal parto 6-5 UFL (n) PDI (g) 0.62 67 0.64 72 4-3 2-1 UFL (n) 0.72 0.75 PDI (g) 87 95 UFL (n) 0.85 0.90 PDI(g) 102 110 40 Singolo Gemellare 50 Singolo Gemellare 0.72 0.74 72 77 0.84 0.94 90 102 0.98 1.15 105 125 60 Singolo Gemellare 0.80 0.82 80 90 0.94 1.02 100 115 1.14 1.32 115 140 70 Singolo Gemellare 0.88 0.90 90 110 1.02 1.10 115 135 1.22 1.40 130 150 Fabbisogni alimentari giornalieri delle pecore in lattazione Peso vivo Kg 50 70 Produzione di latte Stadio lattazione Inizio Metà Fine l/giorno l/giorno l/giorno 2.5 2 1.6 1.5 0.9 1.0 0.5 0.1 3.0 2.5 2.0 1.5 1.6 0.9 1.0 0.5 0.1 Fabbisogni giornalieri totali UFL (n) 2.08 1.86 1.58 1.34 0.98 0.71 2.57 2.26 2.03 1.75 1.51 1.16 0.87 PDI (g) 233 207 172 137 93 57 285 245 220 185 150 106 69 Calcio (g) 18.5 15.3 12.9 8.8 6.0 3.2 22.7 19.5 16.3 13.9 9.8 7.0 4.2 Fosforo (g) 7.8 6.5 5.6 4.0 3.0 2.8 10.0 8.8 7.5 6.6 5.0 4.0 3.8 Fabbisogni alimentari delle pecore in lattazione, per litro di latte prodotto Stadio di lattazione (in mesi dopo lo svezzamento) 1e2 3e4 5e6 Composizione del latte Per litro di latte Grasso g/l Proteine g/l UFL (n) PDI (g) Calcio (g) Fosforo (g) 74 0.59 49 58 2.5 6.4 80 0.62 53 62 65 75 55 60 0.64 0.72 83 90 6.4 2.5 80 90 62 62 0.75 0.80 93 93 7.0 2.8 Incidenza della quota di mantenimento • Non si può non rilevare la grande incidenza della quota di mantenimento sui fabbisogni totali di una pecora da latte, da cui deriva l’importanza, o meglio la necessità, di allevare animali che abbiano un buon livello produttivo. • La quota di mantenimento dipende infatti dal peso vivo delle pecore e quindi, a parità di peso, è identica per una pecora con produzione modesta o con produzione buona od ottima. • Ne risulta quindi che i fabbisogni energetici per il mantenimento incidono in maniera preponderante sui costi energetici complessivi di un allevamento ovino. Confronto esplicativo • Una pecora di 50 kg di peso deve ricevere giornalmente 0.62 UFL per mantenersi, cioè 226 in un anno. • Il fabbisogno energetico per la produzione di 100 kg di latte corrisponde a 65 UFL, cioè 0,65 per kg. • Un elementare calcolo porta a concludere che una pecora che produce 100 kg di latte all’anno avrà un fabbisogno energetico per mantenimento e produzione lattea di 291 UFL (226+65) ed, ovviamente, due animali con tale produzione daranno 200 kg di latte con un’esigenza energetica di 582 UFL (291 X 2), senza tener conto dei fabbisogni energetici per la gravidanza. • La stessa quantità (200 kg) può però benissimo essere prodotta da una sola pecora con un fabbisogno energetico di 356 UFL (226+130). Altri vantaggi legati al livello produttivo • Produrre la stessa quantità di latte con un numero inferiore di pecore significa anche avere meno pecore da mungere, da tosare, da vaccinare, da sverminare ed un minore carico di animali sul pascolo. • Questi vantaggi compensano ampiamente il fatto che con meno pecore si avrebbero meno agnelli da vendere. Fabbisogni in calcio e fosforo • Quando il foraggio somministrato è costituito da leguminose (per es. medica) l’apporto di calcio è facilmente in eccesso rispetto ai fabbisogni ed è quindi inutile (e può essere anche dannoso) integrare la razione con sali di calcio. La carenza di calcio è rara. Si può riscontrare in pascoli di alta montagna e si manifesta con rachitismo negli agnelli e osteomalacia (decalcificazione delle ossa) negli adulti. • A differenza di quanto avviene per il calcio, la carenza di fosforo è molto frequente se non si integra la razione con questo elemento. Fabbisogni giornalieri in calcio e fosforo degli ovini (IMG = Incremento Medio Giornaliero) 1) Mantenimento Pecore di 50 kg di p.v. Pecore di 60 kg di p.v. Pecore di 70 kg di p.v. 2)Fine gravidanza Pecore di 50 kg di p.v. Pecore di 60 kg di p.v. Pecore di 70 kg di p.v. 3)Lattazione Pecore di 50 kg di p.v. Pecore di 60 kg di p.v. Pecore di 70 kg di p.v. 4)Accrescimento Agnelli di 15 kg di p.v. IMG 200 IMG 250 Agnelli di 20 kg di p.v. IMG 200 IMG 250 Agnelli di 25 kg di p.v. IMG 200 IMG 250 Calcio (g) Fosforo (g) 3.5 4.0 4.5 2.5 3.0 3.5 8.7 10.0 10.2 3.8 4.5 4.5 9.5 10.5 11.0 5.0 5.7 6.0 5.3 6.4 2.1 2.5 5.7 6.8 2.3 2.7 7.6 8.9 3.0 3.3 Fabbisogni in Na, Cl, K, Mg e S. • Il sodio è presente in quantità molto basse nella maggior parte degli alimenti ed è quindi opportuno addizionarlo sempre alla razione. • Non è un caso che il comune cloruro di sodio venga chiamato sale pastorizio. Con la somministrazione di cloruro di sodio si somministra ovviamente anche cloro, per cui non si ha mai una carenza di tale elemento. • In normali condizioni di allevamento ed alimentazione non è necessario integrare la razione con potassio, magnesio e zolfo, in quanto gli alimenti comunemente usati ne contengono quantità adeguate. Fabbisogni in magnesio, sodio e potassio degli ovini Pecore - di 60 kg di p.v. Mantenimento g/giorno Fine gravidanza g/giorno Lattazione1 g/giorno Magnesio Sodio Potassio 1.0 1.5 1.5 1.0 1.5 1.5 2.0 3.0 3.0 Fabbisogni in micro-elementi • Per quanto riguarda gli oligoelementi minerali, questi devono essere sempre aggiunti alla razione o attraverso un mangime complementare o mediante un integratore somministrato a parte. • Infatti gli alimenti utilizzati potrebbero essere carenti in uno o più oligoelementi in un modo che, senza provocare manifestazioni patologiche visibili, riduce le prestazioni produttive. • D’altra parte l’allevatore non può controllare, mediante analisi, il contenuto in oligoelementi degli alimenti utilizzati per i costi proibitivi che questo comporterebbe. • A parte le eventuali carenze si deve rilevare che per alcuni oligoelementi sono da temere gli eccessi, in quanto risultano tossici a livelli relativamente bassi. È il caso del rame, nei confronti del quale gli ovini sono particolarmente sensibili. Apporti consigliati in oligo-elementi per gli ovini e limiti di tossicità (mg/kg di s.s. della razione) Oligoelementi Ferro Rame Cobalto Iodio Manganese Zinco Selenio Molibdeno Fabbisogni 50 10 0.1 0.2-0.8 50 50 0.1 - Soglia di tossicità 15 10 8 1000 250 0.5 3 Fabbisogni vitaminici: vitamine idro-solubili • I batteri del rumine sono in grado di sintetizzare le vitamine del complesso B. Una integrazione con tali vitamine è pertanto da prendere in considerazione solo in casi particolari; per esempio con la somministrazione di alimenti ammuffiti (vi sono muffe che producono sostanze che distruggono certe vitamine) o con pecore ad elevatissima produzione nelle quali la sintesi ruminale di alcune vitamine non è sufficiente a garantire l’alta produzione lattea, o, per la B12, quando si sospettano carenze di cobalto. • Anche la vitamina C e la vitamina K vengono sintetizzate nell’organismo animale, per cui le sole vitamine da considerare sono la A (retinolo), la D (calciferolo) e la E (tocoferolo). Fabbisogni vitaminici: vitamine lipo-solubili • L’integrazione della razione con vitamina A è necessaria quando gli animali sono alimentati per lunghi periodi con fieno, in quanto il betacarotene, che rappresenta la principale pro-vitamina A, durante la fienagione e la successiva conservazione del foraggio, subisce dei fenomeni ossidativi che ne riducono considerevolmente l’entità. Quando gli animali consumano foraggi verdi, ben provvisti di betacarotene, l’integrazione con vitamina A non è necessaria. • Gli animali assumono la vitamina D sia attraverso gli alimenti ingeriti che per effetto dell’esposizione ai raggi ultravioletti solari. Solo la mancanza delle suddette condizioni può provocare sintomi di carenza (rachitismo). Va rilevato che tale eventualità è piuttosto rara. • Rara è anche la carenza di vitamina E nelle pecore adulte in quanto i foraggi verdi e concentrati (in particolare il germe dei semi di cereali) sono ricchi di vitamina E. Integrazione con vitamine lipo-solubili • Si consiglia di integrare la razione con le tre vitamine liposolubili (A,D,E) nei mesi invernali, cioè nel periodo in cui gli animali sono alimentati con foraggi conservati e allevati in stalla. Si consiglia un’integrazione, per kg di sostanza secca della razione, di 5000 U.I. da vit. A, di 2000 U.I. di vit. D e di 20 mg di vit. E. Al pascolo (foraggio verde ed esposizione al sole) un’integrazione vitaminica non è necessaria. Fabbisogni idrici • L’acqua è il costituente più importante dell’organismo animale. Gli animali la assumono sia attraverso l’acqua di bevanda che con gli alimenti. Il consumo di acqua è influenzato da diversi fattori tra i quali i più importanti sono: il consumo di sostanza secca, la temperatura ambientale, il livello produttivo, il peso vivo, la natura e composizione degli alimenti (soprattutto il contenuto in proteine e in minerali). • Dal punto di vista pratico, è evidente che la soluzione migliore, per quanto riguarda la modalità di somministrazione dell’acqua, è quella di fare in modo che gli animali dispongano in permanenza di acqua potabile a volontà. Valori indicativi della quantità di acqua ingerita (kg/kg s.s. ingerita) dagli ovini in stabulazione invernale. Ovini in accrescimento o all’ingrasso Pecore al mantenimento o ad inizio gravidanza Pecore a fine gravidanza: 1 agnello 2-3 agnelli Pecore in lattazione (2 kg di latte) 2.0 1.5 2.5 – 3.0 3–4 3.5 – 4 Alimenti per gli ovini Alimenti per gli ovini • Nell’alimentazione degli ovini i foraggi costituiscono gli alimenti più importanti, per ragioni sia di ordine fisiologico (gli ovini sono ruminanti) sia economico (i foraggi sono di produzione aziendale, i concentrati spesso non lo sono). • I foraggi possono essere somministrati freschi (pascolo e foraggi verdi) o conservati (fieni ed insilati). • I concentrati possono essere distribuiti come mangimi semplici (mais, orzo, crusca, etc.) o come mangimi composti. I foraggi verdi • • • • I foraggi verdi, somministrati sia mediante il pascolamento sia in rastrelliera all’ovile, sono in genere ottimi alimenti per tutte le categorie di ovini. In confronto ai fieni, per kg di sostanza secca essi sono più ricchi in proteine, in minerali e in molte vitamine ( tranne la D) e più poveri di fibra grezza. Di conseguenza sono più digeribili ed hanno quindi un maggior valore nutritivo. Inoltre questi vengono consumati dalle pecore in quantità nettamente superiore ai fieni (sempre in termini di sostanza secca). Risulta quindi evidente che in una corretta gestione di un allevamento ovino si deve porre la massima attenzione alla creazione e/o al miglioramento dei pascoli. I fieni • I fieni costituiscono l’abituale foraggio degli ovini nei mesi in cui non è disponibile foraggio verde. • Esistono differenze notevoli tra un fieno ed un altro in conseguenza di diversi fattori di cui i principali sono la composizione botanica, l’epoca di sfalcio e l’epoca di raccolta. • I fieni di leguminose (medica, trifoglio, sulla, ecc.) hanno un contenuto in proteine e in calcio nettamente superiore a quelli di graminacee (festuca, erba mazzolina, fleo, loiessa, bromo, ecc.), mentre il valore nutritivo (UFL) può anche essere molto simile. • Queste differenze dipendono dal diverso rapporto foglie/stelo che è molto marcato e ben visibile nelle foraggiere sopraccitate. Influenza dell’epoca di sfalcio • Con il permanere in campo, l’erba modifica la sua composizione, aumenta la frazione fibrosa ed anche la lignina. • È quindi ovvio che più giovane è l’erba, migliore sarà la qualità che ne deriva. • Si deve però considerare anche la quantità di fieno ottenibile, che sarà ovviamente minore se si sfalcia molto precocemente. • Un buon compromesso tra qualità e quantità si raggiunge, sfalciando le leguminose ad inizio fioritura (15-20% di piante fiorite) e le graminacee ad inizio spigatura. • Un fieno sfalciato tardi (il che è facilmente rilevabile dalle dimensioni dello stelo) è un foraggio che ha perso molto del suo valore nutritivo, ed è anche meno appetibile Influenza del momento della raccolta • Il fieno deve essere imballato quando il suo contenuto in acqua è diminuito al punto da non consentire lo sviluppo dei microrganismi e quindi fenomeni di fermentazione. • La percentuale di acqua nel fieno al momento della raccolta non dovrebbe superare il 20%. • Se il fieno viene imballato troppo umido, gli inevitabili fenomeni fermentativi che ne seguono porteranno, tra l’altro, ad un aumento della temperatura con conseguente formazione di complessi tra zuccheri e proteine che rendono queste ultime poco digeribili (reazione dell’imbrunimento). • Un tale fieno acquista un colore bruno, un odore di caramello o di tabacco; è molto appetito dagli animali, ma la digeribilità delle sue proteine è sensibilmente ridotta (composti di Maillard). I foraggi insilati • I foraggi insilati (soprattutto mais) hanno un’enorme importanza nell’allevamento bovino e possono averla nella alimentazione degli ovini da carne. • Occorre invece molta prudenza in merito alla loro utilizzazione nelle razioni di pecore da latte. • L’insilato non può costituire l’unico foraggio nella razione di una pecora da latte. • Se vi sono le condizioni per produrre foraggio insilato, questo potrà essere inserito nella razione in quantità non superiore a un terzo della sostanza secca della medesima. Problemi legati all'impiego di insilati nella pecora da latte • Se il latte prodotto è destinato alla trasformazione in formaggi stagionati, l’uso degli insilati è sconsigliabile in quanto potrebbero verificarsi casi di gonfiore tardivo dovuti alla presenza di spore e di clostridi. • Nei formaggi freschi si può avere la comparsa di gusti anomali dovuti ad acidi grassi liberi. • È infatti dimostrato che nei formaggi prodotti con latte di pecore alimentate con insilati la lipolisi avviene più precocemente. I concentrati • Per quanto riguarda gli alimenti concentrati, va rilevato che i semi di cereali (mais, orzo, avena, sorgo, triticale, ecc.) sono alimenti con un elevato valore nutritivo (circa 1UFL/kg), ma hanno un contenuto in proteine piuttosto basso (circa il 10%). • Ne deriva che una razione costituita da fieno di graminacee, anche di ottima qualità e da cereali risulta facilmente carente in proteine per le pecore in lattazione, che hanno elevati fabbisogni proteici. Capacità di ingestione • Non è possibile calcolare una razione corretta se non si conosce la capacità di ingestione degli animali cui la razione è destinata. • La capacità di ingestione degli ovini è influenzata da una serie di fattori dipendenti sia dall’animale stesso, sia dalla natura e composizione chimico-nutritiva degli alimenti che compongono la razione. • La pecora cerca di adattare il consumo alimentare ai suoi fabbisogni energetici e quindi la quantità di alimenti ingerita aumenta con il peso vivo e con il livello di produzione. Evoluzione dei consumi nel corso di un ciclo produttivo di una pecora • Con una razione di composizione costante, il consumo si mantiene stabile per i primi tre mesi di gravidanza e diminuisce progressivamente nel corso delle settimane che precedono il parto. • Rimane basso nei primi giorni di lattazione ed aumenta poi rapidamente per raggiungere il suo massimo 5 o 6 settimane più tardi e quindi diminuire a seguito del calo di produzione della pecora. • A parità di peso vivo, una pecora magra consuma il 20% in più di una pecora grassa, le agnelle il 15% in più delle pecore adulte e le pecore più vecchie il 10% in meno delle adulte. Ingestione di foraggio • La quantità di foraggio ingerita da una pecora al picco di lattazione, espressa come % s.s. rispetto al peso dell'animale, è pari a : 94.5-5 per i foraggi verdi ottimi; 93.5-4 per i fieni ottimi e i silomais; 92.5-3 per i fieni mediocri. Pecora all’epoca della monta • In questo periodo i fabbisogni dipendono dal peso vivo e dalla necessità o meno di ricostituire le riserve corporee di cui la pecora avrà bisogno a fine gravidanza e soprattutto all’inizio della lattazione. • Se la pecora è sottopeso il recupero di peso deve avvenire precocemente perché il buon esito dell’accoppiamento (fertilità, tasso di ovulazione e mortalità embrionale) dipende dal peso e dalla condizione corporea della pecora un mese prima della monta. Relazione tra prolificità e BCS • Tasso di ovulazione è influenzato dal body condition score in tutte le razze ad eccezione della Finn x Blackface Flushing • Se al momento della monta (introduzione degli arieti nel gregge) il peso della pecora non è sufficiente è ancora possibile migliorare i risultati dell’accoppiamento facendo ricorso al cosiddetto flushing, cioè somministrando alla pecora una quantità di energia e proteine superiore del 20-30% a quella di mantenimento per un periodo di tempo che va da 2-3 settimane prima della monta a tre settimane dopo di questa. Il FLUSHING Flushing è un eccellente esempio di interazione tra nutrizione e riproduzione W. Youatt 1837 “ Sheep, their breeds, management and diseases” Consigliava di condurre i greggi su pascoli rigogliosi durante il periodo degli accoppiamenti per aumentare il numero di parti gemellari Essay on the Scythians (Hippocrates) The girls get amazingly flabby and podgy... People of such constitution cannot be prolific... fatness and flabbiness are to blame. The womb is unable to receive the semen and they menstruate infrequently and little. As good proof of the sort of physical characteristics that are favourable to conception consider the case of the serving wenches. No sooner do they have intercourse with a man than they become pregnant on account of their sturdy physique and leanness of flesh” Risposta del del flushing 9La risposta del flushing è influenzata da: 9Età delle pecore (le pecore pluripare rispondono meglio delle primipare) 9Razza (le razze prolifiche rispondono peggio) 9Body condition score (quelle magre rispondono meglio di quelle grasse) 9Periodo della stagione di monta (la migliore risposta si ottiene nella fase iniziale ed in quella finale della stagione di monta). Condizioni ottimali per il flushing • Risultati ottimali in pecore con BCS di 2 - 2.5 incrementato a 3 - 3.5. • Risultati discreti in pecore con BCS di 3 incrementato a 3.5. • Sono necessarie 6 settimane di pascolo su pascoli abbondanti per incrementare nella pecore di un punto il BCS. MECCANISMO DI AZIONE • L’aumento della concentrazione energetica e proteica comporterebbe l’incremento della concentrazione ematica di insulina e di IGF che agirebbero sul follicolo a livello della granulosa favorendo la formazione di recettori per l’LH e quindi l’attività ovulatoria. IGF-I • Il tipo di dieta influenza in modo rilevante i livelli una proteina circolante denominata Insulin like Growth Factor-I (IGF-I, fattore di crescita Insulino-simile ). • In generale, un eccessivo introito calorico o Proteico aumenta i livelli circolanti di IGF-I, IGF e riproduzione • • • • • • IGF recttori in: Hipotalamo Ipofisi Gonadi IGF-I stimula secrezione del GnRH IGF-I diminuisce la sensibilità dell’ipotalamo e dell’ipofisi agli effetti inibitori dell’estradiolo Vantaggi dei parti gemellari 1. Più agnelli 2. Più latte (ormone lattogeno placentare) Svantaggi dei parti gemellari Maggior rischio di insorgenza di tossiemia gravidica Pecore • • • • • in gravidanza Dal punto di vista dell’alimentazione, la gestazione di una pecora deve essere distinta in tre periodi: 1° mese. In questo periodo il livello alimentare è il medesimo di quello adottato nel periodo precedente l’accoppiamento. 2° e 3° mese. In questa fase lo sviluppo del feto (o dei feti) è trascurabile (un feto pesa circa 5 g a 40 giorni e 600 g a 90 giorni). Tuttavia è in questo periodo che si forma la placenta. Si consiglia quindi di fornire una quantità di energia un po’ superiore a quella di mantenimento. La capacità di ingestione delle pecore è ancora elevata per cui è sufficiente somministrare un buon foraggio. 4° e 5° mese. È questa la fase più delicata nell’alimentazione delle pecore in quanto i fabbisogni alimentari aumentano a causa dell’aumento notevole dell’utero gravido, mentre la capacità di ingestione diminuisce. L’animale può fare ricorso alle proprie riserve corporee, ma in maniera moderata; infatti una carenza energetica troppo spinta non solo provoca una riduzione del peso alla nascita degli agnelli, ma può avere anche conseguenze molto più gravi quali la tossiemia gravidica, che può dare luogo ad aborto o addirittura alla morte della pecora. Razionamento pratico della pecora in gestazione • Si deve però considerare che, nella pratica, un razionamento perfettamente rispondente ai fabbisogni diventa impossibile in quanto occorrerebbe conoscere la data del parto, se questo sarà singolo e plurimo, conoscere il peso del feto (o dei feti) ed adeguare continuamente gli apporti alimentari alle variazioni dei fabbisogni. • Inoltre, in un’alimentazione di gruppo non è possibile soddisfare le esigenze delle singole pecore. • Si consiglia pertanto di operare nel seguente modo, semplice ma efficace: tenuto conto della prolificità media dell’allevamento (sull’esperienza degli anni precedenti) negli ultimi 45 giorni di gravidanza si aumenterà l’apporto energetico di circa il 50% rispetto al mantenimento per i parti singoli e del 100% per i parti gemellari. La tossiemia gravidica nella pecora Tossiemia gravidica-malattia metabolica E’ una malattia metabolica causata dalle concentrazioni basse di glucosio ematico ( < 2 mmol/l ) e dalla conseguente eccessiva lipomobilizzazione per compensare l’ipoglicemia. Patogenesi della tossiemia gravidica • Nelle ultime 4-6 settimane di gestazione, l’attività neo-glucogenetica del fegato aumenta per favorire le richieste dei feti in accrescimento. Ciascun feto richiede 30-40 g di glucosio a fine gestazione che rappresenta una percentuale rilevante della produzione giornaliera di glucosio nella pecora. • La lipo-mobilizzazione aumenta nella fase finale della gestazione in funzione della negatività del bilancio energetico e può diventare così tumultuosa da determinare l’insorgenza di lipidosi epatica che aggrava ulteriormente l’ipoglicemia, essendo il fegato da lese dove si realizza la neoglucogenesi. Tossiemia gravidica: DIAGNOSI 9La presenza di una elevata concentrazione di corpi chetonici i nelle urine mette in evidenza l’insorgenza di questa patologia. 9elevati livelli di BHB (normale <0,8 mmol/L, chetosi subclinica >0,8 mmol/L, e chetosi clinica >3,0 mmol/L) Degenerazione grassa del fegato Causa dell’insorgenza della tossiemia gravidica • La nutrizione inadeguata durante l'ultimo terzo della gravidanza è la causa primaria della ipoglicemia in quanto le pecore non riescono a ingerire abbastanza energia per far fronte alle esigenze dei loro feti in progressivo accrescimento • Ricordiamo che circa il 70%o di sviluppo fetale si realizza durante le ultime 4 - 6 settimane di gravidanza. Insorgenza di tossiemia gravidica in pecore grasse • Le pecore con un BCS superiore a 4 sono suscettibili di incorrere in situazioni di tossiemia gravidica a causa del grasso accumulato nella loro regione addominale che unitamente allo sviluppo crescente dell’utero, limita il consumo di sostanza secca Insorgenza di tossiemia gravidica in pecore magre • Le pecore con un BCS scadente (inferiore a 2 sono altrettanto predisposte all’insorgenza di tossiemia gravidica allorquando non riescono a ingerire sufficienti quantità di energia necessarie a soddisfare le crescenti necessità dei feti nella fase terminale del loro accrescimento in quanto non hanno sufficienti riserve energetiche per far fronte ad eventuali squilibri tra fabbisogni e consumi alimentari. • Fabbisogni in pecore con gravidanza pluri-fetale 9Le pecore con gravidanza gemellare richiedono 1.9 volte l’energia alimentare rispetto a pecore con gravidanza singola. 9Le pecore con 3 feti richiedono il 230% in più di energia rispetto al le pecore con gravidanza singola. Relazioni tra stato metabolico nutrizionale e funzionalità leucocitaria in specie ruminanti da latte nel periodo del periparto Lacetera N., et al. Tossiemia gravidica: Sintomi • Le pecore nelle fasi iniziali della tossiemia gravidica non si alimentano ed appaiono come se fossero in letargo, se condotte al pascolo si trascinano dietro al gregge. • Il digrignamento dei denti è un sintomo frequente. Nelle fasi finali della malattie non riescono più ad alzarsi e se non curate entrano in una fase comatosa. Tossiemia gravidica: TRATTAMENTO • Il trattamento farmacologico più comune prevede l’impiego di glicole propilenico (60 mL, bid per 3 giorni). • Il glucosio per endovena è un'altra possibilità. • le iniezioni di vitamine del complessoi B possono contribuire a stimolare l'appetito della pecora. • Gli antibiotici possono essere amministrati per impedire la polmonite. • Nei casi avanzati, il parto cesareo può essere effettuato per rimuovere i feti e per consentire la sopravvivenza della pecora. Pecore in lattazione • La lattazione della pecora da latte, in genere, può essere distinta in due periodi: • 1° mese (circa): allattamento dell’agnello o degli agnelli • 2° - 7° mese: mungitura. • Nel primo periodo una stima indiretta della produzione lattea si può avere dal ritmo di accrescimento degli agnelli. • Nel secondo, la produzione di latte, almeno quella media del gregge, si conosce con precisione e quindi il razionamento può essere determinato con sufficiente esattezza utilizzando per i fabbisogni i dati riportati nelle tabelle. • E’ ovvio però che questo può realizzarsi solo se le pecore sono divise in gruppi omogenei per produzione. Efficienza nella lipo-mobilizzazione per la produzione di latte Con insufficiente apporto proteico Con adeguato apporto proteico 50% 80% Tipo di alimento Foraggi verdi Prato stabile di montagna: stadio pascolo inizio spigatura fioritura Erba Medica: inizio bottoni fiorali bottoni fiorali Fieni Medica, inizio fioritura Medica, fioritura Prato stabile di montagna: inizio spigatura piena spigatura fioritura Insilati: Silomais Paglie: Frumento Orzo Avena Concentrati e sottoprodotti: Mais Orzo Avena Soia f.e. 44% Crusca Frumento Polpe secche bietola Melasso canna Melasso bietola s.s.% UFL(s.s.) n. PDIN(s.s.) g PDIE(s.s.) g Calcio(s.s.) g Fosforo g 17 17 22 1.00 0.89 0.65 107 96 59 111 101 72 8.0 7.0 6.5 4.5 3.5 2.5 16 18 0.83 0.77 129 121 95 90 16.5 16.5 3.0 3.0 85 85 0.67 0.62 112 105 94 88 15.0 15.0 2.5 2.5 85 85 85 0.75 0.71 0.62 76 64 50 81 74 63 6.5 7.0 6.5 3.0 3.5 2.5 35 0.90 50 68 3.5 2.5 88 88 88 0.42 0.44 0.50 22 24 20 44 46 48 2.0 3.5 3.5 1.0 1.0 1.0 86 87 87 87 87 89 74 76 1.27 1.16 1.03 1.14 0.84 1.01 0.91 1.03 82 79 74 348 106 83 32 84 120 102 84 241 85 106 68 71 0.3 0.7 1.0 3.4 1.6 13.0 7.5 3.5 3.5 4.0 4.0 7.0 14.0 1.0 0.5 0.5 BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. Morrical Dan - Feeding for High Production and Profit - Iowa State University Ames, Iowa MorricaDan l-Nutritional/Metabolic Problems in Sheep- Iowa State University Pulina Giuseppe -2001 – L’alimentazione degli ovini da latte. Ed. Avenue Media. Szenci Ottó Clinic for Large Animals Physiology and patophysiology of ovine and caprine pregnancy. U.N.A.P.O.C. 1992 - Ovinicoltura