L’Introversione, un patrimonio dell’umanità Descrizione tipologica del modo di essere introverso dalle prime fasi evolutive all’età adulta Non contiene alcun riferimento a esperienze soggettive individuali Raccolta di testimonianze tratte dal Forun della LIDI (Lega italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi) che confermano la validità della descrizione fornita in Timido, docile, ardente e documentano lo stato di malessere in cui vivono molti soggetti introversi nel nostro mondo Tematica della conferenza(1) Quali sono le ragioni di questo malessere? Quali le possibili soluzioni? Il malessere degli introversi dipende da un pregiudizio sociale esistente nei loro confronti che viene interiorizzato in fase evolutiva e determina o un vano tentativo di essere come gli altri o una reazione disadattiva che, se non giunge all’isolamento, fa affiorare comportamenti (imbarazzo, vergogna, difficoltà di comunicazione, ecc.) che confermano il pregiudizio stesso. Tematica della conferenza(2) Per porre rimedio a questa situazione, che comporta troppo spesso, oltre ad una più o meno rilevante sofferenza soggettiva, lo spreco di potenzialità umane di grande valore la cui realizzazione risulterebbe vantaggiosa per il soggetto e per gli altri, occorre sormontare il pregiudizio e sostituirlo con una nuova cultura. Tale cambiamento implica però, né più né meno, una rivoluzione culturale che metta in gioco il modello di normalità dominante nel nostro mondo. La teoria di Jung Coniati da C. G. Jung, in un libro che si può ritenere il suo capolavoro (Tipi psicologici), i termini estroversione e introversione hanno avuto uno straordinario successo, diventando di uso corrente Jung definisce l'estroversione come un modo di essere caratterizzato da un interesse prevalente per il mondo esterno e l'introversione come un modo di essere caratterizzato da un interesse prevalente per quello interno. L’interesse prevalente esclude che si dia un’introversione assoluta e un’estroversione assoluta. Mondo esterno e mondo interno In quanto autoconsapevole, ogni uomo vive nell’interfaccia tra due mondi: quello esterno, al quale lo vincolano le percezioni e sul quale è letteralmente affacciato, e quello interno, che non può essere visto o toccato, ma è esperito Questi due mondi, perpetuamente comunicanti tra loro ma irriducibili, rappresentano la totalità dell’esperienza soggettiva umana Un certo grado di estroversione, di affacciamento, di contatto e di interesse per il mondo esterno, e un certo grado di Estroversione e Introversione In conseguenza della loro costituzione genetica, gli estroversi sono portati a privilegiare il rapporto con il mondo esterno, hanno bisogno di mantenere con esso un contatto assiduo e tendono all’adattamento Gli introversi hanno una particolare propensione per il mondo interno, tendono al raccoglimento e alla riflessione e hanno tempi più lunghi di adattamento riuspetto alla media Estroversione e introversione definiscono, dunque, in sé e per sé, solo modi diversi di Lo spettro tipologico In ogni individuo l’orientamento estroverso e quello introverso si combinano nelle formule più varie, secondo uno spettro che esclude gli estremi. Non esiste un introverso o un estroverso puro. Lo spettro tipologico non è continuo. La prevalenza dell’introversione riguarda il 5-7% della popolazione: 1 cittadino su 20. Tale distribuzione è misteriosa, ma di sicuro ha un grande significato evoluzionistico, essendosi mantenuta costante nel corso del tempo. Scienza e senso comune Il senso comune, appropriandosi dei termini coniati da Jung, ha dato ad essi un significato diverso e distorto rispetto a quello originario: li ha qualificati associando all’introversione una connotazione negativa, pregiudiziale Il pregiudizio incide sullo sviluppo della personalità e sulla vita dei soggetti introversi, inducendo in essi una percezione di anormalità, inferiorità e inadeguatezza rispetto agli altri Definizioni Per il senso comune l’introverso è un soggetto tendenzialmente solitario e asociale Anche nei dizionari più recenti, la definizione dei termini introversione ed estroversione implica un giudizio di valore L’estroverso è aperto, sicuro, comunicativo, cordiale, affettuoso, espansivo, esuberante; l’introverso, viceversa, è chiuso, timido, silenzioso, riservato, freddo, distaccato Quanto c’è di vero in queste attribuzioni? Molto stando alle apparenze, poco per quanto riguarda l’esperienza interiore, che è fervida e intensa Lo scarto tra un comportamento sociale mediamente “inibito” e un mondo interiore passionale è l’essenza dell’introversione. Come si può spiegare questo scarto? L’uomo come prodotto L’uomo viene al mondo come ente naturale, dotato di attributi specie-specifici (comuni a tutta le specie e maturati nel corso di una lunga evoluzione) e di potenzialità di sviluppo che, per realizzarsi, richiedono l’interazione con un ambiente umano (affettivo e culturale). La personalità è un prodotto dell’interazione tra la “natura umana”, le opportunità di sviluppo offerte dall’ambiente sociale e il modo in cui il soggetto le utilizza Il termine “prodotto” va preso alla lettera: esso implica la trasformazione di una “materia prima” per effetto di un “lavoro” Ogni società, per assicurare la sua continuità nel tempo, ha bisogno di investire una quota di risorse nella produzione di uomini La “materia” prima La “materia prima” è null’altro che il corredo genetico individuale (il genotipo), che è una combinazione unica e irripetibile del pool genetico umano Il corredo genetico individuale contiene potenzialità comuni a tutta la specie (come la capacità di acquisire il linguaggio) e potenzialità o attitudini particolari (come l’orecchio musicale, la predisposizione per la matematica, l’abilità manuale, ecc.) il cui sviluppo differenzia gli individui. Educazione Il corredo genetico non è una tabula o una creta, non può essere modellato a piacere perché ha i suoi vincoli Per sviluppare le sue potenzialità – generiche e particolari – l’uomo va educato Educare (ex-ducere) significa permettere a qualcosa di venire fuori Per produrre un uomo occorre investire risorse – affettive, economiche, culturali – e applicare “tecniche” finalizzate a realizzare un progetto Il progetto, comune a tutte le culture esistenti, è la produzione di un soggetto “normale” in Istituzioni pedagogiche La Famiglia e la Scuola sono le “agenzie sociali” alle quali è affidato il compito di produrre l’uomo o meglio il “cittadino”, vale a dire un essere capace di inserirsi nella società e di ricoprire i ruoli assegnati o scelti: in breve, di adattarsi ad un determinato sistema La finalità adattiva implica l’adozione di un modello normativo che, nella nostra società, è estroverso Esso valorizza l’adesione e la partecipazione alla realtà, la capacità di comunicare e di stare con gli altri, un certo grado di competitività, lo spirito pratico, l’intrapendenza, il non avere uno La funzione dell’estroversione L’estroversione favorisce l’adattamento al mondo esterno e, in conseguenza dello spirito pratico che la connota, promuove anche l’intraprendenza, il darsi da fare per trasformarlo Senza la spinta motivazionale dell’estroversione, l’umanità sarebbe presumibilmente rimasta ferma al modo di essere originario, incentrato sulla caccia e sulla raccolta All’estroversione si può ricondurre, in misura La funzione dell’estroversione (2) L’estroversione facilita l’adattamento al modello normativo vigente in un determinato contesto sociale e culturale L’adattamento estroverso concorre a stabilizzare la società, ad assicurare ad essa un’identità culturale, una certa coesione e la continuità nel tempo Il limite dell’introversione sta nella sua tendenza al conformismo, nella naturalizzazione della cultura e nell’assolutizzazione dei valori normativi Il modello normativo estrovertito Il modello normativo dominante, negli ultimi anni, si è accentuato al punto che si può definire estrovertito Soprattutto a livello giovanile, esso presenta forti tratti di narcisismo, esibizionismo, spavalderia, ostentata sicurezza, ecc. Il modello estrovertito si può ritenere globalmente disfunzionale perché, per promuovere l’adattamento al mondo esterno e il darsi da fare, riduce al minimo la conoscenza e la familiarità con il mondo interno. La funzione dell’introversione (1) La funzione dell’introversione è ricavabile da uno dei suoi tratti comportamentali più tipici: la “distrazione” Una parte della mente introversa (variabile da soggetto a soggetto) è caratterizzata dall'essere assorbita e catturata precocemente da un flusso indistinto di pensieri, emozioni, memorie, fantasie, ecc. (rêverie) Via via che l’individuo cresce, la rêverie comporta l’esplorazione di un mondo che non è meno reale di quello oggettivo, esterno: il mondo dei simboli, vale a dire il mondo della Cultura (con la maiuscola, per distinguerla dalla cultura, che si può identificare con il senso comune) - Religione, Filosofia, Letteratura, Arte, Scienza, ecc. La funzione dell’introversione (2) La Cultura immateriale è un prodotto della specie umana: l'espressione di potenzialità cerebrali che ci dona un filo di speranza, perché compensa e nobilita una storia che, per tanti aspetti, è stata ed è caratterizzata da violenze di ogni genere, sopraffazioni, ingiustizie, ecc. Se ci si chiede quale tipologia di personalità sia prevalente nei geni, la risposta è sorprendente: almeno per il 60%, e in tutti i campi, la Cultura è opera di soggetti introversi, e cioè di una minoranza della popolazione umana. La funzione dell’introversione (3) Per non dare un significato astratto alle percentuali basterà fare a caso i nomi di Newton, Darwin, Einstein, Beethoven, Schumann, Brahms, Debussy, Rousseau, Kant, Kierkegaard, Schopenauer, Nietzsche, Michelangelo, Van Gogh, Cezanne, Morandi, Dostoevsky, Kafka, Holderlin, Leopardi, Baudelaire, Pirandello, ecc. La lista potrebbe estendersi all’infinito spaziando dai grandi fondatori di religioni (Budda, Gesù, ecc.) ad ambiti di attività intellettuale più recenti (cinema, teatro, fotografia, musica jazz, musica rock, musica pop, ecc.) La funzione dell’introversione (4) Una componente minoritaria dell'umanità ha dato un tale contributo alla crescita del patrimonio culturale della specie che, se esso fosse cancellato, tale patrimonio si impoverirebbe criticamente. Solo un’infima quota quota di introversi sono geniali (anche se tutti hanno una qualche attitudine creativa e sono in genere appassionati fruitori di letteratura, musica, arte, ecc.). E' un fatto, però, che la maggioranza dei geni La funzione dell’introversione (5) Einstein “In singolare contrasto col mio senso ardente di giustizia e di dovere sociale, non ho mai sentito la necessità di avvicinarmi agli uomini e alla società in generale. Sono proprio un cavallo che vuole tirare da solo; mai mi sono dato pienamente né allo stato, né alla terra natale, né agli amici e neppure ai congiunti più prossimi; anzi ho sempre avuto di fronte a questi legami la sensazione di essere un estraneo e ho sempre sentito bisogno di solitudine; e questa sensazione non fa che aumentare con gli anni. Sento fortemente, ma senza rimpianto, di toccare il limite dell’intesa e dell’armonia con il prossimo. Certo, un uomo di questo carattere perde così una parte del suo candore e della sua serenità, ma ci guadagna una larga indipendenza rispetto alle opinioni, abitudini e giudizi dei suoi simili” (Come io vedo il mondo, p. 19). Socialità indiretta Se un bambino o un adolescente introverso passa il suo tempo immerso nella lettura, si identifica questo comportamento come “strano” in quanto asociale. Ma che cos’è la Cultura se non l’espressione di mondi di esperienza soggettivi? Leggendo un libro, ascoltando musica, sfogliando un libro d’arte un soggetto entra in relazione con un altro mondo di esperienza, stabilisce insomma una relazione sociale indiretta, mediata da un prosotto culturale. Agli introversi, in genere, questo tipo di relazione sociale interessa più delle interazioni con i coetanei, poiché hanno il gusto di ciò che è grande, vero, bello, che tocca nell’intimo e fa vibrare la corda delle emozioni. L’Introversione oggi Il pregiudizio che vige nel nostro mondo nei confronti dell’Introversione ha un fondamento empirico Incontrare un introverso sereno ed equilibrato, autentico e appagato del suo modo di essere, è un evento eccezionale. Più spesso, gli introversi hanno dei tratti di comportamento che sembrano attestare un qualche disagio psicologico: sono riservati (sino alla chiusura), poco loquaci e comunicativi, spesso visibilmente impacciati, talora addirittura cupi e ombrosi Per quanto inoffensivi, gli introversi, in genere, determinano un campo d’interazione sgradevole. Se non è vero che sono scostanti e altezzosi – per cui evocano un moto di antipatia -, si intuisce facilmente che non sono spontanei, nutrono diffidenza, sembrano impegnati a celare qualcosa Se si giunge a conoscerli da vicino, si rimane sorpresi della loro sensibilità umana, delle doti intuitive e della ricchezza del loro mondo interiore. Al tempo stesso, si recepisce in genere un atteggiamento rigido e ipercritico nei confronti del mondo L’introversione introvertita L’Introversione nel nostro mondo manifesta tratti che sono sviluppi negativi delle sue potenzialità Molto spesso essa appare come espressione di un introvertimento, processo opposto all’estrovertimento Lo sviluppo psicologico degli introversi e il loro modo di essere da adulti è fortemente e negativamente influenzato dal modello normativo dominante, estroverso e estrovertito Il problema della socializzazione La normalizzazione investe le fasi precoci dello sviluppo, a partire dalla socializzazione Per molti genitori e insegnanti il bambino introverso è un essere che va normalizzato, aiutato a diventare come gli altri Il tratto comportamentale più allarmante per gli educatori è la tendenza del bambino o dell’adolescente a non legare con gli altri, ad isolarsi e a fantasticare (distrarsi) Le cause di questo tratto sono: la predilezione per gli adulti, il rifiuto dell’istituzionalizzazione Le caratteristiche genotipiche dell’Introversione un corredo di emozioni superiore alla media, associato, talora, ad un'intelligenza vivace un senso di pari dignità e di giustizia precoce, persistente e d'intensità drammatica, che fa capo ad un'intuizione viscerale dei diritti individuali, attribuiti a sé non meno che agli altri un orientamento innato di tipo idealistico, che si esprime nel "sogno" di un mondo caratterizzato da rapporti interpersonali "corretti" e "delicati", tali da ridurre al minimo la possibilità reciproca di farsi del male una tendenza a stabilire con le persone, gli animali e le cose legami affettivi intensi, profondi e tenacemente conservatori un orientamento incline alla riflessione, all'introspezione e alla fantasia più che all'azione una predilezione per interessi intellettuali e per attività creative, alimentata dal piacere del funzionamento L’emozionalità introversa Il corredo emozionale particolarmente ricco è l’aspetto più specifico del modo di essere introverso, quello che si riflette in tutte le altre caratteristiche (anche nella vivacità intellettiva) Nel nostro mondo, che privilegia la razionalità, le emozioni godono una cattiva fama Il sentire è il continuum dell’esperienza umana, il mare sul quale galleggiamo e nel quale scorriamo L’emozionalità è uno spettro le cui polarità estreme sono intimamente correlate Emozioni di base e emozioni specificamente umane L’uomo ha ereditato dagli animali la capacità di sperimentare le emozioni. La tavolozza di base delle emozioni (piacere, dolore, paura, rabbia, tristezza, gioia, ecc.) è comune a tutti gli animali superiori. L’emozionalità umana, però, ha caratteristiche sue proprie. Le emozioni di base si sono ristrutturate in rapporto ad una dimensione previsionale (il futuro) che non esiste in alcun altro animale (per esempio l’allarme animale fa riferimento ad un pericolo immediato, l’ansia umana ad uno remoto) La tavolozza delle emozioni umane è, però, anche molto più ricca rispetto a quella di qualunque altro animale. Si danno, infatti, nel patrimonio umano, almeno tre emozioni specie-specifiche: l’empatia, il senso di dignità e di giustizia e l’infinito. L’empatia L’empatia è la capacità di un soggetto di identificarsi con l’altro, di mettersi nei suoi panni e di ricostruire la sua esperienza dentro di sé Si tratta di una capacità intuitiva complessa che permette di sentire ciò che l’altro sente: il suo stato d’animo, le aspettative, i desideri, le paure Questa capacità di identificarsi con l’altro sembra spiccata soprattutto in rapporto a stati di sofferenza. Essa produce una disponibilità spontanea all’aiuto Senso di dignità e di giustizia Il senso di dignità e il senso di giustizia sono profondamente radicati nel corredo genetico umano Rappresentano il fondamento della percezione innata che l’individuo ha di sé come essere dotato di diritti naturali E’ dubbio che tali diritti siano effettivamente naturali, se è vero che la civiltà è giunta a riconoscerli e a sancirli giuridicamente solo da poco, e ciò nonostante essi continuano ad essere violati in molteplici circostanze L’infinito emozionale L’intuizione emozionale dell’infinito, misconosciuta dalla psicologia, affiora lentamente nel corso dello sviluppo, ma giunge ad influenzare tutta l’esperienza soggettiva umana Essa riverbera su tutta la sfera emozionale infinitizzandola E’ una medaglia a due facce Per un verso, genera la consapevolezza della realtà esistenziale dell’uomo: il suo essere finito, vulnerabile, precario e destinato a finire Per un altro, apre la soggettività umana al mondo del possibile, dell’immaginario, del simbolico, vale a dire sull’universo della cultura La categoria del possibile è la matrice dell’utopia, dell’arte, della letteratura e della scienza Emozionalità e ritardo nello sviluppo (1) Rispetto agli altri animali, l’uomo è un essere drammaticamente ritardato nello sviluppo: prematuro alla nascita, impiega venti anni ad evolvere e conserva da adulto caratteristiche anatomiche fetali (neotenia) Come riesce chiaro dall’addomesticamento degli animali (il cane), la neotenia comporta anche modificazioni del carattere e del comportamento. Gli animali neotenici mantengono caratteristiche da cuccioli, espressive di un’emozionalità più viva e più plastica Nella storia della specie umana, la neotenia ha Emozionalità e ritardo nello sviluppo (2) Il ritardo nello sviluppo evita che la mente umana venga catturata e irretita dal mondo esterno (come accade negli altri animali). Esso mantiene per un certo tempo il primato del mondo interno su quello esterno e, in conseguenza di questo, apre l’uomo all’intuizione dei mondi possibili, vale a dire sull’infinito. La lunghezza della fase evolutiva della personalità è dovuta in gran parte alla ricchezza delle emozioni e alla necessità di una loro lenta maturazione, che si può realizzare I bambini introversi In quanto dotati di un’emozionalità di intensità superiore alla media, i bambini introversi sono esseri delicati, squilibrati (in quanto sentono intensamente prima di poter capire), che maturano lentamente (anche se appaiono, spesso, sorprendentemente precoci) La lentezza della maturazione è dovuta a due aspetti Il primo è che l’integrazione delle strutture emozionali e di quelle cognitive è particolarmente complessa Il secondo è che, senza saperlo, essi devono raggiungere un livello di individuazione, di Le due carriere introverse I comportamenti globali tipici sono quello del bambino d’oro (che concerne la maggioranza) e quello del bambino oppositivo, difficile (una quota minoritaria). Se ci si chiede com’è possibile che, dato un corredo genetico introverso, si definiscano due orientamenti apparentemente antitetici, la risposta è semplice. L’empatia definisce l’intensità del bisogno di appartenenza che, nel bambino, si traduce nel desiderio di essere quello che gli altri vogliono che egli sia. Il bambino d’oro Il figlio d’oro, in nome di un’empatia spiccata, registra le aspettative e i desideri consci e inconsci degli adulti e si obbliga ad essere quello che gli altri vogliono che sia al fine di ricevere conferme, di non deludere e non dispiacere. Il perfezionismo infantile, che talvolta si perpetua nell’adolescenza, è una “patologia” perché esso implica che il bambino non dà spazio ad alcuno dei suoi bisogni naturali, eccezion fatta per la sua disperata volontà di fare contenti gli adulti e di esserne confermato. Apprezzato dai grandi, il bambino d’oro risulta spesso antipatico ai coetanei, che lo avversano e lo invidiano. Sulla base di quest’antipatia, si realizzano con una frequenza inquietante vere e proprie “persecuzioni”, fatte di prese in giro, derisioni, attacchi verbali e fisici che inducono ferite non facilmente rimediabili. La tendenza degli adulti, e soprattutto degli insegnanti, a proporre agli alunni il bambino d’oro come modello concorre ad attizzare l’avversione dei coetanei. Il bambino “difficile” Alcuni bambini vengono al mondo apparentemente predisposti ad interagire negativamente con l’ambiente: hanno difficoltà a dormire, a mangiare, sono irrequieti, capricciosi, lamentosi Alcune volte, con lo sviluppo, tali difficoltà si appianano. Altre volte si perpetuano, cronicizzano e progressivamente si esasperano. L’introverso difficile entra in guerra con l’ambiente, si attesta su di un registro di opposizionismo e di negativismo perché registra precocemente tutte le contraddizioni che si danno in famiglia, a scuola e nel mondo. Egli non riesce a rispettare nessuna regola se non viene persuaso della sua giustezza e se non se ne appropria. Non tollera di essere iperprotetto né di essere comandato né, tanto meno, di essere abusato in nome del suo essere piccolo. Pur trattandosi di bambini particolarmente vivaci e intelligenti, i quali, in alcuni momenti, manifestano anche una straordinaria sensibilità (per esempio prendendo le difese dei più deboli), la loro carriera scolare spesso è contrassegnata da una cattiva condotta, da un mediocre rendimento, da un progressivo isolamento, ecc. Al fondo di queste esperienze, si dà un potenziale d’individuazione enorme e precocemente attivo: un azzardo della natura nella sua incoercibile tendenza alla sperimentazione, che riesce chiaro quando l’introverso difficile trova la sua strada Introversione e disagio psichico Il paradosso dell’introversione nel nostro mondo è che una condizione di potenziale ricchezza si traduce troppo spesso in un’esistenza soggettivamente penosa e oggettivamente contrassegnata da disturbi psichici I bambini d’oro talora si cristallizzano in un perfezionismo ossessivo sotteso dalla paura di crollare, altre volte si insabbiano, vanno in rottura come i cavalli da trotto, si disordinano e si perdono I bambini difficili spesso rimangono emarginati, non riescono a mettere a frutto le loro Gli introversi adulti Tranne rare eccezioni, gli introversi adulti, quando non convivono con un disagio psicologico franco manifestatosi nell’adolescenza, sperimentano un sotterraneo malessere Tale malessere è dovuto a persistenti vissuti di radicale inadeguatezza (sentirsi piccoli in un mondo di grandi), al sentirsi diversi dagli altri (difettosi e “sbagliati”), al covare rabbie più o meno intense nei confronti del mondo così com’è, sottese spesso da un’invidia patologica nei confronti di chi prende la vita come viene Il significato ultimo dell’introversione Per evitare che la cultura si cristallizzi, trasformandosi in senso comune, vale a dire in un’alienazione scambiata per normalità, c’è bisogno che qualcuno continui ad esplorare i mondi e i modi di essere possibili per l’umano. In quanto esploratori del mondo interiore e delle sue dimensioni aperte all’infinito, gli introversi hanno svolto e svolgono questa funzione indispensabile: mettere in discussione il reale in nome del possibile. Essi sono i depositari di un “sogno” (quello di un mondo umano e nobile) che, valutato razionalmente, si può considerare espressione di un ingenuo idealismo che non cede alla constatazione del mondo così com’è. Si può anche pensare che essi siano i precursori di un cambiamento, di un ulteriore ingentilimento della specie umana, destinato un giorno o l’altro a prodursi.