PARROCCHIA S. PIETRO - S. MARIA MARTEDÌ 17 LUGLIO 15 LUGLIO 2012 Ore 8.30-12.30 Oratorio estivo per bambini e ragazzi XV DOMENICA TEMPO ORDINARIO (locali parrocchiali) SAN GIOVANNI IN MARIGNANO GIOVEDÌ 19 LUGLIO Ore 8.30-12.30 Oratorio estivo per bambini e ragazzi (locali parrocchiali) Ore 17.00 Adorazione eucaristica (chiesa di S. Pietro) CHE DIVENTA MARTIRIO SABATO 21 LUGLIO "Il discepolo di Cristo è un testimone. Ore 20.25 S. Rosario e Vespri La testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, Ore 21.00 S. Messa Festiva nella chiesa di S. Pietro DOMENICA 22 LUGLIO VISITATE IL NUOVO SITO INTERNET DELLA PARROCCHIA! www.parrocchiasanpietrosgm.it LA TESTIMONIANZA può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio Ore 8.00-11.15 SS. Messe nella chiesa di S. Pietro che dà valore alla testimonianza. Ore 10.00 Ricordate San Paolo: S. Messa nella chiesa di S. Maria "Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo". La S. Messa Festiva del Sabato sarà celebrata alle ore 21.00 fino al primo sabato di settembre Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita". (don Pino Puglisi) La comunità partecipa al lutto della famiglia Sanchi - Marchini Am 7,12-15 Ef 1,3-14 Mc 6,7-13 Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due A ncora un profeta cacciato via: questa volta tocca ad Amos che si sente dire da Amasia: "Vattene veggente, và nella terra di Giuda (…) ma a Betel non profetizzare più" (prima lettura). Decisamente dura, la vita del profeta. Domenica scorsa vedevamo Gesù rifiutato dagli stessi parenti e familiari. E la conseguente tristezza e amarezza del Signore nel vedere l'incapacità dei suoi a riconoscere i segni di santità che emanavano dalla sua Persona divina. Oggi vediamo le condizioni necessarie al profeta per esercitare il suo ministero, ma non per diventarlo -che quelle non ci sono proprio- bensì per fare il "mestiere" di profeta. Per diventarlo, le condizioni non ci sono nel senso che è un dono gratuito di Dio che chiama chi vuole senza aspettarsi o pretendere meriti da parte del chiamato: la grazia non fa esclusioni di persone, può toccare chiunque e a volte sembra proprio che le caratteristiche del profeta siano quelle della maggior inettitudine e incapacità. "Sono un uomo dalle labbra impure (Isaia)". “Sono giovane e non so parlare, manda qualcun altro" (Geremia). E la prima lettura di oggi ci presenta il profeta Amos che dice ad Amasia: "Non ero profeta, né figlio di profeta; ero un pastore e raccoglitore di sicomori; Il Signore mi prese da dietro al bestiame e mi disse. Và e profetizza al mio popolo Israele". Quindi non lo si può diventare per scelta propria, ma quando il Signore manda, non c'è via di scampo; ed è oltremodo raccomandato di non cercarla la via di scampo, se no si rischia di finire nello stomaco di qualche balena… E san Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, conferma queste "preferenze" divine: "Considerate la vostra chiamata fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio". A volte per essere pronti ad annunciare Lui, bisogna percorrere il cammino durissimo del fallimento, magari ripetuto e ricorrente finché sentiamo che la Sua Parola può passare senza più cozzare con la nostra e il nostro io si è talmente dileguato da poter dire in verità: " Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me". Ma una volta raggiunta questa spoliazione e trasparenza -e una via alla santità è certamente la capacità di saper guardare in faccia e riconoscere la propria debolezza e miseria- allora fiumi di benedizioni scenderanno su di noi. "Benedetto sia Dio che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della Sua volontà" (seconda lettura). A questo punto i discepoli possono andare, a due a due, e possono ricevere i poteri di scacciare gli spiriti immondi, di guarire ogni sorta di infermità e di fare prodigi, perché sono ormai liberi e liberati dalla tentazione di attribuirsi meriti e poteri che non si sono dati loro, ma procedono dalla grazia del loro Maestro e Signore Gesù. Solo, devono scuotere i loro sandali e lasciare quelli che non li accolgono nella loro polvere: loro devono fare dietrofront, ma la polvere rimanga pure lì… Oggi abbiamo infiniti mezzi per annunciare la buona novella e nessun battezzato è dispensato dal farlo - ma la grazia è una sola: quella del Signore Nostro Gesù Cristo. Dobbiamo puntare e contare unicamente su di Lui, senza cercare altre garanzie o appoggiarci su altre sicurezze. (Wilma Chasseur) FA,, IN MEMORIA DEI 54 MIGRANTI MORTI IN MARE QUALCHE GIORNO FA pubblichiamo la storia di un uomo del Benin che ce l'ha fatta, tra tante sofferenze e pericoli, grazie alla solidarietà di Caritas. Un inno alla vita per non dimenticare la tragedia dei profughi lasciati in balìa del Mediterraneo. S. è uno dei tanti rifugiati libici presenti oggi nel nostro Paese, in attesa di regolarizzare la sua posizione e che grazie al sostegno (nel suo caso) della Caritas, è riuscito ad integrarsi ed imparare la nostra lingua, tornando a sperare di costruire il futuro della sua famiglia qui in Italia. La sua storia l'ha raccontata alla veglia del 1 maggio organizzata dal MLAC di Alghero - Bosa. La propongo in ricordo silenzioso delle 54 persone che tentavano di raggiungere l'Italia dalla Libia su un gommone, morte per disidratazione nei giorni scorsi. In omaggio a tutti i volontari che si sono spesi e continuano a prodigarsi per garantire ai loro ospiti un clima di accoglienza. In onore della loro voglia di darsi di fare, lasciandosi alle spalle le loro personali tragedie, perchè è possibile tornare a sperare. "A causa di problemi tribali molto gravi, nel 2008 lasciai il Benin per andare in Costa d'Avorio a trovare uno zio (fratello di mia madre). Purtroppo, mio zio venne ucciso e fui costretto a tornare in Benin. Trovai però una situazione molto grave nella famiglia di mia moglie perchè suo padre era stato ucciso. A questo punto ho preso la decisione di emigrare in Libia. Clandestinamente ho attraversato il deserto su un camion, impiegando dodici giorni. Arrivato a Tripoli, sono andato all'ambasciata del Benin, che mi ha trovato un lavoro come autista presso una famiglia libica. Dopo un anno, il mio capo andò in Benin per portare in Libia mia moglie. Stavamo molto bene. Purtroppo scoppiò la rivoluzione. Una notte, mentre mia moglie era in ospedale per controlli, vennero a casa degli uomini che uccisero il mio capo e la sua famiglia. Fuggii nell'ambasciata del Benin, dove poi venne anche mia moglie. Grazie ad un amico abbiamo trovato un'altra casa. L'8 maggio 2011 è nato A. Però non avevo lavoro, la vita era molto cara e ogni giorno si rischiava la vita. Una notte, degli uomini vennero a casa nostra per ucciderci. Riuscimmo a scappare e grazie ad un amico che ci prestò dei soldi, ci imbarcammo su un barcone per Lampedusa. La traversata durò due giorni, soffrimmo fame e sete, soprattutto A. che aveva solo tre mesi. Dopo una notte a Lampedusa, siamo stati portati in Sardegna. Il giorno del nostro arrivo siamo stati accolti dalla Caritas. All'inizio è stato difficile perchè non sapevamo la lingua. Ora ci troviamo benissimo, andiamo a scuola e parliamo l'italiano. A. cresce bene, va anche all'asilo. Ora aspettiamo il permesso di soggiorno, perchè qui dove stiamo ci troviamo molto bene". (a cura di Giuseppe Patta, segr.naz. Mlac , 13/07/12)