Anno X - n° 8 Ottobre 2013 www.comune.bologna.it/iperbole/buonenuove TARIFFA REGIME LIBERO: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 70% - DCB (BOLOGNA) Recente indagine Perché il volontariato non conosce periodi di crisi 9 Capitani Coraggiosi Se il brand diventa nazionale Nasce il patto Bologna-Milano 4 Città unite anche dopo l’Expo 2015 Conferenza a Palazzo Grassi 5 Arte e Cultura due motori per la crescita 3 Quando capita di perdersi per strade sconosciute Mi è capitato, ed è un bene credetemi, di perdermi per strade sconosciute. Un’occasione importante di lavoro, quattro giorni di trasferta, lontano da casa, dalla famiglia, dai gesti e i percorsi di tutti i giorni. Mi sono ritrovato in terra straniera, anche se a poche ore da Bologna, ed ecco che ho dovuto immaginare come impiegare il tempo tra un impegno e l’altro. Niente di straordinario eppure qualcosa che ti risucchia in un vortice, che ti cambia la prospettiva delle cose. L’albergo, vecchiotto, a due passi dalla stazione di Brignole. L’ascensore, vetusto, che rimane al piano perché gli stranieri non sanno chiudere bene le porte e tu devi arrampicarti per le scale. Così scopri il piano nobile di un vecchio palazzo, i tappeti datati, i termosifoni di ghisa cesellati. Poi cominci a lasciarti accarezzare dall’idea che quella stanza dai mobili scuri e pesanti sia un po’ la tua nuova casa, ti accampi, lasci un po’ tutto in disordine, i giornali di qui, la camicia di là. Zingaro per quattro giorni anche per le strade, pigramente giù per itinerari nuovi, curiosando per vetrine storiche, negozi di confetti, con insegne che parlano di ‘coloniali’. Genova è tutta da scoprire: lasci i delfini e ti perdi nel porto vecchio, tra gente che ti urta con la sporta o che si chiama dalle finestre. C’è aria di commerci, di focaccia che trasuda olio. Un palazzo occhieggia con la sua bella rievocazione del transatlantico Rex, la Sala delle Grida del Nuovo Palazzo della Borsa ti riporta ai fasti del liberty che, da queste parti, gioca sempre la parte del leone. Una volta all’anno bisognerebbe tornare Visitate il nostro sito www.comune.bologna.it/iperbole/buonenuove Il Consiglio direttivo dell’Associazione no profit, editrice di “Le Buone Notizie”, è così formato: Giorgio Albéri - Presidente Fabio Raffaelli - Vice Presidente Ornella Elefante - Segretario/Tesoriere Maria Dagradi - Consigliere Paola Miccoli - Consigliere Andrea Ponzellini - Consigliere Luisella Gualandi - Revisore dei conti (Presidente) Donatella Bruni - Revisore dei conti Comitato di Redazione: Roberta Bolelli, Giorgia Fioretti, Massimo Guandalini, Francesca Rispoli Valenti, Manuela Valentini a ‘perdersi’, a Genova come a Istanbul, per non sentirsi sempre obbligati ai soliti passi, alla solita routine. I medici ancora non lo consigliano ma, credetemi, fa bene. E quando deciderete, per qualche ora, di farvi vivere dai carrugi lasciate per favore il cellulare a casa. Non c’è nulla di così importante che non possa attendere. Basta un’ora per non essere più schiavi della tecnologia. Buona lettura dal vostro direttore Fabio Raffaelli Le Buone Notizie nasce da un’idea di Francesca Golfarelli e Fabio Raffaelli Testi e fotografie vanno inviati all’e-mail [email protected] Edito da Associazione Buone Notizie Redazione: Piazza Volta, 7 - 40134 Bologna Tel. 051.614.23.27 - Fax 051.46.67.51 Direttore responsabile: Fabio Raffaelli Direttore editoriale: Giorgio Albèri Segreteria di redazione: Ornella Elefante Stampa: Tipolito Casma - via B. Provaglia 3 - Bologna Registrazione al Tribunale di Bologna n° 7361 del 11/09/2003 BASTANO 30 EURO PER SOSTENERE da ritornare via fax al 051.46.67.51 SCHEDA PER SOSTENERE E ABBONARSI ALLA RIVISTA “LE BUONE NOTIZIE” Io sottoscritto, per conto - proprio, dell’Associazione, dell’Ente - chiede di attivare n° ...................... abbonamenti (10 numeri a 30 euro) a partire dal mese di ............................................ dell’anno ............................... Allego fotocopia del pagamento avvenuto sul c/c postale n° 60313194, ABI 07601, CAB 02400, Codice Iban IT47 N076 0102 4000 0006 0313 194 intestato all’Associazione Buone Notizie. La rivista è da inviare a: 1. Nominativo ............................................................................................................................................................. 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Via .............................................................................................................................. cap ............................................ città .......................................................................................................................... prov. ...................................... tel. ............................................................................. e-mail ............................................................................................... data ............................................ 2 Firma ............................................................................................................... Bologna-Milano unite anche dopo l’Expo I n seguito a protocolli d’intesa siglati nel 2012, il Sindaco di Milano Pisapia ed il Sindaco di Bologna Merola si sono impegnati a collaborare per realizzare una piattaforma di scambio economico, politico e culturale operativa anche dopo il 2015. è nato così EXBO’ per promuovere i progetti bolognesi in vista dell’EXPO 2015. Tale piattaforma dà la possibilità a tutti i cittadini e produttori di presentare i loro progetti o prodotti con priorità ai temi dell’agroalimentare. Si darà importanza alla qualità ed alla cultura dell’alimentazione, della sostenibilità ambientale, della tutela della biodiversità e del suolo agricolo, per la valorizzazione e internazionalizzazione delle eccellenze agroalimentari della città di Bologna e del suo territorio Si intende quindi, unire la consolidata tradizione locale di ricerca della qualità nel settore alimentare in un ottica di marketing territoriale . L’obiettivo di EXBO è quello di riunire e coordinare i protagonisti della gastronomia e del settore agroalimentare bolognese per la valorizzazione della città e del suo patrimonio Il presidente della Fiera di Bologna, Duccio Campagnoli, ha dichiarato” Se Milano ospita l’EXPO, Bologna potrà essere, con l’università e la Fiera, il motore e il luogo con il quale fa parlare la cultura della sostenibilità, la ricerca scientifica italiana e il valore internazionale delle nostre imprese. EXBO è il progetto con il quale, con l’impegno del Comune e delle sue istituzioni più importanti, la città di Bologna vuole essere protagonista di una parte- artistico. Questo progetto vede coinvolti sei attori: Comune di Bologna, CAAB, Bologna Fiere, Fondazione Alma Mater, Fondazione Marino Golinelli, Camera di Commercio di Bologna che, attraverso queste sinergie, si sono posti l’obiettivo di incentivare il settore turistico e, di conseguenza, creare uno sviluppo economico. cipazione al grande evento dell’EXPO 2015”. Eleonora Dimichino Verso Marte con un pizzico d’Italia D opo molti anni di discussioni e difficoltà le due sonde europee destinate all’esplorazione marziana sono diventate una realtà qui al salone aerospaziale parigino di Le Bourget. Il direttore generale dell’agenzia spaziale europea, Jean-Jacques Dordain, ha sottoscritto l’ordine per la realizzazione dei due veicoli spaziali a Thales Alenia Space (l’investimento totale è di 1,2 miliardi di euro). La prima partenza è fissata per gennaio 2016 e prevede una sonda che entrerà in orbita marziana dalla quale si staccherà un modulo destinato a sperimentare le tecnologie necessarie alla discesa marziana e che saranno poi utilizzate nella seconda spedizione, la quale prenderà il via nel maggio 2018. Questa seconda porterà a bordo un rover che si muoverà sul Pianeta rosso e soprattutto lo perforerà per cercare nel sottosuolo tracce di una vita passata. A bordo ci sarà un pizzico d’Italia. L’Agenzia spaziale italiana Asi, infatti, ha sostenuto negli anni con più forza rispetto agli altri Paesi il piano europeo che finalmente entra nella fase realizzativa finale, il più d’avanguardia dell’agenzia europea per quanto riguarda l’esplorazione. Seguono la Gran Bretagna (20%), la Francia (15%) e la Germania (10%) più altri minori. 3 Capitani, un brand bolognese per l’Italia I l ‘brand’ è, al 100 per cento, bolognese. Non stiamo parlando di un prodotto, ma di un’iniziativa che da quindici anni riempie le pagine dei giornali. E che oggi diventa nazionale, ‘contagiando’ piazze importanti come Genova, Milano e Roma. ‘Capitani Coraggiosi’, il marchio legato a doppio filo alla figura del giornalista ed editore Fabio Raffaelli, nato per valorizzare e promuovere le aziende emiliano romagnole, soprattutto in momenti difficili come quello attuale, mettendo in luce capacità innovative e radicamento a tradizione e territorio, esce quindi da un ambito strettamente regionale promuovendo al tempo stesso l’immagine di Bologna a livello nazionale. ‘Dopo aver raccontato le gesta di oltre un centinaio di imprenditori storici locali, emiliano romagnoli ma soprattutto bolognesi (l’iniziativa è sempre stata sostenuta da Confindustria Emilia Romagna ndr) – spiega Raffaelli – ci è sembrato giusto Riuscitissima la prima edizione del premio Capitani dell’Anno organizzata a Genova con il concorso di Baker Tilly Revisa. Nella foto di gruppo alcuni tra gli imprenditori premiati, l’eccellenza dell’economia ligure. confrontare il nostro modo di fare impresa con quello di altre regioni. Cercando di trovare un minimo comune denominatore tra aziende che hanno tutte lottato allo spasimo per superare i marosi della recessione, trovando anzi nuovi spazi di mercato a livello internazionale’. ‘Capitani dell’Anno’, così si chiamerà l’iniziativa a livello nazionale (il debutto è stato a Genova il 28 Garrone e Costa tra i premiati di Genova 4 settembre, poi toccherà a Milano il 26 ottobre, conclusione a Roma il 9 novembre), ha trovato immediatamente il consenso e l’appoggio delle Regioni Liguria, Lombardia e Lazio, nonché delle Province e dei Comuni, ma anche della stampa locale che ha salutato l’iniziativa come una ‘boccata d’ossigeno’ in un momento così povero di gratificazioni per gli imprenditori, ‘costretti a veri e propri tour de force per salvare aziende e posti di lavoro’. Fondamentale il sostegno tecnico, per valutare storie, aziende ma anche fatturati dell’Osservatorio Economico Baker Tilly Revisa, nato a Bologna, nel 2010, con uno slogan che recitava ‘più economia, meno politica’. “Il nostro Gruppo – spiega Maurizio Godoli, presidente di Baker Tilly Revisa, specializzata in audit e consulenza, oggi operativa in Italia con un organico di circa 170 persone e con 9 uffici – ha voluto dare un contributo attivo a una rinascita italiana anche in termini di conoscenze economiche. Ogni giorno viviamo gioie e preoccupazioni delle grandi e medie aziende del nostro Paese, abbiamo sentito il dove- re di lanciare un segnale forte e chiaro a imprenditori e società civile perché si approfondiscano temi di strettissima attualità economica”. ‘Capitani dell’Anno’, che nel 2014 toccherà altre importanti città italiane, da Torino a Firenze, si avvale anche del sostegno, a livello nazionale di FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), GUS, giornalisti uffici stampa, AIDDA e UNAGA. Spinelli, un capitano venuto dalla gavetta Arte e Cultura come motori di crescita S ettembre ha visto Palazzo Grassi (Circolo Ufficiali dell’Esercito) ospitare un importante evento organizzato dal Soroptimist International, Club di Bologna, e dall’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda (AIDDA), delegazione Emilia Romagna. Cuore della serata conviviale l’applauditissima conferenza del prof. Fabio Alberto Roversi Monaco “Arte e cultura come motore di sviluppo e di crescita. Storia di Genus Bononiae”. Il Prof. Roversi Monaco ha calamitato l’attenzione dei presenti, tra i quali diverse autorità cittadine, toccando i rapporti tra impresa e cultura e tra cultura e istituzioni, e concludendo con la storia delle realizzazioni artistiche per la città Il più piccolo laboratorio quantistico a fotoni L Nella foto, da sinistra, il Generale Antonio De Vita con la Signora, il Questore Vincenzo Stingone, la Presidente del Club Soroptimist Rosanna Scipioni, il relatore Fabio Roversi Monaco, la Presidente dell’AIDDA Daniela Maschio, il Prefetto Angelo Tranfaglia, Maria Giulia Roversi Monaco. sviluppate nella carica di presidente della Fondazione Carisbo e con le risposte alle domande delle socie e dei loro numerosi ospiti. At t u a l e P r e s i d e n t e di Genus Bononiae e prossimo Presidente dell’Accademia di Belle Arti, Fabio Roversi Monaco ha soddisfatto le aspettative di entrambi i Club delineando un quadro di sviluppo economico e di capacità di occupazione e di intrapresa, in particolare femminile, in grado di trarre forza dall’arte e dalla cultura. La conferenza è stata aperta dalle Presidenti dei due Club, Rosanna Scipioni e Daniela Maschio, e chiusa dal Prefetto Angelo Tranfaglia. Rosanna Scipioni Arrivano i nuovi tecnomateriali O ltre la natura. Dai laboratori scientifici stanno uscendo nuovi tecnomateriali che superano in qualità e prestazioni quelli che si rinvengono in natura. Gli ultimi arrivati sono il liquido che non cristallizza mai e il materiale più assorbente del mondo. Il primo, inoltre, vede lo «zampino» di ricercatori italiani dell’Università La Sapienza di Roma. Appartiene al mondo della materia soffice - composto da sostanze come i gel, i colloidi, le schiume o le creme che sono troppo dense per essere liquide e troppo morbide per essere solide - e servirà a realizzare materiali innovativi con proprietà elettriche, meccaniche e ottiche controllabili. Si tratta di un nuovo colloide che non cristallizza mai, realizzato da Frank Smallenburg e Francesco Sciortino del dipartimento di fisica di Sapienza, che hanno annunciato la scoperta su Nature Physics. I colloidi sono soluzioni di parti- celle, della dimensione da 10-20 nanometri fino al micron, disperse in un liquido o in un gas. I ricercatori della Sapienza sono arrivati a generare liquidi che rimangono tali a tutte le temperature, più stabili dei solidi. Serviranno a produrre gel e vetri di ultima generazione destinati ad avere applicazioni in numerosi campi: da quello medico (gel per lenti a contatto o biocompatibili per la ricostruzione di cartilagini ossee), a quello agricolo (gel repellente degli insetti o come sostituto della terra per piante in vaso) a quello ambientale (vetri molecolari con particolari proprietà isolanti). «Le molecole colloidali saranno fondamentali nella realizzazione di materiali in grado di influenzare le tecnologie future in modi che ancora non riusciamo a immaginare e probabilmente il loro uso rivoluzionerà la nostra vita come circa un secolo fa fece la plastica», ha spiegato Sciortino. o scorso anno il premio Nobel per la fisica è stato assegnato al francese Serge Haroche e all’americano David J. Wineland per i loro studi sul futuro sviluppo del computer quantistico. È su questa strada che i ricercatori del dipartimento di fisica dell’Università La Sapienza di Roma, dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifn-Cnr) e del Politecnico di Milano hanno realizzato in un chip di vetro di pochi centimetri il più piccolo laboratorio in grado di simulare fenomeni fisici quantistici complessi. Il dispositivo utilizza i fotoni per trasmettere i dati e rappresenta un primo passo verso il processore del futuro, che avrà capacità e velocità di calcolo straordinariamente superiori ai computer di oggi. Gli studi sono stati pubblicati sulle riviste Nature Communications e Nature Photonics. I ricercatori, grazie alla tecnica di scrittura mediante laser a impulsi ultrabrevi, hanno realizzato un circuito ottico all’interno di un chip in vetro. «Questa potente tecnologia», spiega Roberto Osellame dell’Ifn-Cnr di Milano, «consente di realizzare microprocessori fotonici con un elevato grado di integrazione e con architetture tridimensionali altamente innovative. I fotoni che si propagano attraverso tali circuiti realizzano molteplici interconnessioni, riuscendo a simulare e prevedere il comportamento di sistemi fisici molto più complessi». Per simulare il comportamento di vari tipi di particelle, i ricercatori hanno «costretto» i fotoni a comportarsi, a seconda delle condizioni sperimentali, sia come bosoni (la classe a cui appartengono i fotoni) sia come fermioni (la classe di elettroni, protoni, neutroni). Questo risultato è stato ottenuto nell’esperimento condotto con il gruppo della Scuola normale superiore di Pisa. «Questo esperimento ci dà la possibilità di comprendere il vero significato e il potenziale di un simulatore quantistico», commenta Paolo Mataloni del dipartimento di fisica della Sapienza. «Non un vero computer quantistico, in grado di risolvere qualsiasi tipo di calcolo, per la cui realizzazione la strada è ancora lunga, ma piuttosto un sistema dedicato alla soluzione di problemi specifici legati a fenomeni fisici particolari, in accordo con l’intuizione del premio Nobel Richard Feynmann secondo la quale solo un sistema quantistico può simulare il comportamento di un altro sistema quantistico». 5 Una mente attiva sogna ad occhi aperti N elle fantasie, un serbatoio inesauribile di idee e suggerimenti capaci di dare nuovo slancio alla nostra vita, molti pensano che sognare ad occhi aperti, quelli poco importanti, non serva, lo fanno solo le persone insoddisfatte. Io la penso in modo diverso: è normale per una mente attiva. Con il sogno ad occhi aperti il nostro cervello ci mette in comunicazione con una ricca serie di immagini e di trame mentali che ci rende consapevoli dei problemi non risolti della nostra esistenza. I sogni ad occhi aperti rappresentano una parte molto reale ed importante del nostro sviluppo, una risorsa di cui ci possiamo servire per modificare una situazione oscura, fare piani per il futuro o tentare nuovi modi per stabilire rapporti con le persone che ci circondano. Questi tipi di sogni rendono la vita più colorita e stimolante, purchè, beninteso non ci si lasci trasportare nei momenti meno adatti come, per esempio nel corso di una riunione di affari. 6 Gli scrittori, di norma, si abbandonano spesso alle loro fantasie, spingendo fino alle più svariate e bizzarre situazioni che passano per la loro mente. Alcuni importanti libri hanno avuto origine dopo avere sognato la storia ad occhi aperti (magari seduti su una sedia davanti al mare o sdraiati in un prato guardando il cielo). Sognare, può essere anche importante sognando il passato a vantaggio del futuro, per sviluppare la personalità come si fa, di norma, desiderando di volere essere superiore a ciò che abbiamo raggiunto nel campo della società, ovvero aspetti nascosti della nostra ambizione che varrebbe la pena di coltivare e che ci eravamo preclusi. Io credo che sognare ci renda più tranquilli. Fantasticare prima di dormire, sicuramente, ci rende il sonno più sereno. Sono sempre più convinto che, nei momenti di grande tensione ed irritabilità, abbandonarsi Mezzora di esercizio basta per dimagrire U no studio danese rivela che si perde più peso facendo attività fisica per solo mezzora al giorno piuttosto che sottoponendosi a un esercizio prolungato e stressante. Sorprendentemente i ricercatori scandinavi hanno osservato infatti che chi si attiene ai trenta minuti di attività quotidiana ha un calo del peso superiore di circa un terzo rispetto a chi si esercita per il doppio del tempo. La spiegazione? Trenta minuti lasciano maggiori energie e motivazioni, mentre un allenamento pesante rischia di lasciare semplicemente svuotati. Lo studio, promosso dall’università di Copenhagen e pubblicato sullo Scandinavian Journal of Public Health, ha coinvolto 60 uomini danesi moderatamente sovrappeso, ma in buone con- dizioni di salute, dividendoli successivamente in due gruppi e monitorandoli per 13 settimane. Un primo gruppo svolgeva un’attività fisica di circa mezz’ora tutti i giorni distribuita tra jogging e cyclette, mentre il secondo gruppo si allenava allo stesso modo per circa un’ora. A conclusione della sperimentazione i ricercatori hanno notato che i primi, nonostante l’esercizio ben più morbido, erano dimagriti di 3,6 chili contro i 2,7 persi dagli “sfegatati”. alle fantasie, ci possa impedire di agire con avventatezza. Col sogno non si è più soli. Ricordare alcuni dialoghi con persone a noi care, ci fa provare piacere e la solitudine ci sembrerà meno penosa. Indubbiamente molte persone temono che abbandonarsi alle fantasticherie possa poi rendere difficile il ritorno alla realtà o alla concreta valutazione di fatti reali. Penso di potere smentire questo concetto. Di solito una persona normale è in grado di distinguere ciò che si può tradurre in realtà. Il guaio è che troppo presto smettiamo di sognare ad occhi aperti per tuffarci in altre attività da cui l’immaginazione è esclusa. Troppo spesso ci impegniamo in conversazioni vuote e inutili o stiamo seduti a seguire distrattamente i programmi della televisione. Se ogni giorno dedicassimo un po’ di tempo alla meditazione o a fantasie divertenti, potremmo cominciare a trarre profitto dalle grandi capacità di immaginazione di cui siamo dotati. Giorgio Albéri Piero Mioli ovvero la musica nel sangue I ntervistiamo Piero Mioli, grande esperto di musica e fiore all’occhiello del nostro Conservatorio. Professore, può spiegare ai Lettori le sue innumerevoli attività legate per lo più al mondo della musica? L’amabile pentagono del mio lavoro comprende la lettura, lo studio, l’ascolto, la scrittura e la parola. Grandi sono le soddisfazioni derivatemi dall’abbondanza del lavoro svolto: dall’insegnamento impartito (a non meno di 600 studenti) alle pubblicazioni effettuate, mentre un po’ di rammarico deriva dall’avere poco frequentato la società, l’attualità politica, la quotidianità del mio paese e della mia città . Credo tuttavia che una delle forme di coraggio che la vita impone sia la conoscenza di se stessi, la certezza e anzi l’accettazione delle proprie possibilità e impossibilità: insomma, se tutto sommato “mi vado bene” per gli aspetti che ritengo positivi, vorrà dire che quelli che mi sembrano negativi erano necessari, intrinseci agli altri. Qual è la materia di studio che più lo ha appassionata? Ho avuto un percorso scolastico nel complesso positivo, ma mai eccellente: la ragione stava in un carattere piuttosto introverso, che giammai mi ha fatto dire una cosa in più di quanto sapessi o improvvisare alcunché al cospetto degli insegnanti; nella forte predisposizione per certe materie che mi portava a impegnarmi meno nelle altre; nella passione per la musica che, sebbene manualmente praticata appena un po’ nello studio del pianoforte, era però tale da sottrarre sempre qualche ora allo studio ufficiale. Gli interessi culturali di carattere personale si sono svolti su tre gradini successivi. Alle arti figurative sono cresciuto in famiglia, con un padre pittore dilettante che mi aveva trasferito una certa facilità di disegno e soprattutto una certa curiosità per i classici della pittura e dell’architettura. Alle lettere sono arrivato per conto mio, durante le medie, avvicinando la poesia italiana, latina e spagnola con un senso di sorpresa, di compiacimento, di pienissimo ritrovamento. E la musica? E’ proprio il terzo passaggio quello della musica, che dopo qualche improvviso approccio, mi ha colto durante il liceo, con la mediazione di Antonella Parma, una compagna di classe, poi fidanzata e moglie, che conosceva autori come Čajkovskij e il melodramma in genere. Così la musica classica è entrata nella mia vita per non uscirne più. Ho lavorato al Conservatorio di Verona, di Parma e di Bologna, dove insegno tuttora Storia e storiografia della Musica ed Estetica della musica. All’insegnamento, ho affiancato fin dall’inizio, una fitta attività di giornalista, conferenziere, musicologo, più tardi anche di consulente e organizzatore culturale e musicologico. Prima ho collaborato con riviste; con la RAI, per numerosi e lunghi cicli sui maggiori musicisti classico-romantici; e con diversi teatri per programmi di sala e discografie operistiche. Sappiamo che ha scritto numerosi testi che fanno onore alla musica Sì, sono passato a testi di maggior respiro, a libri come un manuale di storia della musica, estese monografie di singoli musicisti, edizioni integrali di libretti d’opera, dizionari, atti di convegno, una Storia dell’opera italiana in quattro volumi. Tengo corsi all’istituto “Tincani” e all’Università “Primo Levi” e conferenze presso diverse istituzioni cittadine e nazionali. La materia che insegno mi autorizza a conoscere decorosamente tutto il percorso storico della musica d’arte occidentale, dall’antica Grecia alla contemporaneità, ma le specialità sulle quali ho scritto più frequentemente sono l’opera lirica, il melodramma italiano, Rossini e Verdi in particolare, la poesia per musica, la cantata e la romanza da camera, il canto e i cantanti d’opera, la musica a Bologna e specialmente quella sacra, la storia del Conservatorio “G.B. Martini”, la bibliografia musicale in genere. Sembra addirittura che abbia vissuto due vite quanto ha lavorato! Dal 1988 sono collaboratore editoriale dell’editore Mursia, per alcune collane. Accademico filarmonico dal 1995, nel 2006 sono stato nominato “consigliere d’arte” della Regia Accademica Filarmonica di Bologna, carica che detengo tuttora e che in particolare mi impegna a curare la redazione dei programmi di sala dei concerti e l’organizzazione di annui convegni o giornate di studio. Ma non è tutto! Ci vuole nascondere che nel 2013 la Cappella musicale arcivescovile della basilica dei Servi di Bologna l’ha nominata suo presidente? è Presidente onorario dell’Associazione “Amici delle Muse”? Giorgio Albéri 7 Star of Bethlehem per le difficoltà nella vita I n italiano: Stella di Betlemme. E’ una pianta alta circa trenta centimetri, con piccoli fiori di colore bianco, che nasce nei boschi e nei prati tra aprile e maggio. Appartiene alla famiglia dei Fiori di Bach; trentotto essenze floreali studiate dal dottor Bach, un medico inglese, alla fine dell’ottocento. re tanti volti: paura di qualcosa di cui sono consapevole? Paura immotivata senza un riferimento concreto… quasi uno stato d’animo permanente? Paura conseguente ad un trauma? O piuttosto ad una perdita?... Come possiamo comprendere, è solo attraverso un lavoro su di sé, all’interno di una relazione protet- nava di avere. Forse la situazione critica è anche stata risolta o forse no, ma la persona ritiene comunque di essere riuscita a … fronteggiarla e gestirla con efficacia. Il problema è: tutta quella sofferenza, quella fatica, quella paura, in una parola- quel trauma, è stato effettivamente smaltito o soltanto ri- tare a scioglierlo, facendo sì che quella esperienza seppure dolorosa, si trasformi in risorsa, nel senso di arricchimento proprio esperienziale. Per il nostro futuro. Perché il rischio che si può correre quando un trauma si è come bloccato a livello inconsapevole dentro il nostro percorso di vita, è quello che noi, proprio per proteggerci da ulteriori sofferenze, ci predisponiamo a vivere la vita…. rallentati. Come spenti, quasi in sordina, un po’ al minimo. E d’altra parte: se la vita mi ha fatto così tanto male, meglio profondamente buono e generoso. Lui capì quanto questi semplici fiori, che non sono farmaci e non devono ovviamente sostituire terapie prescritte dal proprio curante, potessero aiutare le persone ed anche gli animali a stare meglio nella propria vita. Vediamo allora come possiamo assumere la Stella di Betlemme. Si acquista il flacone in farmacia o erboristeria e si mettono quattro gocce sotto la lingua per quattro volte al giorno per ventotto giorni. E’ importante assu- La grande scoperta di questo scienziato fu quella di intuire l’assonanza tra ciascun fiore ed una determinata emozione. Abbiamo già condiviso su questa pagina, un po’ di tempo fa, alcune riflessioni sull’utilizzo di questi importanti rimedi, sottolineando l’importanza del fatto che, per potere usufruire al massimo dei benefici da loro offerti, vengano consigliati all’interno di una relazione di aiuto, piuttosto che assunti di propria iniziativa. Questo perché, ciascun fiore entra in contatto con un particolare stato d’animo, che a sua volta può essere sostenuto ed alimentato da emozioni secondarie. Vediamo un esempio: la paura. La paura può ave- ta che possiamo predisporci al meglio per incontrare le nostre vulnerabilità per poi soccorrerle. Ma torniamo alla Stella di Betlemme, perché per questo fiore, il discorso è un po’ diverso. è il fiore per i traumi. Fisici e psichici. Recenti ed antichi. Ci aiuta a far sì che l’esperienza traumatica non si incisti nel percorso esistenziale dell’individuo, perché lo aiuta ad elaborarla.Ognuno di noi può avere incontrato momenti importanti di difficoltà o di sofferenza nella propria vita, oppure vi si può trovare coinvolto adesso. Magari è riuscito o riesce ad attivare risorse ed energie anche molto potenti, che forse nemmeno immagi- mosso e nascosto nei sotterranei del nostro essere?è come se nel nostro tessuto emotivo si fosse formata una cicatrice. Una cicatrice che può farci male se la vita ci espone, nel tempo, ad ulteriori prove. è a tutti gli effetti un blocco, un blocco nel processo esistenziale di quella persona. La Stella ci può aiu- non espormi troppo, meglio stare sempre un passo indietro. Il rischio è un po’ quello di vivere a metà, cioè di non riuscire a godere nemmeno di quello che c’è qui e ora, a causa di quella cicatrice antica… Il Dottor Bach è stato un grande medico e dai Suoi scritti si comprende quanto sia stato un uomo mere il rimedio floreale lontano dai pasti, dagli alimenti speziati, da aromi forti come menta e caffè. Come ho scritto, i Fiori di Bach non sono farmaci, ma consiglio sempre, prima di assumerli, di chiedere il parere del proprio medico curante, soprattutto se si è in corso di terapie. Paola Miccoli 8 Perché il volontariato non conosce la crisi I dati parlano più di tante parole: sono oltre 109mila le persone interessate e 5.700 tra associazioni, fondazioni e società cooperative, con una crescita del 56% dei bolognesi coinvolti in dieci anni e addirittura dell’86% dei lavoratori. Il che vuol dire, in sostanza che più di un bolognese su dieci, l’11%, è impegnato a vario titolo nel non profit. È questo il ritratto più recente del vo- lontariato secondo i ricercatori dell’Istat, confrontando i censimenti del 2001 e del 2011, su quell’ampio bacino di manodopera e assistenza che opera senza fini di lucro nell’assistenza agli anziani, nello sport, nella cultura, nell’ambiente o nella salute. Una realtà in crescita in tutta Italia che ha raggiunto un peso tutt’altro che trascurabile nel tessuto produttivo. Secondo elaborazio- ni dell’Ufficio statistica della Camera di commercio, le realtà attive nel terzo settore sono cresciute a Bologna del 24% in dieci anni e oggi rappresentano oltre il 6% delle unità economiche attive, con il 3,4% degli addetti: ogni cento imprese si contano quindi sette istituzioni non profit, che diventano però la principale realtà nelle attività artistiche, sportive e culturali, così come nell’assistenza so- ciale, dove sono 315 ogni 100 imprese. Alla fine del 2011 il non profit bolognese contava quindi su più di 86mila volontari (contro i 59mila del 2001), quasi 15mila lavoratori fissi (erano 8mila) e 7.800 tra collaboratori esterni e temporanei (erano meno di tremila). Ma non è detto ci sia da gioirne. «Le istituzioni non profit occupano in maniera crescente Come sostenere le Buone Notizie? Vedi a pagina 2 settori in cui tradizionalmente opera il comparto pubblico - spiega Andrea Mancini, capo dipartimento Istat per i censimenti -. Ma anche nelle altre sue componenti si dimostra dinamico e capace di rispondere a bisogni emergenti di cittadinanza attiva, di tutela dei beni collettivi, di promozione dei diritti, con effetti benefici sulla coesione sociale del Paese». 30 Bastano Euro 9 Un bimbo di oggi? Vivrà cento anni U na buona notizia dalla Fondazione Umberto Veronesi, che quest’anno celebra i 10 anni dalla sua istituzione erogando 150 Borse di Ricerca. Un bambino che nasce oggi in Italia vivrà probabilmente fino a 100 anni. È la prima volta nella storia dell’uomo che un simile traguardo di vita è possibile in modo diffuso, e conferma un trend che si è nel tempo significativamente sviluppato. Nel 1921 infatti gli ultracentenari in Italia erano 49, nel 2004 erano 7700. Stiamo quindi vivendo un’occasione straordinaria, che al tempo stesso ci dà una straordinaria responsabilità, perché la qualità della vita che vivremo dipende dalle scelte che nella nostra società (in primo luogo a livello politico ed economico) si vanno facendo oggi. Nell’arco dell’ultimo trentennio la vita media si è allungata di circa sei ore al giorno. Per le statistiche italiane abbiamo conquistato quasi 30 anni nell’ultimo secolo. E se nel 2008 gli “over 60” erano 766 milioni in tutto il pianeta, nel 2030 saranno un miliardo e 400 milioni, quasi raddoppiando in poco più di un ventennio. La longevità della 10 popolazione rappresenta una delle maggiori rivoluzioni dell’era moderna. Di questa rivoluzione si è parlato a Venezia dal 19 al 21 settembre, in occasione della IX Conferenza internazionale The future of Science - organizzata come sempre dalle Fondazioni Veronesi, Cini e Tronchetti Provera – che quest’anno ha avuto al centro un tema di larghissimo interesse: The secrets of longevity. Secondo le più recenti proiezioni sull’invecchiamento della popolazione europea, richiamate da Mariella Enoc Vice Presidente della Fondazione Cariplo. entro il 2060 il vecchio continente sarà più popoloso (517 milioni contro 502 nel 2010) ma anche significativamente più anziano, con il 30% degli europei “over 65”. In questo contesto – ha sottolineato Enoc - una delle positiva: nulla di essenzialmente nuovo. Ciò che è nuovo, tuttavia, è che la scienza dell’invecchiamento ci sta aiutando a scoprire esattamente come questi fattori lavorano e interagiscono tra loro.” E in un futuro “ci sono alcune interessanti possibilità di utilizzo delle cellule staminali per riparare organi danneggiati, ma anche le staminali invecchiano. Per il momento la più grandi sfide per l’Italia e le n o s t r e comunità locali sta nello sviluppo di politiche di invecchiamento efficaci considerando gli anziani come cittadini attivi e risorse per la nostra società. Nelle analisi delle molteplici influenze sviluppatesi attraverso il tempo Ed Howard Friedman ha messo in evidenza percorsi importanti attraverso i quali la personalità, le relazioni sociali, e il benessere influenzano la longevità. Secondo Thomas Kirkwood, dell’Institute for Ageing and Health dell’Universià di Newcastle, “i principali fattori di longevità sono una buona alimentazione, uno stile di vita attivo, un’attitudine strategia migliore resta quella di cercare di non ‘rompere i pezzi’: cioè di fare le cose giuste per dare al nostro corpo le migliori chances per durare a lungo.” Per usare le parole di Umberto Veronesi, che ha anche messo la longevità al centro di una sua recente pubblicazione (“Longevità, Bollati Boringhieri) “la durata e la qualità della vita dipendono anche da noi: sono legate alla riduzione delle calorie, ma anche alla plasticità del cervello, alla capacità delle sue cellule di rigenerarsi, così come alle relazioni affettive e sociali, il motore della voglia di vivere. La longevità è un patrimonio. Ora dobbiamo imparare a tutelarlo”. Roberta Bolelli ‘Parchi nel cuore’ per salvare un nostro tesoro “P archi nel cuore”, è il nome del progetto in Rete promosso dalla provincia di Bologna che riunisce cinque parchi sotto lo stesso ente. Sono il parco regionale del Corno alle scale, il parco dei Gessi bolognesi, il parco storico di Monte Sole, il parco regionale dei laghi di Suviana e Brasimone e il parco regionale dell’abbazia di Monteveglio. Una macro area per l’Emilia orientale dove vivono circa 800mila persone e sono rappresentati 19 comuni della provincia di Bologna e i 17 della Gestione integrata delle aree protette della pianura. Sandro Ceccoli, presidente dell’Ente parchi e bio-diversità dell’Emilia orientale, spiega che il progetto “Servirà per zare i loro prodotti. “È solo mettendo in rete tutti gli operatori presenti che si possono creare occasioni di sviluppo economico” afferma Lucia Montagni, direttore dell’Ente. Il percorso di attuazione sarà completato nella primavera del 2014. riorganizzare le aree protette – spiega Sandro Ceccoli, presidente dell’Ente parchi e bio diversità- e per sfruttare i bandi europei per rilanciare l’area e farla percepire come un tesoro che va valorizzato”. Sarà quindi importante competere a livello europeo per attrarre i fondi comunitari e rilanciare in maniera decisa l’economia agro-alimentare dell’area: “Bisogna far rinascere il territorio – racconta il presidente tornare a coltivare la terra, arrestando così la fuga dei giovani”. Le associazioni e i produttori che aderiranno all’Ente potranno utilizzare il nuovo logo dei parchi per pubbliciz- Piante sane? Accarezzatele P ensavate di avere il pollice verde? Di sapere tutto su quanta luce, acqua e fertilizzanti sono necessari per le piante del vostro appartamento o del vostro giardino? E avete persino diffuso nella stanza le note di Beethoven che, come dimostrerebbe una recente ricerca sudcoreana, sarebbero in grado di far fiorire a comando alcune piante o di accelerarne la crescita? Ottimo. Ma non basta. Se volete veramente bene alle vostre piante dovete accarezzarle dolcemente. Non perché soffrano di mancanza d’affetto, bensì perché le vostre carezze le proteggeranno dalle malattie, incrementando le loro difese immunitarie. A questa conclusione è giunto uno studio di un gruppo di ricerca internazionale pubblicato da Bmc Plant Biology. Già lo scorso anno una ricerca americana della Rice University aveva azzardato che toccare delicatamente le piante stimola la produzione dell’ormone jasmonato che aiuta la crescita dei fiori e ne rinforza il «sistema immunitario». Ora a dare credito a questa teoria giunge un lavoro che ci rassicura: strofinando delicatamente tra il pollice e l’indice le foglie di una stretta parente della senape (la pianta da laboratorio Arabidopsis thaliana) si attiva un meccanismo di difesa innato. In pochi minuti di amorosi toccamenti si verificano cambiamenti biochimici, che inducono la pianta a diventare più resistente a Botrytis cinerea, fungo che provoca la muffa grigia. Lo assicurano Floriane L’Haridon del dipartimento di biologia dell’Università di Friburgo in Svizzera, e i suoi colleghi autori del lavoro. Non perdete tempo quindi a parlare con le piante (altra indicazione spesso suggerita), prendetele invece tra le dita e accarezzatele 11 L’invidia? Difficile ma bisogna combatterla P urtroppo viviamo in un mondo dominato dall’invidia. Il termine invidia, come si legge nel vocabolario, si riferisce a uno stato d’animo per cui, in relazione a un bene o una qualità posseduta da un altro, si prova spesso astio e si desidera il male di colui che ha quel bene o qualità. è un sentimento negativo che si prova nei confronti di una o più persone che hanno qualcosa che noi non possediamo e può essere diretto (quando si vorrebbe ciò che l’altro ha) oppure indiretto (quando si desidera che l’altro perda ciò che ha). Nei secoli, tanti sono stati i filosofi che si sono interessati dell’invidia, ma ho provato grande ammirazione quando ho letto l’Omelia di Basilio di Cesarea e ritengo sia talmente attuale che ne riporto alcuni brani tradotti direttamente dalla lingua greca. “Fra le passioni, che insorgono nell’animo umano, non ce n’è nessuna più devastante dell’invidia. Non è di gran danno a chi è rivolta, ma è il primo ed esclusivo male di chi la possiede. Come infatti la ruggine corrode il ferro, così l’invidia consuma l’anima in 12 cui dimora. Essa, infatti, è tristezza per il successo del prossimo. Perciò, né mestizia, né afflizione abbandoneranno mai l’invidioso. Il campo del vicino è fertile? La sua casa è ricolma di ogni bene? Le gioie non lo abbandonano? Tutto ciò per l’invidioso è nutrimento alla sua malattia e crescita del suo dolore. Uno è coraggioso? In salute? Questo colpisce l’invidioso. Un altro è più bello? È un’ulteriore ferita per l’invidioso. Un tale eccelle per superiorità intellettuale? Un altro è ricco e molto generoso nel donare e condividere i suoi beni con i poveri ed è ricolmato di lodi da quanti ha beneficato? Tutte queste cose sono ferite e lesioni che gli spezzano il cuore. Resta una cosa sola a rimedio del male: quando vede crollare qualcosa di ciò che invidiava. Il suo odio finisce quando vede nella sventura colui che invidiava per la sua felicità; e diviene oggetto di compassione colui per il quale provava gelosia. Quando lo vede in lacrime, quando l’osserva nell’afflizione, allora si riappacifica e gli è amico. Si muove a pietà per il mutamento della sua condizione di vita, cambiata in modo radicale; esalta le fortune passate, non per un sentimento di umana compassione e di partecipazione al suo dolore, ma per rendergli più insopportabile la sventura. Insomma, è nemico di ciò che uno possiede, ma amico di ciò che uno ha perduto. L’invidia è la forma di inimicizia più difficile da vincere. E quanto più grandi sono i servizi che riceve, tanto più si indigna, si affligge ed è infastidito. Di tale malattia si potrebbe lodare una cosa sola: tanto più è violenta, tanto più tormenta chi ce l’ha. Come infatti le frecce scagliate con forza, quando colpiscono un oggetto duro e rigido, ritornano contro chi le ha scagliate, così anche gli strali dell’invidia, non fanno male a chi è invidiato, ma trafiggono l’invidioso. Gli invidiosi si rivelano dallo sguardo: il loro occhio è asciutto e cupo, la guancia consunta, le sopracciglia contratte, l’anima agitata dalla passione, incapace di discernere la verità dei fatti. Se uno cade, come può succedere nelle vicende umane, lo divulgano e desiderano che tutti ne siano al corrente. In modo calunnioso, giudicano una perso- na di grande nobiltà come volgare, chi è generoso come uno spendaccione, un bravo amministratore come una persona gretta. Insomma, non smettono mai di attribuire ad ogni virtù il nome del vizio contrario. In conclusione, chi si eleva con il pensiero al di sopra delle realtà umane e volge lo sguardo a ciò che è veramente buono e degno di lode, farà molta fatica a giudicare i beni corruttibili e terreni come realtà felici e invidiabili. Chi è così, e non si lascia affascinare dalle cose grandi di questo mondo, non può essere assalito dall’invidia. Sii invece giusto, temperante, saggio, coraggioso e paziente nelle sofferenze per la pietà. Così infatti salverai te stesso e avrai una notorietà più grande per beni più grandi. La virtù infatti dipende da noi e la possiede chi ama la fatica. Non vedi che gran male è l’ipocrisia? Anch’essa è frutto dell’invidia. La finzione, infatti, nasce negli uomini soprattutto dall’invidia, quando covano odio nel loro cuore, ma mostrano un’apparenza mascherata d’amore. è una grande lezione, a noi seguirla. Donatella Bruni Una pausa per riflettere e sorridere 13 Cicognani, innamorato pazzo di New York N ew York, New York cantava a squarciagola Frank Sinatra nei primi anni ’80, inconsapevole che poco dopo il suo brano sarebbe diventato l’inno ufficiale della metropoli americana. Tuttavia, New York, con i suoi grattacieli vertiginosi e le luci abbaglianti, ha costituito da sempre una fonte inesauribile d’ispirazione per registi cinematografici, teatrali ed artisti. Non è stato diverso per il ceano, ha dato vita ad una serie di scatti destinati ad immor- delle grandi città. Mentre tutto scorre rapidamente, Cico- quei piccoli, bellissimi dettagli che la frenesia della vita quoti- fotografo bolognese Nicola Cicognani che, durante un lungo soggiorno oltreo- talare i particolari della Grande Mela, simbolo per eccellenza del dinamismo gnani si ferma, osserva con attenzione e congela gli istanti, mettendo in evidenza diana non ci consente più di contemplare. Fino al 10 ottobre alla Galleria Forni di 14 Bologna (Via Farini 26), il fotografo presenterà al pubblico 40 scatti selezionati dal suo nuovo ciclo di lavori che lo hanno visto impegnato per ben due anni. Le sue opere risultano estremamente ‘vere’, immediate ed incisive, grazie all’uso di una macchina digitale usata quasi come fosse un’analogica tradizionale. Un racconto per immagini quindi, nato dalla curiosità di sapere e narrato per mezzo di una lente d’ingrandimento che rivela una realtà nuova e affascinante. Cicognani ha intrapreso un viaggio nel dinamismo metropolitano con una valigia carica di aspettative. Oggi il fotografo ci prende per mano per illustrarci una New York del tutto inedita, poiché interiorizzata e filtrata dalla sua personalissima visione. Il risultato? Non più movimento, ma staticità. Non più grandi skyline, ma prospettive circoscritte. E soprattutto non più impersonalità, ma poesia e sentimentalismo. Manuela Valentini Arte e Finanza insieme nella Grande Magia D a ottobre nelle sale espositive del MAMbo i capolavori e le opere più significative della Collezione UniCredit ci guidano nei percorsi seduttivi del sapere non scientifico. Alla magia nella storia dell’arte è infatti dedicata la mostra La Grande Magia. Opere scelte dalla collezione Unicredit, al MAMbo dal 20 ottobre 2013 a Bologna fino al 16 febbraio curata da Gianfranco Maraniello Direttore del MAMbo e Walter Guadagnini Presidente della Commissione Scientifica “UniCredit per l’Arte”, in collaborazione con Bärbel Kopplin, curatrice della Collezione HypoVereinsbank – UniCredit Bank AG (la Banca tedesca del Gruppo). Una interessante occasione per ammirare parte della ricca Collezione Unicredit, che raccoglie opere acqui- luogo un patrimonio di identità: testimonia il legame con il tessuto locale ed un impegno in cultura radicato nel tempo e condiviso da tutte le singole banche confluite nel Gruppo. La collezione è testimonianza di quest’impegno ed è intesa come un “bene in movimento”, un bene da condividere con un pubblico sempre più vasto.” Le opere selezionate (93 capolavori) coprono un arco di tempo che va dal Cinquecento ai giorni nostri. Il percorso parte dai lavori più antichi per ar- state dalle varie Banche confluite nel Gruppo: un patrimonio importante, 60 mila opere in prevalenza moderne e contemporanee, tra le più importanti e prestigiose collezioni corporate in Europa. Come ha osservato Walter Guadagnini “Il patrimonio di UniCredit è in primo rivare ai lavori di artisti contemporanei delle ultime generazioni, passando per maestri come Gustav Klimt, Giorgio de Chirico, Fernand Léger, Edward Weston, Kurt Schwitters, Yves Klein, Arnulf Reiner, Georg Baselitz, Gerhard Richter, Peter Blake, Christo, Günter Brus, Hermann Nitsch, Mimmo Jodice, Gilberto Zorio, Giulio Paolini, Richard Long, Candida Höfer, Giuseppe Penone, Fischli e Weiss e Shirin Neshat, solo per citarne alcuni. Con spazi dedicati all’avvento della Fotografia e del Cinema: una selezione di lavori provenienti dalla collezione Fotografis di UniCredit Bank Austria AG già esposta a Salisburgo e filmati resi disponibili grazie alla collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna. Importanti istituzioni museali europee, che le espongono in virtù di accordi con UniCredit, hanno messo a disposizione diverse opere in mostra. Tra queste: l’Albertina di Vienna (Klimt), il Museum der Moderne di Salisburgo (collezione Fotografis), il MACRO e il MAXXI di Roma (Arienti, Zorio, Paolini e Op de Beek), il Neues Museum di Norimberga (Hein). L’allestimento nell’imponente struttura della Sala delle Ciminiere del MAMbo, nell’edificio storico dell’ex Forno del Pane, condurrà il visitatore in un percorso nel quale il contesto espo- sitivo delle opere contribuisce alla fascinazione dello spazio magico. In Mostra è disponibile un Catalogo che contiene, oltre alla riproduzione delle opere esposte, testi critici dei curatori e di altri studiosi e intellettuali sul temi dell’esposizione. Nella coproduzione de “La Grande Magia” si amplia una ormai lunga collaborazione tra il MAMbo e UniCredit a sostegno dell’arte fin dal 2007, anno in cui è stata avviata la partnership sulla sezione della Collezione Permanente del Museo denominata Focus on Contemporary Italian Art, con l’intento di promuovere e collezionare l’arte italiana contemporanea, affiancando la sezione dell’arte italiana dal secondo dopoguerra a oggi, vista attraverso l’esperienza dell’ex Galleria d’Arte Moderna di Bologna e, da novembre 2012, la sezione che ospita le collezioni del Museo Morandi, la più ampia e rilevante raccolta pubblica di lavori del grande pittore bolognese. Roberta Bolelli 15 Il popolo della notte Continua la pubblicazione del racconto di Federico Nenzioni. L’eremita è un pazzo? Anche se lo fosse, sarebbe comunque un pazzo felice. Frederick Konrad Archi di vari stili si susseguono lungo la volta del torrente Aposa. L’eremita Il vegliardo si protese verso di noi: “State tranquilli, il vostro amico è al sicuro, lo rivedrete presto”. Non fu possibile saperne di più, alle nostre domande rispondeva che a tempo debito avremmo avuto tutti i chiarimenti del caso. “Diteci, almeno, dove siamo e chi siete”, gli chiedemmo. “La pazienza è una virtù che qui si pratica assiduamente da secoli; mi chiamo Gaitanen e sono il decimo eremita che custodisce questo luogo. Da 500 anni qui preghiamo per coloro che stanno là sopra e ci prendiamo cura del popolo della notte che da tempo immemorabile abita in questi luoghi perennemente oscuri. È gente che ha molto sofferto, che il mondo ha respinto e perseguitato e che in questi segreti anfratti ha ritrovato pace e dignità. Alcuni di loro si sono macchiati di crimini e qui si sono riconciliati con loro stessi e con l’umanità che, con le loro azioni, hanno ferito. Qui si pratica una forma di solidarietà attiva, ci si aiuta vicendevolmente secondo gli insegnamenti del primo eremita che si è rifugiato qui agli inizi del 1500. Ma ora basta, avrete fame, andiamo di là a mangiare un boccone”. Ma per noi, che con il sonno avevamo recuperato la nostra abituale curiosità, ciò che l’eremita ci aveva raccontato non ci bastava affatto. Lo tempestammo con un fuoco di fila di domande, mettendo a dura prova la sua pazienza: virtù che, a detta di Gaitanen, si praticava lì assiduamente da secoli. “Quanto tempo dovremo ancora aspettare prima di rivedere Sussezza? Chi è stato il primo eremita e quali le circostanze che l’hanno portato qui? Dove si nasconde il popolo della notte? E, anzitutto, come uscire da questi luoghi? Intanto, seguimmo Gaitanen in cucina, dove bolliva una pentola di zuppa di legumi che divorammo sebbene non fossero mai stati la nostra passione. Ormai rassegnato, Gaitanen si predispose a raccontare. “Vorrei cominciare parlandovi del primo eremita, perché tutto quanto prende inizio da lui. Si chiamava Lapo Bonomo e, a dispetto del nome, non era per niente un buon uomo. Si era arricchito con il commercio della seta e con l’usura. Non guardava in faccia a nessuno, perseguiva il suo solo interesse e aveva gettato sul lastrico molti onesti artigiani, incorporandone i beni. La sua sposa, Beatrice, era invece mite di cuore e timorata di Dio; soffriva molto per le malefatte del marito e pregava la Madonna e tutti i Santi che gli intenerissero il cuore, arrivando perfino ad offrire la propria vita per la sua conversione. Circostanza che si verificò durante il parto del loro primogenito. A Lapo, la morte della moglie e del figlio gli procurò un immenso dolore: si chiuse in se stesso, trascurò gli affari, sprofondò in un abisso di malinconica indolenza. E ne sarebbe certamente morto se, una notte, non avesse sognato la moglie che lo scongiurò, se avesse voluto riunirsi a lei, di seguire l’esortazione evangelica “Se vuoi essere perfetto, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri”. Seguirono per Lapo anni di tormenti, di tentazioni fortissime, finché il giorno di Pasqua del 1500 allo sciogliersi delle campane si sciolse pure quel nero grumo che gli opprimeva il cuore. Distribuì i suoi beni ai poveri e affidata la vecchia madre ad una comunità femminile, si ritirò sul Monte delle Formiche, luogo impervio e selvaggio a quaranta chilometri da Bologna, vivendo in preghiera, povertà e castità. Si racconta che qui ebbe una visione in cui un anacoreta divideva il proprio tempo tra la preghiera e la coltivazione di un orticello. Da questo dedusse che, oltre alla preghiera si dovesse dedicare a un’attività concreta. Ritornò a Bologna, dove si ritirò nel sottosuolo e cominciò ad assistere sia spiritualmente che materialmente gli emarginati e i perseguitati che vi si rifugiavano. Ben presto la sua fama di santità si diffuse in città e fuori e molti accorsero per condividerne la vita. Fra tutte le persone che volevano stare vicino a lui, ne scelse una che doveva succedergli alla sua morte. Da allora questa consuetudine si è via via tramandata nei secoli. Quando rese l’anima a Dio, si narra che tutte le campane delle chiese poste lungo i corsi d’acqua in città e nel contado suonassero a festa, da sole, Lulù e il gigante buono Sussezza, ultimo del gruppetto dei fuggitivi, teneva a fatica il passo del compagno che lo precedeva. Gli dolevano le gambe e la milza, il cuore gli scoppiava nel petto, ma teneva duro: la paura di essere raggiunto gli metteva le ali ai piedi; ma per quanto tempo ancora avrebbe potuto continuare in quelle condizioni? All’improvviso vide gli amici che 16 si infilavano ad uno ad uno in una cavità che si apriva in basso a destra, stretto passaggio che si perdeva nel buio. Senza perdere un attimo, si apprestava ad imitare Calzinaz che lo sopravanzava di qualche passo, quando due robuste braccia lo afferrarono brutalmente, scaraventandolo a terra. Lametta era su di lui, gli oc- chi iniettati di sangue, i denti digrignanti; si sentì perduto; quando, improvvisamente, alle sue spalle, si materializzò un omone con due mani simili a prosciutti che, afferrato il furfante per i capelli lo scagliava, quasi fosse un giocattolo, nell’Aposa. Quindi, messosi Sussezza sotto un braccio come un fagotto, prendeva la rincorsa e s’infilava senza intervento umano, per celebrare la sua ascesa al cielo. Ora, io sono l’ultimo eremita e fra non molto dovrò scegliermi il successore”. “Ma il popolo della notte dov’è?, non abbiamo visto in giro nessuno e di cosa vive?”, gli chiedemmo. “È molto più numeroso di quel che si pensi, ma assai vasti sono i luoghi in cui siamo. Vivono negli scantinati delle case che danno sui canali, in anfratti naturali, su diversi livelli; dove siamo ad esempio è il secondo, ma ne esistono altri sotto di noi. Alcuni lavorano in superficie e fanno ritorno la sera, altri non si muovono da qui da anni; tutti poi non si fanno vedere volentieri, contraddirebbero le ragioni per cui sono in questo luogo. Ci riuniamo una volta al mese, più spesso in caso di necessità, per parlare, discutere, tenere unita questa comunità e per distribuire beni di prima necessità ai più bisognosi. Gli aiuti arrivano da diverse fonti, parenti, amici, lasciti, ma anche da questue e furtarelli. In questo la banda dei bassotti non ha eguali; gli scatoloni su cui siete atterrati, ce li hanno spediti loro attraverso lo scivolo che avete percorso per arrivare qui”. “E quando potremo riabbracciare Sussezza e far ritorno a casa?”, gli domandammo ancora. “Domani sera si riunirà il popolo della notte e il vostro amico sarà con loro, per quanto il vostro ritorno a casa…si vedrà”. L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima William Shakespeare fra le fiamme che sbarravano il passaggio. Fu un bruciante e soffocante attimo, poi il gigante riemerse dall’altra parte fra un crepitante vortice di scintille. Fine 7a puntata (segue nei prossimi numeri)