Periodico della Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo Marzo 2015 n. 1 n o t c n I ro Amici Cristo è Risorto: con Lui rinasce la speranza, l’Amore diviene vita! Editoriale Sommario Editoriale p. 2 Spiritualità Presentazione di Gesù al tempio p. 3 Notizie storiche Guardare il passato con gratitudine p.4 Attualità L'anno della Vita Consacrata... p. 7 Testimonianze Consacrarsi a Dio oggi p. 8 Accompagnare la vocazione di una figlia p. 9 Il mio incontro con la Vita Consacrata p. 9 Dalla famiglia carismatica p. 10 Vita religiosa in America Latina p.11 Essere suore in Africa p.12 Ricevere e donare p.14 Anno della Vita Consacratap.15 Per te veniamo al Padre...p.16 Racconterò i tuoi prodigi p.17 Notizie ...dalle nostre comunità Mi attendo che... Giornata della Vita Consacrata Dove la Comunità è fonte di gioia Vivere il presente con passione p. 18 p. 19 p. 20 p. 20 Spazio giovani La vita religiosa negli occhi dei giovani p. 21 Semi di Comunione Adotta un progetto p. 23 Appuntamenti p. 29 Per pregare p. 30 2 Pasqua di risurrezione 2015 "S ia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; egli nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo... Perciò siete ricolmi di gioia...” (1Pt 1,3-6). In questo numero di Incontro Amici, nel rivolgervi gli auguri pasquali, vi invitiamo a ringraziare con noi il Signore per il dono della Vita Consacrata e a lasciarvi afferrare dalle diverse testimonianze che ci aiuteranno a conoscere un po’ di più questa importante scelta di vita. Affinché la Chiesa e le comunità cristiane abbiano a ravvivare la stima e ad impegnarsi a promuovere e a pregare per questo “bene”, Papa Francesco ha indetto un Anno dedicato proprio alla Vita Consacrata che ha avuto inizio il 30 novembre 2014, prima domenica di Avvento, e terminerà il 2 febbraio 2016. Un “bene” che a volte corriamo il rischio di non vedere o di non apprezzare a sufficienza; o che talora scopriamo soltanto nel momento in cui viene a mancare. Condividendo con voi le nostre esperienze, desideriamo benedire il Signore per il dono del nostro carisma nella Chiesa che è e vuole essere ancora oggi presente e vivo attraverso uomini e donne che sanno vivere la bellezza della sequela radicale di Cristo per essere seminatori di speranza. Dobbiamo credere ed essere fiduciosi che il Signore non farà mai mancare questo segno profetico alla sua Chiesa, magari in forme diverse, aprendo nuove stagioni di grazia. Lasciamoci attraversare dalla forza della Pasqua per essere rinnovati nell'Amore, dentro gli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno; come passaggio da ogni forma di paura e di dubbio alla fiducia in una vita nuova, dalla schiavitù del peccato alla libertà dell'amore e alla capacità di chinarci con amore materno verso i poveri e i deboli. Lasciamo che la grazia della Risurrezione, la potenza dell'amore di Gesù risorto, trasformi la nostra vita, così da diventare strumenti della misericordia di Dio, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, far fiorire la giustizia e la pace, far nuove le relazioni tra di noi e con il nostro “caro prossimo”. Ci auguriamo di poter sperimentare e ripetere: “Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; egli nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo... Perciò siamo ricolmi di gioia!”. L’équipe della comunicazione ' Spiritualita PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO ICONA DELLA VITA CONSACRATA “Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore e offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi”. Così riporta Luca nel suo Vangelo e così celebra la Chiesa ogni anno il 2 febbraio. Maria e Giuseppe obbediscono docilmente alla legge di Mosè e il loro gesto si trasforma in una festa di luce, di occhi che vedono la salvezza, di braccia che stringono ‘il Cristo Signore’, di cuori esultanti nella lode perché è stata colmata una lunga attesa. Nella Persona del Dio appena fatto carne, si manifesta la Vita e la Luce degli uomini e a quanti lo accolgono viene dato il potere di diventare suoi figli. La Famiglia di Nazaret, che sale al tempio per presentare a Dio il Figlio da Lui donato, riconosce la sacralità del dono ricevuto e risponde con l’offerta dei poveri. Lungo i secoli tanti hanno creduto nel Nome di Gesù e si sono messi ‘dietro a Lui’, l’hanno seguito e portato la sua luce all’estremità della terra. Tanti si sono stupiti di aver ricevuto un così grande dono, l’hanno abbracciato e lasciato scendere nel profondo del cuore perché fosse ‘Via, Verità e Vita’ per sé e per i fratelli. Il 2 febbraio è la Festa della Vita consacrata, tutta raccolta in questo mistero vissuto da Maria, Giuseppe e Gesù; festa d’incontro, di dono, di braccia e di sguardi. Gesù è il Vero Consacrato del Padre: da tutta l’eternità vive con Lui e per mezzo suo tutto è stato fatto di ciò che esiste; del Padre, Gesù ha condiviso il cuore e lo sguardo sull’umanità ferita e peccatrice, ha abbracciato il divino progetto di salvezza, umiliando se stesso e facendo della Croce la sua glorificazione. Come scrive Papa Francesco nella sua Lettera apostolica ai Consacrati, in occasione dell’Anno della Vita Consacrata, ringraziamo il Padre per quanti ha chiamato “a seguire Gesù nell’adesione piena al suo Vangelo e nel servizio della Chiesa”, riversando nei loro cuori “lo Spirito Santo che dà gioia e fa rendere testimonianza del suo amore e della sua misericordia al mondo intero”. E umilmente chiediamo: “Manda, Signore, operai nella tua messe”. Suor Irene Botasso 3 Notizie storiche GUARDARE IL PASSATO CON GRATITUDINE è il primo obiettivo che Papa Francesco indica ai Consacrati nella Lettera ad essi inviata il 21 novembre 2014 per l’apertura dell’Anno della Vita Consacrata. Il Papa ricorda che “alle origini di ogni Istituto è presente l’azione di Dio che, nel suo Spirito, chiama alcune persone alla sequela ravvicinata di Cristo… a rispondere con creatività alle necessità della Chiesa”; invita poi ogni “famiglia carismatica a ricordare i suoi inizi, il suo sviluppo storico, la scintilla ispiratrice” per ringraziare Dio e, prendendo anche coscienza delle difficoltà e delle incoerenze del passato, accogliere l’appello alla conversione. È con questo spirito che ci piace ‘narrare’ qualcosa delle nostre più lontane origini e condividere il ‘dono di grazia’ fatto da Dio alla Chiesa, tramite la Congregazione delle suore di S. Giuseppe. Come tutti gli Istituti, è nata dall’intuizione di persone che hanno saputo “leggere con gli occhi della fede i segni dei tempi e tradurre il 4 Vangelo in una particolare forma di vita perché la Chiesa fosse attrezzata per ogni opera buona”. Verso la metà del 1600, la situazione dell’Europa, e in particolare della Francia, non era né bella né facile. A seguito della riforma protestante c’erano state tante guerre di religione che avevano lasciato miseria e fame; “gli Ospedali disorganizzati e gli Asili chiusi, avevano riversato per le strade folle di bambini, anziani e malati che mancavano di tutto”. Non bastava più la carità dei singoli; occorreva che qualche ‘Associazione religiosa’ vi si dedicasse interamente. Ma in quel momento le Congregazioni femminili erano tutte di clausura e non si poteva pensare potessero uscire ‘nel mondo’ per soccorrere i poveri. C’era stato un Santo, il Vescovo di Ginevra, Francesco di Sales che nel 1612 aveva tentato l’impresa fondando la Congregazione delle ‘Visitandine’, così chiamate perché avrebbero dovuto ‘visitare’ i poveri e soccorrerli. Ma appena dopo cinque anni di questa nuova e preziosa attività, quando le sue suore erano giunte anche a Lione, fu costretto a riportarle in clausura. Notizie storiche Ritentò un altro Santo, Vincenzo de Paoli, ricorrendo ad uno stratagemma: chiamò la sua Associazione ‘Confraternita’ e non Congregazione; egli diceva alle sue suore che “non erano religiose e non potevano esserlo a causa dei poveri” ma, senza Voti perpetui e solenni (avevano voti annuali) e libere dalla clausura, potevano uscire per il servizio di carità ai bisognosi. Diede loro il nome: ‘Figlie della Carità’. Rimaneva ancora un passo da fare: portare la Vita Religiosa, con tutte le sue risorse, dai conventi al mondo. C’erano già le ‘bolle’ di Papa Gregorio XIII che a fine ‘500 aveva dichiarato “veramente religiosi coloro che emettevano i voti in un Ordine o Congregazione”, ma bisognava realizzare una Vita religiosa capace di sussistere nella concretezza dell’attività. Dio mandò un Gesuita, Padre Jean-Pierre Médaille Missionario nella zona montagnosa del Puy, nel Velay, già evangelizzata dal grande e popolare apostolo Francesco Regis. Nella sua predicazione itinerante P. Médaille incontrava donne di profonda interiorità e con forte desiderio di santità che non potevano realizzare le loro aspirazioni in una Congregazione, sia perché inadatte all’austerità per fragilità fisica, sia perché povere di beni e di casato. Il buon Gesuita, più ascoltava le confidenze di queste donne, più sentiva crescere in lui la spinta a dare inizio ad una Congregazione contemplativa e nello stesso tempo attiva, profondamente unita a Dio nel servizio del prossimo. Gli diventava sempre più chiaro che la nuova istituzione doveva essere umile e modesta, un ‘Piccolo Disegno’ nei confronti dei grandi Ordini femminili di clausura, come i gesuiti erano ‘piccola cosa’ davanti ai grandi monasteri maschili, erano ‘la Minima Compagnia di Gesù’, come S. Ignazio voleva fossero chiamati. Ma P. Médaille non poteva raggiungere questo traguardo da solo; aveva bisogno di un Vescovo che concretizzasse il suo sogno. E Dio mandò al Puy Mons. Enrico De Maupas du Tour sacerdote santo e nobile potente: figlioccio di Enrico IV, formato nel collegio dei gesuiti di Reims, diventato Dottore alla Sorbona, Vicario Generale per dieci anni e Primo cappellano a Corte, grande amico di Vincenzo de Paoli e in seguito suo biografo. Mons. De Maupas entrò in Diocesi il 27 febbraio 1644 ed era il “solo signore del Puy”. P. Médaille non tardò a fargli visita ed esporgli il suo progetto. Il santo Vescovo lo condivise e ne studiò insieme l’attuazione pratica; cercò subito una sede dove ‘far nascere’ il nuovo Istituto e la trovò presso l’Orfanotrofio o Ricovero del Puy, detto comunemente ‘Ospedale di Montferrand’. Lì si riunirono le prime suore con la missione di “educare e istruire le figliole povere, senza padre né madre”. Ben presto l’edificio venne ingrandito e nel 1648 fu chiamato ‘Casa della Carità delle Figlie Orfane di S. Giuseppe’. Il 10 marzo 1651, dopo l’aspirandato e un buon periodo di noviziato “come per i gesuiti”, le prime religiose emisero i voti 5 Notizie storiche semplici, ma perpetui. Il vescovo Mons. De Maupas stabilì che la nuova Congregazione si chiamasse ‘Suore di S. Giuseppe’, prescrisse l’abito e consegnò le ‘Sante regole’ scritte da P. Médaille. Si pensò poi al riconoscimento dell’autorità civile e le prime sei religiose (probabilmente il nucleo di fondazione) fecero un ‘Atto di Società’ davanti ad un notaio. Si poteva dire che il ‘Piccolo Disegno’ di P. Médaille era realizzato: la Congregazione esisteva ecclesialmente e civilmente, aveva diritti e doveri davanti alla Chiesa e allo Stato. Sarà poi Luigi XIV nel 1666 a dare l’approvazione e assicurare l’esistenza giuridica. La nuova Congregazione di S. Giuseppe si diffuse rapidamente crescendo in numero e attività, non solo nella Diocesi del Puy, ma anche nei dintorni, grazie alla preghiera che motivava le e al grande amore di Dio e del prossimo che le animava. Di grande sostegno furono Mons. De Maupas, il suo successore Mons. Armando De Bethune e altri Vescovi. Tra tutte le Case aperte, merita un cenno Lione: era proprio stato il Vescovo di questa città a far tornare in clausura le ‘Figlie’ di S. Francesco di Sales; nel 1668 è l’Arcivescovo di Lione a chiamare le suore di S. Giuseppe ed affidare loro molte opere di Carità! Lione diventerà il centro più importante della diffusione dell’Istituto dopo la bufera della Rivoluzione francese. 6 Ci sarebbero tante altre cose, veramente belle, da dire, ma lo spazio non ce lo consente. Con un lungo volo arriviamo nel 1831, per cogliere il legame della Congregazione di S. Giuseppe di Cuneo con la Francia. È molto semplice: le giuseppine di Cuneo hanno avuto inizio con cinque giovani del luogo che desideravano consacrarsi a Dio. Il Can. Manassero, Priore della Cattedrale, le ha riunite nella sua Canonica e ha affidato loro le povertà della gente; come guida e vita spirituale consegnò le ‘Sante Regole’ delle Suore di S. Giuseppe francesi, molto probabilmente di Lione. Per questo ‘semplice’ ma profondo motivo, le Suore di S. Giuseppe di Cuneo ritengono “che il loro Istituto religioso apostolico è fondato dal Padre gesuita Giovanni Pietro Médaille” (Art.1 Costituzioni) e cercano di vivere il Carisma da lui definito ‘Piccolo Disegno’. E come scrisse il Fondatore stesso: “Piaccia alla bontà divina” che la nostra Congregazione “possa contribuire, sia pure come debole strumento, a ristabilire nella Chiesa la totale unione delle anime in Dio e con Dio”. A cura di suor Irene Botasso ' Attualita L’anno della Vita Consacrata: accoglienza e impatto nella Chiesa e nella società Stiamo vivendo l’anno della Vita Consacrata. Che cosa ci possiamo attendere da un anno dedicato ad una particolare realtà? In genere si attende che tale realtà venga riscoperta e, nello stesso tempo, che tale realtà si rinnovi. Accade così nella vita: l’anniversario di matrimonio aiuta gli sposi a riscoprire la preziosità dell’amore che vivono ogni giorno e, nello stesso tempo, li stimola a rinnovare ciò su cui stanno faticando. Così l’anno sul Creato può aiutarci a rivalutare la bellezza della natura, ma serve anche a migliorare il modo di trattarla. L’anno della Vita Consacrata, dunque, ci stimola a rivalutare questo dono e a lavorare per rinnovarne le forme, spesso impolverate dalla storia. Innanzitutto rivalutarne la ricchezza. Riscoprire che la Vita Consacrata è una fortuna per la Chiesa e per l’intera società. In un’epoca di grande omologazione è una fortuna avere persone ‘fuori dagli schemi’. In un’epoca dove la sessualità è sopravvalutata e, spesso, sfigurata è una fortuna incontrare persone che fanno il voto di castità. In un’epoca dove la libertà è sinonimo di autonomia, diventa importante incontrare persone che fanno voto di obbedienza. In un’epoca dove il mercato e la finanza guidano la storia e i sogni, continua a far pensare chi sceglie la povertà. In un’epoca ripiegata sul presente, è importante avere persone che scelgano i consigli evangelici per mantener vivo il richiamo all’escatologico. In un’epoca di crisi della fede diventa importante una vita che non ha ‘altre ragioni’ che la scelta di fede. Ma ovviamente un anno sulla Vita Consacrata è una bella occasione per lavorare al suo rinnovamento. Credo sia questo ciò che la gente si aspetta. Oggi ho chiesto a un giovane animatore di diciannove anni: «Che cosa ti aspetti dalle persone consacrate?». Mi ha risposto: «Che sorridano». Bellissimo! In due parole ha detto tutto. La gente si aspetta che i consacrati facciano vedere la bellezza della vita, la bellezza della vita donata. Siamo assetati di vita riuscita, serena, piena. Troppo pesa la fatica della crisi, l’incertezza sul futuro, la mancanza di ideali, la precarietà, il proliferare degli insuccessi. Siamo assetati di una vita bella, profondamente bella. Alla gente non interessa l’elenco delle regole cui si sottopongono i consacrati, non interessa ciò a cui rinunciano, ma ciò che trovano. Mi piace il titolo di un recente libro dedicato alla vita consacrata “Non perfetti, ma felici”. Troppo abbiamo identificato la vita consacrata con la vita perfetta. Abbiamo accentuato l’aspetto morale e ascetico di tale scelta. Abbiamo rimarcato la differenza, la separazione. Abbiamo caricato i consacrati di sacralità e di ‘lontananza’ dalla vita. Oggi tutto questo ci lascia quasi indifferenti. Perché la domanda non è più: «Come si fa a essere perfetti?», ma piuttosto: «Come si fa ad essere uomini davvero?». Pertanto ogni scelta di vita deve rispondere a tale domanda e aiutare gli altri a rispondere. In ogni forma di vita io cerco quanto tale forma mi mostra una vita felice, riuscita. Non cerco una persona perfetta, ma una persona felice. Dice fratel Michael Davide Semeraro, l’autore del libro citato: «L’importante è obbedire al primo comandamento che troviamo nelle Scritture e fonda tutti gli altri: siate fecondi. La cosa importante è crescere, è camminare. Essere perfetti talora corrisponde ad un atteggiamento statuario, essere felici non è altro che essere in cammino… insieme. Sarebbe molto bello se la nostra vita consacrata, invece di essere un museo, diventasse sempre più un laboratorio, certo meno ammirabile, ma forse più testimoniale e interessante da visitare non soltanto per ciò che ricorda, ma per ciò che promette… e permette». In questa luce l’autore parla in modo forte di cambiamento e dice: «Il perno è accettare la sfida di andare oltre l’idea più tradizionale di ‘riforma’ per aprirsi ad un lavoro che indico come ‘riformattazione’. Concretamente significa non pensare che il meglio della vita consacrata sia nel passato alle cui forme bisognerebbe tornare. Il meglio sta nel presente accolto che apre nuove strade per il futuro, per evitare quello che, con linguaggio mediatico, possiamo definire il rischio della ‘rottamazione’ della vita consacrata». Ci auguriamo che quest’anno aiuti a meditare sulla Vita Consacrata per riuscire a intravvedere le strade che il Signore indica per il futuro. Derio Olivero 7 Testimonianze CONSACRARSI A DIO OGGI! Sulla vita consacrata c’è tanta confusione. Prima di tutto, Dio non lo scelgono i consacrati. I consacrati ‘rispondono a una chiamata’: è molto diverso. Da qui inizia il cammino. Questo è visto di solito come una rinuncia. A me invece piace pensare che è per un di più. Anche la mamma di famiglia rinuncia a tante cose per seguire i figli e il marito ma sempre per amore. L’altro giorno ho scoperto che una consacrata laica di quasi 90 anni si alza tutte le mattine alle 4 per esser pronta a recitare le Lodi alle 6,30. Una madre di famiglia, sapendo questo aneddoto, mi ha risposto che non lo farebbe mai. Eppure io so bene che questa donna, per la sua famiglia, si alza presto al mattino e a volte dorme poco per vegliare l’anziana madre ammalata. Entrambe le donne si alzano dalle loro ‘comodità’ per amore. Allora qual è la differenza tra la vita consacrata e la vita di una donna laica, sposata, se tutte e due rispondono ‘Si’ ad una chiamata all’Amore? La vita consacrata è la risposta libera ad un amore più grande, è chiedere ogni giorno a Dio di avere lo sguardo di Gesù sul mondo, su TUTTE le persone che incontri. La mamma riversa tutto il suo amore sui figli e sul marito, la sua prima messa è la famiglia; la persona consacrata cerca di condividere con l’umanità intera quest’amore grande, per quanto le è possibile. La vita consacrata è una sfida sotto tutti i punti di vista: molti laici pensano alla vita consacrata come a una vita di rinunce, altri pensano ai consacrati come a persone super dotate, perfette, dimenticando che 8 sotto a quell’abito c’è una persona in carne ed ossa, con la sua fragilità. Anche dentro le comunità la sfida continua perché la vita religiosa non può più essere quella di 50 anni fa. Penso che sia finito il tempo dei grandi apparati istituzionali e ‘del fare’. La vita religiosa non è business. Penso che si debba pianificare ‘di concerto’ una rete di carismi diversi che collaborino sul territorio e che, singolarmente, ogni consacrato debba sinceramente chiedersi continuamente: ‘Per chi sono qui?’. Se entro in una Congregazione per fare il mestiere della maestra, ad esempio, non va bene: meglio uscire e fare la maestra, non la maestra-suora. Se la motivazione del mio ingresso nell’Ordine è fare un mestiere, prima o poi, sarò delusa! Perché quindi, scegliere la vita religiosa, oggi? Perché penso che seguire Cristo, guardando a Lui solo, sia infinitamente più intrigante. Solo guardando a Lui, posso pensare a donarmi davvero, come ha fatto Lui, per me, sulla croce. La vita consacrata è scoprire, con stupore, che c’è qualcuno che mi ama, in modo totalmente disinteressato da sempre e che mi aspetta da tempo. Il punto fondamentale è verificare se cammino in ascolto della Parola: la Sua Parola, non la mia. È questo, secondo me, il segreto per qualsiasi vocazione, ma in modo particolare per la vita consacrata. Buon cammino a tutti. Sonia Testimonianze ACCOMPAGNARE LA VOCAZIONE DI UNA FIGLIA Dio vuole visitare le case di tutti perché di tutti è Padre. Spesso però rimane fuori; con l’ostinazione dell’amante continua a bussare, a scusare, ad aspettare che Gli si apra. Così è successo per la nostra famiglia. Per anni nei chiaroscuri della quotidianità Dio ha lavorato, conducendo nostra figlia a maturare la vocazione religiosa. Sono stati anni in cui ha vissuto come tutti i giovani: lo studio, l’entusiasmo proprio dell’età nello spendersi per gli altri, i momenti di divertimento, una profonda intesa con il fratello minore, sicuramente gli interrogativi sul proprio futuro. Poi la decisione: frutto maturato lentamente negli anni. Oggi nostra figlia è pienamente inserita nella comunità religiosa che ha scelto. La sentiamo felice e realizzata. Certo anche lei vivrà le difficoltà quotidiane, a volte, come tutti, i dubbi perché la scelta per una vocazione, qualsiasi vocazione, è da rinnovare ogni giorno. Anche per noi genitori sono stati anni di maturazione segnati da interrogativi trepidanti e a volte da discussioni che facevano crescere in nostra figlia atteggiamenti di rispetto filiale, di abbandono alla volontà di Dio, ma anche di fermezza. Il grande dono che Dio ci ha fatto attraverso la sua scelta è stato proprio il nostro doverci mettere in gioco ogni giorno, accettando di riporre in Lui la nostra vita. La sua maturazione vocazionale ha stimolato la nostra maturazione nella fede. Abbiamo sperimentato che la grazia di uno è grazia per tutti; che il dono dei figli si rinnova in ogni momento della vita e diventa più grande quando i genitori a loro volta li donano. Ora in casa è rimasto nostro figlio minore. Anche per lui il Padre ha un disegno che, sicuramente, sta maturando nelle pieghe dei giorni. Nulla sappiamo di quali sentieri percorrerà, solo ci auguriamo che Dio ci preservi dal porre ostacoli a quanto ha pensato per lui affinché anche su di lui possa splendere la luce del Suo Volto. Giovanna e Giovanni Dutto IL MIO INCONTRO CON LA VITA CONSACRATA Tutti, nella vita, abbiamo avuto la fortuna di incontrare delle persone che hanno lasciato un segno, di cui non dimenticheremo l’aiuto ricevuto. Per me, tra queste persone, ce ne sono alcune che hanno scelto di consacrare la loro vita al Signore. Di quand’ero bambina, non posso dimenticare suor Renata alla scuola materna e suor Emilia alla scuola elementare che, con dolcezza, mi hanno accompagnato nei primi passi della conoscenza di Gesù. Crescendo, ho frequentato la parrocchia, l’oratorio e il gruppo giovanissimi. In un’età in cui ci si pongono tante domande, in cui si sogna e si fanno progetti, don Bruno e suor Daniela sono stati per me due persone significative perché mi hanno aiutato a curare la mia fede, a cercare di viverla nel quotidiano e ad andare più in profondità, cercando di dare un senso in Cristo ad ogni evento. Ci sono poi stati anni difficili, di crisi, di delusioni, di dubbio e di ricerca. Significativa è stata la presenza e vicinanza di suor Daniela, che sempre mi ha saputo ascoltare, consigliare e incoraggiare. Ho la certezza che attraverso di lei il buon Dio mi ha voluto parlare, facendomi più volte percepire la sua Presenza di 9 Testimonianze Bene nella mia vita, aiutandomi a discernere il bene e il male e a valorizzare i talenti che il Signore mi ha dato. Tuttora lei resta per me un punto di riferimento, un esempio di vita consacrata vissuto nella concretezza, ma ancorata a Dio. Ho poi avuto la fortuna di vivere una bellissima amicizia con Laura, mia coetanea, con la quale ho condiviso momenti di svago e divertimento, di approfondimento e cura della fede. Laura ha poi deciso di consacrarsi al Signore e ora è in cammino per i voti definitivi. La sua scelta di vita ha fatto si che la nostra amicizia cambiasse in quanto a vicinanza fisica, ma non sicuramente in quan- to a sintonia e vicinanza del cuore. La sento presente nella mia vita perché quelle poche volte in cui ci vediamo rinnoviamo il ricordo reciproco nella preghiera e l’impegno a portarci l’una e l’altra nel cuore. Infine vorrei ricordare come sia sempre stato per me un riferimento mio zio Cele, ora vescovo. Con i piedi per terra e lo sguardo rivolto al Cielo e con la sua saggezza mi è stato vicino, soprattutto nelle situazioni difficili, nei momenti di discernimento per la mia vita. Avere il suo appoggio mi ha lasciato più serena nelle mie scelte! Silvia Migliore DALLA FAMIGLIA CARISMATICA - LAICI DEL PICCOLO DISEGNO Siamo Ilaria e Maria Helena e facciamo parte del Gruppo Laiche del ‘Piccolo Disegno’ di Torino. Anche noi ci sentiamo partecipi e accogliamo il cammino che Papa Francesco ha proposto in questo anno dedicato alla Vita Consacrata e al Sinodo sulla Famiglia. Sperimentiamo quanto sia bello e importante poter condividere nei nostri incontri, di laiche, laici e suore insieme, la preghiera, la Parola di Dio, vari temi di attualità, gli incontri di Federazione, i Ritiri spirituali, i momenti forti di scambio con gli altri gruppi di Cuneo. Questa condivisione di valori, ideali, aspirazioni, progetti, cammini di conoscenza e di crescita è per noi fondamentale, ci fa sentire partecipi della stessa realtà carismatica. Siamo, come dice papa Francesco, "Vocazioni portatrici di ricchezza e grazia per tutti, spazi di umanizzazione nella costruzione di relazioni vitali; luoghi di evangelizzazione". Tutto questo alimenta la nostra fede, ci sostiene nel nostro impegno quotidiano; nel lavoro, nella famiglia, nel volontariato, nel- 10 la presenza e nell’aiuto concreto a tante situazioni e famiglie in questo tempo difficile e problematico. È bello sentirci anche noi, laiche e laici, incoraggiati e stimolati a vivere questo anno come un tempo prezioso, un’opportunità, un dono dello Spirito Santo. La collaborazione con le suore Giuseppine è un aiuto reciproco, è una presa di coscienza che pur nelle differenze c'è ricchezza, stima, rispetto, accoglienza; tutti elementi indispensabili per testimoniare nel nostro quotidiano la tenerezza e la misericordia di Dio. Ci auguriamo che questo anno speciale sia per noi e per tutti un faro, una sorgente di luce e di speranza per poter vivere più consapevolmente la missione ricevuta, per poter ancora sognare e costruire una chiesa che sia aperta e accogliente, una società più umana e solidale; per essere insieme, donne consacrate e famiglie, capaci di farci carico di quella porzione di umanità che il Signore ci ha affidato. Ilaria e Maria Helena Testimonianze VITA RELIGIOSA IN AMERICA LATINA La parola che subito mi affiora nel cuore, pensando alla mia esperienza di vita religiosa in America Latina è INCONTRO. La vita religiosa mi ha aiutata a vivere in modo forte e intenso l’incontro con il Dio di Gesù Cristo, con la Parola, come storia di salvezza, con il popolo e con altre congregazioni. Incontro con il Dio di Gesù Cristo che si è incarnato, ha messo la sua tenda tra gli uomini e che attraverso la lettura orante della Parola mi ha aperto il cuore e insegnato a vivere un’incarnazione reale tra la gente. Ho visto, udito, toccato la presenza di Dio che parla nella realtà concreta dell’esistenza e che suscita vita anche dove non si vede che morte, la presenza di Dio che sostiene gli umili e rende fecondo ciò che apparentemente sembra sterile e inutile. L’incontro con Dio nella contemplazione, nel silenzio, nella realtà, ha dato alla mia vita consacrata una dimensione insostituibile, quello stimolo quotidiano per essere presenza di amore e di misericordia, per essere sorella accanto ai fratelli più piccoli ed emarginati. Incontro con il popolo, un popolo che mi ha arricchita con la sua cultura, la sua fede, la sua tenacia nella lotta, la sua accoglienza, la sua semplicità e la sua apertura. Con loro ho imparato ad essere più semplice, a vivere la festa e la lotta, la gioia e il dolore; con loro ho imparato ad essere sorella che cammina insieme senza distinzione e senza privilegi. Come loro ho goduto nell’aprire le porte di casa, sedendoci alla stessa mensa e condivi- dendo il pane e la Parola. Incontro con lo sguardo semplice e sempre stupito dei bambini che nella loro innocenza mi hanno aiutata a contemplare la presenza di un Dio creatore nella natura, con occhi sempre limpidi e colmi di tenerezza. Incontro con i giovani che nell’esuberanza del loro vivere il quotidiano mi hanno aiutata a incontrarmi con il Dio della Vita e dell’amore nelle piccole conquiste di ogni giorno e a guardare il futuro con speranza. Incontro con la vita religiosa, cercando, insieme alle altre congregazioni il nostro volto, il nostro ruolo, il nostro posto nel popolo di Dio. L’esperienza intercongregazionale mi ha arricchita moltissimo, aprendo orizzonti e regalandomi spazi di incontro, di spiritualità, di confronto. Oggi più che mai la vita religiosa è chiamata ad essere mistico-profetica. Con le parole di Carlos del Valle, teologo cileno, racchiudo la mia esperienza e il mio desiderio: «Rendiamo la missione profetica una convinzione, una fede, non un’idea. Le idee si pensano, nella fede si vive. La spiritualità di chi vive nella fede è la nostra forza. Guardando sempre verso l’alto, ma a partire dal basso. Perché il nostro cuore è vicino agli esclusi. Con loro e a partire da loro si vive il Vangelo. Il nostro compito: ascoltare e rimanere con la Parola di Dio, a fianco dei poveri, per ravvivare la consacrazione». Suor Rosa Porello 11 Testimonianze ESSERE SUORE IN AFRICA La vita religiosa in Africa, nelle sue forme e strutture attuali, è il frutto dell’azione missionaria dei religiosi e delle suore venuti in Africa per evangelizzare. È grazie ai loro sforzi che la vita religiosa è nata e ha conosciuto una grande espansione in terra africana. Nelle nostre società, la donna, la mamma africana è colei che dà la vita, che si prende cura di essa e che porta avanti i valori familiari. Il suo è un ruolo insostituibile, la sua assenza nella famiglia crea uno squilibrio totale. Allo stesso modo possiamo dire che la vita religiosa è un tesoro prezioso per la chiesa in Africa e là dove i religiosi sono presenti, costituiscono un punto di riferimento per molte persone, credenti e non. Alcuni valori della nostra 12 cultura africana ci aiutano a vivere con dignità la nostra scelta di vita. Il senso del divino ci spinge a curare la vita spirituale, a essere nella società un segno dell’assoluto di Dio, con gioia, speranza e carità. Il senso comunitario che è presente nelle nostre tradizioni ci porta a vivere nelle nostre comunità l’accoglienza, l’ospitalità, la solidarietà; sull’esempio della prima comunità cristiana. «In un’Africa assetata di fecondità» - come dice padre Matungulu, un sacerdote gesuita, la religiosa sceglie con determinazione di rinunciare liberamente alla maternità umana per una maternità spirituale. Facendo voto di povertà, la religiosa sceglie di vivere nella sobrietà, mettere in comune i beni che si hanno e di condividere. Inol- Testimonianze tre la religiosa africana mette ciò che ha ricevuto dalle suore che l’hanno preceduta a servizio delle suore più giovani, per la loro formazione integrale. Che cosa si attende la società africana dalle religiose? La suora deve essere una persona che ama senza distinzioni, che aiuta gli altri, che testimonia con la gioia che vale la pena appartenere al Signore, che rispetta gli altri ed è seria nei suoi impegni di consacrazione: la preghiera e i voti, in particolare il voto di castità. Inoltre si aspetta che la suora sia attenta alle sofferenze della gente, attraverso gesti che denuncino l’ingiustizia a tutti i livelli: sociale, economico, politico, religioso. In fondo la società attende che le religiose assumano un ruolo profetico. Le difficoltà e le sfide maggiori che toccano la vita religiosa in Africa sono legati al voto di castità e alla povertà. Come abbiamo detto in precedenza, la suora africana vive il suo voto di castità in una società assetata di fecondità. La sua scelta è, quindi, spesso mal compresa e si dubita della re- ale e sincera osservanza del voto fatto. A volte le suore ricevono insulti e derisioni che mirano a scoraggiarle nel loro proposito. Poi c’è chi tenta di distogliere le suore dal loro proposito. La rinuncia libera e sincera alla procreazione richiede, perciò, che la persona abbia una buona maturità psicoaffettiva. Nella mentalità corrente, i genitori che fanno studiare i figli al prezzo dei loro sacrifici, coltivano molte ambizioni circa il futuro dei figli e si attendono, a torto o a ragione, che questi contribuiscano al miglioramento delle condizioni di vita dei genitori. Il fatto che una figlia scelga di farsi suora non cambia in nulla queste attese. Questo fa si che la fedeltà al voto di povertà ponga dei problemi alla suora nei suoi rapporti con la famiglia e con chi pretende qualche cosa da lei. Inoltre, alcune congregazioni hanno problemi finanziari, soprattutto per assicurare la formazione delle suore giovani. Infatti, per una formazione integrale della persona occorre investire molto denaro. Un’altra difficoltà è costituita dalla proliferazione delle sette religiose che creano una grande confusione a livello religioso e di fede. Questa è una grande sfida per la vita consacrata in Africa. Nonostante queste difficoltà, la vita religiosa è una grande speranza per la Chiesa in Africa. Siamo tutte invitate a dare una testimonianza credibile là dove noi siamo per rendere vivo e presente Gesù, nel nostro mondo di oggi. Suor Wivine Mboma 13 Testimonianze RICEVERE E DONARE La Vita Consacrata è una chiamata che attende una risposta; è un dono che, se accolto, dà vitalità per donare se stessi e crea l’esigenza di fissare lo sguardo su Cristo per essere uniti a Lui e trasformati in Lui. È la vita di missione ‘a gentes’ che mi ha favorita nella scoperta progressiva della bellezza e creatività della dinamica del ‘ricevere’ e del ‘donare’ che concretamente è l’essenza della Vita Consacrata. Il rendermi conto della mancanza di cose nelle quali ero cresciuta, alle quali mi ero abituata e che ritenevo normale avere o addirittura dovute, quali: il verde della natura, le montagne, l’acqua pulita e abbondante, l’aria trasparente, un certo ordine, la facilità di trovare beni di consumo ecc., tutto questo ‘non avere’, ‘non trovare’ mi ha fatto prendere coscienza di com’ero stata immersa in una realtà di cui approfittavo egoisticamente come parassita. Il risultato di questa presa di coscienza è stata l’apertura alla meraviglia, alla gratitudine, all’accoglienza del quotidiano e il bisogno di vivere la missione feriale come dono per Dio e per i fratelli, attraverso gli alti e bassi con cui sempre ci confrontiamo. Nella Parola di Dio si legge: “Gesù ne costituì dodici perché stessero con Lui e per inviarli a predicare” (Mc 3,14). Ai 14 chiamati chiede di vivere insieme, in continuo contatto con Lui, per lasciarsi configurare sempre più e sempre meglio a Lui e poter andare ed essere ‘profeti’ che testimoniano come Lui è vissuto su questa terra. Con questa certezza ogni consacrato può vivere in pienezza la vocazione in ogni luogo e ambiente, anche il più controverso. La mia esperienza in Camerun è stata ricca: ho ricevuto molto di più di quanto ho dato e questo dalla gente povera, incolta e umile, ma ricca di umanità. Io ero partita per evangelizzare e mi sono trovata evangelizzata. La situazione politica bruscamente capovolta e l’insicurezza sempre più minaccioso ci ha costrette a cedere e, nel giro di cinque giorni, rientrare in Italia in attesa che passi la bufera. Adesso, febbraio 2015, ho ormai familiarizzato con l’idea di rimanere in Italia. Ho accolto con serenità il nuovo mandato che mi è stato proposto, sostenuta dalla certezza che, ovunque si è chiamate a ‘servire’, è la stessa testimonianza che ci è richiesta: essere profeti che testimoniano come Gesù è vissuto su questa terra. “Gesù andava di villaggio in villaggio facendo il bene”. Suor Robertina Giovani Testimonianze ANNO DELLA VITA CONSACRATA È da poco iniziato l’Anno dedicato alla Vita Consacrata. Per comprenderne meglio il significato ho rivolto queste domande a suor Mercedes, della comunità delle Suore di San Giuseppe. 1) Perché un anno dedicato alla Vita Consacrata ? Che significato può avere, oggi ? La vita consacrata appartiene alla Chiesa e la Chiesa ha cura dei suoi figli. Come madre vuole guidarci, in questo anno, a rinnovare la gioiosa consapevolezza del dono ricevuto che è dato per il bene di tutto il popolo di Dio. “Rallegratevi!” è l’esortazione evangelica sottolineata ripetutamente dal Papa nell’invitarci a compiere un cammino a ritroso verso il primo sguardo d’amore per rinnovare la gioia e l’esigenza di una sequela ravvicinata di Gesù. La scelta di giocare la vita sul vangelo a servizio dei fratelli richiede infatti un processo di maturazione mai concluso, nella ricerca di dare risposte nuove in un mondo in continuo mutamento. 2) In un mondo frammentato e ferito la vita consacrata può essere ancora una presenza significativa? La vita consacrata, pur nella situazione di minorità che sta vivendo, è presenza significativa nella misura in cui sa essere memoria viva di Gesù, della sua forma di vita, e sa farsi vicina ad ogni fratello con l’umanità del Signore. In un mondo diviso, ferito nelle relazioni, offre silenziosamente il segno della fraternità, della vita condivisa attorno a Gesù nel solco della prima comunità cristiana in un cammino che non si arrende di fronte alle fragilità che l’accompagnano. È ancora in corso la riflessione della chiesa sulla famiglia. C’è un accostamento tra queste due realtà ? Sono due vocazioni chiamate a sostenersi vicendevolmente e a completarsi. Si guardano con simpatia per apprendere l’una dall’altra come vivere ciascuna la propria specifica ’fecondità’. La fede e i valori umani della famiglia sono il terreno buono dove può planare la singolare chiamata del Signore. I consacrati, da parte loro, si pongono accanto alla famiglia per accompagnarla nel suo cammino. Il suo ambito di presenza e di servizio raggiunge situazioni di particolare difficoltà e si allarga ai nuclei famigliari del terzo mondo. Quale lunga mano di Gesù tocca e allevia problematiche pesanti e dolorose. A cura di don Andrea Beretta 15 Testimonianze PER TE VENIAMO AL PADRE FONTE DEL PRIMO AMORE Da qualche tempo sentivo il bisogno di scrivere qualcosa sulla Vita Consacrata. Ci voleva quest’ anno speciale per farmi decidere a parlare della bellezza e della grandezza della Vita Consacrata, della gioia di vivere per il Signore, ringraziandolo infinitamente per avermi chiamata. A chi accetta di seguirlo, Cristo apre sconfinati orizzonti di bene anche se illuminati dalla croce. La decisione di consacrarmi al Signore è partita da una domanda: In punto di morte cosa vorrei aver fatto nella mia vita? La scelta di essere sposa, mamma mi pareva un po’ limitante, mi stava un po’ stretta. Davanti a Gesù che ha dato la vita, che ha amato di amore immenso, ci voleva un di più. Così mi sono decisa per l’amore totale e universale: la mia vita tutta per Lui e per il prossimo mediante la preghiera, il servizio, l’offerta. Non mi sono illusa, perché il Signore mi previene, mi accompagna, apre nuovi orizzonti e non mi lascia mai sola a patto che io mi metta nelle sue mani e mi lasci “modellare come l’argilla nelle mani del vasaio”. La vita religiosa si esprime in modi diversi: 16 essa si fa tenerezza e sostegno per i piccoli e i deboli, accoglienza fraterna di chi non ha niente, guida sicura e attenta, compagnia per chi è solo, conforto per chi non ha più speranza, sollecitudine instancabile che sfama, disseta, veste, cura ammonisce, illumina, abbraccia e perdona. Solo chi è cieco può ignorare il dono grande della vita religiosa e oggi più che mai se ne sente la mancanza. Il nostro fondatore P. Médaille mi stimola con le sue massime: “Nel corso della tua vita abbi un solo desiderio: essere e diventare come Dio ti vuole”. “Nelle tue necessità rivolgiti a Dio con grande fiducia nella certezza che la bontà divina non verrà mai meno”. Ogni mattina all’alba noi preghiamo: “Ti ringrazio, Signore, d’avermi chiamata alla vita religiosa”. Si, non bastano gli anni che ho, sebbene siano tanti, per ringraziare, tanto è grande il dono ricevuto. Ogni giorno chiedo al Signore di far comprendere a tanti giovani la sublimità di questa vocazione, vissuta seguendo Colui che non ha esitato a dare la Vita per ognuno di noi perché tutti, proprio tutti, abbiano la vita, la gioia e la salvezza. Si, dobbiamo “svegliare il modo” perché troppe sono le attrattive che portano lontano dal seguire Gesù e amare il prossimo come Lui lo ha amato. Suor Savina Marenco Testimonianze RACCONTERÒ I TUOI PRODIGI Come gli apostoli, un giorno Gesù mi ha chiamata a lasciare tutto per mettermi alla sua sequela. E sono partita, con lo sguardo fisso su di Lui che mi sosteneva. Il mio caro papà, uomo pieno di fede e di fiducia in Dio m’incoraggiava. Con l’andare del tempo il Signore mi ha chiesto sempre di più, anche sacrifici costosi. Tuttavia avevo tanta fiducia in Dio e la fede, pregando, si faceva più forte. Più si prega e più si è nella gioia, sereni di aver qualche cosa da offrire al Signore. La chiamata ad andare in missione mi ha sconvolta. Mia sorella, suor Nicoletta, era partita da quindici giorni e io dovevo dirlo a mio papà, vedovo e solo perché la mamma era morta da tempo, a solo 39 anni. Dopo aver pregato e implorato l’aiuto di mamma, della Madonna e dei Santi, con mia sorella suor Luigina, ho trovato la forza di dirlo a papà che mi voleva tanto bene. Lui, con tanta fede, pena e coraggio mi ha detto: “Ciò che conta è fare la volontà di Dio e se non ci vedremo più su questa terra, ci rivedremo in Paradiso”. Papà morì dopo tre anni e non ci siamo più visti. In Congo, viaggiando su strade pessime, con fango, buche e ponti rotti, sono arrivata sulle rive del fiume Congo, abitato anche da coccodrilli, ippopotami, serpenti e altri animali. Ci voleva coraggio per affrontare la situazione. Ma la fede e la fiducia in Dio che protegge ovunque mi hanno dato coraggio per ripartire ogni giorno. Dicevo: “Signore sono qui per te e per i fratelli”. Attraversato il fiume, ho sentito la campanella della missione di Beno e il cuore si è rallegrato. Interiormente mi sono detta: “Qui c’è la Chiesa, qui c’è Gesù, che bello! Con Lui c’è tutto”. Non sapevo la lingua e non conoscevo le malattie di quel paese. Lavoravo alla maternità, ma non avevo molta preparazione. Tuttavia, piena di buona volontà e con una grande fiducia in Dio che mi guidava, trovavo sempre cosa era conveniente fare, anche di fronte a casi gravi. Una sera hanno portato un bimbo di due anni che aveva ingoiato una lametta da barba. La mamma era disperata, gridava, implorandomi di salvare il suo bambino. Non capivo la sua lingua. Allora ho invocato l’aiuto di Dio e mi è venuta l’ispirazione di dargli del luku (una polenta) da mangiare. Al mattino presto la mamma è arrivata con la lametta in mano e ringraziava. Il bimbo stava bene, non sanguinava ed era salvo. Quanti prodigi da narrare grazie alla presenza di Dio in me, con me e attraverso di me! Suor Luisanna Cometto 17 Notizie ... DALLE NOSTRE COMUNITÀ ITALIA MI ATTENDO CHE …. “Mi attendo che svegliate il mondo. Illuminatelo con la vostra testimonianza profetica e controcorrente!”. Papa Francesco lancia questa sfida a tutti i consacrati in occasione dell’Anno a loro dedicato. Ci sono offerti 14 mesi per ringraziare del dono ricevuto, ravvivarlo e farlo conoscere, come si pone una lampada sul candelabro. Tanti sono gli appuntamenti a vari livelli e latitudini. Che cosa si fa nella comunità di Roma? La nostra comunità è posta in un crocevia di eventi a livello mondiale, locale, comunitario, a cui cerchiamo di partecipare, nei limiti delle possibilità di ciascuna. Dopo il solenne inizio dell’Anno, nella prima domenica di avvento, con la celebrazione eucaristica del Card. João Braz de Aviz e il messaggio di Papa Francesco presente spiritualmente all’apertura, un’altra tappa a dimensione mondiale è stata la festa della Presentazione del Signore il 2 febbraio, 19^ giornata della vita consacrata. La basilica di S. Pietro, illuminata da una festosa coreografia di lumini accesi, ha accolto migliaia di religiosi e religiose, rappresentanti del variegato mondo della vita consacrata, sotto lo sguardo di Fondatori e Fondatrici, che dalle loro nicchie sono un invito a fare memoria storica di tanti santi monaci, religiosi e religiose, esempio e annuncio che è possibile una vita spesa nella gioia del vangelo. In comu- 18 nione con tutta la nostra congregazione e con i coraggiosi testimoni che vivono nelle ‘periferie’ più difficili del mondo, abbiamo pregato con l’assemblea: “Cristo Gesù, luce per illuminare le genti, fa’ risplendere di santità la vita delle persone consacrate: colmale di sapienza, umiltà e carità”. La celebrazione ha accolto anche, per la prima volta, un gruppo di monaci ortodossi residenti a Roma, mentre la madre di un monastero russo ha presentato i doni all’offertorio. In gennaio aveva avuto luogo a Roma un evento di particolare importanza, il primo ‘colloquio ecumenico di religiosi e religiose’, promosso dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Nel discorso a loro rivolto il 24 gennaio, il Santo Padre ha sottolineato che l’unità è un dono dello Spirito Santo e che non si realizza senza conversione (in gran parte conversione del nostro sguardo), senza preghiera, senza santità di vita. Ogni mese siamo convocate dall’USMI diocesana per un’ora di Adorazione eucaristica in San Giovanni in Laterano, cattedrale del Papa. La partecipazione di oltre 500 suore, con qualche religioso, è un’esperienza spirituale di cammino insieme, in una diocesi tanto variegata da rendere difficili altri scambi, se non a livello di settori o di prefetture. Sostando davanti all’Eucaristia siamo invitate a un ‘pellegrinaggio interiore’ che ci aiuta a riscoprire la gioia del momento in cui Gesù ci ha guardate e chiamate. Con le tante memorie di santi e testimoni della fede e della carità, la città di Roma ci offre pure la possibilità di sostare in preghiera presso i luoghi dove hanno trascorso la loro vita donata a Dio e ai fratelli. Invocando la loro intercessione, li sentiamo vicini, amici che camminano con noi ancora pellegrini. Notizie Anche nella nostra comunità abbiamo posto un segno visibile che ci ricorda ogni giorno l’Anno che stiamo vivendo. In refettorio la nostra attenzione è attirata da un cartellone dal titolo “Ti chiamo per nome”, con due mani che si cercano per stringersi. Ogni mese a turno ci suggeriamo una riflessione-impegno, tratto dai due opuscoli Rallegratevi e Scrutate, che ci accompagnano anche personalmente nel cammino dell’anno. Ciascuna di noi ha posto sul cartellone la risposta ‘Eccomi’ accanto al proprio nome e alla data della professione religiosa, facendo grata memoria dell’esperienza di quando siamo state chiamate per nome. Non vogliamo dimenticare l’opportunità del grande dono delle indulgenze, che la chiesa ci offre in particolari celebrazioni di questo Anno. Sono un aiuto per ché la nostra vita consacrata possa rinvigorirsi e parlare al mondo d’oggi della bellezza e preziosità di questa forma particolare di sequela Christi. Per poter svegliare il mondo, ci affidiamo anche alla preghiera del salmo 57: “Svegliati, mio cuore!”. Suor Margherita Colombero GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA In quest’anno dedicato, da gioia che viene dalla belPapa Francesco, alla Vita lezza di vivere il vangelo di Consacrata, la giornata del Gesù, dall'annuncio, dalla 2 febbraio, festa della Pretestimonianza e dalla prosentazione di Gesù al Temfezia. Una profezia capace pio, assume un valore tutto di ‘risvegliare il mondo’, nuovo. di affascinarlo, con l'attenUn clima di gioiosa partecizione ai suoi bisogni, conpazione ci accoglie intorno traddizioni e smarrimenti. Il all'altare del Signore, per profeta riceve da Dio la capacità di scrutare la storia celebrare la memoria della nostra chiamata e della noe di interpretare gli avvenistra risposta; per dire grazie menti; la capacità di discere consegnare a Dio i nostri nimento e di denuncia del desideri di piena adesione La composizione floreale, prepara- male, delle ingiustizie, delagli orientamenti e ai nuovi ta con fiori bianchi, parla di bellez- la corruzione, degli abusi, za, di vita e di movimento. Vuole orizzonti che papa France- simboleggiare il nuovo stile di vita perché il profeta è libero e sco apre nella sua Lettera che ci attende, il cammino verso non deve rispondere ad alapostolica ai consacrati. le periferie del mondo, lontane e tri padroni se non a Dio. EsCome un Pastore egli an- vicine; le periferie interiori di chi sere profeti significa assunulla le distanze e si fa vici- cerca speranza, senso, risposte mere un compito di grande no per indicarci, in questo alle domande profonde, alla fame responsabilità e di grande dello spirito. impegno, disposti a pagaoggi di crisi e stravolgenti cambiamenti, la strada da re di persona, senza sconti. seguire, le urgenze e le priorità da evidenQuesto, tuttavia, non deve fare paura perziare. L'invito a rivedere il passato con riché Dio è con noi.(Ger. 1,8). Siamo certi che conoscenza a Dio e ai Fondatori, a vivere l'anno dedicato alla Vita Consacrata sarà un il presente con passione e a preparare un tempo di Dio ricco di grazia, di conversione futuro di trasformazione e di speranza, ci ha e di vitali trasformazioni. sorpresi e conquistati. Il Papa si attende che la nostra vita lasci trasparire la gioia, quella Suor M. Giorgia Mana 19 Notizie DOVE LA COMUNITÀ È FONTE DI GIOIA In questo anno, che Papa Francesco ha voluto dedicare alla Vita Consacrata, ci sentiamo fortemente interpellate ad apprezzare la ‘gioia’ della vita consacrata vissuta in comunità e a ringraziare il Signore per questo immenso dono. Questo ideale, vissuto agli inizi da noi tutte con entusiasmo, con il passar degli anni, si fa più ricco di esperienza, di saggezza e oggi, di gioia, quella vera, profonda, che dà pace anche in mezzo a problemi e difficoltà. E’ la gioia di chi, un giorno, ha consacrato tutta se stessa al Signore e gli ha offerto la propria vita affinché egli la potesse usare secondo i suoi disegni di amore. È la gioia di chi ha capito che non c’è amore più grande che ‘dare la vita’, come ha fatto Gesù per noi, perciò non cerca altro che le occasioni per donarsi. È la gioia che assaporiamo ogni mattina quando riceviamo insieme il pane Eucaristico, sorgente di unità, e il pane della sua Parola che ci nutre e ci dà la forza durante tutta la giornata. È la gioia che scaturisce dal perdono reciproco, dall’umiltà di riconoscere i propri limiti, dal desiderio di crescere insieme per aiutarci con l’esempio e la preghiera a divenire un cuor solo e un’anima sola. È la gioia che proviamo nel fare le piccole cose nella certezza che nulla è 'piccolo' se fatto con amore. Diventa perciò naturale aiutarci l’un l’altra, supplire a quello che una di noi non riesce più a realizzare, fare in modo che ognuna si senta utile e importante per la comunità e per la Chiesa. Ad esempio, suor Anna Teresa, pur non possedendo più il dono della memoria, dell’orientamento e della possibilità di esprimere il proprio vissuto con messaggi verbali, riceve un aiuto da tutta la Comunità, Cardinale compreso, ma allo stesso tempo continua a donare a noi e a tutti il suo sorriso e a stupirci con la sua straordinaria bontà. Quando ci si rende conto che tutto ci è stato donato gratuitamente, il cuore si riempie di gratitudine e di gioia e sente il bisogno di ricambiare in modo altrettanto gratuito. Il nostro cuore si riempie di gioia quando possiamo offrire qualcosa di ciò che viviamo, questa testimonianza per esempio, insieme alla nostra preghiera sincera e fiduciosa per i problemi della Chiesa universale e di tutta l’umanità, invocando su tutti speranza e pace. La Comunità di Testona ‘VIVERE IL PRESENTE CON PASSIONE…’ È questo uno degli obiettivi di Papa Francesco per l’anno della Vita Consacrata, che trova, da parte nostra, una risposta nella riapertura di una piccola comunità a S. Chiaffredo di Busca. Prese dalla ‘fantasia della carità’ che anche nella nostra storia non ha conosciuto limiti, nonostante le nostre esili forze, abbiamo osato questo passo per essere presenza amica e fraterna in questo paese che da sempre ha amato, apprezzato e desiderato avere nuovamente le suore sul posto. L’accoglienza riservata a suor Maddalena e a suor Robertina il 1° febbraio 2015, nel contesto dell’Eucaristia e del rinfresco, ha sottolineato tutto questo insieme a gioia e riconoscenza grande. Quest’apertura, per assicurare una presenza 20 stabile nella parrocchia dove i sacerdoti non possono più risiedere, è in attenzione al bisogno di una comunità parrocchiale viva e giovane dove le due sorelle, in collaborazione con i sacerdoti e i laici, possono esprimere ‘passione’ per la gente, essere vicine, condividere gioie e dolori. A suor Robertina e suor Maddalena auguriamo che Gesù sia il primo e l’unico amore per amare nella verità e nella misericordia ogni persona che incontrano sul loro cammino perché hanno appreso da Lui che cos’è l’amore e come amare. Come dice, nella Lettera ai Consacrati, papa Francesco: “Sapremo amare perché avremo il suo stesso cuore”. Suor Esterina M. e suor Rosa Porello Spazio Giovani LA VITA RELIGIOSA NEGLI OCCHI DEI GIOVANI Come vedete la vita religiosa e cosa vi aspettate dalle religiose? È questa la domanda rivolta ad alcuni giovani che conoscono le suore e frequentano alcune nostre comunità. Ecco le loro risposte. Tutte le volte che io mi sono affacciata al vostro portoncino come catechista, come semplice persona che cerca un po' di ristoro, ho sempre trovato sorrisi, abbracci, pace, preghiera, vero e profondo incontro con Gesù. Laura Grazie per avermi coinvolta nelle vostre riflessioni; é un segno di fiducia che apprezzo molto! La richiesta mi ha dato modo di chiedermi: «A quale mio ‘bisogno’ rispondono le sisters?». Sicuramente da un punto di vista ‘laico’ siete importanti come punto di riferimento umano. Vedo intorno a me tante persone che non hanno nessuno con cui parlare apertamente, c'è tanta ‘solitudine’ a livello profondo. Magari si hanno tanti conoscenti, ma sembra che nella società di oggi sia quasi ‘vietato’ parlare apertamente con gli altri delle proprie vulnerabilità e dei propri 21 problemi, come se dovessimo sempre avere una facciata smagliante. Sembra sempre che vadano tutti di corsa e nessuno abbia davvero interesse ad ascoltarti. In questa ‘povertà’ voi invece siete come delle mamme e delle sorelle pronte ad aiutare ed ascoltare. Questo, secondo me, é un vostro grande ‘punto di forza’ e anche noi laici dovremmo sforzarci di essere fratelli pronti a fermarci ogni tanto ad ascoltare chi ci sta intorno, magari la collega che ha nel cuore pene che nemmeno immaginiamo. Oltre a questo aspetto che vi caratterizza ne vedo anche un altro importantissimo che mi sembra davvero ‘solo vostro’ e che credo non sia sostituibile dai laici: il fatto di essere le nostre spiritual trainers (scusate Spazio Giovani il termine!). Il fatto che ci allenate a risvegliare e mantenere viva la ‘fiammella’ della nostra spiritualità. Mi sembra che spesso nei contesti tradizionali la fede sia lasciata un po' alla ‘gestione fai da te’, nel senso che non si viene allenati ad uno ‘scavo profondo’ nella propria interiorità, mentre mi sembra che sia un tratto distintivo della vostra spiritualità. A me sembra che la dimensione spirituale manchi proprio tanto nel mondo d'oggi e il vostro approccio di tipo ignaziano sia prezioso per ‘rimanere centrati’ sulle cose che contano. Questa mi sembra una vostra ricchezza da valorizzare. Anna Ho riflettuto un po' su questa domanda e mi verrebbe da dire che mi aspetto che nella vita religiosa: venga testimoniato Gesù sia vissuto il Vangelo ci sia coerenza tra quello che si dice e quello che si fa ci sia l'attenzione agli ultimi e che le suore siano donne di preghiera. Cris 22 Ciò che cerco e ciò che ho trovato, in questi anni, è un punto di Forza, di Sostegno, di Aiuto e più di ogni altra cosa, di Ascolto! Ciò che fuori, a volte, manca. Persone molto vicine ai giovani, persone che amano stare con noi, lungo il nostro cammino spesso complicato, difficile, incomprensibile! Mi auguro di continuare ad incontrare persone e comunità così, che talvolta, più di ogni altro, possono e sanno camminarci a fianco aiutandoci a ritrovare la luce giusta al nostro andare ed un passo forte quando il nostro si fa stanco. Lory Dalle suore mi aspetto apertura, comprensione, accoglienza e pace. Mi aspetto quindi delle persone che stiano tra la gente, che non giudichino, ma che comprendano, che sappiano accogliere, non solo in senso fisico, ma soprattutto accoglienza spirituale ed emotiva. Che sappiano trasmettere pace, serenità spirituale con le parole e con i gesti. Veronica I giovani, spesso confusi e disorientati, hanno bisogno di tanto ascolto e comprensione. Come prima cosa, devono sentire che c'è interesse per la loro vita, che sono sostenuti, che con voi, che rispecchiate Gesù, sono al sicuro. I giovani hanno bisogno di ricevere spunti di crescita spirituale, con molta delicatezza e a piccole dosi! Così potranno avere fiducia e considerarvi punti fermi e guide sicure per la loro vita. Sara Semi di Comunione SEMI DI COMUNIONE Adotta un progetto Mentre continuano le varie iniziative di sostegno ai poveri, quest'anno ci impegniamo ad adottare i seguenti progetti: Romania Sostegno alle famiglie Sono molti i problemi che le famiglie, in questo tempo di crisi economica e sociale, sono chiamate ad affrontare quotidianamente. Come comunità proponiamo di sostenere un papà, solo, che è in cassa integrazione ed ha due figli adolescenti. Essi abitano in un mono locale situato alla periferia della città. In quella zona non ci sono scuole superiori e i due figli, per raggiungere la scuola, sono obbligati a usufruire dei mezzi pubblici che sono costosi. I ragazzi sono impegnati nello studio e sentiamo quindi importante sostenerli perché possano frequentare ogni giorno e avere il materiale scolastico richiesto. Ringraziamo tutti per la solidarietà e l’attenzione che avete per chi è nel bisogno e che lotta, ogni giorno, per costruirsi un futuro migliore. Grazie! La comunità di Costanza 23 Semi di Comunione Argentina Centro ricreativo ‘Rincón de la amistad’ Questo è uno spazio dedicato all’educazione, all’animazione e alla ricreazione di 50 bambine, bambini e preadolescenti, dai 4 ai 13 anni, in un quartiere di Bosques, periferia di Buenos Aires, in Argentina. Per quest’attività utilizziamo alcune sale e il cortile della Cappella di San Pantaleone, della diocesi di Quilmes. Questo Centro ricreativo è stato accompagnato fin dall’inizio dalle suore di San Giuseppe di Cuneo che cercano di portare avanti questo servizio senza nessun sussidio dello Stato, solamente con l’aiuto di amici e volontari. Lo scopo principale di questo Centro è fare opera di prevenzione per impedire che questi ragazzi diventino vittime della droga e della violenza, mali che minacciano sempre di più l’infanzia e l’adolescenza nei nostri quartieri. Tutti i pomeriggi questi bambini partecipano a diversi laboratori di doposcuola, disegno, arte, sport, danza e dopo si offre loro la merenda. Quest’anno, il ‘Rincon de la amistad’ festeggerà 15 anni di attività e finora è l’unico spazio nel quartiere dove bambine e bambini possono giocare e imparare senza essere minacciati dalla violenza e dalla droga. Questo Centro è sostenuto da una équipe di 10 collaboratrici, alcune delle quali lo frequentavano quand’erano bambine e oggi sono animatrici dei gruppi. Noi cerchiamo di dare loro una formazione affinché adesso siano loro ad aiutare altri bambini e bambine che vivono nella stessa situazione che loro hanno vissuto. In questi tempi difficili a livello sociale ed economico, poter vedere il sorriso riconoscente di questi piccoli, che con la loro gioia e il loro affetto ci convincono che vale la pena svolgere questo servizio, ci è di stimolo permanente. Hermana Viviana Villalba 24 Semi di Comunione Brasile Un sala d’informatica per il Nucleo ‘Suor Amelia’ del CECOM Ogni 15 giorni i ragazzi/e del Nucleo ‘Suor Amelia’ hanno il corso di informatica nella sede centrale del CECOM, ma sovente il pulmino che li trasporta é impegnato per altre urgenze, lasciandoli molto delusi. Di fatto, difficilmente si registrano assenze in questo giorno! Le educatrici che li aiutano nel sostegno scolastico, sono convinte che poter disporre in loco di computer e internet per le attività sarebbe un grande aiuto. La sollecitazione, anzi il bombardamento per ogni forma di tecnologia mediatica si fa strada anche qui, in questa lontana periferia di Rio de Janeiro e i bambini sono i primi a recepire questo appello e a soffrire per questa esclusione! Entrare nel circuito informatico, di fatto, é in questo momento un’esigenza a tutti i livelli. Noi vorremmo davvero offrirne la possibilità a questi ragazzi/e del Nucleo ‘Suor Amelia’, di usufruire di un servizio adeguato: UNA SALA DI INFORMATICA! Chissà se voi, bambini, adolescenti e giovani, che certamente capite questi vostri coetanei brasiliani, non potreste ‘inventare’ qualcosa per darci una mano a realizzare il loro sogno! Fin d’ora vi ringraziamo di cuore, insieme alle vostre famiglie che saranno certamente coinvolte da voi. Le suore di Vila de Cava 25 Semi di Comunione Repubblica Democratica del Congo A PLATEAU DE BATÉKÉ: UN PROGETTO AGRICOLO PER PRODURRE CIBO La Campagna internazionale del 2015 e l’Expo di Milano, insieme a tante altre iniziative, riportano in primo piano l’urgenza del problema alimentare. Circa 2,7 miliardi di persone, più di un terzo della popolazione mondiale, vive nella povertà o al limite dell’indigenza. Tra queste, circa 1,2 miliardi di persone soffrono regolarmente la fame, sopravvivendo con meno di 1 euro al giorno. Indigenza, miseria e malnutrizione sono presenti in tutti i continenti e anche in Italia quasi 2,7 milioni di persone non hanno risorse sufficienti per sfamarsi e sono notevolmente aumentate le richieste di aiuto alimentare per gli anziani e i bambini. Eppure nel nostro pianeta, da quando esiste, non c’è mai stato così tanto cibo. In termini strettamente quantitativi, vi sono derrate alimentari per sfamare a sufficienza l’intera popolazione mondiale. Questo problema mondiale assume risvolti concreti nelle varie parti del pianeta. Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, è una metropoli africana con circa 12 milioni di abitanti. Una città immensa, super affollata, dove continuamente arriva gente dalle zone interne del paese, in cerca di condizioni di vita migliori. Si prevede che nei prossimi anni mancheranno gli alimenti di base per sfamare la popolazione di Kinshasa e delle zone circostanti. Per rispondere a questa grande urgenza alimentare le associazioni e anche le congregazioni religiose cercano di avviare dei progetti agricoli finalizzati a dissodare e coltivare alcune porzioni di terreno che fanno parte dell’immensa estensione di fertile 26 Semi di Comunione terra di cui è ricco il Congo. Nel mese di gennaio 2015, a Plateau de Batéké, nella periferia di Kinshasa, è nata una nostra nuova comunità di Suore di San Giuseppe che ha come scopo principale la formazione delle giovani che iniziano un cammino di vita religiosa. Insieme a questo impegno formativo le suore intendono cominciare a dissodare e coltivare, impiegando mano d’opera locale, il vasto terreno che circonda la casa, per produrre manioco, mais, fagioli, arachidi e legumi. Il progetto che proponiamo è finalizzato ad acquistare: sementi, zappe e altri piccoli attrezzi agricoli. Servirà inoltre per dare un pasto al giorno ai contadini che lavoreranno con le suore per dissodare e coltivare il campo di Batéké. Questo progetto agricolo permette di dare lavoro a molti contadini e i frutti della terra potranno essere venduti alla popolazione a un prezzo contenuto perché ‘prodotti a km 0’. Ogni nostra comunità in Africa possiede già un pezzo di terreno, più o meno grande, che le suore stesse coltivano per avere manioco, mais e verdure: cibi indispensabili alla loro alimentazione. Attraverso questo progetto del ‘Campo di Batéké’ vogliamo invece rispondere all’emergenza alimentare che colpisce questa regione dell’Africa, offrendo il nostro piccolo contributo. 27 Semi di Comunione Cameroun SOSTEGNO A DISTANZA PER LE SCUOLE DI MORA E SALAK Le nostre suore che sono in Camerun si occupano, ormai da anni, delle 3 scuole primarie a cui loro stesse hanno dato vita: 1 nella parrocchia di Mora e 2 nella parrocchia di Salak. I bambini che frequentano queste 2 scuole appartengono a etnie differenti e praticano religioni diverse: sono cattolici, protestanti, musulmani e animisti. I maestri invece sono tutti cattolici e sono assunti dall’Ufficio Scuola della diocesi. Pur essendo scuole cattoliche, l’educazione religiosa viene impartita rispettando le diverse fedi religiose. Molta attenzione viene riservata anche al livello sociale di provenienza degli alunni. Si fa in modo che tutti i ragazzi, anche quelli di famiglie con meno possibilità possano accedere alla scuola. Vi sono infatti figli di impiegati, ma anche molti figli di contadini, di commercianti, di gente che si sbroglia con piccole attività. Queste scuole, come tante altre scuole cattoliche, sono apprezzate per la serietà dell’insegnamento, la regolarità delle lezioni, la disponibilità di strutture e l’organizzazione dell’attività scolastica. Nel corso degli anni, alla costruzione delle aule e dei servizi igienici, per la fornitura di attrezzature e materiale scolastico e per far giungere l’acqua, hanno contribuito in tanti: Congregazione, parrocchie, associazioni, gruppi di amici e benefattori che con generosità hanno sostenuto i vari progetti finalizzati a far nascere, crescere e funzionare queste scuole. Nonostante l’attuale diffondersi del fondamentalismo islamico che dalla Nigeria cerca di espandersi anche nel Nord Camerun, seminando insicurezza e paura tra la popolazione, le nostre sorelle camerunesi e congolesi continuano, con coraggio e determinazione, a rimanere sul posto e a lavorare in parrocchia, ma soprattutto nella scuola, credendo al valore dell’educazione come via privilegiata per costruire una società più giusta e più serena. Con questo progetto finalizzato a procurare il materiale necessario al funzionamento e all’attività scolastica di queste 3 scuole vogliamo continuare a sostenere il lavoro delle nostre sorelle e collaborare con loro al bene di tanti ragazzi che desiderano andare a scuola e che potranno, attraverso un percorso scolastico e formativo adeguato, migliorare le proprie condizioni di vita e la società in cui vivono. 28 A p p u n t a m e n t i Appuntamenti APPUNTAMENTI PER GIOVANI - 13 aprile: preghera nello stile del Piccolo DisegnoParrocchia Spirito Santo - Fossano – ore 20,30 Sole a Mezzanotte - 18 aprile: La sorgente - ore 20,45 - Ritiro domenica 24 maggio - luogo a confermare - Weend - all'Alpe di Papa Giovanni- Limonetto – Date a confermare TERZO SIMPOSIO NAZIONALE SU SAN GIUSEPPE San Giuseppe e l’arte del custodire Due momenti del medesimo evento Santuario di San Giuseppe, corso Alfieri, 384- Asti - 1° maggio 2015 Istituto Suore di San Giuseppe, via Giolitti, 29 - Torino - 2 maggio 2015 PER I LAICI DEL PICCOLO DISEGNO: ritiro spirituale - 17 maggio – La Sorgente Giubilei di professione Sabato 30 maggio 2015 alle ore 16.00 ci uniremo alla lode e al ringraziamento delle nostre sorelle che celebrano il loro 25° - 50° - 60° anniversario di PROFESSIONE RELIGIOSA nella Celebrazione Eucaristica che sarà presieduta da Mons. Giuseppe Cavallotto Vescovo di Cuneo e Fossano nella Cappella della ‘Casa dell’Immacolata’ Corso Giovanni XXIII, 19 - Cuneo 29 Per pregare O Signore risorto O Signore risorto, donaci di fare l'esperienza delle donne il mattino di Pasqua. Esse hanno visto il trionfo del vincitore, ma non hanno sperimentato la sconfitta dell'avversario. Solo tu ci puoi assicurare che la morte è stata vinta davvero. Donaci la certezza che la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che le lacrime di tutte le vittime della violenza e del dolore saranno prosciugate come la brina dal sole della primavera. Strappaci dal volto, ti preghiamo o dolce Risorto, il sudario della disperazione e arrotola per sempre, in un angolo, le bende del nostro peccato. Donaci un po' di pace. 30 Per pregare Preservaci dall'egoismo. Accresci le nostre riserve di coraggio. Raddoppia le nostre provviste di amore. Spogliaci, Signore, da ogni ombra di arroganza. Rivestici dei panni della misericordia e della dolcezza. Donaci un futuro pieno di grazia e di luce e di incontenibile amore per la vita. Aiutaci a spendere per te tutto quello che abbiamo e che siamo per stabilire sulla terra la civiltà della verità e dell'amore secondo il desiderio di Dio. Amen. Don Tonino Bello 31 Buona Pasqua Congrega zione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo - 12100 Cuneo - corso Giovanni XXIII, 17 Tel: 0171.692269 - Fax: 0171.67319 - E-mail: [email protected] Sito internet: w w w.suoresangiuseppecuneo.it D.Lgs. 196/2003 PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI • Informiamo i lettori che i loro dati personali sono utilizzati esclusivamente per l’invio del nostro periodico. Tali dati sono trattati con la massima riservatezza e non vengono ceduti per nessun motivo a terzi. In ogni momento si potrà richiederne la consultazione, l’aggiornamento, la cancellazione. • La Direzione del periodico ha cercato di rintracciare tutti i detentori dei diritti dei materiali pubblicati. 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