Periodico della Congregazione
delle Suore di San Giuseppe di Cuneo
Marzo 2015 n. 1
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o
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c
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I ro Amici
Cristo è Risorto:
con Lui rinasce la speranza,
l’Amore diviene vita!
Editoriale
Sommario
Editoriale
p. 2
Spiritualità
Presentazione
di Gesù al tempio
p. 3
Notizie storiche
Guardare il passato
con gratitudine
p.4
Attualità
L'anno della Vita
Consacrata...
p. 7
Testimonianze
Consacrarsi a Dio oggi p. 8
Accompagnare la vocazione
di una figlia
p. 9
Il mio incontro con
la Vita Consacrata
p. 9
Dalla famiglia carismatica p. 10
Vita religiosa in
America Latina
p.11
Essere suore in Africa p.12
Ricevere e donare
p.14
Anno della Vita Consacratap.15
Per te veniamo al Padre...p.16
Racconterò i tuoi prodigi p.17
Notizie
...dalle nostre comunità
Mi attendo che...
Giornata della
Vita Consacrata
Dove la Comunità
è fonte di gioia
Vivere il presente
con passione
p. 18
p. 19
p. 20
p. 20
Spazio giovani
La vita religiosa
negli occhi dei giovani p. 21
Semi di Comunione
Adotta un progetto
p. 23
Appuntamenti
p. 29
Per pregare
p. 30
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Pasqua di risurrezione 2015
"S
ia benedetto Dio e Padre del Signore nostro
Gesù Cristo; egli nella sua grande misericordia ci ha rigenerati,
mediante la risurrezione
di Gesù Cristo...
Perciò siete ricolmi di gioia...” (1Pt 1,3-6).
In questo numero di Incontro Amici, nel rivolgervi gli auguri pasquali, vi invitiamo a ringraziare con noi il Signore per il
dono della Vita Consacrata e a lasciarvi afferrare dalle diverse
testimonianze che ci aiuteranno a conoscere un po’ di più questa importante scelta di vita. Affinché la Chiesa e le comunità
cristiane abbiano a ravvivare la stima e ad impegnarsi a promuovere e a pregare per questo “bene”, Papa Francesco ha
indetto un Anno dedicato proprio alla Vita Consacrata che ha
avuto inizio il 30 novembre 2014, prima domenica di Avvento,
e terminerà il 2 febbraio 2016. Un “bene” che a volte corriamo
il rischio di non vedere o di non apprezzare a sufficienza; o che
talora scopriamo soltanto nel momento in cui viene a mancare.
Condividendo con voi le nostre esperienze, desideriamo benedire il Signore per il dono del nostro carisma nella Chiesa che
è e vuole essere ancora oggi presente e vivo attraverso uomini
e donne che sanno vivere la bellezza della sequela radicale di
Cristo per essere seminatori di speranza. Dobbiamo credere ed
essere fiduciosi che il Signore non farà mai mancare questo segno profetico alla sua Chiesa, magari in forme diverse, aprendo
nuove stagioni di grazia.
Lasciamoci attraversare dalla forza della Pasqua per essere rinnovati nell'Amore, dentro gli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno; come passaggio da ogni
forma di paura e di dubbio alla fiducia in una vita nuova, dalla
schiavitù del peccato alla libertà dell'amore e alla capacità di
chinarci con amore materno verso i poveri e i deboli. Lasciamo
che la grazia della Risurrezione, la potenza dell'amore di Gesù
risorto, trasformi la nostra vita, così da diventare strumenti della
misericordia di Dio, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la
terra, far fiorire la giustizia e la pace, far nuove le relazioni tra di
noi e con il nostro “caro prossimo”.
Ci auguriamo di poter sperimentare e ripetere: “Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; egli nella sua
grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di
Gesù Cristo... Perciò siamo ricolmi di gioia!”.
L’équipe della comunicazione
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Spiritualita
PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO
ICONA DELLA VITA CONSACRATA
“Quando furono compiuti i giorni della loro
purificazione rituale,
portarono il bambino
a Gerusalemme per
presentarlo al Signore e offrire in sacrificio
una coppia di tortore
o due giovani colombi”. Così riporta Luca
nel suo Vangelo e così
celebra la Chiesa ogni
anno il 2 febbraio.
Maria e Giuseppe obbediscono docilmente
alla legge di Mosè e il
loro gesto si trasforma
in una festa di luce, di occhi che vedono la salvezza, di braccia che stringono
‘il Cristo Signore’, di cuori esultanti nella
lode perché è stata colmata una lunga attesa. Nella Persona del Dio appena fatto
carne, si manifesta la Vita e la Luce degli uomini e a quanti lo accolgono viene
dato il potere di diventare suoi figli.
La Famiglia di Nazaret, che sale al tempio
per presentare a Dio il Figlio da Lui donato, riconosce la sacralità del dono ricevuto e risponde con l’offerta dei poveri.
Lungo i secoli tanti hanno creduto nel
Nome di Gesù e si sono messi ‘dietro a
Lui’, l’hanno seguito e portato la sua luce
all’estremità della terra. Tanti si sono stupiti di aver ricevuto un così grande dono,
l’hanno abbracciato e lasciato scendere
nel profondo del cuore perché fosse ‘Via,
Verità e Vita’ per sé e per i fratelli.
Il 2 febbraio è la Festa della Vita consacrata, tutta raccolta in questo mistero
vissuto da Maria, Giuseppe e Gesù; festa
d’incontro, di dono, di braccia e di sguardi. Gesù è il Vero Consacrato del Padre:
da tutta l’eternità vive con Lui e per mezzo suo tutto è stato fatto di ciò che esiste;
del Padre, Gesù ha condiviso il cuore e
lo sguardo sull’umanità ferita e peccatrice, ha abbracciato il divino progetto di
salvezza, umiliando se stesso e facendo
della Croce la sua glorificazione.
Come scrive Papa Francesco nella sua
Lettera apostolica ai Consacrati, in occasione dell’Anno della Vita Consacrata, ringraziamo il Padre per quanti ha chiamato
“a seguire Gesù nell’adesione piena al
suo Vangelo e nel servizio della Chiesa”,
riversando nei loro cuori “lo Spirito Santo
che dà gioia e fa rendere testimonianza
del suo amore e della sua misericordia al
mondo intero”.
E umilmente chiediamo: “Manda, Signore, operai nella tua messe”.
Suor Irene Botasso
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Notizie storiche
GUARDARE IL PASSATO CON GRATITUDINE
è il primo obiettivo che Papa Francesco
indica ai Consacrati nella Lettera ad essi
inviata il 21 novembre 2014 per l’apertura dell’Anno della Vita Consacrata. Il Papa
ricorda che “alle origini di ogni Istituto è
presente l’azione di Dio che, nel suo Spirito, chiama alcune persone alla sequela ravvicinata di Cristo… a rispondere con creatività alle necessità della Chiesa”; invita
poi ogni “famiglia carismatica a ricordare i
suoi inizi, il suo sviluppo storico, la
scintilla ispiratrice” per ringraziare
Dio e, prendendo anche coscienza
delle difficoltà e delle incoerenze
del passato, accogliere l’appello
alla conversione.
È con questo spirito che ci piace
‘narrare’ qualcosa delle nostre più
lontane origini e condividere il
‘dono di grazia’ fatto da Dio alla
Chiesa, tramite
la Congregazione
delle suore di S. Giuseppe.
Come tutti gli Istituti, è nata dall’intuizione di persone che hanno saputo “leggere con gli occhi della
fede i segni dei tempi e tradurre il
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Vangelo in una particolare forma di
vita perché la Chiesa fosse attrezzata per ogni opera buona”.
Verso la metà del 1600, la situazione dell’Europa, e in particolare della
Francia, non era né bella né facile.
A seguito della riforma protestante
c’erano state tante guerre di religione che avevano lasciato miseria e
fame; “gli Ospedali disorganizzati
e gli Asili chiusi, avevano riversato
per le strade folle di bambini, anziani e malati che mancavano di tutto”.
Non bastava più la carità dei singoli;
occorreva che qualche ‘Associazione religiosa’ vi si dedicasse interamente. Ma in
quel momento le Congregazioni femminili erano tutte di clausura e non si poteva
pensare potessero uscire ‘nel mondo’ per
soccorrere i poveri.
C’era stato un Santo, il Vescovo di Ginevra,
Francesco di Sales
che nel 1612 aveva tentato l’impresa fondando la Congregazione delle
‘Visitandine’, così
chiamate perché
avrebbero dovuto
‘visitare’ i poveri
e soccorrerli. Ma
appena dopo cinque anni di questa
nuova e preziosa
attività,
quando
le sue suore erano giunte anche a
Lione, fu costretto
a riportarle in clausura.
Notizie storiche
Ritentò un altro Santo,
Vincenzo de Paoli,
ricorrendo ad uno stratagemma: chiamò
la sua Associazione ‘Confraternita’ e non
Congregazione; egli diceva alle sue suore
che “non erano religiose e non potevano
esserlo a causa dei poveri” ma, senza Voti
perpetui e solenni (avevano voti annuali) e
libere dalla clausura, potevano uscire per
il servizio di carità ai bisognosi. Diede loro
il nome: ‘Figlie della Carità’.
Rimaneva ancora un passo da fare: portare la Vita Religiosa, con tutte le sue risorse, dai conventi al mondo. C’erano già
le ‘bolle’ di Papa Gregorio XIII che a fine
‘500 aveva dichiarato “veramente religiosi
coloro che emettevano i voti in un Ordine
o Congregazione”, ma bisognava realizzare una Vita religiosa capace di sussistere
nella concretezza dell’attività.
Dio mandò un Gesuita,
Padre Jean-Pierre Médaille
Missionario
nella
zona montagnosa
del Puy, nel Velay,
già
evangelizzata
dal grande e popolare apostolo Francesco Regis. Nella
sua predicazione itinerante P. Médaille
incontrava donne di
profonda interiorità e con forte desiderio di santità che
non potevano realizzare le loro aspirazioni in una Congregazione, sia perché
inadatte all’austerità per fragilità fisica, sia
perché povere di beni e di casato.
Il buon Gesuita, più ascoltava le confidenze di queste donne, più sentiva crescere
in lui la spinta a dare inizio ad una Congregazione contemplativa e nello stesso
tempo attiva, profondamente unita a Dio
nel servizio del prossimo. Gli diventava
sempre più chiaro che la nuova istituzione
doveva essere umile e modesta, un ‘Piccolo Disegno’ nei confronti dei grandi Ordini
femminili di clausura, come i gesuiti erano
‘piccola cosa’ davanti ai grandi monasteri maschili, erano ‘la Minima Compagnia
di Gesù’, come S. Ignazio voleva fossero
chiamati.
Ma P. Médaille non poteva raggiungere
questo traguardo da solo; aveva bisogno
di un Vescovo che concretizzasse il suo sogno. E Dio mandò al Puy
Mons. Enrico De Maupas du Tour
sacerdote santo e nobile potente: figlioccio di Enrico IV, formato nel collegio dei
gesuiti di Reims, diventato Dottore alla
Sorbona, Vicario Generale per dieci anni
e Primo cappellano a Corte, grande amico
di Vincenzo de Paoli e in seguito suo
biografo.
Mons. De Maupas entrò in Diocesi il 27
febbraio 1644 ed era il “solo signore
del Puy”. P. Médaille non tardò a fargli
visita ed esporgli il suo progetto. Il santo Vescovo lo condivise e ne studiò insieme l’attuazione pratica; cercò subito
una sede dove ‘far nascere’ il nuovo
Istituto e la trovò presso l’Orfanotrofio
o Ricovero del Puy, detto comunemente ‘Ospedale di Montferrand’. Lì si riunirono le prime suore con la missione
di “educare e istruire le figliole povere,
senza padre né madre”. Ben presto l’edificio venne ingrandito e nel 1648 fu
chiamato ‘Casa della Carità delle Figlie
Orfane di S. Giuseppe’.
Il 10 marzo 1651, dopo l’aspirandato e
un buon periodo di noviziato “come per
i gesuiti”, le prime religiose emisero i voti
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Notizie storiche
semplici, ma perpetui. Il vescovo
Mons. De Maupas
stabilì che la nuova Congregazione si chiamasse
‘Suore di S. Giuseppe’, prescrisse
l’abito e consegnò le ‘Sante regole’ scritte da P.
Médaille.
Si pensò poi al
riconoscimento
dell’autorità civile e le prime sei religiose
(probabilmente il nucleo di fondazione)
fecero un ‘Atto di Società’ davanti ad un
notaio. Si poteva dire che il ‘Piccolo Disegno’ di P. Médaille era realizzato: la Congregazione esisteva ecclesialmente e civilmente, aveva diritti e doveri davanti alla
Chiesa e allo Stato. Sarà poi Luigi XIV nel
1666 a dare l’approvazione e assicurare
l’esistenza giuridica.
La nuova Congregazione di S. Giuseppe
si diffuse rapidamente crescendo in numero e attività, non solo nella Diocesi del
Puy, ma anche nei dintorni, grazie alla preghiera che motivava le e al grande amore
di Dio e del prossimo che le animava. Di
grande sostegno furono Mons. De Maupas, il suo successore Mons. Armando
De Bethune e altri Vescovi.
Tra tutte le Case aperte, merita un
cenno Lione: era proprio stato il Vescovo di questa città a far tornare in
clausura le ‘Figlie’ di S. Francesco di
Sales; nel 1668 è l’Arcivescovo di Lione a chiamare le suore di S. Giuseppe
ed affidare loro molte opere di Carità!
Lione diventerà il centro più importante della diffusione dell’Istituto dopo la
bufera della Rivoluzione francese.
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Ci sarebbero tante altre cose, veramente belle, da dire, ma lo spazio non ce lo
consente. Con un lungo volo arriviamo
nel 1831, per cogliere il
legame della Congregazione di
S. Giuseppe di Cuneo con la Francia.
È molto semplice: le giuseppine di Cuneo hanno avuto inizio con cinque giovani del luogo che desideravano consacrarsi a Dio. Il Can. Manassero, Priore
della Cattedrale, le ha riunite nella sua
Canonica e ha affidato loro le povertà
della gente; come guida e vita spirituale
consegnò le ‘Sante Regole’ delle Suore
di S. Giuseppe francesi, molto probabilmente di Lione.
Per questo ‘semplice’ ma profondo motivo, le Suore di S. Giuseppe di Cuneo ritengono “che il loro Istituto religioso apostolico è fondato dal Padre gesuita Giovanni
Pietro Médaille” (Art.1 Costituzioni) e cercano di vivere il Carisma da lui definito
‘Piccolo Disegno’. E come scrisse il Fondatore stesso: “Piaccia alla bontà divina”
che la nostra Congregazione “possa contribuire, sia pure come debole strumento,
a ristabilire nella Chiesa la totale unione
delle anime in Dio e con Dio”.
A cura di suor Irene Botasso
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Attualita
L’anno della Vita Consacrata:
accoglienza e impatto nella Chiesa e nella società
Stiamo vivendo l’anno della Vita Consacrata.
Che cosa ci possiamo attendere da un anno
dedicato ad una particolare realtà? In genere si
attende che tale realtà venga riscoperta e, nello
stesso tempo, che tale realtà si rinnovi. Accade
così nella vita: l’anniversario di matrimonio aiuta gli sposi a riscoprire la preziosità dell’amore
che vivono ogni giorno e, nello stesso tempo,
li stimola a rinnovare ciò su cui stanno faticando. Così l’anno sul Creato può aiutarci a rivalutare la bellezza della natura, ma serve anche a
migliorare il modo di trattarla. L’anno della Vita
Consacrata, dunque, ci stimola a rivalutare questo dono e a lavorare per rinnovarne le forme,
spesso impolverate dalla storia.
Innanzitutto rivalutarne la ricchezza. Riscoprire
che la Vita Consacrata è una fortuna per la Chiesa e per l’intera società. In un’epoca di grande
omologazione è una fortuna avere persone ‘fuori
dagli schemi’. In un’epoca dove la sessualità è
sopravvalutata e, spesso, sfigurata è una fortuna
incontrare persone che fanno il voto di castità. In
un’epoca dove la libertà è sinonimo di autonomia, diventa importante incontrare persone che
fanno voto di obbedienza. In un’epoca dove il
mercato e la finanza guidano la storia e i sogni,
continua a far pensare chi sceglie la povertà. In
un’epoca ripiegata sul presente, è importante
avere persone che scelgano i consigli evangelici
per mantener vivo il richiamo all’escatologico. In
un’epoca di crisi della fede diventa importante
una vita che non ha ‘altre ragioni’ che la scelta
di fede. Ma ovviamente un anno sulla Vita Consacrata è una bella occasione per lavorare al suo
rinnovamento. Credo sia questo ciò che la gente
si aspetta. Oggi ho chiesto a un giovane animatore di diciannove anni: «Che cosa ti aspetti dalle persone consacrate?». Mi ha risposto: «Che
sorridano». Bellissimo! In due parole ha detto
tutto. La gente si aspetta che i consacrati facciano vedere la bellezza della vita, la bellezza
della vita donata. Siamo assetati di vita riuscita,
serena, piena. Troppo pesa la fatica della crisi,
l’incertezza sul futuro, la mancanza di ideali, la
precarietà, il proliferare degli insuccessi. Siamo
assetati di una vita bella, profondamente bella.
Alla gente non interessa l’elenco delle regole cui
si sottopongono i consacrati, non interessa ciò
a cui rinunciano, ma ciò che trovano. Mi piace il
titolo di un recente libro dedicato alla vita consacrata “Non perfetti, ma felici”. Troppo abbiamo
identificato la vita consacrata con la vita perfetta.
Abbiamo accentuato l’aspetto morale e ascetico
di tale scelta. Abbiamo rimarcato la differenza,
la separazione. Abbiamo caricato i consacrati di
sacralità e di ‘lontananza’ dalla vita. Oggi tutto
questo ci lascia quasi indifferenti. Perché la domanda non è più: «Come si fa a essere perfetti?», ma piuttosto: «Come si fa ad essere uomini davvero?». Pertanto ogni scelta di vita deve
rispondere a tale domanda e aiutare gli altri a
rispondere. In ogni forma di vita io cerco quanto tale forma mi mostra una vita felice, riuscita.
Non cerco una persona perfetta, ma una persona felice. Dice fratel Michael Davide Semeraro,
l’autore del libro citato: «L’importante è obbedire al primo comandamento che troviamo nelle
Scritture e fonda tutti gli altri: siate fecondi. La
cosa importante è crescere, è camminare. Essere
perfetti talora corrisponde ad un atteggiamento
statuario, essere felici non è altro che essere in
cammino… insieme. Sarebbe molto bello se la
nostra vita consacrata, invece di essere un museo, diventasse sempre più un laboratorio, certo
meno ammirabile, ma forse più testimoniale e
interessante da visitare non soltanto per ciò che
ricorda, ma per ciò che promette… e permette». In questa luce l’autore parla in modo forte
di cambiamento e dice: «Il perno è accettare la
sfida di andare oltre l’idea più tradizionale di ‘riforma’ per aprirsi ad un lavoro che indico come
‘riformattazione’. Concretamente significa non
pensare che il meglio della vita consacrata sia
nel passato alle cui forme bisognerebbe tornare. Il meglio sta nel presente accolto che apre
nuove strade per il futuro, per evitare quello che,
con linguaggio mediatico, possiamo definire il rischio della ‘rottamazione’ della vita consacrata».
Ci auguriamo che quest’anno aiuti a meditare
sulla Vita Consacrata per riuscire a intravvedere
le strade che il Signore indica per il futuro.
Derio Olivero
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Testimonianze
CONSACRARSI A DIO OGGI!
Sulla vita consacrata
c’è tanta confusione.
Prima di tutto, Dio non
lo scelgono i consacrati. I consacrati ‘rispondono a una chiamata’:
è molto diverso.
Da qui inizia il cammino. Questo è visto di
solito come una rinuncia. A me invece piace
pensare che è per un
di più.
Anche la mamma di famiglia rinuncia a tante cose per seguire i figli e il marito ma sempre per amore. L’altro giorno ho scoperto
che una consacrata laica di quasi 90 anni si
alza tutte le mattine alle 4 per esser pronta a recitare le Lodi alle 6,30. Una madre
di famiglia, sapendo questo aneddoto, mi
ha risposto che non lo farebbe mai. Eppure io so bene che questa donna, per la sua
famiglia, si alza presto al mattino e a volte
dorme poco per vegliare l’anziana madre
ammalata. Entrambe le donne si alzano dalle loro ‘comodità’ per amore.
Allora qual è la differenza tra la vita consacrata e la vita di una donna laica, sposata,
se tutte e due rispondono ‘Si’ ad una chiamata all’Amore?
La vita consacrata è la risposta libera ad un
amore più grande, è chiedere ogni giorno a
Dio di avere lo sguardo di Gesù sul mondo,
su TUTTE le persone che incontri.
La mamma riversa tutto il suo amore sui figli
e sul marito, la sua prima messa è la famiglia; la persona consacrata cerca di condividere con l’umanità intera quest’amore
grande, per quanto le è possibile.
La vita consacrata è una sfida sotto tutti i
punti di vista: molti laici pensano alla vita
consacrata come a una vita di rinunce, altri pensano ai consacrati come a persone
super dotate, perfette, dimenticando che
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sotto a quell’abito c’è
una persona in carne
ed ossa, con la sua fragilità.
Anche dentro le comunità la sfida continua perché la vita
religiosa non può più
essere quella di 50
anni fa. Penso che
sia finito il tempo dei
grandi apparati istituzionali e ‘del fare’. La
vita religiosa non è business. Penso che si
debba pianificare ‘di concerto’ una rete di
carismi diversi che collaborino sul territorio
e che, singolarmente, ogni consacrato debba sinceramente chiedersi continuamente:
‘Per chi sono qui?’.
Se entro in una Congregazione per fare il
mestiere della maestra, ad esempio, non va
bene: meglio uscire e fare la maestra, non
la maestra-suora. Se la motivazione del mio
ingresso nell’Ordine è fare un mestiere, prima o poi, sarò delusa!
Perché quindi, scegliere la vita religiosa,
oggi? Perché penso che seguire Cristo,
guardando a Lui solo, sia infinitamente più
intrigante. Solo guardando a Lui, posso
pensare a donarmi davvero, come ha fatto
Lui, per me, sulla croce. La vita consacrata è
scoprire, con stupore, che c’è qualcuno che
mi ama, in modo totalmente disinteressato
da sempre e che mi aspetta da tempo.
Il punto fondamentale è verificare se cammino in ascolto della Parola: la Sua Parola,
non la mia. È questo, secondo me, il segreto per qualsiasi vocazione, ma in modo particolare per la
vita consacrata. Buon
cammino a
tutti.
Sonia
Testimonianze
ACCOMPAGNARE LA VOCAZIONE DI UNA FIGLIA
Dio vuole visitare le
case di tutti perché di
tutti è Padre. Spesso
però rimane fuori; con
l’ostinazione dell’amante continua a bussare,
a scusare, ad aspettare
che Gli si apra.
Così è successo per
la nostra famiglia. Per
anni nei chiaroscuri della quotidianità Dio ha
lavorato, conducendo
nostra figlia a maturare la vocazione religiosa. Sono stati anni in cui ha vissuto come tutti i giovani: lo studio, l’entusiasmo proprio
dell’età nello spendersi per gli altri, i momenti di divertimento, una profonda intesa
con il fratello minore, sicuramente gli interrogativi sul proprio futuro. Poi la decisione:
frutto maturato lentamente negli anni. Oggi
nostra figlia è pienamente inserita nella comunità religiosa che ha scelto. La sentiamo
felice e realizzata. Certo anche lei vivrà le difficoltà quotidiane, a volte, come tutti, i dubbi perché la scelta per una vocazione, qualsiasi vocazione, è da rinnovare ogni giorno.
Anche per noi genitori sono stati anni di maturazione segnati da interrogativi trepidanti
e a volte da discussioni
che facevano crescere
in nostra figlia atteggiamenti di rispetto
filiale, di abbandono
alla volontà di Dio, ma
anche di fermezza.
Il grande dono che Dio
ci ha fatto attraverso la
sua scelta è stato proprio il nostro doverci
mettere in gioco ogni
giorno, accettando di
riporre in Lui la nostra vita. La sua maturazione vocazionale ha stimolato la nostra maturazione nella fede. Abbiamo sperimentato
che la grazia di uno è grazia per tutti; che
il dono dei figli si rinnova in ogni momento
della vita e diventa più grande quando i genitori a loro volta li donano.
Ora in casa è rimasto nostro figlio minore.
Anche per lui il Padre ha un disegno che, sicuramente, sta maturando nelle pieghe dei
giorni. Nulla sappiamo di quali sentieri percorrerà, solo ci auguriamo che Dio ci preservi dal porre ostacoli a quanto ha pensato per
lui affinché anche su di lui possa splendere la
luce del Suo Volto.
Giovanna e Giovanni Dutto
IL MIO INCONTRO CON LA VITA CONSACRATA
Tutti, nella vita, abbiamo avuto la fortuna di
incontrare delle persone che hanno lasciato
un segno, di cui non dimenticheremo l’aiuto
ricevuto. Per me, tra queste persone, ce ne
sono alcune che hanno scelto di consacrare
la loro vita al Signore. Di quand’ero bambina, non posso dimenticare suor Renata alla
scuola materna e suor Emilia alla scuola elementare che, con dolcezza, mi hanno accompagnato nei primi passi della conoscenza di
Gesù. Crescendo, ho frequentato la parrocchia, l’oratorio e il gruppo giovanissimi. In
un’età in cui ci si pongono tante domande,
in cui si sogna e si fanno progetti, don Bruno
e suor Daniela sono stati per me due persone
significative perché mi hanno aiutato a curare
la mia fede, a cercare di viverla nel quotidiano e ad andare più in profondità, cercando
di dare un senso in Cristo ad ogni evento. Ci
sono poi stati anni difficili, di crisi, di delusioni, di dubbio e di ricerca. Significativa è stata
la presenza e vicinanza di suor Daniela, che
sempre mi ha saputo ascoltare, consigliare e
incoraggiare. Ho la certezza che attraverso di
lei il buon Dio mi ha voluto parlare, facendomi più volte percepire la sua Presenza di
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Testimonianze
Bene nella mia vita, aiutandomi a discernere
il bene e il male e a valorizzare i talenti che il
Signore mi ha dato. Tuttora lei resta per me
un punto di riferimento, un esempio di vita
consacrata vissuto nella concretezza, ma ancorata a Dio. Ho poi avuto la fortuna di vivere
una bellissima amicizia con Laura, mia coetanea, con la quale ho condiviso momenti di
svago e divertimento, di approfondimento e
cura della fede. Laura ha poi deciso di consacrarsi al Signore e ora è in cammino per i
voti definitivi. La sua scelta di vita ha fatto si
che la nostra amicizia cambiasse in quanto a
vicinanza fisica, ma non sicuramente in quan-
to a sintonia e vicinanza del cuore. La sento
presente nella mia vita perché quelle poche
volte in cui ci vediamo rinnoviamo il ricordo reciproco nella preghiera e l’impegno a
portarci l’una e l’altra nel cuore. Infine vorrei
ricordare come sia sempre stato per me un
riferimento mio zio Cele, ora vescovo. Con
i piedi per terra e lo sguardo rivolto al Cielo
e con la sua saggezza mi è stato vicino, soprattutto nelle situazioni difficili, nei momenti
di discernimento per la mia vita. Avere il suo
appoggio mi ha lasciato più serena nelle mie
scelte!
Silvia Migliore
DALLA FAMIGLIA CARISMATICA - LAICI DEL PICCOLO DISEGNO
Siamo Ilaria e Maria
Helena e facciamo parte del Gruppo Laiche
del ‘Piccolo Disegno’
di Torino. Anche noi ci
sentiamo partecipi e
accogliamo il cammino che Papa Francesco
ha proposto in questo
anno dedicato alla Vita
Consacrata e al Sinodo
sulla Famiglia.
Sperimentiamo quanto
sia bello e importante poter condividere nei
nostri incontri, di laiche, laici e suore insieme, la preghiera, la Parola di Dio, vari temi
di attualità, gli incontri di Federazione, i Ritiri spirituali, i momenti forti di scambio con
gli altri gruppi di Cuneo.
Questa condivisione di valori, ideali, aspirazioni, proget­ti, cammini di conoscenza e di
crescita è per noi fondamentale, ci fa sentire
partecipi della stessa realtà carismatica. Siamo, come dice papa Francesco, "Vocazioni
portatrici di ricchezza e grazia per tutti, spazi
di umanizzazione nella costruzione di relazioni vitali; luoghi di evangelizzazione".
Tutto questo alimenta la nostra fede, ci sostiene nel nostro impegno quo­tidiano; nel
lavoro, nella famiglia, nel volontariato, nel-
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la presenza e nell’aiuto concreto a tante
situazioni e famiglie in
questo tempo difficile
e problematico. È bello
sentirci anche noi, laiche e laici, incoraggiati e stimolati a vivere
questo anno come un
tempo prezioso, un’opportunità, un dono dello Spirito Santo.
La collaborazione con
le suore Giuseppine è un aiuto reciproco,
è una presa di coscienza che pur nelle differenze c'è ricchezza, stima, rispetto, accoglienza; tutti elementi indispensabili per
testimoniare nel nostro quotidiano la tenerezza e la misericordia di Dio.
Ci auguriamo che questo anno speciale sia
per noi e per tutti un faro, una sorgente
di luce e di speranza per poter vivere più
consapevolmente la missione ricevuta, per
poter ancora sognare e costruire una chiesa
che sia aperta e accogliente, una società più
umana e solidale; per essere insieme, donne
consacrate e famiglie, capaci di farci carico
di quella porzione di umanità che il Signore
ci ha affidato.
Ilaria e Maria Helena
Testimonianze
VITA RELIGIOSA IN AMERICA LATINA
La parola che
subito mi affiora
nel cuore, pensando alla mia
esperienza di
vita religiosa in
America Latina
è INCONTRO.
La vita religiosa
mi ha aiutata a
vivere in modo
forte e intenso
l’incontro con il
Dio di Gesù Cristo, con la Parola, come storia
di salvezza, con
il popolo e con altre congregazioni.
Incontro con il Dio di Gesù Cristo che si è
incarnato, ha messo la sua tenda tra gli uomini e che attraverso la lettura orante della
Parola mi ha aperto il cuore e insegnato a
vivere un’incarnazione reale tra la gente.
Ho visto, udito, toccato la presenza di Dio
che parla nella realtà concreta dell’esistenza e che suscita vita anche dove non si vede
che morte, la presenza di Dio che sostiene
gli umili e rende fecondo ciò che apparentemente sembra sterile e inutile. L’incontro
con Dio nella contemplazione, nel silenzio,
nella realtà, ha dato alla mia vita consacrata
una dimensione insostituibile, quello stimolo
quotidiano per essere presenza di amore e
di misericordia, per essere sorella accanto ai
fratelli più piccoli ed emarginati.
Incontro con il popolo, un popolo che mi ha
arricchita con la sua cultura, la sua fede, la
sua tenacia nella lotta, la sua accoglienza, la
sua semplicità e la sua apertura. Con loro ho
imparato ad essere più semplice, a vivere la
festa e la lotta, la gioia e il dolore; con loro
ho imparato ad essere sorella che cammina
insieme senza distinzione e senza privilegi.
Come loro ho goduto nell’aprire le porte di
casa, sedendoci alla stessa mensa e condivi-
dendo il pane e
la Parola.
Incontro con lo
sguardo semplice e sempre stupito dei
bambini
che
nella loro innocenza mi hanno
aiutata a contemplare la presenza di un Dio
creatore nella
natura, con occhi sempre limpidi e colmi di
tenerezza.
Incontro con i giovani che nell’esuberanza
del loro vivere il quotidiano mi hanno aiutata
a incontrarmi con il Dio della Vita e dell’amore nelle piccole conquiste di ogni giorno e a
guardare il futuro con speranza.
Incontro con la vita religiosa, cercando, insieme alle altre congregazioni il nostro volto,
il nostro ruolo, il nostro posto nel popolo di
Dio. L’esperienza intercongregazionale mi ha
arricchita moltissimo, aprendo orizzonti e regalandomi spazi di incontro, di spiritualità, di
confronto.
Oggi più che mai la vita religiosa è chiamata
ad essere mistico-profetica. Con le parole di
Carlos del Valle, teologo cileno, racchiudo la
mia esperienza e il mio desiderio: «Rendiamo la missione profetica una convinzione,
una fede, non un’idea. Le idee si pensano,
nella fede si vive. La spiritualità di chi vive
nella fede è la nostra forza. Guardando sempre verso l’alto, ma a partire dal basso. Perché il nostro cuore è vicino agli esclusi. Con
loro e a partire da loro si vive il Vangelo. Il
nostro compito: ascoltare e rimanere con la
Parola di Dio, a fianco dei poveri, per ravvivare la consacrazione».
Suor Rosa Porello
11
Testimonianze
ESSERE SUORE IN AFRICA
La vita religiosa in Africa, nelle sue forme e
strutture attuali, è il frutto dell’azione missionaria dei religiosi e delle suore venuti
in Africa per evangelizzare. È grazie ai loro
sforzi che la vita religiosa è nata e ha conosciuto una grande espansione in terra
africana.
Nelle nostre società, la donna, la mamma africana è colei che dà la vita, che si
prende cura di essa e che porta avanti i
valori familiari. Il suo è un ruolo insostituibile, la sua assenza nella famiglia crea uno
squilibrio totale. Allo stesso modo possiamo dire che la vita religiosa è un tesoro
prezioso per la chiesa in Africa e là dove
i religiosi sono presenti, costituiscono un
punto di riferimento per molte persone,
credenti e non. Alcuni valori della nostra
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cultura africana ci aiutano a vivere con dignità la nostra scelta di vita. Il senso del
divino ci spinge a curare la vita spirituale,
a essere nella società un segno dell’assoluto di Dio, con gioia, speranza e carità.
Il senso comunitario che è presente nelle nostre tradizioni ci porta a vivere nelle
nostre comunità l’accoglienza, l’ospitalità,
la solidarietà; sull’esempio della prima comunità cristiana.
«In un’Africa assetata di fecondità» - come
dice padre Matungulu, un sacerdote gesuita, la religiosa sceglie con determinazione
di rinunciare liberamente alla maternità
umana per una maternità spirituale. Facendo voto di povertà, la religiosa sceglie
di vivere nella sobrietà, mettere in comune
i beni che si hanno e di condividere. Inol-
Testimonianze
tre la religiosa africana
mette ciò che ha ricevuto dalle suore che l’hanno preceduta a servizio
delle suore più giovani,
per la loro formazione
integrale.
Che cosa si attende la
società africana dalle
religiose? La suora deve
essere una persona che
ama senza distinzioni,
che aiuta gli altri, che
testimonia con la gioia
che vale la pena appartenere al Signore,
che rispetta gli altri ed è seria nei suoi impegni di consacrazione: la preghiera e i
voti, in particolare il voto di castità. Inoltre si aspetta che la suora sia attenta alle
sofferenze della gente, attraverso gesti
che denuncino l’ingiustizia a tutti i livelli:
sociale, economico, politico, religioso. In
fondo la società attende che le religiose
assumano un ruolo profetico.
Le difficoltà e le sfide maggiori che toccano la vita religiosa in Africa sono legati al
voto di castità e alla povertà. Come abbiamo detto in precedenza, la suora africana
vive il suo voto di castità in una società assetata di fecondità. La sua scelta è, quindi,
spesso mal compresa e si dubita della re-
ale e sincera osservanza
del voto fatto. A volte
le suore ricevono insulti
e derisioni che mirano
a scoraggiarle nel loro
proposito. Poi c’è chi
tenta di distogliere le
suore dal loro proposito. La rinuncia libera e
sincera alla procreazione richiede, perciò, che
la persona abbia una
buona maturità psicoaffettiva.
Nella mentalità corrente, i genitori che
fanno studiare i figli al prezzo dei loro sacrifici, coltivano molte ambizioni circa il
futuro dei figli e si attendono, a torto o a
ragione, che questi contribuiscano al miglioramento delle condizioni di vita dei
genitori. Il fatto che una figlia scelga di
farsi suora non cambia in nulla queste attese. Questo fa si che la fedeltà al voto di
povertà ponga dei problemi alla suora nei
suoi rapporti con la famiglia e con chi pretende qualche cosa da lei.
Inoltre, alcune congregazioni hanno problemi finanziari, soprattutto per assicurare
la formazione delle suore giovani. Infatti,
per una formazione integrale della persona occorre investire molto denaro.
Un’altra difficoltà è costituita dalla proliferazione delle sette religiose che creano
una grande confusione a livello religioso e
di fede. Questa è una grande sfida per la
vita consacrata in Africa.
Nonostante queste difficoltà, la vita religiosa è una grande speranza per la Chiesa
in Africa. Siamo tutte invitate a dare una
testimonianza credibile là dove noi siamo
per rendere vivo e presente Gesù, nel nostro mondo di oggi.
Suor Wivine Mboma
13
Testimonianze
RICEVERE E DONARE
La Vita Consacrata è una chiamata che attende
una risposta; è
un dono che, se
accolto, dà vitalità per donare se
stessi e crea l’esigenza di fissare lo sguardo su
Cristo per essere
uniti a Lui e trasformati in Lui. È
la vita di missione ‘a gentes’ che
mi ha favorita
nella scoperta progressiva della bellezza
e creatività della dinamica del ‘ricevere’
e del ‘donare’ che concretamente è l’essenza della Vita Consacrata. Il rendermi
conto della mancanza di cose nelle quali
ero cresciuta, alle quali mi ero abituata
e che ritenevo normale avere o addirittura dovute, quali: il verde della natura,
le montagne, l’acqua pulita e abbondante, l’aria trasparente, un certo ordine, la
facilità di trovare beni di consumo ecc.,
tutto questo ‘non avere’, ‘non trovare’ mi
ha fatto prendere coscienza di com’ero
stata immersa in una realtà di cui approfittavo egoisticamente come parassita. Il
risultato di questa presa di coscienza è
stata l’apertura alla meraviglia, alla gratitudine, all’accoglienza del quotidiano
e il bisogno di vivere la missione feriale
come dono per Dio e per i fratelli, attraverso gli alti e bassi con cui sempre ci
confrontiamo.
Nella Parola di Dio si legge: “Gesù ne
costituì dodici perché stessero con Lui
e per inviarli a predicare” (Mc 3,14). Ai
14
chiamati chiede
di vivere insieme,
in continuo contatto con Lui, per
lasciarsi configurare sempre più
e sempre meglio
a Lui e poter andare ed essere
‘profeti’ che testimoniano come
Lui è vissuto su
questa terra. Con
questa certezza
ogni consacrato
può vivere in pienezza la vocazione in ogni luogo e ambiente, anche il più controverso. La mia
esperienza in Camerun è stata ricca: ho
ricevuto molto di più di quanto ho dato e
questo dalla gente povera, incolta e umile, ma ricca di umanità. Io ero partita per
evangelizzare e mi sono trovata evangelizzata.
La situazione politica bruscamente capovolta e l’insicurezza sempre più minaccioso ci ha costrette a cedere e, nel giro di
cinque giorni, rientrare in Italia in attesa
che passi la bufera.
Adesso, febbraio 2015, ho ormai familiarizzato con l’idea di rimanere in Italia. Ho
accolto con serenità il nuovo mandato
che mi è stato proposto, sostenuta dalla certezza che, ovunque si è chiamate a
‘servire’, è la stessa testimonianza che ci
è richiesta: essere profeti che testimoniano come Gesù è vissuto su questa terra.
“Gesù andava di villaggio in villaggio facendo il bene”.
Suor Robertina Giovani
Testimonianze
ANNO DELLA VITA CONSACRATA
È da poco iniziato l’Anno
dedicato alla Vita Consacrata. Per comprenderne meglio il significato ho rivolto
queste domande a suor
Mercedes, della comunità
delle Suore di San Giuseppe.
1) Perché un anno dedicato alla Vita Consacrata ?
Che significato può avere,
oggi ?
La vita consacrata appartiene alla Chiesa e la Chiesa ha cura dei suoi
figli.
Come madre vuole guidarci, in questo
anno, a rinnovare la gioiosa consapevolezza del dono ricevuto che è dato per il bene
di tutto il popolo di Dio.
“Rallegratevi!” è l’esortazione evangelica
sottolineata ripetutamente dal Papa nell’invitarci a compiere un cammino a ritroso
verso il primo sguardo d’amore per rinnovare la gioia e l’esigenza di una sequela
ravvicinata di Gesù.
La scelta di giocare la vita sul vangelo a
servizio dei fratelli richiede
infatti un processo di maturazione mai concluso, nella
ricerca di dare risposte nuove in un mondo in continuo
mutamento.
2) In un mondo frammentato e ferito la vita consacrata può essere ancora
una presenza significativa?
La vita consacrata, pur nella
situazione di minorità che
sta vivendo, è presenza significativa nella misura in cui sa essere
memoria viva di Gesù, della sua forma di
vita, e sa farsi vicina ad ogni fratello con
l’umanità del Signore. In un mondo diviso,
ferito nelle relazioni, offre silenziosamente
il segno della fraternità, della vita condivisa
attorno a Gesù nel solco della prima comunità cristiana in un cammino che non si
arrende di fronte alle fragilità che l’accompagnano.
È ancora in corso la riflessione della chiesa sulla famiglia. C’è un accostamento tra
queste due realtà ?
Sono due vocazioni chiamate a sostenersi
vicendevolmente e a completarsi. Si guardano con simpatia per apprendere l’una
dall’altra come vivere ciascuna la propria
specifica ’fecondità’. La fede e i valori
umani della famiglia sono il terreno buono dove può planare la singolare chiamata
del Signore. I consacrati, da parte loro, si
pongono accanto alla famiglia per accompagnarla nel suo cammino. Il suo ambito di
presenza e di servizio raggiunge situazioni
di particolare difficoltà e si allarga ai nuclei
famigliari del terzo mondo. Quale lunga
mano di Gesù tocca e allevia problematiche pesanti e dolorose.
A cura di don Andrea Beretta
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Testimonianze
PER TE VENIAMO AL PADRE FONTE DEL PRIMO AMORE
Da qualche tempo sentivo il bisogno di scrivere qualcosa sulla Vita
Consacrata. Ci voleva quest’ anno
speciale per farmi decidere a parlare della bellezza e della grandezza
della Vita Consacrata, della gioia di
vivere per il Signore, ringraziandolo
infinitamente per avermi chiamata. A chi accetta di seguirlo, Cristo
apre sconfinati orizzonti di bene anche se illuminati dalla croce.
La decisione di consacrarmi al Signore è partita da una domanda:
In punto di morte cosa vorrei aver
fatto nella mia vita? La scelta di essere sposa, mamma mi pareva un po’ limitante, mi stava un po’ stretta. Davanti a Gesù
che ha dato la vita, che ha amato di amore
immenso, ci voleva un di più. Così mi sono
decisa per l’amore totale e universale: la mia
vita tutta per Lui e per il prossimo mediante la preghiera, il servizio, l’offerta. Non mi
sono illusa, perché il Signore mi previene, mi
accompagna, apre nuovi orizzonti e non mi
lascia mai sola a patto che io mi metta nelle
sue mani e mi lasci “modellare come l’argilla
nelle mani del vasaio”.
La vita religiosa si esprime in modi diversi:
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essa si fa tenerezza e sostegno per i piccoli e i deboli, accoglienza fraterna di chi non
ha niente, guida sicura e attenta, compagnia
per chi è solo, conforto per chi non ha più
speranza, sollecitudine instancabile che sfama, disseta, veste, cura ammonisce, illumina,
abbraccia e perdona. Solo chi è cieco può
ignorare il dono grande della vita religiosa
e oggi più che mai se ne sente la mancanza.
Il nostro fondatore P. Médaille mi stimola con
le sue massime: “Nel corso della tua vita abbi
un solo desiderio: essere e diventare come
Dio ti vuole”. “Nelle tue necessità rivolgiti
a Dio con grande fiducia nella certezza che
la bontà divina non verrà mai meno”. Ogni
mattina all’alba noi preghiamo: “Ti ringrazio,
Signore, d’avermi chiamata alla vita religiosa”. Si, non bastano gli anni che ho, sebbene
siano tanti, per ringraziare, tanto è grande il
dono ricevuto.
Ogni giorno chiedo al Signore di far comprendere a tanti giovani la sublimità di questa vocazione, vissuta seguendo Colui che
non ha esitato a dare la Vita per ognuno di
noi perché tutti, proprio tutti, abbiano la vita,
la gioia e la salvezza.
Si, dobbiamo “svegliare il modo” perché
troppe sono le attrattive che portano lontano
dal seguire Gesù e amare il prossimo come
Lui lo ha amato.
Suor Savina Marenco
Testimonianze
RACCONTERÒ I TUOI PRODIGI
Come gli apostoli, un giorno Gesù
mi ha chiamata a
lasciare tutto per
mettermi alla sua
sequela. E sono
partita,
con
lo
sguardo fisso su di
Lui che mi sosteneva.
Il mio caro papà,
uomo pieno di fede
e di fiducia in Dio
m’incoraggiava.
Con l’andare del tempo il Signore mi ha
chiesto sempre di più, anche sacrifici costosi.
Tuttavia avevo tanta fiducia in Dio e la fede,
pregando, si faceva più forte.
Più si prega e più si è nella gioia, sereni di
aver qualche cosa da offrire al Signore.
La chiamata ad andare in missione mi ha
sconvolta. Mia sorella, suor Nicoletta, era
partita da quindici giorni e io dovevo dirlo a
mio papà, vedovo e solo perché la mamma
era morta da tempo, a solo 39 anni. Dopo
aver pregato e implorato l’aiuto di mamma,
della Madonna e dei Santi, con mia sorella
suor Luigina, ho trovato la forza di dirlo a
papà che mi voleva tanto bene. Lui, con tanta fede, pena e coraggio mi ha detto: “Ciò
che conta è fare la volontà di Dio e se non
ci vedremo più su
questa terra, ci rivedremo in Paradiso”. Papà morì
dopo tre anni e
non ci siamo più
visti.
In Congo, viaggiando su strade
pessime, con fango, buche e ponti
rotti, sono arrivata
sulle rive del fiume
Congo, abitato anche da coccodrilli, ippopotami, serpenti e altri animali. Ci voleva coraggio per affrontare la situazione. Ma la fede e
la fiducia in Dio che protegge ovunque mi
hanno dato coraggio per ripartire ogni giorno. Dicevo: “Signore sono qui per te e per i
fratelli”.
Attraversato il fiume, ho sentito la campanella della missione di Beno e il cuore si è
rallegrato. Interiormente mi sono detta: “Qui
c’è la Chiesa, qui c’è Gesù, che bello! Con
Lui c’è tutto”.
Non sapevo la lingua e non conoscevo le malattie di quel paese. Lavoravo alla maternità,
ma non avevo molta preparazione. Tuttavia,
piena di buona volontà e con una grande fiducia in Dio che mi guidava, trovavo sempre
cosa era conveniente fare, anche di fronte a
casi gravi. Una sera hanno portato un bimbo
di due anni che aveva ingoiato una lametta
da barba. La mamma era disperata, gridava,
implorandomi di salvare il suo bambino. Non
capivo la sua lingua. Allora ho invocato l’aiuto di Dio e mi è venuta l’ispirazione di dargli
del luku (una polenta) da mangiare. Al mattino presto la mamma è arrivata con la lametta
in mano e ringraziava. Il bimbo stava bene,
non sanguinava ed era salvo. Quanti prodigi
da narrare grazie alla presenza di Dio in me,
con me e attraverso di me!
Suor Luisanna Cometto
17
Notizie
... DALLE NOSTRE COMUNITÀ
ITALIA
MI ATTENDO CHE ….
“Mi attendo che svegliate il mondo. Illuminatelo con la vostra testimonianza profetica
e controcorrente!”. Papa Francesco lancia
questa sfida a tutti i consacrati in occasione
dell’Anno a loro dedicato. Ci sono offerti 14
mesi per ringraziare del dono ricevuto, ravvivarlo e farlo conoscere, come si pone una
lampada sul candelabro. Tanti sono gli appuntamenti a vari livelli e latitudini.
Che cosa si fa nella comunità di Roma?
La nostra comunità è posta in un crocevia di
eventi a livello mondiale, locale, comunitario,
a cui cerchiamo di partecipare, nei limiti delle
possibilità di ciascuna. Dopo il solenne inizio
dell’Anno, nella prima domenica di avvento,
con la celebrazione eucaristica del Card. João
Braz de Aviz e il messaggio di Papa Francesco
presente spiritualmente all’apertura, un’altra
tappa a dimensione mondiale è stata la festa
della Presentazione del Signore il 2 febbraio,
19^ giornata della vita consacrata. La basilica
di S. Pietro, illuminata da una festosa coreografia di lumini accesi, ha accolto migliaia
di religiosi e religiose, rappresentanti del variegato mondo della vita consacrata, sotto lo
sguardo di Fondatori e Fondatrici, che dalle
loro nicchie sono un invito a fare memoria
storica di tanti santi monaci, religiosi e religiose, esempio e annuncio che è possibile una
vita spesa nella gioia del vangelo. In comu-
18
nione con tutta la nostra congregazione e con
i coraggiosi testimoni che vivono nelle ‘periferie’ più difficili del mondo, abbiamo pregato con l’assemblea: “Cristo Gesù, luce per
illuminare le genti, fa’ risplendere di santità
la vita delle persone consacrate: colmale di
sapienza, umiltà e carità”. La celebrazione ha
accolto anche, per la prima volta, un gruppo
di monaci ortodossi residenti a Roma, mentre
la madre di un monastero russo ha presentato
i doni all’offertorio.
In gennaio aveva avuto luogo a Roma un
evento di particolare importanza, il primo
‘colloquio ecumenico di religiosi e religiose’,
promosso dalla Congregazione per gli Istituti
di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Nel discorso a loro rivolto il 24 gennaio,
il Santo Padre ha sottolineato che l’unità è un
dono dello Spirito Santo e che non si realizza
senza conversione (in gran parte conversione
del nostro sguardo), senza preghiera, senza
santità di vita.
Ogni mese siamo convocate dall’USMI diocesana per un’ora di Adorazione eucaristica
in San Giovanni in Laterano, cattedrale del
Papa. La partecipazione di oltre 500 suore,
con qualche religioso, è un’esperienza spirituale di cammino insieme, in una diocesi
tanto variegata da rendere difficili altri scambi, se non a livello di settori o di prefetture.
Sostando davanti all’Eucaristia siamo invitate
a un ‘pellegrinaggio interiore’ che ci aiuta a
riscoprire la gioia del momento in cui Gesù ci
ha guardate e chiamate. Con le tante memorie di santi e testimoni della fede e della carità, la città di Roma ci offre pure la possibilità
di sostare in preghiera presso i luoghi dove
hanno trascorso la loro vita donata a Dio e
ai fratelli. Invocando la loro intercessione, li
sentiamo vicini, amici che camminano con noi
ancora pellegrini.
Notizie
Anche nella nostra comunità abbiamo posto
un segno visibile che ci ricorda ogni giorno
l’Anno che stiamo vivendo. In refettorio la nostra attenzione è attirata da un cartellone dal
titolo “Ti chiamo per nome”, con due mani
che si cercano per stringersi. Ogni mese a
turno ci suggeriamo una riflessione-impegno,
tratto dai due opuscoli Rallegratevi e Scrutate, che ci accompagnano anche personalmente nel cammino dell’anno. Ciascuna di
noi ha posto sul cartellone la risposta ‘Eccomi’ accanto al proprio nome e alla data della
professione religiosa, facendo grata memoria
dell’esperienza di quando siamo state chiamate per nome.
Non vogliamo dimenticare l’opportunità del
grande dono delle indulgenze, che la chiesa
ci offre in particolari celebrazioni di questo
Anno. Sono un aiuto per ché la nostra vita
consacrata possa rinvigorirsi e parlare al mondo d’oggi della bellezza e preziosità di questa
forma particolare di sequela Christi.
Per poter svegliare il mondo, ci affidiamo anche alla preghiera del salmo 57: “Svegliati,
mio cuore!”.
Suor Margherita Colombero
GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA
In quest’anno dedicato, da
gioia che viene dalla belPapa Francesco, alla Vita
lezza di vivere il vangelo di
Consacrata, la giornata del
Gesù, dall'annuncio, dalla
2 febbraio, festa della Pretestimonianza e dalla prosentazione di Gesù al Temfezia. Una profezia capace
pio, assume un valore tutto
di ‘risvegliare il mondo’,
nuovo.
di affascinarlo, con l'attenUn clima di gioiosa partecizione ai suoi bisogni, conpazione ci accoglie intorno
traddizioni e smarrimenti. Il
all'altare del Signore, per
profeta riceve da Dio la capacità di scrutare la storia
celebrare la memoria della
nostra chiamata e della noe di interpretare gli avvenistra risposta; per dire grazie
menti; la capacità di discere consegnare a Dio i nostri
nimento e di denuncia del
desideri di piena adesione La composizione floreale, prepara- male, delle ingiustizie, delagli orientamenti e ai nuovi ta con fiori bianchi, parla di bellez- la corruzione, degli abusi,
za, di vita e di movimento. Vuole
orizzonti che papa France- simboleggiare il nuovo stile di vita perché il profeta è libero e
sco apre nella sua Lettera che ci attende, il cammino verso non deve rispondere ad alapostolica ai consacrati.
le periferie del mondo, lontane e tri padroni se non a Dio. EsCome un Pastore egli an- vicine; le periferie interiori di chi sere profeti significa assunulla le distanze e si fa vici- cerca speranza, senso, risposte mere un compito di grande
no per indicarci, in questo alle domande profonde, alla fame responsabilità e di grande
dello spirito.
impegno, disposti a pagaoggi di crisi e stravolgenti
cambiamenti, la strada da
re di persona, senza sconti.
seguire, le urgenze e le priorità da evidenQuesto, tuttavia, non deve fare paura perziare. L'invito a rivedere il passato con riché Dio è con noi.(Ger. 1,8). Siamo certi che
conoscenza a Dio e ai Fondatori, a vivere
l'anno dedicato alla Vita Consacrata sarà un
il presente con passione e a preparare un
tempo di Dio ricco di grazia, di conversione
futuro di trasformazione e di speranza, ci ha
e di vitali trasformazioni.
sorpresi e conquistati. Il Papa si attende che
la nostra vita lasci trasparire la gioia, quella
Suor M. Giorgia Mana
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Notizie
DOVE LA COMUNITÀ È FONTE DI GIOIA
In questo anno, che Papa Francesco ha voluto dedicare alla Vita Consacrata, ci sentiamo
fortemente interpellate ad apprezzare la ‘gioia’ della vita consacrata vissuta in comunità e
a ringraziare il Signore per questo immenso
dono. Questo ideale, vissuto agli inizi da noi
tutte con entusiasmo, con il passar degli anni,
si fa più ricco di esperienza, di saggezza e
oggi, di gioia, quella vera, profonda, che dà
pace anche in mezzo a problemi e difficoltà. E’
la gioia di chi, un giorno, ha consacrato tutta
se stessa al Signore e gli ha offerto la propria
vita affinché egli la potesse usare secondo i
suoi disegni di amore. È la gioia di chi ha capito che non c’è amore più grande che ‘dare la
vita’, come ha fatto Gesù per noi, perciò non
cerca altro che le occasioni per donarsi. È la
gioia che assaporiamo ogni mattina quando riceviamo insieme il pane Eucaristico, sorgente
di unità, e il pane della sua Parola che ci nutre e ci dà la forza durante tutta la giornata. È
la gioia che scaturisce dal perdono reciproco,
dall’umiltà di riconoscere i propri limiti, dal desiderio di crescere insieme per aiutarci con l’esempio e la preghiera a divenire un cuor solo e
un’anima sola. È la gioia che proviamo nel fare
le piccole cose nella certezza che nulla è 'piccolo' se fatto con amore. Diventa perciò naturale aiutarci l’un l’altra, supplire a quello che
una di noi non riesce più a realizzare, fare in
modo che ognuna si senta utile e importante
per la comunità e per la Chiesa. Ad esempio,
suor Anna Teresa, pur non possedendo più il
dono della memoria, dell’orientamento e della
possibilità di esprimere il proprio vissuto con
messaggi verbali, riceve un aiuto da tutta la
Comunità, Cardinale compreso, ma allo stesso tempo continua a donare a noi e a tutti il
suo sorriso e a stupirci con la sua straordinaria
bontà. Quando ci si rende conto che tutto ci è
stato donato gratuitamente, il cuore si riempie
di gratitudine e di gioia e sente il bisogno di
ricambiare in modo altrettanto gratuito. Il nostro cuore si riempie di gioia quando possiamo
offrire qualcosa di ciò che viviamo, questa testimonianza per esempio, insieme alla nostra
preghiera sincera e fiduciosa per i problemi
della Chiesa universale e di tutta l’umanità, invocando su tutti speranza e pace.
La Comunità di Testona
‘VIVERE IL PRESENTE CON PASSIONE…’
È questo uno degli obiettivi di Papa Francesco per
l’anno della Vita Consacrata, che trova, da parte
nostra, una risposta nella
riapertura di una piccola
comunità a S. Chiaffredo di Busca. Prese dalla
‘fantasia della carità’ che
anche nella nostra storia
non ha conosciuto limiti,
nonostante le nostre esili
forze, abbiamo osato questo passo per essere
presenza amica e fraterna in questo paese che
da sempre ha amato, apprezzato e desiderato
avere nuovamente le suore sul posto. L’accoglienza riservata a suor Maddalena e a suor Robertina il 1° febbraio 2015, nel contesto dell’Eucaristia e del rinfresco, ha sottolineato tutto
questo insieme a gioia e riconoscenza grande.
Quest’apertura, per assicurare una presenza
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stabile nella parrocchia
dove i sacerdoti non possono più risiedere, è in
attenzione al bisogno di
una comunità parrocchiale viva e giovane dove le
due sorelle, in collaborazione con i sacerdoti e i
laici, possono esprimere
‘passione’ per la gente,
essere vicine, condividere gioie e dolori. A suor
Robertina e suor Maddalena auguriamo che
Gesù sia il primo e l’unico amore per amare
nella verità e nella misericordia ogni persona
che incontrano sul loro cammino perché hanno
appreso da Lui che cos’è l’amore e come amare. Come dice, nella Lettera ai Consacrati, papa
Francesco: “Sapremo amare perché avremo il
suo stesso cuore”.
Suor Esterina M. e suor Rosa Porello
Spazio Giovani
LA VITA RELIGIOSA NEGLI OCCHI DEI GIOVANI
Come vedete
la vita religiosa e cosa vi
aspettate dalle religiose? È
questa la domanda rivolta
ad alcuni giovani che conoscono le suore
e frequentano
alcune nostre
comunità. Ecco
le loro risposte.
Tutte le volte che io mi sono affacciata al
vostro portoncino come catechista, come
semplice persona che cerca un po' di ristoro, ho sempre trovato sorrisi, abbracci,
pace, preghiera, vero e profondo incontro
con Gesù.
Laura
Grazie per avermi coinvolta nelle vostre riflessioni; é un segno di fiducia che apprezzo
molto! La richiesta mi ha dato modo di chiedermi: «A quale mio ‘bisogno’ rispondono
le sisters?».
Sicuramente da un punto di vista ‘laico’ siete
importanti come punto di riferimento umano. Vedo intorno a me
tante persone che non
hanno nessuno con cui
parlare apertamente,
c'è tanta ‘solitudine’ a
livello profondo. Magari si hanno tanti conoscenti, ma sembra che
nella società di oggi sia
quasi ‘vietato’ parlare
apertamente con gli
altri delle proprie vulnerabilità e dei propri
21
problemi, come
se dovessimo
sempre
avere una facciata smagliante.
Sembra sempre
che vadano tutti di corsa e nessuno abbia davvero interesse
ad ascoltarti. In
questa ‘povertà’ voi invece
siete come delle mamme e
delle sorelle pronte ad aiutare ed ascoltare. Questo, secondo me, é un vostro grande
‘punto di forza’ e anche noi laici dovremmo
sforzarci di essere fratelli pronti a fermarci
ogni tanto ad ascoltare chi ci sta intorno,
magari la collega che ha nel cuore pene che
nemmeno immaginiamo.
Oltre a questo aspetto che vi caratterizza
ne vedo anche un altro importantissimo
che mi sembra davvero ‘solo vostro’ e che
credo non sia sostituibile dai laici: il fatto di
essere le nostre spiritual trainers (scusate
Spazio Giovani
il termine!). Il fatto che ci allenate a risvegliare e mantenere viva la ‘fiammella’ della
nostra spiritualità. Mi sembra che spesso
nei contesti tradizionali la fede sia lasciata un po' alla ‘gestione fai da te’, nel senso che non si viene allenati ad uno ‘scavo
profondo’ nella propria interiorità, mentre
mi sembra che sia un tratto
distintivo della vostra spiritualità. A me sembra che la
dimensione spirituale manchi proprio tanto nel mondo
d'oggi e il vostro approccio
di tipo ignaziano sia prezioso
per ‘rimanere centrati’ sulle
cose che contano. Questa mi
sembra una vostra ricchezza
da valorizzare. Anna
Ho riflettuto un po' su questa
domanda e mi verrebbe da
dire che mi aspetto che nella
vita religiosa:
venga testimoniato Gesù
sia vissuto il Vangelo
ci sia coerenza tra quello che si dice e quello che si fa
ci sia l'attenzione agli ultimi
e che le suore siano donne di preghiera.
Cris
22
Ciò che cerco e ciò che ho trovato,
in questi anni, è un punto di Forza,
di Sostegno, di Aiuto e più di ogni
altra cosa, di Ascolto! Ciò che fuori,
a volte, manca.
Persone molto vicine ai giovani,
persone che amano stare con noi,
lungo il nostro cammino spesso
complicato, difficile, incomprensibile! Mi auguro di continuare ad
incontrare persone e comunità così,
che talvolta, più di ogni altro, possono e sanno camminarci a fianco
aiutandoci a ritrovare la luce giusta
al nostro andare ed un passo forte
quando il nostro si fa stanco.
Lory
Dalle suore mi aspetto apertura, comprensione, accoglienza e pace. Mi aspetto quindi delle persone che stiano tra la gente,
che non giudichino, ma che
comprendano, che sappiano
accogliere, non solo in senso
fisico, ma soprattutto accoglienza spirituale ed emotiva.
Che sappiano trasmettere
pace, serenità spirituale con
le parole e con i gesti.
Veronica
I giovani, spesso confusi e
disorientati, hanno bisogno
di tanto ascolto e comprensione. Come prima cosa, devono sentire che c'è interesse
per la loro vita, che sono sostenuti, che con voi, che rispecchiate Gesù,
sono al sicuro. I giovani hanno bisogno di
ricevere spunti di crescita spirituale, con
molta delicatezza e a piccole dosi! Così
potranno avere fiducia e considerarvi punti
fermi e guide sicure per la loro vita.
Sara
Semi di Comunione
SEMI DI COMUNIONE
Adotta un progetto
Mentre continuano le varie iniziative di sostegno ai poveri,
quest'anno ci impegniamo ad adottare i seguenti progetti:
Romania
Sostegno alle famiglie
Sono molti i problemi che le famiglie, in
questo tempo di crisi economica e sociale, sono chiamate ad affrontare quotidianamente.
Come comunità proponiamo di sostenere un papà, solo, che è in cassa integrazione ed ha due figli adolescenti. Essi
abitano in un mono locale situato alla
periferia della città. In quella zona non
ci sono scuole superiori e i due figli, per
raggiungere la scuola, sono obbligati
a usufruire dei mezzi pubblici che sono
costosi. I ragazzi sono impegnati nello
studio e sentiamo quindi importante
sostenerli perché possano frequentare
ogni giorno e avere il materiale scolastico richiesto.
Ringraziamo tutti per la solidarietà e l’attenzione che avete per chi è nel bisogno
e che lotta, ogni giorno, per costruirsi un
futuro migliore. Grazie!
La comunità di Costanza
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Semi di Comunione
Argentina
Centro ricreativo
‘Rincón de la amistad’
Questo è uno spazio dedicato all’educazione, all’animazione e alla ricreazione di
50 bambine, bambini e preadolescenti,
dai 4 ai 13 anni, in un quartiere di Bosques,
periferia di Buenos Aires, in Argentina. Per
quest’attività utilizziamo alcune sale e il
cortile della Cappella di San Pantaleone, della diocesi di Quilmes.
Questo Centro ricreativo è stato accompagnato fin dall’inizio dalle suore
di San Giuseppe di Cuneo che cercano
di portare avanti questo servizio senza
nessun sussidio dello Stato, solamente
con l’aiuto di amici e volontari.
Lo scopo principale di questo Centro è
fare opera di prevenzione per impedire che questi ragazzi diventino vittime
della droga e della violenza, mali che
minacciano sempre di più l’infanzia e
l’adolescenza nei nostri quartieri.
Tutti i pomeriggi questi bambini partecipano a diversi laboratori di doposcuola, disegno, arte, sport, danza e dopo si offre loro la merenda.
Quest’anno, il ‘Rincon de la amistad’ festeggerà 15 anni di attività e finora è l’unico
spazio nel quartiere dove bambine e bambini possono giocare e imparare senza essere minacciati dalla violenza e dalla droga.
Questo Centro è sostenuto da una équipe di 10 collaboratrici, alcune delle quali lo
frequentavano quand’erano bambine e oggi sono animatrici dei gruppi. Noi cerchiamo di dare loro una formazione affinché adesso siano loro ad aiutare altri bambini
e bambine che vivono nella stessa
situazione che loro hanno vissuto.
In questi tempi difficili a livello sociale ed economico, poter vedere
il sorriso riconoscente di questi
piccoli, che con la loro gioia e il
loro affetto ci convincono che vale
la pena svolgere questo servizio,
ci è di stimolo permanente.
Hermana Viviana
Villalba
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Semi di Comunione
Brasile
Un sala d’informatica per il Nucleo
‘Suor Amelia’ del CECOM
Ogni 15 giorni i ragazzi/e del Nucleo ‘Suor Amelia’ hanno il corso di informatica nella sede centrale
del CECOM, ma sovente il pulmino che li trasporta
é impegnato per altre urgenze, lasciandoli molto
delusi. Di fatto, difficilmente si registrano assenze
in questo giorno!
Le educatrici che li aiutano nel sostegno
scolastico, sono convinte che poter disporre
in loco di computer e internet per le attività
sarebbe un grande aiuto.
La sollecitazione, anzi il bombardamento
per ogni forma di tecnologia mediatica si fa
strada anche qui, in questa lontana periferia
di Rio de Janeiro e i bambini sono i primi a
recepire questo appello e a soffrire per questa esclusione!
Entrare nel circuito informatico, di fatto, é in
questo momento un’esigenza a tutti i livelli.
Noi vorremmo davvero offrirne la possibilità
a questi ragazzi/e del Nucleo ‘Suor Amelia’, di usufruire di un servizio adeguato:
UNA SALA DI INFORMATICA!
Chissà se voi, bambini, adolescenti e giovani, che certamente capite questi vostri
coetanei brasiliani, non potreste ‘inventare’ qualcosa per darci una mano a realizzare
il loro sogno!
Fin d’ora vi ringraziamo di cuore, insieme alle vostre famiglie che saranno certamente coinvolte da voi.
Le suore di Vila de Cava
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Semi di Comunione
Repubblica Democratica del Congo
A PLATEAU DE BATÉKÉ:
UN PROGETTO AGRICOLO
PER PRODURRE CIBO
La Campagna internazionale del
2015 e l’Expo di Milano, insieme a
tante altre iniziative, riportano in primo piano l’urgenza del problema alimentare. Circa
2,7 miliardi di persone, più di un terzo della
popolazione mondiale, vive nella povertà o
al limite dell’indigenza. Tra queste, circa 1,2
miliardi di persone soffrono regolarmente la
fame, sopravvivendo con meno di 1 euro al
giorno.
Indigenza, miseria e malnutrizione sono presenti in tutti i continenti e anche in Italia quasi
2,7 milioni di persone non hanno risorse sufficienti per sfamarsi e sono notevolmente aumentate le richieste di aiuto alimentare per gli
anziani e i bambini.
Eppure nel nostro pianeta, da quando esiste, non c’è mai stato così tanto cibo. In
termini strettamente quantitativi, vi sono derrate alimentari per sfamare a sufficienza
l’intera popolazione mondiale.
Questo problema mondiale assume risvolti concreti nelle varie parti del pianeta.
Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, è una metropoli africana con circa 12 milioni di abitanti. Una città immensa, super affollata, dove continuamente arriva gente dalle zone interne del paese, in cerca di condizioni di vita migliori.
Si prevede che nei prossimi anni mancheranno gli alimenti di base per sfamare la popolazione di Kinshasa e delle zone circostanti. Per rispondere a questa
grande urgenza alimentare le associazioni e anche le
congregazioni
religiose cercano di
avviare dei progetti
agricoli finalizzati a
dissodare e coltivare alcune porzioni
di terreno che fanno
parte dell’immensa
estensione di fertile
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Semi di Comunione
terra di cui è ricco il Congo.
Nel mese di gennaio 2015, a Plateau
de Batéké, nella periferia di Kinshasa, è nata una nostra nuova comunità di Suore di San Giuseppe che
ha come scopo principale la formazione delle giovani che iniziano un
cammino di vita religiosa. Insieme a
questo impegno formativo le suore
intendono cominciare a dissodare
e coltivare, impiegando mano d’opera locale, il vasto terreno che circonda la casa, per produrre manioco, mais, fagioli, arachidi e legumi.
Il progetto che proponiamo è finalizzato ad acquistare: sementi, zappe e
altri piccoli attrezzi agricoli. Servirà
inoltre per dare un pasto al giorno
ai contadini che lavoreranno con le
suore per dissodare e coltivare il
campo di Batéké. Questo progetto
agricolo permette di dare lavoro a
molti contadini e i frutti della terra
potranno essere venduti alla popolazione a un prezzo contenuto perché ‘prodotti a km 0’.
Ogni nostra comunità in Africa possiede già un pezzo di terreno, più o meno grande, che
le suore stesse coltivano
per avere manioco, mais e
verdure: cibi indispensabili
alla loro alimentazione.
Attraverso questo progetto del ‘Campo di Batéké’
vogliamo invece rispondere all’emergenza alimentare che colpisce questa
regione dell’Africa, offrendo il nostro piccolo contributo.
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Semi di Comunione
Cameroun
SOSTEGNO A DISTANZA
PER LE SCUOLE
DI MORA E SALAK
Le nostre suore che sono in Camerun
si occupano, ormai da anni, delle 3
scuole primarie a cui loro stesse hanno
dato vita: 1 nella parrocchia di Mora e
2 nella parrocchia di Salak.
I bambini che frequentano queste 2
scuole appartengono a etnie differenti
e praticano religioni diverse: sono cattolici, protestanti, musulmani e animisti. I maestri invece sono
tutti cattolici e sono assunti dall’Ufficio Scuola della
diocesi. Pur essendo scuole cattoliche, l’educazione
religiosa viene impartita rispettando le diverse fedi
religiose. Molta attenzione viene riservata anche al
livello sociale di provenienza degli alunni. Si fa in
modo che tutti i ragazzi, anche quelli di famiglie con
meno possibilità possano accedere alla scuola. Vi
sono infatti figli di impiegati, ma anche molti figli di
contadini, di commercianti, di gente che si sbroglia
con piccole attività.
Queste scuole, come tante altre scuole cattoliche,
sono apprezzate per la serietà dell’insegnamento,
la regolarità delle lezioni, la disponibilità di strutture e l’organizzazione dell’attività scolastica. Nel corso degli anni, alla costruzione
delle aule e dei servizi igienici, per la fornitura di attrezzature e materiale scolastico
e per far giungere l’acqua, hanno contribuito in tanti: Congregazione, parrocchie,
associazioni, gruppi di amici e benefattori che con generosità hanno sostenuto i
vari progetti finalizzati a far nascere, crescere e funzionare queste scuole.
Nonostante l’attuale diffondersi del fondamentalismo islamico che dalla Nigeria
cerca di espandersi anche nel Nord Camerun, seminando insicurezza e paura tra
la popolazione, le nostre sorelle camerunesi e congolesi continuano, con coraggio
e determinazione, a rimanere sul posto e a lavorare in parrocchia, ma soprattutto
nella scuola, credendo al valore dell’educazione come via privilegiata per costruire
una società più giusta e più serena.
Con questo progetto finalizzato a procurare il materiale necessario al funzionamento e all’attività scolastica di queste 3 scuole vogliamo continuare a sostenere il
lavoro delle nostre sorelle e collaborare con loro al bene di tanti ragazzi che desiderano andare a scuola e che potranno, attraverso un percorso scolastico e formativo
adeguato, migliorare le proprie condizioni di vita e la società in cui vivono.
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A p p u n t a m e n t i
Appuntamenti
APPUNTAMENTI PER GIOVANI
- 13 aprile:
preghera nello stile del Piccolo DisegnoParrocchia Spirito Santo - Fossano – ore 20,30
Sole a Mezzanotte
- 18 aprile:
La sorgente - ore 20,45
- Ritiro
domenica 24 maggio - luogo a confermare
- Weend - all'Alpe di Papa Giovanni- Limonetto –
Date a confermare
TERZO SIMPOSIO NAZIONALE SU SAN GIUSEPPE
San Giuseppe e l’arte del custodire
Due momenti del medesimo evento
Santuario di San Giuseppe, corso Alfieri, 384- Asti - 1° maggio 2015
Istituto Suore di San Giuseppe, via Giolitti, 29 - Torino - 2 maggio
2015
PER I LAICI DEL PICCOLO DISEGNO:
ritiro spirituale - 17 maggio – La Sorgente
Giubilei di professione
Sabato 30 maggio 2015 alle ore 16.00
ci uniremo alla lode e al ringraziamento delle nostre sorelle che celebrano il loro 25° - 50° - 60° anniversario di PROFESSIONE RELIGIOSA
nella Celebrazione Eucaristica che sarà presieduta da Mons. Giuseppe
Cavallotto Vescovo di Cuneo e Fossano nella Cappella della ‘Casa
dell’Immacolata’ Corso Giovanni XXIII, 19 - Cuneo
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Per pregare
O Signore risorto
O Signore risorto,
donaci di fare l'esperienza
delle donne il mattino di Pasqua.
Esse hanno visto
il trionfo del vincitore,
ma non hanno sperimentato
la sconfitta dell'avversario.
Solo tu ci puoi assicurare
che la morte è stata vinta davvero.
Donaci la certezza che la morte
non avrà più presa su di noi.
Che le ingiustizie dei popoli
hanno i giorni contati.
Che le lacrime di tutte le vittime
della violenza e del dolore
saranno prosciugate come la brina
dal sole della primavera.
Strappaci dal volto,
ti preghiamo o dolce Risorto,
il sudario della disperazione
e arrotola per sempre,
in un angolo,
le bende del nostro peccato.
Donaci un po' di pace.
30
Per pregare
Preservaci dall'egoismo.
Accresci le nostre
riserve di coraggio.
Raddoppia le nostre
provviste di amore.
Spogliaci, Signore,
da ogni ombra di arroganza.
Rivestici dei panni
della misericordia
e della dolcezza.
Donaci un futuro
pieno di grazia e di luce
e di incontenibile amore
per la vita.
Aiutaci a spendere per te
tutto quello che abbiamo
e che siamo
per stabilire sulla terra
la civiltà della verità e dell'amore
secondo il desiderio di Dio.
Amen.
Don Tonino Bello
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Buona Pasqua
Congrega zione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo - 12100 Cuneo - corso Giovanni XXIII, 17
Tel: 0171.692269 - Fax: 0171.67319 - E-mail: [email protected]
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Cristo è Risorto: con Lui rinasce la speranza, l`Amore diviene vita!