Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche LABORATORIO DI ANALISI CHIMICHE ELEMENTARI ICP-OES TJA IRIS ADVANTAGE/1000 RADIAL PLASMA SPECTROMETER Pastero Linda Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche [email protected] tel: 011 670 51 41 Pastero Linda 1 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Lo strumento Lo strumento, di proprietà del CNR-IGG Unità Operativa di Torino ed installato nei locali del DSMP, è un ICAP (Inductively Coupled Argon Plasma) della Thermo Jarrel Ash (IRIS II Advantage/1000) Struttura dello strumento 1 2 3 4 Zona 1: contiene le ottiche (vedi più avanti) Zona 2: contiene il generatore RF (27.12 MHz), la torcia ed il sistema di introduzione del campione. Zona 3: in essa è collocato il circuito di distribuzione del gas e l’elettronica associata ad esso. Tutta questa parte è completamente controllata via software. Zona 4: qui è collocato il generatore. Esso fornisce il voltaggio necessario al generatore RF e a tutti i componenti dello strumento, tranne che al sistema di raffreddamento. Retro: qui sono collocati gli ingressi per i gas, le prese di connessione al pc… Pastero Linda 2 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Dettaglio della Zona 2 È possibile accedere alla zona 2 sollevando lo sportello basculante posto sul fronte dello strumento, anche con lo strumento in funzione. La torcia è protetta e mascherata con un secondo sportello in vetro bloccato ed oscurato per scongiurare danni agli occhi. L’apertura di questo secondo sportello provoca l’immediato spegnimento della torcia (o l’impossibilità di accenderla). Configurazione “normale”: Il campione è introdotto nello strumento utilizzando solo 2 dei quattro canali disponibili sulla pompa peristaltica. Uno dei due canali è utilizzato per l’introduzione del campione, l’altro per lo scarico della soluzione in eccesso. Pastero Linda 3 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Per l’introduzione del campione si utilizzano normalmente tubi Tygon ® a due stop codificati arancione/arancione (diametro interno=0.89 mm), mentre per la rimozione della soluzione in eccesso si utilizzano tubi a due stop codificati rosso/rosso (diametro interno=1.14 mm). Il tipo di tubo è scelto in funzione del tipo di soluzioni analizzate: a questo proposito qui di seguito è riportata a scopo esemplificativo una tabella prodotta dalla Saint Gobain relativa alla resistenza chimica dei materiali costituenti i tubi. Il campione è immesso nella camera ciclonica tramite il nebulizzatore attraverso un capillare, mentre l’argon, introdotto ad alta velocità attraverso il braccetto laterale del nebulizzatore, crea una depressione nel capillare tale da permettere l’auto-aspirazione del campione e la sua trasformazione in aerosol. Pastero Linda 4 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Non tutti i nebulizzatori hanno la stessa geometria (soprattutto per quanto riguarda la maggiore o minore conicità del capillare e la struttura dell’ugello), ma se accoppiati ad una buona pompa peristaltica forniscono generalmente un flusso stabile di campione che non richiede regolazione da parte dell’operatore. La soluzione nebulizzata passa nella camera ciclonica e da qui alla torcia. Le gocce di soluzione che si formano sulla superficie interna della camera ciclonica vengono drenate nel contenitore di scarico, mentre l’aerosol passa dalla camera ciclonica alla torcia. Configurazione “idruri”: In questo caso si utilizzano 3 dei quatto canali disponibili sulla pompa, tutti e tre per l’introduzione dei reagenti. Pastero Linda 5 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Analita Stato di dell’analita Bi ossidazione HCl (M) NaBH4 (%) III 2.5 1.0 – 1.5 Ge • 0.1 1.0 (in 0.1M NaOH) Pb II 0.5 (+0.8M H2O2) 5.0 (in 0.5M NaOH) Sb III 2-5 1.0 – 1.5 Sn • 0.1 1.0 (in 0.1M NaOH) As III 5–6 1 – 1.5 As V 5–6 1.5 Se IV 5 1 – 1.5 Te IV / VI 5 1.0 – 1.5 Plasma PLASMA = gas ionizzato macroscopicamente neutro. Ad esso possono essere associate alcune caratteristiche dei gas ideali (V, p), mentre altre (conducibilità termica ed elettrica ad esempio) differiscono totalmente a causa della presenza di cariche. Se ottenuto da gas monoatomico può essere descritto dall’equilibrio q q n =1 n =1 X = ∑ X n+ + ∑ n ⋅ e n+ -X ione con n cariche - e elettrone -- DCP (a corrente diretta); il primo commercializzato -- ICP (induttivamente accoppiato); un generatore ad alta frequenza (27.12 MHz o 40.68 MHz) produce un campo ad alta frequenza mediante una bobina ad induzione (=nessuna contaminazione degli elettrodi!). Il Pastero Linda 6 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche raffreddamento è ottenuto tramite una bobina di rame avvolta esternamente attorno alla torcia. Per generare il campo ad alta frequenza si utilizzano normalmente oscillatori “crystal controlled” (il caso dell’IRIS Advantage) o oscillatori “free-running”. La potenza è normalmente di 2 kW e deve essere necessariamente stabile ma, al contempo, flessibile, per compensare le variazioni di impedenza che si hanno durante l’immissione del campione. L’accensione del plasma avviene tramite scintilla: il campo elettromagnetico accelera gli elettroni immessi tramite scintilla in un campo toroidale. Gli elettroni che collidono con gli atomi del gas provocandone la ionizzazione. Questi ioni sono a loro volta accelerati nel campo toroidale fino a quando il gas ionizzato non diventa stabile ed autoalimentato. -- MIP (indotto da microonde) Il gas normalmente è Ar (energia di ionizzazione 15.76 eV), monoatomico e chimicamente inerte. Esso ha uno spettro di emissione semplice, è in grado di eccitare e ionizzare la maggior parte degli elementi della tavola periodica e non si combina in composti stabili (ne produce di instabili tipo ArH, che si dissocia immediatamente dopo la diseccitazione). Inoltre l’argon è piuttosto economico (1% nell’atmosfera). Lo svantaggio è rappresentato dalla bassa conducibilità termica rispetto a quella di gas molecolari come H2 e N2. Torcia: assiale La torcia standard per un ICP-OES come l’IRIS Advantage è costituita da tre tubi in quarzo concentrici connessi ad una base ceramica. 1. spira d’induzione (“RF coil”) + spira di raffreddamento 2. tubo esterno: confina ed isola il plasma (effetto pelle = a causa della natura del campo ad alta frequenza, viscosità il plasma superiore ha nella una zona periferica. Di conseguenza si crea un “canale” centrale a bassa viscosità all’interno del quale viene iniettato il campione) 3. tubo intermedio: accelera il plasma che viene introdotto nell’intercapedine tra i tubi esterno ed intermedio 4. tubo iniettore (per il campione) 5. plasma Pastero Linda 7 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche 6. zona di atomizzazione 7. zona di emissione della riga atomica 8. zona di emissione della riga ionica 9. zona di ricombinazione Ottiche La luce entra nel cammino ottico attraverso una finestra posta sulla estensione POP (Purged Optical Path) prima della mercurio, lampada quindi al passa attraverso due aperture (Slit1: 50µm x 100µm, Slit2: 25/40µm circolare) La radiazione emessa è rilevata dalle parti ottiche e convogliata al reticolo échelle (il fascio luminoso viene disperso una prima volta in una direzione e successivamente nella direzione ortogonale: questo consente di realizzare spettroscopia ad alta risoluzione. Il “GRISM” - GRazing Incidence priSM - combinazione prisma + reticolo, con geometria tale da mantenere la luce corrispondente ad una certa lunghezza d’onda non deviata dopo il passaggio attraverso esso - ha una risoluzione proporzionale alla tangente dell’angolo di cuneo del prisma. A causa dell’alto numero di ordini osservabili con reticoli ad alte prestazioni, i sistemi di dispersione comprendono un Pastero Linda 8 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche dispersore ed un post dispersore (“cross disperser”) che permette di inviare sul detector uno spettro non disposto su un’unica riga o colonna ma diviso per colonne o per righe in una serie di spettri (ordini) divisi tra le n colonne o righe del detector e in cui l’estremità finale dell’ordine precedente si sovrappone in lunghezza d’onda all’estremità iniziale dell’ordine successivo. Uno specchio collimatore ha il compito di mandare la luce al CID (detector allo stato solido su substrato di silicio, 512x512 pixel - 28 µm di lato - individualmente accessibili in maniera casuale per via elettronica, intervallo dinamico di circa 4 ordini di grandezza, tempo di integrazione variabile pixel per pixel – questo permette di aumentare l’intervallo dinamico a circa 7 ordini di grandezza) Il CID deve essere mantenuto a bassa temperatura per ridurre il rumore di fondo. Durante l’analisi il CID è letto in configurazione “sub-array” per ridurre i tempi di lettura: in configurazione standard ogni sub-array misura 3x15 pixel (3x3 per la lettura dell’intensità della riga di emissione, i restanti pixel per la lettura simultanea del fondo) La lampada al mercurio è utilizzata per calibrare lo strumento. Si inserisce automaticamente durante la procedura “HG PROFILE” ed è accesa solo durante questa procedura. Non è accessibile all’utente e la luce emessa non è visibile in condizioni normali. Prestazioni delle ottiche (reticolo échelle) Solitamente sono utilizzati reticoli di riflessione, caratterizzati da: - la distanza d tra due solchi consecutivi -1 - la densità dei solchi per unità di lunghezza (n; a=n ) - la larghezza del reticolo (W) - il numero di solchi (N=nW) - l’angolo α tra la normale al reticolo e la normale alla superficie del solco (per solchi a dente di sega) L’equazione del reticolo sarà d sin θ = mλ sin θ = mλ d - m ordine della diffrazione (intero) - θ angolo di diffrazione Pastero Linda 9 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Essendo possibili diversi ordini, ad ogni λ corrispondono valori di θ diversi, e quindi esiste la possibilità di osservare la stessa lunghezza d’onda in posizioni diverse sul rivelatore. Allo stesso modo per ogni valore di angolo di diffrazione si possono osservare lunghezze d’onda diverse a patto che il prodotto mλ rimanga costante. Questo provoca sovrapposizione di righe e proprio allo scopo di aumentare la separazione tra righe molto vicine torna utile l’uso di un post dispersore come accade nel reticolo échelle (1). dispersione lineare reciproca dλ cos β = dx knf -1 [nm mm ] - f lunghezza focale - β angolo diffratto Rappresenta la capacità del sistema di propagare lo spettro nel campo focale. È funzione della lunghezza d’onda λ. Per migliorare le prestazioni ( la dispersione lineare del sistema) è necessario variare i parametri k,n o f. Ad esempio: Solco di densità (mm-1) Ordine Lunghezza focale (mm) Ampiezza fenditura (µm) di Banda passante spettrale (pm) 2880 1 45 30 25 1800 1 100 20 10.7 2400 1 100 20 7.6 2400 2 100 10 1.6 - dispersione angolare: la capacità di separare la luce policromatica in lunghezze d’onda discrete dθ m = dλ d cos θ - potere risolutivo cromatico, cioè la capacità di separare due righe spettrali adiacenti. È limitata dalla diffrazione del reticolo, dalla banda passante spettrale (risultato del prodotto della dispersione lineare reciproca da parte dell’ampiezza della fenditura spettrale), dalle aberrazioni ottiche… λ = mN dλ Pastero Linda 10 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche In alternativa, per aumentare la risoluzione quindi si può: - aumentare il numero dei solchi (NB: non interviene la spaziatura tra i solchi, quindi la distanza fra essi è importante solo ai fini pratici di mantenere le dimensioni del dispositivo entro certi limiti) - utilizzare uno spettro di ordine elevato Il problema generalmente è che gli ordini di uno spettro si sovrappongono. Questo risulta chiaramente se per esempio, applicando l’equazione del reticolo, calcoliamo l’angolo di diffrazione per valori di ordine e di lunghezza d’onda diversi: sin θ = Reticolo (tracce/mm) Ordine mλ d Lunghezza d’onda (Ǻ) θ (°) 1 13.89 – 24.83 2 28.69 – 57.14 3 46.05 - >90 4 73.74 - >90 600 30 30 4000 – 7000 sovrapposizione parziale 21.10 – 39.05 31 21.84 – 40.62 32 22.58 – 42.22 33 23.33 – 43.87 sovrapposizione quasi totale Gli ordini di uno spettro échelle sono generalmente leggermente curvi, e le righe spettrali non sono ortogonali alla dispersione, per cui l'analisi dei dati è sensibilmente più complessa di uno spettro normale. Esiste inoltre molto spesso un problema di luce diffusa, riflessi e disuniformità di illuminazione, per cui la calibrazione è più problematica. È possibile, nel caso di uno spettrometro échelle, sfruttare la capacità di dispersione spettrale (in funzione dell’ordine) della specifica geometria per aumentare la leggibilità dei dati: Pastero Linda 11 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche R dispersione = λ *m m - m ordine - R risoluzione (pixel) - λ lunghezza d’onda Risoluzione Lunghezza d’onda (Å) Ordine Dispersione (Å/pixel) 1200 5000 1 4.16 1200 5000 50 0.08 2400 5000 1 2.08 600 5000 1 8.33 CCD /CID (pixel) Intervalli di lunghezza d’onda Pastero Linda Risoluzione Slitta 1 (intervallo di lunghezza d’onda, nm) “ON AXIS slit” Slitta 2 intervallo di lunghezza d’onda, nm) “OFF AXIS slit” Standad 175 350 190 800 High (UV) 175 260 190 380 High (visibile) 189 350 210 800 High (copertura totale) 175 275 210 800 12 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Lo strumento in sintesi Generatore 2 kW RF 27.12 MHz con modulazione automatica Pompa Peristaltica 10 rulli, 4 canali Velocità pompa peristaltica Da 0 a 200 RPM (0-0.25 ml/min con tubi standard) Nebulizzatore Cilindrico in vetro o TFE (HF) Camera ciclonica In vetro o TFE (HF) Torcia Assiale. Parzialmente smontabile, a 3 corpi concentrici in quarzo, tubo centrale in quarzo o ceramica (HF) Potenza in uscita 750 - 1150 - 1350 - 1750 W Flusso Ar di raffraddamento 14 l/min Flusso Ar ausiliario 0.25 - 0.5 – 1.25 – 1.50 l/min Pressione Ar ausiliario al nebulizzatore Da 15 a 45 psi Campo spettrale 165 nm – 800 nm (configurazione EWR) 175 nm – 800 nm (configurazione ES/R) Monocromatore Échelle (54.5 solchi/mm) + prisma 15° (configurazione EWR) o 21° (configurazione ES/R) Lunghezza focale 381 mm Apertura numerica F/10 Risoluzione ottica Configurazione EWR <0.01 nm a 200 nm <0.02 nm a 400 nm <0.04 nm a 600 nm Configurazione ES/R < 0.005 nm a 200 nm <0.010 nm a 400 nm <0.02 nm a 600 nm Ottica: Sigillata, senza parti in movimento, ad alta risoluzione (ES/R) Elemento sensibile: CID (Charge Injection Device) raffreddata a -50°C. Rilevazione Simultanea Pastero Linda 13 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche CENNI DI SPETTROSCOPIA Spettroscopia atomica in emissione La tecnica OES (o AES) si basa sulla produzione e rivelazione di righe spettrali emesse durante il processo di diseccitazione degli elettroni da livelli energetici più alti a livelli energetici più bassi o allo stato fondamentale. Si tratta di emissione da parte degli elettroni ottici (livelli esterni). In accordo con le regole di selezione, ogni elemento è caratterizzato da uno spettro di emissione specifico che ne permette l’identificazione (analisi qualitativa) e la quantificazione (in seguito ad appropriata calibrazione). I ∝ ( Em − Ek ) ⋅ A ⋅ nm - I intensità di emissione - (Em-Ek) differenza energetica tra due livelli m - superiore - e k - inferiore- A probabilità che avvenga la transizione (numero di transizioni possibili tra Em-Ek) - nm popolazione di elettroni nel livello superiore Em Per la legge di Boltzman, la popolazione elettronica di un livello energetico è n = g ⋅e −E kT La relazione tra le popolazioni elettroniche di livelli diversi è quindi Pastero Linda 14 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche − Em kT nm gm ⋅e = −Ek nk g k ⋅ e kT - K costante di Boltzman - T temperatura della sorgente di radiazione - g=2J+1 (J numero quantico del momento elettronico angolare totale) Da qui si evidenzia che n ∝ e−E - n decresce all’aumentare di E - n aumenta all’aumentare di T Si sfrutta questa dipendenza utilizzando sorgenti ad alta temperature (PLASMA) Allo stato fondamentale: nm g m ⋅ e = N Z −E kT - N=n0 + n1 + … + nm + … - Z=g0 + g1 exp(-E1/kT) + … + gm exp(-Em/kT) + … Pastero Linda (funzione di ripartizione) 15 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche L’intensità della riga di emissione può essere scritta come: − Em kT h ⋅ c ⋅ g m ⋅ A ⋅ N I = Φ e 4πλZ - Φ il coefficiente tiene conto del fatto che l’emissione è isotropa su un angolo solido di 4π steradianti Per ogni riga dell’analita gm, A, λ ed Em sono costanti. Se T=cost, Z rimane costante e N dipende unicamente dalla concentrazione c. I ∝N ∝c È possibile dunque effettuare un’analisi quantitativa relativa (ricorrendo ad una calibrazione) L’analisi quantitativa assoluta è possibile a patto di conoscere l’angolo solido di emissione, la temperatura effettiva, etc, etc…. La stabilità della sorgente è fondamentale e a questo punto è chiaro il motivo. Essa ha funzione di atomizzazione del campione e di eccitazione degli atomi a stati energetici superiori. Confronto con la spettroscopia atomica in assorbimento La tecnica AAS si basa sulla misura dell’assorbimento di radiazione da parte di atomi liberi inizialmente allo stato fondamentale. Per ogni elemento si selezionano le lunghezze d’onda corrispondenti alla transizione ottica tra stato fondamentale e livelli eccitati. L’entità dell’assorbimento è proporzionale alla concentrazione di atomi nel campione. −E n = g ⋅ e kT Come già evidenziato, riprendendo Boltzmann, la popolazione di un dato livello è proporzionale all’esponenziale di (-E) ed all’esponenziale di (1/T): la popolazione del livello diminuisce rapidamente all’aumentare di E, mentre a T relativamente basse (5000K) la maggior parte degli atomi si trova allo stato fondamentale. Dato che l’assorbimento è proporzionale al numero di atomi allo stato fondamentale, in queste condizioni la tecnica è molto efficiente. Inoltre gli spettri di assorbimento sono più semplici di quelli di emissione (meno linee = meno interferenza) Partendo dalla legge di Beer α = 1 − ek (λ )l = 1 − T - α fattore di assorbimento - T fattore di trasmissione (T=Itrasmessa/Iincidente) Pastero Linda 16 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche - k(λ) coefficiente di assorbimento k (λ ) = A g m λ4 1 n0 g 0 8πc ∆λeff gm, g0 pesi statistici dello stato eccitato e di quello fondamentale ∆λeff larghezza della riga allo stato analitica n0 popolazione fondamentale (praticamente coincidente con la popolazione totale) - l lunghezza di assorbimento L’assorbanza allora si definisce come I Aabs = − log T = log 0 = − log(1 − α ) I Pastero Linda 17 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Lo strumento in pratica Accensione Accendere il pc Selezionare il programma Cdg.exe Send Reset CID Hard reset Terminata la procedura di reset del CID Cancel Monitor Temperature La temperatura inizialmente sarà attorno a 35°C Aprire l’azoto Selezionare il programma ThermoSPEC Aspettare 45 minuti: la temperatura del CID deve scendere a circa – 42°C Raffreddato il CID aprire l’argon Pastero Linda 18 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Selezionare il tasto “Plasma Control” sulla barra degli strumenti Comparirà una schermata simile alla seguente La prima accensione è preceduta da 90 secondi di flusso del gas. Nel caso di riaccensioni successive, il periodo di flusso può essere ridotto. A quel punto si potrà premere il tasto “Ignite” per l’accensione del plasma. Ad accensione riuscita, nel frame “Plasma Status” comparirà la scritta “Plasma is ON” Calibrazione delle linee del mercurio e preparazione dei file dati Selezionare “Instrument” “Hg Profile” per la centratura delle linee del mercurio Al termine della procedura (circa 10 minuti) è possibile scegliere il metodo analitico nel menu a tendina “Method” e quindi preparare lo strumento per l’acquisizione automatica dei dati. I dati sono salvati automaticamente in formato di testo. Se questo passaggio automaticamente viene accodati saltato a i quelli dati sono preesistenti nell’ultimo file di acquisizione appartenente allo stesso metodo. Per rendere attiva la mascherina di inserimento del nome del file nel frame “Exported Data Formats”, cliccare con il tasto destro del mouse. Il nome del file andrebbe strutturato in questo modo: “anno-n°d’ordine”. Questo unicamente per facilitare le operazioni di conteggio ed addebito delle analisi. Pastero Linda 19 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Calibrazione sugli standard La calibrazione viene fatta su standard multielemento a 0 (blank), 1 o 10 ppm (normalmente). Dato il limitato intervallo di linearità della calibrazione del Si, gli standard utilizzabili per questo elemento arrivano al massimo a 5 ppm. Merck ICP multi-element standard solution IV (23 elements in diluted nitric acid) 1000 mg/l: Ag, Al, B, Ba, Bi, Ca, Cd, Co, Cr, Cu, Fe, Ga, In , K, Li, Mg, Mn, Na, Ni, Pb, Sr, Tl, Zn CertiPUR Merck ICP multi-element standard solution VIII ® (24 elements in dilute nitric acid) 100 mg/l: Al, B, Ba, Be, Bi, Ca, Cd, Co, Cr, Cu, Fe, Ga, K, Li, Mg, Mn, Na, Ni, Pb, Se, Sr, Te, Tl, Zn CertiPUR ® Nel caso di analisi su As con generatore di idruri, la calibrazione è normalmente fatta a 0 e 500 ppb. Scelti gli standard adatti al proprio campione, selezionare Setup Standards Comparirà la schermata di destra nella quale è possibile scegliere le concentrazioni degli standard cliccando sul valore di concentrazione con il tasto destro del mouse. A questo punto selezionare Run Standard (o in alternativa F8) per avviare la procedura di calibrazione Comparirà la schermata a sinistra. Inserire il tubo campionatore nello standard adatto e selezionare Run. (ATTENZIONE: non selezionare OK fino al termine della calibrazione su tutti gli standard, altrimenti la procedura viene interrotta e va ripresa dall’inizio!!!) Pastero Linda 20 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Durante la calibrazione comparirà una schermata simile a quella di destra: sulle righe indicate con #n° (che corrispondono al numero di ripetizioni effettuate) compaiono dei numeri che rappresentano un’intensità relativa (IR) e non una concentrazione. Terminata la calibrazione su tutti gli standard necessari è possibile selezionare OK Ora compare un messaggio di conferma: se la calibrazione è andata a buon fine selezionare YES Analisi dei campioni Per l’analisi dei campioni selezionare Run Unknown o in alternativa premere F5 Compare la schermata Indicare il nome del campione nella linea “Sample Name” ed eventualmente un commento (ad esempio è utile indicare la diluizione) In “# repeats” controllare che sia indicato 2 (la misura verrà ripetuta due volte, è un buon compromesso tra precisione e tempo di misura) Selezionare “Run” Pastero Linda 21 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Questa volta accanto ad ogni ripetizione compariranno le concentrazioni in ppm (o in ppb se la calibrazione è stata fatta in ppb). Al termine dell’analisi saranno indicati Concentrazione (media sulle ripetizioni effettuate) Deviazione standard Deviazione standard percentuale NB: Ricordarsi di controllare gli standard ogni 8 – 10 campioni indicando sulla riga “Sample name” “check elemento concentrazione” Spegnimento del plasma Al termine nuovamente della sessione “Plasma analitica control selezionare panel”, quindi “Extinguish” spegne la torcia) e “Shutdown” Esportazione dei dati acquisiti I dati acquisiti possono essere esportati in formato di testo. In questo modo possono essere aperti con un qualsiasi programma tipo foglio di calcolo (Excel, Origin, SigmaPlot…) Selezionare Utilities Reports Compare le finestra seguente. Pastero Linda 22 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche In questa selezionare File New Tutto ciò che segue permetterà di ottenere un file leggibile Nella finestra “Selecting Report Format” selezionare Report format “Horizontal” e Postprocessing “None” Quindi selezionare “OK” Compare la finestra “Report Criteria”: in questa va scelto il database (il file creato all’inizio). Non è necessario inserire le altre voci. Selezionare “Unknown” nel frame “Sample type”, quindi “OK” In questa finestra è sufficiente selezionare “OK” e proseguire. Al termine dell’elaborazione dei dati, comparirà una finestra “Export Current Report” impostata come una tabella e contenente il numero d’ordine del campione, il nome ad esso assegnato, il nome del file nel quale è stato memorizzato, il metodo analitico, data ed ora di acquisizione, eventuali correzioni apportate e quindi tutte le righe analitiche scelte con le relative concentrazioni mediate sul numero di letture effettuate Pastero Linda 23 Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Geoscienze e Georisorse Unità Operativa di Torino Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Mineralogiche e Petrologiche Selezionare File Export Compare la finestra di dialogo seguente che permette di scegliere il nome del file di testo e il percorso (per favore, per comodità salvare tutti i dati nella cartella Documenti “c:\My documents”, link “Utenti” sul desktop) Spegnimento del sistema Al termine dell’esportazione chiudere il programma ThermoSPEC ed il programma Cdg. Spegnere il pc. Staccare la corrente dal quadro elettrico (interruttore PC). NON SPEGNERE L’INTERRUTTORE DELLA VENTOLA (interruttore rosso) Raccomandazioni Per favore, non utilizzare per nessun motivo filtri in fibra di vetro Lavare i tubi con acqua deionizzata alla fine della sessione analitica Pastero Linda 24