CLASSE 3 A
ANNO SCOLASTICO 2009/2010
INSEGNANTI: ANTONELLA GUERRINI
MARIA CRISTINA PETRONILLI
LUCIA CECCHETELLI
DESCRIZIONE DEL PERCORSO DALLA
SCUOLA AL “BORGO”
Per conoscere meglio Sassoferrato siamo usciti per le sue Vie ed
abbiamo fatto questo percorso. Siamo usciti dalla scuola nel piazzale
Partigiani, abbiamo girato a destra verso sud e abbiamo percorso la
prima discesa con tre curve. Prima della quarta curva c’è la chiesa di S.
Bartolomeo che è sconsacrata cioè non ci si dice più la messa ma i locali
vengono usati per fare corsi di musica. Abbiamo girato a sinistra, siamo
scesi per le scalette e ci siamo immessi in Via Martiri della Libertà e
abbiamo percorso questa Via fino all’incrocio con Via Cavour.
Via Cavour è il corso principale di Sassoferrato e lo abbiamo percorso
tutto fino a Piazza Bartolo.
Nella Piazza Bartolo c’è la chiesa di San Facondino che è la chiesa
principale di Sassoferrato; da lì abbiamo proseguito fino a Via Antonio
Fratti, l’abbiamo percorsa tutta e poi siamo tornati a scuola.
NOI ESPLORATORI DEL
CASTELLO
Per continuare la nostra scoperta di Sassoferrato ieri siamo andati a
visitare il ”Castello”, siamo sempre partiti dal piazzale Partigiani davanti
alla scuola, e abbiamo girato a sinistra e siamo saliti per via la Valle
dirigendoci verso nord.
A metà della salita sulla sinistra c’era una casa (Boldrini) e una piccola
chiesa.
A destra c’era il Parco della Rimembranza che si raggiunge attraverso
Viale degli Eroi
Proseguendo per Via la Valle si arriva a piazza Giacomo Matteotti.
In questa piazza c’è la sede del Comune, la biblioteca, la pinacoteca, la
posta, il bar e Palazzo Oliva .
Abbiamo girato a sinistra, siamo passati sotto un arco e abbiamo
imboccato una stradina in salita a sinistra. Siamo arrivati al parco giochi
sotto la costruzione della Rocca di Albornoz, immerso tra gli alberi.
I NOSTRI PERCORSI
Dalle uscite fatte abbiamo scoperto che:
Sassoferrato ha due centri
STORICO
Situato nella parte alta che comprende la
parte più antica e storica chiamata
“Castello” con piazza Giacomo Matteotti, il
Comune, i Palazzi e i monumenti più
significativi di Sassoferrato, come Palazzo
Oliva, la Chiesa di San Francesco, la chiesa
di S. Pietro, che è la seconda parrocchia di
Sassoferrato, e la Pinacoteca .
COMMERCIALE
La parte in basso di Sassoferrato chiamata
comunemente “Borgo” comprende una via
principale chiamata Via Cavour, che
termina in piazza Bartolo e rappresenta il
centro commerciale di Sassoferrato. Nel
corso Cavour c’è un grande albero che è
famoso perché a Natale c’è una festa per
l’accensione delle sue luci. Tranne questo
albero non ci sono altri elementi naturali
ma predominano case e negozi (elementi
antropici).
TRA BORGO E CASTELLO MA SASSOFERRATO…
NDO’ ELLO?
Comune: Sassoferrato
Abitanti:7800
Estensione:135km chilometri quadrati (è il secondo comune più grande nella provincia)
Morfologia: montuoso (Monte Strega e monte Cucco), collinare con poche pianure e tre
fiumi (Sentino, Sanguerone e Marena)
Frazioni: Sassoferrato ha molte frazioni, le più importanti sono 23 ma ce ne sono molte
altre e anche piccole località. Le nostre frazioni di provenienza sono:
Murazzano (Alessia Francesca)
Regedano (Martino Stefania)
Coldellanoce (Firasse )
Baruccio (Laura)
Ma noi conosciamo anche altre frazioni
Montelago, Catobagli, Gaville, Cabernardi, Pantana, Valdolmo, Monterosso, Stavellina,
Morello, Liceto, Venatura, Valitosa.
Le vie di Sassoferrato dove abitiamo noi sono:
via Bruno Buozzi (Alexandra)
via San Bernardino (Gennaro)
via Crocifisso (Andrea Cuccuru)
via Roma (Aurora Legari)
via Piano di Frassineta (Andrea L., Luigi, Firas e Marco)
via Verdi (Leonardo)
via Rossini (Chiara)
via Felcioni (Gaia)
via Cagli (Aurora Stortini)
Ogni Comune ha un suo
stemma che lo
rappresenta.
Il nostro stemma è
formato da un sasso cinto
da un cerchio di ferro con
la scritta S.P.Q.S
(Senatus, Popolusque,
Sentinas.)
ESIGENZE
SERVIZI
1) Spostarsi da un luogo all’altro del territorio.
2) Custodire i bambini fino a 3 anni mentre i
genitori lavorano .
3) Eliminare i rifiuti prodotti.
4) Aiutare gli anziani soli e le famiglie con i ragazzi in
difficoltà.
1) Trasporto pubblico urbano.
2) Asilo nido.
3) Rimozione rifiuti .
4) Assistenza domiciliare.
5) Leggere libri, giornali e riviste gratuitamente.
5) Biblioteca.
6) Controllare il traffico.
6) Vigilanza urbana.
7) Custodire i bambini oltre l’orario scolastico
8) Trasporto dei bambini a logopedia.
7) Prolungamento scolastico
con educatore.
8) Pulmino comunale.
I rifiuti sono oggetti o sostanze di cui ci disfiamo. In
passato i rifiuti erano pochi, costituiti essenzialmente dai
resti dell’alimentazione, oggi invece i rifiuti sono in
continua crescita e disfarsi di essi è un problema serio. I
tempi di degradazione (distruzione) in natura sono
molto diversi.
… troppo tempo per degradarsi!!!
PLASTICA
da 100 anni a 1000 anni
LEGNO
alcuni anni
Il nostro Comune ha adottato un Progetto per la raccolta differenziata a cui
noi partecipiamo attivamente. In classe raccogliamo: carta, plastica, vetro,
rifiuti indifferenziati. Questi rifiuti vengono raccolti in modo differenziato poi
riusati per creare nuovi oggetti.
… in ogni colore un
materiale… STIAMO
DIVENTANDO
BRAVISSIMI!!!
ALLA SORGENTE DEL
FIUME SANGUERONE
ABBIAMO GUADATO PER BEN
QUATTRO VOLTE IL RUSCELLO A
VOLTE ANCHE CON UN PO’ DI
DIFFICOLTA’.
LUNGO IL PERCORSO
C’ERANO
TANTI
DISLIVELLI
CHE
FORMAVANO
PICCOLE
CASCATE
INCANTEVOLI.
FINALMENTE GIUNTI ALLA SORGENTE DEL
SANGUERONE!!!
CI E’ APPARSO UNO
SPETTACOLO FANTASTICO, DAVANTI A NOI
SGORGAVANO DIRETTAMENTE DAL CUORE
DELLA MONTAGNA DUE CASCATE ALTE 6 O
7 METRI CHE DAVANO VITA AL RUSCELLO
CHE SCENDEVA A VALLE.
UN BENE IRRINUNCIABILE IL PASSATO
DEI NONNI
PER MEGLIO FAR CONOSCERE IL
PROPRIO PASSATO E LE PROPRIE
ORIGINI AI BAMBINI, ABBIAMO
INVITATO A SCUOLA DUE NONNE
CHE CI HANNO RACCONTATO LA
LORO INFANZIA E LE LORO
ABITUDINI.
La giornata dei bambini era suddivisa in vari momenti. Si alzavano alle 05:00 del mattino e
aiutavano i genitori, alcuni davano da mangiare ai conigli, altri portavano a pascolare le pecore in
montagna oppure raccoglievano la legna.
Alle 08:30 iniziava la scuola e prima di entrare in aula dovevano lavarsi le mani molto bene
altrimenti la maestra se vedeva le unghie sporche dava le bacchettate sulle mani. Le materie che
si studiavano erano italiano, matematica, storia, geografia e scienze. La maggior parte dei
bambini studiavano fino alla 3° elementare però i loro programmi erano più estesi, invece chi
proveniva da una famiglia ricca poteva continuare a studiare. Per scrivere usavano il pennino con
il calamaio e l’inchiostro, dovevano stare molto attenti a non sbaffare mentre scrivevano e quindi
usavano la carta assorbente per asciugare i loro scritti. Il loro materiale era: pennino, matita,
gomma, pastelli, quaderni e libri; dovevano averne molta cura perché i genitori non glieli
compravano più.
Il loro tempo libero non era molto,
però anche se poco e con pochi giochi
si divertivano ugualmente. Solitamente
i bambini di tutto il paese giocavano
insieme alla domenica pomeriggio
quando i genitori dormivano.
I nostri nonni giocavano: a nascondino,
a campana, a chiapparella, a un due
tre stella, a tiro alla fune, a mosca
cieca e con una palla fatta con un sacco
pieno d’erba. Sandrina ed Assuntina
avevano la sorellina più piccola che
facevano salire
sul passeggino e poi la portavano in
cima al paese e la lanciavano lungo la
discesa e poi la riprendevano. Nelle
serate d’inverno essi andavano a
“veglia”, cioè si riunivano a turno a
casa
dei
vicini
e
gli
anziani
raccontavano storie, favole e leggende
del passato.
A Carnevale essi si travestivano
scambiandosi i ruoli, cioè: i maschi si
mettevano vestiti da femmina e le
ragazze si vestivano da maschi e le
mamme
facevano
le
frittelle
caramellate.
 Al mattino i bambini si alzavano molto
presto e prima di andare a scuola
dovevano pulire e dare da mangiare agli
animali (le galline, i conigli ecc..).
 All’ora dei pasti, quando era possibile, si
mangiava tutti insieme, si stava seduti
composti e non si doveva parlare
altrimenti non si mangiava. Se qualcuno
aveva finito di mangiare aspettava che
tutti avessero finito prima di alzarsi.
 Dopo aver lavorato nei campi e fatto tutti
i lavori di casa si facevano i compiti e poi
si giocava, e se facevano qualcosa di
sbagliato venivano puniti andando a
letto senza cena o non facendo alcune
cose alle quali tenevano.
 UNA VOLTA: SI MANGIAVA IN
SILENZIO E NON CI SI ALZAVA
 OGGI: MANGIAMO GUARDANDO LA
TV E PARLANDO
 UNA VOLTA I NONNI DA BAMBINI
LAVORAVANO MOLTO AIUTANDO I
GRANDI
 OGGI SIAMO PIU’ LIBERI,
GIOCHIAMO E STUDIAMO
 UNA VOLTA PRIMA DI ANDARE A
SCUOLA LAVORAVANO
 OGGI CI ALZIAMO FACCIAMO
COLAZIONE E ANDIAMO A SCUOLA
Quando i nostri nonni erano bambini per
colazione mangiavano il pane inzuppato nel
latte, se il latte non c’era lo andavano a
mungere direttamente dalle pecore o dalle
mucche che erano nella stalla sotto la loro
abitazione.
Gli adulti di solito mangiavano gli avanzi di
cibo della sera prima: pane, formaggio,
uova ecc... e facevano una colazione più
abbondante dei piccoli perché stavano tutto
il giorno in montagna o nei campi a lavorare
e ritornavano alla sera.
La sera cenavano con i quadrucci in brodo
o con pasta e fagioli, le patate e la frittata
e la frutta, usavano tutto ciò che
coltivavano o allevavano e producevano in
casa. La carne si cucinava raramente,
quasi sempre nei giorni di festa quando si
mangiavano i cappelletti in brodo e come
secondo il “lesso” cioè la carne con cui si
fa il brodo. Alla domenica si mangiavano le
tagliatelle con il sugo di carne, l’arrosto e
come dolce la crema. Qualche volta in
estate passava il gelataio ed era una festa
per tutti i bambini.
I mezzi di trasporto all’epoca dei
nonni e dei bisnonni erano pochi: si
camminava a piedi o ci si spostava in
bicicletta oppure con il cavallo e il
calesse, che venivano usati
soprattutto nei giorni di festa. A quel
tempo le automobili le possedevano
pochissime persone; solo quelle più
ricche. Quando si andava a
Sassoferrato per il mercato del
venerdì ci si spostava a piedi anche
dalle frazioni più lontane. Per andare
più lontano ancora si prendeva la
corriera e, ad esempio, quando il
babbo di Assuntina e Sandrina
andava a lavorare a Roma in inverno,
viaggiava con il treno.
I nonni per andare a scuola indossavano i
grembiuli come noi, avevano due vestiti
uno per andare a scuola e uno per i giorni
di festa. Quando i bambini crescevano e i
vestiti diventavano stretti li passavano ai
fratelli e alle sorelle più piccoli. Avevano
solo due paia di scarpe, uno di tutti i giorni
e un paio più carino sempre per le feste. I
maschi portavano sempre i pantaloncini
corti, e le femmine la gonna anche in
inverno, non avevano le calze ma usavano i
calzettoni. In campagna si indossavano
anche degli zoccoli di legno per fare i lavori
nei campi o nelle stalle.
Le persone più grandi che si sposavano si
tramandavano i vestiti da sposa tra sorelle
o parenti.
LA ROCCA DI ALBORNOZ
La Rocca
Rocca èèsituata
situatanella
nella
parte
elevata
di Sassoferrato
parte
piùpiù
elevata
di Sassoferrato
che è che è
chiamata“Castello”.
“Castello”.Essa
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militare
che
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che risale
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dellasiacittà,
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sua storia.
posizione
storia.
Essa sorge su uno scoglio stratificato bianco e rosa molto visibile e
Essa sorge su uno scoglio stratificato bianco e nero usato anche per
suggestivo che molto probabilmente è stato usato anche per
costruirla, adeguatamente squadrato.
costruirla, adeguatamente squadrato.
La tradizione
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ordine
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La
tradizione dice
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Sassoferrato;
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e che Albornoz
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preesistenti.
preesistenti.
La Rocca era una fortezza difensiva all’interno della quale si rifugiavano
La
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Sassoferrato
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le armi,
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scende
verso più
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più le sono
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mentre
più si scende
il basso
le finestre
strette
piccole,e
piccole, simili a fessure, spesso con feritoie per non fare entrare i soldati
simili a fessure, spesso con feritoie per non fare entrare i soldati nemici.
nemici. Attualmente al suo interno vi è il serbatoio che fornisce acqua a
Attualmente al suo interno vi è il serbatoio che fornisce acqua a tutto il
tutto il paese trovandosi nel punto più alto.
paese trovandosi nel punto più alto.
Probabilmente
due
anni
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l’internoche
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inagibile, anche se negli anni scorsi, nel periodo estivo, ci sono stati dei
inagibile, anche se negli anni scorsi, nel periodo estivo, ci sono stati dei
concertini musicali ed eventi culturali.
concertini musicali ed eventi culturali.
La chiesa di San Pietro si trova in Castello dove anticamente vi era una
piccola cappella annessa al primitivo castello feudale dei Conti della
Genga (1245-1275).
Acquistò grande importanza a partire dal 1580 quando, l’allora vescovo di
Nocera, Mons. Mannelli, diede alla Parrocchia di San Pietro il titolo di
collegiata nella quale operavano un arciprete e undici canonici.
Nonostante gli speroni fatti nel 1555, il tempio rovinò nel 1688, ma nel
1717 fu ricostruito e notevolmente ampliato così com’è conservato tuttora.
La Chiesa oltre ad essere proprietaria di due Madonne del Salvi, custodite
dalla monache di Santa Chiara, possiede Fuga in Egitto di Giovanni
Contarini, Consegna delle Chiavi a San Pietro, tavola di Pietro Paolo
Agabiti, e Madonna col bambino, S. Caterina e S. Giuseppe attribuito allo
stesso. Nell’ultima cappella Il battesimo, scultura dell’Agabiti ed inoltre tele
del Ridolfi.
.
Unito alla chiesa il Palazzo Vescovile, edificato nel 1530, poi fatto
ampliare da mons. Mannelli nel 1551. La facciata a capanna, semplice
ed elegante, è preceduta da un’ampia gradinata che la esalta
conferendo maggiore austerità. All’interno è a navata unica, coperta
da capriate in legno, illuminata oltre che dal rosone da aperture sul
lato destro. A conclusione della navata, l’abside semicircolare scandito
dai costoloni della calotta di copertura. Fra questi si aprono tre
monofore
verso l’interno che donano grande luminosità a tutto lo
spazio. Ai lati dell’abside, nella navata centrale, si aprono due cappelle
laterali che trasformano la pianta della Chiesa a croce latina.
 Palazzo Oliva è un palazzo signorile fatto costruire dal
Cardinale Oliva nel XV secolo, ha la facciata che si apre sulla
Piazza Matteotti in Castello. All’interno sono ospitate
importanti collezioni d’arte e testimonianze storiche.
 A piano terra del Palazzo è situata la Biblioteca Comunale.
 Al secondo piano vi è la Civica Raccolta d’Arte,
recentemente istituita a seguito del terremoto del 1997 per
poter far ammirare ad un maggior numero di persone delle
opere che appartenevano a collezioni di privati cittadini , che
comprende 26 opere d’arte, tra tele e tavole, che vanno dal
1400 al 1700. Tra queste ci sono tre tavole appartenenti a
Pietro Paolo Agabiti (1465 o 1470 - 1540) e due tele di
Giovan Battista Salvi (1609 - 1685), il grande artista
universalmente conosciuto come Il Sassoferrato.
 All’interno dell’edificio sono inoltre conservati gli stemmi della
famiglia Oliva che rappresentano un albero di ulivo.


Il Cardinale Alessandro Oliva (1407-1463), è un illustre
personaggio sassoferratese nato nella frazione di Caboccolino
da genitori probabilmente benestanti ma non nobili. Dalla sua
biografia apprendiamo che quando aveva tre anni mentre
coglieva fiori in un prato cadde in un pozzo e dopo esser
rimasto nove ore come morto riprese conoscenza grazie alle
preghiere della madre che aveva fatto il voto che se si fosse
ripreso sarebbe entrato in monastero. Così fu e dopo aver
studiato molto diventò cardinale ed anche uno scrittore
(scriveva i discorsi per il Papa). Era un uomo molto affabile,
simpatico e generoso, tanto che manteneva varie famiglie
povere a Roma.
Tra le opere che compongono la Raccolta di palazzo Oliva ci
sono due tele di Giovan Battista Salvi (Breccia di Venatura
1609 - Roma 1685), il grande pittore conosciuto in tutto il
mondo come Il Sassoferrato fu protagonista del classicismo
europeo. Non si conosce molto della sua vita: fu avviato alla
pittura dal padre, artista sassoferratese di un certo rilievo, poi
si trasferì a Roma dove incontrò il favore entusiasta di ricchi
aristocratici per i quali iniziò a lavorare. I soggetti che
preferiva dipingere erano ritratti, soprattutto religiosi: figure di
Santi e Madonne con Bambino. Un suo unico autoritratto è
conservato a Firenze nella Galleria degli Uffizi mentre le sue
opere si trovano nei musei di tutto il mondo.
LA STORIA
Il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari è ospitato a Palazzo Montanari, antico
edificio situato su uno sperone di roccia circondato dal verde, sulla collina che divide
in due il centro urbano della città. Il nucleo dell’attuale edificio ha origine, secondo
le poche notizie tramandate dagli storici locali, intorno all’anno mille come fortilizio.
Successivamente, nel XIII secolo, fu ampliato ed adibito a monastero per le suore
Benedettine con la denominazione di Santa Margherita in Paravento.
Gli ampliamenti si susseguirono nei secoli fino a determinare l’attuale
configurazione dell’intero complesso. Don Angelo Montanari, servendosi di una
grossa somma di denaro elargitagli da una suora, vi istituì nel 1838 un orfanotrofio
femminile.
L’edificio si sviluppa su tre livelli che si affacciano su una corte interna porticata,
restaurata nel 1980, nella quale è presente un pozzo circolare da cui le monache
benedettine attingevano l’acqua proveniente dal colle di San Pietro. Sul fronte di
ingresso è localizzata l’antica chiesa (parte della cui struttura originaria è visibile al
piano superiore), ad una sola navata, con ingresso indipendente dotato di un
pregevole portale in pietra arenaria con iscrizione.
L’idea del progetto e l’inizio della raccolta dei materiali (oggetti, strumenti da lavoro,
arredi ecc.) risalgono al 1954 per opera di Padre Stefano Troiani, allorché prese vita
l’Istituto Internazionale di Studi Piceni a cui si deve la quasi totalità della raccolta
stessa. Il Museo è sorto nel 1979 come progetto di ricognizione, conservazione e
promozione della testimonianze delle arti e tradizioni del territorio di Sassoferrato.
Nel 1997, in seguito al terremoto, il Museo è stato chiuso ed è stato riaperto nel mese
di maggio del 2006, completamente “ridisegnato” su progetto dell’architetto
Francesco Palmini.
IL MUSEO
Al Museo, situato in via Montanari, si accede dal centro storico del Castello,
partendo da piazza Matteotti, proseguendo lungo viale degli Eroi ed il Parco della
Rimembranza: un breve, ma suggestivo itinerario naturalistico.
Il Museo, come archivio, raccoglie e conserva le testimonianze di un tempo e di
una civiltà, al fine di favorire la ricerca storica della cultura agricola e artigianale
della gente e del territorio sassoferratese e oltre. Dunque, una raccolta che
permette al visitatore di recuperare la cultura locale attraverso le diverse
manifestazioni creative dell’uomo, quali le tradizioni popolari, gli antichi
mestieri, gli oggetti del vivere quotidiano di ieri. Questa raccolta, ispirandosi alle
indicazioni della moderna museologia, si costituisce anche come laboratorio e
spazio aperto all’incontro, alla partecipazione, ed al dibattito dell’attualità
culturale e dei valori della tradizione.
Articolato in sei sezioni, il Museo si sviluppa sui piani terra e seminterrato. Al
piano terra si trovano quattro sezioni: Lavorazione della terra (aratura, semina) –
Lavorazione dei prodotti (mietitura, trebbiatura) – Lavorazioni domestiche
( filatura, tessitura) – Mezzi di trasporto (birocci, carri). Ciascuna di queste sezioni
cerca di “raccontare”, tramite gli attrezzi e gli oggetti più rappresentativi, i modi di
lavorare e di vivere in un preciso periodo storico, di una larga parte della
popolazione del territorio sentinate.
Al piano seminterrato sono ubicate le due restanti sezioni: Ambienti domestici
( forno, cantina, dispensa, camera da letto, cucina) – Lavorazioni artigiane
(tornitore, falegname, arrotino, boscaiolo, ciabattino, bottaio, fabbro, maniscalco,
muratore, cocciaro, cordaro, apicoltore). Queste sezioni ricostruiscono, attraverso
gli arredi e gli oggetti dell’epoca, l’atmosfera che si respirava sia nella casa
contadina, sia nelle botteghe degli artigiani.
La ricca raccolta (le 15 sale della sede espositiva ospitano circa 1.500 “pezzi”) è
molto interessante dal punto di vista etnografico ed antropologico e riflette i
lineamenti ed i tratti antropici e socio-culturali della gente sassoferratese, seppure
con aperture agli orizzonti regionali.
IL NOSTRO FANTASTICO
“GIOCO DELL’0CA”
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