CLASSE 3 A ANNO SCOLASTICO 2009/2010 INSEGNANTI: ANTONELLA GUERRINI MARIA CRISTINA PETRONILLI LUCIA CECCHETELLI DESCRIZIONE DEL PERCORSO DALLA SCUOLA AL “BORGO” Per conoscere meglio Sassoferrato siamo usciti per le sue Vie ed abbiamo fatto questo percorso. Siamo usciti dalla scuola nel piazzale Partigiani, abbiamo girato a destra verso sud e abbiamo percorso la prima discesa con tre curve. Prima della quarta curva c’è la chiesa di S. Bartolomeo che è sconsacrata cioè non ci si dice più la messa ma i locali vengono usati per fare corsi di musica. Abbiamo girato a sinistra, siamo scesi per le scalette e ci siamo immessi in Via Martiri della Libertà e abbiamo percorso questa Via fino all’incrocio con Via Cavour. Via Cavour è il corso principale di Sassoferrato e lo abbiamo percorso tutto fino a Piazza Bartolo. Nella Piazza Bartolo c’è la chiesa di San Facondino che è la chiesa principale di Sassoferrato; da lì abbiamo proseguito fino a Via Antonio Fratti, l’abbiamo percorsa tutta e poi siamo tornati a scuola. NOI ESPLORATORI DEL CASTELLO Per continuare la nostra scoperta di Sassoferrato ieri siamo andati a visitare il ”Castello”, siamo sempre partiti dal piazzale Partigiani davanti alla scuola, e abbiamo girato a sinistra e siamo saliti per via la Valle dirigendoci verso nord. A metà della salita sulla sinistra c’era una casa (Boldrini) e una piccola chiesa. A destra c’era il Parco della Rimembranza che si raggiunge attraverso Viale degli Eroi Proseguendo per Via la Valle si arriva a piazza Giacomo Matteotti. In questa piazza c’è la sede del Comune, la biblioteca, la pinacoteca, la posta, il bar e Palazzo Oliva . Abbiamo girato a sinistra, siamo passati sotto un arco e abbiamo imboccato una stradina in salita a sinistra. Siamo arrivati al parco giochi sotto la costruzione della Rocca di Albornoz, immerso tra gli alberi. I NOSTRI PERCORSI Dalle uscite fatte abbiamo scoperto che: Sassoferrato ha due centri STORICO Situato nella parte alta che comprende la parte più antica e storica chiamata “Castello” con piazza Giacomo Matteotti, il Comune, i Palazzi e i monumenti più significativi di Sassoferrato, come Palazzo Oliva, la Chiesa di San Francesco, la chiesa di S. Pietro, che è la seconda parrocchia di Sassoferrato, e la Pinacoteca . COMMERCIALE La parte in basso di Sassoferrato chiamata comunemente “Borgo” comprende una via principale chiamata Via Cavour, che termina in piazza Bartolo e rappresenta il centro commerciale di Sassoferrato. Nel corso Cavour c’è un grande albero che è famoso perché a Natale c’è una festa per l’accensione delle sue luci. Tranne questo albero non ci sono altri elementi naturali ma predominano case e negozi (elementi antropici). TRA BORGO E CASTELLO MA SASSOFERRATO… NDO’ ELLO? Comune: Sassoferrato Abitanti:7800 Estensione:135km chilometri quadrati (è il secondo comune più grande nella provincia) Morfologia: montuoso (Monte Strega e monte Cucco), collinare con poche pianure e tre fiumi (Sentino, Sanguerone e Marena) Frazioni: Sassoferrato ha molte frazioni, le più importanti sono 23 ma ce ne sono molte altre e anche piccole località. Le nostre frazioni di provenienza sono: Murazzano (Alessia Francesca) Regedano (Martino Stefania) Coldellanoce (Firasse ) Baruccio (Laura) Ma noi conosciamo anche altre frazioni Montelago, Catobagli, Gaville, Cabernardi, Pantana, Valdolmo, Monterosso, Stavellina, Morello, Liceto, Venatura, Valitosa. Le vie di Sassoferrato dove abitiamo noi sono: via Bruno Buozzi (Alexandra) via San Bernardino (Gennaro) via Crocifisso (Andrea Cuccuru) via Roma (Aurora Legari) via Piano di Frassineta (Andrea L., Luigi, Firas e Marco) via Verdi (Leonardo) via Rossini (Chiara) via Felcioni (Gaia) via Cagli (Aurora Stortini) Ogni Comune ha un suo stemma che lo rappresenta. Il nostro stemma è formato da un sasso cinto da un cerchio di ferro con la scritta S.P.Q.S (Senatus, Popolusque, Sentinas.) ESIGENZE SERVIZI 1) Spostarsi da un luogo all’altro del territorio. 2) Custodire i bambini fino a 3 anni mentre i genitori lavorano . 3) Eliminare i rifiuti prodotti. 4) Aiutare gli anziani soli e le famiglie con i ragazzi in difficoltà. 1) Trasporto pubblico urbano. 2) Asilo nido. 3) Rimozione rifiuti . 4) Assistenza domiciliare. 5) Leggere libri, giornali e riviste gratuitamente. 5) Biblioteca. 6) Controllare il traffico. 6) Vigilanza urbana. 7) Custodire i bambini oltre l’orario scolastico 8) Trasporto dei bambini a logopedia. 7) Prolungamento scolastico con educatore. 8) Pulmino comunale. I rifiuti sono oggetti o sostanze di cui ci disfiamo. In passato i rifiuti erano pochi, costituiti essenzialmente dai resti dell’alimentazione, oggi invece i rifiuti sono in continua crescita e disfarsi di essi è un problema serio. I tempi di degradazione (distruzione) in natura sono molto diversi. … troppo tempo per degradarsi!!! PLASTICA da 100 anni a 1000 anni LEGNO alcuni anni Il nostro Comune ha adottato un Progetto per la raccolta differenziata a cui noi partecipiamo attivamente. In classe raccogliamo: carta, plastica, vetro, rifiuti indifferenziati. Questi rifiuti vengono raccolti in modo differenziato poi riusati per creare nuovi oggetti. … in ogni colore un materiale… STIAMO DIVENTANDO BRAVISSIMI!!! ALLA SORGENTE DEL FIUME SANGUERONE ABBIAMO GUADATO PER BEN QUATTRO VOLTE IL RUSCELLO A VOLTE ANCHE CON UN PO’ DI DIFFICOLTA’. LUNGO IL PERCORSO C’ERANO TANTI DISLIVELLI CHE FORMAVANO PICCOLE CASCATE INCANTEVOLI. FINALMENTE GIUNTI ALLA SORGENTE DEL SANGUERONE!!! CI E’ APPARSO UNO SPETTACOLO FANTASTICO, DAVANTI A NOI SGORGAVANO DIRETTAMENTE DAL CUORE DELLA MONTAGNA DUE CASCATE ALTE 6 O 7 METRI CHE DAVANO VITA AL RUSCELLO CHE SCENDEVA A VALLE. UN BENE IRRINUNCIABILE IL PASSATO DEI NONNI PER MEGLIO FAR CONOSCERE IL PROPRIO PASSATO E LE PROPRIE ORIGINI AI BAMBINI, ABBIAMO INVITATO A SCUOLA DUE NONNE CHE CI HANNO RACCONTATO LA LORO INFANZIA E LE LORO ABITUDINI. La giornata dei bambini era suddivisa in vari momenti. Si alzavano alle 05:00 del mattino e aiutavano i genitori, alcuni davano da mangiare ai conigli, altri portavano a pascolare le pecore in montagna oppure raccoglievano la legna. Alle 08:30 iniziava la scuola e prima di entrare in aula dovevano lavarsi le mani molto bene altrimenti la maestra se vedeva le unghie sporche dava le bacchettate sulle mani. Le materie che si studiavano erano italiano, matematica, storia, geografia e scienze. La maggior parte dei bambini studiavano fino alla 3° elementare però i loro programmi erano più estesi, invece chi proveniva da una famiglia ricca poteva continuare a studiare. Per scrivere usavano il pennino con il calamaio e l’inchiostro, dovevano stare molto attenti a non sbaffare mentre scrivevano e quindi usavano la carta assorbente per asciugare i loro scritti. Il loro materiale era: pennino, matita, gomma, pastelli, quaderni e libri; dovevano averne molta cura perché i genitori non glieli compravano più. Il loro tempo libero non era molto, però anche se poco e con pochi giochi si divertivano ugualmente. Solitamente i bambini di tutto il paese giocavano insieme alla domenica pomeriggio quando i genitori dormivano. I nostri nonni giocavano: a nascondino, a campana, a chiapparella, a un due tre stella, a tiro alla fune, a mosca cieca e con una palla fatta con un sacco pieno d’erba. Sandrina ed Assuntina avevano la sorellina più piccola che facevano salire sul passeggino e poi la portavano in cima al paese e la lanciavano lungo la discesa e poi la riprendevano. Nelle serate d’inverno essi andavano a “veglia”, cioè si riunivano a turno a casa dei vicini e gli anziani raccontavano storie, favole e leggende del passato. A Carnevale essi si travestivano scambiandosi i ruoli, cioè: i maschi si mettevano vestiti da femmina e le ragazze si vestivano da maschi e le mamme facevano le frittelle caramellate. Al mattino i bambini si alzavano molto presto e prima di andare a scuola dovevano pulire e dare da mangiare agli animali (le galline, i conigli ecc..). All’ora dei pasti, quando era possibile, si mangiava tutti insieme, si stava seduti composti e non si doveva parlare altrimenti non si mangiava. Se qualcuno aveva finito di mangiare aspettava che tutti avessero finito prima di alzarsi. Dopo aver lavorato nei campi e fatto tutti i lavori di casa si facevano i compiti e poi si giocava, e se facevano qualcosa di sbagliato venivano puniti andando a letto senza cena o non facendo alcune cose alle quali tenevano. UNA VOLTA: SI MANGIAVA IN SILENZIO E NON CI SI ALZAVA OGGI: MANGIAMO GUARDANDO LA TV E PARLANDO UNA VOLTA I NONNI DA BAMBINI LAVORAVANO MOLTO AIUTANDO I GRANDI OGGI SIAMO PIU’ LIBERI, GIOCHIAMO E STUDIAMO UNA VOLTA PRIMA DI ANDARE A SCUOLA LAVORAVANO OGGI CI ALZIAMO FACCIAMO COLAZIONE E ANDIAMO A SCUOLA Quando i nostri nonni erano bambini per colazione mangiavano il pane inzuppato nel latte, se il latte non c’era lo andavano a mungere direttamente dalle pecore o dalle mucche che erano nella stalla sotto la loro abitazione. Gli adulti di solito mangiavano gli avanzi di cibo della sera prima: pane, formaggio, uova ecc... e facevano una colazione più abbondante dei piccoli perché stavano tutto il giorno in montagna o nei campi a lavorare e ritornavano alla sera. La sera cenavano con i quadrucci in brodo o con pasta e fagioli, le patate e la frittata e la frutta, usavano tutto ciò che coltivavano o allevavano e producevano in casa. La carne si cucinava raramente, quasi sempre nei giorni di festa quando si mangiavano i cappelletti in brodo e come secondo il “lesso” cioè la carne con cui si fa il brodo. Alla domenica si mangiavano le tagliatelle con il sugo di carne, l’arrosto e come dolce la crema. Qualche volta in estate passava il gelataio ed era una festa per tutti i bambini. I mezzi di trasporto all’epoca dei nonni e dei bisnonni erano pochi: si camminava a piedi o ci si spostava in bicicletta oppure con il cavallo e il calesse, che venivano usati soprattutto nei giorni di festa. A quel tempo le automobili le possedevano pochissime persone; solo quelle più ricche. Quando si andava a Sassoferrato per il mercato del venerdì ci si spostava a piedi anche dalle frazioni più lontane. Per andare più lontano ancora si prendeva la corriera e, ad esempio, quando il babbo di Assuntina e Sandrina andava a lavorare a Roma in inverno, viaggiava con il treno. I nonni per andare a scuola indossavano i grembiuli come noi, avevano due vestiti uno per andare a scuola e uno per i giorni di festa. Quando i bambini crescevano e i vestiti diventavano stretti li passavano ai fratelli e alle sorelle più piccoli. Avevano solo due paia di scarpe, uno di tutti i giorni e un paio più carino sempre per le feste. I maschi portavano sempre i pantaloncini corti, e le femmine la gonna anche in inverno, non avevano le calze ma usavano i calzettoni. In campagna si indossavano anche degli zoccoli di legno per fare i lavori nei campi o nelle stalle. Le persone più grandi che si sposavano si tramandavano i vestiti da sposa tra sorelle o parenti. LA ROCCA DI ALBORNOZ La Rocca Rocca èèsituata situatanella nella parte elevata di Sassoferrato parte piùpiù elevata di Sassoferrato che è che è chiamata“Castello”. “Castello”.Essa Essaè una è una massiccia costruzione militare che chiamata massiccia costruzione militare che risale al XIV ed è il simbolo dellasiacittà, sia si perché alrisale XIV Sec. ed Sec. è il simbolo della città, perché trova si in trova una in una posizionedominante, dominante, sia sia per per la la sua sua storia. posizione storia. Essa sorge su uno scoglio stratificato bianco e rosa molto visibile e Essa sorge su uno scoglio stratificato bianco e nero usato anche per suggestivo che molto probabilmente è stato usato anche per costruirla, adeguatamente squadrato. costruirla, adeguatamente squadrato. La tradizione erigere nelnel 1365 perper ordine deldel La tradizione dice diceche cheééstata statafatta fatta erigere 1365 ordine Cardinale dalla CardinaleEgidio EgidioAlbornoz, Albornoz,legato legatopapale, papale,con conil ildenaro denaroricavato ricavato dalla vendita benibeni confiscati alla famiglia Conti Atti Sassoferrato; venditadeidei confiscati alla dei famiglia dei di Conti Atti di sembra, però, che il nucleo antico sia statopiù costruito del Sassoferrato; sembra, però,piùche il nucleo antico prima sia stato costruito del abbia 1365 restaurato e che Albornoz abbia restaurato dei resti 1365 e che prima Albornoz dei resti preesistenti. preesistenti. La Rocca era una fortezza difensiva all’interno della quale si rifugiavano La Rocca diera una fortezza difensiva all’interno quale gli abitanti Sassoferrato con il loro bestiame in caso didella attacco da si rifugiavano gli abitanti digrande Sassoferrato con ilper lorotutta bestiame in caso di parte dei nemici ed era di importanza la zona. attacco da parte dei nemici ed era di grande importanza per tutta la zona. statarestaurata restaurata varie varie volte volte nel nelcorso corsodei deisecoli secoli eegrazie grazie agli agli ultimi ultimi E’E’stata restauriseseneneammirano ammirano ancora i resti imponenti. tempo superava restauri ancora i resti imponenti. Un Un tempo superava i 30 i 30 metri di altezza affiora in minima parte. metri di altezza, oggioggi affiora solosolo in minima parte. La La costruzione haha dei costruzioneche chevediamo vediamonoinoioggi oggi deiparticolari particolariche che non nonc’erano c’erano all’epocadidiAlbornoz Albornozcome comelalascalinata scalinatae el’ingresso l’ingressoattuale attuale che che non nonera era all’epoca posizionatoininquel quelpunto punto doveva essere nascosto. forma posizionato mama doveva essere piùpiù nascosto. La La suasua forma è è squadrata e lineare composta una principale torre principale eddue altre due squadrata e lineare composta da unadatorre ed altre parti: parti: sud la finestra più squadrata, piccola, squadrata ha unoa stemma sul lato sul sud lato la finestra più piccola, ha uno stemma forma dia formache di croce che èaggiunto stato aggiunto più tardi proviene, croce è stato più tardi e die cui non siprobabilmente conosce la da una chiesetta, tuttiin igenere, lati, inlegenere, finestre grandi insi provenienza. Su tuttisu i lati, finestrelepiù grandi più si trovano trovano in alto eper servivano per iavvistare i nemici con una per feritoia per le alto e servivano avvistare nemici con una feritoia le armi, armi, mentre più si verso scende verso più il basso più le sono finestre sonoe strette mentre più si scende il basso le finestre strette piccole,e piccole, simili a fessure, spesso con feritoie per non fare entrare i soldati simili a fessure, spesso con feritoie per non fare entrare i soldati nemici. nemici. Attualmente al suo interno vi è il serbatoio che fornisce acqua a Attualmente al suo interno vi è il serbatoio che fornisce acqua a tutto il tutto il paese trovandosi nel punto più alto. paese trovandosi nel punto più alto. Probabilmente due anni potràvisitare visitarel’interno l’internoche cheattualmente attualmenteèè Probabilmente tratra due anni si si potrà inagibile, anche se negli anni scorsi, nel periodo estivo, ci sono stati dei inagibile, anche se negli anni scorsi, nel periodo estivo, ci sono stati dei concertini musicali ed eventi culturali. concertini musicali ed eventi culturali. La chiesa di San Pietro si trova in Castello dove anticamente vi era una piccola cappella annessa al primitivo castello feudale dei Conti della Genga (1245-1275). Acquistò grande importanza a partire dal 1580 quando, l’allora vescovo di Nocera, Mons. Mannelli, diede alla Parrocchia di San Pietro il titolo di collegiata nella quale operavano un arciprete e undici canonici. Nonostante gli speroni fatti nel 1555, il tempio rovinò nel 1688, ma nel 1717 fu ricostruito e notevolmente ampliato così com’è conservato tuttora. La Chiesa oltre ad essere proprietaria di due Madonne del Salvi, custodite dalla monache di Santa Chiara, possiede Fuga in Egitto di Giovanni Contarini, Consegna delle Chiavi a San Pietro, tavola di Pietro Paolo Agabiti, e Madonna col bambino, S. Caterina e S. Giuseppe attribuito allo stesso. Nell’ultima cappella Il battesimo, scultura dell’Agabiti ed inoltre tele del Ridolfi. . Unito alla chiesa il Palazzo Vescovile, edificato nel 1530, poi fatto ampliare da mons. Mannelli nel 1551. La facciata a capanna, semplice ed elegante, è preceduta da un’ampia gradinata che la esalta conferendo maggiore austerità. All’interno è a navata unica, coperta da capriate in legno, illuminata oltre che dal rosone da aperture sul lato destro. A conclusione della navata, l’abside semicircolare scandito dai costoloni della calotta di copertura. Fra questi si aprono tre monofore verso l’interno che donano grande luminosità a tutto lo spazio. Ai lati dell’abside, nella navata centrale, si aprono due cappelle laterali che trasformano la pianta della Chiesa a croce latina. Palazzo Oliva è un palazzo signorile fatto costruire dal Cardinale Oliva nel XV secolo, ha la facciata che si apre sulla Piazza Matteotti in Castello. All’interno sono ospitate importanti collezioni d’arte e testimonianze storiche. A piano terra del Palazzo è situata la Biblioteca Comunale. Al secondo piano vi è la Civica Raccolta d’Arte, recentemente istituita a seguito del terremoto del 1997 per poter far ammirare ad un maggior numero di persone delle opere che appartenevano a collezioni di privati cittadini , che comprende 26 opere d’arte, tra tele e tavole, che vanno dal 1400 al 1700. Tra queste ci sono tre tavole appartenenti a Pietro Paolo Agabiti (1465 o 1470 - 1540) e due tele di Giovan Battista Salvi (1609 - 1685), il grande artista universalmente conosciuto come Il Sassoferrato. All’interno dell’edificio sono inoltre conservati gli stemmi della famiglia Oliva che rappresentano un albero di ulivo. Il Cardinale Alessandro Oliva (1407-1463), è un illustre personaggio sassoferratese nato nella frazione di Caboccolino da genitori probabilmente benestanti ma non nobili. Dalla sua biografia apprendiamo che quando aveva tre anni mentre coglieva fiori in un prato cadde in un pozzo e dopo esser rimasto nove ore come morto riprese conoscenza grazie alle preghiere della madre che aveva fatto il voto che se si fosse ripreso sarebbe entrato in monastero. Così fu e dopo aver studiato molto diventò cardinale ed anche uno scrittore (scriveva i discorsi per il Papa). Era un uomo molto affabile, simpatico e generoso, tanto che manteneva varie famiglie povere a Roma. Tra le opere che compongono la Raccolta di palazzo Oliva ci sono due tele di Giovan Battista Salvi (Breccia di Venatura 1609 - Roma 1685), il grande pittore conosciuto in tutto il mondo come Il Sassoferrato fu protagonista del classicismo europeo. Non si conosce molto della sua vita: fu avviato alla pittura dal padre, artista sassoferratese di un certo rilievo, poi si trasferì a Roma dove incontrò il favore entusiasta di ricchi aristocratici per i quali iniziò a lavorare. I soggetti che preferiva dipingere erano ritratti, soprattutto religiosi: figure di Santi e Madonne con Bambino. Un suo unico autoritratto è conservato a Firenze nella Galleria degli Uffizi mentre le sue opere si trovano nei musei di tutto il mondo. LA STORIA Il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari è ospitato a Palazzo Montanari, antico edificio situato su uno sperone di roccia circondato dal verde, sulla collina che divide in due il centro urbano della città. Il nucleo dell’attuale edificio ha origine, secondo le poche notizie tramandate dagli storici locali, intorno all’anno mille come fortilizio. Successivamente, nel XIII secolo, fu ampliato ed adibito a monastero per le suore Benedettine con la denominazione di Santa Margherita in Paravento. Gli ampliamenti si susseguirono nei secoli fino a determinare l’attuale configurazione dell’intero complesso. Don Angelo Montanari, servendosi di una grossa somma di denaro elargitagli da una suora, vi istituì nel 1838 un orfanotrofio femminile. L’edificio si sviluppa su tre livelli che si affacciano su una corte interna porticata, restaurata nel 1980, nella quale è presente un pozzo circolare da cui le monache benedettine attingevano l’acqua proveniente dal colle di San Pietro. Sul fronte di ingresso è localizzata l’antica chiesa (parte della cui struttura originaria è visibile al piano superiore), ad una sola navata, con ingresso indipendente dotato di un pregevole portale in pietra arenaria con iscrizione. L’idea del progetto e l’inizio della raccolta dei materiali (oggetti, strumenti da lavoro, arredi ecc.) risalgono al 1954 per opera di Padre Stefano Troiani, allorché prese vita l’Istituto Internazionale di Studi Piceni a cui si deve la quasi totalità della raccolta stessa. Il Museo è sorto nel 1979 come progetto di ricognizione, conservazione e promozione della testimonianze delle arti e tradizioni del territorio di Sassoferrato. Nel 1997, in seguito al terremoto, il Museo è stato chiuso ed è stato riaperto nel mese di maggio del 2006, completamente “ridisegnato” su progetto dell’architetto Francesco Palmini. IL MUSEO Al Museo, situato in via Montanari, si accede dal centro storico del Castello, partendo da piazza Matteotti, proseguendo lungo viale degli Eroi ed il Parco della Rimembranza: un breve, ma suggestivo itinerario naturalistico. Il Museo, come archivio, raccoglie e conserva le testimonianze di un tempo e di una civiltà, al fine di favorire la ricerca storica della cultura agricola e artigianale della gente e del territorio sassoferratese e oltre. Dunque, una raccolta che permette al visitatore di recuperare la cultura locale attraverso le diverse manifestazioni creative dell’uomo, quali le tradizioni popolari, gli antichi mestieri, gli oggetti del vivere quotidiano di ieri. Questa raccolta, ispirandosi alle indicazioni della moderna museologia, si costituisce anche come laboratorio e spazio aperto all’incontro, alla partecipazione, ed al dibattito dell’attualità culturale e dei valori della tradizione. Articolato in sei sezioni, il Museo si sviluppa sui piani terra e seminterrato. Al piano terra si trovano quattro sezioni: Lavorazione della terra (aratura, semina) – Lavorazione dei prodotti (mietitura, trebbiatura) – Lavorazioni domestiche ( filatura, tessitura) – Mezzi di trasporto (birocci, carri). Ciascuna di queste sezioni cerca di “raccontare”, tramite gli attrezzi e gli oggetti più rappresentativi, i modi di lavorare e di vivere in un preciso periodo storico, di una larga parte della popolazione del territorio sentinate. Al piano seminterrato sono ubicate le due restanti sezioni: Ambienti domestici ( forno, cantina, dispensa, camera da letto, cucina) – Lavorazioni artigiane (tornitore, falegname, arrotino, boscaiolo, ciabattino, bottaio, fabbro, maniscalco, muratore, cocciaro, cordaro, apicoltore). Queste sezioni ricostruiscono, attraverso gli arredi e gli oggetti dell’epoca, l’atmosfera che si respirava sia nella casa contadina, sia nelle botteghe degli artigiani. La ricca raccolta (le 15 sale della sede espositiva ospitano circa 1.500 “pezzi”) è molto interessante dal punto di vista etnografico ed antropologico e riflette i lineamenti ed i tratti antropici e socio-culturali della gente sassoferratese, seppure con aperture agli orizzonti regionali. IL NOSTRO FANTASTICO “GIOCO DELL’0CA”