Introduzione alla Sacra Scrittura Sesta lezione La verità e interpretazione della Rivelazione • La Scrittura non può essere annullata. • “Al principio…” • Ispirazione divina e verità. • Discordanze tra le verità rivelate e quelle ottenute dalle scienze? • Racconti storici realmente avvenuti? • Cosa sono i generi letterari? • Cosa è piaciuto a Dio manifestare. • Cosa gli agiografi hanno voluto affermare. • L’unità di tutta la Scrittura. • Leggerla nella Tradizione. • L’analogia della fede. • Il senso letterale. • Il senso spirituale. • Il senso allegorico. • Il senso morale. • Il senso anagogico. Per l’elaborazione del testo delle diapositive mi sono servito: Michelangelo Tabet, Introduzione generale alla Bibbia, Ed. San Paolo, Milano 1998 AAVV, La Bibbia di Navarra, Antico Testamento (I) – Pentateuco, Ed. Ares, Pamplona 1997 Joseph Ratzinger Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Ed. Rizzoli, Milano 2007 F. Ocàriz – A. Blanco, Rivelazione, fede e credibilità, Ed. Università della Santa Croce, Roma 2001 Rino Fisichella, La rivelazione: evento e credibilità, Ed EDB, Bologna 1985 Della seconda lezione degli Riassunti di fede cristiana presente nel sito ufficiale dell’Opus Dei (http://www.opusdei.it/art.php?p=32178). Gesù considera la Scrittura (la totalità dei libri sacri) inconfutabile e indistruttibile: “La Scrittura non può essere annullata”, afferma (Gv 10,35). Per introdurre in modo autoritativo una verità indiscutibile, si serve della espressione: “Sta scritto”. Due volte, durante il colloquio con i farisei, che gli ponevano il quesito sulla indissolubilità del matrimonio (Mt 19,1ss), Gesù Cristo si è riferito al “principio” parole che Gesù attribuisce direttamente a Dio. il Maestro si richiama alla Genesi 2,24: “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”. Gesù Cristo non si limita soltanto alla citazione stessa, ma aggiunge: “Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. CCC105 Dio è l'Autore della Sacra Scrittura. “Le cose divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l'ispirazione dello Spirito Santo. La Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21]. Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, invisibile e trascendente Autore, si deve dichiarare, per conseguenza, che «i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle sacre Lettere» (Dei Verbum, 11). Perché la Sacra Scrittura insegna la verità? Perché Dio stesso è l'autore della Sacra Scrittura: essa è perciò detta ispirata e insegna senza errore quelle verità, che sono necessarie alla nostra salvezza. Lo Spirito Santo ha infatti ispirato gli autori umani, i quali hanno scritto ciò che egli ha voluto insegnarci. La fede cristiana, tuttavia, non è «una religione del Libro», ma della Parola di Dio, che non è «una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente» (san Bernardo di Chiaravalle). CCCC 18 Attualmente alcuni vogliono vedere un’assoluta discordanza tra gli insegnamenti biblici e il sapere scientifico moderno; per esempio: • creazione in sei giorni; • uomo creato dalla terra; • donna creata dalla costola; • lingue differenziate per torre di Babele; • peccato originale; • età secolari dei primi uomini • diluvio; Ed ancora… Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele: «Sole, fèrmati in Gàbaon e tu, luna, sulla valle di Aialon». (Gs10,12) Non è il Sole che si muove nel cielo ma è la terra che ruota su se stessa! La frase pronunciata da Giosuè riflette la convinzione geocentrica diffusa nell'antichità e viene riferita come tale. E, in ogni caso, Giosuè assume, come punto di riferimento del moto relativo, la terra. Ci sono delle verità che sono per se stesse oggetto di fede; altre lo sono non per se stesse, ma in ordine alle prime. Con altre parole: oltre alle verità che indirizzano direttamente alla vita eterna, la Sacra Scrittura propone alla nostra fede anche altre verità, non come principali, bensì per chiarire le precedenti. Contenuto della Rivelazione sono: a) sia verità naturali, che l’essere umano potrebbe conoscere anche mediante la sola ragione, b) sia verità che eccedono la ragione umana e che possono essere conosciute soltanto per la libera e gratuita bontà con cui Dio le rivela. La Rivelazione divina non ci parla principalmente di verità sul mondo e sull’uomo: nel suo cuore vi è l’offerta di Dio del mistero della sua vita personale e l’invito a prendervi parte. La Rivelazione contiene, come dicevamo, realtà che non sono inaccessibili alla sola ragione; per esempio l’esistenza di Dio o la libertà umana. Il motivo di questo può essere l’invito a comprendere in un modo più chiaro e completo e arrivare a una conoscenza incomparabilmente più profonda del significato della propria esistenza. Jutta Burggraf, Teologia fondamentale, Ed. Ares, Milano 2004. p.37 La Bibbia non è un manuale di verità astratte, metafisiche, ma contiene la verità storico-salvifica. E’ verità che spinge alla conversione del cuore, al cambiamento di vita. E’ orientata alla conoscenza di se stessi e dell’agire di Dio con noi. Il fatto che la Scrittura racconti eventi storici che corrispondono alla realtà avvenuta non è indifferente. Mentre la conoscenza esatta del modo in cui si realizzano i fenomeni naturali (per es. se la terra giri intorno al sole o viceversa) non ha un rapporto necessario con la salvezza, l’hanno invece molti dati della storia (per es. il racconto del peccato di Adamo ed Eva). Quindi, fra la verità di fede e gli avvenimenti storici corrispondenti c’è una stretta connessione. Le principali verità riguardanti Dio e l’economia della salvezza sono state rivelate attraverso eventi storici, accaduti in momenti e luoghi determinati, o sono ad essi vincolati. Tenuto conto del genere letterario adoperato dagli agiografi, se venisse meno la realtà storica di queste narrazioni, s’indebolirebbe la verità che esse racchiudono. La Sacra Scrittura annunzia una realtà di salvezza vincolata alla storia e testimoniata dagli eventi storici. La ricerca storica non solo non è di ostacolo ma può e deve essere un sostegno per la fede. Cfr. H. Staudinger, Credibilità storica dei Vangeli, Bologna 1991, p. 16 Per “generi letterari” s’intendono le forme di espressione in uso in una determinata epoca o regione, regolati da particolari norme, e che vengono adoperati dallo scrittore per una determinata finalità. Alcuni esempi: lettere; leggi; discorsi sapienziali; genere storico; narrazioni fittizie (parabole); genere satirico; canti d’amore; benedizioni; lamentazioni; proverbi popolari; enigmi; drammi; oracoli; promesse; minacce. Il tema della verità della Bibbia è inseparabile dall’esame dell’intenzionalità divino-umana presente nel testo sacro. La stessa Costituzione Dei Verbum, dopo aver affermato che Dio è l'autore della Bibbia, ci ricorda che nella Sacra Scrittura Dio parla all'uomo alla maniera umana. E questa sinergia divino-umana è molto importante: Dio parla realmente per gli uomini in modo umano. Per una retta interpretazione della Sacra Scrittura bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare tramite parole umane. DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AI MEMBRI DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, 23 aprile 2009 Per l’esame dei generi letterari bisogna tener conto che dello stesso oggetto non tutti parlano secondo lo stesso punto di vista. Delle realtà naturali può parlare il poeta tenendo conto della commozione che esse suscitano; può parlare lo scienziato, badando alle leggi fisiche o chimiche che queste realtà ci manifestano; può parlare il filosofo o il profeta vedendo in esse l’espressione della causalità o il segno della presenza divina. Inoltre un giudizio può essere espresso in maniera categorica, o come semplice suggerimento, possibilità, opinione, ecc. Infine bisogna tener conto che non tutto ciò che un autore dice o scrive viene proposto egualmente all’assenso del letore. In una favola, per esempio, la conclusione morale è ciò che viene proposto all’assenso, il resto rimane come veicolo della conclusione, e non è affermato nella sua realtà propria; diverso è il caso di un racconto storico, dove ciò che si propone all’assenso è il fatto narrato. L’ispirazione ammette qualunque genere letterario purché non ripugni alla verità e alla santità di Dio. I generi letterari usati nella Scrittura non si possono stabilire “a priori”, ma solo dopo un accurato studio, basato su solidi fondamenti scientifici. Dio si servì, attraverso l’agiografo, dei generi letterari per meglio manifestare la sua rivelazione. CCC 109 Nella Sacra Scrittura, Dio parla all'uomo alla maniera umana. Per una retta interpretazione della Scrittura, bisogna dunque ricercare con attenzione - che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare - e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 12]. CCC 110 Per comprendere l'intenzione degli autori sacri, si deve tener conto • delle condizioni del loro tempo e della loro cultura, • dei “generi letterari” allora in uso, • dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare, consueti nella loro epoca. “La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa nei testi in varia maniera storici o profetici, o poetici, o con altri generi di espressione” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 12]. CCC 111 Però, essendo la Sacra Scrittura ispirata, c'è un altro principio di retta interpretazione, non meno importante del precedente, senza il quale la Scrittura resterebbe lettera morta: la Sacra Scrittura deve “essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 12]. Il Concilio Vaticano II indica tre criteri per una interpretazione della Scrittura conforme allo Spirito che l'ha ispirata: 1. Prestare grande attenzione “al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura”. 2. Leggere la Scrittura nella “Tradizione vivente di tutta la Chiesa”. 3. Essere attenti “all'analogia della fede” Prestare grande attenzione “al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura”. Infatti, per quanto siano differenti i libri che la compongono, la Scrittura è una in forza dell'unità del disegno di Dio, del quale Cristo Gesù è il centro e il cuore, aperto dopo la sua Pasqua. Leggere la Scrittura nella “Tradizione vivente di tutta la Chiesa”. Secondo un detto dei Padri, “sacra Scriptura principalius est in corde Ecclesiae quam in materialibus instrumentis scripta - la Sacra Scrittura è scritta nel cuore della Chiesa prima che su strumenti materiali”. Infatti, la Chiesa porta nella sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l'interpretazione di essa secondo il senso spirituale. Essere attenti “all'analogia della fede” [Cf Rm 12,6 ]. Per “analogia della fede” intendiamo la coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione. CCC 115 Secondo un'antica tradizione, si possono distinguere due sensi della Scrittura: a) il senso letterale e b) quello spirituale, suddiviso quest'ultimo in 1) senso allegorico, 2) senso morale e 3) senso anagogico. La piena concordanza dei quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa tutta la sua ricchezza. Il senso letterale. E' quello significato dalle parole della Scrittura e trovato attraverso l'esegesi che segue le regole della retta interpretazione. “Omnes sensus (sc. sacrae Scripturae) fundentur super litteralem - Tutti i sensi della Sacra Scrittura si basano su quello letterale” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, 1, 10, ad 1]. Il senso spirituale. Data l'unità del disegno di Dio, non soltanto il testo della Scrittura, ma anche le realtà e gli avvenimenti di cui parla possono essere dei segni. Il senso allegorico. Possiamo giungere ad una comprensione più profonda degli avvenimenti se riconosciamo il loro significato in Cristo; così, la traversata del Mar Rosso è un segno della vittoria di Cristo, e così del Battesimo [Cf 1Cor 10,2 ]. Il senso morale. Gli avvenimenti narrati nella Scrittura possono condurci ad agire rettamente. Sono stati scritti “per ammonimento nostro” ( 1Cor 10,11 ) [Cf Eb 3-4,11 ]. Il senso anagogico. Possiamo vedere certe realtà e certi avvenimenti nel loro significato eterno, che ci conduce (in greco: “anagoge”) verso la nostra Patria. Così la Chiesa sulla terra è segno della Gerusalemme celeste [Cf Ap 21,1-22,5 ].