LA SARDEGNA
ZONA PER ZONA
Il Nord e la
Costa Smeralda
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
Note
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A
Il Nord e la
Costa Smeralda
Le coste frastagliate, il turchese delle
acque, le spiagge di sabbia candida
sono gli elementi che compongono una
delle immagini più classiche della
Sardegna. Le isole che affollano lo
stretto delle Bocche di Bonifacio, a un
passo dalla Corsica, sono da qualche
anno una meta prediletta dal turismo
internazionale.
Nel 1962 un
gruppo di
finanzieri - tra
cui l’Aga Khan diede vita al
“Consorzio Costa
Smeralda”,
promuovendo
l’idea di uno
sviluppo turistico delle coste della
Sardegna. Dopo 40 anni poche sono le
zone sarde cambiate così profondamente, nel bene e nel male, come
queste coste, oggi tutte costellate di
ville, residence e porti turistici.
Attorno è il quadro affascinante della
natura e del mare: scogliere scolpite
dal vento come a Capo d’Orso e Capo
Testa, spiagge bianche e il profumo
della macchia mediterranea che ancora
sopravvive all’invasione
delle seconde case.
Oramai, dopo anni di
discussioni, è però
chiaro che allo sviluppo
turistico deve essere
posto un limite, oltrepassato
il quale i vantaggi del turismo rischiano di trasformarsi negli svantaggi della
distruzione dell’ambiente. Vicino, ma
profondamente diverso dalla costa,
l’interno della Gallura è un mondo
ancora ricco di suggestioni. Le foreste
in cui brilla il colore chiaro delle
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querce da cui è appena stato staccato il
sughero, le rocce granitiche che creano
paesaggi ipnotici, come la Valle della
Luna nei pressi di Aggius, le sagome
dei nuraghi sono ancora i punti di
riferimento per interpretare il paesaggio. Qui sono di casa la buona cucina
di terra, l’artigianato tradizionale e la
storia, come quella raccontata
dall’eccezionale sfilata di chiese
romaniche del Logudoro che, partendo
da Sassari, portano fino alle pietre
bianche e nere della Santissima Trinità
di Saccargia.
Visitando il Nord e la Costa Smeralda
Il porto e l’aeroporto di Olbia accolgono la gran parte dei turisti diretti non
solo in Costa Smeralda, ma in tutta
l’isola. La lunga e bellissima costa, con
le sue spiagge e le sue scogliere, sale
verso nord fino a Santa Teresa di
Gallura; poi volge a occidente, oltre la
rocca di Castelsardo, fino a raggiungere Porto Torres. All’interno, Tempio
Pausania, capoluogo della Gallura, che
costituisce il punto di partenza per
affascinanti itinerari alla scoperta
dell’arte, delle tradizioni e della natura
del Nord della Sardegna, e la bella città
di Sassari.
OLBIA
Dalle banchine del porto di Olbia il
continente, con il porto di
Civitavecchia, dista solo 125 miglia,
poco meno del doppio della
distanza tra Cagliari e il
continente. Per questo
motivo, la città è stata
sempre il centro dei
collegamenti esterni
dell’isola, ruolo confermato dall’apertura dell’aeroporto
Costa Smeralda. Città moderna, Olbia
è solo una tappa, in genere, verso altre
destinazioni, ma vale la pena di
visitare la chiesa romanica di San
Simplicio, edificata a partire dall’XI
secolo e ampliata nel XIII.
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
Dintorni: vi sono due siti preistorici
molto interessanti, il complesso
nuragico di Cabu Abbas e il pozzo
sacro Sa Testa. Per raggiungere il
primo, dal porto vecchio di Olbia
seguire prima Corso Umberto, poi Via
d’Annunzio e oltrepassata la ferrovia
raggiungere la chiesa campestre di
Santa Maria Cabu Abbas. Dalla
chiesetta una strada sterrata sale verso
la cresta rocciosa e sono poi necessari
15 minuti a piedi. In alto sulla cresta,
con il panorama che si apre sull’isola
di Tavolara, il sito è composto
da una torre con pozzo
centrale (dove vennero
rinvenuti nel 1937 resti di
sacrifici: ossa bruciate e
frammenti ceramici) e da
un ampio recinto megalitico che si
sviluppa per circa 200 m. Per raggiungere invece il pozzo sacro di Sa Testa
bisogna percorrere la SP 82 verso
Golfo Aranci fino all’Hotel “Pozzo
Sacro”. Il complesso archeologico è
composto da un ampio cortile
lastricato nel quale si apre l’ingresso a
una scala coperta di 17 gradini che
scende nella camera del pozzo dove
sgorgava una vena d’acqua.
GOLFO ARANCI
Non cercate aranceti sulle rive del
golfo: Golfo Aranci deve il suo nome
all’errata interpretazione del toponimo
locale “di li ranci” che sta a significare
dei granchi. Fino a qualche tempo
addietro frazione di Olbia, il paese è
divenuto comune autonomo solo nel
1979, e la sua importanza sta nel fatto
che, a partire dal 1882, qui fanno scalo
molti dei traghetti provenienti dal
continente. Golfo Aranci è lo scalo
marittimo
delle
Ferrovie
dello
Stato.
PORTO ROTONDO
Più‘ che di un vero e proprio paese si
tratta di un ben progettato insediamento turistico, nato dal nulla negli
anni d’oro del grande sviluppo della
Costa Smeralda. Le costruzioni, sorte
attorno all’indispensabile porto
turistico, sono state progettate per
essere il più possibile inserite nell’ambiente circostante. Il risultato è
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piacevole, confortato da un successo
che ha fatto di questa località una meta
prestigiosa, anche se l’aspetto decisamente “di maniera” riflette la nascita a
tavolino. Lungo le banchine e sulla
piazzetta San Marco si aprono molti
negozi famosi. Le possibilità di
mangiare, bere o ascoltare musica sono
molte anche se, passata
la stagione
balneare, Porto
Rotondo appare un
po’ abbandonata.
Nella chiesa di San
Lorenzo, progettata da Andrea
Cascella, una serie di statue in legno di
Mario Ceroli rappresentano scene
sacre. Piacevole è l’escursione in
direzione della Punta della Volpe, che
separa il golfo di Marinella dal golfo di
Cugnana.
PORTO CERVO
Cuore della Costa Smeralda e paradiso
dei Vip, Porto Cervo ruota attorno ai
due porti turistici che ospitano alcune
delle più spettacolari barche private
del mondo. I mesi estivi sono scanditi
da una serie di eventi mondani e
sportivi: sfilate di moda, regate e
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tornei di golf.Una passeggiata lungo le
banchine del porticciolo non si può
evitare: con un occhio alle vetrine e
l’altro ai panfili ormeggiati si raggiunge la chiesa Stella Maris che, affacciata
sul paese, conserva un quadro
attribuito a El Greco.
Dintorni: molte le spiagge
famose tra le quali
Liscia Ruja, confinante a
nord con Cala di Volpe.
PALAU
Punto d’imbarco obbligato per le isole
dell’arcipelago della Maddalena, il
paese deve la sua fortuna anche alla
ferrovia a scartamento ridotto SassariTempio-Palau. La vita ruota attorno ai
moli e agli ormeggi del porto turistico.
Da Palau vale la pena visitare i luoghi
più rinomati e affascinanti della costa:
il promontorio di Capo d’Orso, che
culmina in una grande roccia scolpita
dal vento che ricorda la sagoma di un
plantigrado. La Punta Sardegna è
raggiungibile percorrendo la strada
che sale verso il Monte Altura per poi
scendere fino alla spiaggia di Cala
Trana, sull’estremità della punta. Il
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
panorama da qui è eccezionale, anche
se la continua espansione delle aree
edificate sta rovinando la bellezza dei
luoghi.
Dintorni: la Batteria del Monte Altura,
in posizione panoramica, è raggiungibile attraverso la strada che conduce a
Porto Raphael.
SANTA TERESA DI
GALLURA
Popolata in epoca romana, la zona
dove sorge Santa Teresa fu importante
anche per i Pisani
che dagli
affioramenti
granitici
cavavano pietra
da costruzione. Il
paese odierno è
stato creato ex
novo durante la
presenza sabauda ed è ordinatamente
scandito da strade rettilinee che si
incrociano ad angolo retto, con al
centro la piccola piazza dove sorge la
chiesa di San Vittorio. La pesca (anche
del corallo) e il turismo sono le basi
dell’economia locale. Sul promontorio
roccioso che si affaccia sul mare sorge
la torre Longosardo, eretta nel XVI
secolo in età aragonese, da cui lo
sguardo abbraccia sia la baia di Porto
Longone che, sullo sfondo, le chiare
scogliere che circondano la città corsa
di Bonifacio. Sulla sinistra la costa
scende verso la spiaggia di Rena
Bianca che termina a poca distanza
dallo scoglio dell’Isola Monica su cui
rimangono le tracce di una cava
abbandonata.
Dintorni: Capo Testa, uno scoglio
collegato alla terraferma da una
striscia di sabbia, al quale si può
arrivare percorrendo un tragitto molto
panoramico aperto sulle baie di Colba
e di Santa Reparata. Tra le cave
moderne e antiche - qui i Romani
scelsero la pietra per le colonne del
Pantheon - e il profumo della vegeta-
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zione della macchia si raggiunge infine
il faro di Capo Testa.
ARZACHENA
Fino a quarant’anni fa, Arzachena era
un pacifico borgo pastorale dell’interno. Oggi, trasformato nel capoluogo di
una regione turistica tra le più note del
mondo, la Costa Smeralda, il paese è
cambiato molto. In alto, sopra le case,
vi è una curiosa roccia scolpita dal
vento che per la sua forma viene
chiamata il Fungo, e nei dintorni molte
sono le tracce della preistoria. Tra i siti
più interessanti per un’escursione
nell’interno sono il Nuraghe
Albicciu, la Tomba di
Giganti Coddu
Vecchiu e la
Necropoli Li
Muri.
NURAGHE
ALBUCCIU
Uscire da
Arzachena in
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direzione di Olbia e, dopo 600 m, alla
fine dell’abitato, seguire un bivio e un
sentiero sulla destra; una volta
raggiunta la costruzione, con una scala
che sale al livello superiore si può
raggiungere un corpo laterale. Sono
ancora visibili le mensole sporgenti di
pietra necessarie a sorreggere l’antica
struttura in legno.
TOMBA DI GIGANTI CODDU VECCHIU
Percorrere la SS427 in direzione
Calangianus e poi, dopo circa 3 km,
seguire il bivio verso destra in
direzione di Luogosanto. Dopo circa
1,800 km, ci si immette sulla strada di
Capichera e poche centinaia di metri
più avanti (un breve sentiero deve
essere percorso a piedi),
sulla destra si incontra la
tomba. Al centro del
monumento
funerario vi è una
stele alta 4 m
circondata da una
quinta
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
semicircolare formata da grandi lastre
di pietra conficcate nel terreno.
NECROPOLI LI MURI
Si esce da Arzachena in direzione di
Calangianus (SS 427) e si volta a destra
per Luogosanto. Dopo circa 4,5 km un
bivio a destra (strada sterrata) conduce
verso la necropoli Li Muri.
Il sito comprende molte tombe di età
neo-eneolitica: si tratta di sepolture
circondate da pietre (fino a 5 cerchi
concentrici). Questi circoli tombali
sono il più importante complesso
monumentale lasciato da quella che gli
archeologi hanno denominato Cultura
di Arzachena.
ARCIPELAGO DELLA
MADDALENA
Sette isole (Maddalena, Caprera e
Santo Stefano a sud-est, Spargi,
Budelli, Razzoli e Santa Maria a nordovest) costituiscono l’Arcipelago della
Maddalena, oltre il quale si apre lo
stretto delle Bocche di Bonifacio
diventato parco marino dall’inizio del
1997. Coste frastagliate, rocce erose
dal vento e il tenace rigoglio della
macchia mediterranea
sono le caratteristiche
principali delle isole,
conosciute in epoca
romana con il nome di
Cuniculariae, cioè
“isole dei conigli”. Dal
Settecento in poi l’isola della
Maddalena è diventata una base
militare a causa della facilità dell’approdo e della posizione favorevole. Il
giro di quest’isola può essere completato da una breve escursione a quella
di Caprera, per visitare i luoghi dove
visse e venne sepolto Giuseppe
Garibaldi.
AGGIUS
La natura ha dato la forma al paese e al
suo circondario.
La roccia
granitica
domina nel
paesaggio di
Aggius, sia tra
le alture del Parco Capitza che
sovrastano il paese, che nel fantastico
labirinto di massi della vicina Valle
della Luna. In passato sotto il dominio
dei Doria e poi degli Aragonesi, il
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paese deve oggi la sua prosperità
all’estrazione e alla lavorazione del
granito, anche se l’artigianato (soprattutto la produzione di tappeti che
viene eseguita in ogni sua fase
utilizzando tecniche tradizionali) è in
notevole sviluppo. Il centro del paese
ha un aspetto gradevole per la cura
con cui vengono conservate le antiche
case in pietra, forse tra le più belle
dell’intera Gallura. Durante i
festeggiamenti della prima domenica
di ottobre si svolge anche la festa “di li
’agghiani”, cioè degli scapoli, nella
quale si può gustare la “suppa cuata”,
tipica minestra gallurese. La strada che
da Aggius va verso Isola Rossa
raggiunge in breve il fondo della Valle
della Luna, paesaggio impressionante a
causa dell’enorme quantità di
affioramenti rocciosi, resti dell’antico
modellamento glaciale. In corrispondenza di una curva a sinistra, si stacca
dalla strada sulla destra un viottolo
sterrato che va abbandonato poco
prima di un ponte per seguire la
stradina che, sulla destra, conduce al
Nuraghe Izzana, nel centro della valle.
BERCHIDDA
Sulle pendici meridionali del massiccio
del Monte Limbara, in un paesaggio di
colli che culminano nel Monte
Azzarina, Berchidda è un paese
dall’economia basata sulla pastorizia, la
lavorazione del sughero e la viticoltura. Tra i vini, va ricordato il
Vermentino, mentre, tra i cibi, il
pecorino. In paese si può visitare il
Museo del Vino (tel. 079 29 91 31) con
laboratorio vinicolo all’aperto.A circa
quattro chilometri dal centro del paese
si possono visitare,
dopo una ripida
salita a piedi, i
pochi resti del
Castello di
Montacuto, che fu
la rocca di
Adelasia di Torres e
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del consorte Ubaldo Visconti, prima di
divenire feudo delle nobili famiglie
italiane dei Doria e dei Malaspina. Su
tutto domina la sagoma articolata del
Monte Limbara, il vero centro
geografico delle alture della Gallura.
BUDDUSÒ
Grosso borgo che deve la sua prosperità alla pastorizia, all’estrazione del
granito e alla lavorazione e
commercializzazione del sughero,
Buddusò ha un centro storico le cui
strade lastricate si snodano davanti alle
facciate di palazzetti di pietra scura. In
epoca romana, qui passava la grande
strada commerciale da Kàralis
(Cagliari) a Olbia e il paese aveva il
nome di Caput Thirsi. Interessante una
visita alla parrocchiale di Santa
Anastasia (e ai dipinti conservati nella
sagrestia) e da non perdere la gita
attraverso i Monti di Alà.
Dintorni: non lontano il Nuraghe Iselle
(verso Pattada) e il Nuraghe Loelle, in
direzione di Mamone.
SAN TEODORO
A sud del promontorio di Capo Coda
Cavallo, proprio
davanti alla mole
rocciosa dell’Isola
di Tavolara (vedi
box), San Teodoro
è un paese che,
negli utimi anni,
sta crescendo
sull’onda del
turismo. Dal paese,
però, si possono
compiere escursioni
interessanti verso la
spiaggia della Cinta,
una lunga striscia di sabbia che
separa lo Stagno di San Teodoro dal
mare. Vicinissimo alla carreggiata
dell’Orientale Sarda, questo specchio
d’acqua di più di 200 ha di estensione è
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
uno dei pochi superstiti della serie di
stagni costieri che si stendeva a sud del
golfo di Olbia. Sull’acqua non è
difficile osservare i germani reali e le
folaghe che, se avvistano un rapace o
un pericolo, si radunano in gruppi
scuri e vocianti. Aironi cenerini, aironi
rossi e fratini si aggirano in cerca di
preda, mentre non è raro osservare il
volo del gheppio, uno dei rapaci più
piccoli dei nostri cieli.
e lentisco. Si racconta che nel secolo
scorso Carlo Alberto, re di Piemonte e
Sardegna, sbarcato sull’isola a caccia
delle mitiche capre dai denti d’oro
(fenomeno causato da un’erba che
lascia quei riflessi), rimanesse affascinato dal posto tanto da nominare il
suo unico abitante, Paolo Bertolini, “re
della Tavolara” con tanto di carta
protocollare. D’estate si raggiunge
facilmente da Olbia.
ISOLA DI TAVOLARA
ALÀ DEI SARDI
È una montagna di calcare alta 500 m
che spunta dal mare con pareti
verticali. Il settore orientale, zona
militare, è inaccessibile, al contrario di
una striscia bassa, chiamata
Spalmatore di Terra, dove si trovano
spiagge, un porticciolo, due ristoranti
tipici e qualche casa. Insieme alle
vicine isole Molara e Molarotto su cui
vivono 150 esemplari di mufloni, oggi
è un parco marino. I suoi bordi
granitici sono traforati da grotte e
nicchie. Sulla striscia sabbiosa
Spalmatore di Terra crescono gigli di
mare mentre la roccia è ricoperta da
cespugli di ginepro, elicriso, rosmarino
Rocce e macchia,
boschi di enormi
querce su cui
spiccano chiari i
segni dell’ultima
raccolta del
sughero. Questo è il
paesaggio di Alà dei
Sardi e del suo altopiano, ultima
propaggine dell’interno roccioso che si
affaccia a balcone verso il mare di
Olbia. Piccole case di pietra granitica
sono allineate lungo la strada principale di Alà, il cui territorio è stato
popolato per secoli prima dell’era
moderna.
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gli artigiani che lavorano acciaio e
corno per produrre lame e impugnature, decine e decine, oramai, le imitazioni italiane del famoso coltello sardo.
Dintorni: non lontano dal paese vi
sono l’area verde di Fiorentini - nata
attorno al rimboschimento di un
vivaio forestale - e i ruderi del castello
medievale di Olomene.
OZIERI
Dintorni: non lontano dal paese, in
direzione di Buddusò, vi è la mole del
nuraghe Ruju, con il suo villaggio
preistorico che emerge dalla
vegetazione.In direzione di Monti,
invece, dopo una lunga traversata
sull’altopiano costellato di grossi massi
di tutte le forme e dimensioni, una
deviazione conduce al santuario di San
Pietro l’Eremita, lungo un percorso
che a tratti si apre verso il mare con in
lontananza la mole della rocciosa
Tavolara. La chiesa, romanica, è stata
recentemente restaurata e tutti gli
anni, il giorno di Ferragosto, si affolla
di numerosi pellegrini provenienti dai
dintorni.
PATTADA
Al centro di un territorio
ricchissimo di nuraghi e di
testimonianze dell’antichità,
Pattada è famosa in tutto il
mondo per l’artigianato dei
coltelli, nato proprio qui a
causa della presenza di un
ricco giacimento di
minerale ferroso sfruttato
fin dall’antichità. Molti
Adagiata sul fondo di una conca
naturale, Ozieri è una delle mete più
accattivanti della Sardegna del nordest. Interessanti le tradizioni e
l’architettura del paese, affascinante la
storia millenaria che, andando indietro
nel tempo di millenni, ci porta a
conoscere la cultura di cui Ozieri fu la
culla, la più recente delle culture
neolitiche. Il tessuto urbanistico del
paese è vario, e si adatta al pendio dei
colli: tra le case alte spunta di quando
in quando un’altana adorna di fiori. Ai
margini della parte antica del paese - i
cui punti di maggiore interesse sono le
piazze Carlo Alberto e quella dell’antica Fonte Grixoni - vi è la cattedrale che
ospita uno splendido polittico del ’500
sardo realizzato dal “maestro di
Ozieri”, il più importante pittore del
XVI secolo. Il polittico, che rappresenta la miracolosa apparizione del
Santuario della Madonna di Loreto,
mostra influenze spagnole e spunti di
maniera fiamminga. Il
complesso del convento
secentesco di San Francesco,
invece, ospita il Museo
Archeologico, nelle cui sale
sono esposti materiali provenienti dagli scavi nella zona e
precedentemente esposti nel
museo di Sassari. Buona parte dei
reperti è riferibile alla cultura detta
di Ozieri - o di San Michele dal nome
della grotta nella quale sono stati
effettuati i più importanti ritrovamenti
- che, tra il 3.500 e il 2.700 a.C., ha
dominato nell’isola.
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
SASSARI
Seconda città sarda per importanza
commerciale, politica e culturale,
Sassari sorge su un tavolato che
digrada dolcemente verso il mare tra
oliveti, valli fertili e ben coltivate. Ha
una lunga storia di invasioni, conquiste
e razzie, ma anche una forte tradizione
di ribellioni e sommosse dovute allo
spirito combattivo e individualista dei
suoi abitanti. Pisani, Genovesi e
Aragonesi tentarono di sottometterla,
ma sempre lo spirito indomito dei
Sassaresi riuscì a riconfermare la
propria autonomia e indipendenza.
Non a caso, l’eroe simbolo è Carlo
Maria Angioj, capo della rivolta del
1796 da un gruppo di radicali contro il
governo dei Savoia che volevano
imporre un sistema feudale. La città ha
dato i natali a due presidenti della
Repubblica, Antonio Segni e Francesco
Cossiga, e al segretario del PCI, Enrico
Berlinguer.
La zona circostante il paese è ricca di
testimonianze storiche e
archeologiche, come le domus de janas
di Butule, la necropoli di San Pantaleo,
il dolmen di Montiju Coronas. La
grotta di San Michele si apre in uno
spiazzo alle spalle dell’ospedale di
Ozieri, presso il campo sportivo;
proprio nel corso della costruzione di
questo una parte della grotta è andata
distrutta. Nella cavità sono stati
rinvenuti numerosi frammenti di
ceramica decorata, ossa umane, una
Dea Madre e frammenti di ossidiana di
Monte Arci. Tutti reperti che avvalorano la teoria che ci sia una continuità
fra la cultura di Bonu Ighinu e quella
di questo periodo.
VISITANDO SASSARI
La città vecchia, dai vicoli tortuosi e
intricati che partono dalle arterie
principali, era un tempo delimitata da
una cerchia di mura che correvano
lungo gli attuali corso Vico, corso
Trinità, via Brigata Sassari e corso
Margherita. Ora della cinta muraria
esistono solo pochi frammenti (come
quello all’inizio di corso Trinità), ma la
città conserva un centro storico che,
seppur degradato, mantiene una
fisionomia ben precisa.
Il nucleo storico si può visitare tutto a
piedi nel corso di una mattinata. Le
tappe fonda- mentali sono costituite
dal Duomo, da
piazza Italia, dalla
fonte del Rosello,
dalle chiese di
Sant’Antonio,
Santa Maria di
Betlem e San
Pietro in Silki e
dal museo Sanna.
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A
IL DUOMO
Dedicato a San Nicola, presenta
un’imponente facciata barocca che
contrasta con la sua mole e con le linee
semplici ed eleganti della piazzetta
settecentesca dalla caratteristica forma
semicircolare sulla quale si affaccia.
Frutto di sovrapposizioni operate nei
secoli, sorge su una primitiva chiesa
romanica di cui rimangono la parte
inferiore del campanile e la base della
facciata. Alla fine del Quattrocento, la
struttura originaria subì trasformazioni radicali che ne modificarono la
sagoma, ampliandola fino a farle
assumere proporzioni inusuali. I
fianchi vennero rinforzati da pesanti
contrafforti decorati con doccioni
dalle forme di animali mostruosi,
mentre l’interno venne ricostruito in
stile gotico. Alla fine del Settecento,
venne modificata la parte superiore
della facciata che fu abbellita da
pesanti quanto sfarzose decorazioni
barocche: volute, fiori, angioletti e
figure mostruose. Al centro, la statua
di San Nicola è sovrastata dalle
rappresentazioni dei tre martiri
turritani Gavino, Proto e Gianuario
racchiuse in tre nicchie. Alla parte
inferiore del campanile, in stile
lombardo, venne aggiunta, sempre nel
Settecento, una sopraelevazione
ottagonale decorata con maioliche
policrome. L’interno della chiesa (che è
stato completamente restaurato)
conserva la semplicità delle linee
gotiche, nonostante la presenza di
alcuni altari barocchi. Notevole il coro,
frutto del lavoro di artisti sardi del
Settecento. Il Museo del Duomo, cui si
accede tramite la “cappella aragonese”
sulla destra, conserva lo Stendardo
processionale di un anonimo del
Quattrocento e la statua di San Gavino
in argento, sbalzato secondo la tecnica
messicana in voga nella seconda metà
del Seicento.
FONTANA DEL ROSELLO
Sul lato destro della chiesa della
Santissima Trinità in piazza Mercato,
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una piccola scalinata in pietra che un
po’ pomposamente prende il nome di
via Col di Lana porta alla Fontana del
Rosello in fondo al vallone di Valverde.
In realtà, della valle e del boschetto che
un tempo dovevano costituire lo
sfondo naturale di questo piccolo
gioiello in stile rinascimentale, è
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
rimasto ben poco. Questo non
significa però che l’amore che i
sassaresi nutrono per la fonte sia
diminuito: un tempo ritrovo della
borghesia illuminata e centro della
raccolta dell’acqua che sgorgava dalle
otto bocche di leone alla base della
fontana per gli acquaioli della città, è
ora uno dei simboli della città. La
fonte, opera di artisti genovesi, risale ai
primi anni del XVII secolo ed è
formata da due parallelepipedi
sovrapposti in marmo bianco e verde.
Le bocche di leone sono circondate
dalle statue che simboleggiano le
quattro stagioni, i cui originali
andarono distrutti durante i moti del
1795-96. Al centro, una divinità
barbuta e un po’ arcigna, conosciuta
come Giogli, è circondata da piccole
torri, che sono il simbolo della città; il
tutto è sormontato da due archi
incrociati che proteggono l’immagine
di San Gavino.
SANT’ANTONIO ABATE
L’imponente facciata barocca della
chiesa, che risale ai primi anni del
Settecento, domina con le sue linee
semplici e la struttura ben proporzionata la piazza alberata che si apre al
termine di corso Trinità. Il portale reca
ancora nella parte superiore l’emblema
della confraternita che la fece costruire, mentre l’interno conserva uno dei
più raffinati altari
in legno della
città, sormontato da un
retablo in
I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A
legno intagliato e dorato a più pannelli
dipinti da un artista genovese. Un
tempo, questa piazza, sulla quale
sorgeva l’omonima porta settentrionale, era un punto vitale per la vita
commerciale e politica della città. Del
passato rimangono solo un frammento
della cinta muraria medievale e una
torre merlata sul lato sinistro della
chiesa.
SANTA MARIA DI BETLEM
La chiesa sorge sulla piazza omonima,
all’ingresso nord-ovest della città.
Eretta dai benedettini nel 1106, passò
in seguito all’ordine dei francescani.
Purtroppo, la struttura originale, un
tempo molto
lineare, ha
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subito numerose sovrapposizioni nel
corso del Settecento e dell’Ottocento
che ne hanno appesantito le linee e la
purezza originali. La parte più antica e
l’unica intatta è la facciata che si apre
sulla piazza: il portale (del ’200),
adorno di colonnine e capitelli, è
sormontato da un bel rosone del ’400.
L’interno gotico, un tempo spoglio e
severo, è stato appesantito da decorazioni e altari barocchi: intatte sono
invece le cappelle laterali, dedicate
ognuna a un gremo diverso (le antiche
corporazioni degli artigiani) a ricordo
dell’antica funzione sociale della
chiesa. Ancor oggi, infatti, il 14 di
agosto, data della “festa de li
Candareri”, vengono portati qui in
processione dalla chiesa del Rosario i
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
ceri votivi donati dalle corporazioni.
Nel chiostro, purtroppo in parte
murato ma ancora visitabile, sorge la
trecentesca fontana di pietra granitica
del Brigliadore che un tempo riforniva
di acqua gran parte della città.
SAN PIETRO IN SILKI
La chiesa romanica di San Pietro in
Silki si apre su un bel piazzale alberato
e porta il nome dell’antico borgo
medievale su cui fu eretta nel XII
secolo. La semplice facciata secentesca
presenta un ampio atrio che conduce
alla navata interna in stile gotico su cui
si affacciano quattro cappelle. La
prima venne dedicata nella seconda
metà del Quattrocento alla Madonna
delle Grazie, in seguito al ritrovamento
di una statua della stessa all’interno di
una colonna posta sul piazzale e
rimane uno degli esempi migliori dello
stile gotico-catalano dell’isola.
Dall’altra parte della piazza, proprio di
fronte alla chiesa, il convento dei Frati
Minori ospita una delle biblioteche più
ricche della Sardegna: più di 14.000
volumi recuperati dai Francescani al
momento della chiusura di molti dei
loro conventi.
CORSO VITTORIO EMANUELE
Arteria principale della città, il corso
collega piazza Sant’Antonio con piazza
Cavallino, attraversando il cuore della
città vecchia. Antiche case
ottocentesche e palazzi aragonesi
cinquecenteschi lasciano spesso
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intravedere scorci di cortili e interni
un tempo sontuosi: è la via dello
shopping su cui si aprono negozi
di ogni genere, da quelli
d’abbigliamento ai ferramenta.
MOSTRA PERMANENTE
DELL’ARTIGIANATO
Affacciato sui giardini
pubblici dell’Emiciclo
Garibaldi, un moderno
edificio ospita la Mostra dell’Artigianato Sardo che espone i pezzi migliori
delle varie cooperative artigiane sparse
in tutta l’isola. Le sale corrono lungo
un giardino interno che dà luce alle
vetrine nelle quali sono esposti gli
oggetti più preziosi: collane, orecchini
e braccialetti in filagrana, gioielli in
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corallo eseguiti secondo gli
antichi disegni tradizionali,
vasi e terrecotte antiche
riprodotte dagli artigiani
moderni secondo le
tecniche in uso all’epoca.
Sulle pareti, i bei tappeti
sardi dai caratteristici
disegni geometrici sembrano
quadri di pittori moderni. Non
mancano poi i merletti tessuti al
tombolo e, forse meno preziosi ma
sempre interessanti, cesti in palma
nana, pentole in terracotta, oggetti di
uso quotidiano i cui modelli si
perdono nella notte dei tempi.
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
“G. A. SANNA”
Donato allo Stato dalla famiglia Sanna
che lo fece erigere nel 1931 per
conservare i reperti archeologici
raccolti da Giovanni Antonio Sanna, il
museo rappresenta una tappa fondamentale per chiunque voglia avvicinarsi a comprendere la storia dell’isola.
Due piani sono infatti dedicati ai vari
periodi della storia della civiltà sarda
dal Neolitico al Medioevo: frammenti
di frecce, bronzi nuragici, anfore,
suppellettili, armi,
ceramiche,
utensili e
gioielli
sono
esposti
secondo
un ordine
cronologico
preciso; al pianterreno, ampie tavole
sinottiche illustrano l’evoluzione
storica della Sardegna mentre ogni sala
è corredata dalle relative tavole
cronologiche e didattiche. Interessante
la ricostruzione dei vari ambienti
(capanne, domus de janas, tombe dei
giganti). Nell’ultima sala, tra piante,
sarcofagi e statue è stato ricostruito il
pavimento in mosaico di una villa
patrizia romana, proveniente dalla
vicina Turris Libisonis (l’attuale Porto
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
Torres): aragoste, cavallucci marini e
foche dai colori delicati sembrano
rincorrersi in un gioco senza fine.
Dalla sezione archeologica si passa in
una piccola pinacoteca che raccoglie
una cinquantina di opere di artisti
sardi dal ’300 al ’900. Il museo dispone
anche di una sezione etnografica divisa
in quattro sale, dove si possono
ammirare gioielli, costumi, oggetti
folcloristici, strumenti musicali,
attrezzi relativi all’attività artigianale,
quasi tutti ancora in uso nelle regioni
della Sardegna centro-settentrionale.
PIAZZA D’ITALIA
La grande piazza (un ettaro di
superficie) sorge proprio all’inizio
della città ottocentesca. Circondata da
eleganti quanto armoniosi edifici in
stile neoclassico, costituisce un
ambiente omogeneo: al centro, fra alte
palme e aiuole ben tenute, troneggia la
statua di Vittorio Emanuele II. Tra gli
edifici, spicca il Palazzo della Provincia, dalle pure linee neoclassiche. Al
primo piano è possibile visitare l’aula
consiliare: lungo le pareti corrono
dipinti ottocenteschi che illustrano
momenti importanti della vita politica
cittadina, come La proclamazione
degli Statuti Sassaresi e L’ingresso di
Carlo Maria Angioj a Sassari. È inoltre
possibile visitare l’attiguo appartamento reale realizzato nel 1884 in occasione della visita del re di Sardegna. Nelle
serate estive il cortile è a disposizione
per rappresentazioni teatrali e
concerti. Belli i portici Bargone e
Crispi che portano, sul lato nord-ovest
della piazza, a piazza Castello. Di
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epoca ottocentesca, ospitano i bar e le
pasticcerie più antiche della città.
SANTA CATERINA
Nella chiesa, eretta alla fine del XVI
sec. per la Compagnia di Gesù,
mescola elementi di tradizione gotica
con forme rinascimentali. Pregevole la
decorazione a intagli di pietra.
All’interno sono custoditi dipinti di
Giovanni Bilevelt.
CASTELSARDO
In alto su un promontorio vulcanico
Castelsardo ha
cambiato nome
più volte nel
corso
della
sua
storia.
Fondato nel 1102 dalla nobile famiglia
genovese dei Doria, il paese si chiamò
inizialmente Castelgenovese, nome che
mantenne fino al 1448 quando, dopo la
conquista spagnola, divenne
Castellaragonese. Solo nel 1776
assunse il nome attuale. A dominare il
panorama è il castello, che ospita un
museo dedicato all’arte dell’intreccio,
mentre sul mare si affaccia la cattedrale di Sant’Antonio Abate. È
consigliabile una visita accurata, anche
per la possibilità di acquistare oggetti
d’artigianato nei numerosi negozietti
che si aprono sui vicoli del centro. La
cucina di mare è basata sul pesce e
sulle aragoste. Il lunedì della Settimana
Santa, il paese di Castelsardo è teatro
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
di una spettacolare processione del
“Lunissanti”. Nelle vie del centro,
illuminate dalle fiaccole, si muovono le
figure incappucciate della tradizione
mentre risuonano le note dei tre cori
de Lu Stabat, Lu Jesu e Lu Miserere. I
canti sono molto antichi, probabilmente anteriori alla dominazione catalana,
e sono stati tramandati oralmente fino
a oggi. La processione
termina davanti alla
chiesetta di Santa Maria,
dove i Misteri vengono
esposti alla venerazione
della folla dei fedeli.
IL CASTELLO
Costruita tra il XII e il XIV secolo, la
fortezza è composta da diversi
ambienti in cui sono esposti oggetti
intrecciati realizzati con i vari materiali della tradizione: palma, asfodelo,
giunco. Dalle terrazze del castello il
panorama è aperto sul golfo
dell’Asinara con, sullo sfondo, nelle
giornate limpide, i monti della Corsica.
CATTEDRALE DI SANT’ANTONIO ABATE
Costruita nel Seicento sulla struttura
di una precedente chiesa romanica, la
cattedrale di Castelsardo è sormontata
da un campanile che termina in un
tetto coperto da maioliche colorate che
offre uno splendido colpo d’occhio con
lo sfondo del mare. L’interno della
chiesa è caratterizzato da un notevole
arredo ligneo che risale al XVI secolo.
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CHIESA DI SANTA MARIA
Nel cuore del paese vecchio, la parte
alta dell’abitato, sorge la chiesa di Santa
Maria che non ha una facciata, ma vi si
accede da un’entrata laterale. Nell’interno è conservato il crocefisso
trecentesco noto come il Cristo Nero.
LA ROCCIA DELL’ELEFANTE
Non lontano da
Castelsardo, in
località
Multeddu, a
fianco della
strada si erge
l’imponente
mole della
Roccia dell’Elefante, un blocco di
trachite scura scolpita dal vento; si
tratta di una delle rocce scolpite più
famose della regione, utilizzata
anticamente come luogo di inumazione. Alla sua base infatti si trovano i
piccoli imbocchi scolpiti di alcune
domus de janas.
ISOLA ROSSA
Le ultime colline della Gallura scendono verso il mare in un paesaggio
caratterizzato dalle bizzarre forme delle
rocce rosate erose dal vento. Isola
Rossa, piccolo insediamento di
pescatori, sorge su un promontorio ai
piedi di una imponente torre
d’avvistamento cinquecentesca. Al largo
della costa vi è l’isolotto che, per il suo
colore rossiccio, diede il nome al paese,
mentre in una piccola cala vengono
tutti i giorni tirati in secco i
pescherecci di ritorno
dal mare. La costa dei
dintorni è di notevole
interesse, soprattutto
verso oriente, dove
merita una deviazione
il monte Tinnari, affacciato
sul mare. A occidente, invece, la costa si
abbassa in corrispondenza della foce
del Rio Coghina, a poca distanza dalla
mole di Castelsardo.
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Dintorni: non molto lontano si trova il
borgo di Trinità d’Agultu, un piccolo
paese agricolo sviluppatosi alla fine
dell’Ottocento attorno alla chiesa
omonima. Il santuario campestre
divenne, come spesso è accaduto
nell’isola, un importante centro di
scambio e commercio, soprattutto in
occasione delle feste religiose.
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Il Nord e la Costa Smeralda