LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Il Nord e la Costa Smeralda 118 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Note I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A Il Nord e la Costa Smeralda Le coste frastagliate, il turchese delle acque, le spiagge di sabbia candida sono gli elementi che compongono una delle immagini più classiche della Sardegna. Le isole che affollano lo stretto delle Bocche di Bonifacio, a un passo dalla Corsica, sono da qualche anno una meta prediletta dal turismo internazionale. Nel 1962 un gruppo di finanzieri - tra cui l’Aga Khan diede vita al “Consorzio Costa Smeralda”, promuovendo l’idea di uno sviluppo turistico delle coste della Sardegna. Dopo 40 anni poche sono le zone sarde cambiate così profondamente, nel bene e nel male, come queste coste, oggi tutte costellate di ville, residence e porti turistici. Attorno è il quadro affascinante della natura e del mare: scogliere scolpite dal vento come a Capo d’Orso e Capo Testa, spiagge bianche e il profumo della macchia mediterranea che ancora sopravvive all’invasione delle seconde case. Oramai, dopo anni di discussioni, è però chiaro che allo sviluppo turistico deve essere posto un limite, oltrepassato il quale i vantaggi del turismo rischiano di trasformarsi negli svantaggi della distruzione dell’ambiente. Vicino, ma profondamente diverso dalla costa, l’interno della Gallura è un mondo ancora ricco di suggestioni. Le foreste in cui brilla il colore chiaro delle 119 querce da cui è appena stato staccato il sughero, le rocce granitiche che creano paesaggi ipnotici, come la Valle della Luna nei pressi di Aggius, le sagome dei nuraghi sono ancora i punti di riferimento per interpretare il paesaggio. Qui sono di casa la buona cucina di terra, l’artigianato tradizionale e la storia, come quella raccontata dall’eccezionale sfilata di chiese romaniche del Logudoro che, partendo da Sassari, portano fino alle pietre bianche e nere della Santissima Trinità di Saccargia. Visitando il Nord e la Costa Smeralda Il porto e l’aeroporto di Olbia accolgono la gran parte dei turisti diretti non solo in Costa Smeralda, ma in tutta l’isola. La lunga e bellissima costa, con le sue spiagge e le sue scogliere, sale verso nord fino a Santa Teresa di Gallura; poi volge a occidente, oltre la rocca di Castelsardo, fino a raggiungere Porto Torres. All’interno, Tempio Pausania, capoluogo della Gallura, che costituisce il punto di partenza per affascinanti itinerari alla scoperta dell’arte, delle tradizioni e della natura del Nord della Sardegna, e la bella città di Sassari. OLBIA Dalle banchine del porto di Olbia il continente, con il porto di Civitavecchia, dista solo 125 miglia, poco meno del doppio della distanza tra Cagliari e il continente. Per questo motivo, la città è stata sempre il centro dei collegamenti esterni dell’isola, ruolo confermato dall’apertura dell’aeroporto Costa Smeralda. Città moderna, Olbia è solo una tappa, in genere, verso altre destinazioni, ma vale la pena di visitare la chiesa romanica di San Simplicio, edificata a partire dall’XI secolo e ampliata nel XIII. 120 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Dintorni: vi sono due siti preistorici molto interessanti, il complesso nuragico di Cabu Abbas e il pozzo sacro Sa Testa. Per raggiungere il primo, dal porto vecchio di Olbia seguire prima Corso Umberto, poi Via d’Annunzio e oltrepassata la ferrovia raggiungere la chiesa campestre di Santa Maria Cabu Abbas. Dalla chiesetta una strada sterrata sale verso la cresta rocciosa e sono poi necessari 15 minuti a piedi. In alto sulla cresta, con il panorama che si apre sull’isola di Tavolara, il sito è composto da una torre con pozzo centrale (dove vennero rinvenuti nel 1937 resti di sacrifici: ossa bruciate e frammenti ceramici) e da un ampio recinto megalitico che si sviluppa per circa 200 m. Per raggiungere invece il pozzo sacro di Sa Testa bisogna percorrere la SP 82 verso Golfo Aranci fino all’Hotel “Pozzo Sacro”. Il complesso archeologico è composto da un ampio cortile lastricato nel quale si apre l’ingresso a una scala coperta di 17 gradini che scende nella camera del pozzo dove sgorgava una vena d’acqua. GOLFO ARANCI Non cercate aranceti sulle rive del golfo: Golfo Aranci deve il suo nome all’errata interpretazione del toponimo locale “di li ranci” che sta a significare dei granchi. Fino a qualche tempo addietro frazione di Olbia, il paese è divenuto comune autonomo solo nel 1979, e la sua importanza sta nel fatto che, a partire dal 1882, qui fanno scalo molti dei traghetti provenienti dal continente. Golfo Aranci è lo scalo marittimo delle Ferrovie dello Stato. PORTO ROTONDO Più‘ che di un vero e proprio paese si tratta di un ben progettato insediamento turistico, nato dal nulla negli anni d’oro del grande sviluppo della Costa Smeralda. Le costruzioni, sorte attorno all’indispensabile porto turistico, sono state progettate per essere il più possibile inserite nell’ambiente circostante. Il risultato è I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A piacevole, confortato da un successo che ha fatto di questa località una meta prestigiosa, anche se l’aspetto decisamente “di maniera” riflette la nascita a tavolino. Lungo le banchine e sulla piazzetta San Marco si aprono molti negozi famosi. Le possibilità di mangiare, bere o ascoltare musica sono molte anche se, passata la stagione balneare, Porto Rotondo appare un po’ abbandonata. Nella chiesa di San Lorenzo, progettata da Andrea Cascella, una serie di statue in legno di Mario Ceroli rappresentano scene sacre. Piacevole è l’escursione in direzione della Punta della Volpe, che separa il golfo di Marinella dal golfo di Cugnana. PORTO CERVO Cuore della Costa Smeralda e paradiso dei Vip, Porto Cervo ruota attorno ai due porti turistici che ospitano alcune delle più spettacolari barche private del mondo. I mesi estivi sono scanditi da una serie di eventi mondani e sportivi: sfilate di moda, regate e 121 tornei di golf.Una passeggiata lungo le banchine del porticciolo non si può evitare: con un occhio alle vetrine e l’altro ai panfili ormeggiati si raggiunge la chiesa Stella Maris che, affacciata sul paese, conserva un quadro attribuito a El Greco. Dintorni: molte le spiagge famose tra le quali Liscia Ruja, confinante a nord con Cala di Volpe. PALAU Punto d’imbarco obbligato per le isole dell’arcipelago della Maddalena, il paese deve la sua fortuna anche alla ferrovia a scartamento ridotto SassariTempio-Palau. La vita ruota attorno ai moli e agli ormeggi del porto turistico. Da Palau vale la pena visitare i luoghi più rinomati e affascinanti della costa: il promontorio di Capo d’Orso, che culmina in una grande roccia scolpita dal vento che ricorda la sagoma di un plantigrado. La Punta Sardegna è raggiungibile percorrendo la strada che sale verso il Monte Altura per poi scendere fino alla spiaggia di Cala Trana, sull’estremità della punta. Il 122 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA panorama da qui è eccezionale, anche se la continua espansione delle aree edificate sta rovinando la bellezza dei luoghi. Dintorni: la Batteria del Monte Altura, in posizione panoramica, è raggiungibile attraverso la strada che conduce a Porto Raphael. SANTA TERESA DI GALLURA Popolata in epoca romana, la zona dove sorge Santa Teresa fu importante anche per i Pisani che dagli affioramenti granitici cavavano pietra da costruzione. Il paese odierno è stato creato ex novo durante la presenza sabauda ed è ordinatamente scandito da strade rettilinee che si incrociano ad angolo retto, con al centro la piccola piazza dove sorge la chiesa di San Vittorio. La pesca (anche del corallo) e il turismo sono le basi dell’economia locale. Sul promontorio roccioso che si affaccia sul mare sorge la torre Longosardo, eretta nel XVI secolo in età aragonese, da cui lo sguardo abbraccia sia la baia di Porto Longone che, sullo sfondo, le chiare scogliere che circondano la città corsa di Bonifacio. Sulla sinistra la costa scende verso la spiaggia di Rena Bianca che termina a poca distanza dallo scoglio dell’Isola Monica su cui rimangono le tracce di una cava abbandonata. Dintorni: Capo Testa, uno scoglio collegato alla terraferma da una striscia di sabbia, al quale si può arrivare percorrendo un tragitto molto panoramico aperto sulle baie di Colba e di Santa Reparata. Tra le cave moderne e antiche - qui i Romani scelsero la pietra per le colonne del Pantheon - e il profumo della vegeta- I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A zione della macchia si raggiunge infine il faro di Capo Testa. ARZACHENA Fino a quarant’anni fa, Arzachena era un pacifico borgo pastorale dell’interno. Oggi, trasformato nel capoluogo di una regione turistica tra le più note del mondo, la Costa Smeralda, il paese è cambiato molto. In alto, sopra le case, vi è una curiosa roccia scolpita dal vento che per la sua forma viene chiamata il Fungo, e nei dintorni molte sono le tracce della preistoria. Tra i siti più interessanti per un’escursione nell’interno sono il Nuraghe Albicciu, la Tomba di Giganti Coddu Vecchiu e la Necropoli Li Muri. NURAGHE ALBUCCIU Uscire da Arzachena in 123 direzione di Olbia e, dopo 600 m, alla fine dell’abitato, seguire un bivio e un sentiero sulla destra; una volta raggiunta la costruzione, con una scala che sale al livello superiore si può raggiungere un corpo laterale. Sono ancora visibili le mensole sporgenti di pietra necessarie a sorreggere l’antica struttura in legno. TOMBA DI GIGANTI CODDU VECCHIU Percorrere la SS427 in direzione Calangianus e poi, dopo circa 3 km, seguire il bivio verso destra in direzione di Luogosanto. Dopo circa 1,800 km, ci si immette sulla strada di Capichera e poche centinaia di metri più avanti (un breve sentiero deve essere percorso a piedi), sulla destra si incontra la tomba. Al centro del monumento funerario vi è una stele alta 4 m circondata da una quinta 124 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA semicircolare formata da grandi lastre di pietra conficcate nel terreno. NECROPOLI LI MURI Si esce da Arzachena in direzione di Calangianus (SS 427) e si volta a destra per Luogosanto. Dopo circa 4,5 km un bivio a destra (strada sterrata) conduce verso la necropoli Li Muri. Il sito comprende molte tombe di età neo-eneolitica: si tratta di sepolture circondate da pietre (fino a 5 cerchi concentrici). Questi circoli tombali sono il più importante complesso monumentale lasciato da quella che gli archeologi hanno denominato Cultura di Arzachena. ARCIPELAGO DELLA MADDALENA Sette isole (Maddalena, Caprera e Santo Stefano a sud-est, Spargi, Budelli, Razzoli e Santa Maria a nordovest) costituiscono l’Arcipelago della Maddalena, oltre il quale si apre lo stretto delle Bocche di Bonifacio diventato parco marino dall’inizio del 1997. Coste frastagliate, rocce erose dal vento e il tenace rigoglio della macchia mediterranea sono le caratteristiche principali delle isole, conosciute in epoca romana con il nome di Cuniculariae, cioè “isole dei conigli”. Dal Settecento in poi l’isola della Maddalena è diventata una base militare a causa della facilità dell’approdo e della posizione favorevole. Il giro di quest’isola può essere completato da una breve escursione a quella di Caprera, per visitare i luoghi dove visse e venne sepolto Giuseppe Garibaldi. AGGIUS La natura ha dato la forma al paese e al suo circondario. La roccia granitica domina nel paesaggio di Aggius, sia tra le alture del Parco Capitza che sovrastano il paese, che nel fantastico labirinto di massi della vicina Valle della Luna. In passato sotto il dominio dei Doria e poi degli Aragonesi, il I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A paese deve oggi la sua prosperità all’estrazione e alla lavorazione del granito, anche se l’artigianato (soprattutto la produzione di tappeti che viene eseguita in ogni sua fase utilizzando tecniche tradizionali) è in notevole sviluppo. Il centro del paese ha un aspetto gradevole per la cura con cui vengono conservate le antiche case in pietra, forse tra le più belle dell’intera Gallura. Durante i festeggiamenti della prima domenica di ottobre si svolge anche la festa “di li ’agghiani”, cioè degli scapoli, nella quale si può gustare la “suppa cuata”, tipica minestra gallurese. La strada che da Aggius va verso Isola Rossa raggiunge in breve il fondo della Valle della Luna, paesaggio impressionante a causa dell’enorme quantità di affioramenti rocciosi, resti dell’antico modellamento glaciale. In corrispondenza di una curva a sinistra, si stacca dalla strada sulla destra un viottolo sterrato che va abbandonato poco prima di un ponte per seguire la stradina che, sulla destra, conduce al Nuraghe Izzana, nel centro della valle. BERCHIDDA Sulle pendici meridionali del massiccio del Monte Limbara, in un paesaggio di colli che culminano nel Monte Azzarina, Berchidda è un paese dall’economia basata sulla pastorizia, la lavorazione del sughero e la viticoltura. Tra i vini, va ricordato il Vermentino, mentre, tra i cibi, il pecorino. In paese si può visitare il Museo del Vino (tel. 079 29 91 31) con laboratorio vinicolo all’aperto.A circa quattro chilometri dal centro del paese si possono visitare, dopo una ripida salita a piedi, i pochi resti del Castello di Montacuto, che fu la rocca di Adelasia di Torres e 125 del consorte Ubaldo Visconti, prima di divenire feudo delle nobili famiglie italiane dei Doria e dei Malaspina. Su tutto domina la sagoma articolata del Monte Limbara, il vero centro geografico delle alture della Gallura. BUDDUSÒ Grosso borgo che deve la sua prosperità alla pastorizia, all’estrazione del granito e alla lavorazione e commercializzazione del sughero, Buddusò ha un centro storico le cui strade lastricate si snodano davanti alle facciate di palazzetti di pietra scura. In epoca romana, qui passava la grande strada commerciale da Kàralis (Cagliari) a Olbia e il paese aveva il nome di Caput Thirsi. Interessante una visita alla parrocchiale di Santa Anastasia (e ai dipinti conservati nella sagrestia) e da non perdere la gita attraverso i Monti di Alà. Dintorni: non lontano il Nuraghe Iselle (verso Pattada) e il Nuraghe Loelle, in direzione di Mamone. SAN TEODORO A sud del promontorio di Capo Coda Cavallo, proprio davanti alla mole rocciosa dell’Isola di Tavolara (vedi box), San Teodoro è un paese che, negli utimi anni, sta crescendo sull’onda del turismo. Dal paese, però, si possono compiere escursioni interessanti verso la spiaggia della Cinta, una lunga striscia di sabbia che separa lo Stagno di San Teodoro dal mare. Vicinissimo alla carreggiata dell’Orientale Sarda, questo specchio d’acqua di più di 200 ha di estensione è 126 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA uno dei pochi superstiti della serie di stagni costieri che si stendeva a sud del golfo di Olbia. Sull’acqua non è difficile osservare i germani reali e le folaghe che, se avvistano un rapace o un pericolo, si radunano in gruppi scuri e vocianti. Aironi cenerini, aironi rossi e fratini si aggirano in cerca di preda, mentre non è raro osservare il volo del gheppio, uno dei rapaci più piccoli dei nostri cieli. e lentisco. Si racconta che nel secolo scorso Carlo Alberto, re di Piemonte e Sardegna, sbarcato sull’isola a caccia delle mitiche capre dai denti d’oro (fenomeno causato da un’erba che lascia quei riflessi), rimanesse affascinato dal posto tanto da nominare il suo unico abitante, Paolo Bertolini, “re della Tavolara” con tanto di carta protocollare. D’estate si raggiunge facilmente da Olbia. ISOLA DI TAVOLARA ALÀ DEI SARDI È una montagna di calcare alta 500 m che spunta dal mare con pareti verticali. Il settore orientale, zona militare, è inaccessibile, al contrario di una striscia bassa, chiamata Spalmatore di Terra, dove si trovano spiagge, un porticciolo, due ristoranti tipici e qualche casa. Insieme alle vicine isole Molara e Molarotto su cui vivono 150 esemplari di mufloni, oggi è un parco marino. I suoi bordi granitici sono traforati da grotte e nicchie. Sulla striscia sabbiosa Spalmatore di Terra crescono gigli di mare mentre la roccia è ricoperta da cespugli di ginepro, elicriso, rosmarino Rocce e macchia, boschi di enormi querce su cui spiccano chiari i segni dell’ultima raccolta del sughero. Questo è il paesaggio di Alà dei Sardi e del suo altopiano, ultima propaggine dell’interno roccioso che si affaccia a balcone verso il mare di Olbia. Piccole case di pietra granitica sono allineate lungo la strada principale di Alà, il cui territorio è stato popolato per secoli prima dell’era moderna. I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 127 gli artigiani che lavorano acciaio e corno per produrre lame e impugnature, decine e decine, oramai, le imitazioni italiane del famoso coltello sardo. Dintorni: non lontano dal paese vi sono l’area verde di Fiorentini - nata attorno al rimboschimento di un vivaio forestale - e i ruderi del castello medievale di Olomene. OZIERI Dintorni: non lontano dal paese, in direzione di Buddusò, vi è la mole del nuraghe Ruju, con il suo villaggio preistorico che emerge dalla vegetazione.In direzione di Monti, invece, dopo una lunga traversata sull’altopiano costellato di grossi massi di tutte le forme e dimensioni, una deviazione conduce al santuario di San Pietro l’Eremita, lungo un percorso che a tratti si apre verso il mare con in lontananza la mole della rocciosa Tavolara. La chiesa, romanica, è stata recentemente restaurata e tutti gli anni, il giorno di Ferragosto, si affolla di numerosi pellegrini provenienti dai dintorni. PATTADA Al centro di un territorio ricchissimo di nuraghi e di testimonianze dell’antichità, Pattada è famosa in tutto il mondo per l’artigianato dei coltelli, nato proprio qui a causa della presenza di un ricco giacimento di minerale ferroso sfruttato fin dall’antichità. Molti Adagiata sul fondo di una conca naturale, Ozieri è una delle mete più accattivanti della Sardegna del nordest. Interessanti le tradizioni e l’architettura del paese, affascinante la storia millenaria che, andando indietro nel tempo di millenni, ci porta a conoscere la cultura di cui Ozieri fu la culla, la più recente delle culture neolitiche. Il tessuto urbanistico del paese è vario, e si adatta al pendio dei colli: tra le case alte spunta di quando in quando un’altana adorna di fiori. Ai margini della parte antica del paese - i cui punti di maggiore interesse sono le piazze Carlo Alberto e quella dell’antica Fonte Grixoni - vi è la cattedrale che ospita uno splendido polittico del ’500 sardo realizzato dal “maestro di Ozieri”, il più importante pittore del XVI secolo. Il polittico, che rappresenta la miracolosa apparizione del Santuario della Madonna di Loreto, mostra influenze spagnole e spunti di maniera fiamminga. Il complesso del convento secentesco di San Francesco, invece, ospita il Museo Archeologico, nelle cui sale sono esposti materiali provenienti dagli scavi nella zona e precedentemente esposti nel museo di Sassari. Buona parte dei reperti è riferibile alla cultura detta di Ozieri - o di San Michele dal nome della grotta nella quale sono stati effettuati i più importanti ritrovamenti - che, tra il 3.500 e il 2.700 a.C., ha dominato nell’isola. 128 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA SASSARI Seconda città sarda per importanza commerciale, politica e culturale, Sassari sorge su un tavolato che digrada dolcemente verso il mare tra oliveti, valli fertili e ben coltivate. Ha una lunga storia di invasioni, conquiste e razzie, ma anche una forte tradizione di ribellioni e sommosse dovute allo spirito combattivo e individualista dei suoi abitanti. Pisani, Genovesi e Aragonesi tentarono di sottometterla, ma sempre lo spirito indomito dei Sassaresi riuscì a riconfermare la propria autonomia e indipendenza. Non a caso, l’eroe simbolo è Carlo Maria Angioj, capo della rivolta del 1796 da un gruppo di radicali contro il governo dei Savoia che volevano imporre un sistema feudale. La città ha dato i natali a due presidenti della Repubblica, Antonio Segni e Francesco Cossiga, e al segretario del PCI, Enrico Berlinguer. La zona circostante il paese è ricca di testimonianze storiche e archeologiche, come le domus de janas di Butule, la necropoli di San Pantaleo, il dolmen di Montiju Coronas. La grotta di San Michele si apre in uno spiazzo alle spalle dell’ospedale di Ozieri, presso il campo sportivo; proprio nel corso della costruzione di questo una parte della grotta è andata distrutta. Nella cavità sono stati rinvenuti numerosi frammenti di ceramica decorata, ossa umane, una Dea Madre e frammenti di ossidiana di Monte Arci. Tutti reperti che avvalorano la teoria che ci sia una continuità fra la cultura di Bonu Ighinu e quella di questo periodo. VISITANDO SASSARI La città vecchia, dai vicoli tortuosi e intricati che partono dalle arterie principali, era un tempo delimitata da una cerchia di mura che correvano lungo gli attuali corso Vico, corso Trinità, via Brigata Sassari e corso Margherita. Ora della cinta muraria esistono solo pochi frammenti (come quello all’inizio di corso Trinità), ma la città conserva un centro storico che, seppur degradato, mantiene una fisionomia ben precisa. Il nucleo storico si può visitare tutto a piedi nel corso di una mattinata. Le tappe fonda- mentali sono costituite dal Duomo, da piazza Italia, dalla fonte del Rosello, dalle chiese di Sant’Antonio, Santa Maria di Betlem e San Pietro in Silki e dal museo Sanna. I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A IL DUOMO Dedicato a San Nicola, presenta un’imponente facciata barocca che contrasta con la sua mole e con le linee semplici ed eleganti della piazzetta settecentesca dalla caratteristica forma semicircolare sulla quale si affaccia. Frutto di sovrapposizioni operate nei secoli, sorge su una primitiva chiesa romanica di cui rimangono la parte inferiore del campanile e la base della facciata. Alla fine del Quattrocento, la struttura originaria subì trasformazioni radicali che ne modificarono la sagoma, ampliandola fino a farle assumere proporzioni inusuali. I fianchi vennero rinforzati da pesanti contrafforti decorati con doccioni dalle forme di animali mostruosi, mentre l’interno venne ricostruito in stile gotico. Alla fine del Settecento, venne modificata la parte superiore della facciata che fu abbellita da pesanti quanto sfarzose decorazioni barocche: volute, fiori, angioletti e figure mostruose. Al centro, la statua di San Nicola è sovrastata dalle rappresentazioni dei tre martiri turritani Gavino, Proto e Gianuario racchiuse in tre nicchie. Alla parte inferiore del campanile, in stile lombardo, venne aggiunta, sempre nel Settecento, una sopraelevazione ottagonale decorata con maioliche policrome. L’interno della chiesa (che è stato completamente restaurato) conserva la semplicità delle linee gotiche, nonostante la presenza di alcuni altari barocchi. Notevole il coro, frutto del lavoro di artisti sardi del Settecento. Il Museo del Duomo, cui si accede tramite la “cappella aragonese” sulla destra, conserva lo Stendardo processionale di un anonimo del Quattrocento e la statua di San Gavino in argento, sbalzato secondo la tecnica messicana in voga nella seconda metà del Seicento. FONTANA DEL ROSELLO Sul lato destro della chiesa della Santissima Trinità in piazza Mercato, 129 una piccola scalinata in pietra che un po’ pomposamente prende il nome di via Col di Lana porta alla Fontana del Rosello in fondo al vallone di Valverde. In realtà, della valle e del boschetto che un tempo dovevano costituire lo sfondo naturale di questo piccolo gioiello in stile rinascimentale, è 130 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA rimasto ben poco. Questo non significa però che l’amore che i sassaresi nutrono per la fonte sia diminuito: un tempo ritrovo della borghesia illuminata e centro della raccolta dell’acqua che sgorgava dalle otto bocche di leone alla base della fontana per gli acquaioli della città, è ora uno dei simboli della città. La fonte, opera di artisti genovesi, risale ai primi anni del XVII secolo ed è formata da due parallelepipedi sovrapposti in marmo bianco e verde. Le bocche di leone sono circondate dalle statue che simboleggiano le quattro stagioni, i cui originali andarono distrutti durante i moti del 1795-96. Al centro, una divinità barbuta e un po’ arcigna, conosciuta come Giogli, è circondata da piccole torri, che sono il simbolo della città; il tutto è sormontato da due archi incrociati che proteggono l’immagine di San Gavino. SANT’ANTONIO ABATE L’imponente facciata barocca della chiesa, che risale ai primi anni del Settecento, domina con le sue linee semplici e la struttura ben proporzionata la piazza alberata che si apre al termine di corso Trinità. Il portale reca ancora nella parte superiore l’emblema della confraternita che la fece costruire, mentre l’interno conserva uno dei più raffinati altari in legno della città, sormontato da un retablo in I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A legno intagliato e dorato a più pannelli dipinti da un artista genovese. Un tempo, questa piazza, sulla quale sorgeva l’omonima porta settentrionale, era un punto vitale per la vita commerciale e politica della città. Del passato rimangono solo un frammento della cinta muraria medievale e una torre merlata sul lato sinistro della chiesa. SANTA MARIA DI BETLEM La chiesa sorge sulla piazza omonima, all’ingresso nord-ovest della città. Eretta dai benedettini nel 1106, passò in seguito all’ordine dei francescani. Purtroppo, la struttura originale, un tempo molto lineare, ha 131 subito numerose sovrapposizioni nel corso del Settecento e dell’Ottocento che ne hanno appesantito le linee e la purezza originali. La parte più antica e l’unica intatta è la facciata che si apre sulla piazza: il portale (del ’200), adorno di colonnine e capitelli, è sormontato da un bel rosone del ’400. L’interno gotico, un tempo spoglio e severo, è stato appesantito da decorazioni e altari barocchi: intatte sono invece le cappelle laterali, dedicate ognuna a un gremo diverso (le antiche corporazioni degli artigiani) a ricordo dell’antica funzione sociale della chiesa. Ancor oggi, infatti, il 14 di agosto, data della “festa de li Candareri”, vengono portati qui in processione dalla chiesa del Rosario i 132 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA ceri votivi donati dalle corporazioni. Nel chiostro, purtroppo in parte murato ma ancora visitabile, sorge la trecentesca fontana di pietra granitica del Brigliadore che un tempo riforniva di acqua gran parte della città. SAN PIETRO IN SILKI La chiesa romanica di San Pietro in Silki si apre su un bel piazzale alberato e porta il nome dell’antico borgo medievale su cui fu eretta nel XII secolo. La semplice facciata secentesca presenta un ampio atrio che conduce alla navata interna in stile gotico su cui si affacciano quattro cappelle. La prima venne dedicata nella seconda metà del Quattrocento alla Madonna delle Grazie, in seguito al ritrovamento di una statua della stessa all’interno di una colonna posta sul piazzale e rimane uno degli esempi migliori dello stile gotico-catalano dell’isola. Dall’altra parte della piazza, proprio di fronte alla chiesa, il convento dei Frati Minori ospita una delle biblioteche più ricche della Sardegna: più di 14.000 volumi recuperati dai Francescani al momento della chiusura di molti dei loro conventi. CORSO VITTORIO EMANUELE Arteria principale della città, il corso collega piazza Sant’Antonio con piazza Cavallino, attraversando il cuore della città vecchia. Antiche case ottocentesche e palazzi aragonesi cinquecenteschi lasciano spesso I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A intravedere scorci di cortili e interni un tempo sontuosi: è la via dello shopping su cui si aprono negozi di ogni genere, da quelli d’abbigliamento ai ferramenta. MOSTRA PERMANENTE DELL’ARTIGIANATO Affacciato sui giardini pubblici dell’Emiciclo Garibaldi, un moderno edificio ospita la Mostra dell’Artigianato Sardo che espone i pezzi migliori delle varie cooperative artigiane sparse in tutta l’isola. Le sale corrono lungo un giardino interno che dà luce alle vetrine nelle quali sono esposti gli oggetti più preziosi: collane, orecchini e braccialetti in filagrana, gioielli in 133 corallo eseguiti secondo gli antichi disegni tradizionali, vasi e terrecotte antiche riprodotte dagli artigiani moderni secondo le tecniche in uso all’epoca. Sulle pareti, i bei tappeti sardi dai caratteristici disegni geometrici sembrano quadri di pittori moderni. Non mancano poi i merletti tessuti al tombolo e, forse meno preziosi ma sempre interessanti, cesti in palma nana, pentole in terracotta, oggetti di uso quotidiano i cui modelli si perdono nella notte dei tempi. MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE “G. A. SANNA” Donato allo Stato dalla famiglia Sanna che lo fece erigere nel 1931 per conservare i reperti archeologici raccolti da Giovanni Antonio Sanna, il museo rappresenta una tappa fondamentale per chiunque voglia avvicinarsi a comprendere la storia dell’isola. Due piani sono infatti dedicati ai vari periodi della storia della civiltà sarda dal Neolitico al Medioevo: frammenti di frecce, bronzi nuragici, anfore, suppellettili, armi, ceramiche, utensili e gioielli sono esposti secondo un ordine cronologico preciso; al pianterreno, ampie tavole sinottiche illustrano l’evoluzione storica della Sardegna mentre ogni sala è corredata dalle relative tavole cronologiche e didattiche. Interessante la ricostruzione dei vari ambienti (capanne, domus de janas, tombe dei giganti). Nell’ultima sala, tra piante, sarcofagi e statue è stato ricostruito il pavimento in mosaico di una villa patrizia romana, proveniente dalla vicina Turris Libisonis (l’attuale Porto 134 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Torres): aragoste, cavallucci marini e foche dai colori delicati sembrano rincorrersi in un gioco senza fine. Dalla sezione archeologica si passa in una piccola pinacoteca che raccoglie una cinquantina di opere di artisti sardi dal ’300 al ’900. Il museo dispone anche di una sezione etnografica divisa in quattro sale, dove si possono ammirare gioielli, costumi, oggetti folcloristici, strumenti musicali, attrezzi relativi all’attività artigianale, quasi tutti ancora in uso nelle regioni della Sardegna centro-settentrionale. PIAZZA D’ITALIA La grande piazza (un ettaro di superficie) sorge proprio all’inizio della città ottocentesca. Circondata da eleganti quanto armoniosi edifici in stile neoclassico, costituisce un ambiente omogeneo: al centro, fra alte palme e aiuole ben tenute, troneggia la statua di Vittorio Emanuele II. Tra gli edifici, spicca il Palazzo della Provincia, dalle pure linee neoclassiche. Al primo piano è possibile visitare l’aula consiliare: lungo le pareti corrono dipinti ottocenteschi che illustrano momenti importanti della vita politica cittadina, come La proclamazione degli Statuti Sassaresi e L’ingresso di Carlo Maria Angioj a Sassari. È inoltre possibile visitare l’attiguo appartamento reale realizzato nel 1884 in occasione della visita del re di Sardegna. Nelle serate estive il cortile è a disposizione per rappresentazioni teatrali e concerti. Belli i portici Bargone e Crispi che portano, sul lato nord-ovest della piazza, a piazza Castello. Di I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 135 epoca ottocentesca, ospitano i bar e le pasticcerie più antiche della città. SANTA CATERINA Nella chiesa, eretta alla fine del XVI sec. per la Compagnia di Gesù, mescola elementi di tradizione gotica con forme rinascimentali. Pregevole la decorazione a intagli di pietra. All’interno sono custoditi dipinti di Giovanni Bilevelt. CASTELSARDO In alto su un promontorio vulcanico Castelsardo ha cambiato nome più volte nel corso della sua storia. Fondato nel 1102 dalla nobile famiglia genovese dei Doria, il paese si chiamò inizialmente Castelgenovese, nome che mantenne fino al 1448 quando, dopo la conquista spagnola, divenne Castellaragonese. Solo nel 1776 assunse il nome attuale. A dominare il panorama è il castello, che ospita un museo dedicato all’arte dell’intreccio, mentre sul mare si affaccia la cattedrale di Sant’Antonio Abate. È consigliabile una visita accurata, anche per la possibilità di acquistare oggetti d’artigianato nei numerosi negozietti che si aprono sui vicoli del centro. La cucina di mare è basata sul pesce e sulle aragoste. Il lunedì della Settimana Santa, il paese di Castelsardo è teatro 136 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA di una spettacolare processione del “Lunissanti”. Nelle vie del centro, illuminate dalle fiaccole, si muovono le figure incappucciate della tradizione mentre risuonano le note dei tre cori de Lu Stabat, Lu Jesu e Lu Miserere. I canti sono molto antichi, probabilmente anteriori alla dominazione catalana, e sono stati tramandati oralmente fino a oggi. La processione termina davanti alla chiesetta di Santa Maria, dove i Misteri vengono esposti alla venerazione della folla dei fedeli. IL CASTELLO Costruita tra il XII e il XIV secolo, la fortezza è composta da diversi ambienti in cui sono esposti oggetti intrecciati realizzati con i vari materiali della tradizione: palma, asfodelo, giunco. Dalle terrazze del castello il panorama è aperto sul golfo dell’Asinara con, sullo sfondo, nelle giornate limpide, i monti della Corsica. CATTEDRALE DI SANT’ANTONIO ABATE Costruita nel Seicento sulla struttura di una precedente chiesa romanica, la cattedrale di Castelsardo è sormontata da un campanile che termina in un tetto coperto da maioliche colorate che offre uno splendido colpo d’occhio con lo sfondo del mare. L’interno della chiesa è caratterizzato da un notevole arredo ligneo che risale al XVI secolo. I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 137 CHIESA DI SANTA MARIA Nel cuore del paese vecchio, la parte alta dell’abitato, sorge la chiesa di Santa Maria che non ha una facciata, ma vi si accede da un’entrata laterale. Nell’interno è conservato il crocefisso trecentesco noto come il Cristo Nero. LA ROCCIA DELL’ELEFANTE Non lontano da Castelsardo, in località Multeddu, a fianco della strada si erge l’imponente mole della Roccia dell’Elefante, un blocco di trachite scura scolpita dal vento; si tratta di una delle rocce scolpite più famose della regione, utilizzata anticamente come luogo di inumazione. Alla sua base infatti si trovano i piccoli imbocchi scolpiti di alcune domus de janas. ISOLA ROSSA Le ultime colline della Gallura scendono verso il mare in un paesaggio caratterizzato dalle bizzarre forme delle rocce rosate erose dal vento. Isola Rossa, piccolo insediamento di pescatori, sorge su un promontorio ai piedi di una imponente torre d’avvistamento cinquecentesca. Al largo della costa vi è l’isolotto che, per il suo colore rossiccio, diede il nome al paese, mentre in una piccola cala vengono tutti i giorni tirati in secco i pescherecci di ritorno dal mare. La costa dei dintorni è di notevole interesse, soprattutto verso oriente, dove merita una deviazione il monte Tinnari, affacciato sul mare. A occidente, invece, la costa si abbassa in corrispondenza della foce del Rio Coghina, a poca distanza dalla mole di Castelsardo. 138 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Dintorni: non molto lontano si trova il borgo di Trinità d’Agultu, un piccolo paese agricolo sviluppatosi alla fine dell’Ottocento attorno alla chiesa omonima. Il santuario campestre divenne, come spesso è accaduto nell’isola, un importante centro di scambio e commercio, soprattutto in occasione delle feste religiose. I L N O R D E L A C O S TA S M E R A L D A 139