Introduzione alla Sacra Scrittura Quinta lezione Ispirazione della Sacra Scrittura • Tutta la Scrittura è ispirata da Dio. • Come avviene l’ispirazione? • L’agiografo. • Chi partecipa del carisma dell’ispirazione? • Come sapere che è Dio a parlare? Per l’elaborazione del testo delle diapositive mi sono servito: Michelangelo Tabet, Introduzione generale alla Bibbia, Ed. San Paolo, Milano 1998 AAVV, La Bibbia di Navarra, Antico Testamento (I) – Pentateuco, Ed. Ares, Pamplona 1997 Joseph Ratzinger Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Ed. Rizzoli, Milano 2007 F. Ocàriz – A. Blanco, Rivelazione, fede e credibilità, Ed. Università della Santa Croce, Roma 2001 Rino Fisichella, La rivelazione: evento e credibilità, Ed EDB, Bologna 1985 Della seconda lezione degli Riassunti di fede cristiana presente nel sito ufficiale dell’Opus Dei (http://www.opusdei.it/art.php?p=32178). San Paolo a Timoteo “Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia.” (2Tm 3,14-16) “Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio” Questa affermazione di san Paolo è preparata da una lunga tradizione biblica che trova particolarmente nei profeti la sua espressione più significativa. Dio, ispirando i profeti, forma il suo Popolo • nella speranza della salvezza [Cf Is 2,2-4 ] e • nell'attesa di una Alleanza nuova ed eterna destinata a tutti gli uomini, che sarà inscritta nei cuori [Cf Ger 31,31-34; Eb 10,16 ] • i profeti annunziano una radicale redenzione del Popolo di Dio, la purificazione da tutte le sue infedeltà, [Cf Ez 36 ] • una salvezza che includerà tutte le nazioni [Cf [Cf Is 49,5-6; Is 53,11 ]. (CCC 64) Il Concilio Vaticano II ricorda, al riguardo, innanzitutto che Dio è l'Autore della Sacra Scrittura: «Le cose divinamente rivelate che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l'ispirazione dello Spirito Santo. La Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa» (Dei Verbum, 11). Come avviene l’ispirazione? Nella Sacra Scrittura si trova “tutto e soltanto quello che Dio voleva” (Providentissimus Deus) Nel processo ispirante, Dio, agisce illuminando l’intelligenza di chi deve scrivere ed spingendo dolcemente la volontà a scrivere… e lo assiste in tutto il suo lavoro. L’ispirazione biblica rende capace l’agiografo di un’opera che va al di là della sua propria capacità naturale. L’ispirazione biblica In chi scrive (agiografo) s’intreccia la sua propria capacità (conoscenze, impeto, immaginazione, memoria, doti letterarie, personalità, ecc.) con un’altra nata dall’influsso divino. Queste due capacità si richiamano a vicenda, fino a costituire come un’unica forza. L’ispirazione biblica I testi sacri che risultano da questa collaborazione ineffabile dell’uomo con Dio si devono attribuire interamente a Dio e interamente all’agiografo, perché ambedue agiscono come un unico autore che elabora tutta l’opera. L’ispirazione è un momento della divina rivelazione, mediante il quale l’uomo viene elevato a un livello superiore ad opera dello Spirito. Ma, il carisma dell’ispirazione è meglio non determinarlo o schematizzarlo in una definizione. L’ispirazione è piuttosto un’azione multiforme mediante la quale lo Spirito esplica la sua funzione rivelativa all’interno dell’economia della salvezza. Cfr. Rino Fisichella, La rivelazione: evento e credibilità, Ed EDB, Bologna 1985, pag 153. La tendenza della teologia precedente il Concilio Vaticano II era caratterizzata da un esagerato ruolo passivo dell’agiografo nei confronti dell’ispirazione (un buon segretario che fedelmente stenografa la comunicazione divina ricevuta). La nuova ricerca ha fatto scoprire quanto determinante sia la persona dell’autore per la comprensione della sua opera. Cfr. Rino Fisichella, La rivelazione: evento e credibilità, Ed EDB, Bologna 1985, pag 153. Si potrebbe dire che l’agiografo è colui che studia, ricerca, riflette, compie lunghe indagini per giungere alla soluzione di un problema che egli vede inserito nella storia della salvezza, ma che sente anzitutto come suo, vitale per la sua esistenza. E’ quindi pienamente inserito nel suo tempo, porta con sé i segni evidenti della cultura che lo ha formato e degli studi che lo hanno determinato, come delle esperienze e incontri che hanno dato senso alla sua vita. E’ in questa esperienza che Dio si inserisce, facendogli vivere intensamente e integramente la propria esperienza. Cfr. Rino Fisichella, La rivelazione: evento e credibilità, Ed EDB, Bologna 1985, pag 153-154. Nella Sacra Scrittura, risultato della collaborazione dell’uomo con Dio, si scorgono le tracce di ambedue gli autori. I testi sacri mostrano così la conoscenza dell’agiografo, la sua cultura, la sua capacità letteraria, il suo stile, il suo modo di essere, ecc. D’altra parte i testi sacri nonostante tutte le contingenze umane dell’agiografo, portano con sé, pienamente, il sigillo determinante della sapienza divina. L’ispirazione biblica E’ generalmente ammesso che chiunque abbia dato un contributo specifico del testo sacro, ha partecipato del carisma dell’ispirazione nella misura della sua collaborazione: Gli autori di aggiunte Gli amanuensi (coloro che scrivono sotto dettatura del vero autore ispirato) Il redattore Perciò non si può cogliere con pienezza il contenuto dei testi sacri né misurarne giustamente la portata per mezzo di un analisi che abbia soltanto la capacità di conoscere l’attività dell’agiografo. Ispirazione non è… http://www.youtube.com/watch?v=KllWZWyWxQM L’Antico Testamento NON parla esplicitamente dell’intervento dello Spirito per indurre a scrivere; piuttosto l’ intervento dello Spirito fa si che le parole che Dio vuole dire sono quelle del profeta. Cfr. P. Benoit, Rivelazione e ispirazione, Brescia 1966 I profeti rendono più evidente questa condizione di essere ispirati dallo Spirito. Per esempio Geremia è chiamato alla missione profetica fin dal grembo materno; egli cercherà di sottrarsi alla chiamata, ma con un gesto simbolico viene confermata e ratificata la presenza dello Spirito in lui: “Non dire: sono giovane, ma va’ dove io ti invierò e dirai ciò che io ti ordinerò (…) Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse: «Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca. ” Cfr. Rino Fisichella, La rivelazione: evento e credibilità, Ed EDB, Bologna 1985, pag 136. Nell’Antico Testamento NON esiste un termine specifico equivalente al nostro Rivelazione, ma vi sono i diversi modi concreti d’intervento di Dio nella storia umana. Tra questi, quello che rappresenta più chiaramente una rivelazione di Dio all’uomo è, senza dubbio, il parlare divino, vale a dire la Parola di Yahvé. F. Ocàriz – A. Blanco, Rivelazione, fede e credibilità, Ed. Università della Santa Croce, Roma 2001 La Rivelazione divina è così legata nell’Antico Testamento alla Parola di Dio, che le altre manifestazioni divine (teofanie, sogni, ecc.) sono modi di trasmettere la Parola. Vediamo per esempio la teofania di Mambré (Gen 18, 1ss): [1]Poi il Signore apparve a lui (Abramo) alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. [2]Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. F. Ocàriz – A. Blanco, Rivelazione, fede e credibilità, Ed. Università della Santa Croce, Roma 2001 Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, [3]dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo… La rivelazione non è propriamente la figura umana sotto la quale Dio apparve, ma le parole che vennero dette da Dio ad Abramo (concepimento di Sara e distruzione di Sodoma). F. Ocàriz – A. Blanco, Rivelazione, fede e credibilità, Ed. Università della Santa Croce, Roma 2001 Nel Nuovo Testamento si pensi, per esempio, all’evangelista Luca. Nel prologo del suo Vangelo egli dice come dopo molta ricerca ha deciso di mettere per iscritto il messaggio di Gesù di Nazaret che egli ha conosciuto mediato da altre persone. Noi non sappiamo se Luca fosse cosciente in questo suo lavoro di essere ispirato, cioè guidato carismaticamente dallo Spirito. Abbiamo però la certezza che egli ha compiuto nella sua vita un’esperienza unica: si è applicato allo studio di un avvenimento che aveva sconvolto la storia. Cfr. Rino Fisichella, La rivelazione: evento e credibilità, Ed EDB, Bologna 1985, pag 154-155. Per Hegel e Feuerbach invece, ogni discorso su Dio è semplicemente la proiezione ideale di un discorso umano. Per Freud Dio è una proiezione dell’inconscio o una fuga della realtà in cui si cerca rifugio nell’onnipotenza di Dio. Giuseppe Tanzella-Nitti, Filosofia e Rivelazione, Ed. San Paolo, Milano 2008, p.112 ss Ma c’è un errore di partenza in questo ragionamento. Dio non è un tappabuchi! Non può essere riconosciuto solamente quando le forze umane vengono a mancare. Dio non è la forza davanti al fallimento umano; Dio è al centro della vita. Dio non si colloca ai limiti, ma al centro; non in relazione alla morte e alla colpa, ma alla vita e al bene dell’uomo. D. Bonhoeffer, Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere. Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1988, citato da Giuseppe Tanzella-Nitti, Filosofia e Rivelazione, Ed. San Paolo, Milano 2008, p.118 Inoltre, pensando Dio come proiezione ideale dell’inconscio umano o come fuga della realtà non possiamo dimenticare la lotta dei Padri contro le varie forme del pensiero gnostico che volevano che la verità rivelata fosse una conoscenza acquisita da un gruppo di illuminati che la assumevano come regola di vita. Giuseppe Tanzella-Nitti, Filosofia e Rivelazione, Ed. San Paolo, Milano 2008, p.120 ss Per i Padri la Rivelazione non è una conoscenza; Rivelazione è la vita personale di Dio stesso che si comunica all’uomo. Giuseppe Tanzella-Nitti, Filosofia e Rivelazione, Ed. San Paolo, Milano 2008, p.120 ss Inoltre la pretesa gnostica andrebbe contro le esigenze di universalità e di comunicabilità che debbono contraddistinguere la rivelazione che Dio fa all’uomo. Giuseppe Tanzella-Nitti, Filosofia e Rivelazione, Ed. San Paolo, Milano 2008, p.120 ss Per questo, certamente l’uomo senza la grazia potrebbe ascoltare la Rivelazione ma non riceverla. L’ascolto non supera la capacità naturale dell’uomo: nella Rivelazione Dio parla agli uomini attraverso parole umane, non necessariamente intese come suoni esteriori. La ricezione richiederebbe l’essere elevato all’ordine soprannaturale mediante la grazia. F. Ocàriz – A. Blanco, Rivelazione, fede e credibilità, Ed. Università della Santa Croce, Roma 2001 La Parola di Dio è diretta all’uomo per suscitare una risposta (dimensione dialogica). Perciò la risposta dell’uomo alla Parola divina serve per capire meglio il senso e la finalità di questa stessa Parola, anche quando una tale risposta non è quella che Dio voleva dall’uomo. F. Ocàriz – A. Blanco, Rivelazione, fede e credibilità, Ed. Università della Santa Croce, Roma 2001