Gentili iscritti ed elettori, il Coordinamento Regionale Collegi IPASVI del FVG in questo periodo si è particolarmente impegnato a contattare
ed incontrare i candidati alla presidenza regionale, al fine di capire con chiarezza quale siano le diverse posizioni sul complesso tema della
sanità e sullo sviluppo della professione infermieristica con l’obiettivo di contribuire in modo forte, ma riconosciuto, al sistema salute paese e
regione.
Alcuni candidati hanno manifestato da subito l’interesse di incontrarci, mentre altri hanno ritenuto che i quasi 10mila infermieri e cittadini di
questa regione, non fossero interlocutori importanti da essere sentiti su un tema, come quello della sanità, che impegna più del 60% del
bilancio regionale!!
Di seguito riportiamo in modo fedele e completo le risposte date alle nostre domande, accompagnate da un documento programmatico che
abbiamo consegnato ai candidati.
Alla luce dei programmi politici e degli impegni dichiarati dai candidati vi chiediamo un voto consapevole che tuteli i cittadini e la nostra
professione da sempre essenziale per l’espressione di uno dei massimi diritti dei cittadini: la salute.
Il Presidente del Coordinamento Regionale Collegi IPASVI del FVG
Dr. Flavio Paoletti
La Presidente del Collegio IPASVI di Gorizia
Dr. Orietta Masala
Bandelli
Nonostante due
solleciti il candidato
ha reputato di non
incontrare i
rappresentanti dei
quasi 10mila
infermieri ed elettori
del FVG .
Galluccio
Il candidato, se pur con qualche
difficoltà di contatto iniziale, ha
incontratoli giorno 8 aprile il
Coordinamento Regionale IPASVI
ponendo molta attenzione
all’ascolto.
Seracchiani
La candidata, in due occasioni di incontro
(l’ultimo al 26 marzo), ha dimostrato grande
apertura nel colloquio e nell’ascolto ,
condividendo la linea programmatica IPASVI
come riportato qui sotto
Tondo
Nonostante due solleciti il
candidato ha reputato di
non incontrare i
rappresentanti dei quasi
10mila infermieri ed
elettori del FV.
1.
Posizione
in
merito
all’applicazione della LR. di
“Riordino
istituzionale
e
organizzativo del SSR”, in
particolare sul numero delle
aziende
regionali
e
la
1. Posizione in merito all’applicazione della LR.
di “Riordino istituzionale e organizzativo del
SSR”, in particolare sul numero delle aziende
regionali e la ristrutturazione dei servizi
centrali
Quella voluta dal presidente Tondo è una riforma
1. Posizione in merito
all’applicazione della LR.
di “Riordino istituzionale
e organizzativo del SSR”,
in particolare sul numero
delle aziende regionali e la
ristrutturazione
dei
servizi
centrali
Il M5S propone l'Abrogazione della
"riforma Tondo" e la costruzione di
un nuovo modello di sanità
regionale attraverso un percorso
condiviso e partecipato con i vari
attori istituzionali (comuni, ordini e
collegi professionali, sindacati,
associazioni ecc...), al fine di
difendere e salvaguardato i buon
livello raggiunto dal servizi
sanitario
regionale
pubblico,
migliorandone l’efficienza e la
sostenibilità a lungo termine.
Vogliamo garantire un migliore
governo della sanità, che attui una
programmazione e pianificazione a
medio e lungo termine ed una
verifica e controllo puntuale dei
risultati ottenuti.
Non
siamo
contrari
a
provvedimenti che portino ad una
semplificazione
del
sistema
istituzionale ed organizzativo del
SSR, ma una tale riforma dovrà
essere supportata da un’analisi
economica
e
da
evidenze
scientifiche ed epidemiologiche.
I modelli organizzativi ed i criteri
di finanziamento dovranno essere
basati sull’effettivo bisogno di
inutile per la salute e dannosa per le tasche dei
cittadini, non affronta le criticità del sistema
sanitario e non ne riduce i costi. E' un
provvedimento incentrato sul taglio delle Aziende
sanitarie, e che mette in discussione la centralità
dei distretti. Noi la pensiamo in maniera opposta.
Credo infatti che i distretti vadano rimessi al centro
del
nostro sistema sanitario, perché sono i presidi della
prevenzione e promozione della salute,
responsabili delle cure domiciliari e della
continuità assistenziale, luogo di incontro
operativo ed integrato tra sanità e servizi sociali. E
poi bisogna investire più risorse sul territorio e
sulla prevenzione. Concetti più che mai
fondamentali
oggi, davanti a una società che invecchia e che
presenta un costante aumento delle patologie
cronico-degenerative, che si traduce in nuove
esigenze sanitarie e assistenziali. Le risorse che ci
sono vanno reindirizzate: serve meno cura e più
assistenza, meno ospedale e più
territorio. Per ridurre i costi bisogna semplificare e
integrare le strutture del servizio sanitario
regionale e delle Aziende, e andrà riattivata la
centrale acquisti unica per farmaci e macchinari
ristrutturazione dei
servizi centrali
Com’è noto la riforma del
SSR, con riferimento al
numero degli enti, lascia
invariata la situazione delle
aziende ospedaliere (TS,
UD e PN) e degli istituti di
ricovero e cura a carattere
scientifico (Burlo e CRO) e
interviene sulle ASS (si
passa da sei a tre).
E’ evidente che l’attuazione
del riassetto ha come
finalità quella di ottenere
meno burocrazia e più
assistenza e, quindi, non ha
la finalità di incidere sugli
operatori che erogano
direttamente prestazioni
sanitarie.
Allo stesso tempo
l’attuazione del riassetto
vedrà fortemente coinvolta
la Direzione centrale salute,
integrazione sociosanitaria
e politiche sociali, che
dovrà guidare gli enti del
SSR nell’attuazione della
riforma e nella ridefinizione
degli organigrammi di
modo che la sua attuazione
salute contestualizzati nel territorio.
2. Posizione sul reale sviluppo di
integrazione socio-sanitario, in
particolare sui finanziamenti al
sociale (reddito di cittadinanza),
delega alle ASS e verifica delle
azioni in merito a quanto stabilito
nei PDZ
La corrispondenza tra gli ambiti ed
i distretti è il presupposto
imprescindibile per l’integrazione
sociosanitaria! Bisogna rafforzare il
ruolo del distretto come raccordo
con i comuni, le associazioni, il
terzo settore ed il volontariato, per
attuare quel lavoro di sistema che
faccia
della
programmazione
integrata e partecipata il motore
delle
politiche
sociosanitarie
condividendo obiettivi e risorse. È
necessario sostenere la valutazione
dei bisogni, la progettazione e la
presa in carico congiunta!
È importante agire sui determinanti
sociali: il reddito, l’istruzione,
ecc… che agiscono sul benessere
della persona.
lasci intonsa la capacità del
SSR di rispondere alle
esigenze di salute dei
cittadini.
2. Posizione sul reale sviluppo di integrazione
socio-sanitario, in particolare sui finanziamenti
al sociale (reddito di cittadinanza), delega alle
ASS e verifica delle azioni in merito a quanto
stabilito nei PDZ
L'integrazione socio-sanitaria va favorita e
potenziata. Deve essere garantita la coincidenza tra
ambiti e distretti, così come tutte le modalità
programmatorie già previste dalla legge 6 del
31.03.06. Il parziale ripristino del fondo nazionale
delle politiche sociali, già proposto dal Pd in sede
nazionale, garantirebbe alla nostra regione
un'entrata aggiuntiva utile a perseguire lo sviluppo
delle nostre strategie in tema di natalità, sostegno
alla famiglia, lotta alla precarietà. Il modello
istituzionale del distretto socio-sanitario delineato
dalle leggi regionali 23/2004 e 6/2006 è un
modello molto avanzato, che presenta però alcune
criticità: serve una maggiore integrazione tra PAT
e PDZ e bisogna garantire un ruolo di regia al
distretto, non mediato attraverso le direzioni
aziendali; vanno razionalizzate alcune procedure
amministrative e di acquisizione di beni e servizi
che si possono attuare anche con la collaborazione
di più distretti, e deve essere garantito il ruolo dei
consigli comunali, ormai esautorati da ogni
2. Posizione sul reale
sviluppo di integrazione
socio-sanitario,
in
particolare
sui
finanziamenti al sociale
(reddito di cittadinanza),
delega alle ASS e verifica
delle azioni in merito a
quanto stabilito nei PDZ
La Giunta da me presieduta
ha destinato ingenti risorse
al sociale finanziando il
fondo si solidarietà,
l’integrazione della carta
acquisti, il fondo per
l’autonomia possibile, il
fondo gravissimi,
l’abbattimento delle rette
per le case di riposo etc.,
consentendo al sistema
sociale regionale di
mantenere ed anzi elevare
l’elevato standard di
assistenza che l’ha
caratterizzato sinora.
Credo che gli interventi
Va introdotto quindi un reddito di
cittadinanza
che
assicuri
condizioni di vita dignitosa e che
contrasti le situazioni di povertà e
di esclusione sociale (come già
proposto da noi a livello nazionale,
come primo punto del programma).
decisione (fatto che rischia di rendere meno
responsabili le comunità locali). C'è poi la
necessità di rivedere il ruolo e la funzione dell’ente
gestore. Non si può stabilire che debba essere
obbligatoriamente l’Azienda sanitaria l’ente
gestore:
ci
sono
esempi positivi di enti gestori affidati all’Azienda
sanitaria, al comune capofila, alle ASP.
L’importante è che si favorisca l’integrazione
socio-sanitaria. Per quanto riguarda il reddito di
cittadinanza, sono convinta che vada ripristinato,
per dare stabilità di vita ai nostri giovani e ai
lavoratori
che
combattono
contro
la
piaga della precarietà. Le risorse si possono trovare
risparmiando altrove: eliminando enti e consorzi
inutili, snellendo la burocrazia regionale,
aggregando i Comuni e superando le Province, ad
esempio.L'Italia è l'unico Paese europeo, assieme
alla
Grecia,
a
non
aver
adottato il reddito di cittadinanza o una misura
simile. Sulla delega alle Ass andrà aperta
un'approfondita,
e
soprattutto
partecipata,
discussione tra le parti, mentre sulla verifica delle
azioni in merito a quanto stabilito nei Pdz è già
prevista,
dalle
linee
Pdz
2013-2015,
un'azione di monitoraggio, sugli esiti del quale la
Regione interverrà con adeguate manovre di
recepimento o eventuale modifica.
sopra evidenziati siano
adeguati e possono,
eventualmente, essere
ulteriormente finanziati.
Non vedo, invece, la
necessità di ulteriori forme
di intervento quali il reddito
di cittadinanza.
Quanto al governo
dell’integrazione
sociosanitaria, com’è noto,
è della massima importanza
il ruolo delle ASS, ma
anche della Regione che ha
conferito alla Direzione
centrale salute, integrazione
sociosanitaria e politiche
sociali non solo con il
compito di governare i
settori di riferimento, ma
anche con il compito di far
dialogare gli attori dei
sistemi sanitario e sociale e,
per tale motivo, le ha
conferito una specifica
autonomia, più marcata
rispetto alle altre direzioni
regionali.
3. Attivazione di un tavolo di 3. Attivazione di un tavolo di confronto tra 3. Attivazione di un tavolo
confronto
tra
regione
e regione e Università, con la presenza di IPASVI di confronto tra regione e
Università, con la presenza di
IPASVI al tavolo tecnico, al fine
di siglare i Protocolli d’Intesa
ormai disattesi e desueti rispetto
all’attuale
contesto
sociosaniatrio
regionale
e
al
fabbisogno di figure professionali
necessarie a rispondere ai
bisogni/diritti dei cittadini
È importante una revisione
dell’attuale protocollo di intesa tra
la Regione e l’Università per
ridefinire
i
fabbisogni
di
professionisti rispetto alle necessità
assistenziali
del
territorio,
individuando anche quelle aree di
intervento che necessitano di una
formazione
post-base
rispetto
ambiti specifici (es. clinici,
manageriali, ecc…) che rispondano
a nuovi modelli organizzativi.
al tavolo tecnico, al fine di siglare i Protocolli
d’Intesa ormai disattesi e desueti rispetto
all’attuale contesto socio-saniatrio regionale e al
fabbisogno di figure professionali necessarie a
rispondere ai bisogni/diritti dei cittadini
Il protocollo d'intesa tra Regione e Università sulla
formazione degli infermieri, prorogato da anni e
per buona parte disapplicato, va riattivato e
aggiornato subito, alla luce del reale fabbisogno
formativo regionale. Le Università del Fvg hanno
tutte
le
competenze
per garantire al personale infermieristico adeguati
percorsi formativi post-base, ma non li possono
offrire perché sprovviste delle linee guida sui
fabbisogni che la Regione è tenuta a fornire loro. Il
risultato è che molti infermieri del Fvg sono
costretti
a
rivolgersi
ad altre università italiane per partecipare a corsi di
specializzazione sprecando tempo e soldi. Per
uscire dall'impasse andrà subito riattivato un tavolo
tecnico di confronto tra Regione e Università Fvg,
alla presenza dell'Ipasvi, per siglare, riattivare e
aggiornare il protocollo d'intesa sulla formazione.
Condivido
appieno
la necessità, più volte espressa dalla categoria, di
attivare un master in ambito geriatrico e corsi
specifici sulle cure palliative, eriaprire i corsi di
laurea magistrale interateneo in Scienze
infermieristiche e ostetriche, già attivati dal
centrosinistra nella scorsa legislatura. Abbiamo
una delle popolazioni più anziane d'Italia e una
scarsa
offerte
universitaria
in
ambito
Università,
con
la
presenza di IPASVI al
tavolo tecnico, al fine di
siglare
i
Protocolli
d’Intesa ormai disattesi e
desueti rispetto all’attuale
contesto
socio-saniatrio
regionale e al fabbisogno
di figure professionali
necessarie a rispondere ai
bisogni/diritti dei cittadini
Sicuramente, durante la
prossima legislatura
occorrerà riattivare il
confronto con le università,
come previsto anche dalla
normativa statale, per la
riscrittura dei protocolli
d’intesa che disciplinano il
funzionamento delle
aziende ospedaliero
universitarie. In tale
occasione verranno
coinvolti anche gli
infermieri, che svolgono un
ruolo fondamentale nella
gestione della sanità
regionale
4. Reali azioni di riconoscimento
delle competenze avanzate
infermieristiche dal punto di vista
organizzativo, di carriera ed
economico come previsto nella
bozza di documento ministeriale
A fonte dello sviluppo delle
competenze infermieristiche si
dovrà riconoscere a tale figura un
ruolo centrale nella gestione dei
percorsi e nella presa in carico del
paziente, attribuendo non solo
responsabilità ma un adeguata
progressione economica e di
carriera (es. dirigenza di tipo
gestionale o professionale, vedi
L.R.10/07, posizione organizzativa,
progressione verticale, obiettivi
incentivanti).
infermieristico:la rotta va invertita subito.
4. Reali azioni di riconoscimento delle
competenze avanzate infermieristiche dal punto
di vista organizzativo, di carriera ed economico
come previsto nella bozza di documento
ministeriale
La Regione fino ad oggi ha evitato di prendere
un'adeguata
posizione
nel tavolo ministeriale. Io, invece, intendo
assumermi
la
responsabilità delle scelte e prenderò posizione
avendo cura di riconoscere le giuste istanze
avanzate dalla componente infermieristica e
contenute nella bozza di documento ministeriale
e,al tempo stesso, interloquendo con le altre
professioni per le quali l'iter deve essere ancora
concluso. Più in generale, il concetto da
cui partire è che il ruolo degli infermieri sta
profondamente cambiando. E' una conseguenza
dell'invecchiamento della popolazione e della
crescente incidenza delle malattie cronicodegenerative, che richiedono nuove risposte
assistenziali. Tutto ciò rende necessario ripensare
gli ambiti di cura e di assistenza, perseguendo
percorsi basati sulla continuità, che impongono al
personale infermieristico un ampliamento delle
competenze e delle responsabilità. La politica
dovrà assumersi il compito di valorizzare questi
processi attraverso strumenti adeguati. E’ ovvio
che se si vuole dare più sostegno alla cronicità, c’è
bisogno di maggiore accompagnamento e quindi di
valorizzare la linea assistenziale. Questo significa
4.
Reali
azioni
di
riconoscimento
delle
competenze
avanzate
infermieristiche dal punto
di vista organizzativo, di
carriera ed economico
come previsto nella bozza
di documento ministeriale
Come ho già detto, gli
infermieri svolgono un
ruolo fondamentale nella
gestione della sanità
regionale, pertanto,
compatibilmente con
quanto previsto dalla
normativa statale, durante
la prossima legislatura il
loro ruolo andrà senz’altro
valorizzato da tutti i punti
di vista
5. Garanzia di sperimentazione di
nuovi modelli assistenziali negli
ospedali
e
sviluppo
della
domiciliarità
anche
con
riconversione e ridistribuzione
dei finanziamenti
Nella sperimentazione di nuovi
forme organizzative va superato il
modello prestazionale collegato ai
DRG, privilegiando negli ospedali
un’assistenza
multidisciplinare
basata sulla complessità clinica e
assistenziale, che preveda una
valutazione sia in termini di
efficacia che di efficienza.
Si dovrà inoltre promuovere
l’assistenza domiciliare e la
continuità delle cure in continuità
con il MMG/PLS e in sinergia con
tutte le risorse del territorio,
creando così una forte rete per la
tutela della salute sul territorio.
Questo sarà possibile solamente
rivedendo i criteri di finanziamento
a favore del territorio.
innanzitutto dare più occasioni formative e, in
secondo luogo, riconoscere la responsabilità e
valorizzare il ruolo della dirigenza infermieristica,
già avviato con le linee di indirizzo per gli Atti
aziendali del 2004 e con la legge regionale n.
10/2007.
5. Garanzia di sperimentazione di nuovi modelli
assistenziali negli ospedali e sviluppo della
domiciliarità anche con riconversione e
ridistribuzione dei finanziamenti
Sperimentare nuovi modelli assistenziali negli
ospedali, anche prendendo spunto da quanto fatto
con successo negli ultimi anni in altre regioni
italiane, è necessario: va superata, senza alcuna
timidezza, la resistenza all'introduzione di modelli
organizzativi innovativi. Il trasferimento di alcune
funzioni
dall'ospedale
al
territorio, con conseguente riconversione della
spesa, è però imprescindibile: l'obiettivo infatti
resta quello di garantire una buona qualità del
lavoro ospedaliero, liberandolo da funzioni
improprie che tolgono risorse alla complessità,
all'urgenza,
all'emergenza,
all'interventistica,
favorendo la continuità assistenziale domiciliare e
la gestione e cura nelle fasi terminali della
malattia. La sperimentazione di nuovi modelli
assistenziali deve muoversi su tre direttrici:
organizzazione della degenza per intensità di cure
e non per competenza clinica; valorizzazione e
responsabilizzazione della linea assistenziale
accanto a quella clinica; sviluppo del lavoro di
équipe e di collaborazione multi professionale a
5.
Garanzia
di
sperimentazione di nuovi
modelli assistenziali negli
ospedali e sviluppo della
domiciliarità anche con
riconversione
e
ridistribuzione
dei
finanziamenti
L’assistenza sanitaria è in
continua evoluzione e, in
tale contesto, senz’altro
occorrerà sperimentare
nuovi modelli assistenziali
sia negli ospedali che sul
territorio e destinare delle
risorse per tali finalità. In
tali sperimentazioni
senz’altro occorrerà
coinvolgere anche gli
infermieri.
6. Reale lotta all’abusivismo e
garanzia di sicurezza agli anziani
ospiti nelle strutture accreditate e
in particolare nelle residenze
polifunzionali
attraverso
l’applicazione del regolamento di
revisione già predisposto e da
anni fermo in Regione
Si dovrà rendere attuativa la
riqualificazione del sistema delle
case di riposo prevista dal DPR
333/2008 che definisce i requisiti
minimi strutturali, organizzativi e
di dotazione di personale necessari
per l’autorizzazione all’esercizio
delle attività delle diverse strutture.
Solo attraverso verifiche stringenti
sull'adeguatezza di tali requisiti,
prevista dal decreto stesso, si potrà
tutelare da un lato il benessere delle
persone anziane istituzionalizzate e
dall’altro prevenire e sanzionare
eventuali abusi professionali .
livello territoriale come nel caso delle infermiere di
comunità ormai non più sperimentale ma
riconosciuto come modello regionale di
riferimento dal PSSR 2006-2008.
6. Reale lotta all’abusivismo e garanzia di
sicurezza agli anziani ospiti nelle strutture
accreditate e in particolare nelle residenze
polifunzionali attraverso l’applicazione del
regolamento di revisione già predisposto e da
anni fermo in Regione
Quella delle case di riposto e, più in generale
dell'assistenza agli anziani, è una vera emergenza
nella nostra regione. La giunta Tondo non è stata
in grado, in questi cinque anni, di chiudere il
processo
di riclassificazione delle strutture, che in molti casi
non rispettano standard adeguati e non forniscono
servizi minimi agli ospiti. Le cose principali da
fare sono innanzitutto non aumentare il numero dei
posti
letto in più: dal 2008, nonostante il regolamento di
riclassificazionee il blocco dei posti letto già
approvati dalla precedente giunta regionale, si è
verificato un ulteriore incremento di quasi 400
posti letto. La riclassificazione, oltre ad
umanizzare
i
servizi
con
la
collaborazione di tutte le case di riposo, deve
servire a far lavorare meglio gli infermieri e gli
operatori, a rendere più flessibile la tipologia dei
posti letto in maniera da agevolare un’assistenza
personalizzata, sviluppando anche nuove forme di
semiresidenzialità come centri diurni, centri diurni
6.
Reale
lotta
all’abusivismo e garanzia
di sicurezza agli anziani
ospiti
nelle
strutture
accreditate
e
in
particolare nelle residenze
polifunzionali attraverso
l’applicazione
del
regolamento di revisione
già predisposto e da anni
fermo in Regione
dedicati,
abitare
sociale.
Inoltre
serve un programma di formazione per almeno
500-1000 operatori nei prossimi cinque anni.
Andranno poi uniformate le rette e le modalità di
calcolo del cosiddetto albergaggio e della quota
sanitaria, e il prontuario terapeutico farmacologico
a disposizione delle case di riposo.
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Gentili iscritti ed elettori, il Coordinamento - IPASVI