3. Identificazione dei corpi idrici
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IDENTIFICAZIONE DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI, ARTIFICIALI E FORTEMENTE MODIFICATI ........................................ 2
TIPOLOGIA DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI ....................................................................................................................... 5
IDENTIFICAZIONE DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI ......................................................................................................... 15
Cartografie
Tav. 3.1 Corpi idrici superficiali
Tav. 3.2 Corpi idrici superficiali – Categorie
Tav. 3.3 Tipologia dei corpi idrici superficiali
Tav. 3.4 Sistemi idrogeologici del distretto del fiume Serchio
Tav. 3.5 Corpi idrici sotterranei
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio- I Aggiornamento
1
3. Identificazione dei corpi idrici
Identificazione dei corpi idrici superficiali, artificiali e fortemente
modificati
L’articolo 5 della Direttiva quadro sulle Acque richiede di identificare i corpi idrici, sia superficiali che
sotterranei, sui quali calibrare il raggiungimento degli obiettivi della direttiva stessa ed il buono stato
ecologico. Al verificarsi di determinate condizioni, la direttiva permette di identificare corpi idrici artificiali e
corpi idrici fortemente modificati, per i quali dovrà essere raggiunto un buon potenziale ecologico entro il
2015.
La Direttiva 2000/60/CE assegna ai corpi idrici un ruolo essenziale nell’azione di valorizzazione e
preservazione della risorsa idrica, infatti essi rappresentano:
- unità minime del sistema tipologico di bacino
- elemento a cui vanno riferite le azioni e i piani di monitoraggio da predisporre
- elemento a cui vanno riferiti gli obiettivi di qualità.
Di seguito si riportano le definizioni dettate dall’articolo 2 della Direttiva 2000/60/CE:
- «corpo idrico superficiale»: un elemento distinto e significativo di acque superficiali, quale un lago, un
bacino artificiale, un torrente, fiume o canale, parte di un torrente, fiume o canale, acque di transizione o un
tratto di acque costiere.
- «corpo idrico artificiale»: un corpo idrico superficiale creato da un'attività umana;
- «corpo idrico fortemente modificato»: un corpo idrico superficiale la cui natura, a seguito di alterazioni
fisiche dovute a un'attività umana, è sostanzialmente modificata, come risulta dalla designazione fattane
dallo Stato membro in base alle disposizioni dell'allegato II;
In esecuzione delle indicazioni fissate dall’allegato II della Direttiva 2000/6/CE, recante indicazioni agli Stati
Membri per la caratterizzazione dei corpi idrici, è stato emanato il Decreto del Ministero dell’Ambiente e
della Difesa del Territorio e del Mare 16 giugno 2008 n. 131, recante i criteri tecnici per la caratterizzazione
dei corpi idrici (tipizzazione, individuazione dei corpi idrici, analisi delle pressioni), modificativo dell’
Allegato 3 alla Parte III del D. Lgs. 152/2006. Sulla base di tale decreto sono stati individuati nel primo Piano
di Gestione delle Acque i corpi idrici ricadenti nel bacino del fiume Serchio, che, in nome e numero,
vengono confermati anche nel presente lavoro di aggiornamento del Piano (corpi idrici individuati con la
Deliberazione di Giunta Regionale n° 939 del 26/10/2009). Alcune modifiche sono state introdotte con
delibera della Giunta Regionale n. 937 del 29 ottobre 2012 (si veda il paragrafo seguente) sui tipi e sulle
categorie
Si riportano le definizioni delle categorie dettate dalla Direttiva 2000/60/CE (articolo 2):
-- «acque superficiali»: le acque interne, ad eccezione delle acque sotterranee; le acque di transizione e le
acque costiere, tranne per quanto riguarda lo stato chimico, in relazione al quale sono incluse anche le
acque territoriali;
- «fiume»: un corpo idrico interno che scorre prevalentemente in superficie ma che può essere
parzialmente sotterraneo;
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3. Identificazione dei corpi idrici
-- «lago»: un corpo idrico superficiale interno fermo;
-- «acque di transizione»: i corpi idrici superficiali in prossimità della foce di un fiume, che sono
parzialmente di natura salina a causa della loro vicinanza alle acque costiere, ma sostanzialmente
influenzati dai flussi di acqua dolce;
- «acque costiere»: le acque superficiali situate all'interno rispetto a una retta immaginaria distante, in ogni
suo punto, un miglio nautico sul lato esterno dal punto più vicino della linea di base che serve da
riferimento per definire il limite delle acque territoriali e che si estendono eventualmente fino al limite
esterno delle acque di transizione.
ELENCO DEI CORPI IDRICI NATURALI, ARTIFICIALI, FORTEMENTE MODIFICATI
n. 42 Corpi idrici naturali Fiumi
Fiume Rimonio A Corte
Fiume Serchio di Sillano
Fiume Serchio di Soraggio Monte
Fiume Serchio di Soraggio Valle
Fiume Serchio - Monte
Fiume Serchio – Medio Superiore
Fiume Serchio - Medio Inferiore
Fosso della Liesina
Fosso di Gragnana
Fosso Lussia
Fosso Tambura
Rio Coccia
Rio Guappero
Rio Vorno
Torrente Acqua Bianca Monte
Torrente Acqua Bianca Valle
Torrente Ania
Torrente Celetra
Torrente Ceserano
Torrente Corfino
Torrente Corsonna
Torrente di Castiglione
Torrente Edron
Torrente Fegana
Torrente Liegora
Torrente Lima
Torrente Limestre
Torrente Loppora
Torrente Pedogna
Torrente Pizzorna
Torrente Scesta
Torrente Segone
Torrente Serchio di Gramolazzo
Torrente Sestaione
Torrente Sillico
Torrente Turrite Cava Monte
Torrente Turrite Cava Valle
Torrente Turrite di Gallicano
Torrente Turrite di San Rocco
Torrente Turrite Secca
Torrente Verdiana
Torrente Volata
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3. Identificazione dei corpi idrici
n. 1 Corpi idrici naturali Acque
marino - costiere
n. 5 Corpi idrici fortemente
modificati
n. 7 Corpi idrici artificiali
Costa del Serchio
Fiume Serchio Lucchese
Lago di Massaciuccoli
Acqua di transizione Fiume Serchio – Foce
Torrente Freddana
Torrente Contesora
Canale Burlamacca
Canale Ozzeri
Fosso dell’Anguillara (2)
Fosso Doppio
Fosso Farabola
Fosso delle Cavine
Lago di Vagli
Da notare che l’individuazione del Fosso delle Cavine quale canale artificiale è avvenuta con la già citata
delibera della Giunta Regionale n. 937 del 29 ottobre 2012, come meglio specificato nel seguito.
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3. Identificazione dei corpi idrici
Tipologia dei corpi idrici superficiali
L’articolo 5 della direttiva 2000/60/CE prevede che la caratterizzazione dei corpi idrici comprenda una
descrizione dei tipi. Il processo di individuazione dei tipi rappresenta un passaggio importante per il sistema
di classificazione dello stato di qualità dei singoli corpi idrici, stato che sarà espresso in rapporto alle
condizioni di riferimento “tipo – specifiche”, ovvero alle condizioni del tipo di riferimento per ogni corpo
idrico.
In Italia il riferimento normativo è rappresentato dal già citato DM n. 131 del 16 giugno 2008, che ha
dettato indicazioni tecniche alle regioni per la definizione dei tipi, in applicazione del sistema B della
direttiva 2000/60/CE che utilizza quali descrittori, adattabili alla realtà del territorio italiano, caratteristiche
naturali, geomorfologiche, idrodinamiche e chimico-fisiche, al fine di identificare i tipi per ciascuna
categoria di acque superficiali: fiumi, laghi ed invasi, acque marino costiere e acque di transizione.
Il processo ha portato all’identificazione delle acque superficiali appartenenti alle diverse categorie di
fiume, lago, acqua marino – costiera e acqua di transizione ed alla definizione dei i tipi.
Nel primo Piano di Gestione delle Acque la tipizzazione delle acque superficiali nel territorio di competenza
è stata effettuata dalla Regione Toscana attraverso la deliberazione di Giunta Regionale n. 416 del 25
maggio 2009, mediante un’attività di elaborazione dei dati disponibili nel SIRA (Sistema informativo
regionale ambientale) e nel SIT (Sistema informativo territoriale) della stessa regione integrati con altri dati
reperiti e/o elaborati per l’ occasione.
Con la successiva deliberazione n. 937 del 29 ottobre 2012 della Giunta Regionale sono state apportate lievi
modifiche sia alle categorie dei corpi idrici, che ai tipi, le cui risultanze rappresentano lo stato più
aggiornato ad oggi e confluiscono pertanto nel presente lavoro di revisione del Piano.
Si riporta di seguito un estratto della suddetta delibera al fine di comprendere la metodologia adottata
dalla stessa:
“2. LA METODOLOGIA
2. 1 Generalità
Per l’ elaborazione della tipizzazione sono state utilizzate le seguenti basi dati:
a) cartografia vettoriale del reticolo idrografico derivata dalla CTR scala 1:10.000 e definita “sistema delle
acque” e DTM 10K;
b) basi dati meteorologiche idrografiche del Settore Idrologico regionale,
c) modello MOBIDIC,
d) foto aree del volo 2007 per il controllo della morfologia fluviale,
e) carta tecnica regionale scala 1:10.000,
f) DTM di tutto i bacini scala 1:10.000,
g) dati analitici sulla caratteristiche delle acque disponibili sul SIRA e/o risultanti da studi
specifici,
Sono state attivate le seguenti collaborazioni per la copertura di esigenze specifiche:
a)Settore sistema informativo per il governo del territorio e dell'ambiente-LAMMA (dott. geologo David
Pellegrini) per definizione del reticolo idrografico di base a partire dalla CTR 10K, calcolo pendenze e
sinuosità dei fiumi,
b)Settore Servizio Idrologico Regionale (dott. geologo Fernando Manzella) per elaborazione regime
idrologico dei fiumi;
c) ARPAT: dott. biologo Susanna Cavalieri, e dott. biologo Ornella Bresciani (acque interne e di transizione)
2.2. Criteri operativi per l’ esecuzione della tipizzazione
Sulla base delle disposizioni di cui al punto A.1.3. del DM 131/2008 ci si è avvalsi della possibilità di
modificare il profilo delle ecoregioni presenti nel territorio toscano al fine di meglio adattarle alla scala
regionale e di evitare la proliferazione di tipologiche che non trovavano una modificazione nelle
caratteristiche ambientali dei bacini. Le modifiche apportate hanno valenza all’ interno del territorio
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3. Identificazione dei corpi idrici
regionale e non influenzano le decisioni di altre regioni. Le ecoregioni modificate e caratteristiche delle
modifiche risultano nella tabella riportata di seguito.
2.2.1 Le acque interne superficiali
Le categorie ricomprese nelle acque interne previste dalla direttiva comunitaria 2000/60 CE e che in base
alle disposizioni dell’ allegato 3 alla parte terza del D.Lgs 152/2006, come modificato dal DM 131/2008,
devono essere sottoposti al processo di tipizzazione
sono:
 fiumi, (fiumi, torrenti, fossi, rii, ecc. )
 laghi ed invasi artificiali,
 acque di transizione,
I canali artificiali che costituiscono, specie nelle zone soggette a bonifica, una parte inscindibile dal reticolo
idrografico naturale, sono stati quindi inseriti nel processo di definizione del reticolo idrografico ed è stata
eseguita una loro caratterizzazione ( si veda capitolo 2.2.1.2)
2.2.1.1 Fiumi
1. Essendo necessario ricostruire un reticolo idrografico coerente e continuo da monte verso valle si è
dovuto ricomprendere nel processo di tipizzazione alcuni bacini di superficie inferiore ai 10 Kmq, inseriti all’
interno di bacini più grandi identificando all’ interno di questi ultimi bacini un’ asta principale di riferimento.
Si è così ottenuta la completa copertura del territorio regionale. Ogni punto è sempre includibile in un
bacino idrografico e questo fa riferimento ad un ‘ asta fluviale identificata. Fanno eccezioni pochi bacini
costieri, di superficie inferiore a 10 kmq le cui aste principali sfociano direttamente a mare;
2. La tipizzazione è stata applicata a tutti fiumi che hanno un bacino idrografico >= 10 Kmq, ma deve essere
applicata anche ai fiumi con bacini di superficie minore, nel caso di ambienti di particolare rilevanza
naturalistica, o ambientale. I tratti di monte se di limitata lunghezza che non sono stati considerati nel
processo di tipizzazione dalla regione di valle non sono stati inseriti nel processo di tipizzazione. Inoltre
considerando che le aste principali dei corpi idrici fluenti spesso cambiano denominazione lungo il loro
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3. Identificazione dei corpi idrici
percorso al fine di conservare traccia della toponomastica originale, permettendo così di rintracciare da
monte a valle il percorso del fiume, la denominazione risultante nelle tabelle degli allegati B e C 2 riporta in
sequenza, da monte a valle, la toponomastica risultante sulla CTR 1:10.000 originale;
3. Il descrittore distanza dalla sorgente è stato sostituito con la dimensione del bacino espressa in Kmq. Per
le aste principali dei corpi idrici di maggiori dimensioni è stato considerata, come superficie di bacino, l’
intero bacino sotteso ad un determinata sezione e non solo la porzione di bacino direttamente adducente
all’ asta principale e non già compresa in altri sottobacini tipizzati.
Al fine di coordinarsi con le regioni confinati per i bacini comuni si è utilizzato la distanza dalla sorgente per
il bacini interregionali del Reno e del Conca-Marecchia, e del Lamone- Montone. Relativamente al bacino del
Tevere sia la Toscana che l’ Umbria hanno utilizzato la dimensione del bacino.
4. L'individuazione per ciascun tratto fluviale dello stato idrologico naturale è stato ricavato utilizzando il
modello numerico per il bilancio idrologico MOBIDIC (Università di Firenze, Autorità di Bacino Fiume Arno,
Centro Funzionale Regione Toscana), il quale è attualmente in uso per le previsioni idrologiche in tempo
reale per i bacini della toscana.
5. Al fine di determinare con maggior accuratezza la morfologia fluviale, è stata definita a livello operativo
con il dettaglio richiesto dalla tipizzazione di terzo livello, e le classi di dettaglio così individuate sono state
riportate all’ interno delle due previste dalla tipizzazione di secondo livello. L'individuazione per ciascun
tratto fluviale della morfologia è stata effettuata in accordo con le indicazioni riportate nelle pubblicazioni
tecnicoscientifiche CNR-IRSA (2006) e Rosgen.(1994) congiuntamente all’analisi di foto aeree, immagini
satellitari, carta tecnica regionale 1:10000, valori di pendenza del corso d'acqua e della sinuosità del
medesimo.
6. Nella figura sottostante sono riportate le corrispondenze utilizzate tra i due livelli.
7. Il meccanismo di formazione della tipizzazione porta intrinsecamente allo spezzettamento di un corpo
idrico in un alto numero di segmenti fluviali attribuibili edittalmente ad un tipo, ma di fatto conseguenza
solo di automatismi insisti nel processo di tipizzazione e non corrispondenti ad effettive, sostanziali e stabili
differenze nelle caratteristiche ambientali del fiume. Il corpo idrico deve essere reso nella sua realtà
complessiva dal punto di vista ecosistemico quindi per garantire detto risultato, ed anche per poter
successivamente disegnare una rete di monitoraggio dalle dimensioni opportune, si sono talvolta adottate
alcune misure di riduzione degli artifici suddetti che riportiamo di seguito:
a) per i tratti montani di piccole dimensioni (qualche chilometro) il regime idrologico se differente da quello
di valle è stato omologato a questo,
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3. Identificazione dei corpi idrici
b) per i bacini di corpi idrici non considerati come significativi dal Piano di Tutela ove risultano due regimi
idrologici diversi, qualora uno, dei due tratti, sia nettamente minoritario è stato ritenuto prevalente il
regime idrologico del tratto più lungo
c) per i corpi idrici non coperti dal MOBIDIC l’ attribuzione è stata fatta sulla base delle conoscenze dirette e
dell’ analisi ambientale, e l’ assimilazione a situazioni circostanti, con stesse caratteristiche idrologiche e
idrografiche;
d) piccoli tratti che spezzano aste molto lunghe dello stesso tipo non sono stati considerati.
2.2.1.2 Corpi idrici artificiali
Ai sensi dell’ art. 74 comma 2 lett. f della parte III del D.Lgs 152/2006 per corpo idrico artificiale si intende
“un corpo idrico superficiale creato da un'attività umana “ che vienea recepire la definizione di cui all’ art. 2
comma 8 della direttiva 2000/60 CE. Questa definizione trova una sua descrizione di dettaglio
operativamente utilizzata nella linea guida comunitaria n. WG 4 “Identification and designation of heavily
modified and artificial water bodies“.
Di fatto la linea guida amplia il concetto suddetto ribadendo che può essere considerato “artificiale” un
corpo idrico superficiale che è stato creato in una localizzazione dove non esistevano precedentemente
significativi corpi idrici superficiali, ed escludendo l’ inserimento di corpi idrici naturali più o meno
fortemente modificati dal punto di vista idromorfologico, ma al contempo chiarendo che, questo non
significa che prima dovesse essere presente solo “dry land”, ma potevano essere presenti anche piccoli
laghetti e/o stagni (minor ponds), affluenti, fossi, canale di scolo (tributaries or ditches), i quali non erano
considerati come elementi discreti e significativi di acque superficiali, e quindi non erano identificato come
corpo idrico (WG. 4, cap. 5.3). Di seguito si riporta la procedura per l’ identificazione che è stata utilizzata.
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3. Identificazione dei corpi idrici
I corpi idrici quindi da considerare a livello operativo sono gli invasi artificiali ( per i quali si rimanda al
capoverso 2.2.1.3 ) e i canali artificiali.Considerando inoltre le disposizioni relative alla caratterizzazione dei
corpi idrici superficiali di cui al punto 1 lett. ii), dell’ allegato 3 alla parte III del D.Lgs 152/2006, si èritenuto
estendere il processo di rilevazione ed attribuzione di alcuni dei parametri caratteristici della tipizzazione dei
fiumi anche ai canali artificiali ( si veda la tab. 5) affiancandone altri (pendenza e larghezza media, periodo
di realizzazione, tipologia di sezione) che al contempo dimostrano che sono creati dall’ uomo e li
caratterizzano come strutturalmente differenti dai un corpo idrici naturali. Per la forma della sezione si è
provveduto alla definizione delle sezioni tipo da utilizzare come riferimento nel processo di
caratterizzazione.
2.2.1.3 – Laghi artificiali ed invasi
I laghi ed invasi sono stati sottoposti a tipizzazione secondo le previsioni del capoverso A2 - del DM
131/2008. Inoltre in attuazione delle disposizioni di cui all’ art. 82 del D. Lgs 152/2006 devono essere
sottoposti a monitoraggio, ai sensi dell’ allegato I, alla parte III, del D.Lgs 152/2006 stesso tutti i corpi idrici
superficiali e sotterranei dai quali si estraggono ad uso idropotabile oltre 100 mc/giorno. In Toscana
esistono alcuni invasi che rispondono a queste caratteristiche e per monitorarli ai sensi del citato allegato è
necessario preventivamente sottoporli al processo di tipizzazione anche se questi non rientrano, per
caratteristiche dimensioni, in quelli da tipizzare in via diretta. In alcuni casi si è ritenuto opportuno
evidenziare la particolare situazione di questi invasi che hanno caratteristiche più di elemento del sistema
acquedottistico (con una gestione delle acque; immissione e rilascio) che di corpi idrici veri propri con
autonome caratteristiche ambientali tali da garantire l’ instaurarsi di comunità biologiche proprie, come
avviene per altri invasi di maggiori dimensioni. Tuttavia rispondendo formalmente alle disposizioni di legge
per la tipizzazione e l’ identificazione come corpi idrici sono inseriti in dette procedure e nelle relative
tabelle.
Per alcuni di questi laghi sono in corso ulteriori verifiche circa i periodi di uso effettivo nel corso dell’ anno e
le modalità di alimentazione dell’ invaso per valutarne la congruità del loro inserimento nella rete di
monitoraggio.
2.2.1.4 – Acque di transizione
Le acque di transizione sono state sottoposte a tipizzazione secondo le previsioni del capoverso A.4 del DM
131/2008 “
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3. Identificazione dei corpi idrici
Si ricorda che i tipi individuati a livello regionale sono i seguenti:
TIPI DI FIUMI
Codice
Descrizione
10ss1N
Idroecoregione Appennino Nord, regime idrologico perenne. Origine da scorrimento
superficiale di acque di precipitazione o da scioglimento di nevai. Dimensione del bacino
idrologico sotteso al corso d’acqua compresa tra 0 e 25 km2 (molto piccolo). Influenza del
bacino a monte (IBM) non applicabile.
10ss2N
Idroecoregione Appennino Nord, regime idrologico perenne. Origine da scorrimento
superficiale di acque di precipitazione o da scioglimento di nevai. Dimensione del bacino
idrologico sotteso al corso d’acqua compresa tra 25 e 150 km2 (piccolo). Influenza del bacino
a monte (IBM) non applicabile.
10ss3N
Idroecoregione Appennino Nord, regime idrologico perenne. Origine da scorrimento
superficiale di acque di precipitazione o da scioglimento di nevai. Dimensione del bacino
idrologico sotteso al corso d’acqua compresa tra 150 e 750 km2 (medio). Influenza del bacino
a monte (IBM) non applicabile.
10in7N
Idroecoregione Appennino Nord, regime idrologico intermittente, presenza di acqua in alveo
> di 8 mesi l’anno, può manifestare asciutte solo in parte del proprio corso e/o più volte
durante l’anno. Morfologia del corso d’acqua confinata. Influenza del bacino a monte (IBM)
non risulta applicabile.
11in7N
Idroecoregione Colline Toscane, regime idrologico intermittente, presenza di acqua in alveo >
di 8 mesi l’anno, può manifestare asciutte solo in parte del proprio corso e/o più volte
durante l’anno. Morfologia del corso d’acqua confinata. Influenza del bacino a monte (IBM)
non risulta applicabile.
Di seguito si riporta una tabella di confronto tra le informazioni contenute nel primo Piano di Gestione delle
Acque e quelle contenute nella suddetta delibera, assunte come base nel presente lavoro di
aggiornamento.
CORSI D’ACQUA SUPERFICIALI
NOME CORPO IDRICO CATEGORIA
PdG2010
CODICE TIPO
PdG2010
CATEGORIA
DELIBERA 937/2012
CODICE TIPO
DELIBERA 937/2012
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
Canale Burlamacca
Corpo idrico
superficiale artificiale
999
Canale Ozzeri
Corpo idrico
superficiale artificiale
999
Fiume Rimonio - A
Corte
fiume
10in7N
INVARIATA
INVARIATO
Fiume Serchio di
Sillano
fiume
10ss2N
INVARIATA
INVARIATO
Fiume Serchio di
Soraggio Monte
INVARIATA
INVARIATO
fiume
10in7N
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10
3. Identificazione dei corpi idrici
Fiume Serchio di
Soraggio Valle
fiume
10ss1N
INVARIATA
10ss2N
Fiume Serchio Monte
fiume
10ss3N
INVARIATA
INVARIATO
Fiume Serchio Medio
Superiore
fiume
10ss3N
INVARIATA
10ss4N
Fiume Serchio Medio
Inferiore
fiume
10ss3N
INVARIATA
10ss4N
Fiume Serchio
Lucchese
Corpo idrico
superficiale
fortemente
modificato
10ss3N
INVARIATA
10ss4N
Fosso dell’Anguillara
(2)
Corpo idrico
superficiale artificiale
999
INVARIATA
INVARIATO
Fosso della Liesina
Fiume
10ss1N
INVARIATA
INVARIATO
Fosso delle Cavine
Fiume
10in7N
Corpo idrico superficiale
artificiale
999
INVARIATA
INVARIATO
Fosso di Gragnana
Fiume
10ss2N
Corpo idrico
superficiale artificiale
INVARIATA
INVARIATO
Fosso Doppio
999
INVARIATA
INVARIATO
Fosso Farabola
Corpo idrico
superficiale artificiale
999
INVARIATA
INVARIATO
Fosso Lussia
fiume
10in7N
INVARIATA
INVARIATO
Fosso Tambura
fiume
10in7N
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3. Identificazione dei corpi idrici
Rio Coccia
fiume
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
10in7N
Rio Guappero
fiume
11in7N
Rio Vorno
fiume
11in7N
Torrente Acqua
Bianca Monte
fiume
10in7N
Torrente Acqua
Bianca Valle
fiume
10ss2N
Torrente Ania
fiume
10ss2N
Torrente Celetra
fiume
10ss1N
Torrente Ceserano
fiume
10ss1N
Torrente Contesora
fiume
10in7N
Torrente Corfino
fiume
10ss2N
INVARIATO
INVARIATA
Torrente Corsonna
fiume
10ss2N
Torrente di Castiglione fiume
10ss2N
Torrente Edron
fiume
10ss1N
Torrente Fegana
fiume
10ss2N
Torrente Freddana
fiume
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
10ss2N
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
10ss2N
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3. Identificazione dei corpi idrici
Torrente Liegora
Torrente Lima
fiume
fiume
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
10ss1N
10ss3N
INVARIATO
INVARIATA
Torrente Limestre
fiume
10ss1N
Torrente Loppora
fiume
10in7N
Torrente Pedogna
fiume
10in7N
Torrente Pizzorna
fiume
10ss1N
Torrente Scesta
fiume
10in7N
Torrente Segone
fiume
10in7N
Torrente Serchio di
Gramolazzo
fiume
10in7N
Torrente Sestaione
fiume
10ss1N
Torrente Sillico
fiume
Torrente Turrite Cava
Valle
INVARIATA
NVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
10ss1N
INVARIATA
INVARIATO
fiume
10ss2N
INVARIATA
INVARIATO
Torrente Turrite Cava
Monte
fiume
10in7N
INVARIATA
INVARIATO
Torrente Turrite di
Gallicano
fiume
10ss2N
INVARIATA
INVARIATO
Torrente Turrite di
San Rocco
fiume
10in7N
INVARIATA
INVARIATO
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3. Identificazione dei corpi idrici
Torrente Turrite Secca fiume
10ss2N
Torrente Verdiana
fiume
10ss1N
Torrente Volata
fiume
10ss1N
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
INVARIATA
INVARIATO
LAGHI E INVASI
NOME CORPO IDRICO CATEGORIA
PdG2010
CODICE TIPO
PdG2010
CATEGORIA
DELIBERA 937/2012
CODICE TIPO
DELIBERA 937/2012
Lago di Vagli
Invaso artificiale
Me-4
INVARIATA
INVARIATO
Lago fortemente
modificato
INVARIATA
INVARIATO
Lago di Massaciuccoli
S
ACQUE DI TRANSIZIONE
NOME CORPO IDRICO
Fiume Serchio - Foce
CATEGORIA
CODICE TIPO
CATEGORIA
DELIBERA 937/2012
CODICE TIPO
DELIBERA 937/2012
Acqua di transizione
fortemente
modificato
AT21
INVARIATA
INVARIATO
CATEGORIA
CODICE TIPO
CATEGORIA
DELIBERA 937/2012
CODICE TIPO
DELIBERA 937/2012
acque marino costiere
f3
INVARIATA
INVARIATO
ACQUE MARINO COSTIERE
NOME CORPO IDRICO
Costa del Serchio
Successivamente alla delibera 937/2012 è stato emanato il DM 156/2013 “Regolamento recante i criteri
tecnici per l’identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri”,
ad oggi in via di attuazione da parte della Regione Toscana.
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio- I Aggiornamento
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3. Identificazione dei corpi idrici
Identificazione dei corpi idrici sotterranei
L’articolo 5 e l’allegato II della Direttiva 2000/60/CE richiedono l’identificazione della ubicazione dei confini
dei corpi idrici sotterranei.
Nella direttiva si definiscono:
«acque sotterranee»: tutte le acque che si trovano sotto la superficie del suolo nella zona di saturazione e a
contatto diretto con il suolo o il sottosuolo;
«falda acquifera»: uno o più strati sotterranei di roccia o altri strati geologici di porosità e permeabilità
sufficiente da consentire un flusso significativo di acque sotterranee o l'estrazione di quantità significative
di acque sotterranee;
«corpo idrico sotterraneo»: un volume distinto di acque sotterranee contenute da una o più falde acquifere;
L’articolo 17 della Direttiva 2000/60/CE prevedeva che il Parlamento Europeo e il Consiglio adottassero
“misure per prevenire e controllare l’inquinamento delle acque sotterranee”, stabilendo criteri per la
valutazione del loro buono stato chimico, e per individuare le “tendenze significative e durature
all’aumento” nei trend di inquinanti, secondo gli allegati II e V della Direttiva stessa, in base alle quali
attivare le misure di correzione di tali tendenze. La necessità di una ulteriore direttiva, rispetto alla
2000/60/CE per le acque sotterranee, nacque dalla consapevolezza del loro valore come risorsa strategica
difficilmente rinnovabile e risanabile, una volta alterato il loro equilibrio quali-quantitativo.
Il 12 dicembre 2006 è stata quindi emanata la Direttiva 2006/118/CE “Sulla protezione delle acque
sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”.
Essa definisce per le acque sotterranee:
norme di qualità – intese come concentrazioni standard di un inquinante o gruppi di inquinanti, dove viene
fissata la concentrazione massima di nitrati e di ciascuna delle sostanze attive nei pesticidi;
valori soglia – intesi come concentrazioni limite di quegli inquinanti che ogni stato membro identifica come
caratterizzanti per i corpi idrici a rischio di non raggiungere gli obiettivi;
tendenza duratura e significativa all’aumento degli inquinanti – “qualsiasi aumento significativo dal punto
di vista ambientale e statistico della concentrazione di un inquinante, di un gruppo di inquinanti o di
indicatore di inquinamento”;
la concentrazione di fondo – concentrazione di un inquinante, o di gruppi di inquinanti, corrispondente ad
una assenza di alterazioni antropogeniche;
il livello di base – inteso come concentrazione media di un inquinante, o di un gruppo di inquinanti, nel
periodo di monitoraggio 2007-2008 (secondo i programmi di monitoraggio specificati nella Direttiva
2000/60/CE), oppure del primo periodo significativo di monitoraggio disponibile. I valori soglia devono
essere stabiliti dagli stati membri entro il 22 dicembre 2008, seguendo i criteri elencati nell’allegato alla
direttiva.
In Italia risulta applicabile il D. Lgs. 16 marzo 2009 n. 30 recante “Attuazione della direttiva 2006/118/CE,
relativa alla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento”.
In applicazione dei criteri forniti da tale decreto nel distretto del Serchio, anche al seguito di verifiche
compiute con le strutture tecniche regionali, sono stati identificati i seguenti corpi idrici sotterranei, in
recepimento della DGRT 939 del 26/10/2009, confermati anche nella successiva DGRT 937 del 29/10/2012
(che non ha effettuato nessuna modifica relativamente ai corpi idrici sotterranei) e pertanto costituenti il
riferimento di base per l’aggiornamento del Piano vigente.
CORPI IDRICI SOTTERRANEI DEL DISTRETTO DEL FIUME SERCHIO
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Corpo idrico del Valdarno inferiore e piana costiera pisana – Zona Pisa
Complesso idrogeologico
prevalente (Fried, J.
Mouton, F. Mangano,
1982)
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3. Identificazione dei corpi idrici
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Corpo idrico del Valdarno inferiore e piana costiera pisana – Zona Pisa
– falda profonda
Corpo idrico della Versilia e Riviera Apuana
Corpo idrico della pianura di Lucca – Zona freatica e del Serchio
Corpo idrico dell’alta e media valle del Serchio
Gruppo di corpi idrici apuani - Corpo idrico carbonatico non
metamorfico delle Alpi Apuane
Gruppo di corpi idrici apuani - Corpo idrico carbonatico metamorfico
delle Alpi Apuane
Corpo idrico carbonatico della Val di Lima e sinistra Serchio
Gruppo di Corpi idrici arenacei – Corpo idrico delle arenarie di
avanfossa della Toscana nord-orientale – Zona Monti d’Oltreserchioxs
Gruppo di Corpi idrici arenacei – Corpo idrico delle arenarie di
avanfossa della Toscana nord-orientale – Zona Dorsale Appenninica
Corpo idrico carbonatico di S. Maria del Giudice e dei Monti Pisani
DET
DET/DQ
DQ/DET
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LOC
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Identificazione corpi idrici - Autorità di Bacino del fiume Serchio