Protezione Micio O.N.L.U.S. - Corso Peschiera, 325 - 10141 - Torino
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AVVERTENZE: il presente documento è stato redatto da volontari della Protezione Micio. Quanto
riportato proviene dai documenti più autorevoli e recenti che sono riassunti nelle linee guida del 2008
dell’American Association of Feline Practitioners – “Feline retrovirus management guidelines”, di cui
mettiamo a disposizione il pdf. Lo scopo del lavoro dei volontari è una corretta diffusione dei sistemi di
prevenzione e diagnosi della Leucemia Felina. Ha valore puramente indicativo: è quindi necessario,
prima di ogni eventuale scelta, che si richieda il parere di un veterinario qualificato. La Protezione Micio
non risponde di scelte fatte sulla base del presente documento senza l’avallo di un veterinario. Per
eventuali dubbi/correzioni o novità sull’argomento contattateci all’indirizzo [email protected]
Sommario
CHE COS’É.................................................................................................................................................... 2
GATTI A RISCHIO .......................................................................................................................................... 2
COM’È FATTO IL VIRIONE (singola entità virale) ........................................................................................... 3
COME AGISCE .............................................................................................................................................. 4
ANTIGENI..................................................................................................................................................... 6
DIAGNOSI: I TEST.
SIETE SICURI CHE IL VOSTRO GATTO SIA TESTATO “BENE”? ........................................ 7
COSA SUCCEDE QUANDO UN GATTO “INCONTRA” IL VIRUS FeLV? ............................................................. 11
MODALITÁ DI TRASMISSIONE .................................................................................................................... 13
QUANTO È DIFFUSA LA FeLV? .................................................................................................................... 13
SOPRAVVIVENZA DEL VIRUS NELL’AMBIENTE............................................................................................. 13
L’UOMO O ALTRI ANIMALI DOMESTICI SI POSSONO INFETTARE? ............................................................... 14
SINTOMI .................................................................................................................................................... 14
QUANTO VIVRÁ IL MIO GATTO FeLV+?....................................................................................................... 15
CURE: COSA POSSO FARE PER IL MIO GATTO FeLV+ ASINTOMATICO? ........................................................ 15
PREVENZIONE: IL VACCINO ........................................................................................................................ 17
IL VACCINO FeLV PUO’ INFLUENZARE IL RISULTATO DEL TEST? ................................................................. 21
UNA PARENTESI SUL SARCOMA VACCINO INDOTTO .................................................................................. 21
HO UN GATTO FeLV+, POSSO ADOTTARE UN GATTO NEGATIVO VACCINATO? ........................................... 22
HO UN GATTO FeLV+, POSSO ADOTTARE UN ALTRO GATTO FeLV+? .......................................................... 22
CONCLUSIONI SE VUOI ADOTTARE UN GATTO DELLA PROTEZIONE MICIO ................................................. 23
BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................................ 25
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La FeLV – Leucemia Felina
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LA FeLV
Chi ha intenzione di adottare un micio e ne ha già uno in casa DOVREBBE leggere con attenzione
questo documento, in particolar modo il paragrafo finale sui test e sulle misure da prendere, così
eviterà che il proprio gatto e il nuovo arrivato corrano rischi inutili per quanto riguarda questa
malattia (che deve essere la principale preoccupazione nel caso di un inserimento) e potrà
accrescere la famiglia con le vibrisse in tranquillità.
CHE COS’É
FeLV è la sigla del virus della Leucemia Felina ed il nome delle varie manifestazioni patologiche a
cui questo virus porta. È un virus a RNA, membro della sottofamiglia degli Oncornavirus, della
famiglia dei Retrovirus. Il FeLV è diviso in molti sottogruppi, ma solo il sottogruppo FeLV-A è
infettivo e si trasmette da gatto a gatto. Gli altri sottogruppi (B, C) sono patogeni (ovvero in grado
di provocare malattia) ma non si trasmettono tra gatti in condizioni naturali, possono generarsi ex
novo in un gatto FeLV-A infetto, per mutazione o ricombinazione del genoma di FeLV-A con geni
cellulari o geni di retrovirus endogeni presenti nel genoma dei gatti. FeLV-B è comunemente
associato a neoplasie maligne, mentre FeLV-C è raro ed è associato ad anemia arigenerativa.
GATTI A RISCHIO
Sono a rischio tutti gli esemplari non vaccinati, maggiormente quelli non sterilizzati, che vivono in
comunità o in luoghi affollati, come colonie feline, gattili, allevamenti poco affidabili e non
controllati, case con numerosi gatti. però è a rischio anche il gattino che ci regala la vicina, nato in
casa ma da una micia che esce in giardino senza la copertura vaccinale per la FeLV. Idem per i gatti
di casa non vaccinati che hanno accesso all’esterno. I soggetti giovani (soprattutto sotto i 4 mesi di
età) sono più suscettibili all’infezione. (Hoover et al 1976).
I gatti della Protezione Micio (ma non solo i nostri…) salvati dalla strada, ma anche nati da
esemplari non vaccinati e testati (nelle case di molte persone) richiedono tutti grandi cautele. Per
questo adottiamo una politica molto severa durante gli stalli (il periodo in cui sono ospitati dai
volontari) e spendiamo tante risorse in test e vaccini.
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COM’È FATTO IL VIRIONE (singola entità virale)
Il virione FeLV è un’entità biologica molto semplice ma estremamente efficace. Senza entrare
troppo nei particolari possiamo vederne i componenti che ci interessano. Nella figura 1 è
rappresentato in forma piatta ma nella realtà è sferico.
I recettori: posti sulla periferia funzionano da sensori. Sono in grado di riconoscere le cellule da
attaccare ed infettare.
Il Capside: è il guscio interno protettivo che contiene i componenti che infetteranno le cellule
dell’organismo attaccato. Il meccanismo verrà successivamente spiegato nei dettagli.
RNA: è il codice genetico del Virus.
Trascrittasi inversa: è l’enzima che agisce sul DNA della cellula infettata, consente all’RNA del
Virus di unirsi al DNA della cellula.
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COME AGISCE
l Retrovirus, e quindi anche la FeLV, si integrano e sfruttano le cellule dell’organismo infettato per
replicarsi (come accade anche per l’AIDS umana). Il virus entra nell’organismo attraverso un
contatto organico (saliva, feci, ecc.) ed inizia il suo percorso. Se la reazione immunitaria è
insufficiente, le particelle virali si legano alla membrana di diversi tipi di cellule come i Leucociti 1,
individuate grazie ai recettori, e vi inseriscono il loro codice genetico (RNA) (Vedi fig. 2).
Quest’ultimo riesce a combinarsi con il DNA della cellula dando origine al cosiddetto provirus
(ovvero il materiale biologico che darà vita alla replicazione del virus). Le cellule infette
cominciano così a produrre e rilasciare nuovi virioni. Abbiamo in questa prima fase la viremia
primaria, ovvero la condizione che si verifica quando il virus ha attaccato alcune cellule e iniziato a
replicarsi al loro interno.
1
Leucociti: costituiscono il 20-30% dei globuli bianchi, si formano all'interno dei linfonodi e degli organi
linfatici e sono i principali responsabili delle reazioni immunitarie. La funzione principale dei leucociti è quella
di preservare l'integrità biologica dell'organismo tramite l'attuazione di meccanismi di difesa diretti contro
microorganismi patogeni di varia natura (virus, batteri, miceti, parassiti).
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Col passare del tempo (la viremia primaria dura 3-6 settimane, fino a un massimo di 16 settimane)
il virus può venire eliminato dal sistema immunitario (viremia primaria transitoria) oppure arrivare
al midollo osseo. In tal caso quest’ultimo comincia a produrre cellule del sangue infette. Si inizia
così la fase della viremia secondaria. Il processo può proseguire o interrompersi: vedremo in
seguito le varie direzioni che può prendere l’infezione.
La fase della viremia secondaria è ancora reversibile, almeno in teoria. In genere però se la
risposta immunitaria del gatto non è sufficientemente forte e la viremia persiste per più di 16
settimane l’animale è destinato a sviluppare una viremia persistente, non reversibile. In ogni caso,
una volta che il midollo osseo è infettato, i gatti non possono più eliminare completamente il virus
dal loro organismo anche se la viremia termina, poiché le informazioni per montare le particelle
virali (cioè il DNA provirale) rimangono presenti nelle cellule staminali del midollo osseo (è quella
che chiameremo più avanti infezione latente, in cui il DNA virale rimane lì, ma non viene prodotto
attivamente alcun virus.)
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ANTIGENI
Definizioni importanti per la comprensione di quanto segue:
Antigeni: sono cosi definite tutte le sostanze estranee (principalmente proteine) che penetrano
all’interno dell'organismo e determinano una reazione immunitaria. I test sugli Antigeni misurano
la concentrazione di antigene nel sangue utilizzando sostanze che, legandosi ad essi, si colorano.
Nella figura sono posti in rilievo quelli correlati alla FeLV. Si evidenzia che ne esistono di diverse
tipologie.
Antigenemia: è la presenza di proteine virali nel sangue. La maggior parte delle volte è correlata
alla viremia.
Viremia: presenza di virus infettante. Può essere rilevato con una coltura virale dal sangue.
Attenzione, alcuni rari casi possono avere virus infettante circolante senza un’antigenemia
rilevabile. (Jarrett et al 1982)
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DIAGNOSI: I TEST.
SIETE SICURI CHE IL VOSTRO GATTO SIA TESTATO “BENE”?
Esistono vari tipi di test per diagnosticare la FeLV, nessuno è attendibile al 100% anche se alcuni
vi si avvicinano se eseguiti nei tempi giusti. Per determinare in modo preciso il reale stato della
patologia bisognerebbe effettuare i tre test che riportiamo e combinarne i risultati.
Uno dei seguenti test che risulti POSITIVO dovrebbe sempre essere ripetuto nella stessa modalità
immediatamente (con un altro campione analogo), al solo scopo di compensare i difetti possibili
dei sistemi di analisi.
Vediamo nel dettaglio ciascun TEST.
 TEST SIEROLOGICO E.L.I.S.A. : è il test di controllo (screening) più utilizzato.
L’acronimo significa: Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay (Dosaggio Immuno-Assorbente
legato ad un Enzima):
o Come si svolge: si può fare in ambulatorio con sangue intero (bastano poche gocce)
messo su uno stick (tipo test di gravidanza): il risultato si ha in 10 minuti; oppure
(meglio) in laboratorio su siero: risultato in giornata o il giorno dopo. In genere,
viene combinato con il test per la FIV o per FIV e Filaria. Qui a Torino costa
normalmente tra i 25 e i 40 euro + IVA.
o Come agisce: ricerca e individua gli antigeni virali liberi (le proteine del virus allo
stato libero vedi fig.3 lett.C) nel sangue se effettuato su siero, ma in via di principio
(se su sangue intero) può cogliere anche antigeni esposti su cellule (quindi le cellule
infette del sangue, vedi fig.3 lett.C);
Cosa indica: la presenza degli antigeni virali è generalmente correlata al virus in
replicazione nel sangue (viremia  il micio è contagioso). L’E.L.I.S.A. è
praticamente sempre positivo quando il gatto è contagioso, salvo alcune eccezioni
rarissime di esemplari antigenemici ma non viremici (ci sono ancora antigeni ma il
virus è scomparso) o viremici ma non antigenemici (il virus è presente ma gli
antigeni
non
sono
rilevabili).
É invece frequente il caso in cui il gatto sia stato infettato da poco tempo e si trovi
in “periodo finestra”. In tale situazione l’animale è contagioso ma non
antigenemico. Il gatto esposto al virus ma ancora in fase precoce, quindi, non viene
individuato dal test E.L.I.S.A. In sintesi un E.L.I.S.A. positivo indica che un gatto è
sicuramente venuto a contatto con il virus ed è contagioso in quel momento. Va
ripetuto (in primis subito, per eludere errori del test in sé) nelle settimane
successive, perché potrebbe essere un’infezione latente; la sicurezza che l’infezione
abbia preso la direzione progressiva, in teoria, si ha con un E.L.I.S.A positivo 19
settimane dopo l’ultimo possibile contagio (il tempo massimo dello sviluppo della
viremia primaria dal contagio + la durata massima di una viremia primaria).
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o Vantaggi, svantaggi: è un buon indice per valutare la contagiosità del gatto che ha
incontrato il virus FeLV. È un test economico, veloce e altamente sensibile e
specifico. Però occorrerebbe effettuarlo solo dopo 6 mesi dall’ultimo contatto a
rischio, sebbene la maggior parte degli animali infettati risulti positivo a questo test
entro 30 giorni dall’esposizione (Jarrett et al, 1982). Capirete che per la Protezione
Micio mettere un gatto in isolamento 6 mesi e poi ritestarlo prima di proporlo in
adozione sarebbe una misura eccessiva considerando costi / tempi / benefici.
Pertanto, per gli esemplari adulti presi dalla strada ci limitiamo al primo test con
questa metodica e alla vaccinazione anche per la FeLV (il più presto possibile)!
Consigliamo agli adottanti di ripetere il controllo 6 mesi dopo l’arrivo in famiglia e
di vaccinare comunque gli altri gatti presenti in casa, per scrupolo.
(In alternativa, è possibile effettuare il test con metodica PCR dopo 3 settimane in
cui il micio è stato tenuto in isolamento, senza possibilità di contatti a rischio)
Dato tale “periodo finestra” di 6 mesi per il test E.L.I.S.A., non si può considerare
attendibile un risultato negativo nei cuccioli sotto i 6 mesi (o, meglio ancora, sotto
gli 8-9 mesi). Questo perché un cucciolo figlio di una madre FeLV+, che avesse
avuto la fortuna di non essere contagiato da lei e di essere stato protetto
dall’infezione grazie agli anticorpi antiFeLV ricevuti col colostro, potrebbe poi
essere stato infettato da un altro gatto FeLV+ a partire dall’età in cui si esauriscono
gli anticorpi trasmessi dalla madre (generalmente intorno ai 2-3 mesi di età) .
o I falsi negativi: quelli che negli anni abbiamo registrato con l’E.L.I.S.A. si contano su
una mano. Però ci sono stati e ci saranno, e dovremmo considerare anche i casi di
cui non siamo a conoscenza perché gli animali non sono stati ritestati dopo
l’adozione. Tali casi sono legati in massima parte all’effettuazione del test nel
“periodo finestra” oppure a gatti con il virus in latenza in qualche organo, che
l’E.L.I.S.A. non può rilevare.
o I falsi positivi: sono ancora più rari. I pochi casi rilevati da noi erano legati a gatti
con altre infezioni acute in corso o potrebbero dipendere da un errore nella lettura
dello stick in esemplari che sono FeLV- e FIV +.
TEST I.F.A.
ImmunoFluorescent Assay (Esame ad ImmuninoFluorescenza)
o Come si svolge: si svolge in laboratorio con sangue intero o plasma, oppure su
midollo. Per il risultato servono un giorno o due. Qui a Torino costa
indicativamente sui 30/50 euro + IVA.
o Come agisce: è un test che, come l’E.L.I.S.A., ricerca gli antigeni: questo esame è
però in grado di individuare l'antigene solo se esposto sulla superficie delle cellule
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
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del sangue (o midollari se eseguito su un prelievo midollare, peraltro molto
invasivo).
o Cosa indica: in pratica rileva solo le cellule del sangue prodotte dalle cellule infette
del midollo (viremia secondaria), quindi indica che il virus è arrivato al midollo e
che questo ha cominciato a produrre cellule infette, che espongono sulla superficie
l’antigene per cui l'IFA risulta positivo e probabilmente il gatto rimarrà in viremia
persistente e sempre E.L.I.S.A. +. Altrimenti, ci sarà una percentuale troppo bassa di
cellule sanguigne esponenti antigeni per poter essere rilevata tramite IFA, mentre
l’E.L.I.S.A. sarà già in grado di individuare gli antigeni liberi nel siero (e quindi IFA -,
ma E.L.I.S.A. +).
o Vantaggi, svantaggi: L’IFA, a differenza dell’E.L.I.S.A., non dà indicazioni utili sulla
contagiosità perché non è praticamente mai positivo finché non c'è una viremia
secondaria (e quindi una quantità consistente di cellule - per ml di sangue - che
espongono l'antigene sulla loro superficie) ma il gatto è comunque contagioso
anche durante la viremia primaria. Quindi l'IFA può essere utile solo in caso di
positività, perché ci dice che molto probabilmente il micio rimarrà
persistentemente viremico (= contagioso, e il suo essere contagioso sarà
praticamente sempre evidenziato da E.L.I.S.A.+). Quando invece il test è negativo,
cautelativamente bisognerebbe considerare ugualmente l’animale come
contagioso, e continuare a ripetere sia IFA che E.L.I.S.A. ogni 60 giorni finché i due
test risulteranno o entrambi positivi o finché non si negativizzerà anche l’E.L.I.S.A..
TEST P.C.R.
Polymerase Chain Reaction (Reazione a Catena della Polimerasi)
Parliamo di PCR su DNA, perché esiste anche la PCR su RNA, che darebbe ancora
informazioni aggiuntive, ma in Italia è difficilmente disponibile.
o Come si svolge: Richiede un prelievo di sangue (almeno 0.4/0.5 cc) da inviare a un
laboratorio specializzato di comprovata esperienza. È un esame molto delicato e
piccole imprecisioni nella conservazione del sangue o nello svolgimento in
laboratorio possono comprometterne l’esito.
o Come agisce: ricerca sequenze specifiche di DNA del provirus (cellule infettate)
tramite amplificazione 2 (trattandosi di un retrovirus, infatti, il virus FeLV viene
trascritto in DNA quando penetra nelle cellule).
o Cosa indica: l’esito positivo dice che c’è o c’è stata l’infezione primaria.
Il virus potrebbe essere arrivato anche al midollo, poiché, quando il virus entra
stabilmente nelle cellule staminali del midollo, la PCR (che può essere fatta su
Moltiplicazione artificiale dell’acido nucleico del virus.
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sangue, su prelievi midollari o altri liquidi) lo rileva per sempre. Infatti il midollo
produrrà sempre cellule portanti la sequenza virale, anche se il virus non si replica.
Ciò si verifica pure per i gatti protetti dal vaccino ma venuti in contatto con il virus,
perché il vaccino non protegge dal contagio ma dallo sviluppo di una viremia
persistente, rendendola improbabile.
La PCR però rileva il virus anche prima che abbia infettato il midollo. Basta che
abbia attaccato i linfociti nel sangue (viremia primaria). In questo caso, peraltro,
può accadere che il sistema immunitario sconfigga il virus con la conseguenza di far
diventare negativa la PCR rilevata positiva, in quanto il test è stato effettuato
proprio durante la viremia primaria transitoria, il virus, in realtà, non intaccherà
mai il midollo.
L’esame quindi, non ci dà alcuna informazione né sulla prognosi né sulla
contagiosità.
In sintesi una PCR eseguita su sangue che risultasse positiva ci indica, senza dare
informazioni né sulla contagiosità né sulla prognosi dell’infezione. Può indicare due
diverse situazioni:
- c’è una viremia primaria in corso (il gatto è da poco stato contagiato)
- c’è stata una viremia primaria e il virus è arrivato al midollo
o Vantaggi, svantaggi: La PCR è in grado di rilevare anche poche centinaia di provirus
ogni ml di sangue (è un test estremamente sensibile, oltre che specifico).
Ha dei vantaggi rispetto alla metodica E.L.I.S.A.:
 Si possono testare anche i cuccioli di qualsiasi età e i gatti in “periodo
finestra”, basta aspettare solo 3 settimane dall’ultimo contatto a rischio,
sebbene il DNA provirale sia già solitamente rilevabile entro una settimana
dall’esposizione.
 Si può evitare tranquillamente di vaccinare il micio di casa e quindi di
aspettare un mese e mezzo (ma meglio ancora 2 mesi e 3 settimane) prima
che la vaccinazione sia efficace per l’arrivo di un gatto nuovo che viene
esaminato con questa metodica e risulta negativo.
Gli svantaggi sono:
 Il costo: in Italia i laboratori meno cari arrivano a 33 euro. Bisogna poi
aggiungere l’IVA, il corriere, la prestazione di prelievo del veterinario. Meno
di 60 euro non si spendono.
 Tempi per l’esito: ci vogliono dai 3 ai 10 giorni per avere il risultato (dipende
dal laboratorio).
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
Campione: richiede più sangue (almeno 0.4 cc), il che può essere un
problema per gattini piccoli, sotto i 5 etti di peso.
 Indicazioni: la PCR su DNA non può dirci niente sulla viremia (=
contagiosità), può dirlo la PCR su RNA (difficilmente disponibile in Italia).
Quindi come test di controllo della viremia e di conseguenza della
contagiosità non va bene. Lo stesso dicasi per monitorare il tipo di infezione
(se progressiva o regressiva) in corso di sviluppo, il che può essere utile per
avere almeno un’indicazione sulla probabile prognosi.
o Tipologie: i tipi di PCR che si possono eseguire sono:
 Classica (lievemente soggetta anche all’interpretazione del tecnico,
principalmente per quanto riguarda l’aspetto quantitativo)
 Nested, che è più complessa ma ancora più sensibile perché si tratta di due
PCR classiche concatenate: necessita di tecnici molto preparati.
 Real Time, che si esegue con un macchinario assai più costoso della PCR
classica, ha tempi di esecuzione ridotti e, fornendo un’analisi anche
quantitativa, non è praticamente soggetta all’interpretazione del tecnico di
laboratorio.
COSA SUCCEDE QUANDO UN GATTO “INCONTRA” IL VIRUS FeLV?
Solo una minoranza dei gatti che vengono in contatto con il virus si ammala.
Lo sviluppo di una viremia transitoria o persistente dipende dall’età del soggetto (i giovani e
giovanissimi sono più a rischio di contagio e di successiva viremia persistente), dalle condizioni
generali e di nutrizione, dallo stato immunitario e dal tempo di esposizione (legato al luogo e alle
abitudini di vita del gatto e dal fatto che sia sterilizzato o meno).
In passato, approssimativamente si considerava che un terzo dei gatti esposti diventassero
persistentemente viremici e che circa i 2/3 debellassero l’infezione. (Hoover and Mullins 1991). Le
nuove ricerche suggeriscono invece che la maggior parte dei gatti rimangono infettati dopo
l’esposizione ma possono diventare aviremici (infezione latente, possibilità n°3).
Infatti, l’incontro tra il virus FeLV e l’animale può avere 5 possibili esiti (Torres et al 2004,
Hoffmann-Lehmann et al 2007, 2008):
1) Esposizione fallita: in questi casi non c’è traccia del virus da nessuna parte e con nessun
esame in nessun momento (Torres et al, 2004, 2006), come se non fosse mai passato (il
gatto, a tutti gli effetti, non è stato contagiato). Tale esito è stato osservato raramente
dopo l’inoculo sperimentale del virus.
2) Infezione locale: è molto rara: persiste una replicazione virale locale atipica solo in alcuni
tessuti o organi, ad esempio a livello di ghiandola mammaria, vescica e occhi (Hoover e
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Mullins, 1991); in genere il gatto con infezione locale è negativo ai test sugli antigeni
(E.L.I.S.A. e IFA) e non diffonde il virus, ma può succedere anche che reagisca in modo
debolmente positivo o discordante ai test E.L.I.S.A, oppure che si alternino risultati positivi
e negativi. Le gatte con infezione atipica della ghiandola mammaria possono trasmettere il
virus ai loro gattini con il latte anche senza risultare positive al test.
3) Infezione regressiva: viremia primaria transitoria e poi il sistema immunitario elimina
completamente il virus, senza che questo arrivi al midollo. I test sugli antigeni E.L.I.S.A. e
IFA risultano negativi. Il provirus nel sangue sarà rilevabile dalla PCR solo
temporaneamente (durante l’infezione primaria), poi non rimarrà traccia dell’infezione,
come per le esposizioni fallite.
4) Infezione latente: dopo la viremia primaria, il virus arriva al midollo e poi si latentizza. È
come se si "spegnesse": si trova ancora nelle cellule del midollo e linfonodali ma si
interrompe il processo duplicativo e non viene prodotto alcun virus. I test sugli antigeni
E.L.I.S.A. e IFA risultano negativi o eventualmente solo temporaneamente positivi.
L’animale non diffonde il virus ed è improbabile che sopraggiungano malattie legate a
FeLV. Questi soggetti possono però infettare un altro soggetto attraverso trasfusioni di
sangue (Chen et al 1998). Il DNA provirale, però, verrà rilevato per tutta la vita del gatto
dalla PCR! (Hoffmann-Lehmann et al 2001, Torres et al 2005, Pepin et al 2007). Il provirus
viene integrato nel genoma del gatto e, quindi, è assai improbabile che lo possa espellere
del tutto (Cattori et al 2006). Questo è anche il caso degli esemplari vaccinati che vengono
a contatto col virus (e non hanno un’esposizione fallita né un’infezione regressiva).
Ci sono due considerazioni da fare:
 non è del tutto escluso che la malattia possa conclamarsi anche in un gatto con
infezione latente che continua, secondo i test E.L.I.S.A. ripetuti negativi, a rimanere
tale;
 un'infezione latente può riattivarsi spontaneamente o in seguito ad un evento
stressante: il soggetto ridiventa viremico = contagioso (si rileva con E.L.I.S.A. +).
Tendenzialmente se un gatto risulta PCR + e dopo 6 mesi PCR + ed E.L.I.S.A. – si può
considerare in infezione latente.
Recenti studi che hanno utilizzanto la PCR real time hanno mostrato che il 5-10% dei gatti
negativi all’E.L.I.S.A sono positivi a PCR, e quindi hanno un’infezione latente. (HoffmannLehmann et al 2001, Gomes-Keller et al 2006a)
5) Infezione progressiva: (tutti i test positivi, a parte i casi rarissimi di gatti viremici ma non
antigenemici che avrebbero E.L.I.S.A. negativo…) dopo la viremia primaria il virus arriva al
midollo ed entra stabilmente nel DNA delle cellule e la viremia (secondaria) rimane
persistente. Quando la percentuale di cellule infettate è bassa la malattia potrebbe non
conclamarsi per molto tempo. E, in generale, un gatto con viremia persistente, soprattutto
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se ben accudito, può vivere anche alcuni anni in perfetta salute prima che la malattia si
manifesti.
MODALITÁ DI TRASMISSIONE
La saliva e le secrezioni di un gatto con viremia persistente spesso sono ricche di virus. Il contagio
avviene principalmente attraverso la saliva, il secreto lacrimale/nasale, le secrezioni genitali,
urina, sangue e feci. È quindi sufficiente che i gatti condividano la stessa ciotola o la lettiera o si
puliscano a vicenda, o abbiano contatti oro - nasali. In genere il contatto necessario per il
contagio deve essere diretto, intimo e prolungato, ma sono tuttavia possibili rarissimi contatti
indiretti. Occorre comunque che le secrezioni del soggetto positivo entrino in contatto intimo e
nel giro di alcuni minuti con muso, occhi, ferite di un soggetto negativo. Se per esempio un gatto
positivo sporca il pavimento con urina/feci saliva o vomito e dopo pochi minuti passa un micio
sano e va ad annusare o leccare, oppure si sporca una zampa e poi se la pulisce, il contagio
potrebbe avvenire.
Una gatta in dolce attesa può trasmettere il virus ai feti attraverso la placenta o trasmetterlo
successivamente attraverso il latte o le cure materne. Ci sono capitati casi di gattini sani nati e
allattati da madre FeLV+ all’E.L.I.S.A. 3, così come fratelli positivi e negativi nella stessa cucciolata,
o gattini positivi nati da madri negative. Insomma nulla è scontato!
La carica virale nella saliva e nel sangue di gatti viremici asintomatici è uguale a quella dei gatti
con segni clinici di malattia.
QUANTO È DIFFUSA LA FeLV?
Nell’utenza di gatti che ha la Protezione Micio (a parte qualche eccezione di felino casalingo che
per un motivo o per l’altro non ha più un tetto, i nostri sono per la maggior parte soggetti che
stavano in strada nelle condizioni più infelici, non sterilizzati e certo non vaccinati) è piuttosto
diffusa. In realtà, con l’aumentare dei controlli con test più specifici e fattibili ai cuccioli stiamo
individuando più casi FeLV, con tutte le conseguenze che ne derivano. L’incidenza della malattia è
stata del 2,6 % nei gatti che abbiamo preso in carico nel 2010: si tratta di 230 esemplari, ma alcuni
sono gattini dell’estate scorsa che sono morti prima dell’adozione per altre infezioni o altri
adottati dei cui test non siamo ancora a conoscenza.
In letteratura la prevalenza della FeLV nei gatti domestici di tutto il mondo è simile, meno del 2%
nei gatti in salute e tra il 6% ed il 33% nei gatti ad alto rischio e tra quelli testati in presenza di una
malattia. (O’Connor et al 1991, Moore et al 2004, Levy et al 2006b).
SOPRAVVIVENZA DEL VIRUS NELL’AMBIENTE
3
FeLV+: positivo alla FeLV ovvero gatto infetto. Il simbolo – invece indica un esame negativo quindi l’assenza del virus.
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Il virus FeLV è estremamente labile nell’ambiente – sopravvive solo pochi minuti - e viene
facilmente ucciso dai disinfettanti comuni (tipo la candeggina), ma è anche sensibile a detergenti,
riscaldamento ed essiccamento. Quindi se avete avuto un gatto FeLV+ che adesso non c’è più,
prima di prenderne un altro non è necessario disinfestare la casa o aspettare mesi!
L’UOMO O ALTRI ANIMALI DOMESTICI SI POSSONO INFETTARE?
Assolutamente no, in nessun modo. Né umani, né cani, né furetti né altro. È un virus specifico dei
gatti e solo dei gatti (eccezion fatta per alcuni felini selvatici che possono essere sensibili al virus,
come le pantere della Florida a vita libera…).
SINTOMI
Durante la viremia primaria, che si sviluppa entro 3 settimane dal contagio, possono essere
presenti sintomi aspecifici come febbre e ingrossamento dei linfonodi, oppure può essere
asintomatica.
Dal momento in cui hanno la viremia persistente, la gran parte dei gatti FeLV+ vive normalmente
per mesi o più spesso anni senza nessun sintomo o con piccoli problemi aspecifici riconducibili
all’infezione (FASE DI FELV ASINTOMATICA), che però non minano la qualità della vita (fino allo
sviluppo della vera malattia). Tra questi sintomi:
 Ingrossamento generalizzato dei linfonodi
 Problemi cronici all’apparato respiratorio (x es continui o intermittenti raffreddori)
 Problemi all’apparato digerente (x es diarrea continua o intermittente senza altre cause)
 Problemi cutanei (granulomi lineari, dermatiti miliari…)
 Patologie a carico dell’occhio
 Otiti recidivanti
 Maggiore predisposizione a infezioni fungine o parassitarie
Finché il gatto è completamente asintomatico o presenta qualcuno di questi problemi in forma
non rilevante è consigliabile vaccinarlo con il trivalente (meglio il vaccino inattivato).
Un giorno il micio comincerà a presentare problemi più gravi ed evidenti ( FASE DI FELV SINTOMATICA)
quali:
 Anemia
 Debolezza
 Anoressia e calo di peso
 Febbre
e altri sintomi che sono in genere riconducibili a forme neoplastiche, principalmente LINFOMI che
possono sopravvenire in vari organi o LEUCEMIE, che sono quelli che portano il soggetto FeLV+
alla morte (o più spesso, per il fortunato gatto di casa, a essere addormentato per evitare inutili
sofferenze).
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QUANTO VIVRÁ IL MIO GATTO FeLV+?
E chi può dirlo.. ci vorrebbe la sfera di cristallo. Possiamo affermare con certezza che in linea
generale i gatti che contraggono la FeLV in età infantile (Hoover et al 1975) hanno un’aspettativa
di vita più bassa, talvolta minore di un anno, con tutte le eccezioni del caso (abbiamo conosciuto
gattini FeLV+ che sono vissuti 4, 5 anni e 6 anni e mezzo senza alcuna terapia di supporto…). In
genere i soggetti che contraggono la FeLV in età adulta vivono diversi anni se vengono accuditi
con cura, ma anche qui è impossibile fare previsioni. Un aiutino a prolungare la vita potrebbe
essere dato dall’interferone, di cui parleremo nel capitolo della cura.
CURE: COSA POSSO FARE PER IL MIO GATTO FeLV+ ASINTOMATICO?
Purtroppo non ci sono cure che possano debellare il virus, ma esistono una serie di accorgimenti e
sostanze che permettono di aumentare la qualità e la durata della vita (prolungando la fase di
FeLV asintomatica).
Per far vivere meglio e più a lungo un gatto FeLV sono necessari:
 Buona nutrizione
 Evitare i grandi stress
 Tenerlo in casa e al caldo (anche per non contagiare altri gatti all’esterno che non sono
vaccinati)
 Evitare contatti con mici malati di qualsiasi patologia infettiva
 Niente carne cruda e prodotti caseari (i soggetti FeLV+ hanno maggior rischio di patologie
a seguito di batteri e parassiti che possono essere presenti nel cibo). Opportuno eseguire
periodicamente un esame delle feci e/o sverminazione
 Effettuare sempre la vaccinazione trivalente, ma è consigliabile farla con vaccino inattivato
 Controlli routinari dal veterinario (ogni 6 mesi in assenza di sintomatologia) con particolare
attenzione a cavità orale, occhi, linfonodi, cute, peso corporeo (monitorare
periodicamente il peso corporeo è importante perché una perdita di peso è spesso il primo
segno di peggioramento delle condizioni cliniche)
 Consigliati emocromo ogni 6 mesi (i disordini ematologici sono una delle prime avvisaglie
del conclamarsi della malattia) e analisi di base ematiche e urinarie annualmente
 Attenzione alla possibile insorgenza di: linfomi, aplasia dei globuli rossi, stomatiti, infezioni
opportunistiche. L'intervento terapeutico precoce aumenta le possibilità di successo.
 Utilizzare farmaci immunosoppressori (es. corticosteroidi) solo quando strettamente
indicati nella situazione specifica dello specifico gatto (in caso di stomatite severa, è meglio
procedere all'estrazione di tutti i denti, piuttosto che all'impiego cronico di corticosteroidi)
 La sterilizzazione, per tutti i mici che sono ancora in grado di sopportare un intervento
chirurgico, è sicuramente consigliata (magari adottando qualche precauzione in più, come
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



la somministrazione di antibiotico adeguato nel post operatorio, e facendo un profilo
ematico pre-operatorio prima di somministrare l'anestetico); è consigliabile anche solo per
evitare lo stress ormonale a cui un gatto non castrato è sottoposto.
Non ci sono dati definitivi sul beneficio derivante dall'impiego di immunomodulatori come
l’interferone, che però possono essere utilizzati senza pericolo.
L'interferone omega felino si è rivelato valido nel migliorare prognosi e sopravvivenza (in
questo studio si sono effettuati 3 cicli di iniezioni sottocute per 5 giorni consecutivi,
separati da più mesi senza somministrazione)
L'interferone alfa umano in alcuni studi non ha riportato particolari benefici rispetto al
placebo, quindi la sua efficacia non è chiara (ma può essere comunque somministrato
senza pericolo)
l'AZT è stato provato per inibire efficacemente la replicazione virale (sia in vitro che in
vivo), ridurre efficacemente l'antigenemia e migliorare le condizioni cliniche in caso di
stomatite associata alla FeLV. L'AZT può dunque migliorare lo stato clinico e immunologico
(si raccomanda però di non usare il dosaggio massimo sui gatti FeLV+, per evitare il rischio
di anemia non rigenerativa).
Per quanto riguarda l’interferone, vi mettiamo a disposizione 3 protocolli a nostra conoscenza,
che non vanno sovrapposti; purtroppo, non ci sono oggi studi sufficientemente numerosi per
poterne stabilire con sicurezza l’efficacia.
1 IFN ω (omega) felino: è un prodotto della Virbac che si chiama Virbagen Omega. È
molto costoso (circa 350 euro per il trattamento completo) e consiste nell’iniezione
sottocutanea di interferone felino in dosaggio di 1M (1 milione) IU/Kg una volta al
giorno per 5 giorni, che vanno poi ripetuti a partire dal giorno 14 dall’inizio del
trattamento e dal giorno 60, per un totale di 15 iniezioni.
2 IFN α (alfa) umano: si utilizza il Roferon nella diluizione, in soluzione fisiologica, di
30 unità (IU) per ml di soluzione. La diluizione va fatta da personale attrezzato con
una pipettatrice. La soluzione va tenuta in frigorifero e si conserva per un massimo
di 2 mesi. Si somministra per bocca (1ml), lontano dai pasti, giornalmente per 5
mesi consecutivi.
Oppure: 50 IU per bocca a settimane alterne per 6 mesi, seguiti da 2 mesi di pausa,
per poi ripetere 6 mesi di trattamento.
Il costo è decisamente ridotto (meno di 1 euro al giorno se vi fate fare le dosi
separate, meno ancora se prendete la boccetta non confezionata in pipette)
3 TRANSFACTOR 21: per chi crede nell’omeopatia è un interferone omeopatico della
Guna in capsule (il contenuto di una capsula è la dose per un gatto di 5 kg; costa
circa 20 euro per 20 capsule, che durano un mese). C’è una polverina solubile che si
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può mischiare al cibo. Il protocollo consigliato è una volta al dì per 5 giorni
consecutivi alla settimana almeno per un mese (per la FeLV e per patologie
oncologiche sono consigliabili cicli bimestrali).
PREVENZIONE: IL VACCINO
L’unica prevenzione nei confronti della FeLV, oltre alla sterilizzazione delle colonie feline, è la
vaccinazione dei gatti di casa o di quelli domestici che vivono in comunità controllate.
Il vaccino nella maggior parte dei casi non protegge dal contagio, ma dalla viremia persistente
(Torres et al 2004, Hoffmann-Lehmann et al 2006, 2007) che innesca il conclamarsi della FeLV. In
sostanza un soggetto vaccinato che ha avuto esposizione al virus, sebbene quasi sempre venga
contagiato, diventa entro breve aviremico (quindi non è contagioso) e ha probabilità di rimanerlo
e di non conclamare la malattia, sia prima che dopo l’arrivo del virus al midollo. In pratica un gatto
vaccinato può avere, a contatto con il virus, un’esposizione fallita, un’infezione regressiva o
un’infezione latente. Tuttavia un soggetto vaccinato in infezione latente rimarrà sempre positivo
alla PCR e non è escluso che lo stesso possa, magari nel lungo termine, ammalarsi. E’ meglio se
gatto vaccinato, in infezione latente, continua ad essere vaccinato: andrebbe inoltre testato con
E.L.I.S.A almeno una volta all’anno per monitorarne la viremia. Qui c’è una frase rimaneggiata da
te che ha una E con l’accento invece che l’apostrofo e un se al posto di un che e un presente al
posto di un congiuntivo.
La Protezione Micio cerca di vaccinare non solo i gatti adulti che risultano negativi ai test di
laboratorio, ma anche i gattini non testati. E ciò appena possibile, poiché la vaccinazione in un
esemplare FeLV+ non reca di norma danni (né porta ad alcun beneficio). Alla peggio è un vaccino
sprecato ai fini della prevenzione.
In generale è consigliabile che i gattini vengano TUTTI vaccinati per la FeLV (Richards et al 2006),
poiché lo stile di vita di questi gattini può cambiare dopo l’adozione (anche solo per la scelta di
adottare un secondo gatto). I cuccioli e i giovani sono a maggior rischio di sviluppo di infezione
progressiva in caso di esposizione.
IMPORTANTE:
Devono essere vaccinati per prevenire la FeLV:
 Gli esemplari che vivono in comunità feline controllate (gattili e case con molti gatti)
 Gatti di casa che hanno la possibilità di accesso all’esterno e quindi di contatti con gatti
“estranei”
 Gatti che vivono in casa senza possibilità di accesso all’esterno ma che possono aver
contatti occasionali con soggetti “non sicuri al 100%” (per esempio con il gatto dell’amica o
del cat-sitter o della nonna che ospita il tuo micio per le vacanze estive, tutti i gatti dei
nostri volontari stallatori, gatti che ad agosto vengono trasferiti due settimane al mare e lì
c’è il giardino...)
 Gatti di casa negativi che aspettano un nuovo “fratellino” piccolo non testato, o anche più
grande ma controllato solo con il test ambulatoriale senza rispettare il “periodo finestra”.
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Esempio: il soggetto testato subito dopo la sterilizzazione e la provenienza da una colonia
felina numerosa e non controllata (i responsabili dei nostri gatti in adozione vi sapranno
dire, con l’aiuto del libretto, quanto è da considerarsi sicuro l’esame del felino che avete
scelto ed anche quello del micio che già ospitate!)
È sufficiente una vaccinazione trivalente se avete un gatto unico che non esce di casa e che non
verrà mai in contatto con altri simili non testati o testati in modo non sicuro, e non avete la
minima intenzione di dargli una compagnia felina. Lo stesso dicasi se desiderate dargli un
compagno ma siete pronti a controllare il nuovo micio con metodica PCR e a seguire le direttive
opportune al fine di effettuare tale test in maniera corretta. Altrimenti vaccinate il vostro amico
anche per la FeLV e sarete più tranquilli.
Esistono diverse case farmaceutiche che producono il vaccino contro la FeLV.
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Il vaccino FeLV può essere somministrato:

Da solo. È il sistema da preferire: se ci si può permettere di fare i vaccini al gatto con calma
è meglio farli separati, evitando di inoculare più vaccini contemporaneamente.
Alcuni dei vaccini in commercio:
Purevax FeLV della Merial
Leucofeligen della Virbac
Leukocell 2 della Pfizer
Nobivac FeLV

Insieme al trivalente (vaccino tetravalente). Esempi:
Leucofeligen FeLV/RCP della Virbac
Purevax RCP / FeLV della Merial
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
Insieme al trivalente e alla Chlamydia (vaccino pentavalente). Esempio:
Purevax RCP-Ch-FeLV
I gatti della Protezione Micio sono in genere protetti con i prodotti combinati, perché spesso e
volentieri abbiamo “fretta” di vaccinarli per poterli togliere dall’isolamento o prevenire infezioni
gravissime come la Parvovirosi, tanto diffuse nei cuccioli in estate, scongiurando quindi eventuali
epidemie.
TUTTI questi vaccini per poter esplicare la loro efficacia hanno bisogno di TEMPO. Il massimo
titolo anticorpale, secondo quanto indicano le case farmaceutiche produttrici, si ha infatti a
partire da 15 o 21 giorni (varia in base alla “marca” del vaccino) dal completamento del primo
ciclo vaccinale, cioè dopo 15 o 21 giorni dal primo richiamo (che si fa 3 o 4 settimane dopo il
primo inoculo). Il tutto significa che se avete appena vaccinato il vostro gatto per la FeLV, non
fidatevi a inserire in casa un nuovo gattino dal test ignoto! Dovrete aspettare almeno 3
settimane per fare il richiamo e poi attendere almeno ancora 2 settimane.
Le ultime linee guida scientifiche (più aggiornate e affidabili rispetto alle indicazioni delle case
farmaceutiche in quanto, diversamente da queste, tenute ad esaminare TUTTI i più recenti dati
internazionali sull’argomento) addirittura asseriscono che per avere la certezza dell'efficacia (per
quanto appunto non sia un'efficacia garantita al 100% e non sia un’efficacia contro il contagio ma
contro lo sviluppo di viremia persistente) bisogna attendere ben 2 mesi dopo il richiamo.
Il vaccino va poi ripetuto annualmente. Se si salta un anno o si ritarda di qualche mese il
richiamo, è bene ripetere il ciclo vaccinale come se fosse il primo.
Come tutti i vaccini, anche quello per la FeLV non può garantire un’efficacia del 100%. Se il
vaccino viene fatto quando il felino sta bene e non ha infezioni in atto e si seguono
perfettamente le direttive dei richiami, la copertura con i prodotti di ultima generazione
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dovrebbe essere vicina al 100%. Considerate comunque che non siamo e non sarà mai possibile
arrivare al 100% e che fate correre un piccolo rischio al vostro gatto negativo e vaccinato, qualora
adottaste un micio FeLV positivo. Inoltre, come abbiamo già sottolineato, anche un vaccino
efficace non impedisce quasi mai il contagio ma la viremia persistente. Non è del tutto escluso,
anche se non è probabile, che un gatto non viremico possa ridiventare viremico in futuro e/o
conclamare la malattia.
IL VACCINO FeLV PUO’ INFLUENZARE IL RISULTATO DEL TEST?
L’effettuazione del vaccino contro la FeLV prima di un test E.L.I.S.A. non influenza l’esito di questi
ultimo, perché esso rileva gli antigeni, non la risposta anticorpale; in ogni caso, un campione di
sangue prelevato immediatamente dopo la vaccinazione può contenere antigeni del vaccino
stesso rilevabili dal test, perciò l’ideale sarebbe prelevare il campione prima di effettuare la
vaccinazione (Levy, unpublished data). Non è noto per quanti giorni l’interferenza possa
persistere.
Il vaccino può influenzare anche l’esito della PCR se eseguita entro 24 ore dall’inoculo. Non
essendoci dati precisi su quanto tempo aspettare per testare (con E.L.I.S.A. o PCR) un gatto
appena vaccinato contro la FeLV, il nostro consiglio razionale (ma senza evidenza scientifica) è di
attendere almeno una settimana per stare tranquilli.
UNA PARENTESI SUL SARCOMA VACCINO INDOTTO
Esistono statistiche che indicano un aumento di tumori da inoculo (sarcomi scatenati da iniezioni)
che sembrano legati all’aumento delle vaccinazioni contro la FeLV. L’eziologia di questa malattia,
in realtà, non è chiara. Si suppone infatti che lo stimolo infiammatorio cronico provocato
dall’inoculazione di un vaccino o dalla localizzazione in sede sottocutanea di altre sostanze
(farmaci o materiali inerti) possa innescare meccanismi biologici in grado di stimolare la
carcinogenesi. Si tratta di una neoplasia non frequente (1/2 casi ogni 10.000 gatti vaccinati), ma
molto maligna, che spesso si conclude con la morte del paziente nonostante i tentativi di
escissione chirurgica e radioterapia. Dal 1991 – epoca della prima segnalazione che ha ipotizzato
una correlazione tra vaccino e sviluppo di sarcoma – numerosi autori hanno rilevato una stretta
associazione tra sarcoma e i trattamenti immunizzanti con virus inattivati, prevalentemente FeLV
e rabbia, contenente alluminio come adiuvante. Successivamente si è rilevato come non solo
preparazioni vaccinali prive di adiuvante, ma anche farmaci e materiali inerti capaci di
determinare una flogosi cronica del tessuto connettivale, potessero favorire la trasformazione in
tessuto neoplastico.
La possibilità di sviluppo di sarcoma aumenta se vengono iniettati nella stessa sede più vaccini
contemporaneamente. Ove possibile è preferibile dunque separare, come tempi e sedi di inoculo,
le diverse vaccinazioni. L’inoculo del vaccino intramuscolo (invece che sottocute) non riduce il
rischio.
Può essere utile attenersi allo schema proposto dalla Vaccine Associated Feline Sarcoma Task
Force (Vaccine Associated Sarcomas Task Force. Initial raccomandation. JAVMA 210 (3): 310311, 1997) che permette una standardizzazione dei protocolli vaccinali utilizzati nel gatto:
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 vaccinazione trivalente a livello della spalla destra;
 vaccinazione contro la leucemia felina a livello della coscia sinistra;
 vaccinazione contro la rabbia a livello della coscia destra.
Lo schema proposto offrirebbe la possibilità di porre in stretta correlazione la comparsa di forme
neoplastiche con precisi interventi vaccinali, evitando il possibile errore di cadere in speculazioni
aneddotiche, e darebbe la possibilità di attuare un intervento chirurgico che, benché mutilante
come l’asportazione di un arto, risulterebbe maggiormente idoneo al tipo di patologia da
affrontare.
I proprietari di gatti che vengono vaccinati dovrebbero essere istruiti a tenere sotto controllo la
sede di inoculo del vaccino e a contattare il veterinario nel caso rilevassero una massa in quella
sede (anche dopo molti mesi dall’inoculo). Una piccola “pallina” subito dopo l’iniezione del
vaccino può essere normale: deve però riassorbirsi nel giro di alcune settimane. Una massa
andrebbe biopsiata dal veterinario se risponde anche a solo uno di questi criteri:
 presenza della massa 3 mesi dopo la vaccinazione
 massa di dimensione di 2 cm o più
 la massa cresce in dimensioni dopo 1 mese dall’inoculo
HO UN GATTO FeLV+, POSSO ADOTTARE UN GATTO NEGATIVO VACCINATO?
Sì, con un po’ di rischio per il gatto sano, anche se è vaccinato regolarmente da mesi e si sono
riaspettati i tempi. Infatti potrebbe essere uno di quei soggetti che non risponde al vaccino con
un’adeguata risposta anticorpale, oppure potrebbe succedere che slatentizzi lo stesso il virus
perché se il gatto di casa è viremico, il nuovo gatto correttamente vaccinato potrebbe comunque
subire il contagio (il vaccino protegge solo dalla viremia persistente, non dal contagio!) ed avere
un’infezione latente che un giorno potrebbe “svegliarsi”.
HO UN GATTO FeLV+, POSSO ADOTTARE UN ALTRO GATTO FeLV+?
Certo! Bisogna considerare però che è meglio non avere una casa con molti animali FeLV+, perché
i tempi di sopravvivenza dei gatti persistentemente viremici che vivono da soli sono nettamente
più elevati che in ambienti con numerosi esemplari FeLV infetti. Infatti il tasso di mortalità di
questi soggetti, inevitabilmente sottoposti ad un’esposizione ripetuta a dosi elevate di virus, è
circa del 50% in 2 anni e dell’80% in 3 anni. (Levy, 2000)
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TITOLO:
La FeLV – Leucemia Felina
COD.:
Emesso il: 03/03/2011
RC01
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CONCLUSIONI SE VUOI ADOTTARE UN GATTO DELLA PROTEZIONE MICIO:
Premesso che un gatto negativo o di test ignoto destinato a stare con noi in una dimora con
giardino non deve avere accesso all’esterno dell’abitazione prima di avere la copertura vaccinale
per la FeLV (occorre sempre almeno 1 mese e mezzo – meglio 2 mesi e 3 settimane) e che i
volontari vi daranno tutte le indicazioni del caso:
 SE NON AVETE ALTRI GATTI IN CASA
Amate davvero i felini? Perché non adottare un gatto positivo? Sono tanti, sono gatti normali e
non li vuole quasi nessuno. Eppure hanno tantissimo affetto da dare. Pensateci.



Se volete adottare un cucciolo o due fratellini (VEDI ALLEGATO 2A):
1 Potete “prendere quello che dona il destino”, come quando arriva un bambino, ed
evitare di fare prelievi e PCR al cucciolo, testandolo poi (se volete sapere) in età adulta in
occasione della sterilizzazione. Ovviamente il micino non deve aver contatti con gatti non
vaccinati se non viene testato, anche quando ha due anni e sembra essere in forma
perfetta.
2
Oppure potete richiederci di testare il cucciolo con PCR a vostre spese (qualsiasi sia
l’esito), sempre che il peso del micino permetta il prelievo e sempre che sia un periodo in
cui ci possiamo permettere di tenere un gattino in stand-by fino al raggiungimento delle 3
settimane di isolamento da ogni possibile contagio;
Se volete adottare un gatto adulto (VEDI ALLEGATO 2B):
1 Prendete per buona la negatività dell’E.L.I.S.A., ma per sicurezza dovreste ripetere
il test 6 mesi dopo l’adozione.
2 Se proprio volete essere sicuri nell’immediato della negatività possiamo effettuare
una PCR a vostre spese.
Se volete adottare due gattini che non sono fratelli e non convivono (VEDI ALLEGATO 2C):
1 Possiamo testare a vostre spese i cuccioli con PCR. Non ci possiamo solitamente
permettere in periodo di cucciolate di tenere due micini isolati almeno un mese e mezzo
per completare il ciclo vaccinale FeLV, ma si può decidere caso per caso. A volte abbiamo il
test PCR della mamma che è stata messa al sicuro in casa con i suoi piccoli, spesso anche
prima della nascita, il che renderebbe certi della loro negatività. Il quadro cambia e
davvero ogni caso è a sé, chiedeteci.
 SE AVETE UNO O PIÙ GATTI IN CASA
Innanzi tutto anche i vostri gatti di casa devono essere testati, per non far correre rischi al
nuovo arrivato.
 Se volete adottare un cucciolo (VEDI ALLEGATO 2D):
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
1 Potete vaccinare i vostri gatti per la FeLV (ci dovete pensare almeno un mese e
mezzo prima dell’adozione – meglio 2 mesi e 3 settimane prima!)
2 Oppure potete richiederci di testare il cucciolo con PCR a vostre spese (qualsiasi sia
l’esito finale e quindi quello dell’adozione), sempre che il peso del micino permetta il
prelievo.
Se volete adottare un adulto (VEDI ALLEGATO 2E):
1 potete prendere per buono l’esito negativo dell’E.L.I.S.A. (con tutte le riserve,
considerando anche la storia del gatto e da dove viene), ma in questo caso vi consigliamo
di vaccinare i vostri gatti per la FeLV prima dell’adozione
2 potete richiederci anche la PCR a vostre spese
La Protezione Micio adotta un sistema di controllo prestabilito. Lo abbiamo schematizzato
e riassunto (ALLEGATO 3).
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