BIMESTRALE DI INFORMAZIONE ECONOMICA, POLITICA E CULTURALE • I.P. • ANNO XXV • N. 6 • NOVEMBRE - DICEMBRE 2014 • POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% CB-NO/GENOVA 6 - 2014 editoriale GIUSEPPE ZAMPINI Le scelte di oggi l’intervista JEAN PAUL FITOUSSI Sacrifici inutili dossier riforme FISCO 1 1 Genova Impresa 6 2014 GENOVA IMPRESA Bimestrale Confindustria Genova N. 6/2014 Editore AUSIND Via San Vincenzo 2-16121 Genova Direzione e Redazione Via San Vincenzo 2-16121 Genova tel. 010 - 8338426 [email protected] www.confindustria.ge.it Registrazione presso il Tribunale di Genova N. 1-89 del 10-1-1989 Direttore Responsabile Piera Ponta Comitato di Redazione Alessandro Brenna Guido Conforti Leopoldo Da Passano Roberta Recchi Elena Risso Massimo Sola Hanno collaborato Ilaria Abignente di Frassello Giampaolo Arachi Manuela Arata Andrea Bolla Alessandro Brenna Fabio Capocaccia Marco Castagna Giuseppe Costa Alberta De Sensi Sara Di Paolo Bruno Guglielmini Francesco Miceli Roberto Minetti Max Morales Carlo Repetti Lorenzo Quilici Francesca Sanguineti Fabrizio Segalerba 4 editoriale LE SCELTE DI OGGI di Giuseppe Zampini 6 Confindustria QUESTIONE DI METODO RICERCA DELPHI Giuseppe Zampini 14 l’intervista Jean Paul Fitoussi SACRIFICI INUTILI di Piera Ponta 18 dossier L’INCERTEZZA DELLE TASSE di Andrea Bolla TAX COMPLIANCE di Alberta De Sensi PATENT BOX ALL’ITALIANA di Giampaolo Arachi FISCALITÀ ENERGETICA di Amedeo Rosatelli IVA E IMMOBILI di Roberto Minetti Jean Paul Fitoussi LA RIFORMA DEL CATASTO di Fabrizio Segalerba DALL’ICI ALLA TASI di Francesco Miceli 32 competizione & sviluppo ROTTE D’ECCELLENZA SVOLTA “GREEN” di Marco Castagna VIAGGIATORI AFFEZIONATI di Fabio Capocaccia SMARTCUP LIGURIA 2014 ALTA SPECIALITÀ di Piera Ponta Progetto grafico e impaginazione CREATTIVA Via Dante 2-87 - Genova Tel. 010.54.29.98 [email protected] Stampa B.N. Marconi s.r.l. Passo Ruscarolo, 71 - Genova Tel. e fax 010 6515914 r.a. www.bnmarconi.it Concessionaria Pubblicità N. Giemme s.r.l. Via dei Franzone 6/1 - Genova Tel. 010.310.65.20 Fax 010.310.65.72 [email protected] 200 ANNI DI BONTÀ di Sara Di Paolo ACQUARIO, MA NON SOLO di Giuseppe Costa MONTALLEGRO 2014 QUALITÀ CONTROLLATA GENUINITÀ E FRESCHEZZA 50 porto LA SFIDA DI AMICO & CO di Bruno Guglielmini 52 piccola industria PMI DAY di Alessandro Brenna Genova Impresa ospita articoli e opinioni che possono anche non coincidere con le posizioni ufficiali di Confindustria Genova. L’editore è disponibile a riconoscere eventuali diritti a chi ne rivendichi la proprietà. sommario 54 giovani BOOT CAMP #3 di Lorenzo Quilici FATTI IN ITALIA di Ilaria Abignente di Frassello 58 comunicazione VIVERE IL BRAND di Max Morales 60 CSR VINCE IL TEAM BUILDING di Francesca Sanguineti 64 la città FUTURI SCIENZIATI E IMPRENDITORI di Manuela Arata 66 cultura & società TEATRO DI QUALITÀ di Carlo Repetti I CONTADINI DEL MARE di Luciano Caprile “FERMI TUTTI... CLIC!” di Massimo Morasso Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 3 EDITORIALE di Giuseppe Zampini Le scelte di oggi Siamo alla vigilia delle festività natalizie e alle porte di un nuovo anno: occasione, per tutti, di consuntivi e di nuovi progetti. Anche per la nostra Associazione. L’ultima nota congiunturale pubblicata dagli esperti di Confindustria nazionale, riporta che, grazie a fattori quali l’attuazione di politiche monetarie accomodanti, la crescita degli USA, il contributo di Cina e India all’aumento della domanda mondiale, oltre al costante rafforzamento del dollaro, nell’Eurozona stanno arrivando segnali di stabilizzazione. In Italia, in ottobre, per la prima volta dopo mesi, alcuni indicatori economici, come l’export in alcuni settori merceologici, hanno invertito di segno. Un cambiamento che, se ancora non può definirsi crescita, fa ben sperare in un PIL invariato per il quarto trimestre: una base migliore, insomma, per la ripartenza già dall’avvio dell’anno prossimo; un timido cenno di ottimismo comune alle previsioni presentate a fine luglio 4 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 da Confindustria Genova e che ci auguriamo possa trovare conferma - nonostante i drammatici eventi alluvionali che hanno duramente colpito la nostra provincia nei mesi di ottobre e novembre - anche negli indicatori economici che il nostro Centro Studi si appresta a elaborare sulla base dei dati forniti dalle imprese associate. Per contribuire alla più volte annunciata inversione di tendenza, nell’Assemblea pubblica di fine giugno, “I perché di un insuccesso: evitare gli errori di ieri per le scelte di oggi”, ci siamo impegnati a farci parte attiva di un processo di recupero e di cambiamento sul nostro territorio che facesse leva sulla messa a sistema delle competenze espresse dal mondo imprenditoriale e dalle istituzioni, superando le logiche dell’appartenenza, della rendita, del tornaconto personale. In particolare, abbiamo concentrato la nostra attenzione su dieci “schede progetto per lo sviluppo del territorio”, riportate in dettaglio nelle pagine seguenti di que- sta rivista: la realizzazione dei progetti dipende dalle scelte che tutti noi, oggi, siamo chiamati a fare, nonostante le difficili condizioni di contesto, tanto per i rappresentanti delle Istituzioni, imbrigliati in un sistema normativo farraginoso, quanto per gli imprenditori, costretti a operare in condizioni competitive più stringenti rispetto ad altre aree, in Italia e all’estero. Coerentemente con il quadro delineato, Confindustria Genova, attraverso la sua struttura e con il supporto degli organi esecutivi, ha aumentato il suo impegno a fianco delle aziende, rivedendo l’organizzazione interna secondo criteri di professionalità ancora più rigorosi e individuando nuovi servizi che possano contribuire a migliorare in modo significativo l’operatività delle imprese. La distribuzione più razionale delle funzioni e un approccio più attento nell’anticipare le esigenze dei “sociclienti” sono anche alla base del Piano Marketing appena varato dall’Associazione. Ancora una volta, un “metodo” di lavoro che punta sulla competenza, sull’efficienza e sulla misurabilità del risultato: sarà il numero delle imprese che decideranno di aderire a Confindustria Genova e il livello di gradimento che vorranno esprimere per l’attività di rappresentanza e la qualità dei servizi la cartina di tornasole che darà conto dell’efficacia del Piano. Infine: il Bilancio Sociale e, prima ancora, alcuni “speciali” del nostro settimanale riferiranno delle cose fatte (o non fatte) nel corso di quest’anno e in programma per il 2015; dietro a ciascuna di esse ci sono la varietà di conoscenze e la ricchezza di relazioni che Confindustria Genova può mettere a disposizione di tutte le aziende, attraverso la sua struttura, i suoi organi esecutivi e le altre associazioni del Sistema confederale. “Intangible assets” pronti all’uso. Un più sereno anno nuovo a tutti.l Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 5 CONFINDUSTRIA Questione di metodo L’impegno di Confindustria Genova per evitare gli errori di ieri nelle 10 schede progetto per il nostro territorio. Nella nostra Assemblea pubblica del 30 giugno scorso (“I perché di un insuccesso - Evitare gli errori di ieri per le scelte di oggi”), abbiamo sintetizzato in dieci schede progetto le principali questioni del nostro territorio, proponendo ai rappresentanti delle Istituzioni locali un metodo per affrontarle insieme, nel rispetto dei propri ruoli, dando poi anche pubblica evidenza del loro avanzamento e dei risultati raggiunti. Comune di Genova, Regione Liguria e Autorità Portuale hanno condiviso l’impostazione proposta, che prevede la definizione delle priorità di intervento e degli obiettivi strategici, la messa a fattor comune delle competenze necessarie, l’indicazione di un referente di progetto con la responsabilità di coordinarne le varie fasi e relativi cronoprogrammi. Sul sito dell’Associazione (www.confindustria.ge.it) è pubblicato il report di aggiornamento delle schede progetto: 1) Le aree per la cantieristica navale; 2) Le aree per le attività produttive; 3) Il Parco Scientifico e Tecnologico di Erzelli; 4) La nuova programmazione dei fondi comunitari; 5) La privatizzazione delle società pubbliche; 6) L’efficientamento del sistema sanitario; 7) la città metropolitana; 8) La riduzione della fiscalità locale per le imprese; 9) Le autostrade; 10) La legge di riforma portuale. A ciascuna scheda, quando disponibili, sono allegati i documenti che riguardano più in dettaglio il progetto e la relativa rassegna stampa. Delle 42 azioni attuative, solo 15 hanno registrato in questi mesi un qualche avanzamento, per cui molto resta ancora da fare per raggiungere gli obiettivi dati attraverso un nuovo metodo di lavoro che valorizzi adeguatamente le variabili del tempo, delle competenze, delle responsabilità nelle diverse fasi del processo, del monitoraggio e del controllo. Coerentemente con il compito da svolgere, l’Associazione ha deciso di articolare il programma degli eventi 2015 e i dossier tematici di questa rivista sulla base delle attuali schede progetto: un impegno confermato, in anteprima, con il workshop “Prospettive delle società pubbliche”, svoltosi l’11 dicembre scorso.l 6 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 1 AREE PER LA CANTIERISTICA NAVALE OBIETTIVO STRATEGICO ottenere un riassetto complessivo dell’area delle riparazioni navali, ricompresa tra Calata Gadda e piazzale Kennedy; razionalizzazione e ampliamento dell’area industriale del porto di Sestri Ponente Modifica degli attuali strumenti di pianificazione urbanistica (PRP e 1 PUC di Genova) degli Enti competenti sulla base dell’insieme dei seguenti principi guida, logicamente connessi: delocalizzazione delle attività incompatibili con le funzioni industriali di riparazione navale, realizzazione di nuovi spazi e infrastrutture dedicate alle lavorazioni, aumento degli accosti, razionalizzazione della viabilità con separazione tra quella urbana e quella operativa (con verifica dell’ipotesi di realizzazione del tunnel subportuale) Avvio percorso per nuovo Piano Regolatore Portuale e valutazione ambientale strategica (seduta di Comitato Portuale del 6 novembre 2014) dei circoli sportivi dall’area Duca degli Abruzzi e di 2 Delocalizzazione tutte le altre attività incompatibili con il Distretto delle riparazioni navali, in aree individuate da Autorità Portuale e Comune di Genova, non adibite a funzioni industriali Nessun avanzamento di una vasca di grandi dimensioni (ampliamento baci3 Realizzazione no 4) per ospitare navi di ultima generazione Nessun avanzamento a Sestri Ponente dell’opera denominata “nuova calata 4 Realizzazione ad uso cantieristico navale”, in attuazione dell’accordo di programma del 2007 Stanziati 80 ml di euro per la realizzazione dell’opera nella seduta di Comitato Portuale del 6 novembre 2014 2 AREE PER LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE OBIETTIVO STRATEGICO Promuovere il massimo e più efficiente utilizzo delle risorse territoriali disponibili per l’insediamento di attività produttive accordo con le diverse proprietà definizione del quadro delle 1 Indisponibilità di aree ed edifici, comprensivo dei termini tecnici, economici e procedurali, con priorità per gli insediamenti di maggiori dimensioni (es. Ilva, Erzelli, Piaggio, Calcinara...) Aggiornamento al 28 ottobre dello stato delle manifestazioni di interesse relative alle aree ILVA di Cornigliano potenzialmente disponibili del soggetto responsabile delle azioni di marketing 2 Individuazione territoriale, con il relativo budget e sistema organizzativo di relazioni Nessun avanzamento del piano dell’offerta di aree per insediamenti produt3 Formulazione tivi, logistici e di deposito, distinto per funzionalità urbanistica, dotazione infrastrutturale, condizioni di contesto, tempi e costi di insediamento, sistema delle agevolazioni. Adeguamento degli strumenti di pianificazione territoriale di Comuni (Città metropolitana), Autorità Portuale e Regione Nessun avanzamento e rapida approvazione del nuovo PUC del Comune di 4 Adeguamento Genova Predisposizione del progetto definitivo di PUC, presentazione ai Municipi, discussione pubblica il 30 ottobre a Palazzo Tursi 4 3 PARCO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO DEGLI ERZELLI OBIETTIVO STRATEGICO Portare a completamento e a piena operatività il Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli 1 Stato dell’arte dell’operazione tra tutti i soggetti interessati; confronto con lo stato dell’arte di altri parchi scientifici e tecnologici in Italia e nel mondo Nessun avanzamento dell’iter decisionale con l’insediamento della Scuola 2 Completamento Politecnica: acquisizione dell’area, costruzione e trasferimento Confronto in corso tra i firmatari dell’Accordo di programma dell’aprile 2007 costruzione e avvio operatività dell’incubatore tecno3 Progettazione, logico ‘Invitalia’, in sinergia con Innovation Hub Nessun avanzamento sugli studi di fattibilità circa il nuovo ospedale del 4 Considerazioni Ponente con l’ipotesi di integrare la Scuola di Medicina, in sistema per la parte pratica con l’ospedale stesso e con il Palazzo della Salute di Fiumara NUOVA PROGRAMMAZIONE DEI FONDI COMUNITARI OBIETTIVO STRATEGICO Focalizzare le risorse finanziarie previste nella programmazione POR FESR 2014-2020 soprattutto per le aziende, evitando dispersioni su soggetti diversi il numero delle azioni in cui si declineranno gli obiettivi 1 Concentrare tematici, al fine di ridurre gli oneri amministrativi derivanti da un numero eccessivo di azioni da finanziare e di migliorare l’efficacia del nuovo quadro di programmazione. È inoltre opportuno prevedere ampi margini di flessibilità nell’articolazione del menu delle azioni al fine di evitare inutili rigidità Nessun avanzamento della normativa, con previsione di tempi e risorse 2 Semplificazione certe, per facilitare l’accesso alle misure rivolte alle imprese, Modificare/superare l’attuale richiesta di fideiussione bancaria/assicurativa sostituendola con uno strumento adeguato alle esigenze delle imprese (riduzione dei costi e snellimento della procedura) Nessun avanzamento accelerato della azioni aventi maggiore funzione anticiclica. 3 Avvio Attenta definizione degli spazi di operatività degli interventi a favore delle Grandi Imprese Nessun avanzamento Ipotesi di condivisione Regione-Comune sulla localizzazione a Erzelli del nuovo ospedale del Ponente, con preferenza rispetto a Villa Bombrini di un bando per le PMI che ricalchi la misura prevista 4 Predisposizione da Horizon 2020, per indirizzare le PMI stesse alla R & D comunitaria progettazione, piano finanziario e atti autorizzativi della nuova 5 Fine stazione ferroviaria di Sestri Aeroporto, con parcheggio di inter- Finanziamento dei ‘contratti di insediamento’, per accrescere l’attratti5 vità del territorio scambio e funivia di collegamento con Aeroporto e Erzelli Progettazione in corso della struttura di governo del Parco Scientifico e 6 Organizzazione Tecnologico, espressione degli interessi pubblici e privati interessati al suo migliore funzionamento: servizi comuni, piano di attività, marketing Nessun avanzamento Nessun avanzamento Nessun avanzamento di uno studio sullo strumento del PCP (Pre-Commercial 6 Realizzazione Procurement) e, in generale, sul PPI(Public Procurement of Innovative Solutions)al fine di renderlo uno strumento in uso sul nostro territorio Nessun avanzamento di nuove misure di ingegneria finanziaria (eventuale 7 Predisposizione emissione di mini bond/cambiali finanziarie, garanzie Confidi per accesso al credito) Nessun avanzamento PROSPETTIVE DELLE SOCIETÀ PUBBLICHE • 11 DICEMBRE 2014 Nelle dimensioni attuali la gestione di servizi e di interessi pubblici attraverso lo strumento di società a partecipazione pubblica è un fatto tipicamente italiano, che nel complesso non ha portato a risultati brillanti, sia dal punto di vista economico che del merito. Razionalizzare questo settore, separando il ruolo del decisore da quello dell’attuatore, aprendosi alla concorrenza, all’apporto di capitali privati e alla ricerca di una maggiore efficienza, si può. Nelle condizioni in cui siamo, si deve. In Associazione, lo scorso 11 dicembre, nel workshop “Prospettive delle società pubbliche”, ne hanno discusso il presidente Giuseppe Zampini, il presidente dell’Autorità Portuale Luigi Merlo e il presidente di AMIU Marco Castagna, che ha presentato il nuovo piano industriale della società. Il position paper di Confindustria Genova sulla privatizzazione delle società pubbliche, insieme con il piano industriale di AMIU (che prevede un forte coinvolgimento delle imprese private), è allegato alla corrispondente scheda progetto sul sito dell’Associazione (www.confindustria.ge.it).l Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 7 5 PRIVATIZZAZIONE DELLE SOCIETÀ PUBBLICHE OBIETTIVO STRATEGICO Migliorare l’efficienza dei servizi pubblici locali, diminuendo i costi per l’utenza, l’indebitamento della Pubblica Amministrazione e la necessità di ripianare le perdite di esercizio ai principi della DCC 2013-75 del Comune di Genova, attra1 Attuazione verso la cessione delle aziende partecipate non appartenenti ai settori ritenuti strategici (in particolare Bagni Marina, Farmacie genovesi, Azienda Servizi Funebri) e la ristrutturazione delle altre aziende (Amt, Genova Parcheggi, Spim, Amiu, Aster, Fiera di Genova, Sviluppo Genova, Porto Antico, Job Center) all’interno di un assetto funzionale alla nuova dimensione metropolitana, attraverso la partecipazione di privati al capitale sociale (unita alla responsabilità gestionale), la cessione di rami d’azienda e/o lo sviluppo di nuove aree di attività Presentazione del piano industriale di AMIU 2 Gara per la cessione delle quote di controllo della società di gestione dell’aeroporto C. Colombo Nessun avanzamento delle quote di maggioranza della società Ente Bacini a soci 3 Cessione privati Nessun avanzamento 6 EFFICIENTAMENTO DEL SISTEMA SANITARIO OBIETTIVO STRATEGICO Sostenibilità, efficacia ed efficienza del sistema sanitario regionale, che deve garantire la libertà di scelta del paziente attraverso la separazione di domanda (ASL) e offerta (enti/aziende pubbliche o private) per migliorare un sistema che punti sulla qualità delle prestazioni e contestualmente tenga conto del loro valore in termini di costo di funzioni con creazione di una ASL unica a livello 1 Accorpamento regionale e articolazioni operative a livello territoriale, con distinzione 7 CITTÀ METROPOLITANA OBIETTIVO STRATEGICO Perseguire l’opportunità offerta dalla nascita della Città Metropolitana per migliorare la funzionalità del sistema di governo pubblico e dei servizi pubblici locali 1 Definire lo statuto della Città Metropolitana nei termini più ampi consentiti dalla legge n. 56/2014 per il trasferimento di funzioni comunali (es. gestione del patrimonio pubblico e degli appalti, selezione e formazione del personale, gestione amministrativa e informatica, sportello unico per le imprese, promozione turistica e culturale ecc.) e per le procedure di accordo o adesione alla Città Metropolitana da parte di altri Comuni In corso l’attività da parte del costituito Consiglio Metropolitano, eletto il 28/9 Modificare la legislazione regionale per completare il set delle com2 petenze attribuite alla Città metropolitana con funzioni delegate in attuazione dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, in particolare sui temi della pianificazione territoriale, della gestione dei servizi pubblici, dallo sviluppo economico e sociale, assicurandone le relative risorse Costituito l’Osservatorio regionale per le funzioni della Città Metropolitana Predisposizione del Piano Strategico del territorio metropolitano e 3 costituzione di un Advisory Board per la competitività territoriale, costituito da un ristretto numero di membri provenienti dal mondo delle imprese, delle professioni, della ricerca e delle associazioni, selezionato in base alle competenze In corso i lavori di un tavolo tecnico istituito dal Sindaco Doria (primo step 6/12) 8 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 tra programmazione e controllo, erogazione servizio (ospedali, territorio e domicilio, incluso sociosanitario) e igiene pubblica. Gestione calibrata dell’offerta (posti letto per acuti suddivisi per le specialità necessarie, servizi diagnostici in relazione al fabbisogno del territorio, impiego di specialisti “viaggianti” accompagnati da specializzandi, in virtù di accordo università-regione) Nessun avanzamento delle strutture pubbliche, con risparmio sui costi di 2 Efficientamento gestione: sulle nuove progettazioni (es. in Genova, nuovo Galliera e nuovo ospedale del Ponente) dedicare attenzione anche all’organizzazione del lavoro e all’integrazione tra assistenza territoriale e domiciliare Nessun avanzamento delle procedure di prenotazione delle prestazioni sani3 Snellimento tarie da perseguire, tra l’altro, attraverso l’efficientamento dell’attuale piattaforma tecnologica e la predisposizione di un Centro Unico di Prenotazione (CUP) a livello regionale con sportelli dedicati ai pazienti dove ricevere informazioni esaustive e in tempi brevi Nessun avanzamento del processo di ‘trasferimento’ dei pazienti in modo 4 Organizzazione diretto dagli ospedali alle strutture residenziali di riabilitazione e successivamente all’assistenza territoriale e domiciliare Nessun avanzamento della cartella clinica: il fascicolo sanitario elettronico 5 Digitalizzazione è in grado infatti di riportare fedelmente tutto il percorso sanitario del paziente dalla fase acuta (in ospedale) alla degenza ospedaliera (reparto) fino alla struttura riabilitativa convenzionata e oltre Nessun avanzamento del fenomeno della mobilità passiva, generata dall’assen6 Riduzione za di risposte adeguate alla domanda di prestazioni soprattutto per patologie tipiche della nostra regione in materia di ortopedia, urologia e oculistica, verso strutture di regioni limitrofe. Attraverso lo snellimento delle fasi di prenotazione per pazienti che vengono da fuori Regione, la Liguria può diventare punto di riferimento per diagnosi, ricovero, terapia chirurgica e riabilitativa delle suddette patologie degenerative apportando risorse aggiuntive al sistema sanitario regionale, anziché sottrarne come avviene a oggi Nessun avanzamento 8 RIDUZIONE DELLA FISCALITÀ LOCALE PER LE IMPRESE OBIETTIVO STRATEGICO Ridurre il pesante carico degli oneri fiscali e amministrativi sulle imprese per frenare l’esodo delle attività economiche e/o attrarre attività economiche da fuori territorio, attraverso un uso virtuoso della leva fiscale Incentivazione della fiscalità premiale, con particolare riferimento 1 all’IMU nonché sulle tariffe della Tari e le aliquote della Tasi, nell’ambito della cornice definita dalla Legge di Stabilità 2014, istitutiva della nuova Imposta Unica Comunale (IUC): applicazione dell’aliquota minima IMU del 7,6‰ agli immobili sede di attività produttiva e, in subordine (se ciò non fosse attuabile) applicazione alle sole imprese che realizzano nuovi investimenti ampliando l’unità produttiva esistente per mantenere/incrementare l’occupazione o avviando nuove attività L’89% dei 35 Comuni sede di Imprese Associate hanno deliberato maggiorazioni dell’aliquota base IMU. È stata inviata una lettera a tutti i Sindaci per verificare la disponibilità ad intraprendere un confronto. L’obiettivo non potrà non essere influenzato dalla riforma della tassazione locale in corso di predisposizione da parte del Governo dal pagamento dell’Irap per i tre periodi d’imposta successivi 2 Esenzione a quello in corso alla data di costituzione, deduzioni dalla base imponibile Irap per assunzione di personale dipendente, riconoscimento di un credito di imposta Irap per le PMI che effettuano investimenti in progetti di internazionalizzazione Modifica obiettivo a seguito deduzione integrale costo del lavoro (legge di stabilità 2015) - Nuovo obbiettivo: richiesta alla Regione Liguria di aliquota agevolata per startup innovative e nuovi insediamenti di aziende industriali o di servizi all’industria di imprese non aventi sede in Liguria (lettera Confindustria Genova ad Assessorati Bilancio e Sviluppo Economico Regione del 17/11/2014) 3 Detrazione del 50% degli oneri di urbanizzazione per gli insediamenti produttivi, come contributo comunale all’industria (per il Comune di Genova abrogata con delibera CC n. 13/2008) Nessun avanzamento dell’art. 18 L.R. 50/2012 per la parte in cui enuncia il princi4 Abrogazione pio che gli oneri relativi ai controlli ambientali non obbligatori siano a 10 LEGGE DI RIFORMA PORTUALE OBIETTIVO STRATEGICO Attuare la riforma del sistema portuale italiano attualmente disciplinato dalla legge 84/1994 e rendere lo stesso più competitivo all’interno di una visione strategica di più ampio respiro per il rilancio dell’intero settore portuale e logistico e approvazione di un disegno di legge che accolga in 1 Presentazione modo sostanziale le proposte di Confindustria - attraverso anche il supporto delle competenze presenti all’interno del sistema associativo - di recente indirizzate al Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi e i cui punti essenziali sono: • prevedere una specifica “pianificazione di sistema”, a livello naziona- le, della portualità basata anche su logiche di integrazione logistica delle reti e delle attività economiche e di prevalenti specializzazioni • confermare la validità degli strumenti di pianificazione portuale terri- toriale quali il Piano Regolatore Portuale (PRP) ed il piano Operativo Triennale (POT). Risulta necessario intervenire per semplificare ed accelerare le procedure di approvazione dei provvedimenti ivi incluse le varianti di PRP • chiarire l’ambiguità di fondo che caratterizza le attuali funzioni delle Autorità Portuali, che si diversificano tra attività di natura pubblicistica e privatistica commerciale; il nuovo ruolo delle Autorità Portuali deve riferirsi esclusivamente a funzioni di programmazione, pianificazione, regolazione, garanzia, con esclusione della gestione diretta o indiretta • mantenere negli organi delle Autorità Portuali la presenza delle rappresentanze economiche (bilanciata rispetto a quella dei soggetti pubblici) carico dei soggetti controllati (il pagamento viene richiesto a prescindere dall’accertamento di irregolarità) Nessun avanzamento • eliminare il tetto dei 90 milioni di euro al fondo alimentato con IVA del contributo sulla quantità di materiale estratto dal5 Allineamento le cave con le tariffe previste dalle regioni limitrofe attraverso una passaggi e dei controlli (ad esempio doganali, veterinari, sanitari, ecc.) mediante implementazione dell’operatività degli sportelli unici; affidare al Presidente delle Autorità portuali il coordinamento delle attività svolte dalle diverse P.A. operanti in porto, ecc. modifica dell’art.14 della l.r. 5 aprile 2012 n.12 (in Liguria tariffe in medie triple rispetto alle altre Regioni) Nessun avanzamento 9 AUTOSTRADE OBIETTIVO STRATEGICO Migliorare l’accessibilità e mobilità interna all’area metropolitana genovese attraverso il potenziamento dell’infrastrutturazione autostradale, a sistema con le altre modalità di trasporto della conferenza dei servizi, approvazione del progetto 1 Convocazione definitivo, regolazione dei rapporti concessori ANAS-ASPI e avvio dei cantieri della Gronda di Ponente Prima riunione della conferenza dei servizi 17/10, riconvocata per il 12/12 e rinviata al 23/1/2015 Approvazione progetto definitivo e avvio dei cantieri per il potenzia2 mento del casello autostradale di Lavagna e il prolungamento di viale Kasman, con la contestuale riduzione del rischio idraulico dell’Entella Nessun avanzamento generata in porto (autonomia finanziaria) e utilizzo di tali risorse per realizzare nuovi investimenti nei porti non coprendo la spesa corrente • assumere misure atte alla semplificazione/armonizzazione dei vari • modificare/revisionare il contratto di concessione in corso di validità del terminalista senza la necessità di una procedura di gara, ma comunque nel rispetto dei principi comunitari, condizionando tale modifica a casi in cui si tratti di un’impresa che abbia ben performato ed in presenza di nuovi investimenti in impianti, strutture e/o opere finalizzate allo sviluppo traffici; riconoscere un indennizzo al concessionario uscente, da parte di quello entrante all’esito della procedura di gara, senza che ciò si traduca in una eccessiva chiusura del mercato • semplificare e rendere più celere l’iter di approvazione degli inter- venti di dragaggio nei porti anche attraverso il ricorso alla Conferenza di servizi • chiarire a livello normativo la questione dell’applicazione dell’ICI/IMU nei porti nel senso di esentare i concessionari dalla corresponsione di tale imposta, poiché già tenuti al pagamento dei canoni concessori Entro il 9 febbraio 2015 la Presidenza del Consiglio dei Ministri presenta il piano strategico della portualità e della logistica (ex art. 29 Sblocca Italia). Non tutti i temi contenuti nel Piano della portualità e della logistica sono correlati ai contenuti della Legge 84/94 per la riforma della quale occorrerà, presumibilmente, anche un passaggio parlamentare e approvazione del progetto definitivo del tunnel 3 Presentazione Rapallo-Fontanabuona Nessun avanzamento Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 11 CONFINDUSTRIA Ricerca Delphi Il 18 dicembre, in Associazione, la Sezione Terziario presenterà i risultati dell’indagine Delphi sulla digitalizzazione di produzione e servizi e sulla mobilità di merci, persone e idee. La Sezione Terziario di Confindustria Genova ha completato il suo “viaggio nel futuro” facendo surf su due megatrend di particolare impatto per le aziende del settore e per Genova da qui al 2030: la digitalizzazione progressiva della produzione e dei servizi; l’aumento della mobilità di merci, persone e idee. Il processo di ricerca secondo il metodo Delphi ha compreso 5 fasi: 1) fase di “esplorazione”: somministrazione di un primo questionario ad alcuni opinion leader delle due aree; 2) sintesi dei risultati in due Focus Group divisi per tematica; 3) fase di “approfondimento”: elaborazione e somministrazione di un secondo questionario agli stessi opinion leader; 4) sintesi dei risultati; 5) conclusioni: restituzione dei risultati emersi in una tavola rotonda che si svolgerà il 18 dicembre prossimo presso Confindustria Genova. Gli opinion leader (o “profeti”) sono persone competenti nell’area tematica individuata e in possesso di informazioni e opinioni in grado di offrire visioni di lungo periodo; i loro nomi saranno resi noti solo alla fine del percorso di ricerca. Di seguito sono sintetizzati i temi sui quali sono stati intervistati gli opinion leader e le prime “profezie”, suddivise tra “alfa” e “beta”, in base al grado di ottimismo e pessimismo manifestato. Su questo materiale è stato elaborato il secondo questionario: le “profezie” finali si conosceranno il 18 dicembre... Un ringraziamento a Sergio Di Paolo (Words), componente del Consiglio della Sezione Terziario, “deus ex machina” del progetto. DIGITALIZZAZIONE - Servizi alle imprese Nella prossima decade, e sicuramente entro il 2030, secondo lo scienziato americano Michio Kaku, i chip (componenti elettronici complessi) verranno sempre più combinati con sensori supersensitivi in grado di rilevare emergenze, disfunzioni, addirittura stati d’animo, prima che diventino critici. Le macchine saranno in grado di riconoscere la voce e di impostare un formale dialogo con le persone. A causa di internet e della digitalizzazione, molte attività di servizio sono sempre più disponibili gratuitamente, altre sostituiscono consolidate modalità economiche. Profezia ALFA: Le attività imprenditoriali di servizio alle 12 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 imprese sono tendenzialmente in crescita con un trend molto favorevole a partire dal 2020. Le ragioni dei “profeti”: situazione congiunturale ed economica instabile fino almeno al 2020; collegamenti internet, telefonici e infrastrutture sono arretrati; imponderabilità e inaffidabilità del sistema Italia; siamo diventati più sensibili al risparmio che ci consente la tecnologia, ma ci vuole tempo per l’adeguamento culturale e imprenditoriale. Profezia BETA: Le attività imprenditoriali di servizio alle imprese avranno un forte sviluppo già prima del 2020 e negli anni successivi proseguiranno a ritmi sostenuti. Le ragioni dei “profeti”: l’attuale periodo di crisi rappresenta un concreto incentivo alla riorganizzazione e all’efficientamento dell’impresa; l’evoluzione in atto si dispiegherà nel tempo via via che le nuove tecnologie digitali si estenderanno ai vari campi, alcuni immaginabili, altri nemmeno apprezzabili; i vantaggi economici e anche il ruolo delle persone sono incentivi formidabili per la digitalizzazione; il ricorso a imprese di servizi esterne piuttosto che a cambiamenti in-house consentono di ottenere maggiori efficienze; nelle tecnologie, ci sono fattori aggreganti a livello internazionale che non faranno cambiare il senso della direzione qualsiasi cosa succeda a livello Paese. DIGITALIZZAZIONE - Industria manifatturiera Il progresso atteso dell’Intelligenza Artificiale e della robotica già ora sta rivoluzionando il modo di produrre e lavorare. Si parla di “fabbriche intelligenti”, cioè in grado di produrre qualsiasi cosa, ovunque, con un bassissimo intervento umano. Entro un paio di decenni il lavoro salariato di massa sarà definitivamente estinto. Tutto verrà prodotto grazie all’accesso alla rete. Miliardi di chip disseminati ovunque, a costi sempre più irrisori, risponderanno ai nostri ordini: far avanzare un macchinario o fermarlo, preparare un documento complesso, disegnare un oggetto, parlare con un muro, guidare un mezzo, autoapprendere, autoprogrammarsi cogliendo gli stimoli esterni. Nessuno può dire se stiamo andando verso un nuovo rinascimento o verso tensioni sociali ed economiche insostenibili. Profezia ALFA: le attività produttive nel nostro territorio daranno qualche segnale incoraggiante non prima del 2020. Le ragioni dei “profeti”: siamo appena all’inizio di una rivoluzione; siamo ai primordi delle potenzialità tecniche delle nuove produzioni digitali; gli elementi che autorizzano a prevedere una ripresa dell’industrializzazione sul territorio sono minimi se non inconsistenti. Tuttavia sul medio e soprattutto sul lungo periodo alcune infrastrutture in corso di realizzazione o potenziamento, dal porto all’alta velocità ferroviaria, unite a una centralità geografica e a un sistema logistico che sta lentamente migliorando potrebbero restituire qualche chance alla Liguria. Profezia BETA: le attività produttive nel nostro territorio saranno suscettibili di sviluppo - comunque non eclatante - non prima del 2025. Le ragioni dei “profeti”: la nostra realtà è spesso lenta nei confronti di cambiamenti così sostanziali; il periodo tar- get sarebbe ieri, ma oggi siamo meno che all’ABC! Sulla produzione manifatturiera ci vuole digitale, digitale e ancora digitale...; il problema non è solo dovuto alla crisi e alla ripresa lenta, ma al fatto che il nostro Paese non ha una politica industriale. Se fossimo sicuri che entro due anni tutti avremo la banda larga, forse si potrebbero fare programmi di sviluppo più credibili; perché il territorio possa svilupparsi deve cambiare l’approccio della classe dirigente, superare la dimensione familiare e cominciare a ragionare con mentalità sinergica. La profezia finale più accreditata: le attività imprenditoriali di servizio alle imprese cresceranno nel breve-medio periodo e proseguiranno a ritmi sostenuti. Per quanto riguarda le attività manifatturiere se ne intravede uno sviluppo assai limitato e non rilevante prima del 2025/30. MOBILITÀ delle persone “Il declino dell’impegno nei confronti di un luogo è maggiore della fedeltà ad una azienda o a una professione” (Alvin Toffler). Già alla fine degli anni ’70 si parlava di “nuovi nomadi” sottolineando già allora come molte persone siano abituate a fare migliaia di chilometri alla settimana per ragioni di lavoro. Facilitare la mobilità negli ultimi 50 anni ha rappresentato la discriminante del successo. Infrastrutture adeguate, servizi efficienti, tecnologie avanzate stanno sempre facendo la differenza (Bologna e Milano e il Frecciarossa). Ma questo come si concilia con lo sviluppo della rete e degli strumenti di interconnessione? Con la possibilità di “viaggiare” in tutto il mondo, in quasi tutte le categorie del sapere e delle necessità professionali (prodotti, servizi, organizzazioni) standosene immobili in casa propria? Profezia ALFA: l’incremento della mobilità delle persone e i relativi vantaggi per il nostro territorio, si avranno solo nel lungo periodo. Prima del 2025/2030 la crescita sarà lenta. I primi segnali positivi non sono attesi prima del 2020/25. Le ragioni dei “Profeti”: l’insufficienza delle infrastrutture (Terzo Valico, Gronda, raddoppio linea ferroviaria ecc.) bloccherà per molto tempo la propensione alla mobilità; la gestione contemporanea in Liguria di 1) pendolarismo; 2) arrivi e partenze e 3) transiti è fortemente carente per sotto-infrastrutturazione e cattiva organizzazione; solo la realizzazione dei corridoi europei, previsti entro il 2030, favorirà realmente la mobilità; in Italia sono necessari cambiamenti culturali forti per accettare la mobilità come fatto “normale”; solo nel lungo periodo (prossima generazione) si accetterà il fatto che è necessario spostarsi laddove l’innovazione crea sviluppo per essene partecipi. Profezia BETA: L’aumento della mobilità delle persone quale fattore di cambiamento e sviluppo è già sensibile e positivo. Si verificherà una crescita forte già entro il 2020. Le ragioni dei “Profeti”: il trend è già alto e lo sviluppo demografico lo incentiva; l’aumento del benessere medio nel mondo favorirà la tendenza a spostarsi; le persone dotate di istruzione cercano posti dove realizzarsi; masse enormi si spostano sempre di più alla ricerca di lavoro; il lavoro è sempre meno stabile e limitato alla stessa località; le nuove tecnologie digitali alimentano il desiderio di spostarsi per turismo, cultura e per fare esperienze diverse; i mezzi di trasporto saranno sempre meno costosi. MOBILITÀ - Logistica e distribuzione delle merci Negli ultimi 10 anni, secondo uno studio UE, l’aumento di trasporto delle merci è stato superiore a quello del PIL e al resto dei trasporti, con inevitabile aumento delle emissioni di gas effetto serra e della congestione. In particolare è aumentata la distribuzione su strada per la maggiore flessibilità rispetto ad altri mezzi più ecocompatibili come ferrovie e navi. Nel contempo i vincoli tecnologici, dovuti alla tipologia di merce trasportata, e quelli economici, che favoriscano l’intermodalità, sono difficilmente superabili in tempi brevi. Alcuni studiosi sostengono che ci vorranno 30/40 anni. Altri pensano di meno, immaginando l’accelerazione dello sviluppo tecnologico dei mezzi di trasporto su strada e il miglioramento delle prestazioni, delle tecnologie e della competitività del sistema ferroviario. L’Europa da parte sua ha varato il programma Ten-T (Trans-European Network for Transport), finanziando i grandi corridoi europei e favorendo una legislazione che favorisce il trasporto intermodale. Negli USA sono allo studio percorsi ultraveloci di merci e persone (1200Km/h) in capsule di alluminio sparate dentro tubi di acciaio posati accanto a autostrade o su piloni. Profezia ALFA: Per quanto riguarda l’opportunità offerta da trasporti e servizi logistici Genova vivrà una situazione stagnante fino al quinquennio 2020/25. Solo allora inizierà a svilupparsi un trend mediamente positivo. Le ragioni dei “Profeti”: ritardi da vincoli difficili da eliminare (sistema portuale ligure, mancanza di infrastrutture, politica green dell’Europa e prevalenza della gomma); mancanza di tempi certi per le nuove infrastrutture e l’ammodernamento delle vecchie, la riforma del sistema burocratico, velocità nella digitalizzazione dei servizi; il tempo lungo di completamento dei processi di concentrazione degli operatori e il progressivo gigantismo dei vettori; l’aumento del Pil non avrà un automatico effetto moltiplicatore sui trasporti come nel passato; ci troviamo in una fase perdurante e strutturale di stagnazione/deflazione, con conseguente “calma piatta”, che continuerà per un lungo periodo; sono le infrastrutture che generano i traffici e non viceversa. Profezia BETA: già nel breve periodo Genova crescerà grazie allo sviluppo della logistica e della produzione di servizi connessi. A partire dal 2020, farà un ulteriore e sensibile salto di qualità. Le ragioni dei “Profeti”: il ruolo di Genova continua a essere strategico rispetto al nord industriale; il progressivo superamento della crisi incentiverà i trasporti; l’abbattimento dei costi di trasporto favorirà scambi e imprenditorialità; le nuove tecnologie digitali consentiranno di progettare un prodotto in un luogo e di realizzarlo ovunque. La profezia finale più accreditata: a Genova e in Liguria le attività imprenditoriali e i servizi connessi con la mobilità delle persone e la movimentazione delle merci cresceranno poco o saranno stagnanti fino al 2020, quindi si svilupperanno lentamente. Buone prospettive sono attese solo nel lungo periodo (2025/2030).l Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 13 L’INTERVISTA di Piera Ponta L’economista francese mette in guardia contro le conseguenze di una dottrina europea del rigore che sta mettendo a dura prova la stessa democrazia degli Stati membri. Jean Paul Fitoussi “ I Governi dell’Ue non si oppongono al Fiscal Compact per paura dello spread” Sacrifici inutili “ Per uscire dalla crisi ora occorre un programma di massicci investimenti pubblici in infrastrutture e nell’education” “ Per diminuire il debito pubblico in Europa stiamo distruggendo il capitale economico, sociale e ambientale” L’adesione al Fiscal Compact, il trattato dell’Unione europea entrato in vigore nel gennaio 2013 che stabilisce norme e vincoli validi per tutti gli Stati membri firmatari e che interviene, in particolare, sulla politica fiscale dei singoli Paesi, di fatto ha comportato la cessione di una fetta della loro sovranità economica alla stessa Ue. Secondo l’economista francese Jean Paul Fitoussi (ospite di Banca Passadore, lo scorso 19 novembre, per una tavola rotonda al Palazzo Ducale di Genova), la dottrina del rigore non ha finora raggiunto il principale obiettivo di ridurre il debito pubblico degli Stati membri; viceversa, sta portando allo smantellamento del Welfare: i governi, privati degli strumenti di politica monetaria, fiscale, industriale, possono solo seguire una strategia di competitività al ribasso, con conseguenti minori tutele sociali per i cittadini. Professore, può commentare i fatti di queste ultime settimane che hanno visto l’Italia (in buona compagnia con Francia e Belgio) in veste di “osservata speciale” della Commissione europea in merito al Fiscal Compact 2015? A prescindere dal via libera della Commissione ottenuto a fine novembre dall’Italia sulla Legge di Stabilità 2015 (che, peraltro, sarà soggetta a un riesame nel marzo Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 15 dell’anno prossimo), ho trovato folle la lettera inviata prima del vertice di Bruxelles dal Commissario Ue Jyrki Katainen a Italia e a Francia in merito all’obbligo di centrare il pareggio di bilancio nel 2015. È noto che quando la crescita è negativa, l’inflazione è zero o negativa, e questo fa crescere il disavanzo pubblico; ma se prendiamo questo pretesto per dire ai Paesi che hanno sfondato il tetto di essere più rigorosi, ci mordiamo la coda. Qual è il Suo giudizio sulla reazione dei Paesi interessati? I Governi dell’Ue non parlano a voce alta dei problemi europei e del Fiscal Compact per paura delle conseguenze sullo spread. In vista del vertice di Bruxelles, François Holland non ha organizzato, come gli avevo suggerito, un gruppo di pressione con altri Capi di Stato per cambiare le regole del Fiscal Compact, mentre Matteo Renzi non ha fatto seguire azioni all’altezza delle sue dichiarazioni. Ma non è tutta colpa della Merkel: in quella posizione di forza, qualunque altro Paese farebbe esattamente come la Germania. Il punto è che l’Europa nasconde il problema politico, ovvero la volontà della Germania di essere leader degli altri Paesi, dietro il problema economico. Ogni anno speriamo che sia quello buono, quello della ripresa economica. E invece la crisi non demorde. Le imprese chiudono, la disoccupazione aumenta. Come uscirne? Nel 2013 avevo previsto, sbagliando, per troppo ottimismo, che la crisi sarebbe finita nel 2014. Pensavo che, arrivati al punto massimo della deflazione, con livelli di disoccupazione al top in Grecia, in Francia, in Italia e in Spagna, la politica economica europea sarebbe cambiata, e invece... Adesso occorre un programma di massicci investimenti pubblici in infrastrutture e nell’education. La teoria neo-keynesiana, in questo momento, ha delle ricette da proporre. Non bisogna essere un premio Nobel per capire che quando non si fanno investimenti, le famiglie non hanno denaro per arrivare a fine mese e la disoccupazione è alta, tagliare il “welfare state” è follia. Con Jo- 16 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 seph Stiglitz sto studiando un nuovo approccio al problema mettendo al centro la sostenibilità. Nel mio libro “Il teorema del lampione” ho dimostrato che quando la politica ricerca una sostenibilità parziale, fallisce sempre; l’Europa mira alla sostenibilità del debito pubblico, senza rendersi conto che, così facendo, si rende insostenibile l’economia nel suo insieme di capitale e di debito. Per diminuire il debito pubblico di un punto stiamo distruggendo il capitale economico, sociale e ambientale; non guardiamo ai problemi della gente e trascuriamo beni intangibili come la democrazia: finiremo col pagarne le conseguenze politicamente, con l’affermazione di movimenti antidemocratici. Se potessimo “misurare” le perdite in capitale umano e capitale sociale, capiremmo che le politiche sostenute oggi dall’Ue sono totalmente sbagliate. Se la crescita giova solo all’1% della popolazione, che senso ha? Insieme alle cifre della crescita bisogna dare anche quelle della disuguaglianza, per capire, appunto, se la crescita è funzionale per tutti. Stiglitz ed io stiamo lavorando proprio a questi dati, con il supporto dei maggiori istituti di statistica internazionali. La seconda tappa sarà misurare il capitale umano e sociale: lo si potrà fare tenendo in considerazione, tra i vari fattori, la perdita degli anni scolastici o l’abbandono degli spazi pubblici di ritrovo. Qual è lo scenario in cui ci si muove, oggi, in Europa? Oggi è come essere nel dopoguerra. Gli Stati Uniti hanno investito molto denaro, il loro disavanzo pubblico ha superato il 12% del Pil, mentre in Europa piangiamo se tocchiamo il 3%. Non dobbiamo avere paura del disavanzo pubblico, che non è un debito del Paese, ma è costituito dal debito di una parte della collettività (il settore pubblico) verso un’altra parte della stessa collettività (soggetti esterni al settore pubblico, come famiglie, imprese...). Non è sostenibile, invece, la situazione dove il tasso di interesse è zero o negativo, perché questo significa che il costo del capitale è molto basso. In queste condizioni, se la crescita dovesse riprendere, sarà una crescita senza occupazione, perché il basso costo del capitale non favorirà la ricerca di remunerazione in attività imprenditoriali.l DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS fisco L’incertezza delle tasse Ogni anno, il tax gap ammonta in media a 91 miliardi di euro. Complice una normativa fiscale che i giudici contabili hanno definito “contraddittoria e mal coordinata”. ANDREA BOLLA Al presidente degli Stati Uniti Benjamin Franklin viene attribuita la celebre frase secondo cui nella vita solo due cose sono certe: la morte e le tasse. Franklin è morto, ma se fosse vissuto in Italia avrebbe senz’altro nutrito più dubbi riguardo la parte finale della sua affermazione. Nel nostro Paese, infatti, il binomio fisco-certezza è tutt’altro che scontato. Secondo le più recenti stime dell’Agenzia delle entrate ogni anno mancano all’appello, in media, 91 miliardi di euro di gettito fiscale; a tanto ammonta il cosiddetto “tax gap” e cioè la differenza tra ciò che lo Stato effettivamente incassa e ciò che, invece, dovrebbe incassare, in un ipotetico sistema fiscale perfetto, dove non esistono evasori, nessuno sbaglia nell’interpretare le norme tributarie e tutti dispongono di abbastanza denaro per assolvere puntualmente al loro dovere di contribuenti. È ovvio che cercare di colmare il tax gap è un bene per tutti. Significa, in sostanza, recuperare le somme indebitamente sottratte alla collettività, rendere più chiare le norme tributarie e migliorare la situazione economica generale. Tutti obiettivi ampiamente condivisibili, ma che possono essere raggiunti solo attraverso una riforma culturale e normativa profonda, una riforma fiscale, per la quale, come ha avuto modo di ricordare il Commissario agli affari economici dell’UE, Pierre Moscovici il 28 novembre scorso: “il tempo che resta non può essere perso”. Di tempo per riformare se ne è perso fin troppo. La riforma strutturale del fisco è stata procrastinata per anni e anche interventi più limitati, promessi dalla politica, raramente sono stati portati a termine. Si pensi, ad esempio, alla piena deducibilità dall’imposta sul reddito delle socie- 18 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 tà dell’IMU pagata per gli immobili produttivi: una promessa mantenuta al 20%. Oggi con un tasso di disoccupazione ai massimi storici (13.2%, secondo la rilevazione Istat di ottobre 2014) i consumi fermi e gli investimenti a picco (rispettivamente 0% e -1% nel terzo trimestre 2014), c’è chi sostiene che manchino le risorse economiche per manovre di ampio respiro, ma è bene chiarire che la difficile congiuntura che viviamo non è e non può divenire una scusa per non riformare, perché le prospettive di ripresa dell’economia sono inscindibilmente legate alla risoluzione delle grandi questioni fiscali che affliggono le imprese diminuendone la produttività e la capacità occupazionale. Sul quando e sul dove agire si è discusso molto. L’unanime consenso politico sulla necessità di rendere il sistema fiscale “più equo, trasparente e orientato alla crescita”, ha impiegato più di 2 anni, 3 governi e 2 parlamenti per condensarsi nell’approvazione, l’11 marzo 2014, della legge delega in materia fiscale. Trascorsi 9 mesi dall’approvazione della delega, i provvedimenti attuativi presentati dal governo sono ancora solo 3 e di questi in Gazzetta Ufficiale ne è stato pubblicato uno: il decreto legislativo n. 175/2014 in materia di semplificazione fiscale e dichiarazione dei redditi precompilata che, sebbene opportuno, riprende gran parte del suo contenuto da un provvedimento già definito ben 16 mesi orsono! (molte disposizioni del d.lgs erano incluse in un disegno di legge in materia di semplificazioni fiscali che Confindustria ha contribuito a elaborare e che, una volta presentato in Parlamento il 23 luglio 2013, si è inesorabilmente arenato). Se si considera che le azioni di semplificazione recentemente intraprese SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO sono riforme a costo zero, appare ancor più lampante, ma meno comprensibile, l’estenuante lentezza con cui si sta procedendo. Mancano ormai poco più di 3 mesi al termine della delega (scadrà il 26 marzo 2015) e urge una accelerazione decisa dei lavori, soprattutto per temi cruciali come la codificazione del principio di abuso del diritto, la revisione del sistema sanzionatorio, la disciplina del raddoppio dei termini di accertamento, la manutenzione della fiscalità internazionale; tutti punti che le imprese hanno particolarmente a cuore ma che non sono stati ancora affrontati pubblicamente, sebbene vengano discussi in consessi ristretti, ai quali, nostro malgrado, i rappresentanti del mondo produttivo non hanno accesso. È fresca la memoria di provvedimenti che nel concitato tentativo di reperire risorse hanno focalizzato l’attenzione esclusivamente sugli aspetti patologici del fisco, riversando complessità sulle imprese sane. Garantire, oltre alla rapidità, la massima trasparenza e condivisione nei lavori di attuazione della delega fiscale sarebbe il miglior modo per rassicurare che le nuove norme portino solo tutele e certezze e non costi e burocrazia ad un sistema che cerca disperatamente di uscire dalle secche della crisi. Il modo disorganico di legiferare in materia tributaria è stato ripreso recentemente anche dalla Corte dei Conti in un’indagine, pubblicata lo scorso novembre, sugli effetti dei controlli fiscali sulla “tax compliance” dei contribuenti. I giudici contabili nell’analizzare l’efficacia della normativa fiscale degli ultimi 40 anni l’hanno definita «... contraddittoria e mal coordinata, adottata sulla spinta di emergenze contingenti e quasi mai inquadrata in una strategia di lun- go periodo di contrasto all’evasione fiscale». L’osservazione della Corte coglie una realtà che le imprese ben conoscono e che Confindustria rappresenta in tutte le sedi istituzionali: la mancanza di una strategia di fondo mirata al contrasto degli illeciti e la confusione imperante nel sistema fiscale hanno dato vita nel tempo a un’azione spesso arbitraria da parte dei verificatori fiscali. I controlli sui contribuenti, che per semplici ragioni di equità dovrebbero essere ispirati alla massima uniformità sul territorio, hanno finito con il dare vita a vere e proprie “specialità regionali”. Si è sviluppato un pervicace attaccamento a fattispecie per le quali l’indicazione di quale sia il comportamento corretto da tenere è confusa, datata o del tutto assente. Si pensi, solo per fare alcuni esempi, alle sempre più numerose contestazioni in materia di prezzi di trasferimento, prova della cessione intracomunitaria, antieconomicità di operazioni con Paesi black-list, esterovestizione, stabile organizzazione occulta ecc. Si corre il rischio concreto di esasperare un clima di strisciante diffidenza che va a detrimento del sistema economico nel suo complesso. La lotta all’evasione è un dovere che le imprese sane sostengono con forza, ma deve essere condotta con cognizione di causa, in modo mirato, senza lasciarsi guidare da orientamenti demagogici. Occorre, come precisa la delega fiscale (articolo 3), studiare il fenomeno nei dettagli per colpirlo duramente dove si manifesta in maniera più diffusa. Le imprese sane chiedono chiarezza e stabilità nei rapporti con il fisco a tutti i livelli. Servono segnali positivi sul territorio, per intenderci, qualcosa di estremamente diverso dalla fuorviante superficialità con cui sono stati gestiti i rapporti con le imprese in occasione della sospensione dei versamenti per gli eventi alluvionali che hanno colpito la Liguria nei mesi scorsi. Come ha avuto modo di ricordare recentemente la direttrice dell’Agenzia delle entrate Rossella Orlandi «occorre il coraggio di cambiare» stipulando «un nuovo patto di fiducia tra imprese, consulenti e amministrazione finanziaria» che consenta di passare da una normativa sui controlli a una incentrata su sviluppo e concorrenza, superando le norme «antievasione per “principio”, che imbrigliano le società e non favoriscono i controlli». Non possiamo che essere d’accordo con lei. Confindustria non farà mancare il suo impegno per migliorare il rapporto fisco-imprese, offrendo la massima disponibilità a collaborare sui processi legislativi, come sul fronte amministrativo su cui, grazie a un canale di comunicazione costante, sono già state avviate e promosse con l’Agenzia delle entrate diverse utili iniziative: dagli incontri congiunti sul territorio, al progetto pilota di adempimento collaborativo per i grandi contribuenti, fino al più recente tavolo di confronto sul “transfer pricing”, che prenderà avvio nei prossimi giorni. Serve uno sforzo da parte di tutti per cambiare, solo così, anche in Italia, potremmo tornare a guardare il fisco come sinonimo di certezza.l Andrea Bolla è presidente del Comitato tecnico per il Fisco di Confindustria Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 19 DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS fisco Tax compliance L’impegno dell’Agenzia delle Entrate per superare la contrapposizione tra Fisco e Contribuenti, privilegiando un modello innovativo fondato sulla cooperazione. ALBERTA DE SENSI Non è facile parlare di Fisco in un momento di difficoltà economica quale quello attuale: i recenti dati sulla congiuntura della Liguria, così gravemente provata non solo nel territorio ma finanche nel proprio tessuto produttivo dalle eccezionali avversità atmosferiche cui abbiamo assistito, evidenziano ancora segni negativi, pur se con qualche aspettativa di miglioramento. Eppure sono convinta che quelli della giusta imposizione, della lotta all’evasione fiscale, del dovere di tutti di assolvere ai propri doveri fiscali siano argomenti importanti su cui riflettere anche in questi frangenti. Ciò vale senza dubbio per le Istituzioni, ma ritengo anche per i Cittadini. Stime e analisi autorevoli ancora di recente hanno confermato che il fenomeno dell’evasione fiscale assume in Italia dimensioni purtroppo molto ampie. Eppure non sempre si presta adeguata attenzione alle conseguenze economiche che l’evasione comporta. Il contribuente che evade le imposte dal suo comportamento scorretto non ottiene solo un beneficio in termini di risparmio finanziario, ma riuscendo a offrire i propri beni o servizi a un prezzo più basso rispetto a quello praticato dagli operatori onesti, va a conquistare a loro scapito quote di mercato. Inoltre, il mancato gettito per lo Stato si traduce in un inasprimento della pressione tributaria per i soggetti in regola, amplificando così gli effetti distorsivi. Diventerebbe allora più semplice parlare di Fisco qualora fosse condivisa questa profonda verità: che contrastare l’evasione fiscale significa in primo luogo tutelare gli operatori economici sani e la loro potenzialità competitiva, incentivando - non deprimendo - l’iniziativa privata. La lotta 20 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 all’evasione va vista come mezzo di promozione della crescita economica del Paese, di ripristino dell’equità sociale, di riaffermazione di quei principi di solidarietà e legalità sui quali si fonda il “patto” tra Stato e cittadini sancito nella nostra Carta costituzionale. Ecco allora che emerge la necessità da un lato di una solida azione di deterrenza, di contrasto agli illeciti (al fine di intervenire in chiave strutturale sul fenomeno dell’evasione), dall’altro di un percorso di miglioramento del rapporto fra Fisco e Contribuenti. Consapevoli di ciò, nonché del ruolo delicato che ci è affidato nello sviluppo dell’“etica fiscale”, il cammino che come Agenzia delle Entrate abbiamo intrapreso in questi anni ha un obiettivo ambizioso: contrastare gli illeciti allo scopo di favorire l’adempimento spontaneo degli obblighi fiscali. Nel contrasto degli illeciti fiscali stiamo puntando all’accrescimento dell’efficacia dei controlli così da essere di reale sostegno alla “compliance” dei contribuenti. Ciò significa, da un lato, un uso sistematico e selettivo delle informazioni che il potenziamento e la integrazione delle banche dati ci mette a disposizione; dall’altro, una maggiore incisività nel contrasto dei fenomeni fraudolenti attuato anche attraverso un più intenso scambio di dati con le Amministrazioni fiscali di altri Paesi. In questo impegno soccorrono certamente i provvedimenti di semplificazione approvati di recente o in corso di approvazione nella Legge di stabilità e nella Delega fiscale: minori adempimenti per i contribuenti (penso al “730 precompilato”, alla velocizzazione delle richieste di rimborso IVA, ma anche alle semplificazioni riguardanti la fi- SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO scalità internazionale e alla razionalizzazione dei regimi contabili) significa per noi maggiori risorse da destinare ai controlli sostanziali, al recupero degli imponibili effettivamente sottratti alla tassazione. La semplificazione, se attuata con convinzione, sono certa che ci aiuterà anche a instaurare un diverso rapporto tra Fisco e Contribuenti, permettendo di superare il modello tradizionale che li vede contrapposti, l’uno controllore, l’altro controllato. Condivido l’opinione che vada piuttosto privilegiato un modello innovativo fondato sulla cooperazione, in linea con analoghe esperienze avviate con successo in altri Paesi. Certo, ciascuno nel suo ruolo, ma pensando a come prevenire prima di dovere essere costretti a reprimere. Ecco che allora ci rivolgiamo ai contribuenti - anche a quelli che in passato hanno disatteso il patto fiscale con lo Stato - in ottica di “disclosure”, in un contesto cioè di rinnovata collaborazione. Questo nuovo atteggiamento dell’Agenzia, così fortemente voluto dal Direttore dell’Agenzia, Rossella Orlandi, richiede però ponderate riflessioni anche al contribuente: per costruire un nuovo rapporto di fiducia del resto occorre essere impegnati tutti, non basta la volontà di una sola delle parti. Queste considerazione debbono spingere a un confronto culturale nuovo sui temi della fiscalità, della solidarietà sociale, della cooperazione. Un confronto che porti a creare relazioni virtuose tra i vari settori economici, così da attivare un circolo anch’esso virtuoso tra attori sociali, istituzioni e comunità. Qui in Liguria lo stiamo sperimentando con iniziative condivise con Istituzioni, Ordini, Associazio- ni professionali o di categoria: penso alla collaborazione con i Comuni nell’accertamento delle imposte erariali (attività che ci vede assieme al Comune di Genova tra i primi in Italia), agli Osservatori istituiti per il potenziamento dei servizi e per la gestione della mediazione tributaria; ma anche al confronto che abbiamo voluto aprire sulla fiscalità immobiliare e sui temi legati al mondo del no profit. Stiamo cercando, insomma, di immaginare processi di sviluppo sociale ed economico basati sulla qualità delle relazioni che si instaurano tra i diversi attori territoriali, tra le Istituzioni e gli Operatori, tra Pubblico e Privato, per richiamare la tradizionale distinzione. Per questo occorrono regole chiare, trasparenti, e soprattutto un impegno condiviso a che esse vengano attuate e rispettate. Solo da una relazione così strutturata potranno attivarsi percorsi di sviluppo in grado di coniugare crescita economica e partecipazione sociale, equità e compliance fiscale. Allora, per concludere: il perseguimento della “tax compliance”, vale a dire di un livello ritenuto soddisfacente di adempimento spontaneo degli obblighi tributari, richiede una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti. Per parte nostra, ci si impone anche riflessioni attente e decisioni equilibrate, così da individuare obiettivi e indirizzi chiari, da concretizzare poi in azioni che siano percepite come incisive, efficaci, eque. L’Agenzia delle Entrate è pronta e attrezzata per questa sfida, decisiva per il nostro Paese.l Alberta De Sensi è Direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate della Liguria Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 21 DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS fisco Patent box all’italiana Non è un incentivo alla ricerca, ma una mossa difensiva in un contesto di competizione fiscale. Il dibattito sulla Legge di stabilità si è concentrato principalmente sugli interventi con maggiore impatto finanziario: il rinnovo del bonus degli 80 euro, la riduzione dell’Irap, l’anticipo del Tfr, la decontribuzione per i neoassunti. Nel campo delle imposte vi sono tuttavia alcune novità che meritano attenzione, anche se produrranno effetti finanziari di minor rilievo. Rientra fra queste il nuovo regime opzionale dei proventi derivanti dall’utilizzo dei beni immateriali. Il nuovo regime garantisce in primo luogo un’esenzione parziale dalle imposte dirette e dall’Irap del reddito derivante dalla concessione o utilizzo diretto di beni immateriali (opere dell’ingegno, marchi, brevetti) da parte di imprese (società di capitali, società di persone, imprese individuali). L’esenzione crescerà gradualmente (30 per cento nel 2015, 40 per cento nel 2016), per stabilizzarsi al 50 per cento a regime. Per le società di capitali l’esenzione del 50 per cento del reddito ridurrà il carico fiscale complessivo di Ires e Irap dal 31,4 al 15,7 per cento. In aggiunta a quella parziale sul reddito, il regime opzionale prevede l’esenzione delle plusvalenze derivanti dalla cessione dei beni immateriali, a condizione che almeno il 90 per cento del corrispettivo della cessione sia reinvestito nella manutenzione o nello sviluppo di altri beni immateriali, prima della chiusura del secondo periodo d’imposta successivo alla vendita. Il regime agevolato è soggetto a una serie di limiti. L’opzione è possibile solo se l’impresa svolge attività di ricerca, anche mediante contratti stipulati con università ed enti di ricerca. Non tutto il reddito gode dell’esenzione, ma solo la quota data dal rapporto fra tra i costi sostenuti per il mantenimento, l’accrescimento e lo sviluppo dell’intangibile e i costi di produzione del bene (la precisa definizione degli elementi di tale rapporto è demandata a un futuro decreto). Infine, sono esclusi dall’agevolazione i marchi esclusivamente commerciali. 22 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 GIAMPAOLO ARACHI Nella relazione tecnica, il costo complessivo dell’agevolazione è indicato in circa 140 milioni di euro a regime. Ma si tratta di una stima che sconta grandi margini d’incertezza essendo basata su dati indiretti e ipotesi non immediatamente verificabili. Quali sono le motivazioni della nuova agevolazione? Si tratta di un tentativo di stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo? Forse, ma non sarebbe lo strumento più efficiente. L’interpretazione più convincente è invece che si tratti di una mossa difensiva rispetto alle scelte operate da altri paesi. La detassazione dei redditi prodotti dai beni immateriali non è una novità in ambito internazionale. Negli ultimi anni questi regimi, noti come patent box, si sono diffusi rapidamente in Europa, dove sono presenti in Belgio, Francia, Olanda, Spagna e Regno Unito. L’interpretazione comune è che la patent box sia uno strumento di competizione fiscale in un contesto in cui i beni immateriali hanno assunto un ruolo centrale nell’attività delle multinazionali. La detassazione dei redditi prodotti dai brevetti premia l’attività di ricerca con un grande ritardo (il processo che porta ai brevetti può durare diversi anni) e solo nel caso cui abbia successo. Si tratta quindi di un incentivo meno efficace rispetto ad altri strumenti, quali i crediti d’imposta. La stessa Legge di stabilità attiva crediti d’imposta per le imprese che aumentino le spese per ricerca e sviluppo rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Con il credito d’imposta l’impresa riceve un beneficio immediato e trasferisce una parte del rischio allo Stato che concede lo sconto fiscale anche alle attività che non produrranno risultati in futuro. Un ulteriore limite della detassazione come incentivo alla ricerca e sviluppo è che produce nei primi anni di applicazione, un puro trasferimento di ricchezza dalla collettività ai soggetti che possiedono beni immateriali. Questi beni sono il frutto di attività già svolte e che quindi non potranno essere influenzate dall’incentivo. I loro possessori ricevono quindi uno sconto incondizionato. SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO Per ottenere il credito d’imposta le imprese devono invece aumentare la spesa in ricerca e sviluppo. Se la detassazione del reddito dei beni immateriali è uno strumento per stimolare gli investimenti in ricerca che sconta questi limiti, perché non rinunciarvi per rendere più generoso il credito d’imposta? Si potrebbe rispondere che il regime opzionale non mira in realtà a incentivare la ricerca, ma piuttosto lo sfruttamento economico di marchi e brevetti. In effetti, l’agevolazione è limitata al rapporto tra i costi per mantenimento e lo sviluppo e i costi di produzione del bene immateriale. Ma quale sarebbe in questo caso la giustificazione? Perché queste attività dovrebbero essere incentivate? Dovremmo ritenere che le imprese che posseggono tali beni non li sfruttino adeguatamente. Per quale motivo? Occorre poi tenere conto che a fronte di benefici difficili da definire, il regime opzionale crea una serie di delicati problemi di applicazione, che ruotano intorno alla determinazione dell’effettivo reddito attribuibile al bene immateriale, in particolare quando questo sia utilizzato direttamente nell’attività di impresa e quando quest’ultima sia parte di un gruppo industriale. In questi casi, la norma prevede che il contributo economico apportato da tali beni alla produzione del reddito complessivo venga determinato in via preventiva e in contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate attraverso una procedura di ruling. Motivazioni più forti per l’introduzione della patent box in Italia possono essere individuate guardando al contesto internazionale. I nuovi modelli di business che si sono sviluppati negli ultimi anni assegnano ai beni immateriali un ruolo cruciale. E tuttavia tali beni, a differenza dei capannoni e dei macchinari, possono essere spostati da uno Stato all’altro con relativa facilità. Non sorprende quindi che i singoli paesi subiscano una forte pressione a ridurre le aliquote per indurre le multinazionali a localizzare presso di loro i brevetti e i relativi redditi o per evitare che le proprie imprese decidano di spostare i beni immateriali all’estero. Esemplare da questo punto di vista è l’esperienza dell’Irlanda che negli ultimi anni è diventato il luogo privilegiato per la localizzazione dei beni immateriali delle multinazionali americane. Queste imprese hanno sfruttato alcune incoerenze fra i sistemi fiscali statunitense e irlandese per ridurre le imposte ben al di sotto del già basso 12,5 per cento dell’imposta societaria irlandese, utilizzando una strategia nota come “double Irish”. A seguito delle pressioni della Commissione europea l’Irlanda ha deciso di porre dei rimedi al “double Irish”, ma ha contemporaneamente annunciato l’intenzione di introdurre una patent box con l’obiettivo dichiarato di attrarre nuovi investimenti diretti esteri. La patent box contenuta nella Legge di stabilità appare quindi soprattutto come una mossa difensiva del nostro paese per ridurre gli incentivi delle imprese italiane a delocalizzare i beni immateriali. È tuttavia evidente che difficilmente il nuovo regime produrrà un effetto attrattivo. Questo non solo perché le patent box offerte da altri paesi continueranno ad avere aliquote significativamente più basse e condizioni meno restrittive, ma soprattutto perché la costruzione di un sistema fiscale più efficiente non può essere affidata a interventi sporadici e va inserita in una strategia complessiva. In parte, una strategia di questo tipo era stata tracciata con la delega fiscale approvata a febbraio, la cui attuazione procede tuttavia con una lentezza preoccupante. Mancano poco più di tre mesi alla scadenza dei decreti legislativi. Sarebbe veramente grave non sfruttare adeguatamente questa occasione.l Questo articolo è stato pubblicato su lavoce.info il 18 novembre scorso Giampaolo Arachi è professore di finanza pubblica all’Università del Salento e docente dell’Università Bocconi di Milano presso il Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 23 DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS fisco Fiscalità energetica Il diverso carico fiscale che incide sul prezzo finale dei prodotti energetici e dell’elettricità, dovuto alla mancanza di una normativa europea, può avere effetti distorsivi sul funzionamento del mercato interno dell’Ue. di AMEDEO ROSATELLI I mercati energetici europei stanno attualmente vivendo una fase di delicata transizione determinata dal radicale cambiamento di scenario rispetto al contesto in cui erano nati in base alle liberalizzazioni iniziate nel corso degli anni 90. Le principali cause di tale mutamento sono: a) a contrazione dei consumi energetici conseguenti agli effetti della perdurante fase recessiva dell’economia; b) lo sviluppo della politiche di decarbonizzazione realizzato per mezzo dell’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Tutti i Paesi Europei, ognuno con le sue specificità, sono interessati da questo processo di profonda trasformazione dei sistemi energetici nazionali in un contesto Europeo che, comunque, è fortemente focalizzato sullo sviluppo di un Mercato Unico dell’energia. In tale contesto esiste una piena consapevolezza che anche le differenze in materia di fiscalità energetica possono concorrere a determinare divari nei costi energetici all’interno del mercato europeo. Infatti, nonostante le numerose Direttive che si sono succedute sull’argomento la normativa non ancora è completamente armonizzata a livello europeo e pertanto il carico fiscale, che incide sostanzialmente sul prezzo finale dei prodotti energetici e dell’elettricità, continua ad essere caratterizzato da forti differenze tra i diversi paesi con po- 24 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 tenziali effetti distorsivi sul corretto funzionamento del mercato interno dell’UE. È del resto opinione condivisa a livello comunitario che il mercato unico dell’energia non si realizza solo con l’incremento delle interconnessioni fisiche ma anche con l’omogeneizzazione delle regole. E ciò vale anche per quanto rigurda la fiscalità energetica. A tale proposito, il 13 aprile 2011 è stata presentata dalla Commissione Europea una proposta di modifica della Direttiva 2006/93/CE, che definisce le linee generali di una riforma del quadro comunitario per la tassazione energetica. Nel quadro attualmente in vigore sono definiti a livello europeo i livelli minimi di tassazione e l’ambito di applicazione delle agevolazioni ed esenzioni previste per i prodotti energetici usati - carburante per i motori e combustibile per gli usi termici e la produzione di energia elettrica. Come già riportati, i due obiettivi principali di tale proposta di revisione sembrano essere: il perseguimento, anche attraverso la fiscalità energetica degli obiettivi di decarbonizzazione a livello comunitario; la riduzione delle distorsioni nel mercato interno dell’energia derivanti dalla fiscalità energetica. Deve essere altresì evidenziato che i tempi di approvazione di tale proposta di revisione appaiono comunque molto lunghi per la difficoltà di trovare un accordo che preservi le esigenze erariali di ciascun paese nonché le fonti SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO Fiscalità e cave Contributo sull’estratto e canoni demaniali La legge regionale n. 5 aprile 2012 n. 12 “Testo unico sulle attività estrattive” all’articolo 14 definisce gli importi del contributo sul materiale estratto: tali importi sono superiori fino a tre volte tanto rispetto a quelli richiesti dai Comuni di altre Regioni limitrofe. Per fare un esempio: in Liguria il contributo su un metro cubo di aggregati da cave di monte ammonta a 1,475 euro, contro i 0,46 euro dell’Emilia Romagna o i 0,49 euro della Lombardia. Si rende necessario, quindi, ai fini della sopravvivenza delle imprese del settore, un abbassamento del contributo sull’estratto, affinché le condizioni economiche liguri siano analoghe e non peggiorative rispetto a quelle dei territori confinanti: una situazione che oggi determina perdita di competitività per il sistema regionale, per non parlare delle conseguenze ambientali (aumento emissioni in atmosfera, traffico, ecc.). Inoltre sarebbe utile, in questa fase congiunturale, che il contributo dovuto sul materiale estratto potesse essere corrisposto anche tramite prestazione diretta di opere edilizie e urbanistiche comunali, energetiche prevalenti a livello dei singoli Stati Membri. Alcuni dei principi contenuti delle bozze di revisione della Direttiva a livello Europeo trovano conferma in Italia nella legge 11 marzo 2014, n. 23 che conferisce una delega al Governo per la realizzazione di un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita, da attuare entro dodici mesi. Nello specifico, l’art. 15 di tale Delega prevede tra l’altro la revisione della disciplina delle accise sui prodotti energetici anche in funzione del contenuto di carbonio, come previsto dalla proposta di Direttiva del Consiglio europeo in materia di tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità. In relazione alla destinazione del gettito, la Delega ha specificato che le risorse dovranno essere finalizzate anche alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonioe al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili. Al fine di non penalizzare, sotto il profilo della competitività, le imprese italiane rispetto a quelle europee, l’entrata in vigore delle disposizioni riguardanti la fiscalità ambientale sarà coordinata con la data di recepimento della disciplina armonizzata decisa a livello europeo in materia di fiscalità energetica e ambientale. È evidente l’orientamento di tale normativa finalizzata a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili. Tali obiettivi non devono essere realizzati a consentendo, da una parte, il risanamento di situazioni critiche che il Comune interessato non potrebbe affrontare per mancanza di fondi; dall’altra, la possibilità per l’azienda di evitare esborsi economici e di impiegare, invece, i propri mezzi e competenze. In alcuni casi, i piani di coltivazione approvati prevedono interventi sui corsi d’acqua, a condizione che siano garantiti, per ogni fase attuativa del programma medesimo, l’adeguato deflusso delle acque e la funzionalità idraulica. Per questa attività, regolarmente autorizzata, dove sia necessaria una concessione del demanio idrico, è prevista una ulteriore tassa, di cui all’articolo 101 della legge regionale 21 giugno 1999, n. 18. (Adeguamento delle discipline e conferimento delle funzioni agli enti locali in materia di ambiente, difesa del suolo ed energia) e successive modificazioni: è necessario che il contributo sull’estratto sia comprensivo di tutti gli ulteriori oneri in capo a un’attività estrattiva, anche quelli derivanti da concessione del demanio idrico. info: [email protected] danno però delle attività manifatturiere, soprattutto quelle cosiddette “energy intensive”, che sono state oggetto di specifiche misure di sostegno in materia di fiscalità energetica con l’art. 39 del D.L. n. 83 del 22 giugno 2012. Tali misure sono peraltro coerenti con quanto comunque previsto all’art. 17 dalla Direttiva attualmente in vigore e già attuato a sostegno dei settori manifatturieri ad elevata intensità energetica dagli altri paesi europei. A fronte di tali obiettivi, principalmente di tipo ambientale, la Legge Delega contiene anche all’art 13 un importante obiettivo di semplificazione degli adempimenti e razionalizzazione delle aliquote. Il tema della semplificazione amministrativa è attualmente percepito dal settore industriale come di fondamentale importanza e Confindustria è fortemente impegnata su tali attività mediante alcuni gruppi di Lavoro, con funzione consultiva e propositiva nei confronti sia dei Ministeri competenti (Finanze e Sviluppo Economico) sia dell’Agenzia delle Dogane. A tale proposito, un argomento particolarmente sollecitato dalle aziende è quello del coordinamento a livello nazionale nell’interpretazione e nell’applicazione della normativa da parte dei differenti uffici finanziari presenti sul territorio, anche al fine di limitare al massimo la duplicazione di adempimenti e procedure che risultano spesso particolarmente onerosi per i soggetti Interessati.l Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 25 DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS fisco IVA e immobili Approfondimenti sull’applicazione dell’imposta su locazione e compravendita dei fabbricati. ROBERTO MINETTI A ragione del gettito fiscale che ruota intorno all’edilizia e al suo indotto, il comparto IVA del settore immobiliare, che in particolare dal 2006 è stato oggetto di revisioni e aggiustamenti dettati anche da esigenze di cassa, sembra aver raggiunto, a distanza di più di due anni dal D.L. 83 del 22 giugno 2012, una fase di perdurante stabilità. Con l’articolo 9 di tale Decreto, che ha modificato i numeri 8, 8-bis) e 8-ter) del primo comma dell’articolo 10, D.P.R. 633/72, si è inteso in sostanza stemperare la previsione di generalizzata esenzione IVA delle locazioni e compravendite immobiliari, che continua a costituirne il regime “naturale”, ampliando i casi in cui queste possono - attraverso l’esercizio di opzione - essere assoggettate a imposta. Nel contempo, è stata abbandonata la rigida impostazione che obbligava i cedenti e locatori di fabbricati strumentali ad applicare l’imposta a cessionari e locatari privi del diritto alla detrazione IVA o con pro rata di detraibilità inferiore al 25%, come nel caso, per esempio, di banche e assicurazioni o di soggetti che non agiscono nell’esercizio di impresa, arti o professioni. Con la finalità di risolvere i dubbi interpretativi conseguenti agli intrecci di casistiche, prime fra tutte quelle generate dalle differenti classificazioni degli immobili, il provvedimento è stato oggetto di ampia disamina da parte dell’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 22/E del 28 giugno 2013. Preliminarmente appare pertanto necessario ricondursi alle definizioni di fabbricato abitativo, strumentale per natura, e di imprese costruttrici, distinguendole da quelle di puro ripristino degli immobili. La distinzione abitativo/strumentale per natura prescinde dall’uso (destinazione) che dell’immobile viene fatto, si fonda quindi sulla classificazione che è stata attribuita catastalmente in applicazione del Regolamento n. 1142 risalente al lontano 1º dicembre 1949: sono abitativi i fab26 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 bricati classificati o classificabili nel gruppo catastale “A”, con l’eccezione della categoria A/10 (uffici); sono strumentali per natura i fabbricati appartenenti ai gruppi catastali da “B” ad “E” e quelli di categoria A/10. Sono imprese costruttrici ai fini dell’applicazione della normativa in esame quelle che, anche solo occasionalmente, realizzano i fabbricati con mezzi propri o avvalendosi di imprese terzi, e che in quanto tali sono titolari dell’autorizzazione a costruire. A differenza delle prime, quelle di ripristino eseguono sul fabbricato appositamente acquistato, direttamente o appaltandoli a imprese terze, gli interventi di valorizzazione edilizia riconducibili all’articolo 31, primo comma, lettere c), d) ed e) della Legge 457 dell’agosto 1978, generalmente con lo scopo della rivendita. Si tratta di: lettera c), interventi di restauro e risanamento conservativo che, in estrema sintesi, mantenendo immutata la struttura dell’immobile, ne consentono il ripristino della funzionalità o l’adeguamento degli impianti alle mutate esigenze e normative; lettera d), interventi di ristrutturazione edilizia, ossia quelli di trasformazione parziale o complessiva dell’immobile, con l’eventuale inserimento di nuovi impianti ed elementi; lettera e), interventi di ristrutturazione urbanistica, che sono volti a modificare il tessuto urbanistico, non limitandosi al singolo fabbricato ma al contrario intervenendo su isolati e relative opere di urbanizzazione. Con questa premessa, le locazioni di fabbricati sia abitativi sia strumentali sono, per regola generale, esenti da IVA ma è ammesso mediante opzione espressa in sede contrattuale l’assoggettamento del canone ad imposta, con l’espletamento delle formalità di comunicazione all’Agenzia delle Entrate di cui al Provvedimento n. 2013/92492 del 29 luglio 2013. Trattandosi di fabbricati abitativi l’opzione - che nella fattispecie comporta l’assoggettamento SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO del canone di locazione a IVA al 10% - è però riservata alle sole imprese costruttrici o a quelle di ripristino quando la locazione investe i fabbricati in regime di libero mercato, mentre si estende a tutti i titolari di partita IVA solo nel caso in cui le locazioni riguardino “alloggi sociali”, come definiti dal decreto ministeriale 22 aprile 2008. Trattandosi invece di fabbricati strumentali per natura, nessuna distinzione viene fatta fra imprese costruttrici, di ripristino o di mera gestione, pertanto tutti i soggetti passivi IVA locatori possono esercitare l’opzione per l’assoggettamento a imposta ad aliquota ordinaria del 22%, come stabilito per tale tipologia di immobili. Indifferentemente dalla tipologia di immobile, il regime IVA naturale dell’esenzione o quello opzionale dell’imponibilità, concordato tra le parti alla stipula della locazione, è vincolante per l’intera durata contrattuale, salvo la successione di nuovo locatore al contratto pendente, nel cui caso quest’ultimo ne ha facoltà di modifica. Se da una parte la nuova disciplina fiscale ha avuto effetti sui contratti di locazione stipulati a partire dal 26 giugno 2012 (24 gennaio 2012 per gli alloggi sociali), per i contratti in corso a quella data ne è stata prevista la continuazione in regime naturale di esenzione di imposta, con facoltà al locatore di optare in qualsiasi momento successivo per il regime di imponibilità IVA. Con riferimento ai soli immobili strumentali, essendo venute meno alcune condizioni che qualificavano l’imponibilità IVA come principio generale di specifiche locazioni, è fatto obbligo ai locatori - qualora previsto dalla nuova disciplina - di “rinnovarne” la volontà mediante esercizio di opzione. Ai sensi dell’articolo 10, primo comma, lettera 8-bis), trattamento analogo alle locazioni seguono le compravendite immobiliari, soggette quindi, per regola generale, al regime di esenzione IVA. Nel caso di immobili abitativi, costi- tuiscono tuttavia eccezioni all’esenzione mediante esercizio di opzione per l’imponibilità IVA, da esercitarsi in sede di rogito o preliminare: i) le cessioni di alloggi sociali, da qualunque soggetto passivo effettuate, ii) le cessioni da parte di imprese costruttrici o di ripristino, che intervengano oltre i cinque anni dall’ultimazione della costruzione o riassetto dell’immobile. Restano invece soggette obbligatoriamente a IVA al 10%, o al 4% nel caso di immobile destinato a “prima casa”, quando effettuane da imprese costruttrici o di ripristino entro i 5 anni dall’ultimazione dei lavori. La successiva lettera 8-ter) disciplina la compravendita di immobili strumentali per natura e replica di fatto la stessa facoltà generalizzata da parte dei cedenti titolari di partita IVA di optare per il regime di imponibilità. Pertanto, il solo caso di imponibilità obbligatoria per legge è quello delle cessioni da parte di imprese di costruzione o di ripristino nei 5 anni dall’ultimazione dell’intervento, mentre in tutti gli altri casi - senza distinzione alcuna fra cedente soggetto passivo IVA - vige la regola generale di esenzione dall’imposta con facoltà di opzione. A tale proposito, e solo con riferimento alle cessioni imponibili per opzione, l’articolo 17, comma 6, lettera a-bis), D.P.R. 633/72 prevede il meccanismo dell’inversione contabile (cosiddetto “reverse-charge”), che consiste nell’assolvimento dell’imposta da parte del cessionario titolare di partita IVA il quale, ricevendo dal cedente fattura senza addebito d’imposta, provvede a integrarla nella sua descrizione, percentuale d’imposta e ammontare, e contestualmente la registra sia a debito che a credito, esercitandone il diritto alla detrazione.l Roberto Minetti è socio fondatore dello Studio Associato Legale Tributario, Genova Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 27 DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS fisco La Riforma del Catasto Il processo revisionale dell’attuale sistema catastale riguarda 63 milioni di unità immobiliari. È appena cominciato e ci vorranno almeno cinque anni per completarlo. Sono 63 milioni le unità immobiliari che faranno parte dell’importante processo revisionale annunciato dalla Legge sulla Delega Fiscale N. 23/2014 che prevede la Riforma del Catasto. L’attuale impianto del catasto edilizio urbano utilizza un sistema di tipo “Tariffario” le cui tariffe d’estimo sono state istituite con una lettura del paese risalente agli anni ’40, e ben presto rivelatasi incongruente e distante dalla realtà, quando, negli anni ‘60/’70, si sono concretizzati massivi interventi di espansione e riqualificazione urbana che hanno rivoluzionato il territorio divenendo l’autentica espressione delle città di oggi. La riforma prevede che le nuove rendite catastali saranno calcolate mediante l’istituzione del “Catasto Algoritmico”, basato su funzioni statistiche, oltre all’indicazione per ciascun immobile del “Valore Patrimoniale”, che sarà agganciato al reale valore di mercato dell’immobile e verrà aggiornato ogni triennio sulla base dell’andamento del mercato. Una volta che saranno delimitati gli “ambiti territoriali” del mercato immobiliare di riferimento e rideterminate le definizioni delle destinazioni d’uso catastali distinguendole in ordinarie e speciali, si passerà a determinare il valore patrimoniale medio. Per le unità immobiliari a destinazione ordinaria (le attuali classi A e C) si utilizzerà il metro quadrato come unità di consistenza, e si utilizzeranno funzioni statistiche atte a esprimere la relazione tra il valore di mercato, la localizzazione e le caratteristiche edilizie dei beni per ciascuna destinazione catastale. Qualora ciò non possa avvenire, soprattutto in alcuni Comuni del nostro Paese per via della disomogeneità del mercato e del calo delle compravendite, si procederà a stima diretta o a 28 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 FABRIZIO SEGALERBA comparazione tra il criterio di costo e il criterio reddituale. Per le unità immobiliari a destinazione speciale (le attuali classi D) si opererà sulla base di procedimenti a stima diretta con l’applicazione di metodi standardizzati e di parametri di consistenza specifici per ciascuna destinazione catastale. Tuttavia il crollo del mercato immobiliare, sia nel numero delle transazioni che nei valori medi, impone, fin da ora, una revisione in corsa del sistema di calcolo delle future rendite: a oggi, infatti, mancano spesso i dati necessari alle elaborazioni statistiche perché in Italia ci sono quasi 5mila Comuni dove, nell’ultimo triennio, sono state effettuate meno di cento compravendite. Su questa base, pertanto, mancano le grandi quantità di dati che sono il presupposto per un serio approccio statistico. E se è un problema per le unità a destinazione ordinaria, lo è ancor di più per quelle a destinazione speciale, e comunque per tutto quel segmento del mercato che raggruppa gli immobili a uso diverso dall’abitativo. Un ruolo molto importante sarà poi assunto dalle Commissioni Censuarie, incaricate dell’attribuzione delle nuove rendite catastali e del valore patrimoniale. Le Commissioni censuarie provinciali, il cui Presidente sarà nominato dal Presidente del Tribunale locale, saranno composte da sei membri, due nominati dall’Agenzia delle Entrate e uno dall’Anci; i membri di nomina prefettizia saranno tre, di cui due su indicazione degli Ordini e Collegi professionali e uno su indicazione delle associazioni di categoria operanti nel settore immobiliare. La commissione censuaria centrale, che fungerà da giudice sui ricorsi presentati da Entrate, Comuni o Associazioni contro le decisioni delle SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO commissioni locali sui quadri delle categorie e delle classi catastali, è composta da 25 componenti effettivi e da 21 supplenti; si articola in tre sezioni, di cui una competente in materia di catasto terreni e due competenti in materia di catasto urbano; è presieduta da un magistrato ordinario o amministrativo con qualifica non inferiore a magistrato di cassazione, nominato da un Dpr previa deliberazione del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Economia. In tema di competenze, le commissioni censuarie dovranno validare anche le previste funzioni statistiche, che vanno a sostituire gli attuali quadri tariffari. Ma veniamo ad un punto nodale: la radicale trasformazione dell’impianto del catasto dovrà essere effettuata in “invarianza di gettito”. Tutta la Riforma del Catasto ruota intorno a queste tre parole, per assicurare che le nuove rendite non si trasformino automaticamente in aumenti delle tasse a carico dei proprietari degli immobili. Quanto sia delicato questo passaggio lo testimoniano le prime stime sugli effetti delle revisione delle rendite e della costruzione dei valori patrimoniali. In determinati casi, secondo recenti studi, si potrà anche arrivare a importi addirittura dieci volte superiori a quelli attuali. Naturalmente, bisogna considerare che l’aumento in termini percentuali sarà tanto più elevato quanto più basso è il livello delle attuali rendite. Il progressivo allineamento dei valori patrimoniali a quelli del mercato delle compravendite, e delle rendite agli importi delle locazioni, dovrebbe portare a eliminare o almeno a ridurre le sperequazioni esistenti. Oggi, infatti, gli importi su cui si calcolano Imu e Tasi presentano profonde differenze non solo tra le varie aree del Paese ma tra le diverse zone della stessa città. La Riforma del Catasto ha iniziato a muovere i primi passi e pertanto 15 organizzazioni, rappresentanti le diverse realtà associative, hanno deciso di effettuare, in modo coordinato e capillare, un monitoraggio sui valori di compravendita e sui canoni di locazione delle unità immobiliari e a tal fine si attiveranno per la raccolta di dati che potranno poi essere confrontati con i valori e le rendite dell’Agenzia delle Entrate. Il panel delle 15 organizzazioni, presenti in tutte le province italiane a eccezione di Trento e Bolzano (dove vige il catasto tavolare) è formato da: Abi, Ance, Ania, Cia, Casartigiani, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confcommercio, Confartigianato, Confedilizia, Confesercenti, Confindustria, Consiglio del Notariato e Fiaip. Ogni provincia ha un coordinatore appartenente a una delle organizzazioni firmatarie. Per la provincia di Genova l’onere e l’onore di coordinare tale commissione è di Fiaip, la Federazione degli Agenti Immobiliari. Il processo revisionale dell’attuale sistema catastale sarà molto lungo e complesso e il tempo di realizzazione non sarà inferiore ai cinque anni. La “chiave”, ovvero la determinazione dell’algoritmo, sarà saldamente nelle mani dell’Agenzia delle Entrate, ma ci sono fattori importanti che renderanno le funzioni statistiche degli strumenti di equità: per ogni microzona e per ogni tipologia immobiliare bisognerà individuare, sulla base di quanto già precedentemente evidenziato, il “valore medio di mercato” e questa sarà veramente la sfida che attende il coordinamento delle 15 associazioni firmatarie.l Fabrizio Segalerba è Presidente regionale Fiaip Liguria Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 29 DOSSIER RIFORME DOSSIER DOSSIER DOS fisco Dall’ICI alla TASI Cambiare tutto per non cambiare nulla: questo sembra essere il risultato dei numerosi interventi sulla tassazione locale negli ultimi vent’anni. Lo scrittore Tomasi da Lampedusa diceva “se vogliamo che tutto rimanga come è bisogna che tutto cambi”. Sembra ispirato a questa affermazione l’incessante susseguirsi di cambiamenti avvenuti nella tassazione locale in questi ultimi anni, che porta a concludere che nulla, o poco, sia cambiato rispetto alla vecchia ICI nata nel 1992, e nonostante il dettato della legge delega 5 maggio 2009, n. 42, recante i principi e i criteri direttivi per l’attuazione del federalismo fiscale. Un esame realistico di quanto fatto evidenzia come il percorso segnato dalla legge 42/2009 segni notevoli ritardi. Il sistema perequativo dei Comuni, basato su fabbisogni e capacità fiscale standard, così come la trasformazione in entrate proprie dei trasferimenti da Stato a Enti Locali non hanno ancora assunto una loro stabilità, subendo continue modifiche che, nella maggior parte dei casi, si sono risolte con consistenti tagli di entrate per le realtà locali. Quest’ultimo aspetto ha rappresentato la maggiore criticità nell’adozione di un vero federalismo fiscale che responsabilizzasse gli amministratori locali verso i cittadini sull’impiego delle risorse richieste, concetto che richiama fortemente la capacità di instaurare una proporzionalità diretta fra imposte richieste ai cittadini e risorse effettivamente utilizzate per il territorio; l’esistenza di tale rapporto diretto è ciò che può e deve permettere ai cittadini, sulla base della quantità e qualità dei servizi fruiti e fruibili, di valutare l’operato degli amministratori, orientando così le 30 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 FRANCESCO MICELI proprie scelte elettorali: questa è la base di un sistema democratico; semplificando: pago, vedo, voto. Le riforme fiscali adottate, infatti, non sono state incentrate sullo scambio fra taglio dei trasferimenti statali e riconoscimento agli enti locali di una articolata autonomia impositiva in un contesto garantito da un vincolo di invarianza della pressione fiscale complessiva. Al contrario, l’entità di tale tagli è stata ed è tale da non poter essere bilanciata con le sole misure di riduzione di spesa e ha comportato l’impossibilità di un’applicazione flessibile della leva fiscale oltre a un tendenziale e generalizzato aumento della pressione fiscale stessa, a fronte della necessità del mantenimento dei servizi essenziali. Tutto questo all’interno di un quadro economico di persistente crisi che rende ancora più stringenti i vincoli di finanza pubblica, limitando ogni spazio di manovra (vedi, per esempio, i vincoli del patto di stabilità). Le riforme fatte hanno puntato, sino a oggi, sulla fiscalità immobiliare quale forma di prelievo principale, con la variabile, sempre in agguato, della esenzione da ogni forma di tassazione dell’abitazione principale; ciò, in assenza di una reale alternativa impositiva o, comunque, di altre entrate per l’ente locale, ha finito per dirottare la parte di gettito destinata al finanziamento dei servizi quasi esclusivamente sui possessori di immobili diversi dalla residenza principale e su quelli adibiti all’esercizio d’impresa. Nel 2014 si è cercato di limitare quest’ultimo effetto intro- SSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DOSSIER DO ducendo un prelievo proprio a copertura dei costi dei servizi indivisibili, la TASI, applicabile anche alle abitazioni principali. Prelievo che, da subito, ha rivelato un difetto di impostazione: non prevedendo le detrazioni fisse tipiche dell’ICI prima e dell’IMU poi, ha reso più pesante il prelievo per gli immobili di valore catastale medio-basso, facendo pagare anche molti soggetti che erano stati esclusi sino ad allora. Oggi i dati a disposizione evidenziano che poco è servita l’ulteriore modifica sulla TASI avvenuta, per così dire, in corso d’opera, che consentiva ai Comuni una maggiore manovrabilità sulle aliquote a patto di concedere detrazioni di imposta volte ad attenuare il carico fiscale rendendolo equivalente al regime precedente. Solo un Comune su tre ha adottato detrazioni graduali e mirate, per cui, di fatto, vi è stata una redistribuzione del carico fiscale su soggetti a medio-basso reddito. È infatti confermato anche da un’analisi del Ministero dell’Economia che esiste una proporzione diretta tra reddito e valore catastale della casa posseduta: le famiglie con redditi bassi possiedono abitazioni principali con minor rendita catastale e quindi minor valore imponibile. Ben venga, quindi, una ennesima riforma della fiscalità locale, concretamente ispirata ai principi del federalismo fiscale declinati attraverso una vera autonomia impositiva dei comuni, che non solo ponga rimedio alle anomalie impositive della TASI/IMU, ma delinei un quadro coordinato di norme in grado di evitare distorsioni nel prelievo e garantire una più equa redistribuzione del carico fiscale. La nuova tassa unica (local tax), oggetto di un emendamento alla legge di stabilità 2015 in corso di approvazione e da realizzare, secondo le parole del Ministro Padoan, attraverso “l’accorpamento di IMU con TASI e una significativa riduzione della complessità delle aliquote dei Comuni, pur preservando l’autonomia”, deve porsi l’obiettivo di semplificare il sistema fiscale degli enti locali colmando, attraverso norme coordinate, le lacune e le complessità applicative che hanno caratterizzato la tassazione locale degli ultimi anni. Questo, però, non è che un tassello nell’ampio quadro di riforma fiscale da attuarsi se si vuole porre il Paese, nel suo complesso, in grado di utilizzare in modo virtuoso e flessibile la leva fiscale quale strumento di ripresa e sviluppo economico soprattutto in momento di congiuntura sfavorevole come l’attuale. In conclusione, il Paese ha bisogno di un sistema fiscale che tenda a una riduzione della pressione fiscale complessiva, semplificazione del sistema di riscossione dei tributi e degli adempimenti da parte dei cittadini. Se pagare le tasse è un dovere irrinunciabile per il funzionamento di una comunità, sarebbe opportuno consentire a chi deve pagarle - o farle pagare - di poterlo fare in modo semplice e intelligente.l Francesco Miceli è Assessore Bilanci del Comune di Genova Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 31 COMPETIZIONE & SVILUPPO Rotte d’eccellenza Il nuovo stabilimento di Piaggio Aerospace a Villanova d’Albenga è il risultato di investimenti per oltre 190 milioni di euro in strutture industriali, processi, tecnologie. Un’azienda che ha fatto la storia dell’industria aeronautica italiana, unica al mondo a costruire sia aerei che motori, Piaggio Aerospace è oggi una realtà di punta del settore aeronautico a livello mondiale. Lo scorso novembre ha inaugurato il nuovo centro d’eccellenza aeronautica a Villanova d’Albenga. Alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, del Ministro della Difesa Roberta Pinotti, numerose autorità civili e militari, oltre 500 ospiti internazionali ha ufficialmente aperto il nuovo stabilimento produttivo il Liguria dove vengono progettati sviluppati e costruiti sistemi aeri a pilotaggio remoto, velivoli per l’aviazione d’affari e motori aeronautici. A Villanova d’Albenga, in posizione strategica per il collegamento diretto con l’aeroporto, in un’area di 127.000 metri quadrati sorge uno impianto industriale all’avanguardia di oltre 49.000 metri quadri dove Piaggio Aerospace progetta, sviluppa costruisce velivoli: i più efficienti e performanti aerei per la business aviation e le special mission come Avanti EVO - la terza generazione del più veloce ed efficiente velivolo turboprop al mondo - e l’innovativo MPA Multirole Patrol Aircraft. Piaggio Aeropace è inoltre l’unica azienda al mondo a essere attiva sia nel settore velivolistico sia in quello dei motori aeronautici ad alta tecnologia con costruzioni parti, assemblaggio finale, supporto e manutenzione di motori in partnership e su licenza dei principali costruttori mondiali. La realizzazione del centro d’eccellenza aeronautica Piaggio Aerospace è stato possibile da oltre 190 milioni di euro di investimenti in strutture industriali, processi, tecnolo32 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 gie ricerca e sviluppo che l’Azienda sta dedicando ad ambiti diventati una priorità internazionale. Tra gli obiettivi fondamentali c’è quello di mantenere il ruolo di global brand nella aviazione d’affari acquisendo in parallelo quello di player mondiale nel settore difesa e sicurezza con sistemi da pattugliamento d’avanguardia, crescendo anche nel livello tecnologico e industriale delle produzioni motoristiche. Questo modello di sviluppo e crescita può contare sulle competenze e tecnologie distintive di cui Piaggio Aerospace dispone al servizio di clienti istituzionali e privati. Se Leonardo Fibonacci avesse applicato la sua formula della Proporzione Aurea a un velivolo, ne sarebbe uscito, senza ombra di dubbio, l’Avanti EVO. Un executive da 7/9 posti, è il più veloce turboelica al mondo; e ha realizzato il sogno e l’obbiettivo di chi aveva immaginato di costruire un aereo capace di volare alla velocità di un jet consumando molto meno. Da qui il design estremamente innovativo, pensato per ottenere un aeromobile straordinariamente “Avanti” nella concezione, proprio come il suo nome. L’Avanti EVO vola a oltre 745 km/h (consumando il 40% in meno rispetto a un Jet), raggiunge un altitudine di crociera pari 12.500 metri e ha un’autonomia di oltre 3.200 chilometri. L’Avanti ha conosciuto negli anni passati il successo che meritava, grazie alla tecnologia all’avanguardia splendidamente declinata in un unico “Italian Style” e alla passione di chi ha progettato e costruito questo velivolo senza uguali. E che si tratti di passione lo si capisce attraversando i nuovi hangar di Piaggio Aerospace, vivendo l’attività che li anima e lasciandosi rapire dal fascino degli aerei. La crisi economica mondiale, che ha pesantemente coinvolto il comparto della Business Aviation nei mercati tradizionali, solo parzialmente compensato dalla crescita di questo settore nei mercati emergenti, ha spinto l’azienda ha ripensare la propria gamma prodotti. L’aerodinamica del P.180, l’innovativa configurazione con tre superfici portanti ed eliche spingenti, il flusso laminare e molti altri elementi del progetto originale sono stati applicati nello sviluppo di un nuova categoria di velivoli dedicati a missioni e che i progettisti del P.180 non avevano nemmeno immaginato. Piaggio Aerospace ha lanciato nel luglio del 2012 il suo nuovo velivolo MPA (Multirole Patrole Aircraft). Progettato come evoluzione e sviluppo, nel settore “Special Mission”, del P.l80: il nuovo aereo è destinato a missioni di sorveglianza aerea, pattugliamento terrestre, costiero e marittimo. L’MPA ha una nuova configurazione aerodinamica, maggiore estensione alare e una superiore capacità di carico utile. La combinazione di specifici interventi strutturali insieme alla tecnologia d’avanguardia sviluppata da Piaggio Aero consentono al velivolo MPA un’autonomia di 10 ore di volo, un range operativo di oltre 6.100 km, una quota massima di volo di 12,500 metri e una velocità di crociera di 650 km/ora. Nel febbraio 2014 Piaggio Aerospace ha lanciato un nuovo programma ancora più innovativo che, partendo dalla piattaforma P.180, ha consentito all’azienda di sviluppare il nuovo P.1HH “HammerHead”. Il programma P.1HH “HammerHead” ha come obbiettivo lo sviluppo di un sistema aereo a pilotaggio remoto (APR o UAS - Unmanned Aerial System) a elevate performance operative per missioni di sorveglianza, intelligence e ricognizione (ISR). Dopo due anni di sviluppo, il primo volo del Piaggio Aero P.1HH - UAV è avvenuto nel Novembre del 2013, dopo il completamento dell’integrazione del Sistema di gestione e controllo del velivolo e la conclusione dei ground test. Il P.1HH “HammerHead” è un velivolo capace di decollo e atterraggio automatico (ATOL Automatic Take Off and Landing), che si posizion nella fascia alta dei velivoli a pilotaggio remoto MALE (Medium Altitude Long Endurance). L’UAV può raggiungere la quota di 13.700 metri con una permanenza in volo di oltre 16 ore. Il P.1HH HammerHead è certamente il più importante e ambizioso progetto di Piaggio Aerospace e proietta l’azienda verso il settore dei sistemi aerei a pilotaggio remoto impiegati in missioni di sorveglianza e controllo. I sistemi unmanned rappresentano il futuro della sicurezza aerea, terrestre e marittima per la loro versatilità di impiego operativo. Progettato per integrare i più sofisticati sistemi di navigazione e di missione oggi disponibili, il P.1HH ridefinisce gli standard e il concetto stesso di pattugliamento offrendosi al mercato internazionale come il sistema più innovativo e versatile nel settore della ricognizione e della sorveglianza aerea. Con lo sviluppo di una nuova generazione di pattugliatori multiruolo MPA e di sistemi aerei a pilotaggio remoto P.1HH nel nuovo centro d’eccellenza aeronautica di Villanova d’Albenga, Piaggio Aerospace diversifica la propria attività in un settore strategico e ad alta tecnologia con il supporto fondamentale dei propri azionisti italiani e internazionali: Piero Ferrari e Mubadala, la società di investimenti strategici di Abu Dhabi Così l’amministratore delegato nella società, Carlo Logli, ha riassunto e sintetizzato situazioni e piani di sviluppo della società: «Piaggio Aerospace opera in un centro di eccellenza italiana, europea e direi mondiale, dove si sviluppano altissime tecnologie applicate a diversi settori dell’aeronautica che ci posizionano tra le aziende più all’avanguardia del settore. Dal nuovo stabilimento produttivo, Piaggio Aerospace si proietta verso un futuro di crescita, forte del proprio portafoglio prodotti, degli investimenti in tecnologie, della fiducia dei suoi azionisti e del lavoro e grande senso di responsabilità dimostrato dai suoi collaboratori. L’Azienda, che sta implementando un piano di rilancio e sviluppo, proprio nel nuovo stabilimento vede realizzata una delle più importanti premesse per un futuro di crescita». Grazie ai suoi velivoli d’eccellenza, alla produzione motoristica aeronautica e agli innovativi programmi in essere nel settore della Sorveglianza e Sicurezza, Piaggio Aerospace si proietta nel futuro come uno dei più autorevoli ambasciatori dell’alta tecnologia Made in Italy nel mondo. Per dirla con il presidente di Piaggio Aerospace, Alberto Galassi, «Avanti così, la rotta è quella giusta». Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 33 COMPETIZIONE & SVILUPPO di Marco Castagna Svolta “green” Il nuovo Piano industriale di AMIU: recuperare risorse per creare lavoro, in Liguria. Il mondo è cambiato. Il modello su cui si è orientata fino a oggi la nostra società è entrato in crisi e il tema delle risorse sta assumendo una dimensione nuova; si comincia a comprendere che un uso efficiente delle risorse, oltre a creare nuove e importanti opportunità economiche, migliora la produttività, riduce i costi e rafforza la competitività. L’Unione Europea ha ben chiaro questo mutamento di scenario, e ha quindi avviato, nell’ambito della strategia “Europa 2020”, il passaggio a un’economia efficiente nell’uso delle risorse per realizzare una nuova fase di crescita sostenibile, grazie a un’economia più circolare e promuovendo fortemente il riciclaggio negli Stati membri. Si stima che il conseguimento degli obiettivi in materia di rifiuti potrà creare 580.000 nuovi posti di lavoro attraverso misure che potrebbero consentire di ridurre l’impatto ambientale e le emissioni di gas a effetto serra, e che prevedono il riciclaggio del 70% dei rifiuti urbani e dell’80% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 e, a partire dal 2025, il divieto di collocare in discarica i rifiuti riciclabili. In questo scenario si prospetta pertanto un nuovo ruolo per le aziende della filiera della gestione dei rifiuti, un settore che in Italia si è organizzato storicamente per rispondere a esigenze di igiene urbana e di perseguimento di obiettivi meramente quantitativi circa la raccolta dei rifiuti stessi, con un ricorso pressoché continuo alla discarica come sistema di smaltimento finale. Oggi, invece, la gestione dei rifiuti deve diventare fonte di approvvigiona34 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 mento di materie prime seconde e di produzione di energia, una vera e propria industria che necessita di quantitativi e di standard qualitativi elevati; pertanto il cambio di approccio al tema dei rifiuti deve essere accompagnato da una trasformazione strutturale dei sistemi di gestione che, da mera organizzazione di servizi, devono assumere il connotato di sistemi industriali in grado di gestire un complesso di attività integrate finalizzate al recupero di materia e di energia. Già oggi la gestione dei rifiuti è diventata quindi un’attività articolata, nella quale l’efficacia organizzativa del ciclo deve sposarsi con la capacità di realizzare e gestire impianti con caratteristiche tecnologiche sempre più complesse. Questo scenario, che ormai si sta realizzando anche nel nostro Paese, rappresenta una straordinaria opportunità per AMIU, il principale player del settore in Liguria, l’unico soggetto del mercato locale in grado di sviluppare quella evoluzione da società di servizi a società di tipo industriale a forte contenuto di innovazione che è oggi richiesta alle aziende che operano nel settore ambientale. Un processo di evoluzione, quello di AMIU, che rappresenta però anche una straordinaria opportunità di sviluppo “green” per l’intera regione, perché in grado di mettere in moto energie e intelligenze oggi non ancora perfettamente focalizzate su quello che sarà uno dei paradigmi decisivi per lo sviluppo economico e sociale dei prossimi anni. AMIU può, in questa ottica, crescere, diventando il motore di una Liguria più green, più “smart” e più capace di creare lavoro e benessere attraverso una diversa concezione e gestione di quelli che, fino a ieri, erano considerati semplicemente “rifiuti”. La crescita e l’evoluzione di AMIU per rispondere a questa sfida faranno leva su un aumento della quantità di innovazione nei processi aziendali, su una maggiore integrazione con il sistema produttivo locale, sulla valorizzazione del lavoro prodotto in AMIU e su una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita dell’Azienda stessa. Il nuovo corso di AMIU si svilupperà attraverso una serie di azioni strategiche tra cui l’aumento deciso della raccolta differenziata, la realizzazione della necessaria impiantistica (sia per lo sviluppo delle nuove filiere produttive che per la soluzione ai problemi della discarica di Scarpino), l’espansione nei servizi di igiene urbana e un deciso programma di sviluppo di progetti di ricerca e innovazione attraverso fondi europei. Oltre a questo il Gruppo intende crescere nei settori delle bonifiche, delle gestioni ambientali portuali, della gestione del territorio in particolare per quanto riguarda la filiera bosco-energia. Per sostenere tale percorso di crescita AMIU si doterà ovviamente di un nuovo modello organizzativo aziendale, ma dovrà soprattutto sostenere ingenti investimenti nei prossimi anni sul fronte impiantistico, per recuperare terreno rispetto a una situazione di evidente carenza che pur fatta oggetto di diversi studi di progettazione da parte di AMIU - non è mai stata colmata a causa di scelte di pianificazione regionale e attività programmatorie a livello comunale negli ultimi anni spesso non coerenti tra loro. Per poter realizzare quanto previsto nel proprio Piano industriale e dare così una concreta prospettiva di sviluppo ad AMIU e all’intera comunità locale è necessario quindi trovare al più presto risposta al tema degli investimenti necessari, e risposte rapide anche ad altri quesiti, altrettanto importanti, tra cui la disponibilità di aree per l’impiantistica, il consolidamento degli scenari del piano regionale e la definizione degli ATO (Ambito Territoriale Ottimale, ndr) dei rifiuti, una regia per la soluzione dei problemi della vecchia discarica e le risorse per la sua messa in sicurezza definitiva. Sulla capacità da parte di AMIU di realizzare quanto previsto dal suo Piano industriale e - soprattutto - rispetto alla sfida di trovare risposte efficaci ai quesiti sopra indicati, l’Azienda, ma anche il Comune di Genova, la Regione, la Provincia e l’intero sistema produttivo e istituzionale locale hanno l’occasione di collaborare in modo nuovo, per dare al nostro territorio un nuovo impulso e una concreta opportunità di sviluppo: quella che deriva da un diverso modo di intendere e gestire le risorse, seguendo una delle strade che l’Europa indica come prioritaria per creare lavoro e coesione sociale e su cui si orienteranno le risorse nei prossimi anni.l Marco Castagna è presidente AMIU Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 35 COMPETIZIONE & SVILUPPO di Fabio Capocaccia Viaggiatori affezionati I risultati del sondaggio promosso da Confindustria Genova sull’Aeroporto Cristoforo Colombo: la società di gestione risponde alle critiche (costruttive) degli utenti confermando, con i fatti, il proprio impegno per lo sviluppo del traffico e il miglioramento del servizio. Un aeroporto integrato nella città, aperto alle esigenze degli utenti: questo l’obiettivo dell’indagine che Confindustria Genova ha affidato all’Istituto Internazionale delle Comunicazioni (IIC), indagine da effettuarsi mediante un sondaggio, concluso nel maggio 2014, presso le aziende associate. Buona la partecipazione: 63 aziende hanno risposto al questionario, per un totale di 8400 dipendenti rappresentati, di cui il 20% abituali utenti dei voli aerei. Una prima cautela: non si tratta di un sondaggio a tutto campo; il campione è rappresentativo solo dell’ambiente delle imprese socie di Confindustria Genova, quindi non può essere estrapolato a tutta l’utenza aeroportuale. Per quanto riguarda i risultati numerici, l’indagine è complessa e deborda oltre i limiti imposti da questa rivista: i risultati di dettaglio possono essere consultati sul sito dell’Istituto. Ci limitiamo qui ad alcune riflessioni di fondo. Per la prenotazione e l’acquisto del titolo di viaggio, prevale ancora il tramite dell’agenzia (82%) rispetto al web (11%) e 7% indifferente. Le motivazioni sono da attribuire, oltre che a una generale atavica (qui a Genova) tendenza alla conservazione, alla discendenza di molte aziende dal ceppo delle partecipazioni statali, con rapporti preferenziali con la compagnia di bandiera, attraverso agenzia. Ciò è confermato dalla tendenza a privilegiare Compagnie aeree tradizionali (58%) contro il 42% del low-cost. Le destinazioni dei viaggi sono per il 75% nazionali, contro il 25% degli internazionali (di cui uno su 5 intercontinentali). Sui nazionali, Roma pesa per il 57%, ma la stima è per eccesso: pur essendo richiesta la destinazione finale del viaggio, molti si sono certamente riferiti a quanti voli hanno fatto su Roma, indipendentemente da una seconda eventuale tratta aerea. Tra le destinazioni di cui si chiede l’attivazione, ricorrente la richiesta su Budapest, Bucarest, Bruxelles e Stoccolma; a livello nazionale, il Nord Est italiano oggi non raggiungibile per via aerea e, verso Sud, Napoli e il low-cost su Roma (non disponibili al tempo del sondaggio, ma oggi attivati). Quest’ultima richiesta ha connotazioni quasi paradossali, perché voli low-cost sono stati ripetutamente istituiti su Roma e poco dopo interrotti per scarsa frequentazione. Come si spiega? La risposta è legata a tre fattori: alla consuetudine di rapporti AziendaAgenzia-Compagnia tradizionale, alla prevalenza di voli di lavoro a carico dell’Azienda e all’accumulo di punteggi “frequent flyer”. Nel caso di assenza di volo dal Colombo, le preferenze vanno a Malpensa (52%), seguita da Pisa (20%), Linate (18%) e Orio al Serio (7%), oltre a un 3% via Nizza. La scelta di un aeroporto diverso è legata ad assenza del collegamento (43%), maggior frequenza dei voli (39%), risparmio di costi (17%). L’aeroporto viene raggiunto con auto (44%), taxi o noleggio (42%), mezzi pubblici (14%). Irrilevante l’uso del treno, che aumenterà solo quando sarà aperta la nuova fermata di Aeroporto/Erzelli, collegata direttamente (cable transport) all’aerostazione. Molte le richieste di tariffazione agevolata per il parcheggio, recentemente attuate. E ora alcuni commenti. Secondo Alberto Cappato, presidente della Sezione Turismo di Confindustria Genova, «sarebbe opportuno estendere il sondaggio anche ai turisti attraverso una serie di interviste da realizzarsi all’interno dell’aerostazione. Negli ultimi mesi ho potuto riscontrare importanti interventi di miglioramento dei servizi offerti ai passeggeri, condizione essenziale per un territorio che, oltre al consolidamento del bacino locale, punta sulla crescita dell’incoming. Nonostante il perdurare della crisi, l’aeroporto di Genova sta portando avanti un importante piano di sviluppo che certamente contribuirà a rafforzare la capacità di attrazione del territorio genovese». «Giustissima l’attenzione al turismo, un settore con ricadute importanti sul territorio e che si potrà sviluppare ulteriormente solo mettendo in campo un’adeguata promozione del territorio - dice Marco Arato, presidente dell’Aeroporto di Genova. - Lo sviluppo delle crociere è un esempio concreto di questo percorso. Quanto alle richieste delle aziende, coincidono pienamente con le nostre strategie di sviluppo. Negli ultimi anni abbiamo implementato i collegamenti Nord-Sud, in alcuni casi addirittura con doppio vettore, come nei casi di Roma, Napoli e Olbia (stagionale). In particolare l’hub di Roma si è arricchito di tre collegamenti giornalieri di Vueling, che funzionano sia da punto a punto low-cost sia da accesso al network della compagnia, che nel 2015 conterà oltre 50 destinazioni. La presenza di due compagnie sulla tratta Genova-Roma ha consentito un abbassamento delle tariffe con un contestuale aumento del 10% del numero di passeggeri sulla rotta. A causa degli accordi bilaterali tra Stati non è sempre possibile aprire collegamenti internazionali o intercontinentali diretti, che comunque potrebbero avere difficoltà a registrare i tassi di riempimento necessari per garantire la sostenibilità dei voli, ma grazie agli hub collegati con Genova è possibile raggiungere quasi 500 destinazioni nel mondo. Il nostro obiettivo è migliorare quei collegamenti in termini di frequenze e numero di scali, consentendo alle aziende di avere maggiore scelta e tariffe più convenienti grazie alla concorrenza tra i vettori. Tra le priorità c’è certamente il ripristino dei voli per Madrid e Zurigo, attivi in passato ma poi soppressi dalle compagnie. Un forte auspicio è anche che, grazie alla partnership tra Alitalia ed Etihad, l’hub di Fiumicino venga rafforzato aumentandone le destinazioni a vantaggio anche delle imprese liguri che viaggiano dal nostro aeroporto». Un’ultima considerazione: dalle risposte al sondaggio traspare, pur con diverse connotazioni, un atteggiamento prevalente di affezione verso il nostro scalo. Le critiche, quando presenti, sono costruttive. In altri termini: anche dove si evidenzia una lacuna, prevale il desiderio di colmarla. Un amore parzialmente deluso, ma pur sempre un amore.l Fabio Capocaccia è presidente IIC Istituto Internazionale delle Comunicazioni Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 37 COMPETIZIONE & SVILUPPO SMARTcup Liguria 2014 Il 31 ottobre si è svolto l’atto finale della seconda edizione della SMARTcup Liguria, il concorso per idee imprenditoriali generate da spin-off universitari e start-up imprenditoriali voluto dalla Regione Liguria e gestito da FILSE con la collaborazione della Camera di Commercio di Genova che, oltre a ospitare la manifestazione di chiusura, ha contribuito con l’istituzione di premi speciali nell’ambito del Festival della Scienza. I dodici finalisti, selezionati su 23 progetti presentati, si sono sfidati in agguerriti elevator pitch. Nei quattro minuti che ognuno di loro aveva a disposizione, hanno cercato di convincere la Giuria e gli investitori presenti che il loro progetto era il migliore. “Smart Track” è risultato vincitore assoluto di SMARTcup Liguria 2014 e della categoria “ICT Social Innovation”: si tratta di un sistema di localizzazione in grado di individuare oggetti e persone che si spostano in ambienti in cui il GPS non è in grado di operare. Il progetto è stato presentato da Maurizio Valle, Saverio Pagano, Simone Peirani e Luca Noli, del team dei ricercatori del SIIT - Distretto dei Sistemi Intelligenti Integrati. Il vincitore della categoria “Agro - food - cleantech” è “Acadermic”, progetto presentato da Silvia Rum, Chiara Lacapra, Davide Antichi, Carla Villa e Emiliano Bacigalupo, relativo allo sviluppo di prodotti cosmetici a base di ingredienti naturali realizzati con l’impiego di tecnologie innovative. Il vincitore della categoria “Industrial” è “H2 Boat”, sistema in grado di produrre e immagazzinare energia utilizzando l’intero ciclo dell’idrogeno, presentato da Thomas Lamberti, Stefano Barberis, Loredana Magistri, Alessandro Sorce e Lorenzo Di Fresco. Il vincitore della categoria “Life Science” è “Smartissue”, di Francesco Arciuolo, Giorgia Napoli e Costantino Casale, spin-off di IIT per produrre epidermide artificiale. La Giuria che ha valutato i progetti e decretato i vincitori era composta da esponenti del mondo universitario e imprenditoriale. Ad Alessandro Pini Prato e Fabio Lavagetto dell’Università di Genova, Cino Matacotta dell’Università di Tor Vergata di Roma, Fabrizio Ferrari per Confindustria 38 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 Un premio al talento degli aspiranti imprenditori liguri. Genova, Sofia Mosci del Polo Tecnologico Politechmed e Salvatore Majorana dell’IIT, componenti della giuria anche nella scorsa edizione, quest’anno si sono aggiunti Enrico Botte, Beatrice Duce e Francesco Berti Riboli per Confindustria Liguria e Nadia Driussi di Datasiel, la Società informatica di Regione Liguria partner tecnologico di SMARTcup. I quattro vincitori (premiati da Paolo Odone, presidente della Camera di Commercio di Genova, e da Ugo Ballerini, direttore generale di FI.L.S.E.) potranno insediarsi e giovare di un percorso di tutoraggio finalizzato alla creazione della loro impresa presso l’Incubatore di Genova. Sono stati, inoltre, assegnati premi speciali: “Smartissue”, “Acadermic”, “Smart Track” e “H2 Boat” si sono aggiudicati il Premio della Camera di Commercio di Genova; “Smart Track” ha vinto quello della Camera di Commercio di Savona; “Ligurian Sea”, pur non essendo nei 12 finalisti, ha vinto il premio della Camera di Commercio di Imperia dedicato al turismo; infine, TAG Talent Garden Genova ha scelto, come vincitori del suo premio speciale, i progetti di digitalizzazione “Rospo” e “Shabooz”. Piace ricordare che sono numerosi i progetti, tra quelli partecipanti all’edizione 2013 di SMARTcup Liguria, che si stanno trasformando in nuove imprese e che “On Iris”, vincitore assoluto dell’edizione scorsa, ha ricevuto un importante finanziamento da Telethon per la ricerca sulla retina artificiale. «È stato un concorso sorprendente anche quest’anno: 33 proposte che si sono sviluppati in 23 progetti ad alto contenuto scientifico e tecnologico a seguito di un percorso di supporto e tutoraggio che ha dato consapevolezza ai proponenti e darà sicuramente “gambe” alle loro idee innovative - ha dichiarato l’assessore allo Sviluppo Economico Renzo Guccinelli. - Quest’esperienza conferma ancora una volta la vitalità del tessuto socio economico della nostra regione, il talento e la creatività dei liguri». Appuntamento alla terza edizione di SMARTcup Liguria nel 2015 come sempre nell’ambito del Festival della Scienza.l (W.B.) 5 39 COMPETIZIONE & SVILUPPO di Piera Ponta Alta specialità All’ICLAS di Rapallo, un polo di eccellenza di cardiochirurgia con professionisti di calibro internazionale: Sandro Mazzantini, direttore generale dell’Istituto, presenta Roberto Coppola, Salvatore Spagnolo e Luigi Martinelli. ROBERTO COPPOLA LUIGI MARTINELLI SALVATORE SPAGNOLO ICLAS, Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità (fino a qualche tempo - e per molti ancora oggi - conosciuto come Villa Azzurra), è uno dei fiori all’occhiello della sanità privata in Liguria: un centro di “Alta Specialità”, accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale. È proprio sullo spirito di servizio pubblico di ICLAS che il direttore generale Sandro Mazzantini pone l’accento nel presentare la struttura: «La clinica fa parte di GVM Care & Research, il maggiore gruppo italiano nel settore dell’ospedalità privata, al quale fanno riferimento più di 30 strutture in Italia e all’estero. In quanto accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale, qui a Rapallo, mettiamo a disposizione di tutti i cittadini i servizi del nostro polo di eccellenza nel trattamento chirurgico delle patologie cardiovascolari: 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, tutto il nostro team è pronto a intervenire anche per le emergenze che arrivano da altri ospedali. Per vocazione e per tipologia di prestazioni ci sentiamo a tutti gli effetti un ospedale, offrendo, però, quell’accoglienza alberghiera di alta qualità, tipica del privato. Insomma - prosegue Mazzantini, - superando i distinguo tra privato e pubblico, direi semplicemente che a ICLAS si fa della “buona sanità». Obiettivo di ICLAS è «curare il malato più che la malattia aggiunge Sandro Mazzantini, - e nella nostra principale specialità, la cardiochirurgia, prestiamo cure ed effettuiamo interventi, alcuni dei quali eseguiti in pochi centri in Italia, valorizzando al massimo le specifiche capacità dei nostri cardiochirurghi; cerchiamo di offrire la tecnica operatoria più adatta, e quindi il chirurgo più adatto, a ogni singolo paziente». L’eccellenza che oggi la struttura ligure di GMV è in grado di esprimere, grazie alle tecnologie e alle competenze disponibili, gioca un ruolo rilevante nel contrastare le “fughe” di pazienti dalla Liguria. «Ora che a Roberto Coppola si sono uniti gli altri due cardiochirurghi Salvatore Spagnolo e Luigi Martinelli - osserva Mazzantini, - i pazienti non hanno proprio più motivo di andare a farsi curare fuori regione, perché qui trovano le tecnologie più avanzate e le migliori professionalità nella cardiochirurgia dell’adulto». Roberto Coppola è in ICLAS dal 1998. Nella clinica di Rapallo, grazie anche al supporto di GVM, ha potuto mettere a frutto il bagaglio di esperienze maturate nei reparti di cardiochirurgia più all’avanguardia di Svizzera e Germania (soprattutto in termini di chirurgia mini invasiva e riparativa dell’aorta), contribuendo così allo sviluppo di programmi mirati allo studio e alla cura di pazienti particolarmente complessi. A proposito di pazienti complessi, non va dimenticato che in ICLAS esiste un programma di cardiochirurgia rivolto ai pazienti cardiopatici congeniti divenuti adulti, i cosiddetti pazienti GUCH (Grown Up Congenital Heart Diseases, ndr). «Questi pazienti - spiega Coppola - presentano patologie congenite che sono più conosciute dai cardiochirurghi infantili; tuttavia, non potendo essere più trattati in un ospedale pediatrico, vengono ricoverati presso ICLAS, dove vengono operati dai cardiochirurghi pediatrici dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova, in forza di un accordo ad hoc approvato dalla Regione Liguria. Grazie anche a questa collaborazione, esempio di “buona pratica clinica” e fruttuosa sinergia tra sanità pubblica e sanità privata, è possibile tenere in Liguria pazienti che spesso un tempo si rivolgevano a strutture fuori regione». Ogni paziente viene studiato e trattato con una modalità di approccio multidisciplinare. «L’intesa tra i diversi componenti del gruppo di medici (chirurghi, cardiologi, anestesisti ecc.), chiamati a risolvere il problema del cardiopatico (l’“heart team”, appunto), è un elemento fondamentale per trattare con successo questi casi - sottolinea Roberto Coppola. - Per questo motivo, in ICLAS la giornata comincia sempre con una riunione tra cardiologo, emodinamista, cardiochirurgo, anestesista, caposala ecc. per confrontarsi e condividere criticità ed esigenze di ciascun paziente». Salvatore Spagnolo è stato il primo ad aver sostituito, nel 1986, l’arco aortico in età pediatrica, ottenendo il premio “I numeri uno” dal Presidente della Repubblica. È stato direttore del Dipartimento di Cardiochirurgia del Policlinico di Monza, ma è nella struttura ligure che, da qualche mese, ha trovato la strumentazione più avanzata per i suoi interventi con tecniche di microchirurgia. «L’impiego di un potente microscopio operatorio - chiarisce Spagnolo - rende operabili anche pazienti con coronarie di piccolo calibro, altrimenti destinati al trapianto cardiaco. La tecnica utilizzata in ICLAS (unico centro in Italia) consente di intervenire su tutta la lunghezza della coronaria: viene ricostruita la parete e vi si collegano tutti i vasi collaterali. Ecco, questo è uno dei motivi per cui ho accolto con entusiasmo l’opportunità di collaborare con ICLAS: la possibilità di disporre di tecnologie all’avanguardia a supporto di tecniche operatorie innovative, di cui i controlli a distanza confermano gli ottimi risultati». Luigi Martinelli è a Rapallo da pochi mesi, ma con la Liguria ha uno stretto legame professionale, essendo stato per sette anni primario al San Martino di Genova. Per ICLAS ha lasciato l’incarico di primario all’Ospedale Niguarda di Milano dove, racconta, ci si occupava «dal neonato prematuro al trapianto di cuore e polmoni, compreso l’impianto di cuore artificiale». In questi anni, inoltre, anche Martinelli ha sviluppato tecniche di cardiochirurgia mini invasiva per la riparazione e la sostituzione delle valvole cardiache. «Uno degli obiettivi di ICLAS - precisa Luigi Martinelli a questo proposito, - è aumentare il numero di valvole mitraliche riparate. La Liguria, sotto questo aspetto, presenta ancora margini di miglioramento e non va dimenticato che l’intervento presenta numerosi vantaggi per il paziente, non più obbligato ad assumere farmaci anticoagulanti e libero dal rischio di problemi da malfunzionamento della protesi». Per Martinelli il nuovo incarico in ICLAS è una sfida: «Nasce dal desiderio di mettere la mia professionalità completamente al servizio del paziente, liberandomi di quei molti aspetti burocratici con cui si deve fare i conti lavorando in una struttura pubblica. È una scelta coerente con la mia formazione culturale e professionale, una nuova opportunità di crescita individuale». Dal 1998, a fianco di GVM Care & Research, opera la Fondazione Ettore Sansavini per la Ricerca Scientifica che, sotto la direzione scientifica del cardiologo di fama internazionale Luigi Tavazzi, promuove l’attività di ricerca e sviluppo di tutto il Gruppo. «L’innovazione e l’aggiornamento continuo sono punti cardine per GVM e per le sue aziende - conclude Sandro Mazzantini. - Lo studio, il confronto con la comunità scientifica è fondamentale per crescere e per non cadere nell’autoreferenzialità».l Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 41 COMPETIZIONE & SVILUPPO di Sara Di Paolo 200 anni di bontà PIETRO ROMANENGO Il negozio “Pietro Romanengo fu Stefano” di via Soziglia festeggia due secoli di attività. Ci sono periodi della storia dell’umanità che sono speciali. Quello che va dal 1780 al 1830 è stato particolarmente burrascoso: la Rivoluzione Francese, quella americana, le Guerre Napoleoniche, la Restaurazione, la nascita della rivoluzione industriale, la guerra di liberazione greca e l’affermazione del principio dell’autodeterminazione dei popoli. Nascono Mozart, Canova, Volta. A Genova, Giuseppe Mazzini inizia la sua opera di patriota, di pensatore e di politico che influenzerà l’intera Europa, mentre la Repubblica Ligure di ispirazione napoleonica vive un’effimera vita e infine viene assorbita dal Regno di Piemonte con decisione del Congresso di Vienna del 26 dicembre 1814. Nello stesso anno la fabbrica di confetteria “Pietro Romanengo fu Stefano”, fondata nel 1780, avvia un negozio in Piazza Soziglia, pieno centro storico genovese. Si ispira a quel periodo il marchio Romanengo - tuttora in uso - una colomba con un ramo d’ulivo nel becco, simbolo della riguadagnata pace dopo il periodo napoleonico. Da allora sono passati 200 anni e Genova da capitale marittima è diventata post industriale. Stili di vita e abitudini sono radicalmente cambiati, ma non tutti, come ad esempio accade per il consumo dei dolci Romanengo perché, paradossalmente, essendo prodotti con rigorosi metodi antichi, fedeli all’antica figura professionale del “confiseur-chocolatier” e all’arte della canditura genovese, sono diventati agli occhi di consumatori sempre più consapevoli ed esigenti, incredibilmente contemporanei per qualità e stile di vita che sottendono. La storia della ditta “Pietro Romanengo fu Stefano” inizia a Genova nel 1780, quando Antonio Maria Romanengo, nato a Voltaggio nel 1751, intraprese un’attività commerciale in via della Maddalena con un negozio di droghe e generi coloniali. Due dei suoi figli, Stefano e Francesco, continuarono l’attività iniziata dal padre e si dedicarono alla produzione di frutta candita e di confetti, secondo i canoni dell’antica tradizione genovese, e alla produzione delle “novità” francesi di confetteria e cioccolato. Il confettiere-cioccolatiere fabbricava allora i prodotti di zucchero, le marmellate, la frutta candita, gli sciroppi e i liquori. Questi prodotti di confetteria di derivazione orientale che le Crociate introdussero in Europa, e nella cui preparazione Genova medioevale e rinascimentale già eccelleva, raggiunsero nel settecento, grazie ai francesi, una raffinatezza fino ad allora sconosciuta. I negozi dei confettieri parigini erano presi ad esempio nelle città importanti d’Italia, soprattutto a Genova e a Torino. Fu così che Stefano si ispirò a Parigi nella costruzione del negozio di Piazza Soziglia, ricco di marmi e legni pregiati, e nella scelta della gamma di prodotti che fabbricava in un locale di Campetto attrezzato con le prime macchine industriali (francesi) dell’epoca. Il figlio di Stefano, Pietro, seguì le orme del padre, ne sviluppò le intuizioni prendendo a modello le innovazioni francesi in campo dolciario, facendola diventare una eccellenza che non è mai venuta meno anche negli anni successivi, e nel 1829 iscrisse la ditta nella neonata Camera di Commercio con l’attuale nome. Nel 1852 rinnova il negozio di Soziglia e ne decora sia l’interno che l’esterno, trasformandolo nell’ambiente raffinato di cui ancora oggi possiamo godere. L’articolo uscito sulla Gazzetta di Genova il 20 dicembre 1853 lo definisce con entusiasmo: “piuttosto un signorile salotto che una confetteria”! Con la bottega di Soziglia e la fabbrica di Campetto la ditta occupò un posto di rilievo nella produzione dolciaria genovese e il suo nome divenne molto noto anche fuori città. Si ricordano le forniture giornaliere a Palazzo Rosso per la duchessa di Galliera, le visite in Soziglia di Giuseppe Verdi, le forniture di viole candite alla Duchessa di Parma, le forniture a Umberto I, a Elena di Montenegro, alla Duchessa d’Aosta, a Umberto II, e le ricche esportazioni di frutta candita in nord Europa e nelle Americhe. La famiglia Romanengo, giunta alla settima generazione, mantiene vivi - oggi come allora - i prodotti e le ricette di una cultura materiale antica. La fabbrica continua ad avere una dimensione simile a quella di fine ‘800, come tutti i visitatori e amici dell’open day organizzato in occasione dei 200 anni del negozio hanno potuto vedere e ammirare. E non c’è mai stata la tentazione di abbandonare le antiche ricette, le tecniche di produzione tradizionali e la più rigorosa qualità degli ingredienti utilizzati. All’antico negozio di Soziglia, si è affiancato nel 1930 il negozio di via Roma e dal 2014 la vendita on-line, mentre la fabbrica di Campetto è stata trasferita nel 1928 nell’edificio in viale Mojon. Lì sono state trasferite anche le vecchie macchine francesi, ancora operative, che testimoniano la filosofia produttiva e la passione manifatturiera dei successori di Antonio Maria Romanengo. I frutti canditi “ghiacciati”, le scorzette d’arancia e i marrons glacés, confetture e sciroppi di rosa e di amarena, l’autentica conserva di manna, le caramelle di zucchero fondants e demisucres, le paste di frutta e le gocce al rosolio, cioccolato e cioccolatini fondenti, al latte e “all’uso antico” ripieni di rosa, viola e menta, le ciliegie al liquore, tavolette e cioccolato santé, a cui si aggiungono per il Natale i torroni, i confetti assortiti natalizi e le praline fondant, appagano la voglia di dolce attraverso una straordinaria qualità e sono simboli di una eccellenza produttiva storica della genovesità.l Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 43 COMPETIZIONE & SVILUPPO di Giuseppe Costa Acquario, ma non solo Il Gruppo genovese si conferma leader nell’edutainment in Italia e si prepara, attraverso la partecipazione a Italian Entertainment Network, ad affermarsi anche a livello internazionale. Nel 2014, nonostante la congiuntura economica sfavorevole, Costa Edutainment ha continuato a investire risorse sia in Italia che all’estero. Il consolidamento della leadership nel settore dell’edutainment in Italia è stato perseguito attraverso diverse azioni: la creazione di un polo integrato in riviera romagnola sul modello del network genovese; il rafforzamento delle sinergie con le istituzioni cittadine preposte alla promozione turistica del territorio ligure; l’entrata a regime del nuovo Padiglione Cetacei dell’Acquario di Genova, fiore all’occhiello del Gruppo, che proprio da pochi mesi ospita un neonato cucciolo di delfino. In particolare, in Romagna, Costa Edutainment ha acquisito Valdadige Futura Spa, società che controlla i due parchi di Oltremare e Aquafan di Riccione, e creato Costa Parchi, polo integrato che unisce l’Acquario di Cattolica, in gestione già dal 2000, i due parchi appena acquisiti e Italia in Miniatura, parco tematico preso in gestione a marzo del 2014. A Genova il Gruppo gestisce il mondo AcquarioVillage, che comprende oggi 5 strutture: Acquario di Genova, Galata Museo del Mare con il sommergibile Nazario Sauro, Museo Nazionale dell’Antartide, Bigo, Biosfera. Gestisce inoltre, da maggio 2013, la mostra-percorso multisensoriale, in totale assenza di luce, Dialogo nel Buio. Dopo la grande inaugurazione del 2013, che ha visto il Padiglione Cetacei protagonista di un ampio programma di festeggiamenti aperti alla città, l’opera unica progettata da Renzo Piano, anche nel 2014 è stata al centro dell’attenzione grazie alla lieta nascita di una cucciola di delfino che oggi nuota nella vasca nursery insieme alla mamma Naù ed è visibile al pubblico tutti i giorni insieme agli altri 6 delfini del padiglione. Oltre a essere una nuova attrattiva turistica, il Padiglione è stato progettato fin da subito per consentire lo sviluppo di progetti di ricerca scientifica e sociali. In particolare, nel 2014 è stata avviata, col l’ausilio della Fondazione Acquario di Genova onlus, una partnership con l’Istituto pediatrico Giannina Gaslini per consentire ai bambini malati di vivere momenti di svago attraverso attività continuative e visite guidate in compagnia degli esperti. Tra le ultime novità di prodotto del mondo AcquarioVillage troviamo inoltre il nuovo allestimento in 4D della Sala Tem- pesta del Galata Museo del Mare, il più grande Museo Marittimo del Mediterraneo gestito fin dalla sua apertura, nel 2004, insieme al Mu.MA Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni. Proprio nel corso del 2014 il Museo ha festeggiato i 10 anni dall’apertura con un ricco programma di mostre ed eventi per il pubblico. Prodotto ma anche strategie di rafforzamento delle sinergie con istituzioni locali vedono l’azienda della famiglia Costa tra i promotori principali del turismo ligure nell’anno appena concluso. In particolare attraverso Incoming Liguria, tour operator dell’edutainment specializzato in pacchetti turistici sul territorio ligure rivolti al pubblico individuale e ai gruppi, e attività di comunicazione coordinata con l’ufficio promozione del Comune di Genova per la veicolazione delle proposte culturali e turistiche della città. Nell’ultimo trimestre del 2014 questa attività sinergica si è rivelata particolarmente preziosa e necessaria e si è ulteriormente intensificata dopo i tragici avvenimenti che hanno visto la Liguria vittima di diverse alluvioni. Sul territorio nazionale, oltre alle acquisizioni romagnole, la società è impegnata sul fronte della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale italiano attraverso il coinvolgimenti in Civita Group, con una partecipazione del 13%. Civita Group, con un fatturato annuo di circa 65 milioni di Euro, gestisce circa 100 musei, di cui 5 delle 6 prime realtà italiane e si occupa dell’organizzazione di mostre ed eventi. Attraverso le sue partecipate, Civita Group gestisce gli spazi commerciali dei Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi e il Corridoio Vasariano, la Galleria dell’Accademia e il Duomo di Siena. A livello internazionale, il 2014 ha visto Costa Edutainment entrare a far parte con una quota del 4,6% di Italian Entertainment Network, un nuovo operatore italiano che ha l’obiettivo di diventare leader nel settore della gestione di grandi eventi e servizi per attività culturali anche a livello internazionale. Il gruppo IEN è partecipato da Fondo Italiano di Investimenti, Film Master, Gruppo Civita, Cine District Entertainment, conta circa 820 persone e prevede un fatturato di circa 140 milioni di Euro.Da segnalare inoltre due importanti eventi che hanno fatto delle due principali strutture gestiste a Genova sedi di prestigiosi incontri internazionali. Dal 17 al 22 novembre, per la prima volta a Genova, la conferenza annuale dei Curatori Europei di Acquari (EUAC), presso l’Acquario di Genova, e il 9 e 10 ottobre, al Galata Museo del Mare, il primo workshop internazionale della Rete Europea dei Musei delle Migrazioni di cui il Mu.MA è capofila. Contrariamente a quanto si è spesso creduto fino a poco tempo fa, sono convinto da sempre che la cultura, oltre che una passione personale che unisce bellezza e crescita, possa e debba essere uno strumento di sviluppo di un territorio da un punto di vista economico e, di conseguenza, anche sociale. Il sistema integrato creato, considerando tutte le strutture gestite direttamente sul territorio italiano, fa sì che Costa Edutainment attragga 3 milioni di visitatori l’anno con un fatturato consolidato di circa 66 milioni di Euro nel 2014. Questi dati, nonostante la crisi, sono un importante motore del turismo locale e nazionale.l Giuseppe Costa è Presidente e Amministratore delegato di Costa Edutainment Spa Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 45 COMPETIZIONE & SVILUPPO Montallegro 2014 Un anno intenso di attività di divulgazione scientifica e di cultura per la Casa di Cura genovese, che si chiude con gli auguri e il raffinato volume di immagini e racconti “Genova Liguria”. Il 2014 è stato l’anno di avvio delle attività di divulgazione scientifica piùgustoperlavita: una lunga cavalcata di incontri - organizzati nella splendida cornice di Palazzo Ducale - ha caratterizzato la prima fase dell’iniziativa, attraverso cui Montallegro promuove con successo il legame tra cultura del benessere, movimento e alimentazione. L’evoluzione del progetto, iniziata nell’autunno di quest’anno e da completare nel corso del 2015, focalizza l’attenzione dello staff della Casa di Cura verso alcune storiche Società sportive dilettantistiche genovesi, attivando con loro uno studio scientifico per collaborare alla gestione degli atleti negli ambiti motorio, cardiaco e nutrizionale, con particolare riferimento al settore giovanile. Tra le Società sportive coinvolte, fanno già oggi parte del progetto: Pro Recco Waterpolo 1913, Cus Genova Rugby, C.S. Urania, Marcelline Genova Sport, Nuotatori Genovesi, Ginnastica Rubattino, Cesare Pompilio, Sportiva Sturla. Stiamo ragionando coi 2 principali Circoli tennistici cittadini (Park Tennis Club Genova e Tennis Club Genova 1893) di cui siamo stati sponsor nelle passate stagioni, compresi i campionati di serie A1 maschile e femminili appena conclusi che hanno visto le squadre della nostra città ai primi posti del ranking nazionale. E nelle prossime settimane siamo certi che completeremo con altre gloriosissime Società questo meraviglioso 46 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 affresco genovese di sport e salute nei giovani. Sotto la supervisione clinica del dottor Luca Spigno, il programma di assistenza coinvolgerà svariate centinaia di atleti impegnati in diverse discipline sportive. I risultati di questo studio forniranno lo spunto per un evento di divulgazione scientifica su alimentazione, sport e corretto sviluppo psicofisico dei giovani atleti che si terrà nei giorni di apertura di un importantissimo appuntamento per l’Italia (Expo 2015) di sviluppo e approfondimento di queste tematiche. E ancora... Montallegro conclude il 2014 riproponendo lo stretto rapporto che la lega al territorio ligure e genovese. In occasione del Natale ha realizzato il volume “Genova Liguria”, che accompagnerà gli auguri della Casa di Cura. Il libro, coordinato da Gian Marco Tormena, rappresenta il naturale completamento editoriale al progetto iconografico realizzato nei piani di degenza di Villa Montallegro: una serie di immagini rappresentative di Genova e della Liguria, dai Palazzi dei Rolli, alle Botteghe storiche, ai “santuari laici” dell’attività sportiva raccontati dai campioni del passato e attuali. L’11 dicembre, in un incontro di presentazione dell’iniziativa, moderato da Michele Corti, presso il Salone del Camino di Palazzo Ducale alcuni “genovesi famosi” hanno raccontato le proprie sensazioni sul volume “Genova Liguria” e sui temi in esso contenuti.l COMPETIZIONE & SVILUPPO Qualità controllata Genova Impresa ha incontrato Vittorio Antiga, amministratore delegato di S.A.L. - Società Avicola Ligure. L’attività di Vittorio Antiga, fondatore e amministratore di S.A.L. - Società Avicola Ligure Spa, ha inizio nel quartiere genovese del Campasso, nel 1980, quando era ancora funzionante, nell’edificio che fino al dopoguerra ospitava il macello civico (per gli abitanti del Campasso, l’“ammazzatoio”), il mercato all’ingrosso delle uova e del pollame - chiuso nel 1982 a seguito delle proteste di un comitato di quartiere e oggi vincolato dalla Soprintendenza per i beni architettonici della Liguria. Con il trasferimento dell’azienda a Campi, Antiga ha abbandonato la macellazione e si è concentrata sulla lavorazione delle carni. «Polli, tacchini e conigli - spiega Vittorio Antiga, - tutti provenienti da allevamenti italiani (da Piemonte, Veneto, Emilia Romagna), arrivano in S.A.L. già pronti per essere suddivisi in parti, confezionati e quindi distribuiti». Il mercato di riferimento della Società Avicola Ligure (5 milioni di euro di fatturato nel 2013) è la provincia di Genova: «Riforniamo prevalentemente rivenditori al dettaglio e piccoli supermercati. Negli ultimi anni - osserva Antiga - abbiamo registrato un po’ di rallentamento nelle vendite, non tanto a causa della crisi dei consumi, ma piuttosto per una certa predilezione nei confronti delle cosiddette terze e quarte lavorazioni, come i cordon bleu o le spinacine, per lo “sfizio” già pronto e veloce da cuocere». A prescindere dalle innovazioni "sfiziose” («oggetto di continua ricerca e investimenti - aggiunge Antiga - da parte delle grandi industrie del settore ovoavicolo»), il prodotto “al naturale” top di gamma a livello europeo è quello italiano: «è il migliore in assoluto - sottolinea l’amministratore delegato di S.A.L. - Perché il cliente finale scelga un prodotto estero (da Germania o Francia, per esempio), la differenza di prezzo deve essere particolarmente rilevante. Senza contare che, in Italia, allevatori e macelli sono soggetti a controlli continui e rigorosissimi, così come i laboratori dove vengono lavorate le carni».l 48 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 CONIGLIO E POLENTA DA “UOVO ALLA KOK” DI ALDO BUZZI In via Cavour, sopra la porta d’ingresso della casa dove abito d’estate, un modesto affresco raffigura san Lorenzo che regge verticalmente, davanti a sé, lo strumento del suo martirio: la graticola; di cui, senza volerlo, il santo indica l’uso migliore (in cucina): in piedi davanti al fuoco, non sopra. (…) Per il pollo è l’ideale. Taglialo in quarti e disponi i pezzi sulla graticola a tenaglia, mettendo i lati con la pelle tutti da una parte e le parti più grasse in basso, dove il calore sarà più forte. Sala, macina abbondante pepe nero, aggiungi qualche foglia di alloro e di salvia e rametti di rosmarino. Chiudi la graticola e metti davanti e vicina al fuoco, per prima, la parte con la pelle, la più grassa, e lasciala cuocere finché è ben arrostita. (…) In mezz’ora circa il pollo è cotto. (…) Chi ha provato la carne così cucinata fa come, ai tempi di Salgari, faceva in India la tigre dopo aver assaggiato la carne umana: non vuol più sentir altro.l COMPETIZIONE & SVILUPPO Genuinità e freschezza Le uova di Antiga Srl erano già “bio” ed “etiche” quando ancora la Legge non imponeva allevamenti a terra e mangimi naturali. L’azienda agricola Antiga, fondata nel 1960 dai fratelli Amerigo e Nildo, ha in produzione circa due milioni di galline ovaiole, tra quelle del proprio allevamento di Bavari e quelle di allevamenti consociati, in Piemonte e Lombardia. Da quasi trent’anni, quando ancora non si trattava di moda ma di rigoroso rispetto per il consumatore, Antiga scelse di allevare gli animali solo con alimenti naturali, niente farine di pesce o carne, ma mangime a base di granturco, frumento, erba medica e soja, selezionati e dosati in modo equilibrato: «Allora mio padre fece una scelta di serietà - sottolinea Valentina Antiga, presidente della società, - oggi è imposto dalla Legge. I polli destinati alle nostre tavole crescono “a terra”, ovvero liberi, alimentati con majs, soja, sorgo e frumento nelle mangiatoie. Il risultato è carne più saporita e più magra, in cui si ritrova il gusto “ruspante” di una volta». Uova, pollame e impianti sono sottoposti a rigorosi controlli igienico-sanitari, alcuni previsti addirittura nei contratti di fornitura alla grande distribuzione; inoltre, poiché il pollame di Antiga non può essere curato con antibiotici o altri farmaci che annullerebbero i benefici dei nutrimenti naturali, in tutti gli allevamenti vengono osservate severe norme di protezione per evitare ogni possibile contatto con animali infetti. Dalla fine degli anni ’80 l’azienda collabora stabilmente con la Grande Distribuzione Organizzata. «Il nostro rapporto con la GDO - spiega Valentina Antiga - ha avuto inizio proprio grazie all’assoluta genuinità dei nostri prodotti. È stata quindi la lungimiranza di mio padre e di un buyer di allora a porre le basi per una relazione con la Grande Distribuzione fondata sull’eccellenza del prodotto e sull’attenzione alla salute del consumatore. Diventare fornitori della GDO ha comportato un salto di qualità nell’organizzazione del nostro modo di lavorare, mentre gli alti standard qualitativi imposti sono motivo di continuo miglioramento». Dal 2005, oltre a fornire negozi e supermercati, l’azienda ha attivato un servizio per la vendita e consegna di uova e pollame a domicilio. «Siamo molto soddisfatti di questa iniziativa - afferma Valentina Antiga, - che i genovesi, un po’ per carattere e un po’ per l’età media, continuano a preferire rispetto all’acquisto online». Oggi in società ha fatto il suo ingresso la terza generazione. «Dopo la laurea in economia - conclude Valentina Antiga, - Simone ha deciso di continuare l’attività di famiglia, portando idee nuove e proposte di cambiamenti».l FRITTATA DI UN UOVO DA “UOVO ALLA KOK” DI ALDO BUZZI L’uovo è oggi il nutrimento più a buon mercato. Ha la proprietà di essere maschile al singolare e femminile al plurale. Al venditore di uova potrei chiedere: «Mi dia il primo di quelle due uova». Se poi volessi sapere il grado di freschezza delle uova, lo stesso venditore mi indicherebbe tre cartelli: “fresche”, “freschissime”, “da bere”, da cui risulta che le uova fresche sono le meno fresche. Appena si parla di uova sorgono mille problemi. Sono migliori le uova chiare o quelle scurette? Quelle grandi o quelle piccole? Quelle col tuorlo giallo o quelle che lo hanno arancione? Tuorlo o torlo?... (…) l Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 49 PORTO di Bruno Guglielmini La sfida di Amico & Co Il mercato mondiale dei servizi operativi ai mega-yacht è stimato in 20 miliardi di euro. Con il nuovo bacino di carenaggio la società cantieristica genovese è pronta a giocare le sue carte. Lo scorso 14 novembre si è svolta la cerimonia di inaugurazione del nuovo bacino di carenaggio realizzato dal Cantiere Amico & Co, azienda operante nell’area di levante delle Riparazioni Navali del Porto di Genova e specializzata nella riparazione e ristrutturazione di maxi yacht.Con il nuovo investimento, Amico & Co punta a consolidare la propria posizione sul mercato di riferimento, che la vede tra i primi players del settore a livello internazionale, dotandosi di una struttura che consentirà di eseguire le lavorazioni di ristrutturazione, pitturazione di finitura e di riparazione su yacht di grandi dimensioni (fino 102 m di lunghezza), in secca e in condizioni ambientali controllate. L’impianto è infatti dotato di un sistema di copertura mobile modulare, che fa della struttura un vero e proprio impianto polivalente. Lo caratterizza il bacino di calma e di messa in secca in muratura per navi da diporto, completo delle strutture impiantistiche di processo necessarie per il mantenimento delle funzioni operative vitali delle navi durante i lavori. Il bacino potrà operare indifferentemente nelle due modalità: nave a secco e a nave galleggiante. Altro elemento innovativo è il sistema di copertura mobile modulare per la protezione e il confinamento della nave e delle attività produttive svolte a bordo, che consente, insieme all’impiantistica dedicata, di mantenere i parametri ambientali ottimali per le attività svolte all’interno. Da sottolineare la totale flessibilità di utilizzo del bacino di calma o in secca, grazie alle dimensioni di altezza massima disponibili, e all’utilizzo della configurazione della copertura “aperta” per le tipologie di navi a motore e a vela con caratteristiche fuori sagoma rispetto alle dimensioni massime della sovrastruttura del sistema di copertura mobile. Il nuovo impianto rappresenta l’ultimo, importante step di una strategia di crescita tenacemente perseguita fin dalla fondazione del Cantiere e condotta con il costante obiettivo di anticipare le tendenze del mercato, via via sempre più orientato verso unità di grandi dimensioni e caratterizzato da competitors internazionali che, in alcuni casi, dispongono di aree attrezzate da 2 a 4 volte superiori a quelle di Amico & Co. La politica dell’azienda, fatta di investimenti continui (nella professionalità delle risorse umane, nella qualità delle lavorazioni e delle relazioni con i clienti, nelle infrastrutture) è pertanto una “scelta obbligata”, che comporterà nel breve-medio periodo ulteriori nuove iniziative da porre al va- glio di Autorità Portuale, che fino a oggi ha dato credito ai piani industriali dell’azienda e ne ha consentito la realizzazione: tali proposte riguardano sia l’acquisizione e relativa infrastrutturazione necessità di nuove aree produttive, sia temi di più ampio respiro quali il processo di privatizzazione in atto dei bacini “pubblici” del Porto di Genova e la darsena nautica. Tutto ciò, in un’ottica di sviluppo che non riguarda soltanto Amico & Co: l’attività cantieristica dedicata al refit rappresenta infatti soltanto una delle filiere produttive coinvolte, qualora Genova diventasse un polo di attrazione per il mercato dei mega yacht. Il refit e service costituiscono solo una parte dei servizi operativi che possono essere forniti ai mega-yacht e che rappresentano a livello mondiale un mercato molto ampio - del valore di circa 20 miliardi di euro e in costante crescita - comprendente la cantieristica, i servizi a terra, le professionalità di bordo e il turismo. Quindi, le opportunità di mercato per l’attività di Amico corrispondono a concrete e notevoli occasioni di sviluppo per tutta la filiera produttiva genovese e regionale, la quale ha potenzialità importanti ad oggi sfruttate pochissimo: cogliere tali occasioni significherebbe accedere a un mercato che, per le attività complementari al refit, può generare un volume d’affari pari a circa 8 volte il valore del refit stesso. Tutte istituzioni preposte al governo del territorio, non solo Autorità Portuale, dovrebbero pertanto porre particolare attenzione alle necessità di un settore che è in grado di garantire lavoro e sviluppo e può, pertanto, rappresentare un fattore strategico per l’intera economia ligure. Di fronte a un settore in grande crescita e collegato a tanti ambiti differenti, bisogna sviluppare e poi integrare tutte le filiere produttive coinvolte. La sfida è fare sistema e investire su di esso, perché il nostro territorio ha in sé tutti i requisiti per coniugare al meglio cultura, turismo e business. E Genova, all’interno di questo sistema, può diventare un home port di assoluta eccellenza in area mediterranea: oggi abbiamo un’occasione importante per conseguire questo obiettivo attraverso le scelte che dovranno essere fatte, ad esempio, su temi quali il ridisegno del waterfront di levante e l’utilizzo della darsena nautica. Vincere su un mercato globale come questo è molto più di una possibilità: tutto dipende dalle risposte che saremo in grado di dare.l Bruno Guglielmini è Amministratore delegato di Amico & Co. PICCOLA INDUSTRIA di Alessandro Brenna PMI DAY Imprese allegramente invase da ragazzi e ragazze nel giorno che la Piccola Industria di Confindustria apre le porte agli studenti. Mondo del lavoro e scuola si incontrano in fabbrica. Quinta edizione del PMI Day, l’iniziativa organizzata da Piccola Industria di Confindustria in collaborazione con le Associazioni territoriali del Sistema nell’ambito della Settimana Europea delle PMI. Oltre 700 le imprese coinvolte su tutto il territorio nazionale e 30.000 gli studenti e gli insegnanti che hanno partecipato all’iniziativa, aperta anche alle famiglie, ai rappresentanti di enti locali e ai giornalisti. Un dato significativo che si somma ai 100.000 giovani coinvolti complessivamente nelle quattro precedenti edizioni. L’obiettivo del PMI Day è portare i giovani a diretto contatto con la realtà delle imprese, nelle fabbriche, e rafforzare la collaborazione e il dialogo tra mondo dell’istruzione e mondo dell’impresa. Proprio per dare continuità al rapporto con i giovani, l’iniziativa è inserita in Industriamoci, un progetto che raccoglie tutte le iniziative che Piccola Industria con i tanti Comitati territoriali organizza nell’arco dell’anno. Per l’occasione, anche quest’anno le aziende del Gruppo Piccola Industria di Confindustria Genova, guidate dal presidente Andrea Carioti, hanno aperto le porte ai giovani e al futuro: 31 aziende associate di produzione e di servizio, individuate secondo gli interessi e le richieste provenienti dalle scuole stesse, hanno infatti accolto circa 1.300 studenti provenienti da 22 scuole e i loro insegnanti. L’iniziativa ha consentito ai giovani di entrare in contatto con il ciclo produttivo e di interloquire direttamente con gli imprenditori, avvicinandosi alle dinamiche del lavoro. Per le aziende si è trattata, invece, di un’opportunità importante per trasmettere la passione e l’entusiasmo di fare impresa e per informare le scuole in merito alle competenze e ai profili professionali 52 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 LE SCUOLE • Scuola media Comprensivo Campomorone • Scuola media Comprensivo Sampierdarena • Scuola media Comprensivo Sestri Levante • Scuola medi Comprensivo Sturla • Scuola media Comprensivo S. Fruttuoso • Istituto tecnico Deambrosis Natta • Istituto professionale Duchessa di Galliera • Istituto tecnico Einaudi Casaregis Galilei • Istituto tecnico Firpo Buonarroti • Istituto professionale Gaslini Meucci • Istituto tecnico Gastaldi Abba • Liceo Gobbetti • Istituto tecnico In Memoria dei Morti per la Patria • Liceo Leonardo Da Vinci • Liceo Liceti • Istituto tecnico Majorana Giorgi • Liceo Marconi Delpino • Istituto tecnico Montale • Istituto tecnico Nautico S. Giorgio • Istituto tecnico Odero • Istituto professionale Rosselli • Istituto tecnico Vittorio Emanuele Ruffini più richiesti. Il PMI Day impone una riflessione sul mondo della piccola e media impresa, che rappresenta il vero tessuto economico del Paese: in Italia esistono, infatti, 4,5 milioni di aziende, di cui il 96% ha meno di 10 dipendenti. Le piccole e medie imprese sono dunque il motore dell’economia italiana, anche se il loro ruolo primario all’interno della società e la loro forza spesso non sono riconosciuti come dovrebbero. È la forza che esprimono quotidianamente con la creatività e con le idee, che devono essere sempre più innovative, per non finire ai margini o addirittura esclusi dal mercato. È la forza che consente, ogni giorno - ormai da troppi anni - di resistere alla crisi. Un sentito ringraziamento va a tutti i ragazzi e agli insegnanti che hanno partecipato e alle imprese che hanno reso possibile questa giornata, riservando al progetto entusiasmo e tempo prezioso.l Alessandro Brenna è Vice Presidente Piccola Industria Confindustria Genova LE IMPRESE E I SETTORI ERRATA CORRIGE Alimentari Centrale del Latte di Torino Ekaf Riunione Industrie Alimentari Cartai, Cartotecnici, Editori, Grafici Arti Grafiche Bicidi Ditta Giuseppe Lang Chimici e Farmaceutici A.L.S.O. FACI Helan Cosmesi di Laboratorio Saponificio Gianasso Finanza e Assicurazioni Unicasim Immobiliari Giacomazzi Impianti e Manutenzione Tassano Inserimenti Lavorativi Informatica FIRE F.O.S. Gruppo Sigla Infinity Technology Solutions Softjam Volo Cardmultiservice Logistica e trasporti Aeroporto di Genova Metalmeccanica Arinox Eurocontrol Maxima Gradi Ruths San Giorgio Seigen Porto SAAR Depositi Portuali Sanità Cappuccine Servizi all’impresa Docks Lanterna Turismo Costa Edutainment Incoming Liguria Porto Antico di Genova Sol Melia Italia Nel n. 5/2014 di Genova Impresa, nella sezione dedicata al Convegno di Napoli della Piccola Industria di Confindustria (pagine da 56 a 61), il virgolettato a commento della relazione del presidente Alberto Baban, attribuito a Fausto Agostini (Tecnoprocess Automation Srl), non è stato correttamente riprodotto. Ce ne scusiamo con l’interessato e riportiamo, qui di seguito, il testo originale. «Chi legge mi perdonerà se inizio questa mia breve riflessione citando 3 date: 15 ottobre 2010; 12 ottobre 2012; 3 ottobre 2014. Sono le date degli ultimi tre Forum della Piccola Industria: bene, in ognuno di questi, noi imprenditori, per voce dei nostri Presidenti (ora Alberto Baban, prima di lui Vincenzo Boccia e ancor prima Giuseppe Morandini), abbiamo sempre cercato di fare un’analisi seria del contesto politico-economico, facendo proposte costruttive al governo di turno. La cosa che più mi lascia sconcertato è che, nonostante il passare degli anni, ancora oggi dobbiamo riprendere temi e problematiche già trattati, perché ancora privi di una soluzione da parte dei governi che si sono succeduti, prima Mario Monti, poi Enrico Letta e ora Matteo Renzi. Qualche esempio? Un serio piano di politica industriale; riduzione della spesa pubblica e del carico fiscale; costo dell’energia; internazionalizzazione; innovazione. Bene ha fatto, quindi, il presidente Baban a richiamare ancora una volta l’attenzione su questi temi e non solo. Qualcosa, per la verità, è stato fatto e forse qualcosa si farà, ma i tempi di risposta devono essere rapidi, perché il nostro Paese è in coda al gruppo e, se non vuole essere definitivamente staccato, deve finalmente cambiare passo. Da parte nostra, non molliamo. Continueremo a produrre, innovare, internazionalizzare, lottare per un futuro migliore e lo faremo con dignità, rabbia e passione. Non ci accontenteremo fino a quando non avremo risposte, perché qui sono in gioco non solo le nostre imprese, ma il destino del Paese. Auspico che al prossimo Forum si possa fare un consuntivo di ciò che è stato fatto e non di quello che si doveva, o poteva, fare. Sperando che non sia troppo tardi...». Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 53 GIOVANI BOOT CAMP #3 A Camogli, la terza edizione del Boot Camp, l’iniziativa di formazione e team building organizzata dai Giovani Imprenditori genovesi. LORENZO QUILICI Entusiasmo, confronto, appartenenza, riflessione. Queste le parole che hanno caratterizzato il “Boot Camp #3” del Gruppo Giovani Imprenditori (GGI) di Confindustria Genova svolto dal 20 al 22 novembre scorso nella meravigliosa cornice di Camogli. L’evento, anche quest’anno realizzato con il coordinamento didattico delle Commissioni congiunte e la sponsorship di Erg, è stato inaugurato con una cena di benvenuto al “Cigae”, locale sulle alture di Santa Margherita con vista mozzafiato. “Abbattiamo muri, costruiamo ponti”: con questa efficace frase si è presentato il 21 novembre, nell’aula del “Cenobio dei Dogi”, splendida sede dell’evento affacciata sul mare, Riccardo Parigi, fondatore di Must - società genovese di comunicazione e formazione aziendale - dando così il via alla prima giornata. Parigi ha fatto riflettere i partecipanti sulla differenza tra squadra e gruppo e su come si possa condurre un team passando da essere capo a essere leader. Particolarmente apprezzata per il significativo messaggio trasmesso è stata la proiezione del video di Julio Velasco - celebre allenatore della nazionale italiana di pallavolo anni ’90 - in cui egli afferma, durante un intervento inerente il team building, che “gli schiacciatori non parlano dell’alzata, la risolvono”. I giovani imprenditori hanno poi messo in pratica, divisi in tre gruppi, quanto appreso sullo spirito di squadra attraverso la “Marshmallow Challenge”, avvincente e simpatica gara di project e team management consistente nel progettare e creare la costruzione più alta avendo a disposizione solo 20 spaghetti, un marshmallow, scotch e spago. Nel pomeriggio è intervenuta in aula Simona Franceschini di FIRE, società genovese di formazione, focalizzando la prima parte del suo intervento sul concetto di qualità: ognuno dei giovani imprenditori ha fornito un personale parere su cosa significhi offrire qualità ai propri interlocutori. In seguito Franceschini ha condotto i partecipanti a un’attenta e proficua analisi SWOT al fine di valutare i punti di forza, debolezza, le opportunità e le minacce in riferimento al GGI. Molteplici gli spunti emersi che verranno fatti propri dai giovani imprenditori per rendere l’attività del gruppo ancora più di stimolo sia per Confindustria stessa che, in generale, per la città. Al ristorante “Rosa”, cibo prelibato, buon vino e vista meravigliosa su Camogli hanno accompagnato le riflessioni e le proposte per il futuro del GGI derivanti dagli efficaci stimoli dei docenti. L’indomani, giornata conclusiva, Simona Franceschini ha guidato i partecipanti in un percorso che, coniugando formazione e coaching, è stato volto a riflettere su cosa possa significare l’eccellenza per un’azienda e come si possa configurare l’equilibrio dei rapporti interpersonali in un contesto di gruppo. “Mille miglia cominciano con un passo”: questo proverbio cinese, citato da Kennedy, può riassumere l’esperienza vissuta dai venti giovani al “Boot Camp #3”, un’esperienza ricca di valori - in primis l’amicizia e l’ottimismo - che ha permesso non solo di consolidare il legame tra i partecipanti, ma anche di rafforzare l’identità del gruppo attraverso un re-thinking delle attività associative, per guardare al 2015 da protagonisti.l Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 55 GIOVANI di Ilaria Abignente di Frassello Fatti In Italia A Napoli, il 29º Convegno di Capri per Napoli dei Giovani Imprenditori. Siamo quelli che si sono stancati di ascoltare, per decenni, uomini politici che parlando di crescita e investimenti e di cosa devono fare o non fare le imprese, che “muoiono su barricate sulle quali non sono mai stati” (F. Mitterrand). Quelle barricate sono le aziende. E non si impara a conoscerle solo per sentito dire, bisogna entrarci dentro. Perché non si arriverà mai a conoscere che odore ha l’acciaio quando fonde, che amaro sapore ha la sconfitta quando si perde una commessa, che rumore fa una fabbrica vuota perché si sono dovuti mettere in mobilità tutti gli operai. Ma anche la soddisfazione che si prova lanciando una nuova linea di produzione o ricevendo la conferma di un ordinativo per cui si è lavorato tanto. Quella sensazione di “sporco buono”, quel “profumo di fabbrica” che rimane addosso dopo una giornata in azienda, indipendentemente dal fatto che si producano vernici o filati. Siamo quelli che stanno su quelle barricate ogni giorno e per questo siamo quelli che, se la politica vuole, possiamo fargliele conoscere davvero le nostre aziende... far vedere “cosa c’è dentro”. Queste solo alcune delle parole del discorso del Presidente del Gruppo Giovani di Confindustria, Marco Gay, per il 29º Convegno di Capri per Napoli, lo scorso 24 e 25 ottobre. Come intuibile dal titolo “Fatti. In Italia”, quest’anno i temi che hanno contrassegnato due giorni di forte confronto e grande energia sono stati, appunto, i “fatti”, il made in Italy, i nostri prodotti, le nostre scelte. Fatti che chiediamo di sostituire alle parole. Soprattutto pensando alle tante forme del made in Italy amato, desiderato e imitato in tutto il mondo, simbolo della nostra eccellenza e che, malgrado la crisi, malgrado la competizione, malgrado le contraffazioni, resiste a tutto e macina successi. Tutto questo insistendo sulla scelta di dare un futuro industriale all’Italia e volendo decidere quale sarà il posto delle nostre aziende in Europa. Come ha detto Marco, noi siamo quelli che stanno dietro alle barricate e lo dimostriamo lottando ogni giorno e scegliendo di rimanere per cambiare questo paese. Tra gli straordinari ospiti del Convegno, molti contribuiscono per cambiare il nostro Paese. Come Luciana delle Donne, che dopo una “vita precedente” ai vertici del mondo della finanza, oggi, a tempo pieno si dedica a una cooperativa sociale dove le detenute del carcere producono oggetti diversamente utili. Un nuovo approccio di marketing sociale (con elevato impatto ambientale), in forza del quale l’ex signora della finanza oggi interviene nelle maggiori Università italiane per parlare di BIL (Benessere Interno Lordo), come nuova misurazione della ricchezza. Un’altra grande testimonianza è stata quella di Vito Gulli, Presidente di Generali Conserve, società che detiene il marchio Asdomar. Gulli ha creduto così fortemente nel nostro Paese da riportare tutto il ciclo produttivo del tonno in Sardegna garantendo la sostenibilità della pesca, portando occupazione sul territorio e aumentando il potere d’acquisto delle persone. Il successo attuale della sua azienda è un’importante testimonianza della vittoria della scommessa sull’Italia. La grande novità di quest’anno che ci ha molto entusiasmato è stato il cosiddetto “Speaker Corner”, creato per consentire ad alcuni giovani imprenditori di esprimere in maniera diretta ed in viva voce le proprie esperienze e le proprie riflessioni. Così, per 2 minuti ciascuno, alcuni colleghi e io stessa siamo saliti sul palco davanti a tutta la platea per raccontare la nostra esperienza personale, la nostra visione del movimento, i nostri desideri per il futuro di questo Paese. Il tutto avendo come tema centrale una delle parole chiave del nostro triennio di presidenza. Parola chiave che, nel mio caso, è stata “Responsabilità”. Come ho detto quel giorno, una meravigliosa Responsabilità, che caratterizza la mia attività quotidiana. Responsabilità che sento di dovere al mio Paese, alle persone con cui lavoro e che sento il diritto di chiedere ai miei coetanei, ma soprattutto alle persone che ci governano. Con l’intervento del presidente Giorgio Squinzi e con l’inno alla bellezza raccontato da Oscar Farinetti si è chiuso questo ventinovesimo Convegno, sullo sfondo di una Napoli indimenticabile per le sue affascinanti contraddizioni, ma soprattutto per il suo fascino straordinario, che le assegna il ruolo indiscutibile di “testimonial” dell’eccellenza del made in Italy.l Ilaria Abignente di Frassello è coordinatore della Commissione Leadership & Management del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Genova COMUNICAZIONE di Max Morales Vivere il brand Il Festival Internazionale del Film di Roma offre ai propri sponsor spazi adeguati dove sviluppare modelli di comunicazione e di marketing innovativi, efficaci e riproducibili anche nei grandi eventi genovesi. Tra il 16 e il 25 ottobre si è svolto a Roma la nona edizione del Festival Internazionale del Film. Essendo un grande appassionato di Cinema, frequento questo Festival da diverso tempo; in questa edizione però, mi è sembrato interessante fare qualche riflessione che lega la mia passione per il cinema con la mia professione legata al mondo della comunicazione. In particolare, ho sondato l’aspetto della sponsorizzazione del Festival del Cinema di Roma quale efficace occasione per la brand awareness (e come questa possa davvero essere un veicolo per muovere il business). Ebbene, secondo quanto ho avuto modo di constatare, questo evento offre alle aziende l’opportunità di una sponsorizzazione di valore, e il modello può essere replicato anche in Liguria con occasioni del calibro del Salone Nautico internazionale o Euroflora. La prima considerazione riguarda il target. Diversamente da quanto ci si possa immaginare, il Festival di Roma è un luogo dove i romani decidono di passare la domenica o un pomeriggio libero con la famiglia; inoltre, appassionati di cinema di tutta Italia approdano qui per godere dei film e delle suggestioni tipiche del Festival. Non bisogna immaginare il target quindi, composto soltanto da cinea- 58 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 sti, critici, attori e via dicendo. Si tratta di un pubblico molto più vario, un pubblico che certamente ha una buona capacità di spesa (visto il prezzo dei biglietti del cinema in anteprima) e una buona cultura. Il pubblico degli sponsor si allarga ulteriormente con l’aiuto dei media partner della manifestazione che quest’anno erano RAI (con una serie di canali dedicati), l’agenzia fotografica Getty Images e Wired. Non solo, ma l’evento, vista la sua portata di “costume e gossip”, trova sempre il modo di essere raccontato dalle edizioni principali dei Tg. Va detto, inoltre, che un Festival del Cinema è una vera e propria città temporanea, dove appassionati e addetti ai lavori decidono di stare per molto tempo lungo tutti i giorni di festival. Gli spazi destinati agli sponsor non sono classici stand ma veri e propri temporary shop a piano strada, che hanno, quindi, tutte le possibilità per farsi notare e finiscono per avere lo scopo di intrattenere i presenti nei “tempi morti”, tra un evento e l’altro. Essere bravi intrattenitori creando una sorta di “live social brand engagement” porta quindi risultati notevoli. Un esempio per tutti è quello di Nespresso, uno dei dieci sponsor di questa edizione. Nespresso è andato oltre la semplice offerta/degustazione di caffè e ha creato un ca- se history, a mio avviso, interessante. Chi arrivava al “punto Nespresso”, infatti, veniva accolto da uno dei ragazzi (in divisa ufficiale) e veniva accompagnato di fronte a un iPad. All’avventore veniva proposto un test con lo scopo di capire quale, tra i tanti caffè Nespresso, fosse il suo preferito. Per effettuare il test e continuare il giocodegustazione era necessario inserire una propria e-mail e una serie di altri dati facoltativi. Completato il test arrivava il momento della degustazione del caffè, risultato dalla prova appena svolta. Ultimata la degustazione, al soggetto veniva proposta la promozione per l’acquisto della macchina Nespresso. Qualora non interessato, veniva accompagnato fuori dallo shop (da un altro accesso) con la promessa del regalo di una tazzina con impresso il nome del caffè preferito. In quest’altra zona dello shop, ad attendere l’avventore c’era una ragazza che, dopo aver regalato la tazzina, pregava il premiato di fare un selfie con l’oggetto conquistato. E così si concludeva l’esperienza. Un giro sulla giostra del brand quindi, 5 minuti in un percorso a tema creato per emozionare. Non è necessario essere dei semiologi per capire che Nespresso ha proposto ai suoi visitatori una narrazione, un percorso sensoriale a tema destinato a lasciare un ri- cordo nella memoria. La conclusione dell’esperienza con il selfie poi, porta l’esperienza oltre il qui e ora e lega il soggetto al brand. Ritengo che questo sia un caso emblematico di “live social engaging”, e cioè di come si possano replicare in uno spazio fisico le stesse dinamiche che si propongono on line, tramite i social media. Se Nespresso avesse usato il suo spazio soltanto per permettere la degustazione del caffè e per esporre il suo prodotto avrebbe perso una grande occasione per creare stabili relazioni con il suo target. Nespresso, invece, ha scelto di favorire una conversazione con il proprio target, che per sua natura è più gratificante e più memorabile per il cliente. Per capire quanto sia complessa la struttura del format di sponsorizzazione del Festival si può navigare la pagina partners sul sito (www.romacinemafest.it). Questa complessità favorisce la possibilità per le aziende interessate di trovare il format giusto per la propria proposta, nell’ottica di una sponsorizzazione sempre più dinamica e meno legata alle logiche della sola esposizione del brand.l Max Morales è delegato alla Piccola Industria della Sezione Comunicazione di Confindustria Genova Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 59 CSR di Francesca Sanguineti Vince il team building L’Associazione La dimora accogliente Onlus e Netafim Italia Spa vincono l’edizione 2014 del Premio Esperienze Innovative di Partnership Sociali, promosso da Confindustria Genova e da Celivo. FRANCESCO DE VINCENZI e LUCA OLCESE Anche quest’anno, per il decimo consecutivo, Celivo (Centro Servizi al Volontariato) e Confindustria Genova hanno proposto l’iniziativa “Esperienze Innovative di Partnership Sociali”, che premia un progetto realizzato congiuntamente sul territorio ligure da un’Organizzazione di Volontariato e da una o più imprese. L’edizione 2014 ha raggiunto il record in termini numerici di soggetti coinvolti, tra Associazioni, Aziende, Istituzioni. I progetti sono stati complessivamente sedici, vagliati da un Comitato Paritetico composto da rappresentanti di Confindustria e Celivo in ugual numero. Il Comitato ha analizzato e quindi eletto un vincitore secondo criteri di originalità, miglioramento degli aspetti sociali e ambientali, valore sociale dell’iniziativa nei confronti degli stakeholder; capacità di coinvolgere attori sociali diversi; trasferibilità e riproducibilità. L’Associazione di volontariato vincente ha ricevuto la somma di mille euro. I progetti hanno abbracciato una grande varietà di contesti: la disabilità, la malattia, la tutela dell’ambiente, il supporto alle persone anziane, il supporto ai giovani rispetto al lavoro, all’autonomia, al disagio sociale, alla prevenzione della salute. Il vincitore Progetto Sottocolle: l’orto verticale Ass. La dimora accogliente Onlus con Netafim Italia Srl Un’esperienza di Team Building per i dipendenti aziendali finalizzata alla realizzazione di un orto verticale negli spazi esterni della casa-famiglia che accoglie adolescenti in stato di grave disagio nel loro percorso di autonomia. L’entusiasmo del Team ha superato ogni aspettativa e si è tradotto nella realizzazione, oltre all’orto, di altri interventi migliorativi della casa. La casa dei capitani coraggiosi Abeo Liguria (Ass. Bambino Emopatico Oncologico) con RINA Spa Realizzazione della nuova casa di ospitalità dove verranno ricavati otto mini appartamenti e un grande spazio comune a disposizione dei pazienti ricoverati presso il Dipartimento di onco-ematologia dell’ospedale Gaslini e delle loro famiglie. A Scuola di salute orale tra alimentazione e igiene della bocca Ass. Arkè - Un dentista per amico con Micerium e Latte Tigullio Progetto di educazione igienicosanitaria rivolto a minori in stato di disagio socioeconomico residenti in strutture protette. Ha l’obiettivo di insegnare l’importanza di un’alimentazione sana e della prevenzione per migliorare la sensibilità verso la profilassi e le cure dentistiche. La salvaguardia dell’aspetto funzionale e della salute si coniuga con la va- lorizzazione della cura di sé, dell’autostima, dell’aspetto della persona nelle sua vita relazionale. Parkinson: la spesa fatta in casa! Ass. Ligure Parkinson Onlus con BASKO Spa Gruppo Sogegross Con questa iniziativa i membri dell’associazione possono fare la spesa in autonomia senza trasferimenti fisici, attraverso un sito web e un numero verde. I prodotti vengono consegnati gratuitamente a domicilio. Campagna di comunicazione CEPIM CEPIM (Centro Italiano Down Onlus) con Yoge Design e Gooocom Un’importante campagna di comunicazione finalizzata a mettere in relazione sia l’interno dell’associazione, sia l’esterno, quindi il pubblico, su una importante fase di cambiamento della vita associativa. Pulizia della “Roggia Barabino” Ass. G.A.U. Giovani Amici Uniti con Fratelli Drago Sas La collaborazione ha visto la pulizia e la messa in sicurezza in tempi record di un tratto della “Roggia Barabino” canale artificiale posto sul lato monte di Via Struppa - dopo l’alluvione verificata a Genova nel mese di ottobre 2014. Nelle scorse settimane sono stati diffusi a livello nazionale i risultati della prima rilevazione sul lavoro volontario, frutto della convenzione stipulata tra Fondazione Volontariato e Partecipazione, Istat e la rete dei Centri di Servizio per il Volontariato CSVnet. Risultati che per interesse collettivo invito a visionare interamente alla fonte (www.istat.it), di cui ne cito alcuni significativi: circa un italiano su otto svolge attività gratuite a beneficio di altri o della comunità. In Italia il numero di volontari è stimato in 6,63 milioni di persone; gli uomini sono più attivi delle donne (13,3% contro 11,9%), per via di una maggiore presenza maschile nel volontariato organizzato. I volontari appartengono prevalentemente alla classe di età 55-64 anni (15,9%). La percentuale di chi presta attività volontarie cresce con il titolo di studio: il 22,1% di coloro che hanno conseguito una laurea ha avuto esperienze di volontariato contro il 6,1% di quanti hanno la sola licenza elementare. Considerando la condizione occupazionale, i più attivi risultano gli occupati (14,8%) e gli studenti (12,9%). La partecipazione è massima tra i componenti di famiglie agiate (23,4%). La ricaduta del volontariato nella vita personale, suddivisa nelle tipologie relazionale, civica e di benessere, ritorna questi risultati: il 51,6% di chi fa volontariato ha allargato la rete dei rapporti sociali, il 51,3% ha sviluppato una coscienza civica/politica e il 49,6% si sente meglio con se stesso. (F.S.) Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 61 Adotta una merceria Centro di solidarietà della Compagnia delle Opere Liguria con Simona Traverso e Gadiel Group Saa Il progetto ha simboleggiato l’attenzione del volontariato verso le aziende genovesi alluvionate: un negozio genovese storico, fortemente danneggiato, è stato “adottato” nei locali dell’associazione, mentre i volontari hanno promosso la vendita della merce recuperata, per dar modo all’imprenditrice di lanciare nel minor tempo possibile una nuova attività. La luce di un gesto Civitas Humana per la Fraternità onlus con Il Gourmet di Orsa Organizzazione di due cene solidali contestualizzate in un vasto progetto di raccolta fondi realizzato da una rete di associazioni, parrocchie, una scuola elementare e con un contributo dell’Amministrazione comunale. Tutte le raccolte sono confluite in un unico fondo, suddiviso e utilizzato secondo criteri stabiliti dalla rete. Creazione di un laboratorio di gelato artigianale Consulta Diocesana per le attività in favore dei minori e delle famiglie Onlus con Rete Sas di Franco Storace & C. Offerta ai ragazzi dei centri della Consulta di imparare un mestiere e di praticarlo subito. L’iniziativa crea un laboratorio di produzione di gelato artigianale di alta qualità, all’interno del quale operano ragazzi usciti dal circuito di protezione e tutela della Consulta e nel quale vengono inseriti, a turnazione, altri ragazzi ancora accolti nelle comunità per un percorso graduale di avvio al lavoro. Operazione Mare pulito Guardia Costiera Ausiliaria Regione Liguria con Ecoboat Service Staf Sas Progetto finalizzato a formare e addestrare i volontari nel settore dell’antinquinamento marino e migliorare e potenziare il servizio di Tutela Ambientale. Il progetto vuole anche contribuire a rispondere all’esigenza di maggiore sicurezza ambientale in un contesto planetario di rapido cambiamento climatico grazie al quale il fragile territorio ligure viene colpito da importanti calamità naturali. @labora Famiglie per l’accoglienza con Wyscout Spa Il progetto accompagna gradualmente nel mondo del lavoro giovani con problematiche sociali, abbandono scolastico e handicap attraverso l’orientamento e tutoraggio in ambito lavorativo. L’obiettivo è ridare ai giovani la consapevolezza del loro valore attraverso un programma personalizzato che coinvolga attivamente le aziende in un’esperienza di accoglienza lavorativa. Mi afFIDO a te - Pet therapy in hospice Associazione Gigi Ghirotti con Almo Nature Spa Il progetto propone la pet therapy come integrazione alle cure palliative in Hospice con l’obiettivo di favorire il be- 62 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 nessere e la migliore qualità di vita di pazienti e familiari tramite l’intervento del cane come catalizzatore di emozioni. Il programma inizia con le Attività Assistite dagli Animali, interventi di tipo ludico ricreativo per facilitare la socializzazione, con la possibilità di passare a Terapie Assistite dagli Animali con interventi individuali e obiettivi specifici. Esplorazione e avventura Il Porto dei Piccoli Onlus con il Terminal Contenitori Porto di Genova L’esplorazione è una giornata dedicata ai bambini in cura presso le strutture dove il Porto dei Piccoli è impegnato: Ospedale Gaslini, Pediatria di Sanremo, Imperia, Pietra Ligure, Savona, La Spezia, per scoprire una delle realtà del territorio ligure d’interesse artistico, turistico, culturale. Si tratta di un’importante occasione di apprendimento in cui viene coinvolta tutta la famiglia, finalizzata al dialogo e alla socializzazione. Prevenzione odontoiatrica per gli anziani Auser Liguria Volontariato con Genoveva Uno Srl Una partnership sperimentale con il doppio scopo di informare gli associati sulle buone prassi per garantire una sana igiene orale (prevenzione); rispondere a quesiti sul tema; fornire una visita gratuita; comunicare sconti sulle cure e le prestazioni gratuite riservate; monitorare, con lo studio delle domande più frequenti con lo scopo di perfezionare l’attività sperimentale e di renderla migliore nelle azioni future. Una App per restare informati sulla donazione del sangue AVIS Liguria con DGS Spa Il progetto ha previsto la realizzazione di una App per dispositivi Android che fornisce le informazioni fondamentali sulla donazione del sangue e le news sanitarie emanate dal Centro Nazionale Sangue e dai Centri trasfusionali. È inoltre uno strumento di consultazione del calendario con giornate e orari di donazione nei 40 punti di raccolta AVIS fissi e mobili presenti nella regione Liguria. L’App prevede i riferimenti e i recapiti di tutta l’associazione. La città e la mente ALFAPP (Associazione Ligure Famiglie Pazienti Psichiatrici) con Il Calice e la Camera di Commercio Intento è divulgare le attività dell’Associazione affinché sempre più persone bisognose possano conoscerle e utilizzarle, più volontari possano prestare il loro servizio, maggiore collaborazione e condivisione di buone pratiche possano essere realizzati con gli Enti Pubblici. Per ottenere il massimo coinvolgimento sono state organizzate due giornate di riflessione, confronto e approfondimento culturale che hanno coinvolto persone comuni, utenti, loro famiglie, i volontari, imprese e gli enti in un’esperienza di integrazione e partecipazione attiva.l LA CITTÀ di Manuela Arata Soddisfazione di organizzatori e visitatori per l’edizione 2014 del Festival della Scienza, dedicata al Tempo. La sfida è ora creare un contesto dove i giovani di talento possano trasformare le idee in imprese. Futuri scienziati e imprenditori Nonostante le difficilissime condizioni al contorno si conferma anche quest’anno il grande successo del Festival della Scienza, che si è chiuso il 2 novembre con 180 mila visite. Superati in extremis i problemi di budget dovuti al fatto che il bilancio 2013 si è chiuso in perdita (a causa del mancato finanziamento ministeriale che il nuovo Governo per fortuna sta cercando di recuperare) e a ulteriori riduzioni di contributi da Istituzioni e sponsor per l’edizione di quest’anno, è stato un Festival più breve, con il Ponte dei Santi sovrapposto al week end, meno capiente per contenere le spese delle sedi e gli investimenti per mostre e laboratori, in una città uscita da pochissimo dal dramma dell’alluvione che ha ovviamente scoraggiato le famiglie di fuori a venire a Genova e costretto le classi locali a ridurre le uscite per recuperare le lezioni perse a causa delle numerose allerta del mese di ottobre... Di fronte a un calo anche del 50% di afflusso turistico, il Festival ha tuttavia registrato una buona “tenuta” numerica e un ottimo riscontro di critica da parte del pubblico, dei media e del mondo scientifico e imprenditoriale. Direi che gli elementi più significativi dell’edizione 2014, dedicata al Tempo, sono stati: 1) uno straordinario coinvolgimento di pubblico alle conferenze, legato alla coincidenza del tema del Festival con gli interessi dei cittadini, in particolare per quanto riguarda le questioni dei cambiamenti climatici e del tempo meteorologico, e ai temi di attualità affrontati con grandi specialisti, come le pandemie, che tanto impatto hanno avuto nella comunicazione degli ultimi mesi; 2) una rinforzata presenza delle organizzazioni 64 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 di ricerca, che negli anni si sono convinte dell’opportunità di investire sul rapporto tra scienza e società: con l’ingresso dell’Istituto Italiano di Tecnologia e dell’INRIM (Istituto di Metrologia) - che si sono aggiunti a Università di Genova, CNR, INFN e INAF - e con il debutto della Fondazione Bruno Kessler di Trento, anche quest’anno il Festival è stato in grado di ospitare iniziative di grande qualità pur con un budget molto ridotto; 3) una solida presenza delle Istituzioni nazionali ed europee: dall’Aeronautica Militare, che ha portato tecnologie avanzatissime e personaggi di grande attualità, come Luca Parmitano, Ambasciatore del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, coinvolto in un bellissimo dialogo con Samantha Cristoforetti, in procinto di partire per la SSI, e con il Ministro Roberta Pinotti, da sempre frequentatrice del Festival, al Ministero degli Esteri, che attraverso la rete degli Addetti scientifici ha organizzato tre bellissimi appuntamenti coinvolgendo, tra gli altri, Fabiola Gianotti, nominata pochi giorni dopo Direttore del CERN di Ginevra; dalla Commissione Europea, che ha registrato 35mila visite allo European Space Exhibit allestito al Mandraccio, allo European Research Council, l’agenzia che finanzia la ricerca di eccellenza in Europa, uscito all’esterno per la prima volta a Genova con il Presidente Bourguignon e tre straordinari champion vincitori di grant per progetti di punta in vari settori, alla Francia - il Paese Ospite di questa edizione - che ha inaugurato il Festival con Serge Haroche, Premio Nobel per la Fisica, e ha dato il senso del grande investimento in conoscenza che questo Paese sta facendo (non a caso nel 2014 ha vinto ben due premi Nobel) attraverso mostre, laboratori e conferenze su tanti temi diversi; 4) delegazioni estere in visita per acquisire spunti e verificare di persona come è fatto il Festival della Scienza “più bello del mondo” (cfr Marc Abrahams and John Cacioppo, Chicago AAAS 2014): dai Giapponesi di Nikon e Jeol, cui abbiamo proposto di guidare una cordata di imprese nipponiche nel 2017 (anno in cui Nikon che ha appena inaugurato il 9º Imaging Center all’IIT compirà 100 anni e in cui intendiamo invitare il Giappone come Paese Ospite), ai Russi della Fondazione Dynasty, che finanzia Festival in varie città oltrecortina, ai Francesi di Nizza, ai Turchi che ci invitano come Ospiti nel 2015 a Bursa, potendo noi ricambiare invitando la Turchia Paese Ospite nel 2016, al Chinese Science Festival che - partito da Pechino - si svolge ogni anno in una città diversa della grande Cina, tutti riconoscono che il Festival della Scienza non è semplicemente un evento, ma un sistema per l’innovazione; 5) e infatti il punto focale sta in un sempre maggiore coinvolgimento di soggetti che operano nel campo dell’high-tech e dell’innovazione. Ospitata anche quest’anno la seconda edizione della “Smartcup Liguria”, che ha premiato Smart-track, Smarttissue, Acadermic e H2Boat portandole al Premio Nazionale per l’Innovazione in corso a Sassari e registrato il successo di vari laboratori in cui il pubblico ha potuto sperimentare direttamente particolari processi produttivi, prosegue il grande lavoro di orientamento dei giovani verso i nuovi mestieri che solo in parte oggi riconosciamo con chiarezza, e che certamente richiedono un’apertura mentale e la capacità di vedere “oltre” le conoscenze che vengono impartite in ambito scolastico. Le tante testimonianze di manager, creatori d’impresa, makers e professionisti delle nuove frontiere entusiasmano i ragazzi, ma non solo. Il Festival diventa così un crogiuolo di nuovi progetti grazie alla confluenza di talenti che non avrebbero avuto altre occasioni per incontrarsi. È perfino successo, in occasione dei workshop nei laboratori del Cetena, che siano nati contatti con aziende locali con le quali si possono immaginare nuove collaborazioni. E su questo fronte intendiamo investire, sia per proseguire nella felice esperienza di Futuro Prossimo, in cui i talenti che stanno finendo il Liceo in tante città italiane entrano in contatto con realtà mai immaginate, sia per inventare nuovi “esercizi” che possano aiutare le imprese anche tradizionali a fare innovazione e diversificare quindi verso produzioni più competitive sul mercato mondiale. Genova e la Liguria hanno una tradizione tecnica antica e conoscenze scientifiche profonde, che sono una base straordinaria per ripartire e rilanciare un territorio capace di produrre tecnologie e imprese di grandissimo valore. Abbiamo tecnici in pensione che vanno in giro per il mondo a far partire nuovi impianti e a insegnare come si fa la tecnologia, abbiamo imprese attive depositarie di brevetti e conoscenze di punta, abbiamo (pare) un sacco di soldi depositati nelle banche. E abbiamo tanti ragazzi (anche quest’anno 500 straordinari animatori hanno spiegato la scienza con semplicità facendosi apprezzare dai nostri partner) che dimostrano di avere coraggio e idee e che per dirla con i Finlandesi del Lifestyle change sono la generazione a più alto potenziale nella storia dell’umanità. Per aiutarli a passare dalle idee alle invenzioni e ai prodot- ti sogno che qui nasca - con un titolo che biecamente so che piacerà al premier Renzi, speriamo che lo incoraggi il primo “Garage dei prototipi”. Un luogo virtuale, basato sui tanti laboratori di ricerca e sulle nostre belle fabbriche high-tech dove gli inventori possano essere aiutati con finanziamenti a fondo perduto (erogati in tempi rapidissimi) a realizzare il primo prototipo “proof of concept”, supportati con “seed money” per il successivo prototipo di scalabilità industriale e quindi finanziati con venture capital in fase di creazione di una nuova impresa o di una partnership industriale. Quel che si investe nella prima fase può essere riguadagnato a partire dalla seconda. E i famosi pensionati potrebbero essere preziosissimi per questo lavoro. Possiamo provare a sollecitare Cassa Depositi e Prestiti e le istituzioni territoriali, ma il sogno contempla soprattutto investitori privati. Oggi con un brevetto non vai da nessuna parte: per convincere imprese e mercato ci vuole l’oggetto concreto per mostrare una nuova tecnologia. Senza questo continueremo a soffrire in quella che gli addetti ai lavori chiamano la “valle della morte”. Io la vorrei trasformare in un vivaio pieno di piantine e di germogli. Anche perché sono convinta che noi Liguri, noi Genovesi mugugniamo, ma in realtà siamo degli innovatori, capaci di navigare in acque internazionali. Quindi diamoci da fare, “organisemmuse...” Intanto, in agenda, le date del prossimo Festival sono: 23 ottobre - 2 novembre 2015, dedicato all’“Equilibrio”.l Manuela Arata è Presidente dell’Associazione Festival della Scienza CULTURA & SOCIETÀ di Carlo Repetti Teatro di qualità La nuova stagione dello Stabile di Genova punta sugli spettacoli di propria produzione, da sempre apprezzati dal pubblico. Per i 65 anni di attività, il regalo allo Stabile e alla città sarà il riconoscimento di Teatro Nazionale. La stagione 2014/2015 in cui il Teatro Stabile di Genova, al suo 65º anno di vita, diventerà Teatro Nazionale, non poteva che essere una stagione speciale. Così come giustamente chiede la nuova Legge sullo Spettacolo, si è deciso di dare grande importanza agli spettacoli prodotti dallo Stabile che sono sempre stati, a detta del pubblico, garanzia di proposte di qualità. Il primo di questi, un avvincente “Amadeus” di Shaffer, con Tullio Solenghi e Aldo Ottobrino, ha aperto lo scorso 14 ottobre la stagione riscuotendo un convinto successo di critica e di pubblico, mentre “Il sindaco del rione Sanità” di De Filippo, protagonista Eros Pagni, già accolto a Napoli da una straordinaria ovazione, è in scena alla Corte proprio in questi giorni, dal 2 al 21 dicembre. Sono solo i primi due degli undici nuovi spettacoli che verranno prodotti dallo Stabile, a cui seguiranno il folle e divertente “Matrimonio del signor Mississippi” di Dürennmatt e lo struggente “Con l’amore non si scherza” di de Musset, che affiancheranno altri sette spettacoli di produzione, e cinque “mises en espace”, che andranno ad arricchire una affermata rassegna di drammaturgia contemporanea giunta alla sua ventesima edizione. Oltre a questi, una rassegna di spettacoli ospiti davvero importante. Due proposte straniere, una cinese e una argentina (spettacoli cult non solo nei loro Paesi) hanno inaugurato con successo una stagione che proseguirà nel 2015 con altri grandi titoli: da “Il giardino dei ciliegi” a “Il malato immaginario” a “Assassinio sul Nilo”, da “Morte di un commesso viaggiatore” a “Il grande dittatore”, dal “Decamerone” alla “Carmen”, oltre a ben cinque spettacoli dedicati ai lavori di Luigi Pirandello, “Enrico IV” e i “Sei personaggi” in testa. A dar vita a questi spettacoli, gli interpreti più amati: Elisabetta Pozzi, Umberto Orsini, Simone Cristicchi, Ottavia Piccolo, Beppe e Toni Servillo, Franco Branciaroli, Pamela Villoresi, Gabriele Lavia, Glauco Mauri, Lucia Poli, Elio De Capitani, Raffaella Azim, Tosca, Giuseppe Battiston, Gianluca Guidi, Sebastiano Lo Monaco, Luca Barbareschi, Geppy Gleijeses, Stefano Accorsi, Mariano Rigillo, Massimo Venturiello, Iaia Forte e moltissimi altri. Con questo programma, per un pubblico che, in questi anni, ha dimostrato di apprezzare e seguire con sempre maggiore passione il nostro lavoro, nel 2015 lo Stabile di Genova chiederà di entrare nella ristretta categoria dei Teatri Nazionali: un riconoscimento per il nostro Teatro e la nostra città, un riconoscimento che ha la sua ragione nei molti anni ricchi di un lavoro dagli altri definito di alta qualità.l Carlo Repetti è Direttore del Teatro Stabile di Genova CULTURA & SOCIETÀ di Luciano Caprile I contadini del mare Le immagini in bianco e nero di Claudio Barontini sul lavoro dei coltivatori e dei raccoglitori di mitili nel golfo della Spezia. Li chiamano i “contadini del mare”: sono i “muscolai”, ovvero i coltivatori e i raccoglitori di mitili nel golfo della Spezia. Al loro lavoro, ai loro gesti dal profumo antico ha dedicato un libro di splendide immagini Claudio Barontini, un fotografo che ha collaborato e collabora con importanti magazine quali Vanity Fair, Paris Match, Daily Mail, Sunday Mirror, New York Post, Vogue, Epoca, L’Europeo, Oggi... Il volume, edito da Bandecchi & Vivaldi, è stato presentato il 4 dicembre nel nuovo auditorium dell’Autorità Portuale spezzina. La narrazione scorre per fotogrammi rigorosamente risolti in un bianco e nero immerso nell’atemporalità. S’avvia con la figura di una barca solitaria che lascia la riva: le nubi e le montagne di contorno paiono sospingerla verso il largo. Le altre la seguiranno. Questo viaggio, immerso nella luce incerta dell’alba, è paragonabile a quello dei contadini che un tempo assecondavano il lento movimento del carro trainato dai buoi alla conquista della vigna. La “vigna” raggiunta dalle barche si trova nelle acque tra Lerici e Portovenere: è segnata e delimitata da una miriade di boe galleggianti a mimare i resti di un naufragio. Da lì scendono e si diramano verso il fondo i filari che accolgono i “muscoli” come elementi necessari a formare lunghe ghirlande da affrontare quindi anche col falcetto come si fa con le fronde in esubero. Durante la sosta, mentre i pescatori sono intenti a caricare e a ordinare i frutti del lavoro, le barche dondolano i loro finimenti e pascolano i remi nell’acqua. Così li racconta Barontini nell’allegorica trasposizione di ruoli e di gesti. Quindi si manifesta all’improvviso un transito di delfini a rinnovare un gioco d’infanzia negli sguardi di questa gente che non si stupisce di simili sorprese. Paiono un festoso invito all’esibizione di un ipotetico trionfo costituito da file fiorite di cozze issate in alto, sopra le teste; intanto un gabbiano prende confidenza con un interprete di questa favola che tenta di fermarne il volo con l’offerta di un mollusco. Il ritorno assume un sapore antico, quasi epico: la chiglia, oppressa dal carico dei “muscoli” e delle ostriche di recente coltivazione, scava a fatica i flutti e s’apparenta all’aratro della nostra similitudine agreste: l’acqua si chiude immediatamente dopo il transito sull’assenza di un seme deposto altrove. L’incontro col faro accende il sentimento della sicurezza e della solitudine sulla striscia del piccolo promontorio che s’inoltra nell’acqua come una lingua pietrosa. L’approssimarsi della riva promuove abbagli, giochi di figure: un raggio di luce ritaglia nella roccia i profili appaiati di una sfinge e di un cane che in una successiva sequenza esprime la sua felicità nei confronti del padrone, compagno di pesca e di giornata. Il trasbordo di interi “filari” sulla terraferma ricorda la deposizione dei festoni ornamentali una volta terminato il rito della baldoria. Il balzo sulla banchina di un signore variamente tatuato e provvisto dell’eleganza di un cappello di paglia indica la cesura e il tramite tra il prima e il dopo della vicenda. Nel frattempo i natanti ancorati al molo, come buoi alla greppia della stalla, esibiscono reti, secchi vuoti, carrucole a riposo, motori in silenzio, griglie di ferro e taniche di carburante. Il segnale tra il prima e il dopo è indicato da una serie di ceste impilate su un carrello che sta varcando il margine illuminato della soglia per introdurci nel ventre del centro di depurazione di Santa Teresa dove i membri della “Cooperativa miticoltori associati” selezionano, puliscono, confezionano e spediscono il raccolto. E, alla fine, tutti i protagonisti di una simile avventura si concedono a una foto ricordo come si conviene al coronamento di un giorno di fatica e di festa indossando il vestito della semplicità. D’altronde i contadini del mare, al pari dei loro dirimpettai di terra, non amano confondere la realtà con la messa in scena. Claudio Barontini racconta tutto questo in una sequenza di immagini dove la verità sfocia nella poesia. l CULTURA & SOCIETÀ di Massimo Morasso Quasi due secoli di scatti e autoscatti, d’autore e no, nella mostra curata da Piero Boragina e da Giuseppe Marcenaro. Al Palazzo della Meridiana fino all’8 febbraio 2015. “Fermi tutti... Clic!” Il 4 dicembre a Palazzo della Meridiana è stata inaugurata la mostra fotografica “Fermi tutti... Clic! - dai foto ritratti dell’800 ai selfie della generazione 2.0”. Curata dai Direttori Artistici di Palazzo della Meridiana Piero Boragina e Giuseppe Marcenaro, la mostra è costruita con i più eterogenei materiali fotografici (dagherrotipi, ambrotipi, autocromie, stampe all’albumina e ai sali d’argento...) provenienti da diverse collezioni private e si presta a vari livelli di lettura: fotografico, sociologico, storico, di costume... Il titolo della mostra, che ammicca alla tipica “raccomandazione” del fotografo ai soggetti coinvolti nella “scena” destinata a venire immortalata dal suo scatto, dà ragione di una delle nature profonde di questa selezione prevalentemente d’antan: che non vuol essere tanto una raccolta storicamente indicizzata di immagini, quanto un’occasione di riflessione sullo spazio tipico di comunicazione della memoria, familiare e non solo. Nell’era delle immagini elettroniche e dei selfie, la mostra indaga con apparente leggerezza l’attitudine inconscia di chi, dopo il 1839 (da quando con il primo clic fu fissata una figura umana in un dagherrotipo), accettando di mettersi davanti 70 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014 a un obiettivo sapeva di predisporsi, di lì a poco, a diventare un “altro da sé” restituito al proprio e all’altrui sguardo in una sorta di doppio fantasmatico riprodotto non già (non più) tramite pennelli o matite, ma per via tecnologica. In “Fermi tutti... Clic!” gli operatori fotografici, fra i quali, pure, allignano alcuni nomi tutt’altro che irrilevanti come i fratelli Alinari, Alfredo Noack, Gaetano Gallino..., per una volta sono lasciati un po’ dietro le quinte, e intesi come dei meri mediatori, chiamati a ricoprire il ruolo per così dire secondario di stimolatori di memoria. Quando i veri protagonisti, lungo l’excursus storico che porta a zonzo da metà Ottocento ben dentro il secolo “breve” ormai alle nostre spalle, sono le persone, gli “oggetti” del loro artigianato più o meno d.o.c. I protagonisti della mostra sono le persone, si diceva, e, spesso, in filigrana, le relazioni interpersonali, o, anzi, più precisamente, il modo particolare di quelle relazioni di esibirsi in un racconto che i protagonisti soggetti del clic sanno di consegnare alla propria posterità. Di fatto le fotografie qui sono viste come ritratti, reclamano una lettura e, quasi sempre, esibiscono contenuti memoriali (posture, abiti, sguardi, atteggiamenti, disposizi- oni gerarchiche eccetera) di individui che sono parte interessata nella costruzione della loro identità personale, famigliare e sociale. Circostanza, questa, che emerge con particolare evidenza nelle fotografie dove davanti all’obiettivo sta assiepato un intero gruppo di famiglia. Come dicono i curatori Boragina e Marcenaro, “qui affiora il gusto del fotografo. In piccoli gruppi la composizione procede per precedenze e vocazioni familiari dei soggetti con cui il fotografo cerca l’armonia. Le vicinanze si fanno curiose, in alcuni casi stizzite: ciascun componente del gruppo si appresta a diventare altro da sé. Disarmato davanti all’obiettivo, in ciascuno affiora l’estetica dei rapporti tra gli attori della scenetta...”. Ciò che può stimolare, nei visitatori più attenti, una presa di coscienza sulla funzione ideologica del funzionamento della comunicazione memoriale nella famiglia nell’era moderna e contemporanea pre-digitale. Quando la protesi tecnologico-autoriale di un fotografo serviva, il più delle volte, a rinforzare il familismo e perpetuare l’istituzione Famiglia nella sua forma tradizionale. Ma per gustarsi la visita, non è necessario, per tutti, addentrarsi in simili o altre “alte” questioni. Poiché questa mostra, che più di altre vive dell’illuminazione del particolare, è una mostra lontana dagli eccessi intellettualistici. Priva di articolazioni tematiche, si sviluppa con affabile semplicità in senso diacronico: da un prima (quello dei dagherrotipi e delle autocromie) a un poi, che raggiunge l’adesso, il tempo della generazione 2.0. Gioverebbe, lungo un percorso così lineare, una presenza meno “minimalista” di didascalie, a spostare almeno un po’ il peso della bilancia delle sollecitazioni dal polo dell’emozione a quello della conoscenza? Non lo sappiamo. Ai visitatori l’ardua sentenza. Certo è che la (brillante) soluzione allestitiva che consente di rispecchiare il proprio volto fra quelli di alcuni degli anonimi fotografati, ha in sé una valenza ludica e sornionamente concettuale. In perfetta coerenza con il gioco interattivo di specchi che è stato approntato nello spazio conclusivo, dove la ricostruzione di un set fotografico di fine ‘800 è un incentivo insieme intimo e “social” a immortalarsi in un selfie in “compagnia” dei protagonisti della mostra (dove uno, in fondo, può riconoscere il “sé” e “l’altro da sé” in quanto ciascuno e centomila) e poi postarsi sui social network con #fermitutti. La mostra è aperta fino a domenica 8 Febbraio 2015, tutti i giorni (lunedì escluso) da martedì a venerdì dalle 12 alle 19 e sabato, domenica e festivi, dalle 11.00 alle 19.00.l www.palazzodellameridiana.it 72 Genova Impresa - Novembre / Dicembre 2014