Mostra permanente delle uniformi della Polizia Locale di Vicenza Un pò di storia dal 1920 al 1980 L'espressione "VIGILI URBANI" vede la luce nel 1923 con l'edizione "Regolamenti per i Vigili Urbani e per i Civici Pompieri". Nell'adunanza del diciassette dicembre 1923 la Giunta municipale approva due distinti regolamenti che disciplinano separatamente i due nominati Corpi. Il provvedimento così articolato, viene infine stampato nel 1924 in un solo libretto. Viene allora repentinamente abbandonato l'appellativo "Guardie Municipali" risalente al 1907 ed il cui regolamento del 26 febbraio 1908, attribuiva ai componenti del Corpo Vigili Urbani anche l'obbligo di prestare la loro opera nello spegnimento degli incendi coadiuvando i pompieri o, all'occorrenza, sostituendoli. Invero, questa cointeressenza residua ancora, anche se in tono minore, nel regolamento del 1923 peculiarmente ove, ai sensi del comma 4 dell'art. 1, il Corpo dei Vigili Urbani ha altresì il compito di concorrere in via ausiliaria allo spegnimento degli incendi ed agli altri servizi propri del Corpo dei pompieri (sic). 1924, la consistenza degli effettivi del Corpo Vigili urbani è fissata in 33 dipendenti che comprende: 1 comandante con funzioni di delegato di Polizia Urbana, 2 brigadieri, 2 vicebrigadieri, 2 appuntati, 26 vigili urbani dei quali due abilitati al servizio di chauffeur. La nomina degli aspiranti agenti è fatta a seguito di pubblico concorso. Fra i requisiti di ammissione vi è ovviamente la cittadinanza italiana poi, giustamente, aver assolto l'obbligo scolastico, una statura non inferiore a m. 1,67, l' età di anni 21 e non superiore ai trenta ed una sana e robusta costituzione fisica. Con una unica delibera del 17.12.1923 la Giunta municipale di Vicenza approva i regolamenti "per i Vigili Urbani e per i Civici Pompieri". Nel separato regolamento del 1924 l'uniforme dei VIGILI URBANI è costituita da tre tenute: ordinaria, da incendi e da parata. La tenuta ordinaria consiste in: giubba in panno nero, colletto diritto ai lembi del quale è applicato il numero progressivo assegnato a ciascun singolo individuo; calzoni di panno nero, probabilmente alla cavallerizza (n.d.a.); stivali d'ordinanza; berretto all'italiana di panno nero con stemma del Comune. Trattasi del copricapo cilindrico largamente diffuso nelle Forze dell' ordine di quell' epoca ed in normale dotazione anche ai nostri civici pompieri (n.d.a.); mantello di panno nero per l'inverno ( ufficialmente il cappotto non viene radiato ma rimane in uso come provano le fotografie del tempo. Sarà nuovamente assegnato con il nuovo regolamento "per i Vigili Urbani", solo il 20 aprile del 1938 ); impermeabile. La tenuta da parata è comunemente formata dalla divisa ordinaria alla quale si aggiunge l'elmetto di cuoio con sottogola a squame metalliche, cinta (bandoliera) con giberna di cuoio ed ornamenti in ottone, guanti bianchi e sciabola. Dal 1924 i graduati (brigadieri e vicebrigadieri) hanno tenuta uguale a quella dei Vigili ma con galloni sulle maniche, mentre il comandante avrà l'identica Comandante del Corpo Guardie Pompieri tra il 1896 ed il 1904 uniforme ordinaria di panno nero ma di qualità più elevata nonché berretto all'italiana con trofeo (leggasi stemma comunale) e filetto (gallone cucito intorno al berretto). In alta tenuta, il comandante applicherà un pennacchio bianco all'elmetto di cuoio, i suoi guanti sono forse di pelle bianca scamosciata come stabiliva il regolamento del 1908. Questo abbigliamento cerimoniale è un degno compromesso tra la tenuta del 1908 e quella parimenti inaugurata nel 1924. In breve, alla precedente giubba di panno nero -bleu, a due bottoniere, con colletto rivoltato, (identica all'immagine fotografica a lato) ne sopravviene una ordinaria di panno nero, con una sola bottoniera nascosta ed il colletto diritto, mentre non vi è pi?un richiamo alle bande rosse lungo le cuciture esterne dei calzoni mantenute ancora, probabilmente, nell'alta uniforme. In servizio, l'armamento è rappresentato dalla rivoltella e dal bastone di canna con correggia e puntale (sic). In tenuta da parata i graduati ed il comandante porteranno una sciabola con fodero di cuoio e puntale d'ottone e guanti bianchi. Come accennato, viene distribuita pure una tenuta da incendi che consta in: un intero indumento, in tela da tenda, in un sol capo; elmetto di ferro; corda di salvataggio e cinturone con ascia. Il regolamento Prima metà anni trenta, uniforme invernale Il regolamento del 1923\1924 prescrive che i componenti del Corpo sono tenuti ad abitare nella città e borghi ed in ogni caso, in località che renda loro possibile accorrere rapidamente ad ogni richiesta. La norma (art. 23) continua recitando che sulla porta esterna della loro abitazione ed in posto ben visibile al pubblico, sarà collocata una targa portante la qualifica del graduato o del vigile. Tale targa sarà fornita s pese del Comune soltanto per la prima volta. Essi dovranno sempre corrispondere e presentarsi a qualsiasi chiamata, anche nelle ore di riposo, per tutto ciò che potesse occorrere altresì per i servizi di scorta d'onore e particolarmente, in caso d'incendio o di altro sinistro, in ausilio dei pompieri. A tale scopo, quando essi non sono in servizio, dovranno lasciare presso le rispettive famiglie, od abitazioni, l'indicazione del luogo ove possano essere trovati in caso di bisogno. Oggi è assolutamente inusuale il precetto dell' art. 25 3° comma, qui in neretto riportato, che dopo le parole "Tanto i graduati, come i Vigili, devono considerarsi costantemente in servizio anche durante i turni di riposo" omissis?.. dispone: nessuno potrà, anche fuori servizio, vestire in borghese se non espressamente autorizzato però durante le licenze i vigili dovranno vestire in borghese. Altra singolarità si ricava dall' art. 29 che dopo aver esattamente sancito che l'orario normale giornaliero di servizio è di otto ore, prosegue dicendo che l'orario si computa dall'inizio alla fine del servizio sul posto in cui fu comandato. Non è compreso nell'orario il tempo che i vigili dovranno impiegare per la redazione dei verbali e dei rapporti relativi alle operazioni eseguite, ne quello per le istruzioni proprie al loro servizio o al servizio di pompiere. Art. 30, i vigili a squadre di cinque con un graduato, avranno l'obbligo di pernottare a turno nella caserma dei pompieri, rimanendovi a disposizione pel servizio incendi dalle ore 20 alle ore 8. Uno dei detti vigili sarà distaccato a pernottare nel Corpo di Guardia in Municipio. “LA NERA”: l’uniforme invernale Sino alla prima metà degli anni 30 l'uniforme invernale di panno nero della Polizia Municipale, dalla quale discende il soprannome "LA NERA" attribuito ai Vigili Urbani dalla popolazione vicentina, è quella ordinaria ad un solo petto ed il cui taglio si perpetuerà sino ai primi anni cinquanta attraversando, senza significative varianti, il periodo fascista. Qui infatti è ancora impiegato il copricapo tubolare che poi sarà sostituito da quello basso e piatto mentre la bandoliera verrà destinata alle occasioni ufficiali. Nella fotografia sottostante si vedono due Vigili Urbani dell'epoca in servizio appiedato. Come si noterà anche nella immagine a fianco, la bandoliera di pelle nera è ornata da un fascio littorio dorato, del modello con scure, in argento, a lato del fascio di verghe, già approvato nel febbraio 1927 dallo Stato fascista. A quel tempo, la Polizia municipale vicentina appendeva alla bandoliera la fondina della pistola. La divisa è corredata con il basto ne nero di legno , con punt ale di ottone a testa smussata, provvisto di correggia (cinghietta in pelle nera). 8 settembre 1933, pattuglia appiedata di servizio durante la festa La tenuta invernale del personale di Polizia Municipale fino alla metà degli anni trenta è corredata anche da una mantellina nera priva di spalline e chiusa al colletto con una catenella munita di borchia provvista di gancetto. Sulle borchie del fermaglio è impresso in rilievo, lo stemma civico già ostentato sul berretto cilindrico. prima metà anni trenta, tenuta invernale con cappotto, bandoliera, stivali e cappello cilindrico Allo stemma civico, qualche anno dopo, succederà quello composito che riunisce sia l'emblema cittadino che quello del fascio littorio. Di questo particolare si farà cenno nelle pagine successive. La mantella rimane fermamente nella dotazione del poliziotto municipale anche con l'adozione del berretto rigido all'italiana come illustra la fotografia in basso a sinistra. Tale elegante effetto di vestiario scomparirà progressivamente con gli eventi del secondo conflitto mondiale mentre per praticità rimarrà impregiudicato il cappotto di servizio che assumerà una posizione di rilievo sempre pronunciata. Il paletot nero infatti, pur con tutti i rimaneggiamenti e le modifiche imposti sia dalla moda che dall'evoluzione del costume, continuerà anche nel ventesimo secolo, sino agli anni ottanta ed oltre, ad essere un elemento insostituibile nella dotazione di ogni singolo operatore della Polizia Municipale. Ampiamente diffuso sia tra le polizie cittadine che statali, tale indumento ha dimostrato la bontà della sua concezione cedendo la sua posizione solo con l'introduzione dei moderni giubbotti invernali in tessuto speciale che oggi sono ampiamente diffusi ad ogni livello delle forze dell'ordine, tanto locali che nazionali. Con saggezza, la mantella è stata intanto reintrodotta alla fine del ventesimo secolo, limitatamente all' impiego con la tenuta Basilica di Monte Berico, tenuta invernale, indossata a partire dalla seconda metà degli anni trenta, con medesimo paletot ma con cinturone e spallaccio, nonché fondina della pistola. cerimoniale. Il cappotto in panno nero, a collo chiuso e svasato e controspalline come per la giubba, mentre alle punte del colletto risaltano i rituali numeri di matricola, a doppio petto con doppia fila verticale di cinque bottoni metallici a capocchia liscia , con risvolti alle maniche e patte copritasca inclinate, rimane elemento indissolubile nella tenuta invernale del personale di Polizia Municipale negli anni 30 e fino ai primi anni cinquanta. (secondo il costume militare dell'epoca, la lunghezza di questo capo di vestiario doveva essere proporzionata alla statura dell'operatore e mai superare di oltre 2 cm il bordo degli stivali ovvero non discendere sotto lo stesso di oltre 10 cm. Tuttavia, l'influsso della moda permetteva anche eccezioni). Lo stemma civico, probabilmente in tessuto ricamato, è ancora ostentato sul berretto cilindrico, qualche anno dopo gli succederà lo stemma composito che riunisce sia quello cittadino che quello del fascio littorio. Come già detto, nella seconda metà degli anni trenta il cappotto resta fermamente nella dotazione del poliziotto municipale anche in addizione col berretto piatto all'italiana ed il cinturone con spallaccio e fondina. Il copricapo è ora il berretto piatto con visiera denominato berretto all'italiana. Emblema comunale di Vicenza introdotto circa alla metà degli anni trenta. Ricamato in tessuto di diversi colori è formato da un articolato insieme che, dallo alto in basso, riunisce contestualmente tre simboli, nell'ordine; la corona civica, il fascio littorio ed il blasone comunale. Le dimensioni di questo fregio non erano affatto trascurabili, dall'esame delle istantanee si può ragionevolmente supporre che fosse di 5-5,5 cm. di altezza e 3,5 - 4,00 cm. di larghezza. Vigili Urbani Le Guardie Municipali di Vicenza, denominate dal 1923 Vigili Urbani, nella seconda metà degli anni 30 indossano ancora l'uniforme ordinaria di panno nero perfettamente in linea con lo stile dell'epoca. In questa istantanea è ben rappresentato un graduato che veste una giubba monopetto con tasche a toppa con cannello centrale e patta assai leggermente lanceolata, invece, una patta diritta e continua occulta la bottoniera verticale. Galloni a “V” non di tipo militare alle maniche al di sopra del gomito. Il colletto è a pistagna alta o , per meglio dire, chiuso mentre le spalline sono fermate, ciascuna, a mezzo di due bottoni metallici a vite con capocchia semisferica. All' altezza del colletto nero, chiuso alla gola con due gancetti, spunta una camicia bianca a bavero rigido, quasi ecclesiastico. Il precedente copricapo tubolare è qui rimpiazzato dal celebre berretto piatto all'italiana, con il soggolo nero ed ornato con il già descritto stemma composito, adottato però solo nella seconda metà degli anni trenta in attinenza alla imperante moda delle forze di Polizia del ventennio. In quel periodo, infatti, si attribuiva larghissima rilevanza all' eleganza delle divise e quindi all'immagine dei tutori dell'ordine. Ne è testimonianza questa eccellente fotografia. La tenuta è quindi completata dai pantaloni alla moschettiera e dagli stivali in pelle nera nonché dal cinturone e dallo spallaccio anch'essi in cuoio nero, svanisce totalmente la bandoliera. Occorre osservare come alla truppa venissero comunemente assegnati scarponi neri unitamente a gambali in pelle rigida dello stesso colore, muniti di fettucce e passanti utili ad assicurarli ai polpacci, quindi, per l'osservatore, l'insieme poteva essere scambiato per un paio di stivali. Nella fotografia è appena visibile la fondina in pelle nera dell' arma, appesa sul fianco sinistro dell'agente ed affibbiata al cinturone per mezzo di un passante in pelle ma sappiamo che l'arma ordinariamente in dotazione consisteva in una pistola di profilo assai piatto,semiautomatica, marca Berretta mod. 17 e calibro 7,65. Probabilmente il nostro Vigile scelto partecipa ad una qualche occasione ufficiale perché ha infilato i guanti bianchi di cotone mentre, per il servizio ordinario, sono in uso guanti in pelle nera. Sin dal 1923, nel regolamento del Corpo Vigili Urbani si fa menzione dell'impermeabile di servizio. Purtroppo non è giunta, sino a noi, alcuna immagine o descrizione di siffatto capo di vestiario e si può ragionevolmente supporre che esso fosse simile a quello delle altre, contemporanee Forze dell'ordine. In un bozzetto della presente mostra si è disegnato un agente che veste un impermeabile somigliante a quello già assegnato, nell'intervallo temporale tra le due guerre mondiali, ad un organo di Polizia statale. La tenuta dello stesso graduato, qui ritratto nel tesserino di riconoscimento, quand'era agente, dimostra come ai baveri del colletto fossero applicati i numeri matricolari corrispondenti all'elenco degli effettivi. In questo caso le cifre zigrinate di latta ed in color ottone, a tergo provviste di linguette pieghevoli, riproducono il numero 35 adagiato su di una mostrina cucita sul colletto nonché di panno come quello dell'uniforme. Nel sottostante ritaglio si nota come la mostrina avesse un suo peculiare disegno, il suo colore è indubbiamente nero. Come narrato, ambedue le spalline sono assicurate, ciascuna, con una coppia di bottoni a capocchia bombata e liscia, giacché fissata con un sistema a vite. E' intuibile la assoluta praticità di tale metodo che consente il rapido disimpegno dei bottoni ed il libero lavaggio dell'indumento. Molto interessante la seguente, bella fotografia di un maresciallo, di fatto, già immediatamente riconoscibile dal gallone applicato tanto alla fascetta del copricapo quanto su ognuna delle controspalline. Ad iniziare dal rango di maresciallo ordinario sino a quello di comandante, i numeri al bavero sono rimpiazzati da “stemmini” comunali in tutto identici al fregio del copricapo, confezionati nello stesso tessuto. La foto ci permette di apprezzare come l'abbigliamento di questo graduato non si distacchi sensibilmente da quello dei subalterni mentre emerge l' esistenza generalizzata di bottoni, a capocchia bombata e liscia, fissati con il sistema a vite alle patte dei taschini della giubba. Il cappotto invernale, rigorosamente in panno nero, esibisce un colletto rovesciato e chiuso con punte ornate dagli abituali numeri di matricola in lamierino color ottone mentre le spalline restano assolutamente identiche a quelle della giubba. E' ragionevole supporre che il paletot, a tergo, fosse provvisto di martingala allungabile e fermata da due bottoni metallici identici a quelli pettorali. Anche su questo indumento viene indossato il cinturone nero con spallaccio e fondina. Nella fotografia sottostante si vedono due Vigili Urbani dell'epoca in servizio di scorta ad un corteo. Uno di loro veste l'abituale cappotto d'ordinanza, curiosamente senza cinturone e spallaccio, mentre il suo collega è avvolto nella mantellina d' ordinanza assicurata al collo con un gancetto. Come si noterà nell'immagine, la visiera del berretto all'italiana, puntualmente diritta, ha beneficiato di un modellamento da parte dell'agente confacendosi ad un costume assai diffuso tra i Vigili Urbani e ragionevolmente mirato ad amplificare la protezione della vista dalla luminosità diurna e dalla proiezione obliqua dei raggi solari. Questa esigenza è stata poi tardivamente riconosciuta negli anni 60 con la fornitura di berretti rigidi muniti di visiera sensibilmente inclinata verso il basso. Anni 30, viale Roma, scorta dei Vigili Urbani ad una pubblica sfilata. Chiaramente, si notano due agenti di Polizia Municipale; alla estrema sinistra uno in cappotto ma senza il cinturone e lo spallaccio ed immediatamente a fianco, l'altro che veste la mantella in panno nero con catenella di fermo e borchie in metallo. La tenuta ordinaria nera, invernale, negli anni trenta ed anche per alcuni anni dopo il secondo conflitto mondiale, includeva pure il bastone nero con puntali d'ottone. l'agente, nell'istantanea a sinistra, mostra come il legno dovesse essere adagiato al fianco tanto da farlo apparire pi?elemento ornamentale dell'abito che un vero e proprio sfollagente. Contrariamente all'immagine che si ha del periodo fascista, nell'atteggiamento di questo Vigile Urbano traspare una inconsapevole garbatezza tesa, simbolicamente, a proiettare l'impronta della Legge e dell'ordine in luogo di una apparenza prettamente autoritaria ed intransigente. Sull'avambraccio sinistro a metà del polsino, spicca chiaramente il gallone bicolore, nell'ordine e dall'alto in basso, biancorosso, previsto solo per gli agenti. Anche l'uniforme estiva degli anni trenta, sopravvive per un significativo periodo dopo gli eventi bellici. Nella sottostante immagine, peraltro di bassa definizione, un vigile urbano comanda il primo semaforo cittadino installato nel centralissimo incrocio Palladio - Fogazzaro (nel linguaggio popolare, il crocevia è denominato GALLA n.d.a). La tenuta estiva La tenuta ordinaria estiva del personale di Polizia Municipale si allinea al taglio delle uniformi introdotte nel trentennio, con ampiezza, in moltissimi Corpi dei Vigili Urbani. Appariscente perché il colore bianco consiste in una giubba di tela identica nella foggia a quella invernale senza, tuttavia, l'accostamento del cinturone e dello spallaccio + fondina benché fosse regolamentare il cinturone bianco. Ai lembi del colletto diritto persiste il prescritto numero progressivo assegnato all'agente. Di rilievo è il casco bianco di modello coloniale, strutturalmente fabbricato in sughero, rivestito di tela bianca mentre sulla sommità è avvitato un capolino provvisto di fori per l'aerazione. Lo stemma è del Comune affiancato da due “fascetti” con le scuri rivolte all'esterno. Ampiamente diffuso tra le polizie sia cittadine che statali, tale copricapo ha resistito a lungo anche dopo il 2? conflitto come ci ha tramandato la cinematografia neorealistica. Le spalline invece sono significativamente diverse da quelle della giubba nera. Non se ne conosce l'esatta confezione e la foto in bianco e nero, ovviamente, non agevola la percezione dei colori quindi, si possono avanzare solo delle congetture. Probabilmente sono anch'esse di tela bianca, sottopannate di rosso ed ognuna viene assicurata alla spalla con una linguetta che correndo in due passanti, termina con un'asola sulla quale agisce il bottone a vite che la fissa al corpo superiore della spallina stessa. Tutte le patte delle tasche sono fermate con bottoni a vite. Singolari i calzoni di tela bianca, lunghi, con ampio risvolto che conferisce un accento di leggerezza a questo abbigliamento coloniale. Completano la tenuta sia calze che scarpe di tela bianche come i guanti di cotone dello stesso colore. Come si noterà, alla truppa era riservata l'applicazione di un gallone bicolore, nell'ordine e dall'alto in basso, rosso - bianco che sono i colori della città di Vicenza, cucito attorno alla metà della manopola. Il gallone bicolore è cucito di norma, solamente sulla manica sinistra coerentemente con la divisa ordinaria nera. Una variante alla divisa estiva venne introdotta per i Vigili Urbani ciclisti. La scelta, niente affatto consona alla canicola estiva, prevedeva allora l' utilizzo dei pantaloni neri invernali alla cavallerizza in sostituzione di quelli bianchi lunghi, nonché degli stivali neri nella conduzione del velocipede. Questa combinazione proteggeva ragionevolmente il conducente dagli ineluttabili schizzi di grasso, polvere e fango. L’alta Uniforme L'uniforme da cerimonia della Polizia Municipale, oggi meglio conosciuta come ALTA UNIFORME, nella prima metà degli anni 30 è di panno nero, ad un solo petto e si discosta da quella ordinaria solamente per i neri pantaloni lunghi borghesi, le manopole a punta delle maniche filettate di rosso e le grandi controspalline dorate a treccia. Le vere note distintive sono L'elmetto nero, con sottogola ornamentale a scaglie, munito di supplementare sottogola in pelle nera e delL'originale stemma civico, quest'ultimo privo dei simboli del regime, nonché la spada con dragona, appesa ad una cinghia che scorrendo sotto la giacca si allaccia alla cintura in vita. Nella fotografia a lato si vede un Vigile Urbano che nella seconda metà degli anni trenta, indossa ancora la grande uniforme ma la bandoliera e la spada sono del tutto rimpiazzati dal cinturone corredato dallo spallaccio e dalla fondina delL'arma in dotazione. L'agente presta servizio durante una importante manifestazione pubblica senza dubbio trattasi della visita del duce a Vicenza. L’ istantanea a lato, invece, concerne la precedente tenuta cerimoniale, chiaramente identica a quella descritta con L'eccezione della bandoliera e della sciabola. Probabilmente un sottile cordoncino rosso era applicato alla cucitura esterna dei pantaloni come nella tenuta cerimoniale degli anni 20 (n.d.a.).Ben si presta ad un confronto L'immagine in basso a destra che ritrae L'alta uniforme adottata negli anni sessanta ed ancor oggi sostanzialmente invariata. L'uniforme anni trenta conserva i suoi caratteri anche nell'immediato dopoguerra ma già nel 1945 è rapidamente intervenuta la sostituzione del fregio sul copricapo cancellando ogni riferimento al regime “mussoliniano”. In breve la divisa resta la stessa mentre dallo stemma comunale scompare il fascio littorio. Particolari del fregio cittadino sul berretto piatto d'ordinanza; prima e durante il conflitto mondiale quello di sinistra e poi nel periodo di pace quello immediatamente a destra. Agenti di Polizia Municipale in tenuta di servizio anteguerra quello di sinistra e postbellica a destra Da sinistra a destra, due Guzzi 250 cc, seguono tre Guzzi 500 cc., la quarta e la quinta sono del modello Falcone. La quinta è assemblata con il sidecar. 1954, piazza dei Signori, la sezione motociclista, assieme alle Guzzi 500 e 250, include anche una motocarrozzetta, si noti la scritta "Polizia Urbana" sul grembiale delle motociclette. Sotto, altri motocicli Guzzi 250 cc. senza scritta sul grembiale ma seguirà, poco tempo dopo il codice stradale del 1959, la nera banda elastica a caratteri bianchi rifrangenti "Polizia Municipale" ultimamente assicurata al parabrezza con due ganci per ogni lato. Siamo nella prima metà degli anni cinquanta e vige ancora il codice stradale del 1933. La Polizia cittadina è ora equipaggiata sia con le motociclette "GUZZI 500" che con le "GUZZI 250" c.c. L'abbigliamento del nucleo motorizzato si è conformato alle regole stagionali. Gli agenti indossano il casco in fibra nera con fascia rifrangente e fregiato del nuovo stemma comunale metallico, camicia bianca e cravatta nera, il giaccone in pelle nera con “stemmini” comunali ai baveri, cinturone con spallaccio e fondina dell'arma, guanti pesanti in pelle nera alla moschettiera mentre i pantaloni neri tubolari e le calzature basse, abituali per i servizi appiedati, verranno rimpiazzati, solo breve tempo dopo, dai pantaloni a sbuffo con rinforzi al ginocchio e dai celebri stivaletti allacciati sul davanti ed aderenti alla caviglia ed al polpaccio, come rappresenta la figura a fianco. Nessun distintivo di grado è posto su questo indumento in pelle. Motociclette GUZZI di 250 c.c. acquistate anche per partecipare alle gare o manifestazioni motorizzate con altri Corpi di Polizia Urbana. La divisa “Kaki” La prima divisa ordinaria caki fa il suo ingresso nel 1950. Un salto di qualità per la Polizia Municipale di Vicenza che, coerentemente, si allinea allo stile contemporaneo dotando i pubblici ufficiali di un abbigliamento decisamente consono tanto all'avvicendamento stagionale quanto all'ambiente operativo. La divisa bianca, in effetti, denunciava già i suoi naturali limiti e con palpabile evidenza si rivelava il suo difficile accostamento alle crescenti attività di direzione del traffico motorizzato e di rilievo tecnico nelle dinamiche conflittuali della circolazione. Dopo il 1953, nella sua prima apparizione estiva, l'agente indossava la tenuta leggera con casco bianco da viabilista in fibra, caratterizzato da una cupola pronunciata ed al vertice sormontata da una piccola calotta semisferica imperniata a vite e dotata di fori d'aerazione. Questa specifica edizione di copricapo veniva classificata, dalla casa produttrice, come "modello London". In realtà, fra i Vigili vicentini, era familiare appellarla come "modello Milano" perché diffusissima tra gli operatori di Polizia Urbana sia di quella città che del suo hinterland. Questo elmetto non ha messo radici perché trascorsi circa tre anni, lasciava il posto al modello "Roma" di profilo alto ed, in realtà, un po' più leggero (vedasi immagine sottostante). La estiva nasce negli anni conserva quindi immutata Solo nel copricapo varianti di natura stemma comunale in tenuta cachi cinquanta e si sino al 1980. intervengono accessoria. Lo metallo stampato si sostituisce a quello di tessuto mentre sulla cornice della calotta del berretto rigido si applica una grigia fascia elastica rifrangente in seguito però integralmente sostituita da un “foderino” bianco Peculiare il distintivo di grado anni 50 alle maniche del sottufficiale ritratto a destra. Il gallone a "V" diritto, cucito sulla manica del Vigile Urbano è in tutto corrispondente a quello di Vigile scelto già visto sulla divisa degli anni trenta. Negli anni sessanta, con l'adozione dei distintivi di grado di tipo militare, sulle maniche faranno apparizione i galloni di brigadiere e di vicebrigadiere.