COSMESI
AGNESE BONATI1, ANNA BALDISSEROTTO1, LILLIU ELISABETTA2, SILVA RUBINI2, SILVIA VERTUANI1, STEFANO MANFREDINI1
Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie, Master in scienze e Tecnologie Cosmetiche, Ferrara
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Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna “Bruno Ubertini”, Cassana - Ferrara
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L’henné
nelle colorazioni naturali
per capelli
T
ra le piante
tradizionalmente
più indicate per la
colorazione dei
capelli spicca
Lawsonia inermis.
Conosciuta come henna, più
frequentemente hennè, dal
francese, questa pianta deve
il suo nome botanico al medico inglese John Lawson il quale,
a Londra, nel 1907, ne descrisse gli
aspetti botanici in maniera dettagliata;
il termine inermis sta a indicare la mancanza di spine delle piante giovani. Essa si presenta come un arbusto di 2-6 metri i cui rami, “inermi” da
giovani, diventano duri e spinosi con l’invecchiamento.
Le foglie sono decussate, dal corto picciolo, di forma
ellittica o largamente lanceolata e i fiori piccoli, bianchi e odorosi. La pianta, originaria sia del nord Africa
che del sud dell’Asia, è attualmente diffusa in tutte le
regioni tropicali.
La droga è costituita da piccoli rami e dalle foglie, i
quali, dopo aver subìto un processo di essiccamento,
vengono fi nemente macinati.
Il colore della polvere grossolana che ne risulta va dalla
tonalità verde a quella marrone, a seconda della “vecchiaia” del prodotto, nonché della possibile presenza
di vari tipi di impurità. Nei paesi d’origine l’hennè trova largo impiego non solo in campo cosmetico e rituale, ma anche nelle pratiche mediche tramandate dalla tradizione.
Molti stud i ha n no
recentemente confermato
le proprietà antibatteriche,
antifungine, antiossidanti e persino
antitumorali delle componenti di questo
arbusto. L’uso cosmetico è anch’esso molto
antico: l’hennè è impiegato da secoli come inchiostro
per tingere la pelle, forma d’arte risalente alla cultura
africana e mediorientale, associata a festività e a riti di
passaggio, tra i quali sepolture (se ne trovano traccia
nelle mummie egizie) e matrimoni. Eseguire tatuaggi
temporanei utilizzando estratti è una realtà tuttora
molto diffusa.
A oggi, però, l’uso più frequente di Lawsonia inermis
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nel mondo occidentale è quello di tintura naturale per
capelli, alternativa alle colorazioni di origine chimica.
La sostanza colorante fu isolata per la prima volta
intorno al 1920 da G. Tommasi che la chiamò Lawsone,
composto poi noto anche come acido hennotannico.
Dal punto di vista chimico esso può essere definito un
dichetone biciclico derivato dal naftalene: il 2-idrossi1,4-naftochinone.
La molecola mostra una discreta coniugazione, che
la porta ad assorbire nel visibile, risultando colorata
all’occhio umano.
Il lawsone, contenuto nelle foglie di Lawsonia inermis,
si presenta legato a glicosidi primari (hannoside A,B e
C), in quantità massima dell’1-2% in peso dell’essiccato.
Grazie a un processo di idrolisi, il pigmento viene
liberato e può andare ad agire sulla struttura del
capello conferendo riflessi rossastri.
Il naftochinone forma legami covalenti con la cheratina,
proteina presente nei capelli (e non solo), attraverso
addizione di Michael (consistente nell’addizione
di un enolato di un derivato metilenico
attivato con un sistema α, β coniugato).
Mentre un ambiente alcalino limita la
capacità di legame, un pH leggermente
acido favorisce una colorazione più
duratura. Questa è una prima evidente
differenza con le tinture a ossidazione
che necessitano di pH basico per la
penetrazione degli intermedi negli
strati più profondi del capello. Va
sottolineato come l’hennè, al
contrario delle tinture chimiche,
non debba entrare nella fibra, ma
si depositi sulle squame della cuticola, portando a
un effetto defi nito “sostantivante”, a causa del lieve
aumento di diametro del capello che comporta.
USO DELL’HENNÉ
Nella pratica, quando si ha a che fare con una tintura di hennè, bisogna
prima di tutto procedere al lavaggio dei capelli con uno shampoo, in
modo tale che il sebo, presente sul capello, non impedisca formazione
di legami tra cheratina e lawsone. La polvere di Hennè va lavorata con
guanti, poiché la cheratina presente nella pelle tende altrimenti a legare
la sostanza colorata (principio su cui si basano i tatuaggi all’hennè)
macchiandosi. Nella preparazione tradizionale “home made”, la polvere
va stemperata con acqua calda aggiungendola gradualmente fino a
formare una crema densa.
Conseguentemente a ciò che è stato discusso in precedenza, è bene
aggiungere a questo preparato qualche cucchiaio di ingrediente acido,
quale succo di limone, aceto o yogurt.
Questo passaggio non è essenziale ai fini della reazione, a partire
dal fatto che è sufficiente l’ambiente acquoso per farla avvenire;
risulta comunque efficace nel garantire risultati migliori per almeno
due motivazioni. Il pH acido favorisce l’idrolisi del lawsone dai glicosidi
presenti nelle foglie di hennè. L’abbondanza di ioni H+ assicura,
inoltre, la rottura di ponti disolfuro presenti nella cheratina, che è resa
ulteriormente accessibile alla reazione con il 2-idrossi-1,4naftochinone.
L’hennè va applicato sui capelli iniziando dalla radice e trascinando la
pasta verso le estremità. Una volta terminata quest’operazione, va posta
una protezione dall’essiccamento, per aumentare il tempo di contatto con
la chioma. A seconda dell’intensità del risultato che si vuole ottenere, la
pasta va lasciata in posa per un tempo variabile che va da una sola ora
fino all’intera notte. Si procede, poi, al risciacquo per rimuovere i residui e
all’asciugatura. Per ottenere i desiderati riflessi rosso-rame, il trattamento
va ripetuto ogni due settimane.
Sicurezza d’uso
Lawsonia inermis può portare, come tutte le sostanze
naturali, a possibili casi di irritazione o sensibilizzazione.
Questi eventi possono riguardare anche le vie aeree,
a causa dell’eventuale inspirazione della polvere
nell’apparato respiratorio, durante la preparazione della
pasta stessa.
Con il documento 1511/13, lo Scientific Committee on
Consumer Safety (SCCS) ha attestato la sicurezza d’uso
dell’hennè in Europa, come colorante per capelli fi no
a un contenuto massimo in lawsone pari all’1,4%. Per
quanto riguarda l’aspetto della genotossicità, l’SCCS si
ripropone di effettuare ulteriori valutazioni.
Miscele con altri coloranti naturali
L’hennè viene miscelato, a volte, con sostanze naturali
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quali Indigofera tinctoria, Mallo di noce o Curcuma per
ottenere maggiori varianti delle possibili gradazioni di
colore. Gli elementi aggiunti devono essere riportati
nell’elenco ingredienti presente sulla confezione, al
quale l’acquirente dovrebbe sempre far riferimento.
Questo è ancor più importante quando il prodotto,
pur mantenendo la dicitura di hennè sulla confezione,
viene “addizionato” con molecole di tipo sintetico
come la parafenilendiammina (PPD) o il picramato
di sodio, portando a ottenere, oltre che risultati più
rapidi, colorazioni più intense. Questo tipo di strategia
che viene definita di “green wash” serve a rendere più
appetibile il prodotto per i consumatori che amano
il naturale offrendo nel contempo al cliente risultati
migliori. Le difficoltà di un prodotto naturale in toto
riguardano la scarsa coprenza del capello, la variabilità
dell’effetto, la lentezza del processo di preparazione e
i lunghi tempi di posa necessari per ottenere risultati
quantomeno apprezzabili.
Inoltre, è necessario osservare che la lettura della lista
degli ingredienti, come la presenza di claims quali “no
ammonia, no peroxides, herbal henna, all natural”
sulla confezione, non escludono talvolta la presenza
di sostanze chimiche non dichiarate in prodotti che,
chiaramente, non corrispondono alle disposizioni
di legge per la tutela del consumatore. Questo tipo
di prodotti, generalmente importati, può sfuggire ai
controlli previsti.
L’acquisto online è, ad esempio, un mezzo che offre
minori garanzie, esponendo il compratore a un rischio
più alto. Uno studio di sorveglianza del mercato
eseguito nell’agosto del 2012 da West Yorkshire
Analytical Services pubblicato nel 2013 (Report No:
BB20024 / CMH), ha riportato un’allerta riguardante
vari prodotti a base di Lawsonia inermis non conformi
alle direttive europee.
Lo studio ha rilevato che l’80% dei campioni ha ricevuto
commenti negativi dall’analista, con solo 14 dei 70
campioni pienamente compatibile. Tra essi uno, ad
esempio, che riportava le diciture “naturalmehandi”
e “pure herbal henna”, ma non un elenco completo
di ingredienti, si è rivelato contenere il 2,5% in
peso di para-fenilendiammina, che nulla ha a che
vedere con i claims sopracitati. Come segnalato dalla
cosmetovigilanza, la presenza di possibili inquinanti
chimici non è l’unica fonte di problematiche nella quale
può incorrere chi fa uso di coloranti naturali.
L’aspetto della conservazione, ad esempio, è una
delle prime questioni complesse da affrontare per chi
produce in modo naturale, poiché la formulazione
tende più facilmente a cambiare le caratteristiche
di aspetto. A contribuire a tale rischio potrebbero
esservi inadeguate tecniche di preparazione e
stoccaggio. Tali carenze influiscono sulla presenza di
microrganismi (batteri e funghi) nel prodotto finito,
esponendo ulteriormente il consumatore al contatto
con sostanze tossiche da essi prodotte (basti pensare
alle micotossine).
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Lo studio tuttora in corso presso i nostri laboratori circa
la purezza di preparazioni naturali utilizzate allo scopo
di tingere pelle e capelli, con particolare riferimento
ai prodotti a base di hennè, ha portato a evidenziare
alcune incongruenze già in questa fase preliminare. Si
tratta di un’indagine sistematica che, ad oggi, ha preso
in considerazione circa 50 prodotti, provenienti da
mercatini etnici, erboristerie, bazar e acquistati online. Le analisi in corso porteranno a una maggiore
consapevolezza sulla qualità dei prodotti per quanto
riguarda inquinanti chimici (PPD e picramato di
sodio) e microbiologici, rilevando in questo caso carica
batterica, presenza di muffe, lieviti e micotossine.
Lo studio viene condotto in collaborazione con le
sezioni provinciali di Ferrara e Bologna dell’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e
dell’Emilia Romagna (IZSLER).
È importante notare che composizioni a base di hennè,
eventualmente addizionate di PPD o picramato, o non
microbiologicamente pure che vengano utilizzate in
particolare per la realizzazione di tatuaggi possono
portare a gravi rischi per il consumatore in termini di
infezioni o reazioni tossiche e allergiche in quanto l’uso
è sottocutaneo. Dall’analisi microbiologica in corso,
risulta che l’80% dei prodotti finora analizzati presenta
una carica batterica totale (CBT) superiore alle 1000
ufc/ml e nel 42% si è rinvenuta la presenza di muffe.
Per quanto riguarda le micotossine, il 2% dei campioni è
risultato positivo alla Ocratossina, il 22% all’Aflatossina
B1 e nel 24% si sono riscontrati valori elevati di
Deossinivalenolo. Gli esami qualitativi che, attraverso
cromatografia, rilevano la possibile presenza di PPD e
picramato di sodio non dichiarati in etichetta non hanno
rilevato, per il momento, alcun prodotto fuori norma.
Conclusioni
I consumatori sono sempre più attenti nei confronti
della composizione dei prodotti che utilizzano e cresce
la consapevolezza della necessità di prodotti più
aderenti ai concetti di sostenibilità e che corrispondano
alla promessa fatta dal prodotto stesso in etichetta. I
prodotti naturali possono offrire, in questo senso,
valide soluzioni nei confronti delle aspettative del
consumatore ma nel campo delle tinture per capelli
naturale non è sempre sinonimo di minor rischio, a
volte per le caratteristiche intrinseche della molecola
colorante, altre volte per le contaminazioni presenti
nei prodotti, ottenuti in modo non conforme alle buone
prassi di fabbricazione. Ciò comporta una maggiore
necessità di informare gli utilizzatori sulla bontà del
prodotto che si sta proponendo e la capacità degli
stessi di analizzare un’etichetta. Questo non è sempre
possibile, sia per la complessità della legislazione
inerente sia per l’oggettiva difficoltà ad addentrarsi nelle
nomenclature chimiche. In questo contesto, affidarsi ai
consigli dell’esperto, chiedere informazioni nell’acquisto,
leggere attentamente l’etichetta, preoccuparsi di fronte
a possibili reazioni di intolleranza (ad esempio, provando
su un polso il prodotto prima dell’uso ed effettuare
eventualmente test di sensibilità nel caso di comparsa di
reazioni), orientarsi su prodotti certificati in mancanza
di competenze specifiche, sono tutti comportamenti
atti a ottenere informazioni obiettive della qualità della
tintura naturale.
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
BIBLIOGRAFIA
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