Network per lo Sviluppo della
Comunicazione Sociale in Piemonte
Campagna Migranti:
strategia di comunicazione
Torino, 25 gennaio 2005
Il documento è frutto dell’attività svolta dal Gruppo di Lavoro che si è
occupato della ricerca dati e dal Gruppo di Lavoro che si è occupato di
definire la proposta della strategia di comunicazione.
Vengono presentati dati significativi sulla presenza delle comunità
migranti a livello nazionale e piemontese. Per facilitare la lettura per
alcuni dati sono state predisposte delle sintesi grafiche.
Inoltre il documento sintetizza le principali riflessioni
relativamente ai possibili sviluppi della nuova campagna.
emerse
Dati sul contesto
Dati generali/1 (*)
Tra il 2000 e il 2004 è raddoppiato il numero delle presenze regolari che oggi sono
stimate in 2.600.000 unità (circa 2.200.000 di persone registrate dal Ministero
dell’Interno alle quali vanno aggiunti 400.000 minori). Gli immigrati hanno
un’incidenza complessiva del 4,5% sul totale della popolazione (1 ogni 22 abitanti).
I primi tre gruppi nazionali (Romania, Marocco, Albania), ciascuno con circa 230/240
mila soggiornanti registrati, hanno rafforzato la loro consistenza. Al quarto posto è
l’Ucrania (113.000) e quinta è la Cina (100.000). Nella fascia tra le 70 e le 60.000
presenze troviamo Filippine, Polonia e Tunisia.
Per quanto riguarda i continenti, si impone la presenza europea con quasi la metà del
totale (47,9%), seguita dall’Africa con quasi un quarto (23,5%). È consistente la
rappresentanza asiatica (16,8%) mentre è più ridotta quella americana (11,5%).
Si sta arrivando a un sostanziale equilibrio tra i due sessi anche se per alcuni gruppi
nazionali il rapporto è ancora sbilanciato. Se nel 1991 i maschi erano il 58%, oggi sono
scesi al 51,6% anche grazie al protagonismo delle donne nel processo di
regolarizzazione.
(*) Fonte: Dossier Statistico Caritas/Migrantes 2004
Dati generali/2
Per quanto attiene le classi d’età, il 58,5% del totale è rappresentato dalla classe di età
tra i 19 e i 40 anni (1,5 milioni di persone), quella di 41-60 anni per il 21,1% e gli
ultrasessantenni per il 4,8%. I minori sono il 15,6%.
La ripartizione territoriale vede il 60% nel Nord, il 30% nel Centro e il 10% nel Sud.
Spesso il capoluogo regionale calamita la quota più consistente di stranieri (per
esempio Roma e Perugia): altre volte il potere di attrazione viene esercitato da
province diverse. Il grado di “visibilità” degli stranieri è quindi molto differenziato da
località a località.
I Comuni con meno di 30.000 abitanti detengono la metà della presenza immigrata: è
quindi più armoniosa, rispetto al passato, la ripartizione tra città grandi e mediopiccole e tra capoluogo e altri Comuni della provincia.
Due terzi degli immigrati (66,1%) sono venuti in Italia per lavoro e circa un quarto
(24,3%) per motivi di famiglia: il 90% mostra quindi una tendenza forte
all’inserimento stabile.
Tenendo conto che anche la metà e più di coloro che sono presenti in Italia per motivi
familiari svolge un’attività lavorativa, si può affermare che quasi tra quarti della
popolazione immigrata contribuisce all’economia del paese.
Continente di provenienza
(dato nazionale)
America
12%
Africa
17%
Europa
47%
Asia
24%
Classi di età
(dato nazionale)
41-60 anni
21%
maggiori di 60
anni
5%
minori di 18 anni
16%
19-40 anni
58%
Ripartizione presenza in Italia
(dato nazionale)
Sud
10%
Centro
30%
Nord
60%
Motivazione della migrazione
(dato nazionale)
Altro
10%
Famiglia
24%
Lavoro
66%
Il problema religioso (*)
Il notevole aumento degli immigrati dall’Est Europa, in prevalenza ortodossi, ha
portato i cristiani a sfiorare la metà del totale (49,5%) delle presenze, seguita dai
mussulmani con un terzo delle presenze (33%).
I fedeli di religioni orientali sono circa il 5% mentre gli altri gruppi hanno una
rappresentanza molto ridotta.
La convivenza religiosa, in un contesto a maggioranza cristiana, sembra avere un peso
minore rispetto al passato: il 70% degli italiani si dichiara aperto anche di fronte ad
alcuni problemi concreti quali, per esempio, quello dei simboli religiosi.
(*) Fonte: Dossier Statistico Caritas/Migrantes 2004
Fede religiosa
(dato nazionale)
Religioni Altri
orientali 13%
5%
Mussulmani
33%
Cristiani
49%
Le rimesse degli immigrati (*)
Una delle maggiori risorse dei paesi in via di sviluppo è costituita dai risparmi degli
emigrati che nel 2003 sono stati la prima fonte di finanziamento con un valore di 93
miliardi di dollari.
L’Italia, con 2,6 miliardi di dollari (di cui meno della metà transitato attraverso le
banche), è al nono posto nella graduatoria mondiale per consistenza dei flussi delle
rimesse.
Di tutti gli immigrati che arrivano in Italia vi è una parte che non si ferma stabilmente
nel paese e che dà origine a flussi di ritorno (i dati su questo fenomeno non sono però
disponibili).
(*) Fonte: Dossier Statistico Caritas/Migrantes 2004
La presenza di immigrati in Piemonte (*)
Sono parzialmente differenti i dati della presenza della popolazione straniera in
Piemonte: l’Istat fornisce il numero di cittadini stranieri iscritti in anagrafe nelle
province piemontesi al 31/12/2000 (107.478) mentre Caritas li stima alla fine del
2003 in 202.573. Il Ministero dell’Interno, sempre a fine 2003, fornisce un dato
ancora diverso: 167.615.
La provincia di Torino da sola rappresenta il 51% del totale, al secondo posto troviamo
Cuneo e al terzo Alessandria.
Sono sempre più numerosi i matrimoni tra cittadini italiani e migranti: nel 2002 in
provincia di Torino sono stati 1.220 contro i 569 del 1997 con un aumento pari al
114,4%.
I nati con almeno un genitore non italiano sono stati (nel 2002) 2.516 con un aumento
del 77% rispetto al 1998.
Nel primo semestre del 2003 queste nascite hanno rappresentato il 14,1% del totale in
provincia di Torino.
(*) Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli stranieri in provincia di Torino – Rapporto 2003
(luglio 2004)
Cittadini vecchi e nuovi a Torino città (*)
Al 31 dicembre 2003 l’anagrafe torinese contava 61.227 iscritti di migranti con
cittadinanza italiana. Rispetto alla stessa data dell’anno precedente si registra un
incremento di 14.839 individui, pari a un tasso di crescita del + 32%.
La ripartizione per aree geografiche vede a Torino ancora una prevalenza della
componente africana (35%) ma la differenza con il gruppo dell’Europa non
comunitaria si è ridotta (ad oggi è un terzo del totale). L’incremento più evidente è
quello dei paesi ex URSS che sono più che raddoppiati: da 700 nel 2002 a 1.641 alla
fine del 2003 (+ 138,2%).
(*) Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli stranieri in provincia di Torino – Rapporto 2003
(luglio 2004)
La scuola (*)
La presenza di minori stranieri a Torino e provincia nelle scuole materne, elementari e
medie è già maggiore della presenza complessiva degli stranieri sul totale della
popolazione e cresce molto rapidamente (i numeri sarebbero molto maggiori se si
aggiungessero i figli di copie miste).
La situazione alla fine nel 2003 era di 14.365 presenza così articolate:
5,4% alle materne
6,2% alle elementari
5,7% alle medie
3,2% alle superiori.
I marocchini sono ancora al primo posto alle materne (879) seguiti dai rumeni (718) e
dagli albanesi (258). Questo dato deriva dal fatto che sono in numero inferiore i
ricongiungimenti delle famiglie rumene. Alle elementari i rumeni sono 1.897 e i
marocchini 1.045, alle medie 1.056 contro 519, alle superiori 827 contro 366.
(*) Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli stranieri in provincia di Torino – Rapporto 2003
(luglio 2004)
Le imprese (*)
Al 31/12/2003 risultavano iscritti al Registro Imprese della Camera di Commercio di
Torino 11.748 persone nate all’estero, con un aumento del 6% rispetto al 2002.
Sul totale di 389.572 imprese, i migranti rappresentano il 3,99%.
L’articolazione per paese/continente di origine è la seguente:
9,7% Asia
20,6% altri paesi europei
34,7% Africa
10,9% Americhe
23,5% Unione Europea
0,6% altri.
Nell’attività manufatturiera sono più numerosi gli asiatici, in prevalenza cinesi
(67,5%), mentre per i paesi extra UE il settore principale è quello delle costruzioni, al
cui peso percentuale (73,2%) contribuiscono soprattutto i rumeni e in misura inferiore
gli albanesi.
(*) Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli stranieri in provincia di Torino – Rapporto 2003
(luglio 2004)
Provenienza imprenditori migranti
(imprese iscritte alla Camera di Commercio di Torino al 31/12/2003)
Altri paesi
europei
21%
Unione Europea
23%
Altri
1%
Asia
10%
Africa
34%
Americhe
11%
Il lavoro (*)
Pur avendo indagato solo su un campione limitato di imprese nel 2003, la presenza
straniera si è sensibilmente incrementata rispetto all’anno precedente (il 2002): gli
immigrati rappresentano oggi il 14,74%.
Il settore che li vede maggiormente coinvolti è l’artigianato con il 47%, seguito
dall’agricolo con il 33,33%, dal terziario con il 10,96% e dall’industria con il 10,99%.
Vi è una riduzione di presenze irregolari all’interno delle imprese con una diminuzione
di circa il 22% rispetto al 2002 (con il 7,41% di soggetti privi di permesso di soggiorno
e del 14,75% per irregolarità prevalentemente contrattuali).
(*) Fonte: Osservatorio Interistituzionale sugli stranieri in provincia di Torino – Rapporto 2003
(luglio 2004)
Presenza dei migranti nelle imprese piemontesi
Industria
11%
Terziario
11%
Agricolo
33%
Artigianato
45%
La campagna:
note sulla strategia di comunicazione
Nota introduttiva
Il fenomeno dei migranti nel nostro Paese, in particolare in una realtà come quella
piemontese, sta assumendo contorni diversi rispetto al passato.
Dal problema di gestire l’emergenza (attraverso la solidarietà e l’assistenza) si è
passati alla necessità di dare risposta alla richiesta di partecipazione, di assunzione di
un ruolo attivo rapportato al reale contributo fornito alla società.
I migranti chiedono di partecipare alla vita del paese che li ospita senza essere costretti
a dimenticare o rinnegare la propria cultura. Chiedono che parole come “cittadinanza”
e “intercultura” sostituiscano termini quali “accettazione” e “multicultura”.
Un passaggio delicato che allarma chi vorrebbe ritornare alla società monoculturale
nella quale vivevamo fino a pochi decenni fa.
Obiettivi
 Migliorare
l’interazione tra cittadini italiani e immigrati, contribuendo ad
abbattere la barriera di diffidenza e di paura ancora esistente in alcune fasce della
popolazione
 Ricordare
che capire sia le esigenze sia il valore di questi nuovi cittadini è utile
a tutti (credere che si possano fermare i flussi migratori è un atteggiamento
antistorico)
 Favorire
una più corretta percezione dei migranti da parte degli italiani,
valorizzando la ricchezza delle diverse culture e tradizioni e sottolineando
i vantaggi della pluralità culturale
 Combattere
gli stereotipi e i pregiudizi sul tema promuovendo il concetto di
uguaglianza (in particolare quando si parla di diritti civili)
Categorie di atteggiamento
La campagna dovrà raggiungere sia i migranti sia i nativi. In particolare per quanto
attiene la popolazione piemontese, l’ipotesi è individuare categorie di atteggiamenti
piuttosto che lavorare su target segmentati in modo tradizionale.
Atteggiamento di opposizione – Minaccia
 la presenza di stranieri aumenta la disoccupazione
 gli immigrati tolgono lavoro agli italiani
 con gli immigrati diminuiscono i salari
 con gli immigrati aumenta la criminalità
 gli immigrati minacciano la nostra cultura
 gli stranieri sono responsabili di criminalità
Atteggiamento di rispetto e distacco - Marginalizzazione
 creare classi speciali
 apprendere dalle altre culture
Categorie di atteggiamento/2
Atteggiamento di sensibilità alla Gerarchia
 non lavorerei per uno straniero
 abbiamo bisogno di immigrati
Atteggiamento di integrazione - Integrazione
 immigrati nelle stesse classi
 immigrati stessi diritti
Atteggiamento propositivo – Accoglienza e supporto
 dar vita a programmi educativi
 dar vita a servizi di supporto
 facilitare il radicamento
L’approccio strategico
La campagna lavorerà sugli aspetti positivi dell’intercultura con l’obiettivo di
rassicurare e tranquillizzare chi teme la presenza dei migranti con un ruolo e un
“peso” maggiori del passato. Attraverso esempi concreti si ricorderà come convivenza
e contaminazione rappresentano già oggi una realtà.
Si potrà partire, per esempio, dall’atteggiamento di spontanea apertura dei più piccoli
– abituati nella scuola a convivere con bambini di altri Paesi – per proporre di vedere
con occhi diversi chi non è uguale a noi per lingua, religione, colore della pelle,
cultura. Si potrà inoltre far riflettere sul fatto che la presenza di migranti è un
fenomeno “naturale”, in linea con l’evoluzione della nostra società.
In sintesi:
 considerando la complessità del tema, scegliere un tono semplice (“umile”)
evitando di proporre messaggi dal tono “risolutivo” e di utilizzare un approccio
“buonista”
 privilegiare e rendere visibile il concetto di “risorsa sociale”
 combattere gli stereotipi utilizzando casi reali, “spaccati di vita”, parole e volti di chi
è già una risorsa sociale.
I messaggi: alcune ipotesi
Stimolare la curiosità e combattere gli atteggiamenti negativi
Mettere in discussione l’atteggiamento diffuso di minaccia (rispetto alla
dimensione economica, ma anche con riferimento all’integrità culturale e al senso
generale di sicurezza) con esempi positivi.
Pur perseguendo un approccio umile, è possibile mettere in discussione la fonte di
tali affermazioni. L’obiettivo di creare curiosità, invitando il pubblico ad assumere,
almeno per un momento, un punto di vista diverso da quello attuale
sull’argomento. La curiosità spinge le persone ad “andare in contro”, “a proporsi”,
anziché rimanere nella posizione di attesa.
I messaggi/2
Sollecitare una presa di posizione responsabile
L’inerzia e l’indifferenza radicano le incomprensioni e le paure del diverso, creando
problemi alle generazioni future che si troveranno ad affrontare le stesse questioni
inasprite dal tempo. Chi non conosce oggi le altre culture lascia l’impegno ai propri
figli e si assume gravi responsabilità nei confronti dei giovani.
Il messaggio potrebbe realizzarsi attraverso interventi in grado di rendere visibili e
valorizzare gli atteggiamenti positivi.
In particolare si potrebbero presentare le esperienze di scambio interculturale
promosse dai centri o dalle associazioni e dalle comunità e realizzate grazie al lavoro
ed all’impegno dei giovani. L’intento è quello di sollecitare il pubblico degli
indifferenti a considerare “realtà” quella che viene ancora troppo spesso intesa come
“situazione contingente”.
I messaggi/3
Combattere le paure e valorizzare le “diversità” comuni ad ogni
essere umano
Spesso si perde di vista la consapevolezza della diversità e della originalità di ogni
essere umano e si attribuiscono all’altro, per paura dovuta alla non conoscenza, le
cause dei propri mali. Chi non si muove dal proprio territorio non ha la possibilità di
conoscere tradizioni e culture diverse, ma può scoprire che le stesse diversità fanno
parte di ogni essere umano.
Le prime reazioni del pubblico ad un’idea-sfida e a un intervento che tenta di
concretizzarla sono spesso fortemente negative. Tuttavia non bisogna farsi intimorire
né tantomeno distogliere. Se le risposte del pubblico sono subito favorevoli in genere
significa che stiamo riproducendo qualcosa che la gente già conosce. E questo
qualcosa non può riuscire a catturare l’attenzione né merita di essere trasmesso agli
altri. Quali elementi ci distinguono e ci rendono diversi l’uno dall’altro?
I messaggi/4
Ricordare che l’immigrato è una risorsa sociale
Il fenomeno migratorio è un fenomeno molto complesso che necessita di proposte e di
attenzioni intelligenti in grado di trovare soluzioni creative e approcci alternativi.
Quando l’immigrato diviene risorsa sociale?
L’immigrato diviene parte della realtà, e dunque risorsa sociale, quando esce dalla
condizione di stereotipo che lo vede discriminato e classificato come “diverso”.
Ma ciò avviene non soltanto quando si acquisiscono le adeguate conoscenze sulla
persona, bensì quando abbiamo avuto l’opportunità di parlare e conoscere quella
persona grazie ad una reale esperienza di confronto.
Gli strumenti di comunicazione
Il Network intende prendere in considerazione canali alternativi (i nuovi orientamenti
della comunicazione esortano ad utilizzare strumenti vicini alle attività quotidiane
della gente) pur tenendo presente la necessità di prevedere anche i media tradizionali.
A titolo esempio:
 un evento di forte impatto
 una mostra fotografica
 una pubblicazione collegata alla mostra
 un’azione congiunta con il mondo dei giornalisti (rubriche dedicate)
 un reality, una fiction, un cortometraggio etc.
 affissioni particolari (paline fermate autobus, stazioni e treni etc.)
 iniziative in bar, pub, sale d’attesa di medici e/o ospedali, uffici postali etc.
 azioni scuole e università
 etc.
Da verificare la possibilità di essere presenti in eventi, convegni, manifestazioni
programmate da altri soggetti e l’opportunità di stabilire alleanze con organizzazioni
attive sul tema (MAMRE, Fieri, Centro Interculturale, Alma Terra etc.)
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Approfondimento - Regione Piemonte