RACCONTI DI
FANTASCIENZA
CLASSE IIA
SCUOLA MEDIA «MARCONI»
ANNO SCOLASTICO 20092009-2010
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INDICE
La ‘Reconquista’ della Terra………………………………………………………………. p. 3
L’invincibile macchina dei gelati…………………………………………………………..p. 5
I Robot umani………………………………………………………………………………….p. 7
La pietra di Satu Mare……………………………………………………………………....p. 10
Il viale………………………………………………………………………………………......p.12
Come sarà…?! …………………………………………………………………………….... .p.14
Final Day………………………………………………………………………………………..p.16
Viaggio nel tempo………………………………………………………………………….….p.18
Le dominatrici del mondo…………………………………………………………….……..p.20
Jill’s story………………………………………………………………………………………p.22
Il pianeta dell’acqua…………………………………………………………………………..p.24
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LA ‘RECONQUISTA’ DELLA TERRA
di Lorenzo Del Riccio e Lorenzo Nosi
In un pianeta lontano milioni di anni luce dalla Terra, viveva, in modo pacifico, una
popolazione che si nutriva esclusivamente di vegetali.
Un giorno il pianeta fu invaso da locuste giganti che uccisero la maggior parte degli
abitanti. Alcuni sopravvissuti morirono perché le locuste avevano divorato tutti i
raccolti.
I superstiti decisero di impiegare la loro avanzata tecnologia per costruire una nave
spaziale che li avrebbe trasportati su un pianeta ricco di vegetazione. Per la loro
forma fisica, simile a quella degli umani, e per la ricchezza e varietà di vegetazione,
scelsero di approdare sulla ‘Terra’.
L’unico problema che aveva la ‘Terra’ era la presenza di un dittatore che, per potersi
arricchire sempre di più, costringeva la popolazione a lavorare nelle miniere e
scambiava gli schiavi con armi di avanzata tecnologia che gli permettessero di
conquistare e sottomettere nuove terre su altri pianeti.
Kyle, un giovane alieno appena arrivato sulla Terra, dopo aver visto schiavizzare
dagli umani la propria famiglia, iniziò a progettare una rivolta contro il dittatore.
Dopo mesi di duro lavoro, Kyle era riuscito ad armarsi a dovere con una pistola a
raggi laser e vari tipi di bombe.
Una sera, visto un piccolo gruppo di soldati, Kyle decise di seguirli. Una volta
arrivato davanti al loro centro di comando, cercò di entrare, però, per errore, fece
scattare l’allarme e venne catturato. I soldati cominciarono a picchiarlo e, quando fu
moribondo, lo rinchiusero in una cella.
La sera seguente un gruppo di ribelli, che da anni tentava di uccidere il dittatore, si
introdusse nel centro di comando, sfuggendo a tutti i controlli e alle guardie, e riuscì
ad arrivare alla cella di Kyle, portandolo in salvo mentre era ancora svenuto.
Quando il giovane si risvegliò, i ribelli gli spiegarono che, mentre stavano spiando i
movimenti dei soldati, lo avevano visto catturare e, considerato il suo coraggio,
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avevano deciso di liberarlo per addestrarlo ed arruolarlo nell’esercito dei ribelli e per
combattere contro le ingiustizie della dittatura.
Kyle, per diversi mesi, si sottopose a massacranti e faticosi addestramenti. Quando fu
pronto, l’esercito della ribellione lo riarmò e lo mise a capo di un piccolo gruppo di
soldati scelti, con i quali doveva conquistare le basi militari del dittatore.
Passati molti anni, Kyle, per il suo coraggio, era diventato il capo della ribellione ed
ormai al dittatore rimaneva una sola base, la sua inespugnabile roccaforte.
Kyle scelse un piccolo gruppo di soldati e si incamminò verso la roccaforte per
espugnarla.
Un volta arrivato con i suoi uomini in prossimità dell’ingresso principale, ed avendo
constatato che era presidiato da una miriade di guardie, Kyle decise di entrare
risalendo le condutture dell’acqua.
Una volta dentro i ribelli si travestirono da guardie del corpo credendo di poter
arrivare indisturbati dal dittatore, ma non fu così. Una delle guardie a cui avevano
sottratto le divise non era morta, ma solo svenuta, e così aveva potuto dare l’allarme.
Il gruppetto venne in breve rintracciato. Per permettere a Kyle di arrivare dal dittatore
i soldati scelti dell’esercito della ribellione si sacrificarono uno dopo l’altro.
Quando Kyle fu davanti al dittatore, i due ebbero un breve dialogo e subito dopo
iniziarono a combattere senza esclusione di colpi. Dopo un estenuante
combattimento, Kyle, giunto ormai allo stremo delle forze, estrasse a sorpresa –
anche del dittatore – una delle bombe più potenti esistenti e la fece detonare
all’istante, spazzando via la dittatura e aprendo le porte per una gloriosa repubblica.
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L’INVINCIBILE MACCHINA DEI GELATI
di Francesco Bettoni e Samuele Fusini
Su Giove era un giovedì, per la precisione un giovedì dell’anno 5023.
Samuele e Francesco, due giovani ‘gioviani’, stavano mangiando pandori, il cibo
prediletto nel pianeta.
Il ‘gioviano’ tipico ha il corpo tutto verde (tranne il re che ha il corpo giallo), ha una
sola testa, tre occhi, tre antenne, tre nasi, tre denti ed una strana montatura di occhiali.
I ‘gioviani’ sono bassi, hanno tre braccia muscolose, tre ombelichi, tre gambe e tre
dita per ogni mano e per ogni piede. Sono appassionati di Dante, l’antichissimo poeta
terrestre tradotto anche su Giove, e hanno, come lui, la fissazione religiosa per il
numero ‘tre’: ogni ‘gioviano’ ha il poster di Dante appeso nella propria stanza da
letto.
Il luogo dove vivevano Francesco e Samuele era modernissimo con edifici altissimi,
vasti giardini e macchine volanti. Francesco e Samuele erano impiegati del re di
Giove: Francesco era un guerriero ben addestrato e Samuele un inventore.
Un giorno il re decise di attaccare Nettuno (la terra dove non c’era nessuno però c’era
qualcuno altrimenti non era necessario fare la guerra per conquistarla) perché a Giove
non aveva abbastanza spazio per costruire una villa.
Samuele, allora, si mise al lavoro ed inventò delle armi di alta tecnologia, come le
bombe di fuoco e la pistola che spara missili.
All’inizio della guerra gli abitanti di Nettuno (allora c’era qualcuno!) stavano
vincendo: grazie all’invenzione della macchina dei gelati, progettata da Samuele, la
situazione si capovolse perché gli abitanti di Nettuno, che erano fatti di acqua, a
contatto con i gelati si ghiacciarono.
Così Nettuno fu conquistata dai ‘gioviani’ e la villa del re fu costruita.
Pochi anni dopo, quasi tutto l’Universo si trovava sotto il dominio di Giove. Mancava
solo la Terra e, quando il re si accorse di non averla ancora conquistata, fece subito
radunare tutti i suoi guerrieri. La Terra, allora, era sotto la monarchia del re
Television. Per Giove avrebbe dovuto essere molto facile conquistarla, perché a quel
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tempo il pianeta Terra stava passando un momento difficile e aveva un solo grande
guerriero che guidava l’esercito.
Giove sferrò l’attacco alla Terra un giovedì mattina: con le nuove armi inventate da
Samuele e con Francesco a capo dell’esercito, i ‘gioviani’ erano in netto vantaggio.
Quando il più forte dei guerrieri terrestri, che si faceva chiamare “l’uomo nero”,
iniziò a combattere, la situazione cambiò. L’esercito dei ‘gioviani’ si dimezzò, ma
dopo 29 giorni Francesco uccise “l’uomo nero” e la Terra fu quasi sotto il controllo di
Giove. Il re doveva iniziare a pagare Samuele, Francesco e tutti i soldati per i loro
servizi, ma si rifiutò. Così Francesco e Samuele si schierarono dalla parte dei terrestri
per dare una lezione al re; i soldati ‘gioviani’, invece, si rifiutarono.
In poche settimane, grazie all’intervento dei due giovani, la situazione si capovolse a
favore dei terrestri. Francesco distrusse tutto l’esercito ‘gioviano’ con le invenzioni di
Samuele e la Terra rimase libera. Gli umani, stanchi del re Television, decisero di
eleggere come propri capi Francesco e Samuele che festeggiarono offrendo a tutti i
gelati fatti con la macchina dei gelati.
Da quel giorno la Terra visse tre secoli di prosperità e di felicità.
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I ROBOT UMANI
di Marco Gullotto
James era un vagabondo nato in una famiglia qualunque e senza una scopo nella vita,
ma si gettava di avventura in avventura alla ricerca della fortuna. Quando era piccolo,
la sua famiglia era rimasta uccisa a causa di un forte terremoto. Per lui il passato non
esisteva e il futuro aveva un giusto peso. Nella sua vita aveva incontrato di tutto:
robot, sovrani, folli…
Di ritorno dall’ultima avventura, James aveva rubato un sacco di soldi e l’arma più
forte del mondo: la Rum. James sentiva che la fortuna era arrivata e che la vita aveva
ripreso a sorridergli. Mentre stava attraversando il deserto del Sahara venne colpito
da una tempesta di sabbia. Non vedendo niente, perse i soldi, ma non l’arma. Dopo
qualche attimo cadde in un canyon. Il fato, però, questa volta, aveva riservato per lui
qualcosa più dei soldi. Indolenzito per la caduta, rimase un po’a terra, ma quando
provò a rialzarsi cadde di nuovo, perché qualcosa o qualcuno gli era ‘atterrato’ sulla
schiena. Stava per urlare contro chi gli era appena piombato addosso, quando rimase
abbagliato dalla bellezza della creatura venuta dal nulla: era bionda, con un fisico
atletico, gli occhi verdi e una larga bocca. Non era altissima, ma nemmeno bassa.
Lei, per impedire a James di parlare, gli mise una mano sulla bocca. Lui non capì la
ragione di quel gesto, fino a quando non vide dei brutti ceffi – due per la precisione –
che sembravano cercare qualcuno. Dopo che se ne furono andati, James chiese
spiegazioni alla ragazza. Lei si presentò dicendo che si chiamava Giorgia e che
veniva da un piccolo regno europeo (L’Europa, dopo la fine della terza guerra
mondiale, era cambiata, ed era divisa in piccoli regni). La ragazza spiegò anche che la
Nasa, con esperimenti di ingegneria genetica, era riuscita a costruire dei robot
utilizzando esseri umani allo scopo di avere forti combattenti e far scoppiare la quarta
guerra mondiale. James non capiva, però, perché la inseguissero: in definitiva era una
ragazza come le altre. Giorgia rispose che gli americani non volevano che nessuno
scoprisse questo orribile segreto e cercasse di distruggere i robot per il bene
dell’umanità.
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Dopo le spiegazioni i due ragazzi si voltarono per riprendere il cammino, ma
trovarono i due brutti ceffi che li aspettavano, armati fino al collo.
Uno di loro prese una spada e con un gesto atletico spiccò un salto verso la ragazza
per ucciderla. James prese la sua spada, la Rum, e, con abile mossa, parò il colpo del
nemico. Il suo avversario riconobbe la spada che James teneva in mano: era la più
forte del mondo non solo perché era leggerissima e poteva tagliare qualunque
oggetto, ma perché dava a chi la possedeva dei poteri sovraumani. Avendo una paura
immane, il ceffo scappò via a gambe levate.
Il suo compagno, arrabbiato per non aver potuto colpire la ragazza, si scagliò contro
James. Il giovane, però, in pochi minuti dette una lezione al nemico.
Giorgia, visto che James era così forte da proteggerla e da mandare in fumo i piani
della Nasa, gli chiese di seguirla nell’avventura che stava per affrontare. Il giovane
accettò con grande gioia perché non poteva non seguire tanta bellezza.
Giorgia gli rivelò i suoi piani e gli spiegò che erano molti i robot costruiti fino ad
allora dalla Nasa, ma i più forti erano solo due. Dei due il più debole era il
Cacciatore, un principe americano che amava la caccia e, in breve tempo, aveva
ammazzato ogni tipo di creatura presente nel suo regno. Avrebbe voluto cacciare di
più, ma non poteva farlo. Alla fine gli era stata recapitata una lettera dalla Nasa con il
permesso di cacciare qualsiasi selvaggina, compreso gli esseri umani. Dopo la
trasformazione operata dalla Nasa, il Cacciatore era diventato un robot orribilmente
forte: aveva i piedi di orso e il corpo coperto di peli lunghissimi, a parte le spalle che
erano fatte di ferro. Da una parte della schiena appariva una veste che gli copriva
perfino il volto; una mano, eccetto la peluria, era normale, l’altra, invece, aveva la
forma di una sega elettrica.
Dell’altro mostro, il più forte, non si sapeva quale fosse la storia e tanto meno
l’aspetto fisico. L’unico modo per ucciderlo era far fuori il capo della Nasa.
Dopo diverse ore di viaggio nel deserto, James e Giorgia arrivarono a Remis, una
nuova città sorta dopo la terza guerra mondiale, e presero un volo per l’America.
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Durante il volo Giorgia diede a James una bomba in caso di emergenza e gli illustrò il
piano per arrivare dal cacciatore.
Atterrati, i due ragazzi di diressero verso l’edificio della Nasa. Quando lo trovarono,
videro due uomini-robot al cancello. James li uccise con un abile colpo di spada.
Quindi, scavalcarono il cancello e si diressero verso l’ingresso dove li aspettava il
Cacciatore. James, quando lo vide, si impaurì, anche perché la motosega era
insanguinata. Quando il Cacciatore li vide avvicinarsi, lanciò un urlo agghiacciante
che, forse, serviva per dare l’allarme agli altri robot. James tentò subito di attaccarlo,
ma il robot, senza difficoltà, schivò il colpo e tirò al ragazzo un colpo che gli fece
mancare il respiro per qualche secondo. Quindi, provò ad uccidere James con la
motosega, ma il giovane evitò il colpo mortale.
Intanto che loro lottavano, Giorgia si insinuò nel palazzo e, quando vide che il capo
della Nasa era nell’ufficio, piazzò una bomba per uccidere sia l’avversario, sia il
robot più forte di tutti, che mai prima di quel momento era riuscita a trovare.
Rapidamente uscì dal palazzo, ma la bomba esplose prima che potesse raggiungere
l’uscita, e la ragazza morì. James, che stava lottando con tutte le sue forze, quando
vide sulla soglia dell’edificio Giorgia cadere a terra morta, si infuriò così tanto da non
sentire più il dolore. Così arrabbiato impugnò la spada e sferrò un colpo al Cacciatore
che si divise in due parti esplodendo. James portò via il corpo di Giorgia, lo seppellì
in un luogo sicuro e, per non essere ucciso dagli americani, tornò in Africa, dove
trascorse il resto dei suoi giorni, continuando la vita che aveva sempre fatto.
Qualche tempo dopo, una notte James sognò Giorgia che lo ringraziava di avere
impedito alla Nasa di continuare a costruire gli orribili uomini-robot e di aver salvato
l’umanità dalla quarta guerra mondiale. Infine gli rivelò che non vedeva l’ora che lui
la raggiungesse nel mondo nuovo dove lei si trovava, per poter vivere tutto il tempo
insieme.
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LA PIETRA DI SATU MARE
di Denny Barbagli e Daniele Gialli
Quattro marines, Samir, Remus, Joseph e Asan, arruolati nell’anno 2199 nell’esercito
americano, devono sconfiggere gli alieni che, dopo l’ultima guerra atomica,
dominano nell’isola di Rockall.
Grazie a dei congegni super tecnologici i marines possono assumere le sembianze dei
nemici e possono arrivare nella foresta dell’isola con un elicottero dotato di
propulsori lanciarazzi, mitragliatori e lanciafiamme.
I quattro soldati sono in cerca della pietra di Satu Mare: è bellissima, splendente e di
grandissimo valore.
La leggenda narra che a Satu Mare, circa 4000 anni fa, un saggio di nome Albert
custodiva nella sua reggia una pietra di grande valore che aveva il potere di impedire
tragedie naturali come i terremoti, gli uragani e le eruzioni vulcaniche.
Prima di morire il saggio Albert aveva portato la pietra nell’isola di Rockall per
sottrarla ai continui tentativi di furto, e da quando l’isola era diventata dominio degli
alieni, veniva sorvegliata con l’ordine di uccidere chiunque vi si avvicinasse.
Arrivati nell’isola i quattro marines, incaricati dal governo americano di prelevare la
pietra, erano un po’ preoccupati perché erano stati informati che gli alieni erano
molto abili nel preparare trappole mortali.
I soldati erano equipaggiati di mitragliatori a tre canne con pallottole lunghe 10 cm
che potevano penetrare da qualsiasi parte. Avevano, anche, bombe a nitroglicerina e
coltelli, degli archi molto avanzati dotati di mirino e frecce con la punta esplosiva.
Appena entrati nella foresta, tutto apparve tranquillo ai quattro marines: la
vegetazione era molto folta, il clima era freddo e l’atmosfera inquietante.
Dopo pochi chilometri videro il villaggio in cui abitavano i nemici. Samir e Remus si
posizionarono dietro dei massi di pietra pronti ad attaccare con le frecce; invece,
Joseph e Asan sistemarono delle pietre dietro le protezioni dei nemici. Dopo pochi
minuti gli alieni avvertirono presenze umane e incominciarono a cercare i soldati.
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Samir venne scoperto, ma riuscì ad attaccare un alieno e con la freccia gli trapassò la
testa. Allora esplose con violenza la guerra. Asan e Joseph fecero scoppiare le bombe
e i ripari andarono in mille pezzi. Remus, con le sue frecce, colpì tre alieni: a uno
scoppiò il cuore, uno esplose e l’altro si frantumò. Joseph e Samir cominciarono a
sparare come pazzi e il villaggio nemico cominciò a bruciare. I soldati cercarono di
raggiungere Asan che, nel frattempo, aveva recuperato la pietra e la stava portando
alla base. I marines chiamarono i rinforzi perché gli alieni si erano accorti che la
pietra era stata rubata e li stavano seguendo.
Quando arrivarono all’elicottero i rinforzi erano già dentro, pronti a partire. Giunti al
villaggio degli alieni, Samir, Remus e gli arcieri si prepararono al combattimento
finale, mentre Asan era pronto a fare fuoco con l’inceneritore. Gli alieni attaccarono
con tutte le forze; Samir e Remus uccisero, con le loro frecce, un centinaio di nemici
e fecero esplodere molti rifugi. Quando Asan fece fuoco il villaggio fu ridotto in
cenere.
I marines tornarono a casa contenti perché, fino a quando la pietra di Satu Mare fosse
rimasta al sicuro, tutti i cittadini americani avrebbero potuto vivere con serenità,
grazie ai poteri della pietra.
I marines ricevettero una medaglia e molti complimenti per il coraggio e la
determinazione con le quali avevano portato a termine la missione.
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IL VIALE
di Carlotta Romano e Lisa Talluri
Prologo:
Nell’anno 2100, nel comune di San Grandioso, venne progettata la costruzione di un
‘Viale Alberato’, formato da pini secolari. In una soleggiata domenica fu dato il via ai
lavori e furono piantate circa 200 piante di pino.
5 years later….
Le piantine, ormai cresciute, erano diventate dei grandi fusti. La città aveva cambiato
aspetto e i cittadini pure… Il paese di San Grandioso era più carino, i cittadini erano
più socievoli perché trascorrevano molte ore nel parco all’aria aperta, giocando e
facendo lunghe passeggiate. Lo smog e l’inquinamento atmosferico erano diminuiti e
l’aria era più respirabile. I geografi e gli scienziati, rivendendo tutti i precedenti
calcoli matematici, si accorsero che era aumentato perfino l’I.S.U. di San Grandioso.
Dopo circa due anni, un architetto proveniente da una grande città si presentò dal
sindaco di San Grandioso proponendo un nuovo progetto, un’opera architettonica
strepitosa: al posto del parco sarebbe stato costruito un Centro Commerciale!!
Il sindaco accettò subito la proposta pensando, così, di far crescere l’economia del
suo comune e di attirare più clientela e visitatori nel paesino.
I cittadini di San Grandioso non si accorsero subito dei cambiamenti: videro solo il
loro viale scomparire ogni giorno di più; man mano che gli alberi venivano abbattuti,
al loro posto venivano messi mattoni sopra mattoni.
Quando gli abitanti del paese si accorsero del terribile cambiamento, si recarono al
Municipio, presentando le loro domande di reclamo, ma non ricevettero informazioni,
solo una misera esclamazione: «Il Centro Commerciale vi cambierà la vita!».
E infatti fu proprio così. Il comune di San Grandioso tornò come era molti anni
prima: spopolato e pieno di smog.
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Tanti cittadini, a causa dell’aria irrespirabile, emigrarono in altre città vicine e il
Sindaco e il Consiglio Comunale furono costretti a dimettersi.
Gli abitanti del comune di San Grandioso impararono, però, la lezione: i nuovi
amministratori, dopo le elezioni, decisero di abbattere il Centro Commerciale e di
costruire un nuovo ‘Viale Alberato’.
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COME SARÀ…?!
di Caterina Fanzi e Veronica Vasai
In una tranquilla e soleggiata giornata di maggio dell’anno 2060, a Rocket, un piccolo
paesino del Madagascar, un gruppo di amici stava studiando la storia del razzismo
per capire le ragioni per cui anche gli abitanti di Rocket spesso avessero
comportamenti violenti, aggressivi e discriminatori.
Nick, Tom, Sole e Desiré ebbero per un istante lo stesso pensiero: «Vi rendete conto
che viviamo in un’epoca in cui abbiamo giochi elettronici, tv, computer, oggetti di
alta tecnologia, ma le persone non riescono a parlarsi senza disprezzarsi?».
I ragazzi alzarono gli occhi al cielo che, ad un tratto, divenne buio. Loro sapevano di
dover far qualcosa perché la situazione sarebbe peggiorata. Negli ultimi anni, l’uomo
si era evoluto nella tecnologia, ma non nei rapporti con i suoi simili.
Il giorno seguente, mentre l’insegnante spiegava, i quattro amici pensarono
intensamente al lavoro che avrebbero potuto realizzare per cambiare le cose, e, ad un
tratto, si trovarono su una spiaggia con in spalla gli zaini pieni di cartelloni,
pennarelli, matite ed altri attrezzi per il disegno.
Tutti e quattro si guardarono intorno meravigliati e Nick esclamò: «Questa sarà la
nostra impresa…».
Verso sera si rifugiarono in una grotta sulla spiaggia dove trovarono un computer
portatile. Esso mostrava immagini che si susseguivano e avevano come tema proprio
il razzismo e l’intolleranza. Nell’ultima pagina, per lo stupore di tutti, erano scritti i
loro quattro nomi.
La notte passò in fretta e, al mattino, l’opera iniziò.
Dopo vari schizzi Nick, Tom, Sole e Desiré crearono dei magnifici cartelloni colorati
che esprimevano il loro rifiuto del razzismo, dell’intolleranza e della violenza. Ai
quattro amici cominciarono ad unirsi gli altri abitanti di Rocket incuriositi da quello
che stava accadendo sulla spiaggia. Trascorsero i giorni tra discussioni e lavoro e alla
fine della settimana l’opera era terminata: i quattro amici, con tanti altri giovani,
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tappezzarono la città con i cartelloni che avevano dipinto e furono soddisfatti di aver
contribuito, con un gesto tanto semplice, a migliorare i rapporti tra le persone.
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FINAL DAY
di Francesco Bonaccini e Gabriele Lo Santo
«La Nazione», 12 settembre 2080:
Fine della caccia al petrolio: le riserve sono esaurite
“Le multinazionali, grandi produttrici di petrolio, dichiarano esaurite le riserve del
prezioso combustibile a causa dell’aumento dei consumi dovuti alle nuove tecnologie
e denunciano i governi nazionali per non aver finanziato abbastanza la produzione di
energie rinnovabili necessarie alle attività umane.”
«La Nazione», 20 Settembre 2080, edizione del pomeriggio
Nuova guerra per il petrolio tra Europa e America
“La Russia annuncia di aver trovato del petrolio nelle acque territoriali dell’Alaska in
grado di mandare avanti il mondo per altri 1000 anni.
Le relazioni diplomatiche tra i due paesi sono state interrotte; la guerra si avvicina.”
Le armi usate in quella guerra erano all’avanguardia. L’esercito dell’Alaska poteva
contare su mezzi corazzati e futuristici come il besth jack, una macchina di nuova
invenzione che riusciva a trasformare l’acqua in terra in modo che anche la fanteria
prendesse parte ai combattimenti: tutto, ovviamente, alimentato a reattori nucleari.
La Russia aveva dalla sua parte la AMN, ovvero una bomba di anti-materia
alimentata a atomi nucleari capace, con una sola esplosione, di devastare tutto il
mondo.
Quattro aviatori (due americani e due russi) fecero montare, nelle maggiori capitali
mondiali, dei teletrasportatori che portavano le persone alle cime più alte della Terra,
sapendo che ormai la fine era vicina. Gran parte della popolazione fu trasferita lassù
in attesa della catastrofe.
Cinque giorni dopo la riserva di petrolio da poco scoperta esplose, dopo la caduta di
un jet in fiamme. A questo punto la Russia decise di usare la sua AMN per lasciare
un segno incancellabile nella storia dell’umanità.
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L’esplosione della bomba di anti-materia fece allargare il buco dell’ozono, i ghiacciai
si sciolsero e il livello del mare si innalzò fino a 3.879 metri, rendendo possibile la
vita soltanto nelle vette montuose più alte.
Ci vollero cinque anni perché il livello del mare tornasse alla normalità, anche se la
Terra non fu mai più come prima.
A poco a poco i superstiti tornarono nelle proprie città che erano regredite a villaggi
simili a quelli dell’antichissima età preistorica.
Molti anni dopo fu ritrovato un frammento di registrazione delle ultime parole di uno
dei quattro aviatori:
«Se tutti quei soldi fossero stati spesi nella ricerca di energie alternative, come lo
sfruttamento della forza di un uragano, invece che spenderli in una guerra, tutto
questo non sarebbe MAI successo».
Francesco, finita la lettura dell’ultima pagina del libro che suo nonno gli aveva
consigliato, sorrise e fu contento di potersi finalmente dedicare al suo
passatempo preferito: una partita a calcio con i compagni di scuola….
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VIAGGIO NEL TEMPO
di Andrea Badii e Yuri Palazzini
In una fredda mattina d’inverno del 2011, il professor Richard Gilmor era al culmine
dell’invenzione della macchina del tempo. A causa di un black-out, l’alimentazione
della macchina si interruppe e il marchingegno si guastò. Dai due fianchi laterali
cominciarono a uscire due liquidi di colore diverso: uno nero e l’altro bianco. Dopo
molti studi ed approfondimenti, il professore Gilmor arrivò alla conclusione che le
due ‘pozioni’ permettevano, a chi le avesse bevute, di andare avanti nel tempo (nera)
e indietro nel tempo (bianca).
Gilmor, desideroso di scoprire se la Terra avrebbe fatto progressi tecnologici,
economici e politici, bevve la pozione nera e, dopo qualche istante, svenne. Passate
alcune ore, il professore si risvegliò nel tempo futuro e cominciò a viaggiare per tutto
il mondo scoprendo cose che non aveva mai visto.
La Cina aveva inventato una bomba capace di distruggere un intero paese con la sua
forza devastante. A causa delle nuove tecnologie, sia automobilistiche che
economiche, il cielo ero inquinato da una spessa nube nera e il fetore era irrespirabile.
I giacimenti di petrolio del Mare del Nord si erano esauriti e la conseguenza era stata
la crisi e la fine delle Borse di tutto il mondo.
In Europa un ‘dittatore’ troppo chiacchierone con il suo blaterare aveva messo
scompiglio nell’UE facendo uscire dall’Unione tutti gli Stati più ricchi, e per questo
l’UE si era sciolta.
In Antartide, a causa dell’inquinamento atmosferico, i ghiacciai avevano cominciato
a sciogliersi, formando un grandissimo lago, il doppio del Mar Caspio.
Il professor Gilmor cercò di sistemare questa terribile situazione, ma causò ancora più
danni: i due stati più grandi al mondo, la Russia e il Canada, entrarono in conflitto e
scoppiò la quarta guerra mondiale.
Scoraggiato dal futuro della Terra, il professor Gilmor bevve la pozione bianca per
tornare nel presente, dopo aver saputo che sarebbe morto giovane. Con stupore si
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accorse che la pozione non lo aveva riportato all’anno 2011, ma molto più indietro,
nel 1600. Gilmor credeva di poter tornare da dove era venuto, ma non aveva più né le
sostanze chimiche per rifare la pozione, né la pozione stessa!!!
Disperato per tutto questo il professore cercò un aiuto e venne a sapere che un certo
Stuart Gilmor (sicuramente un suo antenato) stava cercando di inventare la macchina
del tempo. Si recò immediatamente da lui e gli spiegò come doveva fare per costruire
la macchina. Non potendo provocare un black-out perché ancora l’elettricità non era
stata inventata, il professore attese un giorno di pioggia e sfruttò la potenza dei
fulmini contro la macchina. Di nuovo da questa uscirono due liquidi, uno bianco e
uno nero. Gilmor bevve la pozione nera e riuscì a tornare nel suo vero presente.
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LE DOMINATRICI DEL MONDO
di Martina Giardi e Greta Redditi
Era l’anno 8810, quando, la mattina del 6 maggio, Greta e Martina avrebbero potuto
ritirare il Premio Nobel per la scienza, per aver creato in laboratorio un numero
spropositato di cloni. Ma così non fu. Il premio fu assegnato all’invenzione di un
nuovissimo razzo costruito da Nicolus, un giovane contadino di campagna.
Le due ragazze si indignarono a tal punto da trasferirsi sulla Luna, dopo aver
minacciato di morte i componenti della Giuria e le cariche politiche intervenute alla
cerimonia di premiazione.
Una volta arrivate sulla Luna, e dopo averla modernizzata, Greta e Martina inviarono
il loro fratello illegittimo Losantus a rapire tutti gli uomini minacciati in precedenza.
Quando i prigionieri furono portati sulla Luna, le due scienziate si divisero un
importante lavoro: la regina Martina trasformò i suoi prigionieri in ‘Miao’, mentre la
regina Greta trasformò i suoi in ‘Squittatori’.
Sentendosi oramai invincibili, le due sovrane sentirono il desiderio di diventare
padrone e dominatrici di tutta l’umanità, clonando se stesse. Non fu difficile
raggiungere questo obiettivo, perché l’uomo, non preoccupandosi più del mondo che
lo circondava, permise ai cloni di Greta e Martina di prendere possesso della Terra,
mentre le ‘copie originali’ controllavano la situazione dalla Luna.
Tutto procedette come previsto: la Terra passò sotto il dominio delle due ragazze. I
cloni, inizialmente, chiedevano favori agli umani che credevano di aver trovato delle
persone cortesi in grado di prendere il posto delle cariche politiche rapite.
Una volta che i terrestri ebbero votato a favore di Greta e Martina, le due regine
divennero molto più maligne e scorbutiche. Iniziarono a pretendere troppo dagli
umani, sempre più servizi, più gioielli: la Terra era diventata una riserva di schiavi.
Gli umani, per soddisfare le sovrane, avevano perduto ogni loro bene, tutto ciò che
prima possedevano era adesso di proprietà di Greta e Martina che, dalla Luna, erano
molto soddisfatte del proprio lavoro.
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Il desiderio di dominare la Terra le aveva, però, accecate e le due regine non si erano
accorte che nel paesino di Ogulin, il loro vecchio rivale Nicolus aveva riaperto la sua
base segreta sottoterra. Lì Nicolus conservava il razzo con cui aveva vinto il premio
Nobel. Il giovane decise di mettere da parte i nuovi esperimenti e le nuove scoperte di
chimica e di testare il razzo, famoso per le partenze immediate e silenziose. Voleva
liberare la terra dalla dittatura delle due dominatrici.
Nicolus partì nel cuore della notte con Arianna, l’amica del cuore. Una volta giunti
sulla Luna, i ragazzi entrarono nella base segreta delle sovrane che stavano dormendo
profondamente e iniettarono un potente sonnifero nel collo di ciascuna. Poi le
rinchiusero in una cella insieme al fratello Losantus. Con un pulsante, Nicolus liberò
le cariche politiche imprigionate, ma si accorse che erano state trasformate in gatti e
topi. Arianna, con un procedimento inverso di trasformazione, fece tornare i politici
allo stato naturale. Sul display del suo mini computer da braccio, Nicolus notò che la
Luna stava per essere risucchiata dall’Universo: avevano poco tempo per fuggire, e le
due malvagie regine erano ancora vive. Arianna convinse Nicolus a partire e a
riportare sulla Terra i prigionieri liberati: lei sarebbe rimasta per fermare le sovrane,
sacrificandosi. Il giovane raggiunse il razzo e tornò sulla Terra poco prima che la
Luna venisse risucchiata nell’oscurità. Ripensando ad Arianna, una lacrima scese
lungo il suo volto; Nicolus, però, sapeva che lei lo aveva fatto per gli umani, si era
sacrificata per loro.
Arrivato sulla Terra, Nicolus venne accolto come un eroe… Poco tempo dopo, gli fu
assegnato il Premio Nobel per la Pace che lui dedicò all’amica Arianna.
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JILL’S STORY
di Sara Prosperi
Un grande scienziato, Bob Ray, ha un progetto che vorrebbe realizzare con il
suo fedele compagno Robert Winston, ma prima deve avere il suo consenso.
Un giorno Bob invita Robert al parco del fiume Orange per informarlo del
progetto. Bob e Robert, per caso, sentono due anziani che si raccontano dei
vecchi tempi, quando il Sudafrica, anzi l’intera Africa, era popolata da tribù e
circondata dalla natura incontaminata. I due rimangono perplessi e scende il
silenzio.
Il silenzio viene interrotto da Bob che propone di scatto il suo progetto: vuole
creare un clone con caratteristiche umane, ma che possa vivere agevolmente
nell’acqua e mostra a Robert lo schizzo in cui ha disegnato il clone. Robert
accetta e quella stessa sera si mettono a lavorare nel loro laboratorio in riva al
fiume.
All’età di quindici anni il clone sa tutto quello che un uomo di 40 anni conosce.
Il suo nome è Jill.
Jill fu presentato al mondo dai due scienziati con una conferenza stampa,
giovedì 2 febbraio 2060, quando fu annunciata anche la presenza di Europa, un
clone simile a Jill e con il quale Jill avrebbe dovuto riprodursi.
Dopo ben dieci anni Europa e Jill riescono nell’impresa e nascono Liuk, Enllie
e Nait.
Bob, ormai vecchio, accecato dal potere e dai soldi, vuole uccidere e sezionare
i piccoli per venderli alle scuole di medicina e diventare famoso e ricco grazie
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alla generosa ricompensa. Robert non glielo permette e fa scappare la
famigliola nell’Oceano Indiano. Robert muore da eroe: ha tradito Bob, ma ha
salvato una famiglia ed è entrato da protagonista nei libri di storia.
Dopo la morte, a Robert viene dedicata una statua nel parco del fiume Orange.
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IL PIANETA DELL’ACQUA
di Salvatore Coppola, David Nicoli, Ermen Prifti, Marco Sensini
Erano le tre del pomeriggio e gli scienziati Nic, Poll, Prif e Sens stavano per ultimare
una macchina in grado di prelevare l’acqua dal pianeta Black One che avevano
scoperto qualche tempo prima. La Terra, infatti, a causa di tremende modificazioni
del clima, non aveva più riserve d’acqua e la popolazione rischiava di morire
lentamente.
Così il giorno 24 settembre 2070 sarebbe stato ricordato come l’inizio di una nuova
Era. Finalmente, dopo anni di preparazione della navicella spaziale, i quattro
scienziati erano pronti per partire. La navicella era grandissima: comprendeva quattro
camere da letto, tre bagni, una cucina e una cabina di controllo. Sopra la cabina era
posizionata un’antenna che serviva ad individuare l’acqua e tubature in grado di
trasportare l’acqua.
La navicella si era allontanata ormai di molti chilometri dalla Terra, quando l’antenna
cominciò a vibrare perché aveva individuato l’acqua. Per scendere gli scienziati
usarono due gambe meccaniche. Purtroppo i raggi del sole non arrivavano fino a quel
pianeta e dopo pochi minuti dall’atterraggio i quattro cominciarono a congelare.
Prif, con la sua velocità, sollevò l’antenna dalla navicella spaziale e corse in cerca
dell’acqua. Trascorse molte ore, Prif non tornava, ma gli altri non riuscivano a
resistere al freddo: era necessario partire. All’improvviso, però, davanti agli occhi di
Nic, Poll e Sens apparve un tubo che era collegato alla Terra e dentro il quale
scorreva l’acqua: Prif era riuscito a portare a termine l’impresa.
La navicella accese i motori, pronta per la partenza: Prif con un balzo prodigioso si
aggrappò all’astronave e riuscì ad entrare dentro. Tutti e quattro tornarono gloriosi
sulla Terra.
Grazie al tubo trasportatore d’acqua la Terra fu salvata dalla siccità e i giovani
scienziati, Nic, Poll, Prif e Sens, furono decorati con medaglie d’oro al valore.
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