Farmacologia di Genere
Luigia Favalli
Dip. Farmacologia Sperimentale e Applicata e
Centro Studi di Genere
Università di Pavia
La “Farmacologia orientata al genere” (gender
oriented pharmacology) fa parte di quella branca
delle scienze mediche che studiano i metodi di
ottimizzazione della prestazione sanitaria
• Gli studi di genere propongono una suddivisione, sul
piano teorico-concettuale, tra due aspetti dell'identità
umana:
• il sesso (sex) costituisce un corredo genetico, un insieme
di caratteri biologici, fisici e anatomici che producono una
dicotomia maschio / femmina;
• il genere (gender) rappresenta una costruzione culturale,
la rappresentazione, definizione e incentivazione di
comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno
vita allo status di uomo / donna
• Sesso e genere non costituiscono due dimensioni
contrapposte ma interdipendenti: sui caratteri biologici si
innesta il processo di produzione delle identità di genere.
Donne e uomini hanno spesso un
diverso atteggiamento nei confronti
della salute e della “cura”
• In genere sono le donne ad occuparsi più di frequente
dell’acquisto e della gestione casalinga dei medicamenti (dati
ISTAT 2005 segnalano le donne come maggiori consumatrici
di farmaci rispetto agli uomini: 42.1% contro il 32.2% ).
• Le donne si rivelano più attente a tenere sotto controllo patologie e
fattori di rischio, usufruendo maggiormente, ad esempio, dei
servizi di analisi e controllo dello stato di salute (J Gen Intern Med.
2006, 21, 47-53).
• Un maggior numero di segnalazioni di reazioni avverse a farmaci
riguardano le donne (vedi testo dell'intervento del Ministro della Salute
Livia Turco al Convegno sui farmaci di genere "Un giorno dedicato alla
salute della donna", organizzato dall'Istituto Superiore della Sanità).
Eppure è ancora piuttosto difficile
evidenziare le differenze di genere in
medicina
• A parte le problematiche risultanti da terapie ormonali o
legate a gravidanza e allattamento (questione bikini), si ritiene
correntemente che sia il genere maschile, l’uomo, a
rappresentare le caratteristiche di base della specie.
• Nonostante siano noto che variabili come peso e altezza,
volume di distribuzione e superficie corporea possono essere
sensibilmente inferiori nella donna, il termine di paragone
utilizzato per lo più negli studi di posologia è l’individuo
standard di 70 kg.
• In ogni caso sarebbe fuorviante pensare che la donna debba
rappresentare (esattamente come avviene per i bambini) solo
una specie di “uomo in miniatura”.
Il nodo della sperimentazione
• Nella sperimentazione preclinica dei farmaci è ormai ben chiara la
necessità di introdurre sempre sottogruppi di maschi e femmine: meno
frequente è la considerazione statistica dell’età degli animali e delle
eventuali fasi di ciclo estrale (> variabilità).
• Nella sperimentazione clinica, fino agli anni ’90, non risulta prevista la
presenza femminile come richiesta specifica di linee guida
metodologiche.
• Ancora oggi le donne sono per lo più rappresentate in percentuali
minoritarie negli studi clinici di fase II e III.
• Negli studi di fase I, tra i volontari sani, è molto più difficile arruolare
donne rispetto agli uomini. Non è solo una questione basata su
maggiori cautele (es. possibile gravidanza) o amplificazione della
variabilità (fasi del ciclo, terapia contraccettiva), ma ciò riflette ancora la
minore disponibilità delle donne a partecipare ad attività lontane da
casa e a lasciare la famiglia per periodi prolungati, specie se notturni.
Raccomandazioni per linee guida
FDA a partire da revisioni del 1993
• I farmaci dovrebbero essere studiati, prima della loro
approvazione, su soggetti che rappresentino l’intera gamma di
pazienti previsti per la terapia dopo la commercializzazione.
• Si devono quindi prevedere opportune sottoanalisi per le
differenze prevedibili: genere, effetto di ormoni esogeni,
peso corporeo, età, etnia di appartenenza, malattie
sottostanti, terapie concomitanti.
• Sono da accettare i dati reperiti sui sottogruppi sulla base di
metodi statistici mirati a verificare le eventuali differenze
emerse, con particolare riferimento alla farmacocinetica,
attuando se è il caso gli opportuni aggiustamenti di dose o
metodo.
Una questione di statistica?
JAMA. 2007; 298: 880-893
• L’articolo di Patsopoulos et al. propone la revisione di 215 articoli
pubblicati (in inglese) tra il 1994 e il 2007 per verificare la connessione
tra geni e sesso in una vasta gamma di patologie e trattamenti
farmacologici.
• Solo 77 tra questi davano però garanzie metodologiche secondo gli
autori.
• Una documentazione appropriata di interazione geni/sesso era reperibile
per 55 argomenti affrontati.
• La documentazione era giudicata insufficiente per 303 ipotesi sollevate.
• Almeno altre 74 presentavano dati ambigui.
• La dimensione del campione arruolato negli studi era variabile, e in
genere insufficiente per potenza statistica di fronte ad una analisi per
sottogruppi.
L’affare aspirina
• Patsopoulos e colleghi citano la questione dell’efficacia della prevenzione
di ictus secondari con aspirina: secondo la loro opinione la pretesa
differenza di effetto tra uomini e donne sarebbe basata solo su analisi di
sottogruppi troppo limitati per avere significato statistico. Lo studio
“spezzettato” sarebbe fonte di confondimento per variazioni casuali.
• Rivista FARMACISTA 33 – data 18.10.2007- “L’aspirina preferisce gli
uomini”. Secondo i dati del James Hogg Centre for Cardiovascular and
Pulmonary Research, attraverso una metanalisi di 23 trials clinici che
hanno valutato 113.000 pazienti: “gran parte della variabilità che
contraddistingue l’effetto protettivo cardiovascolare dell’aspirina
sembra essere dovuto alla differenza di genere”, meccanismi non
ancora chiari, ma probabilmente riferibili a differenze nella struttura e
funzionalità dei vasi tra uomo e donna!
• E la Caffeina? Le donne sarebbero più sensibili ma maggiormente
disponibili all’assuefazione…
D’altra parte, a proposito di biochimica...
• Ricercatori dell’Università di California hanno scoperto
il motivo per cui gli uomini sarebbero più soggetti ai
tumori epatici rispetto alle donne.
• I dati riportati indicano una maggiore (3-5 volte
superiore) presenza di interleuchina 6 nei maschi.
• E’ noto poi che questa citochina risulta una molecola
spesso coinvolta nei processi infiammatori del fegato.
http://www.aboutpharma.it
“Gender differences in drug responces”
F. Franconi,
S. Brunelleschi, L. Steardo and V. Cuomo
Pharmacological Research. 2007; 55: 81-95.
• La review, sotto l’egida del gruppo “Farmacologia di
genere” della Società Italiana di Farmacologia (SIF),
riassume molte della differenze farmacocinetiche e
farmacodinamiche che sarebbero alla base delle
differenze di genere per la risposta ai farmaci.
• Gli autori concludono che poiché il sesso è una
variabile fondamentale, che non si può trascurare per
ottimizzare la terapia, la farmacologia di genere deve
essere sempre considerata al fine di migliorare
l’efficacia e la sicurezza dell’uso dei farmaci.
Differenze “ab ovo”
• Sebbene le maggiori influenze delle caratteristiche legate al
sesso si rivelino alla pubertà, si possono evidenziare
differenze di genere fin dalla vita fetale e neonatale.
• Il cromosoma Y, assente nelle femmine, codifica circa 27
proteine nei mammiferi, che possono ovviamente influenzare
lo sviluppo del maschio.
• E per quanto modulato dal suo “silenziatore”, il cromosoma
X rappresenta comunque un fattore protettivo per la sua
doppia presenza nella femmina.
• Peptidi regolatori o recettori possono quindi presentare
diversi profili nei maschi e nelle femmine per una questione
“genetica” (ad es. il recettore AT2 per l’angiotensina
codificato nel cromosoma X).
Farmacocinetica di genere
• Sono ormai numerose le rassegne di letteratura che hanno
considerato differenze di genere per vari parametri
farmacocinetici: biodisponibilità, distribuzione, metabolismo,
escrezione.
• Le variabili considerate comprendono: peso e superficie
corporea, entità e distribuzione del pannicolo adiposo, volume
plasmatico, velocità dello svuotamento gastrico,
concentrazione delle proteine plasmatiche, attività del sistema
Citocromo P450, funzione dei trasportatori di membrana e dei
meccanismi di estrusione cellulare.
• Non tutte le ipotesi formulate sono state realmente dimostrate
(ad es. la maggiore espressione della P-glicoproteina nelle
donne) ma un quadro di differenze assodate è certo.
Principali differenze farmacocinetiche
Metabolismo di fase I: ruolo del CYP
Metabolismo di fase II, maggiore nel ♂
Una questione di cervello
• Da secoli gli studiosi, per lo più uomini, hanno discusso
sull’inferiorità del cervello femminile in confronto a quello
maschile. Santi e eretici, filosofi e protofisici si sono sempre
trovati d’accordo nel dire che l’encefalo femminile, essendo di
dimensioni più piccole, non poteva raggiungere le capacità
intellettuali di quello maschile.
• Grazie alla PET e alla RMN pare che oggi sia possibile
evidenziare che il cervello della femmina e del maschio
funzionano in modo qualitativamente diverso ma
sostanzialmente paritario.
• Anzi, la natura sembra specializzare determinate funzioni
cerebrali in modo differenziato per generare una attività di
comunicazione e di comportamento sociale complementare
dei generi maschile e femminile e non per renderli
semplicemente diversi.
• Il cervello dei maschi e più grande anche perchè contiene più liquido
cefalorachidiano, cosi che con l’avanzare dell’età si restringe più
rapidamente.
• Inoltre esso contiene più “materia bianca”, mentre la “materia grigia”
non scarseggia affatto alle donne; solo una regione ipotalamica è più
grande di circa il 5% nei maschi, e qui sembra risiedere la causa di una
attività di eccitazione sessuale più elevata rispetto alle femmine.
• Effettivamente la capacità verbale e di comunicazione è
normalmente più rapida e completa nel genere femminile, ciò consente
una migliore integrazione tra pensiero ed emotività, sensibilizzando e
potenziando i processi di intuizione.
• Nel genere femminile mediamente e’ più attiva la sezione del lobo
frontale del cervello che sovrintende al comportamento e alla
valutazione critica.
• E, forse in relazione alla necessità della costante cura della prole, il
sonno delle donne è caratterizzato comunque da maggiore attività
cerebrale.
• Le differenze suggeriscono una maggiore probabilità di adattamento
della donna all’ambiente socio-economico.
L’effetto placebo è correlato al genere?
• Secondo K. Rickels (1965) le donne sarebbero più disposte
a lamentare effetti collaterali anche con un placebo.
• Alcuni autori sostengono che le donne sarebbero meno
sensibili all’effetto placebo.
• Molti lavori non hanno però evidenziato alcuna differenza
di genere.
• Il fatto è quindi molto controverso e ancora poco
studiato…
Depressione e antidepressivi
Rivista di Psichiatria. 2007, 42: 235-245
• Il disturbo depressivo maggiore presenta una frequenza
doppia nelle donne rispetto agli uomini.
• Una recente rassegna di C. Fini, A. Mirigliani e M.
Biondi ha valutato i lavori scientifici degli ultimi 10 anni
per le differenze di genere nella terapia antidepressiva.
• Alcuni lavori sottolineano la migliore risposta delle
donne a farmaci SSRI e IMAO, mentre i maschi
risponderebbero meglio ai triciclici.
• Fattori ormonali sono sicuramente implicati nella
diversa sensibilità ai farmaci, specie in relazione all’età.
• Il dibattito sembra comunque rimanere aperto per la
variabilità dei dati osservati.
Questioni di cuore (e vasi sanguigni)
• Uomini e donne presentano ben assodate differenze per fisiopatologia
cardiovascolare, e tradizionali fattori di rischio.
• E’ noto comunque che la “protezione” garantita in età fertile viene ad
annullarsi post menopausa. Il quadro ormonale dei soggetti ha un
ruolo cruciale nel determinare i fattori di rischio.
• Le sperimentazioni soffrono ancora di una scarsa presenza femminile
nei trials (come rilevato per la valutazione di antiipertensivi,
antiaggreganti e statine).
• Le statine sembrerebbero solo poco meno efficaci per la prevenzione
secondaria nelle donne (CMAJ. 2007; 176: 333-338), ma gli effetti
avversi di rabdomiolisi da cerivastatina hanno riguardato di più il
genere femminile che quello maschile.
Terapia antiretrovirale
• Una meta-analisi del 2004 ha rivalutato 49
sperimentazioni cliniche (con una percentuale di
donne solamente del 12,25%) che ha portato a
concludere come la terapia antiretrovirale sia più
efficace nelle donne piuttosto che negli uomini.
• Anche le reazioni avverse sono però più frequenti e
più gravi nelle donne.
• Considerando che vi sia minore espressione del
trasportatore P-glicoproteina nelle donne, si ritiene
che il ritonavir e il saquinavir possano raggiungere
livelli intracellulari più elevati .
Gli effetti avversi preferiscono le
donne
• Il fatto che le maggiori segnalazioni di effetti avversi riguardino le donne
è oggi materia di discussione.
• In uno studio condotto in Canada si è registrato che il 70% dei ricoveri
per reazioni avverse ai farmaci (ADR) era costituito da donne.
• Numerosi lavori scientifici sostengono che le donne sono più esposte
degli uomini ad ADR.
• Questa maggiore sensibilità al rischio può dipendere da vari motivi:
classe di medicinale, tipo di effetto avverso, età e stato fisiologico della
donna.
• Non va però trascurato il fatto che le donne risultano generalmente
sottoposte a dosaggi di farmaci che sono stati stabiliti su risultati ottenuti
in sperimentazioni effettuate prevalentemente su uomini.
Ministero della Salute:
progetto “La salute delle donne”
• Il progetto è nato da un tavolo tecnico istituito presso la
Segreteria del Sottosegretariato alla Salute.
• Ad esso hanno partecipato l’Istituto Superiore di Sanità,
l’Agenzia Italiana per il Farmaco, l’Agenzia per i Sevizi
Sanitari Regionali, l’Università di Sassari e la Società
Italiana di Farmacologia.
Ottica di genere per la
farmacovigilanza
• Ciò è necessario per portare ad un sostanziale
miglioramento globale della terapia, che deve
considerare non soltanto l’efficacia dei medicamenti
ma anche le loro possibili reazioni avverse (ADR).
• E visto che le ADR sono più frequenti nel sesso
femminile: 1,5-1,7 volte in più rispetto ai maschi (dati
ISTAT 2005),
• vale la pena di incominciare a pensare a una
farmacoterapia a “misura di donna”.
Fonte: Progetto La Salute delle Donne, novembre 2005.
Alcune premesse
• Un recentissimo lavoro di rassegna compiuto da Zopf, Rabe
e altri (Eur J Ciln Pharmacol 2008; 64: 999-1004) conferma
che le donne presentano una maggiore incidenza di reazioni
avverse ai farmaci rispetto agli uomini.
• Lo studio multicentrico di farmacovigilanza intensiva ha
impiegato analisi di regressione multivariata per criteri come
età, indice di massa corporea e numero di farmaci prescritti
contemporaneamente.
• Si è così dimostrata una influenza significativa del sesso
femminile per le ADR, specie se dose correlate, con una
costante correlazione (presente anche nel maschio) per il
numero di farmaci correntemente assunti.
La nuova Sardegna: “Un farmaco per l’altra metà del
cielo”. Medicine al femminile, oggi un incontro con
Flavia Franconi alla Fiera di Cagliari. di Giulia
Clarkson…
Perché in farmacologia è importante distinguere tra i generi?
• Innanzi tutto perché le donne sono le più grandi consumatrici di
farmaci.
• Soffrendo più di malattie dolorose, anche per via delle
mestruazioni periodiche, consumano più antidolorifici.
• Un terzo delle donne in età fertile pratica la contraccezione
orale, mentre un 20% di quelle in menopausa si sottopone ad
una terapia ormonale sostitutiva.
• Il modo di relazionarsi con i sanitari può risentire maggiormente
di pudore o emotività.
• Fanno spesso anche largo uso di rimedi naturali a scopo
salutistico o cosmetico e corrono più rischi di interazioni tra
farmaci (ricordate il “problema” iperico?).
Il rapporto con i media
• La nostra è un’epoca mediatica per eccellenza.
• Se si sfogliano le riviste femminili si possono sempre
incontrare articoli e pubblicità orientati al consiglio su dieta
e salute.
• La stampa meno scientificamente qualificata usa spesso un
linguaggio “magnificente” per quanto riguarda fitoterapici,
integratori alimentari, cibi salutistici, cosmetici naturali (e
non solo per uso esterno…).
• Ovvio che il grande pubblico venga così orientato al
concetto che assumere una ampia congerie di tali sostanze
“naturali” (per questo ritenute sempre e assolutamente
benefiche) rappresenti un’ottima abitudine.
• Inutile sottolineare che in tal modo si può raggiungere
inavvertitamente quello stato di “polifarmacia” che è stato
ampiamente dimostrato fattore di rischio per ADR e
interazioni farmacologiche.
Educare alla comunicazione
• Nel rapporto medico-farmacista/paziente il
dialogo diventa allora una fondamentale occasione
di educazione alla gestione dei farmaci e…
• dei prodotti erboristici (da ricordare il problema
dell’uso di iperico),
• degli integratori (da ricordare l’interferenza della
fibra sull’assunzione dei medicamenti),
• degli alimenti funzionali (da ricordare il problema
del succo di pompelmo),
• dei prodotti di bellezza ( da ricordare le
problematiche di eccesso di carotenoidi e vit. A,
iodio, thè verde …).
Internet e informazione sanitaria
• Croce e delizia dell’informazione!
• Tutti possono accedere a siti di informazione sull’uso dei
farmaci e prodotti correlati.
• Da controllare: data di aggiornamento dei messaggi, Ente
preposto al controllo dell’informazione, qualifiche del
responsabile della pagina di informazione o del relativo
messaggio, eventuale connessione ad attività commerciale.
• Per saperne di più a livello scientifico:
www.ncbi.nlm.nih.gov/PubMed
www.farmacovigilanza.org
www.sifit.org *
www.simn.org *
Fitoterapia in
gravidanza/allattamento
• Le madri italiane sono in genere molto attente alle
medicine da assumere in gravidanza o allattamento e
spesso evitano con cura anche i prodotti OTC (e fanno
bene!).
• Meno cautele usano però per i preparati erboristici o gli
integratori fitoterapici che vengono sempre ritenuti
sicuri in ogni circostanza.
• E’ quindi molto importante che il medico e il
farmacista si preoccupino di chiedere se esistono tali
evenienze e consigliare su quali prodotto possano
effettivamente essere impiegati (vedi * in diapositiva
precedente)
Interazioni con i contraccettivi ormonali
• Sono ormai ben documentate le possibili interazioni
farmacologiche che influenzano la farmacocinetica (CYP 450)
di questi prodotti.
• Rifampicina, Rifabutina, Lamotrigina, Griseofulvina, e (forse)
alcuni comuni antibiotici possono ridurre i livelli plasmatici
degli estroprogestinici.
• I preparati farmaceutici a base di iperico riportano questa
avvertenza nei foglietti illustrativi, ma ciò non sempre si verifica
in caso di scelta di prodotti erboristici commerciati come
integratori.
• Importante l’interazione con gli inbitori delle proteasi per la
terapia antiHIV.
• E attenzione anche per l’impiego contemporaneo di SSRI che
potrebbero invece aumentarne le concentrazioni e il rischio di
effetti collaterali.
Qualche bibliografia classica…
• Archer JS et al. Oral contraceptive efficacy and antibiotic
interaction: a myth debunked. J Am Acad Dermatol 2002;
46: 917-23.
• Patsalos PN et al. The importance of drug interactions in
epilepsy therapy. Epilepsia 2002; 43: 365-85.
• Cohen k et al. Antiretroviral therapy and drug
interactions. S Afr Med J 2001; 91: 816-819.
• Interazioni farmacologiche con l'erba di S. Giovanni. The
Med Lett 2000; 29: 72.
• Adson DE et al. A probable interaction between a very
low-dose oral contraceptive and the antidepressant
nefazodone: a case report. J Clin Psychopharmacol 2001; 21:
618-619.
e dati più recenti:
• Il problema dell’uso di antibiotici in odontostomatologia:
Arigbede A.O. et al. “Implications of antibiotics and oral
contraceptivee interactions: knowledge and practice of dental
surgeons” Niger Postgrad Med J, 2008; 15:179-184 (PubMed in
process).
• Il rischio di un potenziamento di effetti tossici: Koller T. et al.
“Acute cholestasis following treatment with Nimesulide and
oral contraception: case-report and review”, Vnitr Lek (Slovak),
2008; 54: 665-669 (PubMed- indexed for MEDLINE).
• I nuovi antiretrovirali: El-Ibiary S.Y., Cocohoba J.M. “Effects of
HIV antiretrovirals on the pharmacokinetics of hormonal
contraceptives” Eur J Contracept Reprod Health Care (review),
2008; 13: 123.132 (PubMed- indexed for MEDLINE).
Linea e farmaci…
• Le donne sono in genere più preoccupate per la linea e
spesso risultano più a rischio per obesità (ginoide in età
giovanile e “a mela” post menopausa).
• Non si deve dimenticare che l’impiego di Orlistat e/o
prodotti per il controllo del peso a base di fibre
indigeribili e sequestranti i nutrienti (ad es.
glucomannano, chitosano ecc.) possono influenzare
l’assorbimento e i livelli plasmatici di vari farmaci.
Sindrome del QT lungo e “torsioni di punta”
• Si tratta di una aritmia grave connessa con alterazioni dei canali
del potassio.
• Diversi farmaci come antiaritmici, procinetici , antistaminici,
antipsicotici e antibatterici possono indurre questa reazione nelle
persone affette da “sindrome del QT lungo”.
• 2/3 dei casi di torsioni di punta dovute a farmaci si riscontrano
in donne.
• Gli estrogeni facilitano il prolungamento del tratto QT indotto
da bradicardia.
Drici M.D., Clement N. “Is gender a risk factor for adverse drug reactions?
The example of drug-induced long QT syndrome” Drug Saf, 2001; 24: 575585.
Bifosfonati e fibrillazione atriale
• Questa problematica, per lo più femminile, è stata di recente oggetto di 2
ampi studi di farmacovigilanza.
• Ciò è importante per l’ampio uso dei bifosfonati nel trattamento
dell’osteoporosi post menopausa.
• Nonostante al momento non si siano potuti evidenziare significativi
incrementi del rischio relativo in funzione del numero di farmaci assunti
dalle pazienti, escludendo così la probabilità di una relazione con
interazioni farmacologiche,
• si suggerisce di continuare a monitorare le segnalazioni spontanee di
fibrillazione atriale in pazienti trattate con tali farmaci per verificarne il
rapporto beneficio/rischio, soprattutto in pazienti con modesto rischio di
fratture ma che presentano per contro fattori di rischio per la comparsa di
fibrillazione atriale: quali diabete mellito, coronaropatie e scompenso
cardiaco.
Sørensen HT, et al. Use of bisphosphonates among women and risk of atrial
fibrillation and flutter: population based case-control study. BMJ.
2008;336:813-6.
Heckbert SR, et al. Use of alendronate and risk of incident atrial fibrillation
in women. Arch Intern Med. 2008;168:826-31.
Statine e riso rosso
• Vari casi di grave rabdomiolisi da statine si sono verificate nella
popolazione femminile.
• Dato l’incremento della colesterolemia a cui si assiste spesso post
menopausa, le donne paiono disposte a scegliere spesso rimedi
naturali in prima istanza.
• Il riso rosso fermentato, un prodotto che si ottiene dalla
fermentazione del comune riso da cucina (Oryza sativa) con un
particolare lievito chiamato Monascus purpureus, è noto per la
presenza di acidi mevinici, (in particolare monacolino K), viene
utilizzato come supplemento dietetico per il trattamento
dell’ipercolesterolemia.
• Tra le segnalazioni di fitovilanza si ritrova il caso di una
donna che ha lamentato effetti collaterali del genere!
La soja
• I principali isoflavoni della soia (genisteina, gliciteina e
daidzeina) sono fitoestrogeni contenuti in alcuni
supplementi dietetici, e sembrano efficaci nel ridurre le
vampate durante la menopausa (poco), mantenere la
densità ossea e per prevenire le malattie cardiovascolari.
• Sono in corso comunque studi approfonditi per valutarne
la reale efficacia.
• Va tuttavia ricordato che l’azione si diversifica nella
donna giovane (con effetto di antagonismo sugli
estrogeni) o “attempata” (terapia sostitutiva naturale).
• Attenzione all’associazione con tamoxifene!
Le formule magiche…
• In seguito dell’assunzione di un prodotto erboristico
dimagrante, contenente per l’82% estratto secco etanolico di
tè verde (Camelia sinensis), a dosaggi non stabiliti e per una
durata tra le 5 e le 20 settimane, 4 donne ed 1 uomo, di età
compresa tra i 35 ed i 64 anni, svilupparono gravi danni
epatocellulari.
• Si deve notare comunque che il mercato di recente si è fatto
più sensibile alle differenze di genere: molti integratori, per lo
più vitaminici o minerali e “ricostituenti” sono formulati con
criteri diversi per uomini e donne. E qualche foglietto
illustrativo comincia a riportare questioni di genere tra le
avvertenze considerate.
Al momento pochi prodotti riportano
indicazioni su differenze di genere nelle loro
schede tecniche o foglietti illustrativi
• Il fatto che i dati disponibili e le metodiche di valutazione
non siano spesso adeguati a far emergere differenze di genere
ad un livello statisticamente significativo non deve ostacolare
la ricerca in questo campo.
• Molti quesiti sono ancora in cerca di valide risposte.
• Solo criteri di Evidence Based Medicine (EBM) possono
garantire la scelta ottimale della terapia farmacologica per
uomini e donne
• Una migliore conoscenza delle influenze correlate al
sesso/genere riguardo all’attività farmacologica potrà in
futuro permettere di “confezionare su misura” le medicine
per uomini e donne.
Il Ministro Livia Turco:
(ministerosalute.it - 28 maggio 2007)
• dobbiamo sviluppare la ricerca di genere.
• La ricerca di genere permetterebbe di segnalare le differenze di
assimilazione e di risposta dell’organismo femminile rispetto a quello
maschile. Queste differenze vanno studiate sia per i potenziali rischi ma
anche per i benefici diversi che si possono rilevare tra i generi.
• Per sviluppare la ricerca di genere stiamo pensando di dedicare una
quota significativa delle risorse che, in base all’articolo 12 del decreto
legislativo 502 (art.12 bis), saranno attribuite dal Ministero
dell’Economia al Ministero della Salute.
• L’obiettivo è sviluppare un progetto “Salute donna per la ricerca nella
medicina di genere” in diverse aree. Questo finanziamento va nella
direzione auspicata dall’OMS, che ha sottolineato la necessità di
sviluppare la medicina di genere in modo da ottimizzare così terapie e
prevenzione rispetto al target femminile in cui è sempre più evidente che
farmaci e patologie si comportano in modo differente rispetto al target
maschile.
Studi pre-clinici e modelli sperimentali
(coordinamento SIF)
• Attraverso l’istituzione di una rete di ricercatori e di Enti saranno
condotte ricerche dedicate specificamente a produrre Informazioni
farmacodinamiche e farmacocinetiche nel sesso femminile, incluso
l’individuazione dei target responsabili delle differenze di genere.
• Informazioni sulla trasferibilità degli studi preclinici in clinica
• Informazioni sulle interazioni dell’associazioni estro-progestiniche
con gli altri farmaci
• Informazioni sulle risposte farmacologiche nelle varie età della vita
comprese le età estreme, perché le differenze di genere iniziano in
utero e perché in età avanzata prevalgono le donne
• Informazioni sulle risposte farmacologiche nei periodi critici
Studio della farmacoterapia di patologie nelle
quali la componente femminile è in aumento
• Individuazione e validazione di specifici biomarkers
delle malattie cardiovascolari delle donne con
particolare riguardo a quelli ossidativi ed infiammatori
• Studio sui trend di crescita di patologie oncologiche
nella donna, oltre a quelle proprie del genere femminile
(ovaio, utero, mammella).
• Studio osservazionale sull’impatto delle terapie
antitumorali sulla qualità di vita delle donne con
tumore.
Farmacosorveglianza – effetti collaterali
sulla donna (Coordinamento: AIFA)
• L’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica
implementerà con l’introduzione di campi aggiuntivi (nei nuovi
studi che verranno presentati e conclusi) le conoscenze su: quota
di popolazione femminile realmente coinvolta nei trials; nonchè
presenza (o meno) di sub-analisi per genere.
• La Rete Nazionale di Farmacovigilanza dell’AIFA provvederà ad
approfondire il profilo di sicurezza di quei farmaci che vengono
esclusivamente utilizzati nella donna.
• Attraverso questa rete si promuovernno campagne di
sensibilizzazione tra tutti gli operatori del settore (medici,
farmacisti, personale sanitario in genere) per comunicare il
rischio in maniera oggettiva e capillare.
• Promozione dell’attività editoriale nell’area materno-infantile
Studio della medicina di genere attraverso il
Sistema di monitoraggio delle dimissioni
ospedaliere
• L’agenzia ha provveduto a nominare un’équipe di
specialisti che ha ricevuto il compito di formulare le
linee-guida sulle sperimentazioni cliniche e
farmacologiche che tengano conto in modo sistematico
della variabile uomo/donna, nonché dell’utilizzo dei
farmaci “gender-oriented”.
• Si propone di arrivare ad un attento esame delle
patologie presenti nella popolazione italiana che hanno
richiesto un ricovero ospedaliero, con particolare
riferimento al genere femminile nelle varie fasce di età
ed alle malattie iatrogene.
Formazione degli operatori sanitari e
informazione al cittadino
• Diffondere negli operatori sanitari l’importanza delle differenze di
genere per una terapia basata sulla base evidenced medicine (EBM) e
delle peculiari interazioni farmacologiche che possono svilupparsi nel
sesso femmine.
• Aumentare la consapevolezza nella donna verso la sua specifica
biodiversità, ad esempio il 62% delle donne ancora oggi non percepisce
come un problema che le riguarda le malattie cardiovascolari che invece
rappresentano la prima causa di morte per le donne.
• Rendere la donna partecipe della propria cura anche in vista delle
numerose interazioni farmaci-farmaci, farmaci–rimedi botanici, farmacisupplementi alimentari etc. Tenendo in considerazione anche del fatto
che esse sono le più grandi consumatrici di farmaci e rimedi botanici.
Si può, si deve, contare sulla sensibilità di
tutto il personale sanitario per raccogliere la
sfida!
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Diapositive di Luigia Favalli - (AIDM)