Corso di formazione sul monitoraggio
e la valutazione dei Piani di zona
avviati in Provincia di Torino
Secondo Modulo:
La valutazione del livello di implementazione
del Piano di Zona
Katja Avanzini ([email protected])
Carla Dessi ([email protected])
Diletta Cicoletti ([email protected])
1
Il programma delle cinque giornate





Prima giornata – 29 maggio (con il gruppo stabile dei referenti)
– Gli indirizzi politici;
– Le linee strategiche e le azioni operative dei Piani di zona.
Seconda giornata – 12 giugno (con il gruppo stabile dei referenti)
– I principi metodologici del modello
– L’identificazione dei criteri specifici per le azioni ed i progetti dell’area.
Terza giornata – 26 giugno (con il gruppo allargato ai referenti dei tavoli tematici)
– L’identificazione degli indicatori specifici di output, outcome, esito per le azioni
ed i progetti;
– La messa a punto di compiti e funzioni dei tavoli tematici all’interno del sistema
valutativo, identificazione dei criteri specifici per le azioni ed i progetti dell’area.
Quarta giornata – 28 giugno (con il gruppo allargato ai referenti dei tavoli tematici)
– L’identificazione degli indicatori specifici di output, outcome, esito per le azioni
ed i progetti;
– La messa a punto di compiti e funzioni dei tavoli tematici all’interno del sistema
valutativo, identificazione dei criteri specifici per le azioni ed i progetti dell’area.
Quinta giornata – 12 luglio (con il gruppo stabile dei referenti)
– La messa a punto degli strumenti di monitoraggio, valutazione in itinere ed ex
post della attuazione/ implementazione del piano e identificazione degli
indicatori specifici di output, outcome, esito per le azioni ed i progetti;
– Tempi e scadenze della valutazione, distribuzione dei ruoli e determinazione dei
passaggi dalla valutazione alla ripianificazione.
2
Quali indirizzi dalla l. r.1/04?
Norme per la realizzazione del
sistema regionale integrato di
interventi e servizi sociali e riordino
della legislazione di riferimento
3
Le politiche di promozione regionale
La seconda parte della l.r.1/04 individua i “filoni di
intervento” specificando per ciascuno:
 Gli obiettivi regionali
 I servizi e le prestazioni
I filoni di intervento sono:
 Capo I. Politiche per le famiglie
 Capo II. Politiche per la tutela materno-infantile
 Capo III. Politiche per le persone disabili
 Capo IV. Politiche per le persone anziane
 Capo V. Politiche per altri soggetti deboli
– per persone detenute ed ex detenute
– per persone senza fissa dimora
– per persone con problemi di dipendenza
4
Politiche per la famiglia

I principi per lo svolgimento delle attività di promozione delle
politiche familiari sono i seguenti:
a) predisposizione di una politica organica ed integrata volta a
promuovere la famiglia nello svolgimento delle sue funzioni sociali;
b) programmazione dei servizi e valorizzazione delle risorse di
solidarieta' della famiglia, della rete parentale e delle reti di
solidarieta' sociali;
c) sostegno alla formazione ed allo sviluppo di nuove famiglie, alla
cura ed educazione dei figli, al reperimento del lavoro e di abitazioni
adeguate con idonee politiche lavorative e abitative, anche
attraverso un apposito fondo sociale per gli affitti;
d) promozione e sostegno dell'armonioso sviluppo delle relazioni
familiari, delle funzioni educative, della corresponsabilita' dei
genitori negli impegni di cura e di educazione dei figli nonche' dei
rapporti di solidarieta' tra generazioni della famiglia.

I possibili interventi riguardano:
– Centri per le famiglie
– Tempi di cura, tempi di lavoro e tempi delle citta'
5
Politiche per la tutela materno-infantile
Gli obiettivi regionali:
a) promozione dello sviluppo e della salute psicofisica di ogni persona
minore di età;
b) riduzione e rimozione delle condizioni di disagio individuale,
familiare e sociale;
c) realizzazione dei servizi socio-educativi, anche sperimentali e
innovativi, per l'infanzia e l'adolescenza, secondo quanto previsto
dalla specifica normativa vigente in materia;
d) sostegno alla formazione, quale garanzia di sviluppo e di crescita;
e) valorizzazione delle funzioni genitoriali e parentali e della solidarieta'
tra i componenti della famiglia;
f) sviluppo delle reti di solidarieta' di auto-aiuto e mutuo-aiuto fra le
famiglie;
g) incentivo alle iniziative per la prevenzione e il contrasto del
fenomeno dell'abuso e del maltrattamento a danno dei minori e delle
donne;
h) sostegno all'affidamento e all'adozione in attuazione della
legislazione nazionale e regionale vigente;
i) individuazione delle misure di coordinamento degli interventi locali di
raccolta ed elaborazione dati, al fine di monitorare i flussi informativi
sulle condizioni e i servizi a favore dei minori.
6
Gli interventi di tutela

I possibili servizi:
a) attività di sostegno alla famiglia e alla genitorialità;
b) servizi socio-educativi per l'infanzia e l'adolescenza;
c) servizi di animazione per l'infanzia e per l'adolescenza;
d) centri di ascolto per adolescenti;
e) servizi di intervento educativo-terapeutico per i minori e
per le famiglie;
f) servizi per l'affidamento familiare e per l'adozione;
g) servizi di assistenza educativa territoriale;
h) servizi finalizzati all'accoglienza di bassa soglia per
minori stranieri non accompagnati.

7
Si può prevedere l'istituzione di comunità familiari
e comunità educative, anche mediante
riqualificazione delle strutture assistenziali esistenti
per minori, nonchè la promozione di azioni
progettuali sperimentali mirate.
Politiche per la disabilità
8
Gli obiettivi regionali:
a) sostegno alle responsabilita' familiari lungo tutto il ciclo di vita della persona
con disabilita';
b) sviluppo delle autonomie e delle abilita' possibili, in particolare dei disabili
gravi;
c) promozione degli interventi atti ad assicurare la vita indipendente;
d) potenziamento e diffusione omogenea sul territorio dei servizi di assistenza
domiciliare, assistenza domiciliare integrata e di assistenza socio-educativa
territoriale;
e) realizzazione di progetti individualizzati per l'integrazione scolastica e
universitaria nonche' di formazione e di accompagnamento al lavoro della
persona disabile;
f) incremento della rete dei centri diurni, dei Centri addestramento per disabili
(CAD) nonche' l'estensione della loro fascia oraria;
g) individuazione di nuove tipologie di risposte residenziali che assicurino una
vita di relazione simile al nucleo familiare;
h) rimozione degli ostacoli che aggravano la condizione di disabilita';
i) promozione dell'acquisto di strumenti tecnologici innovativi atti a facilitare la
vita indipendente e il reinserimento sociale e professionale;
j) sviluppo di iniziative permanenti di informazione e di partecipazione della
popolazione per la prevenzione e per la cura della disabilita', la riabilitazione e
l'inserimento sociale di chi ne e' colpito.
Il riconoscimento di persona in situazione di handicap grave ai sensi dell'articolo
3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 (Legge quadro per
l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate),
costituisce condizione di priorita' nell'accesso ai programmi ed ai servizi
territoriali.
Gli interventi per la disabilità
a) aiuto alla persona;
b) assistenza domiciliare, assistenza domiciliare
integrata e assistenza socio-educativa territoriale;
c) centri diurni;
d) integrazione scolastica e lavorativa;
e) sostegno e sostituzione temporanea della
famiglia;
f) accoglienza residenziale;
g) famiglie-comunita' sostitutive della famiglia di
origine.
 Il piano di zona puo' inoltre individuare altri
servizi tesi a favorire la piena integrazione sociale
della persona disabile nonche' la fruizione dei beni
culturali, ambientali, la pratica sportiva ed il
turismo.
9
Politiche per gli anziani

Gli obiettivi regionali:
a) realizzazione di interventi diretti a mantenere l'autonomia della persona anziana, prioritariamente in un
contesto familiare, ad evitare i rischi della non autosufficienza e a favorire un passaggio graduale dalla
autonomia alla non autonomia prevedendo il piu' ampio coinvolgimento di tutti gli attori del percorso di presa in
carico;
b) diffusione omogenea dell'assistenza a domicilio su tutto il territorio;
c) potenziamento dei servizi di supporto alla famiglia, compresi contribuiti economici e assegni di cura per quelle
famiglie che si fanno carico di garantire l'assistenza di un proprio componente anziano non autosufficiente;
d) realizzazione di servizi e strutture di sollievo per sostenere e integrare l'attivita' della famiglia nel lavoro di
cura;
e) diffusione e utilizzo di strumentazioni tecnologiche per il collegamento, anche a fini di monitoraggio e di tutela,
della persona anziana che vive nella propria casa con centri di pronto intervento, nonche' informazione sulle
nuove tecnologie che facilitino il mantenimento della qualita' della vita all'interno della propria casa sia
all'anziano con limitata autonomia sia ai familiari e agli operatori coinvolti nel percorso di cura;
f) affidamento di anziani a famiglie selezionate al fine di favorire l'anziano nel mantenimento delle proprie
abitudini di vita e del proprio contesto territoriale;
g) realizzazione di forme di accoglienza familiare notturna;
h) apertura delle strutture residenziali e diurne alla comunita' locale per la promozione dell'incontro
intergenerazionale e per favorire le relazioni sociali delle persone anziane;
i) istituzione di soggiorni marini e montani, con la possibilita' di scambi di periodi di residenzialita' per le persone
autosufficienti tra strutture di regioni diverse;
j) istituzione di servizi civici e di centri di aggregazione e di informazione a cui partecipano le persone anziane
attive per valorizzarne le esperienze e competenze;
k) sostegno dell'attivita' di volontariato e di utilita' sociale, per lo sviluppo di esperienze di auto-aiuto e mutuoaiuto al fine di migliorare la qualita' della vita quotidiana;
l) incentivi per la permanenza dei cittadini anziani nelle abitazioni di proprieta' attraverso il recupero del
patrimonio residenziale esistente ed il frazionamento delle unita' abitative eccedenti le ordinarie necessita' degli
anziani che le abitano;
m) adozione di misure di umanizzazione delle condizioni, anche ambientali, di soggiorno nelle strutture residenziali
e semiresidenziali.
10
Gli interventi per l’anziano
a) attivita' di prevenzione per il mantenimento
dell'autonomia e per ridurre i rischi di non
autosufficienza;
b) assistenza domiciliare e assistenza
domiciliare integrata;
c) contributi economici;
d) servizi di accoglienza residenziale e
semiresidenziale anche temporanea;
e) servizi di sollievo alla famiglia e di
affidamento familiare;
f) centri diurni di aggregazione sociale e di
socializzazione
11
Politiche per i soggetti deboli-1
Attività di promozione per persone detenute ed ex detenute
a) realizzazione di politiche tese al reinserimento sociale e lavorativo di
detenuti o di ex detenuti;
b) sostegno al miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti nelle carceri
mediante attivita' di preparazione professionale, sportive, culturali e
ricreative e progetti di attivita' lavorative intramurarie;
c) promozione dell'attivita' di formazione congiunta tra operatori penitenziari
e operatori dei servizi sul territorio;
d) realizzazione di politiche tese a ridurre la conflittualita' sociale e a favorire
l'elaborazione, a livello locale, di progetti tesi a creare una nuova cultura
sui problemi della devianza e della sicurezza;
e) promozione dei progetti presentati da comuni o da altri soggetti ai fini
della realizzazione di strutture di accoglienza per detenuti semiliberi,
ammessi al lavoro all'esterno, affidati in prova al servizio sociale e per ex
detenuti;
f) promozione di progetti di sostegno alle famiglie e di mediazione fra vittime
e autori di reati;
g) promozione di progetti mirati a rispondere a bisogni specifici di particolari
tipologie di persone detenute, quali popolazione femminile, donne con figli,
immigrati extracomunitari, persone con problemi di dipendenza, detenuti
che necessitano di un particolare trattamento rieducativo in relazione al
tipo di reato commesso.

12
Politiche per i soggetti deboli-2

13
Attività di promozione per persone senza fissa dimora
a) sensibilizzazione culturale della societa' verso le persone
senza fissa dimora;
b) promozione di processi integrati per lo sviluppo di percorsi
di aiuto, sostegno e di accompagnamento sociale
all'autonomia;
c) attivazione di unita' mobili di approccio che favoriscano
l'incontro e la conoscenza delle persone;
d) attivazione di centri di accoglienza aperti ventiquattro ore
al giorno, per la predisposizione e realizzazione di progetti
individuali sui singoli casi;
e) attivazione di micro strutture residenziali, anche
temporanee, protette e di gruppi famiglia e comunita' in
grado di avviare le persone ad una graduale riabilitazione
sociale;
f) attivazione di dormitori e di strutture notturne di
accoglienza
Politiche per i soggetti deboli-3
La Regione promuove azioni di sostegno per le persone che
presentano rischio, uso o dipendenza da sostanze
psicoattive ed azioni finalizzate alla prevenzione di fattori di
rischio, mirate al coinvolgimento e alla responsabilizzazione
del contesto familiare, educativo e formativo in cui la
persona e' inserita e svolte in stretta collaborazione con tutti
i soggetti istituzionali e del privato sociale.
 Gli interventi sociali destinati alle persone con problemi di
dipendenza si esplicano attraverso:
a) gli interventi domiciliari di sostegno alla persona e alla
famiglia;
b) gli interventi di inserimento o reinserimento lavorativo,
formativo e sociale;
c) la realizzazione di progetti integrati tra scuola, enti locali,
servizi sociali e servizi sanitari, finalizzati al coinvolgimento
e al reinserimento sociale delle persone con problemi di
dipendenza.

14
Come i territori hanno lavorato?

Politiche per la famiglia
Politiche per la tutela
materno-infantile

Area minori giovani e
responsabilità familiari

Politiche per gli anziani

Area anziani

Politiche per la disabilità

Area disabili

Politiche per i soggetti
deboli

Area “adulti in difficoltà”:

15
– Immigrazione
– Dipendenze
– Contrasto alla povertà
II modulo
Obiettivi


Destinatari
16
Messa a punto di un sistema di indicatori per
la valutazione rispetto alla dimensione relativa
al livello di attuazione/ implementazione del
Piano.
Costruzione di un sistema condiviso di
valutazione dal livello provinciale
eventualmente con specifici indicatori locali
Le giornate sono proposte al livello tecnico
impegnato nei territori con specifiche
“aperture” ai coordinatori dei tavoli tematici
dei diversi territori
L’unità di analisi: l’implementazione
del sistema dei servizi del pdz
Piano di zona
Area …
Area anziani
Ob: potenziare
la domiciliarità
SAD
Ricoveri
di sollievo
17
Assegni di servizio
Area disabili
Area minori e
famiglia
Ob.:Tutela
del bambino
Una valutazione “frattale”
1.
2.
3.
4.
5.
Valutazione del
singolo intervento
Valutazione zonale
della politica di uno
specifi-co settore
(anziani)
Valutazione del
piano di zona
Valutazione degli
interventi provinciali
di coordinamento e
sostegno
Valutazione della
politica regionale
18
Esercitazione 1
1.
2.
19
Primo step individuale: ricostruire la
mappa delle azioni di ciascun pdz
Secondo step, suddividendosi in 4
gruppi per aree d’intervento, alla
luce della singola mappa delle azioni
evidenziare similitudini e differenze
nella programmazione
 E’
quando un intervento
\ progetto supera una
fase sperimentale e
viene messo a regime
diventando “servizio”
CONSOLI-  Oppure quando un
DAMENTO
servizio viene ampliato e
rinforzato
20
 E’
SVILUPPO
E
MIGLIORA
MENTO
21
quando sulla scorta
dell’esperienza di un
precedente intervento o
progetto si realizza un
progetto nuovo che è
costruito “sulle fondamenta” dell’esperienza
precedente, e fa tesoro
di quanto si è appreso
attraverso questa
 E’
INNOVAZIONE E
SPERIMENT
AZIONE
22
quando a seguito
dell’emergere di un
problema o bisogno
nuovo e inaspettato si
cercano, con interventi o
progetti, soluzioni per
affrontarlo, procedendo
in modo flessibile e,
spesso, per prova ed
errore
Il monitoraggio e la valutazione
Ovvero la valutazione in itinere
23
IL MONITORAGGIO : DEFINIZIONI
Nella letteratura specializzata al monitoraggio
viene data rilevanza relativa, non esistono
testi specifici sul monitoraggio, le definizioni
ed applicazioni del monitoraggio si ritrovano
al’interno dei manuali sulla valutazione degli
interventi e delle politiche.
24
IL MONITORAGGIO : DEFINIZIONI
“Il monitoraggio è un processo di raccolta di dati
e informazioni sulle modalità di attuazione di
un intervento o di una politica.
E’ utilizzato spesso a fini di accountability; in
altre parole, i dati e le informazioni vengono
raccolti dalle strutture di attuazione per
mostrare a soggetti esterni di controllo (le
agenzia che hanno erogato i finanziamenti
oppure le agenzie responsabili per il rispetto
degli standard) che l’intervento viene
realizzato secondo quanto previsto dal
programma originario”.
25 C. Weiss 1972
IL MONITORAGGIO : DEFINIZIONI



“Il monitoraggio serve per verificare se la
politica:
sta raggiungendo il target di destinatari
previsto,
è attuata in modo fedele al disegno
originario,
sta utilizzando le risorse (finanziarie, umane,
tecnologiche, ecc.) in modo economico ed
efficiente”.
P.H. Rossi - H.E. Freeman 1989
26
IL MONITORAGGIO : DEFINIZIONI
“Monitoraggio =
funzione che consiste nell’accertamento e
nella descrizione puntuale e metodica
dell’avanzamento di un progetto e nella
segnalazione tempestiva delle discrepanze
rispetto a quanto stabilito”
Il Calamaio e l’arcobaleno 2000
27
IL MONITORAGGIO : DEFINIZIONI
“Una funzione del management che, attraverso
una raccolta metodica di dati, verifica se le
risposte materiali e finanziarie impiegate in
un’iniziativa sono sufficienti, il personale
impiegato è adeguatamente preparato e
qualificato, le attività in atto sono previste nei
termini di riferimento e sono stati raggiunti gli
obbiettivi prefissati nei piani di lavoro”
Pennisi 1991
28
IL MONITORAGGIO : DEFINIZIONI
Le parole chiave che maggiormente
ricorrono in queste definizioni sono:
 Accountability (rendicontazione)
 Verifica (rispetto di obbiettivi dati)
 Avanzamento (rispetto dei tempi)
29
MONITORAGGIO E VALUTAZIONE



MONITORAGGIO
Fornisce
l’informazione
viene fatto con
rilevazioni regolari
misura il
raggiungimento di
standard
Stame 1998
30
VALUTAZIONE



Formula il giudizio
Può essere fatta in
momenti diversi, o
in un solo colpo
misura delle
dimensioni:
efficienza,
efficacia, qualità
MONITORAGGIO E VALUTAZIONE
Il monitoraggio è pertanto una funzione
all’interno della più complessa
esperienza della valutazione.
Il monitoraggio, in sé, non è una
disciplina, ma una funzione \
strumento utile per rendere conto, e
verificare lo sviluppo di una politica nel
corso del tempo, utile, in altri termini,
per realizzare le valutazioni in itinere.
31
MONITORAGGIO E VALUTAZIONE
Il monitoraggio può allora essere una funzione
“molto utile per la valutazione in itinere …...
Per es. le eventuali deviazioni dal disegno
iniziale possono derivare non tanto da errori
degli attuatori, ma da una progettazione
operativa deficitaria. Oppure ancora, il
disegno originario può essere eseguito
correttamente, senza tuttavia produrre i
risultati in itinere attesi”…..;
.
32
MONITORAGGIO E VALUTAZIONE
“ Quando attraverso il monitoraggio emergono
aspetti di questo genere, e la valutazione in
itinere è in grado di fornire le spiegazioni
appropriate, vengono messi a disposizione
dei decisori importanti elementi per una
modificazione della politica in corso; oppure
evidenziata l’esigenza di una nuova politica..”
Vecchi 2000
33
IL MONITORAGGIO: A CHE COSA SERVE?


Serve per
evidenziare:

34
Lo stato di avanzamento dei
programmi, delle politiche, degli
interventi;
Le piste di approfondimento per
mettere in luce criticità e i fattori di
successo nello sviluppo di un
singolo intervento, di un distretto, di
un’area tematica;
Le informazioni basilari per
procedere a una valutazione in
itinere degli interventi e delle
politiche (è un sensore).
IL MONITORAGGIO: A CHE COSA NON SERVE?


Non Serve
per:
35
dare informazioni sulla qualità
degli interventi e delle politiche
dare informazioni sugli esiti, sui
risultati ottenuti per l’utente finale,
cioè sulla efficacia degli interventi e
delle politiche
IL MONITORAGGIO E LA VALUTAZIONE
Il Dpr 309/90 la legge 285/97 e la 328/2000
hanno fra i loro meriti quello di aver
introdotto, per gli interventi e i servizi
l’idea che il loro monitoraggio e la
valutazione siano una prassi, una parte
specifica e imprescindibile del processo
di progettazione e realizzazione delle
politiche e degli interventi.
36
IL MONITORAGGIO E LA VALUTAZIONE:
A CHI SERVONO?
Al 309 e alla 285 e alla 328 va attribuito un
elemento di innovazione che la
caratterizza rispetto alle prassi in uso
presso i servizi sociali e socioeducativi;
tale elemento è costituito dal fatto che il
monitoraggio e la valutazione non sono
concepiti come forme di controllo
ispettivo o di adempimento burocratico,
ma di ricerca della maggiore efficienza ed
efficacia della politica e degli interventi,
nell’interesse di tutti gli attori in campo.
37
La valutazione in itinere e finale
di un piano di zona
38
Punti di attenzione 1
1.
2.
39
La valutazione è opportuno che avvenga ai
diversi livelli della programmazione in un
quadro, però nel quale tali livelli si
alimentino a vicenda, divenendo l’uno
risorsa per l’altro.
La valutazione dei programmi d’intervento
deve concentrarsi non solo sui documenti
ma soprattutto sulle azioni concrete, sugli
interventi sociali che a seguito dei piani
vengono realizzati.
Punti di attenzione 2
3. La valutazioni dei piani è opportuno
che sia orientata anche all’analisi costi
benefici,
4 I disegni di valutazione dei programmi
d’intervento, saranno più efficaci se
utilizzeranno metodologie miste, che si
basino su più strumenti e più fonti
informative, e che assumano una
logica di piano
40
Punti di attenzione 3
5.
41
La valutazione deve essere condotta in
modo partecipato e deve essere
interpretata come processo di
apprendimento collettivo dei soggetti
che insieme concorrono alla
realizzazione delle politiche sociali
pubbliche, che, anche grazie alla
valutazione, imparano a “governare”
insieme un sistema locale di servizi
alla persona.
ESEMPI DI MONITORAGGIO E VALUTAZIONI IN ITINERE
Le fasi del percorso
monitoraggio
valutazione in itinere
Costruzione
Somministrapartecipata
zione
dello strumento
Attraverso
incontri con i
responsabili dei
progetti
42
Attraverso il
coinvolgimento
degli attori
specifici di ogni
progetto
Elaborazione dei
dei risultati
Attraverso analisi
sincroniche e
diacroniche
ESEMPI DI MONITORAGGIO E VALUTAZIONE IN ITINERE
Le fasi del percorso
monitoraggio
valutazione in itinere
Restituzione
dei risultati agli
attori
Valutazione partecipata e
identificazione di
iniziative di
miglioramento
Attraverso una
precisa
documentazione
dei risultati
Attraverso incontri con i
testimoni privilegiati e i
decisori
43
LO STRUMENTO
CARATTERISTICHE DELLO STRUMENTO DI
MONITORAGGIO E VALUTAZIONE IN ITINERE
(SCHEDA)
La scheda conterrà domande di rilevazione di
informazioni e dati “oggettivi” sullo stato di
realizzazione del progetto e opinioni dei
compilatori sui risultati raggiunti e sui processi in
corso (principio di non autoreferenzialità)
Le domande saranno strutturate in modo tale da
rendere possibile, anche a chi le compila, un
confronto fra quanto progettato a priori e quanto
effettivamente successo in fase di realizzazione
del progetto (principio di autovalutazione).
44
LO STRUMENTO
CARATTERISTICHE DELLO STRUMENTO DI
MONITORAGGIO (SCHEDA)
Per rendere lo strumento utilizzabile da un punto di
vista analitico alcune domande saranno chiuse
(principio di confrontabilità) .
Per non tralasciare aspetti non sempre prevedibili
sarà però sempre possibile argomentare meglio il
senso delle risposte chiuse alla voce “altro” o
rispondere in modo articolato alle domande aperte
che chiedono di spiegare il perché di determinate
risposte.
45
LO STRUMENTO
CONTENUTI DELLO STRUMENTO DI MONITORAGGIO
E VALUTAZIONE IN ITINERE
Dimensioni da valutare:
– lo stato degli interventi,
– il livello di partecipazione \ “'integrazione"
raggiunto,
– lo stato della valutazione degli interventi e
le esperienze di formazione, accompagnamento e sostegno degli operatori
– I risultati fino ad oggi rilevabili in relazione
ai bisogni ai quali si intendeva offrire
risposte
46
Scarica

La valutazione delle azioni del piano di zona