ATTRITO Superfici in contatto e coefficiente di attrito La forza minima che vince la resistenza al movimento di due pezzi in contatto è proporzionale alla forza normale tra i due pezzi Fs = µs P µs è il coefficiente di attrito statico. Quando lo scorrimento è iniziato la forza decresce Fk = µk P perché µk, il coefficiente di attrito dinamico, è inferiore a quello statico. La ragione per cui la forza resistente è proporzionale alla forza P e non alla estensione della superficie del pezzo è legata all’aspetto superficiale di ogni pezzo. La superficie presenta sempre asperità. Pertanto il carico tra le due superfici è retto solo dalle parti in contatto. A bassi carichi le asperità presentano deformazione elastica. Col crescere del carico si ha deformazione plastica. Quando l’asperità cede e forma una giunzione tra i due pezzi P ≈ aσy dove a è l’area di contatto effettiva e σy è il carico di snervamento sotto compressione. Ne risulta che l’estensione dell’area di contatto è dipendente dalla forza P. Sulle asperità la resistenza allo sforzo di taglio si oppone allo scorrimento. Lo scorrimento avviene quando si raggiunge il carico di snervamento di taglio, k. Fs ≈ a k ≈ a σy/2 = µs P Coefficienti di attrito Materiale Metalli puliti in vuoto Metalli pulito in aria Metalli puliti in aria umida Acciaio su metallo antifrizione, su ceramici Metallo lubrificato (olio) Lubrificanti per alta temperatura (MoS2, grafite) µ > 5, grippaggio 0.8 – 2 0.5 – 1.5 0.1 – 0.5 0.05 – 0.2 0.05 – 0.2 La formazione di strati di ossido impedisce il contatto esteso tra superfici metalliche. Metalli teneri hanno basso coefficiente di attrito ma ampie aree di contatto, quindi l’attrito è forte. Metalli duri hanno basse aree di contatto ma presentano alta resistenza pertanto l’attrito è ancora forte. I materiali resistenti all’attrito (basso µ) sono costituiti da leghe di metalli teneri e duri in modo da avere basse aree di contatto e giunzioni poco resistenti. La lubrificazione fornisce uno strato di molecole interposto tra le due superfici. Lavoro di adesione e mappa della compatibilità Si tratta del lavoro specifico (per unità di superficie) necessario per separare due superfici a contatto: Wab = γa + γb - γab dove γa, γb, γab sono le energie superficiali dei materiali a e b e l’energia di interfaccia tra a e b. Valori di Wab sono dell’ordine: 1-3 J/m2 per materiali con legame metallico o covalente, 0.1 – 0.5 J/m2 per materiali con legame ionico, < 0.1 J/m2 per i polimeri. Contributi al lavoro di adesione possono venire da: formazione di ancoraggi meccanici, formazione di coppie di diffusione, trasferimento di elettroni con formazione di un doppio strato elettrico, formazione di nuovi legami chimici, adsorbimento. Il lavoro di adesione è approssimato mediante Wab = c(γa + γb) con c = 1 per materiali identici, 0.5 per materiali compatibili, 0.32 parzialmente compatibili e 0.12 per materiali incompatibili. L’ultimo caso si ha quando il legame è diverso. Per i metalli si ha diversa compatibilità a seconda della possibilità di formare o meno soluzioni solide o composti. Ne deriva la mappa della compatibilità: Attrito adesivo e abrasivo Attrito adesivo si ha quando, applicata una forza normale P, la forza tangenziale necessaria per mantenere una velocità costante di strisciamento tra due corpi si identifica con la forza di taglio necessaria a separare le asperità a contatto (vedi sopra Fs ≈ a k = µs P). Nella quantità P è contenuto il contributo del lavoro di adesione Wab. Il contributo abrasivo deriva da deformazione plastica di uno dei due materiali a contatto. Nello schema seguente un cono duro produce un solco nel materiale plastico con un angolo di attacco Θ sotto un carico P. Ne risulta una addizione al coefficiente di attrito pari a µ abr = FS 2tgΘ . = P π Transizioni nel coefficiente di attrito Durante il tempo o nel corso di una prova il coefficiente di attrito può passare attraverso incrementi, stati stazionari o picchi dovuti, rispettivamente, a rimozione di strati superficiali, equilibrio nel movimento, iniziale contatto con ossidi,…. USURA Quando i metalli vengono in contatto in regioni dove il film di ossido si scaglia o viene a mancare il lubrificante, si ha usura. I tipi di usura principali sono due: adesiva ed abrasiva. Usura adesiva Una volta che si sia avuta adesione tra due asperità, la resistenza della giunzione dipende dalla resistenza allo sforzo di taglio nella zona incrudita. L’usura si riduce riducendo l’area di contatto (minor carico P, maggiore resistenza k). Il tasso di usura, w(m2), è definito come volume asportato/distanza percorsa ed è dato da w = Ka = K P H con a l’area di contatto effettiva, K la costante (coefficiente di usura espresso in forma adimensionale) di Archard e H la microdurezza del materiale. K rappresenta la frazione di giunzioni che danno luogo a frammenti di usura ed assume valori tra 10-7 (materiali non compatibili) e 10-1 (es. metalli dello stesso tipo). Il tasso di usura si esprime anche come w = k A P o anche w = ΩS essendo Ω la velocità specifica di usura riferita alla superficie S e kA la costante di Archard avente dimensioni dell’inverso di una pressione ed unità di misura Pa-1. Ne consegue Ω = kA P K = k Aσ e k A = con σ lo sforzo in direzione normale allo S H slittamento. Usura abrasiva E’ dovuta a diversa durezza dei corpi contatto (usura a due corpi) o frammenti duri che abradono la superficie (usura a tre corpi). I frammenti possono derivare da usura adesiva seguita da ossidazione. Nell’esempio qui sotto l’usura produce un solco ed un truciolo che viene rimosso: si parla di microtaglio. Se il solco è prodotto soltanto mediante deformazione plastica senza asportazione di materia si parla di aratura. Nel primo caso il tasso di usura è pari a alla sezione del solco. Ne deriva w= 2tgΘ P π H , analoga alla formula di Archard. Nella mappa dei micromeccanismi di usura abrasiva per materiali duttili sono individuate varie regioni in funzione dell’angolo di attacco. L’ordinata f è proporzionale al rapporto σ/k essendo τm = σ/2 e τY ≡ k. Per materiali fragili si può avere usura abrasiva per frammentazione superficiale (indentazione seguita da propagazione di cricche). La mappa seguente classifica i materiali secondo la resistenza all’usura in funzione della durezza. Altri tipi di usura Tribo-ossidazione Usura ossidativa causata dalla interazione dalle superfici a contatto con l’ambiente, solitamente aria. Si tratta di un fenomeno complesso. Ad alta velocità di strisciamento si ha alta temperatura di flash ed ossidazione delle asperità. D’altro lato l’ossido può essere protettivo (se sottile). Ma anche l’ossido può sinterizzare e dar luogo a frattura fragile ed a frammenti di usura. Il tasso di usura è espresso come C 2ks P w= vZ c H con C una costante legata alla stechiometria della reazione di ossidazione, ks la velocità specifica della reazione, v velocità di strisciamento, Zc spessore critico a cui l’ossido forma un frammento di usura. Usura per fatica In presenza di sollecitazione superficiale periodica, anche se vi è lubrificazione, si possono formare cricche superficiali. Dalle cricche si possono staccare frammenti (vaiolatura). Le cricche possono propagarsi per deformazione di taglio e dar luogo a spalling (distacco di frammenti) Usura erosiva. E’ causata dall’impatto di particelle dure sulla superficie, sospinte da un fluido. Altri meccanismi: fusione, grippaggio, per diffusione Formazione dello strato tribologico Lo strato tribologico è lo strato superficiale del materiale interessato da vari fenomeni del processo di usura: deformazione plastica delle asperità, fatica oligociclica, mescolamento di frammenti di usura di diversa provenienza, formazione di ossidi superficiali. Lo strato ha elevata durezza: forte affinamento del grano, presenza di componenti duri. Dallo strato tribologico si possono distaccare frammenti a seguito della formazione e propagazione di cricche e conseguente delaminazione. Attrito e usura sulla nanoscala (AFM e MEMS)